Non si deve giocare con la vita dei bambini

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Non si deve giocare con la vita dei bambini

Considerato che la posta in gioco è la vita dei bambini, chiedere lo stop all’obbligo vaccinale richiede un cinismo fuori dal comune.

Chi sta dalla parte della scienza capisce in buona parte anche i giochi politici.

È possibile che l’iniziativa di un senatore, di un partito, sia annunciata al solo fine di generare confusione e tenere i cordoni di una quota di elettori pesantemente condizionati dalla circolazione delle fake news.

Ma dopo lo sconcerto per una proposta che denota disprezzo della vita umana e anche della salute pubblica, in un’epoca di divulgazione incontrollata su social media e web di informazioni prive di fondamento, capaci però di fare presa sulla credulità popolare, è dovere di ogni componente della comunità scientifica proporre e divulgare i dati reali contenuti negli studi validati.

L’attuale contesto epidemiologico italiano rende indispensabile una maggiore focalizzazione sulla programmazione strategica della prevenzione e della promozione della salute, guidando e supportando processi decisionali basati sull’evidenza e orientati ad un approccio integrato e proattivo nella gestione della salute pubblica.

Un tempoogniprovvedimentovenivaassunto nelrapporto difiduciatrapoliticaescienza. Oggi registriamo che la corsa al voto vale più della vita umana.

Se “la legge non ammette ignoranza”, tantomeno dovrebbe essere ammessa l’ignoranza dichièchiamatoaformulareleleggi.Mainquesto sonosicurochelacomunitàscientifica potrà contare sulla fermezza del Ministro della salute Orazio Schillaci, che insieme alla gran parte della maggioranza e dell’intero Parlamento è impegnato nelle disposizioni che salvino il nostro Servizio Sanitario Nazionale, in questo momento fortemente compromesso dal post pandemia e dalle esiguità delle risorse economiche a disposizione dei professionisti sanitari.

Il documento che segue illustra i dati a supporto della scelta di mantenere e implementare ove ci sia bisogno il calendario di immunizzazione della popolazione, per difendere la vita dei nostri bambini e la salute di tutti gli italiani.

Nota sui risultati del decreto-legge 73/2017 in Italia

Nel 2017, con la Legge Lorenzin l’Italia è uscita da una crisi sanitaria aggravatasi nel 2015, ma iniziata molti anni prima in conseguenze di una politica sanitaria responsabile di coperture vaccinali pericolosamente e ripetutamente al di sotto delle soglie raccomandate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), con un trend in diminuzione soprattutto nel triennio 2013-2016. La riduzione delle coperture vaccinali e la conseguente recrudescenza di alcune infezioni, il progressivo aumento di casi di malattie infettive in fasce di età diverse da quelle classiche (es. negli adulti), l’insorgenza di quadri clinici sempre più gravi e soggetti a ritardi diagnostici, oltre all’incremento di casi di infezione da virus della rosolia in donne in gravidanza, con seri rischi per il feto, hanno rappresentato la premessa scientifica di tale provvedimento.

Sulla scia di autonome iniziative e proposte italiane, in particolare delle Regioni Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Toscana e Marche, e sulla base del Piano Nazionale della Prevenzione Vaccinale (PNPV) 2017-2019, che già indicava chiaramente l’obbligo di certificazione vaccinale come uno strumento di garanzia per la protezione degli individui e delle comunità, si è dunque proceduto con l’estensione del novero delle vaccinazioni obbligatorie necessarie per l’accesso in asili e servizi per l’infanzia, valide per minori di età compresa tra 0-16 anni e minori stranieri non accompagnati.

Le quattro vaccinazioni, già in passato obbligatorie (anti-difterica, anti-tetanica, anti-poliomielitica e anti-epatite B), sono state quindi integrate con anti-pertosse, anti-Haemophilus Influenzae tipo B (Hib), anti-morbillo, anti-rosolia, anti-parotite e anti-varicella, con un’obbligatorietà, per le ultime quattro, soggetta a revisione triennale in relazione a dati epidemiologici e coperture raggiunte. Sono state altresì indicate, in offerta attiva e gratuita, anche le vaccinazioni non obbligatorie, ma fortemente raccomandate, anti-meningococcica B, anti-meningococcica C, anti-pneumococcica e anti-rotavirus per i bambini di età 0-6 anni nati a partire dal 2017.

I dati registrati in Italia nell’arco temporale 2017-2019, successivi, quindi, all’introduzione della legge dell’obbligo, hanno mostrato, considerando i valori al 24° mese di vita per cicli completi, un progressivo, aumento della copertura vaccinale per tutte le dieci vaccinazioni obbligatorie: poliomielite (+0,50%), difterite (+0,44%), tetano (+0,38%), pertosse (0,45%), epatite B (+0,63%), Hib (+0,69%), morbillo (+3,07%), parotite (+3,08%) e rosolia (+3,09%), oltre ad un aumento considerevole per la varicella che, nel 2019, ha registrato un incremento del 98,46% rispetto al 2017, passando da 45,60% a 90,50%.

Negli anni successivi, la pandemia COVID-19 ha senza dubbio comportato un impatto fortemente negativo sulla popolazione e sui servizi sanitari nazionali, inclusa l’offerta vaccinale. Nel 2021, infatti, così come negli anni precedenti, nessuna vaccinazione obbligatoria è risultata ancora superare il target di riferimento raccomandato dall’OMS (95%). Tuttavia, nonostante il calo osservato durante l’emergenza sanitaria per il SARS-CoV-2, l’anno 2022 si è caratterizzato per un recupero delle coperture vaccinali, con valori >95% per sei delle dieci vaccinazioni obbligatorie in Italia: poliomielite (95,15%), difterite, tetano e pertosse (95,14%), epatite B (95,05%) e Hib (95,08%) Anche considerando le vaccinazioni fortemente raccomandate, si è assistito ad un importante aumento della copertura per il vaccino anti-meningococco C coniugato, passando dal 73,37% del 2021 all’85,60% del 2022 (+16,67%) e un lieve aumento (+0,53%) per il vaccino anti-pneumococco coniugato, che ha presentato un valore di 91,73% nel 2022 vs 91,25% del 2021.

In una fase precedente all’introduzione del PNPV 2017-2019, particolarmente preoccupanti risultavano i dati di copertura per morbillo e rosolia che, con una perdita di cinque punti percentuali tra il 2013 e il 2015, registravano un calo dal 90,4% all’85,3%. In particolare per il morbillo, le stime di copertura nel 2016 erano pari a 87,3% per la prima dose e a 82,2% per la seconda dose, valori ben al di sottodi quelli raccomandati dall’OMS perinterromperela trasmissioneendemicadell’infezione. A seguito delle basse coperture vaccinali, nel periodo 2017-2018, si è assistito a un sostanziale

incremento del numero di casi di morbillo registrati in Italia rispetto agli anni immediatamente precedenti (865 casi nel 2016), con oltre 8.078 casi, di cui 5.397 nel 2017 e 2.681 nel 2018 e con un’incidenza, rispettivamente, pari a 89,1 e 44,3 casi per milione di abitanti. Con l’introduzione del DL 73/2017, che ne sanciva l’obbligatorietà della vaccinazione per tutte le nuove coorti di nascita, le coperture relative al morbillo hanno subito un incremento, registrando, già nel 2017, un aumento di 4,4 punti percentuali rispetto al 2016 per la prima dose, con una media nazionale del 91,7%, e di 3,6 punti percentuali (85,8%) per la seconda dose. Il trend positivo è stato inoltre confermato anche da un aumento del 5,12% per le coperture a 36 mesi (bambini nati nel 2014) e del 5,32% per le coperture a 48 mesi (bambini nati nel 2013).

Nonostante l’aumento delle coperture vaccinali nella popolazione infantile, il morbillo continua a circolare sul nostro territorio nazionale, costituendo una crescente minaccia per la salute pubblica. Tale scenario richiede un rafforzamento delle attività di prevenzione vaccinale, insieme a miglioramenti nei sistemi informativi e nelle reti di sorveglianza, affinché siano garantite risposte rapide ed efficaci.

Attualmente, sono in corso aumenti significativi nel numero di casi e di epidemie di morbillo a livello globale, compresi diversi Paesi europei, in gran parte attribuibili a coperture vaccinali non ottimali. Anche in Italia, a partire dai mesi finali del 2023, si è registrato un nuovo aumento di casi di tale malattia, prevalentemente tra persone non vaccinate o vaccinate con una sola dose.

Nel 2024, più della metà dei casi riguarda adolescenti e giovani adulti, con un'età mediana dei casi segnalati di 30 anni (range: 0- 69 anni), con circa il 53,3% dei casi verificatisi tra i 15 e i 39 anni e un 22,3% riguardante individui oltre i 40 anni. L'incidenza più elevata si osserva nella fascia di età 0-4 anni (87,5 casi per milione), con segnalazioni continue anche in bambini con meno di un anno di età (24 casi dall’inizio del 2024). Sono stati inoltre segnalati casi tra operatori sanitari (37 nel 2024) e trasmissione in ambito nosocomiale.

Secondo i dati più recenti del 2022, quasi tutte le Regioni/PA mostrano un miglioramento nella copertura per la prima dose di vaccino contro il morbillo, con un valore nazionale medio pari al 94,40% ed un aumento dello 0,55% rispetto all’anno precedente. In particolare, relativamente alla prima dose anti-morbillo, quasi tutte le Regioni/PA riportano coperture vaccinali >90%, ad eccezione della PA di Bolzano con coperture pari al 76,15%. Per quanto riguarda la seconda dose vaccinale, invece, sette Regioni/PA presentano coperture comprese tra 90,06-93,17%, dieci regioni tra l’80,8389,08%, mentre le rimanenti quattro registrano coperture <80% (PA Bolzano, Campania, Calabria, Sicilia).

Il mantenimento di adeguate coperture vaccinali rappresenta l’unica strategia efficace per ridurre i casi di altre malattie prevenibili, che attualmente si verificano solo occasionalmente e in forme meno gravi rispetto al passato. Inoltre, le vaccinazioni sono cruciali per contrastare forme più gravi di malattie infettive in fasce di età diverse da quelle tradizionalmente colpite, riducendo il numero di casi che richiedono ospedalizzazione e contribuendo a contenere i costi associati alla cura e alla gestione delle malattie. Il valore della prevenzione vaccinale supera, infatti, il perimetro della sanità, con impatti considerevoli non solo sul sistema sanitario e socio-assistenziale, ma anche sul sistema produttivo ed economico del Paese.

Ne è un esempio, a tal proposito, la pertosse, per la quale da gennaio a maggio 2024 sono stati registrati 110 casi di malattia nel Paese ed un aumento di ricoveri dell’800% rispetto al 2022 e al 2023, soprattutto tra neonati e lattanti non vaccinati.

Anche la rosolia, negli anni, ha mostrato un aumento sostenuto delle coperture vaccinali, con valori della prima dose anti-rosolia > 90% in quasi tutte le Regioni/PA nel 2022. Sette Regioni/PA, inoltre, riportano percentuali comprese tra il 90,06-93,02% per le seconde dosi.

Tali valori hanno contribuito ad accelerare il raggiungimento di uno stato di eliminazione della malattia, con una graduale riduzione dei casi nel periodo 2018-2020 (21 casi nel 2018, 25 nel 2019 e 15 nel 2020), fino a una totale assenza di rilevazione nel corso del 2021.

Nelcomplesso,l’obbligatorietàvaccinalein Italiahadimostratofinoadoggi l’importanzadipolitiche vaccinali forti e ben implementate, volte a sostenere l'eliminazione di malattie prevenibili e altamente contagiose e a garantire la protezione delle fasce più vulnerabili della popolazione, tutelando non solo la salute individuale ma anche rafforzando la protezione collettiva

Da un punto di vista organizzativo, l’obbligo vaccinale ha inoltre tracciato la strada per un potenziamento del sistema sanitario nazionale, migliorando la registrazione e il monitoraggio delle vaccinazioni e facilitando l’identificazione e la risposta a focolai di malattie infettive.

Sforzi ulteriori, sia a livello nazionale sia regionale, dovranno ora focalizzarsi sull’implementazione delle anagrafi vaccinali regionali e dell’anagrafe nazionale vaccini, con l’obiettivo di garantire la verifica delle coperture vaccinali in relazione al calendario vaccinale vigente e l’elaborazione di indicatori nazionali, regionali e aziendali, utili anche a fini comparativi.

Come evidenziato dal nuovo PNPV 2023-2025, è inoltre richiesta una maggiore efficienza dei servizi vaccinali nell’offerta attiva, accompagnata da investimenti significativi nella formazione degli operatori sanitari e nella qualità dell’educazione sanitaria.

Per favorire un’adesione vaccinale consapevole, partecipata e informata, è infatti cruciale garantire una corretta informazione, contrastando il dilagare di disinformazione e fake news.

Un fattore determinante che ha portato all’aumento di sfiducia ed esitazione nei confronti dei vaccini, ancor di più negli ultimi anni, risiede sicuramente nella divulgazione di informazioni anti-scientifiche e spesso condizionate da interessi politici ed economici, amplificate dall’utilizzo dei social media e del web.

Come emerso da una survey dell’Eurobarometro, nel 2019, solo l’85% dei cittadini europei ritiene che i vaccini siano efficaci nella prevenzione delle malattie infettive, percentuale che scende al 78% se si analizzano i soli dati italiani.

Solo attraverso un impegno costante nel fornire informazioni rigorose e dati scientifici accurati e basati sull’evidenza, promuovendone la trasparenza, sarà infatti possibile rafforzare la fiducia nelle vaccinazioni e proteggere la salute pubblica.

Nell’attuale contesto epidemiologico italiano, caratterizzato dall’elevata prevalenza di malattie croniche non trasmissibili e dall’emergenza e ri-emergenza di malattie infettive, con conseguenti rischi anche legati all’antimicrobico resistenza, in aggiunta alle pressanti sfide di salute derivanti dall’esposizione ambientale e dalla dirompente innovazione tecnologica, appare dunque indispensabile una maggiore focalizzazione sulla programmazione strategica della prevenzione e della promozione della salute, guidando e supportando processi decisionali basati sull’evidenza e orientati ad un approccio integrato e proattivo nella gestione della salute pubblica.

A tal proposito, un eventuale dibattito politico sulla revisione dell’obbligo vaccinale potrebbe essere quindi avviato solo in presenza di solide evidenze a supporto dell'inefficacia del DL 73/2017 nell'aumentare le coperture vaccinali, oppure al momento del raggiungimento di target ottimali omogenei e stabili nel tempo per l’intero territorio nazionale.

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