FASE 3: 10 PARAMETRI PER RIAPRIRE TUTTO • PREMESSA Il 4 maggio, con un totale di quasi 210 mila casi COVID-19 noti e circa 30mila decessi correlati all’epidemia, l’Italia è entrata nella cosiddetta Fase 2. L’impianto impostato dal Ministero della Salute in cinque punti essenziali (distanziamento sociale, reti sanitarie sul territorio, Covid hospital, test, tracciamento) va integrato con un programma puntuale che tenga conto delle capacità del Paese di controllare possibili nuovi focolai epidemici, di governare il loro impatto su un servizio sanitario già gravemente indebolito, di rassicurare un sistema economico e un tessuto sociale duramente provati dalla violenza della prima ondata epidemica. In questo scenario, va costruita la cintura di protezione che permetterà la convivenza con il virus, consentendo agli italiani di svolgere in sicurezza il maggior numero possibile di attività economiche e sociali e di traghettare l’Italia verso un’auspicata Fase 3. Occorre far ripartire la nazione governando al contempo una possibile ripresa dell’epidemia e controllando gli effetti negativi di medio-lungo periodo. Lo abbiamo imparato anche dai Paesi dell’Asia, come la Cina e la Corea del Sud, investiti dal problema prima dell’Europa, che hanno dimostrato grandi capacità di controllo sull’andamento epidemico incoraggiando il proprio Paese alla ripresa limitando la gravità delle ricadute. La Fase 3 dell’emergenza COVID-19 è dunque il momento dell’azione a difesa del Paese, che diventi occasione per dare compiutezza a soluzioni chiare e precise, basate su informazioni trasparenti, atte a scongiurare una temibile ripresa dell’epidemia e al contempo a recuperare la forza produttiva e la libertà dei cittadini. Questa azione è realizzabile in concreto partendo dal continuo monitoraggio dei dati epidemiologici e statistici sulla malattia, ma anche dalla continua valutazione della risposta organizzativa sanitaria fatta di risorse umane, strutturali e strumentali disponibili sui territori. Essa è strettamente legata alla capacità di mettere in campo, e in modo differenziato in relazione a un diversificato fabbisogno dei cittadini per sottogruppi demografici e/o di lavoro, tutti quei mezzi utili al conseguimento dell’obiettivo di una ripartenza in sicurezza in ogni singola realtà locale. All’emergenza COVID-19 è associato infatti un fabbisogno di ‘protezione’ evidentemente diverso tra sottogruppi di popolazione che dipende dalle tipicità della malattia.
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LINEE GUIDA DELLA PROPOSTA DI AZIONE PER LA FASE 3
Il programma di Azione prende le mosse dalla consapevolezza che a fronte di situazioni regionali differenti, sia per quanto riguarda l’andamento epidemico (in alcune aree ancora caratterizzato da numeri importanti, in altre stabile su livelli modesti), sia per quanto riguarda l’esperienza maturata
in risposta all’epidemia (molto diversa tra aree più colpite e meno colpite, ma anche tra aree meglio o peggio rispondenti tra quelle più colpite), è indispensabile pianificare una riapertura differenziata tra le regioni italiane. La scalabilità della riapertura dovrà poi riguardare non solo le regioni ma anche i diversi settori produttivi all’interno dei singoli contesti regionali. Con un’attenzione particolare al tema delle scuole, che merita una riflessione a parte e sarà oggetto di proposte dedicate. Queste diversificazioni sono irrinunciabili, per garantire una ripresa efficace per l’economia del Paese e al contempo sicura per la salute e la serenità dei suoi cittadini. Esse sono peraltro facilmente programmabili e realizzabili prendendo come riferimento alcuni parametri, che assumendo valore di indicatori rendono possibile il controllo delle condizioni permissive o ostative nei confronti della riapertura. Tali parametri sono fondamentalmente basati sulla disponibilità di dati epidemiologici e statistici di carattere sanitario, e sulla disponibilità di informazioni - trasparenti e ufficiali - sulle dotazioni strutturali e strumentali messe in campo dalle singole regioni per la gestione della situazione emergenziale. ✓ I dati sanitari, che provengono dalle strutture sanitarie e dai laboratori delle singole regioni, dovranno essere integrati con le informazioni derivanti dall’uso delle applicazioni tecnologiche per il tracciamento dei contatti di prossimità e per l’assistenza medica ai casi positivi in isolamento. Le applicazioni tecnologiche avranno ponderazione molto bassa tra i criteri, in quanto si sono dimostrate efficaci per focolai iniziali e circoscritti e non è provato che possano essere utili in epidemia diffusa o in situazioni con una curva dei contagi in discesa; inoltre per essere prese in considerazione dovranno avere una soglia di adesione che superi la metà della popolazione. L’integrazione di queste informazioni è fondamentale a livello regionale per controllare tempestivamente l’andamento dell’epidemia e per agire prontamente sul suo contenimento; essa rappresenta inoltre un traguardo che è alla base di una coordinata ed efficace azione di prevenzione su scala nazionale e di una sostenibile e valida programmazione sanitaria da parte del governo centrale. ✓ Le dotazioni strutturali e strumentali e le risorse umane afferenti all’ambito sanitario, di cui ogni regione dovrebbe disporre per essere pronta ad affrontare la Fase 3, devono essere valutate per stabilire la solidità delle amministrazioni regionali e locali rispetto agli interventi di sanità pubblica da intraprendere. Non si può prescindere dalla cognizione esatta delle strutture sanitarie dedicate al COVID-19 (dai “Covid hospital” alle strutture per l’isolamento fiduciario, dai reparti di ospedali riservati ai pazienti Covid ai posti letto di terapia intensiva), né si può evitare di considerare la presenza, per numero e attività, di fondamentali figure di riferimento nella gestione dell’emergenza sul territorio come i medici di medicina generale e i medici competenti: i primi per la loro attività clinico-assistenziale presso il domicilio dei pazienti positivi sintomatici o presso le strutture di ricovero dei pazienti anziani; i secondi per la sorveglianza costante delle misure di sicurezza e prevenzione sui luoghi di lavoro e per il monitoraggio attivo, differenziato in base al rischio di contagio, nei gruppi di lavoratori di diverse categorie occupazionali. ✓ La sorveglianza sanitaria sul territorio è la strada maestra per intercettare precocemente il caso positivo che, eventualmente asintomatico o paucisintomatico, sia un veicolo dell’infezione, ma anche per intervenire tempestivamente sul caso francamente sintomatico in modo da trattare la malattia prima che possa aggravarsi al punto di aver bisogno di cure intensive ospedaliere. Il principale obiettivo dell’intervento sanitario precoce e costante sul territorio è infatti quello di evitare che l’ospedale diventi il centro di raccolta dei casi infetti 2
che non siano appropriati per essere gestiti in ambiente ospedaliero, poiché questa impostazione sarebbe causa di un sovraccarico del sistema con l’ovvia conseguenza di non poter assistere tutti i malati ammessi ma anche, e soprattutto, con la certezza che l’ospedale perda le proprie sembianze trasformandosi da luogo di cura a pericoloso ambiente di trasmissione dei contagi e di diffusione dell’epidemia. La sanità presente sul territorio non può del resto prescindere dalla diagnostica, precoce o di conferma, basata sia su test molecolari (tamponi) atti ad identificare i portatori sani del virus e gli infetti, sia sui test sierologici (quantitativi) atti a descrivere lo stato di immunità di individui presenti su territori o in ambienti ove sia stata registrata un’importante prevalenza della malattia infettiva. Sono anche un utile strumento di indagine e di conoscenza epidemiologica consentendo l’identificazione di anticorpi in soggetti che hanno già contratto il virus in specifici sottogruppi di popolazione, aiutando in tal modo la predisposizione di piani specifici su popolazioni con rischi specifici. Un programma per la ripresa in Fase 3 deve infine essere un programma a lungo raggio, basato su alcuni punti chiave, adatti a caratterizzare l’emergenza COVID-19 e le connesse operazioni di controllo dell’epidemia, in ogni suo momento anche futuro. Si potrebbe verificare infatti, con l’arrivo della prossima stagione invernale, una nuova situazione di emergenza sanitaria che si sovrapporrà alla condizione epidemica e sarà di origine psicologica. Essa può immaginarsi legata a due aspetti, di cui uno dipendente dalle manifestazioni sintomatiche della malattia COVID-19, l’altro correlato agli effetti patologici di medio-lungo termine della stessa. A proposito del primo aspetto, poiché i sintomi del COVID-19 includono febbre, tosse e respiro corto, e sono molto simili a quelli dell’influenza e del raffreddore, che nella stagione fredda sono molto comuni, accadrà che la popolazione italiana di tutte le fasce d’età, già allarmata dal vissuto dell’esperienza epidemica, reagirà malamente e tenderà istintivamente a sovraccaricare il sistema sanitario. Ci sarà quindi bisogno di disporre, in ogni regione, di un numero adeguato di laboratori per eseguire test diagnostici molecolari e sierologici per giungere ad una diagnosi differenziale tra manifestazioni respiratorie influenzali e sintomi del COVID-19. Il sistema sanitario regionale dovrà quindi attrezzarsi per tempo e procedere tempestivamente con campagne di comunicazione per la vaccinazione antinfluenzale. •
I PARAMETRI FONDAMENTALI
Il programma è basato su dieci parametri chiave, misurabili mediante indicatori standard, e idonei a monitorare costantemente l’adeguatezza delle azioni di sanità pubblica intraprese a livello di ciascuna regione italiana. Si tratta di punti chiave elencati secondo un ordine logico, e non di importanza, poiché è l’insieme di questi che dimostra il livello di sicurezza di una regione o della nazione rispetto alla Fase 3 dell’emergenza epidemica. Inoltre, la quantificazione della presenza di ciascuno di essi è da contestualizzare in relazione agli altri e alla situazione regionale in esame. Per ogni parametro sono state individuate tre soglie numeriche. Considerando il livello di tutti i parametri viene determinato il colore del “semaforo” complessivo, corrispondente a un livello sicuro di riapertura. Sono indicati, per ogni colore, i macro-settori che si possono riaprire in sicurezza.
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1. L’indice di trasmissibilità (R) è il parametro più comunemente utilizzato per la misura della trasmissibilità dell’infezione e indica il numero medio di persone infettate da un singolo individuo infetto. Esso esprime la potenziale trasmissibilità di una malattia infettiva in una popolazione completamente suscettibile, cioè il rischio di diffusione di una epidemia, e dipende moltissimo dalle occasioni/situazioni che creano vicinanza tra le persone. Pertanto, ha senso utilizzare il suo valore tenendo in considerazione anche la densità della popolazione di riferimento e sapendo che può presentare dei limiti di confrontabilità. In generale, l’indice R si riduce quanto la riproduzione dei contagi diminuisce con ciò rappresentando una riduzione della diffusione della epidemia. R > 2 (lock-down) R < 2 (limitazioni per settori a maggior rischio) R < 1 (riapertura completa nel rispetto delle norme di sicurezza) 2. Nuovi positivi settimanali ogni 100.000 abitanti: questo parametro indica lo sviluppo della presenza dell’infezione nella popolazione. È stato calcolato prendendo in considerazione il numero di nuovi positivi medi in una settimana sul totale della popolazione residente nella Regione, per stabilire le soglie sono state ordinate le regioni in base a livelli decrescenti di nuovi positivi medi settimanali. Si è preso come riferimento per la soglia rossa le settimane a cavallo dell’inizio del lock-down, è stata fatta una media dei nuovi positivi nelle regioni con incidenza del virus più elevato, mentre per la soglia verde è stata presa la media delle settimane a cavallo con la riapertura del 4 maggio prendendo in considerazione le regioni con un livello dei contagi più basso. Questo indicatore è condizionato dal numero di test diagnostici che vengono fatti sulla popolazione. (Maggiori sono le analisi molecolari che sono effettuate maggiori saranno i casi positivi) NUOVI POSITIVI SETTIMANALI ogni 100.000 ab > 11 NUOVI POSITIVI SETTIMANALI ogni 100.000 ab tra 11 e 4 NUOVI POSITIVI SETTIMANALI ogni 100.000 ab < 4 I test diagnostici rappresentano il parametro legato alla rilevazione precoce dell’individuo infetto e consentono di confermare la diagnosi di COVID-19. Una strategia funzionante per affrontare la Fase 3 richiede presenza fisica e adeguata capacità produttiva di laboratori diagnostici sui territori regionali. Laddove la dotazione di laboratori pubblici fosse insufficiente rispetto alla popolosità della regione, si dovrebbero predisporre accordi per l’accreditamento di centri diagnostici privati, adeguati per qualità e sicurezza delle prestazioni analitiche. Il fabbisogno sanitario di test diagnostici (molecolari e sierologici) varia in relazione all’andamento epidemico ma anche in relazione alle stagioni, e quindi alla comparsa stagionale di malattie caratterizzate da sintomi simili a quelli del COVID-19 (come ad esempio l’influenza). Se quindi all’inizio della Fase 3 i test diagnostici potranno essere necessari per sottogruppi specifici della popolazione o lavoratori a rischio come operatori sanitari e forze dell’ordine, la domanda della popolazione generale potrà aumentare in mutate condizioni al contorno. In relazione alle caratteristiche, i test molecolari (effettuati mediante tampone e volti alla 4
ricerca della presenza del codice genetico del virus), sono infatti l’unico strumento certo di identificazione del virus. Quelli sierologici, di complemento a quelli molecolari, sono anche un utile strumento di indagine e di conoscenza epidemiologica consentendo l’identificazione di anticorpi in soggetti che hanno già contratto il virus in specifici sottogruppi di popolazione, aiutando in tal modo la predisposizione di piani specifici su popolazioni con rischi specifici. Le misure sottoindicate si riferiscono alla capacità di analisi giornaliera di tamponi per 1.000 abitanti (ossia il numero massimo di analisi che giornalmente riesce a garantire la rete di laboratori diagnostici). 3. Analisi dei tamponi, le misure sotto indicate sono state ricavate prendendo come riferimento la capacità di analisi giornaliera dichiarata dalle regioni che hanno meglio risposto nel periodo di picco dell’epidemia in fase 1. Queste regioni sono state usate come benchmark e le soglie sono state individuate attraverso la distribuzione regionale del numero massimo di tamponi effettuati giornalmente per abitante calcolato sulla casistica osservata nella Fase 1 dell’epidemia. Tali calcoli non includono le categorie di lavoratori dei servizi essenziali particolarmente esposti e quindi a rischio di essere contagiati, come gli operatori sanitari, le forze dell’ordine, che richiedono una sorveglianza sanitaria completa e più frequente. Fonte: elaborazioni su dati Protezione civile. N. TAMPONI ogni 1.000 ab < 0,5 N. TAMPONI ogni 1.000 ab tra 0,5 e 2 N. TAMPONI ogni 1.000 ab > 2 4. Test sierologici, fabbisogno di accertamenti sierologici per 1.000 abitanti: le soglie sono state calcolate considerando la quota di accertamenti sierologici quantitativi che devono essere garantiti per ogni lavoratore. Secondo i dati Istat ad oggi sono presenti in Italia 22.194.273 occupati*, pertanto vi sono 368 lavoratori ogni 1.000 abitanti. Come livello ottimale è necessario sottoporre mensilmente a test sierologico ogni lavoratore per poter garantire uno screening in grado di monitorare la diffusione del virus nelle categorie lavorative. (Verde: un test sierologico ogni 30 giorni per tutti gli occupati*; Giallo: un test sierologico mensile per un occupato su due*; Rosso: meno di un test sierologico al mese per un occupato su due*). Tali calcoli non includono le categorie di lavoratori dei servizi essenziali particolarmente esposti e quindi a rischio di essere contagiati come gli operatori sanitari, le forze dell’ordine, che richiedono una sorveglianza sanitaria completa e più frequente Fonte: elaborazioni su dati Istat * esclusi i lavoratori dei servizi essenziali MENO DI 1 TEST SIEROLOGICO AL MESE OGNI 2 OCCUPATI 1 TEST SIEROLOGICO AL MESE OGNI DUE OCCUPATI 1 TEST SIEROLOGICO AL MESE PER OGNI OCCUPATO 5. Le misure di sicurezza sui luoghi di lavoro, sui mezzi pubblici e negli ambienti chiusi sono il parametro più direttamente correlato alla trasmissione dei contagi al controllo che i singoli individui possono esercitare sulla diffusione dell’epidemia mediante i propri comportamenti.
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È indispensabile che ogni regione si occupi di redigere, divulgare nella popolazione e mettere in atto protocolli di sicurezza dettagliati e chiari sui comportamenti corretti da seguire per ogni realtà della vita quotidiana (aziende, uffici, esercizi commerciali, trasporti pubblici e mobilità del cittadino, spazi pubblici, scuole), e che l’uso delle misure di sicurezza sia rafforzato dalla disponibilità, in quantità sufficiente, di dispositivi di protezione individuale (DPI) per l’intera popolazione regionale in relazione alle diversità dei settori e degli ambienti. Le soglie sono state individuate considerando la disponibilità di almeno una mascherina al giorno per 30 giorni, tenendo conto dei diversi cluster di popolazione. (Verde: una mascherina al giorno per tutta la popolazione per un mese; Giallo: una mascherina al giorno per tutta la popolazione compresa tra 14 e 75 anni per un mese; Rosso: una mascherina al giorno solo per gli occupati per un mese). Tali calcoli non includono le categorie di lavoratori dei servizi essenziali particolarmente esposti e quindi a rischio di essere contagiati come gli operatori sanitari, le forze dell’ordine, che richiedono una sorveglianza sanitaria completa e più frequente. Fonte: elaborazione su dati Istat. FABBISOGNO MENSILE DI MASCHERINE pari a 30 per occupato FABBISOGNO MENSILE DI MASCHERINE pari a 30 per abitante con età tra i 14 ed i 75 anni FABBISOGNO MENSILE DI MASCHERINE pari a 30 per abitante con età sopra i 14 anni La prevenzione sanitaria è il parametro essenzialmente basato sulla presenza di una struttura organizzativa regionale per la bio-sorveglianza dei casi Covid e per la risposta precoce alla presenza di nuovi casi di infezione da mettere sotto controllo. È cruciale che ciascuna regione istituisca un sistema di governance per svolgere una pronta ed efficace attività di prevenzione sul territorio e un monitoraggio continuo volto a limitare un eventuale nuovo incremento di casi COVID-19. La vera partita della sanità pubblica si gioca sul territorio, e deve essere primariamente svolta dai medici di medicina generale mediante una sorveglianza costante e attiva dei sottogruppi di popolazione a rischio, come gli anziani presso il loro domicilio o presso le case di riposo. Una congrua struttura di governance dovrà inoltre avvalersi del supporto di un aumentato numero di medici competenti per la sorveglianza sanitaria di categorie di lavoratori a rischio (come ad esempio gli operatori sanitari e la croce rossa) e per la rilevazione precoce di nuovi casi positivi negli ambienti di lavoro. Una programmazione per la ripresa di categorie differenziate di lavoratori dovrà inoltre tener conto della suscettibilità all’infezione, variabile in relazione all’età anagrafica. 6. Medici di medicina generale, pazienti per medico di medicina generale: le soglie sono state individuate attraverso i terzili della distribuzione regionale del numero di pazienti per medico di medicina generale considerando come gold standard le regioni più dotate; fonte: elaborazioni su dati Ministero della salute anno 2018 N. PAZIENTI/MEDICO DI MEDICINA GENERALE PER REGIONE > 1236 pz N. PAZIENTI/MEDICO DI MEDICINA GENERALE TRA 1086 pz E 1235 pz N. PAZIENI/MEDICO DI MEDICINA GENERALE PER REGIONE < 1085 pz 7. Dipartimento di prevenzione, n. persone impiegate dai Dipartimenti di prevenzione dei servizi sanitari regionali: per il calcolo del personale sono stati utilizzati i punteggi delle regioni nella 6
griglia Lea del Ministero della salute, per la funzione di prevenzione. Le Regioni sono state ordinate in ordine crescente rispetto ai punteggi. I punteggi più bassi sono quelli meno compliant rispetto agli standard richiesti, quindi corrispondono al minimo della dotazione di personale richiesta dal DM Salute del 30.4.2020 (1 ogni 10 mila ab.: rosso). Gli altri due livelli di dotazione sono stati calcolati in base, rispettivamente, al rapporto tra il punteggio medio (giallo) e alto (verde) con il punteggio più basso. N. PERSONE DIPARTIMENTO PREVENZIONE OGNI 10 mila ab < 1 N. PERSONE DIPARTIMENTO PREVENZIONE OGNI 10 mila ab TRA 1,1 E 1,38 N. PERSONE DIPARTIMENTO PREVENZIONE OGNI 10 mila ab > 1,39 Le strutture sanitarie imprescindibili punti di riferimento su ciascun territorio regionale, sono il parametro più importante per controllare gli effetti peggiori dell’epidemia, ossia la condizione di malattia, a differenza dei precedenti punti sostanzialmente focalizzati sulle azioni di prevenzione. Sono indicatori di una buona pianificazione regionale per la Fase 3: la presenza di unità di ricovero COVID-19 con un numero sufficiente di posti letto di terapie intensiva e subintensiva, la disponibilità di strutture alberghiere per l’isolamento fiduciario di casi sospetti onde per evitare di esporre al rischio di contagio i componenti del nucleo familiare, la disponibilità di strutture per la quarantena dei nuovi casi positivi. È necessario inoltre garantire una forza di reazione sanitaria rapida attraverso strutture mobili con posti letto, ventilatori, tamponi e risorse per organizzare una risposta potente ad un’eventuale diffusione esponenziale del virus, isolando tempestivamente eventuali focolai che potrebbero dare vita ad una seconda ondata emergenziale. 8. Terapia Intensiva: Fabbisogno di posti letto in terapia intensiva (per 100 mila ab.): i parametri di riferimento sono stati individuati da un’analisi sui dati relativi alle terapie intensive regionali, è stato considerato come ottimo il superamento della media dei letti di terapia intensiva attualmente presenti in Italia secondo il report ALTEMS del 30 aprile 2020. Il numero di letti di terapie intensive ogni 100 mila abitanti descritto nelle soglie tiene conto dei letti attivabili in caso di una seconda ondata epidemiologica, inoltre il dato sottoindicato è comprensivo dei posti letto in terapia intensiva pre-esistenti all’emergenza Covid Fase1. Fonte: elaborazioni su dati Protezione civile e Rapporto ALTEMS del 30 aprile 2020. N. POSTI LETTO IN TERAPIA INTENSIVA per 100 mila ab < 9 N. POSTI LETTO IN TERAPIA INTENSIVA per 100 mila ab tra 9 e 15 N. POSTI LETTO IN TERAPIA INTENSIVA per 100 mila ab > 15 N.B. l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva si è dimostrato essere - nel confronto tra regioni più colpite della fase 1 con analogo andamento dell’epidemia - un indicatore indiretto del malfunzionamento delle cure primarie svolte sul territorio (ad esempio assistenza domiciliare, isolamento fiduciario, diagnosi precoce).
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9. Stanze per isolamento fiduciario per 1.000 ab: le soglie sono state individuate attraverso il tasso di isolamento nelle abitazioni con condizioni di sicurezza non idonee all’isolamento, osservato nelle diverse aree del Paese distinte secondo la prevalenza Covid 19 (rossa=alta, gialla=media e verde=bassa), ipotizzando che gli stessi individui possano essere assistiti in apposite strutture territoriali (ad esempio alberghi); fonte: elaborazioni su dati Protezione civile STANZE PER ISOLAMENTO FIDUCIARIO per 1000 ab < 0,2 STANZE PER ISOLAMENTO FIDUCIARIO per 1000 ab TRA 0,2 E 0,5 STANZE PER ISOLAMENTO FIDUCIARIO per 1000 ab > 0,5 10. Il tracciamento digitale dei contatti è il parametro di rinforzo di tutte le suddette misure di prevenzione che, sebbene ancora in fase di implementazione, dovrà essere disponibile ed utilizzabile entro la prossima stagione invernale. Un’adeguata applicazione informatica direttamente installabile sullo smartphone è infatti strumento decisivo per rilevare in modo tempestivo l’esposizione al contagio epidemico dei singoli cittadini, dando loro l’opportunità di attivarsi per essere presi in carico dai servizi di prevenzione delle aziende sanitarie presenti sui territori. La rapidità nella rilevazione dei contatti di prossimità avvenuti con individui risultati positivi e l’attivazione delle relative contromisure, sono fattori cruciali per evitare contagi di ritorno. Le stime sono state considerate in base all’esperienza empirica di altri Paesi che hanno utilizzando o stanno utilizzando questo sistema, e alle pubblicazioni scientifiche pertinenti. % POPOLAZIONE CON APP IMMUNI SU SMARTPHONE < 60% % POPOLAZIONE CON APP IMMUNI SU SMARTPHONE TRA 61% E 70% % POPOLAZIONE CON APP IMMUNI SU SMARTHPHONE >71% Il mix ponderato dei dieci indicatori deve determinare la decisione di attribuire ad una regione il livello di semaforo. Il peso ponderato del singolo indicatore andrà deciso con il Comitato Tecnico Scientifico. Il sistema proposto ha numerosi vantaggi: 1) oggettività e trasparenza; 2) consapevolezza da parte dei cittadini; 3) indicazione alla Regione dei requisiti sanitari necessari, corrispondenti ad attività da implementare; 4) regolamentazione chiara in caso di nuovo picco epidemico
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RECAP SEMAFORI E DETTAGLIO DELL’APERTURA DELLE ATTIVITÀ Semaforo Verde • Indice di trasmissibilità (R): R < 1 • Nuovi positivi settimanali ogni 100.000 abitanti: < 4 • Analisi dei tamponi: N. TAMPONI per 1.000 ab > 2 • Test sierologici: 1 TEST SIEROLOGICO AL MESE OGNI OCCUPATO • Misure di sicurezza: FABBISOGNO MENSILE DI MASCHERINE pari a 30 per abitante sopra • Medici medicina generale: N. PAZIENTI/MEDICO DI MEDICINA GENERALE PER REGIONE < 1085 pz ; • Dipartimento di prevenzione: N. PERSONE DIPARTIMENTO PREVENZIONE OGNI 10 mila ab > 1,39 • Terapia intensiva: N. POSTI LETTO IN TERAPIA INTENSIVA per 100 mila ab > 15; • Isolamento fiduciario: N. STANZE PER ISOLAMENTO FIDUCIARIO per 1000 ab > 0,5 • Tracciamento digitale dei contatti: % POPOLAZIONE CON APP IMMUNI SU SMARTPHONE >71% Semaforo Giallo • Indice di trasmissibilità (R): R < 2 • Nuovi positivi settimanali ogni 100.000 abitanti tra 11 e 4 • Analisi dei Tamponi: N. TAMPONI per 1.000 ab tra 0,5 e 2; • Test sierologici: 1 TEST SIEROLOGICO AL MESE OGNI 2 OCCUPATI • Misure di sicurezza: FABBISOGNO MENSILE DI MASCHERINE pari a 30 per abitante con età tra i 14 ed i 75 anni • Medici medicina generale: N. PAZIENTI/MEDICO DI MEDICINA GENERALE TRA 1086 pz e 1235 pz; • Dipartimento di prevenzione: N. PERSONE DIPARTIMENTO PREVENZIONE OGNI 10 mila ab TRA 1,1 E 1,38 • Terapia intensiva: N. POSTI LETTO IN TERAPIA INTENSIVA per 100 mila ab tra 9 e 15; • Isolamento fiduciario: N. STANZE PER ISOLAMENTO FIDUCIARIO per 1000 ab TRA 0,2 E 0,5 • Tracciamento digitale dei contatti: % POPOLAZIONE CON APP IMMUNI SU SMARTPHONE TRA 61% E 70% Semaforo Rosso • Indice di trasmissibilità (R): R > 2 • Nuovi positivi settimanali ogni 100.000 abitanti: > 11 • Analisi dei Tamponi: N. TAMPONI per 1.000 ab < 0,5 • Test sierologici: MENO DI 1 TEST SIEROLOGICO AL MESE OGNI 2 OCCUPATI • Misure di sicurezza: FABBISOGNO MENSILE DI MASCHERINE pari a 30.000 per 1000 occupati • Medici medicina generale: N. PAZIENTI/MEDICO DI MEDICINA GENERALE PER REGIONE > 1236 pz; • Dipartimento di prevenzione: N. PERSONE DIPARTIMENTO PREVENZIONE OGNI 10 mila ab < 1 • Terapia intensiva: N. POSTI LETTO IN TERAPIA INTENSIVA per 100 mila ab < 9; • Isolamento fiduciario: STANZE PER ISOLAMENTO FIDUCIARIO per 1000 ab < 0,2 • Tracciamento digitale dei contatti: % POPOLAZIONE CON APP IMMUNI SU SMARTPHONE< 60%
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DETTAGLIO DELL’APERTURA DELLE ATTIVITÀ CON IL MODELLO A “SEMAFORO” Semaforo Verde = apertura di tutte le attività mantenendo il distanziamento interpersonale e garantendo le misure di sicurezza Aperti: • servizi essenziali • agroalimentare • settore manifatturiero • edile • commercio • ristorazione • scuole • servizi alla persona • turismo valutando mobilità interregionale solo tra regioni con semaforo verde Sono aperte tutte le attività del settore primario, secondario e terziario comprese le scuole che secondo il report redatto dal CTS è tra i settori con il più alto rischio infettivo. Semaforo Giallo = apertura attività con minor rischio infettivo (Fonte: report CTS) Aperti: • servizi essenziali • agroalimentare • edile • manifatturiero incentivando smart-working per funzioni amministrative • commercio correlato al manufatturiero e all’edile • ristorazione solo da asporto • turismo regionale Chiuso: • •
scuole servizi alla persona
Semaforo Rosso = Chiusura totale (lock-down) Aperto: • servizi essenziali • agroalimentare • manifatturiero in determinati settori e col rispetto rigoroso dei protocolli di sicurezza incentivando smart-working per funzioni amministrative Chiuso: • commercio al dettaglio • edile • ristorazione • turismo • scuole • servizi alla persona 10
DIFFERENZE TRA 4 REGIONI CHE HANNO RESO PUBBLICI I DATI NECESSARI PER I CRITERI Lombardia: 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10.
Indice di trasmissibilità R = 0,55 Nuovi positivi ogni 100.000 ab Analisi dei Tamponi = 1,54 Test sierologici Misure di sicurezza Medici medicina generale = 1.322 pz Dipartimento di prevenzione Terapia intensiva = 13,32 Isolamento fiduciario Tracciamento digitale dei contatti
Emilia-Romagna: 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10.
Indice di trasmissibilità R = 0,72 Nuovi positivi ogni 100.000 ab Analisi dei Tamponi = 1,7 Test sierologici Misure di sicurezza Medici medicina generale = 1.232 pz Dipartimento di prevenzione Terapia intensiva = 16,28 pl Isolamento fiduciario Tracciamento digitale dei contatti
Lazio: 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10.
Indice di trasmissibilità R = 0,62 Nuovi positivi ogni 100.000 ab Analisi dei Tamponi = 1,19 Test sierologici Misure di sicurezza Medici medicina generale = 1.071 pz Dipartimento di prevenzione Terapia intensiva = 13,74 pl Isolamento fiduciario Tracciamento digitale dei contatti
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Calabria: 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10.
Indice di trasmissibilitĂ R = 0,51 Nuovi positivi ogni 100.000 ab Analisi dei Tamponi = 1,01 Test sierologici Misure di sicurezza Medici medicina generale = 1.065 pz Dipartimento di prevenzione Terapia intensiva = 10,58 pl Isolamento fiduciario Tracciamento digitale dei contatti
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ALTRI ELEMENTI SOCIO-SANITARI DI ATTENZIONE POLITICA
1.
Incremento numero dei medici e specializzandi
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Negli ultimi 3 anni, 9.036 medici sono rimasti fuori dalla possibilità di specializzarsi. Il 2020 rischierà di essere inoltre l’anno con il più alto numero di “camici grigi” mai registrato nella storia, in quanto, a seguito della laurea abilitante, il numero di candidati attesi al concorso di specializzazione medica 2020 sarà composto in media da: 9.000 laureati del 2019, 9.000 “camici grigi” (che sono rimasti fuori al test di specializzazione 2019), 4.000 laureati 2020 (I° e II° sessione che sono automaticamente abilitati). Va lodato l’annuncio dei Ministri Speranza e Manfredi di finanziare 5mila nuove borse di specializzazione, anche se l’incremento appare insufficiente per far fronte alla possibilità di vedere arrivare 22 mila candidati al concorso di specializzazione medica e per annullare definitivamente l’imbuto formativo della specialistica medica. A questo fine appare necessario: aumento borse di studio: il finanziamento di 13.000 borse, in aggiunta alle 9.000 borse già finanziate, stanziando 338 milioni all’anno per quattro anni, per una spesa complessiva di 1 miliardo e 352 milioni, dando nuove forze al nostro SSN che sarà privato di 35 mila medici specialisti nei prossimi 5 anni. Ovviamente questo incremento di borse di specializzazione medica dovrà essere impiegato nelle specialistiche che risulteranno carenti alla luce della programmazione di salute pubblica basata sulle necessità sanitarie future (in particolare medicina d’urgenza, pediatria, anestesia, rianimazione e terapia intensiva). diritto alla formazione specialistica per ogni laureato: il finanziamento strutturale a regime di 9.000 borse di specializzazione all’anno (234 milioni) in modo da riportare il rapporto laureato-borsa di specializzazione 1:1, per garantire ad ogni laureato in medicina il diritto alla formazione specialistica. Oltre agli specializzandi, resta una carenza di medici specialisti: in questi mesi sono stati rimandati centinaia di migliaia di interventi “non urgenti”, accumulando così un bisogno di salute che se non soddisfatto potrebbe generare nel prossimo futuro malati gravi e morti. Oltre agli specializzandi, la proposta è che l’azienda sanitaria pubblica possa dotarsi in deroga ai concorsi di medici con contratti di uno o due anni per smaltire tutti gli arretrati. RSA – Nuovi requisiti Attualmente non si conosce il numero totale di RSA presenti in Italia, lo stesso ISS nel report “Survey nazionale sul contagio COVID-19 nelle strutture residenziali e sociosanitarie” indica una discrepanza tra il dato in possesso al suo Osservatorio Demenze, che conta 2.399 RSA, e il dato del Garante nazionale per la geolocalizzazione delle strutture sociosanitarie assistenziali sul territorio italiano, che nella sua banca dati “GNPL National Register” conta 4.629 RSA. Ad oggi quindi la situazione è fortemente confusionaria soprattutto se si aggiunge il fatto che la maggior parte delle RSA (ovviamente non si conosce dato puntuale) è costituito da strutture private, per rendere l’idea in Toscana l’87% delle RSA sono private e quindi non gestite direttamente dalle ASL.
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Questa pandemia ha evidenziato tutti i limiti delle RSA, la circostanza che questo sia avvenuto in tutta Italia, senza distinzione regionale e neppure di tariffe, impone un cambiamento dei requisiti per lâ&#x20AC;&#x2122;accreditamento. Le regioni devono effettuare una ricognizione dettagliata del numero di strutture presenti sul territorio, dettando i nuovi requisiti di sicurezza sanitaria compresi gli aspetti tecnici sulle procedure di gestione ordinaria (somministrazione dei pasti, la pulizia, etc). Inoltre entro settembre dovrĂ essere organizzato un modulo per lâ&#x20AC;&#x2122;autocertificazione che confermi i requisiti dellâ&#x20AC;&#x2122;accreditamento, a ottobre dovranno essere organizzati controlli a campione dei Nas preannunciati da una campagna di comunicazione da deterrenza per chi pensa di sfuggire alle regole.
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