Cooperativa Migros Ticino
G.A.A. 6592 Sant’Antonino
Settimanale di informazione e cultura Anno LXXIX 8 agosto 2016
Azione 32
Società e Territorio La costruzione della pensilina in centro a Lugano ha apportato alla città un plus
Ambiente e Benessere Le vaccinazioni sono tra i mezzi più efficaci per proteggersi da malattie gravi: l’Ufficio della sanità rinnova la propria strategia nazionale
Politica e Economia Rafforzato dal fallito colpo di Stato, Erdogan si dimostra un alleato difficile per l’Occidente
Cultura e Spettacoli Dal 2007 il Canton Ticino si è dotato di un osservatorio culturale
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Keystone
Manifesta 11, il lavoro e il denaro
di Ada Cattaneo pagina 25
Bentornati a casa! di Peter Schiesser Atene sembra un’enorme distesa di lenzuoli bianchi stesi ad asciugare al sole del Mediterraneo. Dall’alto si indovina la collina dell’Acropoli e quella del Licabetto, le montagne del Peloponneso restano invisibili nella foschia che in questa mattina senza vento avvolge la capitale greca. Una luce lattiginosa ci accompagna per tutto il viaggio in aereo lungo la costa ionica greca e quella adriatica italiana. Ma se Atene pareva inquinata, quando all’orizzonte si intravvede la Lombardia fra il cielo azzurro e la terra si delinea una spessa cappa color marrone – come si dimentica in fretta di vivere in una delle regioni più inquinate d’Europa... Atterrati, lo smog nasconde ogni collina, solo Bergamo lassù è ancora visibile. Nessuno pare farci caso, ognuno assorto nelle sue faccende, perlopiù sprofondato nello smartphone. In attesa dell’autobus per Milano, tre addetti si scambiano impressioni di una recente vacanza: «f..., neppure un bar aperto, a mezzanotte in spiaggia, ma che spiaggia, c...! Solo rocce che sembrano vulcaniche, una m...». «Ma la natura sarà stata bella». «La natura? F..., ma quella
c’è dappertutto, se vado in vacanza, porco..., voglio divertirmi!». Ci chiediamo se i pacati discorsi, a noi incomprensibili, degli anziani di Aegina nel bar fronte mare avevano lo stesso tono sboccato, gli stessi vuoti contenuti, o se questo concentrato di alienazione ammantato di modernità sia un privilegio tutto nostro. Giunti alla Stazione centrale di Milano, ci dirigiamo verso la biglietteria. Non la troviamo. Forse c’è, ma veniamo dirottati da alcuni giovani di colore verso i distributori automatici. Ce n’è per tutti i gusti, ma gli sguardi perplessi dei viaggiatori incapaci di farli funzionare ci inducono ad affidarci ad un asiatico servizievole: «Dove andate? Lugano? Due biglietti? Seconda classe? Ecco, partenza alle 13.10, binario 3. Una piccola mancia?». Operazione durata meno di un minuto. Lo guardo ammirato allontanarsi sorridente in cerca di altri imbranati come me, cittadini incerti di una società ipertecnologizzata, lui forse giunto su un barcone in Italia ma intraprendente e a suo agio in questa nicchia tecnologica. Il TiLo se la prende comoda, ritarda di 15 minuti. Gente che sbuffa, accanto a me un giovane non alza lo sguardo dallo smartphone, batte nervoso i tasti, ad ogni invio un suono metallico. Quando
mi chiede quando arriviamo a Como, provo un piacere maligno nel rispondergli con un sorriso «non lo so». Nessuno guarda il paesaggio. Il viaggio è solo una noiosa attesa dell’arrivo, il presente un tempo inutile che ci separa da un futuro che rincorriamo. Como, poi Chiasso. Guardie di frontiera svizzero-tedesche che ispezionano il TiLo, scortano alcuni richiedenti l’asilo intercettati. Si riparte. Anche ora, una cacofonia di suoni di smartphone. Poi a Mendrisio sale un signore anziano, si regge su due stampelle. Siede dietro a me e all’improvviso lo sento parlare al telefono: «Sì, dottore, sto andando a Lugano, in perlustrazione, a fare un po’ di foto dall’alto. Tutto a posto, anche la mamma, sì, se sta bene lei sto bene anch’io, ormai siamo in collegamento. La saluto, ci risentiamo!». Una signora seduta di fronte a noi scoppia a ridere: «Lo conosco, sta all’ONC, fa finta di telefonare, ma si risponde da solo, è una sagoma!». Sbircio alle mie spalle, e mentre il signore riprende una «telefonata», vedo sullo schermo del suo smartphone solo una scritta: NON DIMENTICARE. Lo osservo: fra tutti i comunicatori virtuali mi sembra il meno ansioso, e forse quello più collegato con la propria realtà interiore. Bentornato a casa, mi dico.