PIANO NAZIONALE INTEGRATO
ENERGIA E CLIMA 2024
Come previsto, il governo ha inviato a Bruxelles la nuova versione del PNIEC (Piano Nazionale Integrato Energia Clima), che recepisce le dire;ve e i regolamen< del pacche=o Fit for 55. È un documento di 490 pagine che mostra cosa servirebbe per raggiungere entro il 2030, cioè entro i prossimi 6 anni, gli obie;vi di Fit for 55. Usare il condizionale è d'obbligo, poiché come Azione dichiara da tempo, quegli obieIvi non sono raggiungibili. Nonostante ciò, alcune costosissime quanto inefficaci misure, <po il decreto FER2, sono già state licenziate dal governo nell'inu<le tenta<vo di raggiungerli. Azione ha già interrogato il Ministro su tali provvedimenL, senza ricevere risposte esausLve.
A <tolo di esempio, nel seguito sono confronta< alcuni parametri dello scenario di riferimento del PNIEC e dello scenario da cui sono dedo; i numeri e la posizione di Azione (reperibile sul sito di Azione, nella proposta di transizione energe<ca sostenibile).
Tra lo scenario PNIEC e lo scenario Azione vi sono alcune differenze. La più importante è che il PNIEC fa maggior ricorso a rinnovabili non ele=riche (calore e biocarburan<) e prevede una minore produzione di rinnovabili ele=riche.
Uno degli effe; di questa assunzione è che il PNIEC prevede una diffusione di 6,5 milioni di veicoli ad alimentazione ele=rica al 2030, di cui circa 4,3 milioni ele=rici puri (BEV) e 2,2 ibridi
ele=rici plug-in (PHEV), mentre nello scenario di Azione ne servirebbero 7,5 milioni e nello scenario di Confindustria, più simile a quello di Azione, addiri=ura 8,5 milioni. Poiché sono a=ualmente circolan< in Italia circa 400 mila BEV e PHEV, anche nelle ipotesi del PNIEC, bisognerebbe immatricolarne 1 milione/anno nei prossimi 6 anni, 1,25 milioni/anno secondo il modello di Azione e addiri=ura 1 4 milioni/anno secondo il modello di Confindustria.
A prescindere dalle differenze di de=aglio, il PNIEC conferma quanto Azione ha sempre dichiarato, con dovizia di numeri e di analisi di impaNo, da 2 anni a questa parte: gli obieIvi di FIT for 55 e delle direIve e regolamenL connessi non sono faIbili né tecnicamente né economicamente. Il PNIEC lo cer<fica ora ufficialmente, se=ore per se=ore.
Di seguito alcuni grafici tra; dal corposo documento inviato alla Commissione due giorni fa che lo tes<moniano
1) Quota di energia rinnovabile sui consumi finali: andamento degli ulLmi 20 anni
Nei 7 anni tra il 2016 e il 2023, la quota rinnovabile sui consumi finali in Italia è cresciuta dal 17,4% al 19,9%, con un tasso medio annuo del 1,9%. Nei 7 anni tra il 2023 e il 2030 dovrebbe crescere sino al 39,4%, cioè con un tasso medio annuo del 10,2%, più di 5 volte maggiore rispeNo a quello registrato nei 7 anni precedenL.
2) Quota di energia rinnovabile eleNrica: andamento degli ulLmi 20 anni
Nei 7 anni tra il 2016 e il 2023, la quota rinnovabile della produzione ele=rica è cresciuta dal 34% al 39%, con un tasso medio annuo del 1,9%. Nei 7 anni tra il 2023 e il 2030 dovrebbe crescere sino al 63,4%, cioè con un tasso medio annuo del 7,2%, quasi 4 volte quello registrato nei 7 anni precedenL. Mentre, come noto, via via che aree agricole marginali (per il fotovoltaico) e aree ventose (per l'eolico) vengono occupate, il tasso di crescita tende a ridursi.
3) Quota di energia rinnovabile termica: andamento degli ulLmi 20 anni
Nei 7 anni tra il 2016 e il 2023, la quota rinnovabile della produzione ele=rica è cresciuta dal 18,9% al 21,5%, con un tasso medio annuo del 1,8%. Nei 7 anni tra il 2023 e il 2030 dovrebbe
crescere sino al 35,9%, cioè con un tasso medio annuo del 7,6%, più di 4 volte quello registrato nei 7 anni precedenL.
4) Quota di energia rinnovabile nei trasporL: andamento degli ulLmi 20 anni
Nei 7 anni tra il 2016 e il 2023, la quota rinnovabile della produzione ele=rica è cresciuta dal 7,4% al 8,4%, con un tasso medio annuo del 1,8%. Nei 7 anni tra il 2023 e il 2030 dovrebbe crescere sino al 34,2%, cioè con un tasso medio annuo del 22,2%, più di 12 volte quello registrato nei 7 anni precedenL Spingere maggiormente sulle rinnovabili non ele=riche, come fa lo scenario PNIEC, ha i suoi cos<!
Il dopo 2030
Per quanto visto, il PNIEC fornisce la prova - se ce ne fosse bisogno - che gli obieIvi posL dal Green Deal per il 2030 sono irraggiungibili. Da esso il governo dovrebbe trarre la spinta per chiedere fortemente una revisione dello stesso Green Deal, impegnandosi a modificare la traie=oria di riduzione delle emissioni, mantenendo tu=avia l'obie;vo finale net zero al 2050. InfaI per il "dopo 2030" il PNIEC apre a 2 tecnologie che, a causa delle cara=eris<che e i potenziali rinnovabili italiani (in par<colare la scarsità di vento), sono essenziali per la definizione di un mix a zero emissioni più efficace ed efficiente rispe=o ad uno con sole rinnovabili: la caNura e sequestro della CO2 (CCS) e il nucleare.
Per la CCS il PNIEC indica il potenziale di stoccaggio per i giacimen< di oil&gas offshore e onshore esaus< e in via di esaurimento pari a circa 750 Mt (di cui 500 Mt al largo di Ravenna) e ne riconosce il ruolo chiave per il raggiungimento di net zero al 2050.
Per il nucleare il documento usa una cautela estrema, allude a decisioni in discussione su altri tavoli, fantas<ca di nuove tecnologie che ancora non sono commercialmente disponibili (4^
generazione) o sono ancora in fase di sviluppo (fusione nucleare), rinvia alla definizione di un nuovo quadro regolatorio, ipo<zza contribu< risibili rispe=o al reale fabbisogno in uno scenario italiano o;mizzato a zero emissioni ne=e (7,5 GW installa< al 2050, cioè meno di quanto già oggi impor<amo). Insomma, molto molto al di so=o di quello che servirebbe veramente per una svolta reale verso la decarbonizzazione, ma almeno è un primo passo nella giusta direzione.