La nostra analisi del Rapporto Draghi sulla competitività

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RAPPORTO DRAGHI SULLA COMPETITIVITÀ

Focus proposte

Il rapporto è composto da due documenti: l’allegato A (65 pagine) con un’analisi di contesto dei settori macroeconomici, e l’allegato B (328 pagine) con il dettaglio delle criticità dei diversi settori e l’illustrazione di 170 diverse proposte. Le proposte dell’allegato B si dividono in 2 categorie: politiche settoriali e politiche orizzontali.

Il costo di questo piano è quantificato in circa 750-800 miliardi di euro annui dal 2025 al 2030, portando la spesa per investimenti dell’UE dal 22% del PIL a circa il 27%, un aumento di quasi 5 punti percentuali. Per avere un metro di paragone, il piano Marshall era costato circa 1-2 punti percentuali di PIL. Questo aumento degli investimenti dovrebbe essere finanziato con debito comune sul modello del Next Generation EU, secondo quanto riportato nel rapporto.

In tabella, le stime di costo divise per categoria.

Categoria di investimento Fabbisogno aggiuntivo annuale di investimenti (in miliardi di euro)

Politiche settoriali

1. ENERGIA

L'Europa soffre di prezzi dell'energia molto elevati, rispetto alla concorrenza internazionale. Il prezzo del gas nell'Unione europea è tre-cinque volte più elevato che negli Stati Uniti, mentre quello dell'elettricità è due-tre volte più elevato. Nel 2023 circa il 60% delle società europee attribuiva ai costi dell'energia le loro difficoltà nell'investire. A pesare non è solo il livello di prezzo ma anche la volatilità, così come l'imprevedibilità dell'andamento dei listini. Inoltre, l'Unione europea dipende troppo da paesi terzi. Per di più, colli di bottiglia potrebbero emergere nel corso della transizione ambientale.

Proposte principali:

• Stabilire partnership con partner commerciali affidabili e diversificati.

• Rafforzare gli acquisti congiunti, fornendo garanzie contro le oscillazioni del mercato

• Semplificare i permessi di costruzione di nuove infrastrutture.

• Garantire che i meccanismi di formazione del prezzo del gas naturale rispecchino maggiormente i costi delle diverse condizioni di approvvigionamento.

• Facilitare l'accesso a fonti energetiche competitive da parte delle industrie esposte alla concorrenza internazionale.

• Decarbonizzare progressivamente il settore passando all'idrogeno e ai gas verdi quando sarà economicamente conveniente e mantenere l’approvvigionamento nucleare, accelerando lo sviluppo del “nuovo nucleare” (inclusa la catena di approvvigionamento nazionale).

2. MATERIE PRIME CRITICHE

Le materie prime critiche ricoprono un ruolo determinante nella trasformazione dell’economia europea. La rapida crescita della domanda sta mettendo a rischio l'equilibrio globale tra domanda e offerta, con ulteriori sfide poste dalla limitata diversificazione delle forniture e dall'elevata dipendenza nelle catene di approvvigionamento dell'UE. L’Unione, nonostante stia promuovendo gli investimenti in questo campo, rimane tuttora dipendente da un piccolo numero di paesi terzi: la Cina è il primo fornitore di terre rare, il Congo è specializzato nel cobalto, mentre dall’Indonesia dipende la fornitura di nichel. È particolarmente a rischio l’approvvigionamento di litio, necessario per la produzione di batterie.

Proposte principali:

• Semplificare le procedure amministrative necessarie per ottenere i permessi per l’estrazione, per la lavorazione e il riciclo di questi materiali.

• Sviluppare programmi nazionali per l’esplorazione geologica.

• Istituire una piattaforma europea dedicata all’attuazione della strategia dell’Unione per accentrare le risorse dei Paesi membri.

• Rendere prioritari gli sforzi diplomatici dell’Unione volti alla diversificazione e alla messa in sicurezza degli approvvigionamenti.

• Rivedere la normativa sulla concorrenza per facilitare l’integrazione verticale di progetti strategici.

• Promuovere la creazione di un mercato unico per i rifiuti e il riciclo e accelerare la creazione di un mercato europeo sostenibile per le materie prime critiche.

3. DIGITALIZZAZIONE E TECNOLOGIE AVANZATE

La competitività dell’Unione europea dipenderà sempre più dal tasso di digitalizzazione della sua economia. La digitalizzazione è fondamentale per il rafforzamento dell’autonomia strategica del continente, per il miglioramento dei servizi pubblici e per l’accelerazione della transizione ambientale. Anche in questo campo, l’Unione è in ritardo rispetto ai suoi competitor, in particolare per quanto riguarda la diffusione di reti a fibra ottica, l’utilizzo e la ricerca relativi all’intelligenza artificiale e la produzione di semiconduttori. Il modello industriale europeo, che per ora rimane ancorato all’import di tecnologie avanzate ed export di settori come l’automotive, la meccanica di precisione, il settore chimico e l’industria della moda, non riflette l’attuale ritmo di cambiamento tecnologico degli altri grandi player globali.

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4.

a. Reti a banda larga ad alta velocità/capacità Oggi l'UE ha numerosi operatori di telecomunicazioni, ma la mancanza di economie di scala rispetto a Stati Uniti e Cina limita l'accesso a infrastrutture avanzate come la fibra e il 5G. La normativa europea ha disincentivato la consolidazione, favorendo il mantenimento di molti piccoli operatori e prezzi bassi, riducendo contestualmente la redditività e le capacità di investimento.

● Rivedere le politiche di concorrenza dell’UE per completare il mercato unico digitale delle telecomunicazioni, armonizzando le normative nazionali e favorendo fusioni e operazioni transfrontaliere.

● Incentivare la diffusione di nuove infrastrutture digitali, definendo le date di scadenza per le tecnologie più obsolete.

b. Informatica e intelligenza artificiale L'UE sta perdendo terreno nella tecnologia globale, con poche piattaforme digitali di successo e un mercato cloud dominato dagli Stati Uniti. Sebbene l'UE eccella nell'high-performance computing (HPC), la mancata integrazione dell'IA potrebbe ridurre la competitività europea.

● Aumentare la capacità computazionale dedicata all'addestramento e al perfezionamento dei modelli di IA e creare un quadro a livello UE per fornire 'capitale computazionale' alle PMI innovative dell'Unione.

● Identificare le applicazioni di IA prioritarie per l'UE, incoraggiando le aziende europee a partecipare al loro sviluppo e implementazione nei settori industriali chiave.

● Intensificare la cooperazione tra l'UE e gli Stati Uniti per garantire l'accesso ai mercati del cloud e dei dati.

c. Semiconduttori

La competitività dell’Unione sul mercato dei semiconduttori è ostacolata da una forte dipendenza da paesi terzi e scarsa presenza in segmenti di mercato innovativi e ad alto valore aggiunto. Inoltre, nonostante il Chips Act, gli investimenti complessivi e il livello di supporto pubblico alla produzione di semiconduttori rimangono inferiori rispetto a quelli degli Stati Uniti.

● Sviluppare una nuova Strategia per i Semiconduttori dell'UE, creando un budget UE per i semiconduttori a breve e medio termine.

● Lanciare un piano a lungo termine per i Quantum Chips dell'UE.

INDUSTRIE ENERGIVORE

Le industrie ad alta intensità energetica (anche dette energivore) rappresentano una quota rilevante dell'economia industriale dell'UE in termini di produzione e occupazione. Le quattro industrie a più alta intensità energetica (chimica, metalli, minerali non metallici e prodotti di cellulosa e carta) hanno rappresentato insieme una quota relativamente stabile del 2% del PIL dell'UE fino al 2021. Nonostante questo settore sia sempre stato all’avanguardia nell’innovazione tecnologica, oggi ci sono serie difficoltà che creano un forte divario di competitività per i paesi dell’UE: i prezzi elevati dell'energia, i costi elevati delle emissioni, gli investimenti rilevanti per decarbonizzare, le regole non chiare e un quadro normativo complesso

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Proposte principali:

• Aumentare il livello di coordinamento tra le molteplici politiche che impattano sull'UE (es. energia, clima, ambiente, commercio, circolarità e crescita).

• Assicurare l'accesso a una fornitura competitiva di gas naturale durante la transizione, risorse sufficienti e competitive di elettricità decarbonizzata e idrogeno pulito.

• Semplificare e accelerare le autorizzazioni per ridurre i costi di conformità e il peso della burocrazia.

• Semplificare, accelerare e armonizzare i meccanismi di allocazione dei sussidi. Adottare strumenti comuni tra gli Stati membri, come la Banca Europea dell'Idrogeno e i Contratti per Differenza sul Carbonio.

• Valutare se rimandare la riduzione delle quote gratuite ETS se l'implementazione del CBAM è inefficace.

5. TECNOLOGIE PULITE

Le tecnologie verdi sono cruciali per raggiungere la neutralità climatica nel 2050. Anche se si può sperare di avere un ruolo di primo piano in questo campo a livello mondiale, l'Unione europea soffre di non poche difficoltà anche per via della sovracapacità produttiva cinese. La UE soffre nel campo dei pannelli solari, delle turbine eoliche, delle pompe a calore e della produzione di batterie. È più forte nella tecnologia che serve a catturare CO2 così come nella produzione di elettrolizzatori. A pesare sono costi di produzione elevati come la difficoltà nell'approvvigionamento di minerali rari. Manca poi una libera concorrenza a livello internazionale.

Proposte principali:

• Introdurre negli appalti pubblici e nelle aste di contratti per differenza una quota minima esplicita per i prodotti e i componenti innovativi e sostenibili selezionati e prodotti localmente.

• Diversificare le fonti di approvvigionamento e stabilire partenariati industriali con paesi terzi.

• Introdurre negli appalti pubblici quote predeterminate di produzione locale e promuovere la mobilità intraeuropea dei lavoratori specializzati.

6. AUTOMOTIVE

L'industria automobilistica è stata tradizionalmente uno dei motori industriali dell'Europa. Tuttavia, il settore sta attraversando una rapida e profonda trasformazione. La domanda si sta spostando verso mercati terzi, verso la mobilità verde e auto ad alto contenuto tecnologico. Di conseguenza, la tradizionale leadership dell'UE nel settore automobilistico è stata compromessa. Nel breve termine occorre evitare le delocalizzazioni e l’acquisizione di impianti e aziende da parte di imprese estere sovvenzionate da governi extra-UE. Nel medio termine l’Unione dovrà ristabilire una posizione di leadership competitiva nella prossima generazione di veicoli per poter competere con Stati Uniti e Cina.

Proposte principali:

● Sviluppare un piano d'azione industriale dell'UE per il settore automobilistico, aumentando il coordinamento a breve e medio termine sia verticale che orizzontale nella catena del valore.

● Garantire costi competitivi di trasformazione, iniziando con la fornitura di energia e l'automazione del lavoro.

● Supportare lo sviluppo delle infrastrutture di ricarica e rifornimento.

● Colmare le lacune di competenze e affrontare le esigenze di riqualificazione.

7. DIFESA

È necessario aumentare l’integrazione sia in termini di spesa che di coordinamento. L’obiettivo di breve periodo riguarda proprio il coordinamento della domanda tra gruppi di Stati membri, mentre nel medio periodo si dovrà promuovere una politica industriale di difesa che sostenga l’integrazione delle catene di offerta delle PMI europee per arrivare alla creazione di un mercato unico integrato per la difesa (inserendo una preferenza per i prodotti europei a scapito di quelli extra-UE) e un finanziamento degli investimenti a livello europeo (soprattutto per ricerca e sviluppo). Non viene menzionata, invece, la formazione di un esercito unico europeo.

Proposte principali:

● Perseguire una maggiore standardizzazione e armonizzazione dell'equipaggiamento di difesa tra Stati membri.

● Migliorare il coordinamento delle politiche industriali di difesa da parte di sottogruppi di Stati membri dell’UE

8. SPAZIO

Questo settore è particolarmente importante perché è direttamente collegato alle nuove tecnologie di difesa e sicurezza. Per colmare il gap venutosi a creare verso Stati Uniti e Cina nel settore spaziale (dovuto in gran parte alla carenza di fondi pubblici), è necessario ridurre la frammentazione esistente nella produzione. Nel breve periodo occorre quindi superare il cosiddetto geographical return principle, che prevede che i fondi della European Space Agency vengono concessi in proporzione al contributo di ciascuno Stato. Sempre nel breve periodo è auspicabile la creazione di un mercato unico per lo spazio, per colmare l’assenza di una cornice giuridica comune, semplificando allo stesso tempo il quadro giuridico attuale. Nel medio periodo, invece, si propone di istituire un Fondo UE per lo spazio, anche attirando capitali privati.

Proposte principali:

• Stabilire un mercato unico funzionante per lo spazio, attraverso un quadro legislativo comune dell'UE

• Migliorare l'accesso ai finanziamenti per le PMI e le start-up europee che operano nel settore, per garantire che possano crescere nell'Unione.

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9. FARMACEUTICA

In questo settore particolarmente importante per l’Italia, che è seconda solo alla Germania per numero di prodotti lanciati sul mercato, si pone come obiettivo la riduzione della frammentazione degli interventi pubblici per mantenere ed estendere la capacità di fare ricerca e sviluppo. Nel breve periodo è necessario massimizzare l’impatto dello Spazio Europeo dei dati sanitari (ad esempio facilitando l’accesso e la condivisione dei fascicoli sanitari elettronici), mentre nel medio periodo occorre aumentare l’attrattività dell’UE come luogo dove eseguire trial farmacologici multi-paese.

Proposte principali:

• Fornire indicazioni chiare e tempestive sull’uso dell’intelligenza artificiale nel ciclo di vita dei medicinali

• Aumentare e concentrare gli investimenti pubblici in ricerca e sviluppo nell'UE, ad esempio sostenendo un certo numero di hub di innovazione di livello mondiale nelle scienze della vita per i prodotti medicinali di terapia avanzata.

10. TRASPORTI

I trasporti sono un pilastro importante dell'economia dell'UE, dove il settore contribuisce al 5% del PIL e al 5% di tutti i posti di lavoro diretti. Il comparto è molto attrattivo, si stima infatti che entro il 2050 la domanda passeggeri e quella merci aumenteranno rispettivamente del 79% e del 100%. Gli investimenti nelle principali infrastrutture (porti, ferrovie e aeroporti) hanno un alto valore sociale, ma comportano anche rischi elevati, sono caratterizzati da lunghi tempi di esecuzione dei progetti e da una lunga attesa per il ritorno sull'investimento. Rispetto alle infrastrutture di trasporto terrestre, bisogna tener conto che, mentre gli investimenti dell'UE sono diminuiti leggermente negli ultimi anni, negli Stati Uniti e in Cina sono aumentati. Sebbene siano stati fatti alcuni progressi, la persistente mancanza di integrazione europea e la bassa concorrenza continuano a incidere sulla capacità e sulla connettività. Sebbene siano stati fatti progressi significativi verso la realizzazione di un mercato dei trasporti UE integrato, persistono barriere inutili. Gli Stati membri tendono a interpretare in modo non uniforme le norme comunitarie e sono riluttanti ad aggiornare la legislazione vigente. Solo l'1% delle operazioni transfrontaliere nell'Unione può essere effettuato in modo completamente digitale e le soluzioni digitali multimodali non sono in gran parte disponibili e dunque non incentivano gli operatori logistici all’utilizzo di diversi mezzi di trasporto.

Proposte principali:

• Migliorare la pianificazione delle infrastrutture, integrando la coesione territoriale e promuovendo la mobilità multimodale.

• Aumentare le risorse dell'UE e degli Stati Membri per la connettività transfrontaliera, la mobilità militare e la resilienza climatica.

• Eliminare gli ostacoli all'integrazione e all'interoperabilità in tutti i settori (gomma, ferrovie, trasporto marittimo e aereo).

• Introdurre strumenti per ridurre i rischi e finanziare soluzioni di decarbonizzazione nei settori più difficili da hard to abate

• Accelerare la digitalizzazione per migliorare l'efficienza, attraverso lo sviluppo e l'applicazione di incentivi e standard tecnici (includendo l'intelligenza artificiale, misure di sicurezza informatica e gestione dati tramite procedure senza carta).

Politiche orizzontali

1. ACCELERARE L’INNOVAZIONE

Il bacino di aziende innovative dell'UE è significativamente più piccolo di quello degli USA. Solo circa il 40% delle aziende europee dichiara di investire in ricerca e innovazione rispetto al 56% degli USA. L’UE ha una base di innovazione industriale ampia e diversificata, ma è in ritardo nel campo delle tecnologie digitali. Anche il vantaggio comparativo nelle tecnologie verdi è sempre più messo in discussione, principalmente a causa della rapida crescita della Cina nel settore. Il potenziale di innovazione dell'UE resta sottoutilizzato anche perché ricercatori e innovatori non sfruttano appieno le economie di scala e non collaborano con altri partner nell'Unione. L’UE vanta in media un sistema universitario eccellente, ma la sua presenza tra le migliori università di ricerca al mondo è limitata, come dimostrato dalle difficoltà nell'attrarre e trattenere i migliori talenti della ricerca. Il deficit dell'UE nello sviluppo e nell’espansione di nuove tecnologie è anche guidato da un ecosistema finanziario relativamente sottosviluppato. Le aziende nell'UE sono anche vittime di molteplici barriere normative, legali e burocratiche. Diverse differenze normative, fiscali e legali tra gli Stati membri limitano la capacità delle aziende di espandersi in modo efficiente e sfruttare appieno i vantaggi del mercato unico.

Proposte principali:

• Creare un contesto finanziario più favorevole per l'innovazione, soprattutto per le startup

• Progettare un decimo programma quadro di ricerca e innovazione dell'UE più semplice e di maggiore impatto.

• Promuovere l'eccellenza accademica e le istituzioni di livello mondiale attraverso l’aumento del budget per la ricerca di base, programmi per favorire l'emergere di istituzioni di ricerca di livello mondiale e l’estensione del programma Erasmus+.

• Promuovere una riduzione coordinata della tassazione sui redditi da lavoro per i lavoratori a basso e medio reddito e affrontare le pratiche che limitano la mobilità del lavoro tra le aziende come gli accordi di non concorrenza e di non assunzione.

2.

COLMARE LA MANCANZA DI COMPETENZE

Una delle cause principali della scarsa crescita e produttività europea è la mancanza di competenze della forza lavoro, che non ha saputo aggiornarsi rispetto alle nuove tecnologie. Occorre quindi un massiccio piano di riforme, che da un lato potenzi la formazione dei lavoratori nel corso di tutta la carriera (soprattutto per i lavoratori adulti) e dall’altro riformi il settore della formazione professionale.

Proposte principali:

● Promuovere e riformare l’istruzione e formazione professionale (IeFP), in collaborazione con datori di lavoro, associazioni di categoria e sindacati

● Affrontare la carenza di competenze nelle catene di valore critiche

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● Migliorare la disponibilità e le condizioni di lavoro degli insegnanti.

3. SOSTENERE GLI INVESTIMENTI

Il sostegno agli investimenti rappresenta una politica orizzontale cruciale per garantire la competitività europea. Dalla crisi economica del 2007-2008, l'UE ha visto un lento recupero degli investimenti privati rispetto agli USA, aggravato da un calo degli investimenti pubblici. Questo ha contribuito a un surplus persistente della bilancia dei pagamenti, ma anche a un divario di competitività. Investimenti pubblici mirati possono stimolare quelli privati e colmare il divario, sostenendo così una crescita economica equilibrata e rafforzando la competitività dell'UE nel lungo termine.

Proposte principali:

• Ridurre la frammentazione normativa per facilitare l’unione del mercato dei capitali.

• Introdurre una Commissione europea per i titoli e gli scambi come singolo ente regolatore per i mercati finanziari dell’UE.

• Completare l’unione bancaria

• Emettere obbligazioni comuni per finanziare progetti di investimento condivisi.

4. RILANCIARE LA COMPETITIVITÀ

Il quadro normativo dell’Unione in materia di competitività è essenziale per garantire un mercato interno equo e proteggere consumatori e imprese da abusi economici. Occorre però adattare le politiche di concorrenza ai cambiamenti globali, soprattutto per affrontare la crescente influenza di campioni di mercato cinesi e americani e stimolare l'innovazione. Una politica di concorrenza eccessivamente rigida infatti, può ostacolare la capacità di crescita delle aziende europee, impedendogli di equipaggiarsi al meglio per competere con le loro controparti extra-UE.

Proposte principali:

• Fornire linee guida chiare e modelli per nuovi accordi, collaborazioni e iniziative congiunte tra concorrenti.

• Riformare ed espandere gli IPCEI – Progetti Importanti di Interesse Comune Europeo.

• Rafforzare la regolamentazione e il monitoraggio ex-post rispetto a quella ex-ante.

• Accelerare i processi decisionali e aumentare la prevedibilità delle decisioni.

5. POTENZIARE LA GOVERNANCE

Nessun Paese membro può affrontare da solo le sfide della competitività e misurarsi con le altre grandi potenze mondiali. Per questo l’UE rappresenta un’opportunità per tutti. Per essere sfruttata al massimo, è necessario semplificare la sua governance e limitare il carico normativo e amministrativo per le imprese. Per questo si propongono tre linee di intervento generali: sviluppare un nuovo framework coordinato per la competitività, semplificare la governance delle istituzioni europee (ad esempio tramite un maggior ricorso al sistema di voto a maggioranza qualificata) e semplificare il quadro normativo per non ostacolare le piccole e medie imprese.

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Proposte principali:

● Generalizzare i voti del Consiglio soggetti a maggioranza qualificata, anziché all’unanimità

● Optare per un modello di integrazione a “cerchi concentrici” (anche detta “Europa a due velocità”), prevedendo una maggiore cooperazione tra gruppi di Paesi UE che lo desiderano quando l’azione a livello dell’Unione è ostacolata o bloccata dalle attuali procedure di voto.

● Usare una metodologia chiara e unica per quantificare il costo delle nuove leggi e delle modifiche legislative, sia per le istituzioni UE che per gli Stati membri.

● Creare “hub di innovazione dell’UE” per supportare gli sforzi degli Stati membri nel definire le aree sperimentali e promuovere il loro uso tra i paesi, offrendo informazioni centralizzate alle imprese dell'UE.

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