Azione 02 del 7 gennaio 2025

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edizione

MONDO MIGROS Pagina 19

SOCIETÀ Pagina 21

Un libro curato da Elio Genazzi ripercorre la storia degli impianti idroelettrici della Valmaggia

Il 20 gennaio Trump ritornerà alla Casa Bianca in un’America sconvolta da una crisi di identità

ATTUALITÀ Pagina 25

Un secolo di Migros

CULTURA Pagina 31

La Kunsthaus di Zurigo dedica una retrospettiva alla magnetica artista balcanica Marina Abramović

Alla scoperta della Blackyard ultramarathon, dove vince chi riesce a resistere più a lungo

TEMPO LIBERO Pagina 36

Pagine 3–17

Cara lettrice, caro lettore

Mario Irminger e Ursula Nold*

Migros compie 100 anni: un motivo per festeggiare! O meglio: 100 motivi per festeggiare! Li troverete tutti in questa edizione speciale dell’anniversario. Perché in Svizzera Migros fa parte della vita quotidiana delle persone. Ogni giorno

ci impegniamo per prodotti di alta qualità a prezzi vantaggiosi, condizioni di lavoro eque, pratiche commerciali sostenibili e coesione sociale.

Questo anniversario ci riempie di orgoglio e di gratitudine.

Senza la vostra fedeltà e fiducia, Migros non sarebbe là dove si trova oggi. Voi ci spronate a migliorare giorno dopo giorno. Per ringraziarvi, durante il corso dell’anno, vi offriremo tutta una serie di attività. A nome di tutte le nostre dipen-

denti e i nostri dipendenti, VI diciamo: MERCI, GRAZIE, DANKE, GRAZIA, perché Migros fa parte anche della vostra vita! Non ci resta che invitarvi a festeggiare con noi!

* Mario Irminger, presidente della direzione generale e Ursula Nold, presidentessa dell’amministrazione FCM

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Perché ti sorprendiamo tutto l’anno con azioni per l’anniversario

La Migros compie 100 anni e sarà una festa anche per il tuo portafoglio: nell’anno dell’anniversario, ogni mese ci saranno riduzioni del 50% sui tuoi prodotti preferiti.

Perché la Migros c’è anche in versione Playmobil

La Migros in miniatura da tenere a casa?

Nell’autunno 2024 la Playmobil Mania lo ha reso possibile. Per 20 franchi spesi si riceveva un bollino e con le cartoline di raccolta complete si otteneva uno dei cinque set.

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Per via degli «Hörnli»

Nel 1925 i «cornetti» facevano parte dei primi 6 prodotti Migros, insieme al caffe, al riso, allo zucchero, al sapone e al grasso di cocco.

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Per il gelato con la foca

100 anni, 100 motivi 6

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… perché da noi ogni anno si candidano oltre 330’000 persone

Qui trovi i posti vacanti della Migros

Il designer grafico e artista

Hans Uster ha disegnato le confezioni dei mitici gelati Migros con la foca, l’orso e la scimmia nel 1975. La sua ultima illustrazione è stata lanciata nel 2022: l’elefante per il gelato al caramello. Poco prima della sua morte, l’allora novantatreenne ci ha parlato del suo lavoro.

«Il fatto che i miei soggetti animali piacciano ancora a così tante persone mi sorprende».

Hans Uster, (†) aprile 2022

Per il latte di Bischofszell

Io sono: Cristian Hohenegger, addetto alla lavorazione del latte. La nostra produzione annuale: 3,5 milioni di litri di latte Demeter.

Il nostro latte è: da produzione sostenibile e rispettosa della natura

La cosa migliore fatta col latte: il burro. Mi ricorda la mia infanzia.

Il mio peggior nemico: una catena del freddo interrotta.

Un errore comune dei consumatori: l’idea che il latte non sia più buono non appena si forma uno strato di panna.

La cosa che mi rende più felice: la colazione della domenica con treccia e burro fresco.

Il mio desiderio: una maggiore consapevolezza per cambiare le cose in una prospettiva di sostenibilità.

Di cosa vado fiero: nel 1989 siamo stati il primo caseificio a ottenere la licenza per la lavorazione del latte biologico.

Perché a 26 anni si può già gestire una filiale

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Per il detersivo per stoviglie Handy

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Perché puoi macinare i tuoi chicchi di caffè freschi in ogni filiale maggiore

Il flacone arancione è diventato parte integrante delle case svizzere. L’esperta di pubblicità Regula Bührer-Fecker spiega come il detersivo Handy sia diventato un prodotto di culto.

Marina Grabovac ha iniziato l’apprendistato alla Migros nel 2013 e dal 2022 gestisce una filiale con 18 collaboratori. Il suo motto: «Non esiste l’ascensore per il successo, ma solo le scale».

Signora Regula BührerFecker, ci spiegherebbe perché la Migros ci ha azzeccato con il design di Handy? «Handy è diventato un’icona svizzera grazie al suo nome, alla forma e al colore della bottiglia. Il design è minimalista ma spiritoso e ammiccante. Un prodotto quotidiano che si potrebbe trovare anche in un museo di design».

Perché puoi vincere dei biglietti per il Säntispark

Hai voglia di scivolare e sguazzare? Allora prova subito a vincere uno dei 20 buoni del valore di 100 franchi per il centro per il tempo libero Säntispark della Migros.

Scansiona qui e vinci:

L’agricoltura Demeter non prevede il taglio delle corna delle vacche
Marina Grabovac (28) gestisce la filiale di Wildegg AG.

GRAZIE

100 anni, 100 motivi

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Perché deteniamo un record sulla raclette

L’impresa Migros Gruppo Elsa (ex Mifroma), nel 2014 ha stabilito un record da Guinness con il fornello per raclette più lungo del mondo. Il fornello, lungo 100 metri, era riscaldato da 2600 candele scaldavivande. In media, ogni sei minuti venivano fuse 870 fette di raclette e distribuite gratuitamente al pubblico che assisteva al «Raccard Challenge».

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Perché facciamo arte a prova di busta della spesa

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perché ogni anno facciamo muovere oltre 230’000 persone

La Migros si impegna per le corse popolari in tutta la Svizzera e sostiene oltre 40 corse, tra cui la «StraLugano», la «Luzerner Stadtlauf» e la «20 km de Lausanne».

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Perché la Migros di Suhr ospita da anni una coppia di gheppi

Da oltre dieci anni dei gheppi nidificano e covano nel centro di distribuzione Migros di Suhr AG. Nel sito sono presenti anche 43 cassette di nidificazione per rondoni comuni e maggiori e aree fiorite per gli insetti. Il centro di distribuzione lavora in stretta collaborazione con l’associazione locale per la protezione della natura e degli uccelli.

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Tre domande a Nadia Schneider, co-responsabile del Migros Museum für Gegenwartskunst Arte sul sacco Migros, perché? In questo modo portiamo l’arte tra la gente, e la rendiamo accessibile. Un’opera d’arte per 40 centesimi è in perfetta linea con le idee di Gottlieb Duttweiler.

In che modo vengono scelti gli artisti? Il focus è sulla Svizzera. La giuria di cinque persone (che cambiano costantemente) nelle sue scelte tiene conto anche della diversità.

Una borsa di carta come può raggiungere un valore di 14’000 franchi?

La borsa costa 40 centesimi, le edizioni limitate e firmate 100. È così che funziona l’arte. Il fatto che i prezzi esplodano dipende dall’imprevedibilità del mercato dell’arte. Nicolas Party ha grande successo – e così anche le nostre borse.

Per Marlon Vannuchi, che prepara gli scaffali per noi

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Perche si può sviluppare la propria barretta Farmer preferita per Migros

«I miei ingredienti preferiti, mandorle, pistacchi e datteri, stanno benissimo insieme. Sono molto soddisfatta».

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Per Blévita

«Produciamo circa 400’000 confezioni alla settimana. In un anno fanno più di mezzo miliardo di Blévita».

Sandra Weiss, ingegnere meccanico presso l’impresa Migros Delica

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Perché abbiamo eletto democraticamente una birra da mettere sugli scaffali

Cosa è importante per te?

Mi piace quando gli scaffali sono puliti e riempiti a dovere. Perché ciò sia possibile, devo pianificare le ordinazioni in anticipo e distribuire al meglio i compiti nel mio team.

Cosa ti piace sistemare, e cosa invece no?

Preferisco sistemare le conserve alle confezioni di tè. Sebbene queste ultime siano più leggere, ci vuole più tempo per sistemarle a dovere.

Perché nelle filiali i nostri macellai sanno dire esattamente quanti minuti la bistecca debba restare in padella

Il divieto di vendere alcolici è sancito nello statuto della Migros dal 1928. Nel 2022 le cooperative hanno votato sull’abrogazione di tale interdizione. Il dibattito «Oui» o «Non» aveva addirittura acceso gli animi durante la trasmissione politica SRF «Arena». La decisione è stata chiara: la Migros non venderà alcolici.

«Rosolare dapprima lo steak ad alta temperatura da entrambi i lati per un minuto, ridurre la fiamma e lasciare arrostire ancora per un minuto da entrambi i lati».

Cyril Menart (49), macellaio al Centre Marin di Neuchâtel

Marlon Vannuchi (25) lavora come responsabile team alimentari alla Migros Cornavin di Ginevra
Bruna Decandia, vincitrice del concorso Atelier Farmer 2024

GRAZIE

100 anni, 100 motivi

Perché nel centro di Basilea c’è un giardino dove le persone si incontrano 22 20

fragola più

del

Perché ci piace guardare le stelle 24

Qui le persone passano il tempo, si salutano o fanno giardinaggio insieme: il parco cittadino di Allschwilerplatz a Basilea riunisce gli abitanti del quartiere e i passanti. Grazie al sostegno della prima iniziativa partecipativa sul vicinato pensata dalla Migros, è stato possibile ampliare il giardino.

Perché abbiamo scoperto che oggi gli uomini impiegano lo stesso tempo delle donne a fare la spesa

Il Gottlieb Duttweiler Institut (GDI), fondato nel 1963, svolge ricerche sulle tendenze attuali nel settore dei consumi, del commercio e della società. È il più antico think tank della Svizzera.

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Perché 100 franchi valgono molto alla Migros

Per la fragola più grande del mondo

Tre domande a Stefan Wälchli, pilota della mongolfiera fragola-bio

Fa volare la fragola-bio Migros anche in inverno? Sì, l’aria è più limpida e secca, la mongolfiera è più efficiente. Voliamo con il vento, tanto nel cesto non lo si sente.

Dove immagazzina il pallone? Sistemo i 224 kg di tessuto in poliestere in un rimorchio per auto. È vero che lei soffre di vertigini?

Personalmente soffro di vertigini se salgo per esempio su una torre. Invece nel cesto, non appena si stacca dal suolo, tutto fila liscio.

Per le gustose carote di Klarsreuti TG

Chi sono: Stephan Marti (58), coltivatore di verdure.

La mia produzione annua: 15 tonnellate di carote Demeter per Migros. Le mie carote sono: gustose

La ricetta migliore: insalata di carote con semi di sesamo.

Il mio peggiore nemico: un autunno bagnato. Un errore comune dei consumatori: pensare che tutte le carote siano diritte.

Il momento più felice: quando il raccolto è buono nonostante condizioni di coltivazione difficili. Mi auguro: prezzi onesti. Il periodo dell’anno più intenso: l’autunno.

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Perché diamo il piacere della lettura 4 milioni di volte

Ogni anno, grazie a Ex Libris, la libreria online più grande e con i prezzi più vantaggiosi della Svizzera.

27 Per il folletto Finn

2018

La
grande
mondo: 33 metri, 6000 metri cubi

GRAZIE

100 anni, 100 motivi

Was gefällt dir an deiner Arbeit?

Ich finde es schön, dass ich Menschen helfen kann, Probleme zu lösen. Es motiviert mich, dass jemand dank meiner Hilfe etwas Positives erlebt.

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Per la signora Carvalho, che ha una risposta per ogni domanda

Perché offriamo 575’000 metri quadrati di paradiso

Perché cercare mete lontane? Il benessere lo trovi anche vicino a te, grazie ai nostri quattro parchi. Oltre al Parc Pré Vert du Signal de Bougy a Bougy-Villars VD (nella foto), anche il GurtenPark a Wabern BE, il Park Grün 80 a Münchenstein BL e il Park im Grüene di Rüschlikon ZH sono un invito a passeggiare, giocare e grigliare. Questi parchi esistono grazie al Percento culturale Migros.

Cosa le piace del suo lavoro al Servizio clienti?

Mi piace poter aiutare le persone a risolvere i problemi. Mi sento motivata quando qualcuno vive un’esperienza positiva grazie al mio aiuto.

Quali domande le vengono poste con particolare frequenza?

Spesso la clientela vuole sapere se un determinato prodotto è disponibile in stock. Ricevo anche molte richieste riguardanti le macchine da caffè e le fotocopiatrici. A volte anche per i fiori.

Cosa le piace in particolare?

Quando la clientela si prende il tempo per ringraziarmi dell’aiuto. Purtroppo al giorno d’oggi succede di rado.

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Perché nelle filiali predisponiamo delle sedie per le persone che dovessero sentirsi stanche

di Limmatplatz a Zurigo invitano i clienti a concedersi un po' di riposo.

Perché tutto il mondo e tutte le generazioni amano Mr. Bean

Nel 2024, Mr. Bean è tornato in televisione per 45 secondi nella nuova pubblicità del cioccolato Frey. Chi altri avrebbe saputo prendere in giro l’industria svizzera del cioccolato in modo così simpatico?

Was wirst du besonders oft gefragt? Am häufigsten erkundigen sich die Kundinnen und Kunden, ob ein bestimmtes Produkt an Lager ist. Ich erhalte auch viele Fragen zu unseren Selbstbedienungs­Kaffeemaschinen und ­Kopiergeräten. Manchmal auch zu Blumen. Worüber freust du dich am meisten? Wenn sich Kundinnen und Kunden Zeit nehmen, sich bei mir für meine Hilfe zu bedanken – was leider recht selten geworden ist.

Ich dass ich Menschen helfen kann, Probleme zu lösen. Es motiviert mich, dass jemand dank meiner Hilfe etwas Positives erlebt.

Was wirst du besonders oft gefragt? Am häufigsten erkundigen sich die Kundinnen und Kunden, ob Selbstbedienungs feemaschinen und piergeräten. Manchmal auch zu Blumen. Worüber freust du dich am meisten? Wenn sich Kundinnen und Kunden Zeit nehmen, sich bei mir für meine Hilfe zu bedanken – was leider recht selten geworden ist.

1Fr.

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Per i nostri oltre 500 prezzi bassi

Unsere über 500 Tiefpreise

Da qualche tempo le etichette gialle indicano i nostri prodotti a prezzo basso

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«Ricordo il primo giorno come se fosse ieri. Dovevo appendere le banane. Era il primo aprile del 1975, avevo 15 anni e dopo una formazione nell’economia domestica presso una famiglia, quello alla Migros era il mio primo posto fisso. Alla fine sono diventati 48 anni, ma non mi sono mai fermata. Sono stata cassiera – anche prima cassiera –, poi sono passata al servizio clienti e più tardi in ufficio. I cambiamenti fanno bene alla mente.

Riconosciuta ancora oggi Sono in pensione da poco più di un anno. Cosa mi manca? Le conversazioni con colleghi e clienti. Sono sempre contenta quando qualche cliente mi riconosce mentre faccio la spesa e comincia a parlarmi. A volte do una mano alla Migros di Wohlen AG. Non ho tempo di annoiarmi. Mi dedico molto al giardino e due volte alla settimana curo i nipotini»

Per torta e caffè a buon prezzo

Il caffè alla Migros è molto conveniente. Perché non accompagnarlo a un dolce, altrettanto conveniente?

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Perché la nostra pizza è ancora farcita a mano

Perché miglioriamo la qualità della vita delle persone «Il nostro supporto medico offre ai bambini un’aspettativa di vita di 80-85 anni» Il dottor Gregor W. Kaczala (49) è

Silvia Carvalho (39) lavora al Servizio clienti della Migros Métropole di Losanna.
Le sedie nella filiale Migros
Brigitte Schalch (65) ha lavorato tutta la vita per la Migros. Quando manca personale, le succede ancora oggi di dare una mano.

GRAZIE

100 anni, 100 motivi

Perché la nostra banca non elargisce bonus

La Banca Migros è stata la prima grande banca svizzera ad abolire il pagamento dei bonus nel 2018. I collaboratori e le collaboratici non devono pensare al proprio tornaconto personale, ma piuttosto mantenere una visione d’insieme ben più importante: decisioni finanziarie migliori per la clientela, in ogni situazione della vita.

Perché Sandra Paz (Honduras) per il suo caffè riceve di più

Sandra Patricia Paz mentre raccoglie il prezioso caffè Arabica

«La collaborazione con Fairtrade ha migliorato la nostra vita»

È grazie a persone come Sandra Paz (45) dell’Honduras se in Svizzera possiamo bere il Cafè Royal. Sandra è coltivatrice di caffè a Santa Barbara, una regione nel nord-ovest dell’Honduras, dove Migros lavora con la cooperativa Comdelica. Paz è una dei trecento membri.

Fairtrade Cafè Royal Per ogni confezione venduta di «Fairtrade Cafè Royal Honduras» al prezzo minimo fairtrade si aggiungono 50 centesimi per i produttori e per progetti senza scopo di lucro in loco. La clinica locale è interamente finanziata con questi contributi. Di ciò approfitta anche Paz: vi

Perché ogni settimana ti proponiamo ricette con i prodotti attualmente in azione

lavora più volte alla settimana – il suo secondo impiego. Grazie alle entrate più solide ha potuto acquistarsi un quad. «Ora sono molto più indipendente e raggiungo più in fretta la mia fattoria». In Honduras solamente una minoranza possiede un’automobile.

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Perché ci sono 150 frigoriferi «Madame Frigo»

L’associazione Madame Frigo combatte lo spreco alimentare con un’idea intelligente: si può mettere il cibo che non serve più in 150 frigoriferi pubblici. Chi vuole, può prenderlo gratis. Il Fondo pionieristico Migros ha sostenuto il progetto nella fase di avvio.

Tre domande a Jana Huwyler, 29 anni, fondatrice dell’associazione

Qual è la cosa che viene messa più spesso nei frigoriferi Madame Frigo?

Prevalentemente verdura e frutta, ma anche yogurt, birchermüesli e pane. Il cibo viene sempre preso molto rapidamente. Non viene lasciato quasi mai nulla.

Ci saranno più frigoriferi pubblici in futuro?

Sì, perché la domanda è molto alta. Contiamo che nel 2025 saranno aggiunti circa 20 nuovi frigoriferi.

Perché ha voluto fare qualcosa contro lo spreco alimentare?

Quando ero studentessa ho lavorato per un’azienda di catering. La sera dovevo raschiare via dalle coppette molti dessert ancora commestibili e buttarli via. Tutto questo spreco mi ha scioccata.

trita con spezie orientali e uovo sodo al proprio interno, accompagnate a insalata

Perché forniamo consulenza a molte associazioni

Un’associazione svizzera su dieci ha già beneficiato del centro di competenza «vitamina B». Esso offre corsi per le direzioni delle associazioni mostrando, ad esempio, come attirare nuovi membri. Il centro di competenza «vitamina B» esiste grazie al Percento culturale Migros.

Quanti rotoli di sushi prepara ogni giorno? La media è di 200. In cosa si differenzia il sushi qui dal sushi in Giappone? In Giappone ci sono più tipi di pesce, quindi si mangiano più nigiri. In Svizzera invece più maki.

Qual è il piatto più richiesto al Sushi Corner? La poke bowl Spicy Salmon.

Perché raccogliamo circa 8000 tonnellate di PET all’anno

Nessun altro dettagliante in Svizzera ritira così tante bottiglie vuote in PET come la Migros. Le bottiglie vengono poi riciclate e trasformate in nuovi prodotti: nuove bottiglie, ma anche sacchetti e giacche.

Ricetta Piccoli nidi d’uovo con carne trita (Nargis Kebab)
Un piatto gradevole nel sapore e nell’aspetto: polpette di carne
Per la chef di sushi Kayoko Tomida Anderegg
Più ricette con prodotti in azione su migusto.ch
Patricia Paz, coltivatrice di caffè
Kayoko Tomida Anderegg prepara sushi fresco per la Migros a Bulle FR
Foto: Migusto, Sean Hawkey, Matthieu Spohm, Migros, Gerber/Loesch

100 anni, 100 motivi

Lo scanner ti dice se l’avocado è troppo duro, maturo al punto giusto o troppo morbido.

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Perché in negozio puoi fare un test di maturazione degli avocado

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47 Perché da noi trovi ancora questo Super Mario

Perché per te Adelina Rahmani prende qualsiasi cosa dagli scaffali

46 Per il formaggio di montagna di Davos

grande negozio online svizzero.

La 27enne lavora nella logistica per Migros Online a Pratteln BL

Come si svolge una sua giornata lavorativa tipo?

La mia giornata inizia alle 5 del mattino. Per ogni ordine, vado in giro con un carrello e prelevo la merce. Finisco di lavorare alle 15.00.

Ci sono alcuni prodotti che vengono ordinati con particolare frequenza su Migros Online? Alcol e pasta, ma anche cola e ravioli in scatola.

Quanto tempo ci vuole per completare un ordine?

Per gli ordini piccoli ci vuole solo qualche minuto. In media, impieghiamo sette minuti. Per quelli più grandi, a volte ci vogliono anche venti minuti. 48

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Per le mele Gala di Hünenberg ZG

Io sono: Christian Burri, frutticoltore.

La mia produzione annuale: 70 tonnellate di mele Gala.

Le mele sono: un frutto davvero versatile.

La cosa migliore con le mele: la torta di mele tiepida.

Il mio peggior nemico: i nuovi parassiti senza antagonisti naturali.

Un errore comune dei consumatori: l’idea che le mele sbucciate siano più sane.

La cosa che mi rende più felice: quando le mele vengono risparmiate dal maltempo fino alla raccolta.

Il mio desiderio: maggiore attenzione nel maneggiare la frutta sugli scaffali dei negozi.

La particolarità delle mele Gala: il loro sapore dolce.

Perché puoi

ricaricare la batteria in 500 stazioni di ricarica

Circa 500 punti di ricarica sono a tua disposizione nelle filiali Migros e nelle stazioni di servizio Migrol. Così nessuna auto elettrica dovrà più rimanere a secco. Nei prossimi anni Migrol, in qualità di gestore di M-Charge, espanderà la rete fino a superare le 2000 stazioni di ricarica distribuite in tutto il Paese.

Chi sono: Martin Flüeler, produttore di formaggio.

La mia produzione annua: circa 100 tonnellate.

Com’è il formaggio di montagna: naturale, intenso, salutare e gustoso.

Il momento migliore per gustare il formaggio di montagna: a colazione e a cena.

Il mio peggior nemico: troppo poco (buon) latte.

Un errore comune dei consumatori: pensare che il formaggio stagionato o la fondue contengano lattosio. La cosa che mi rende più felice: aver ricevuto l’oro ai Campionati mondiali del formaggio.

Il mio desiderio: ricevere ancora più premi. Il sapore del mio formaggio: gustoso, aromatico ed equilibrato.

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Perché grazie a voi abbiamo riavuto le Wave Chips

Su migipedia.ch i clienti della Migros scambiano opinioni e valutano i prodotti. A volte vorrebbero riavere un prodotto ormai introvabile. È quel che è successo anche per le Wave Chips M-Budget che sono tornate sugli scaffali grazie alla community Migros.

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Perché Dutti vive ancora oggi

Nel 2017, l’Ufficio federale dell’ambiente ha commissionato dei ritratti in legno di venti famosi personaggi svizzeri, tra i quali anche il fondatore della Migros Gottlieb Duttweiler. La statua si trova nel parco «Park im Grüene» di Rüschlikon ZH.

Game & Watch: Super Mario Bros.* Fr. 61.90 *Uno dei 6,3 milioni di prodotti di Digitec Galaxus, il più

100 anni, 100 motivi

52 Per le patate bio del Seeland.

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Per le

nostre

regine della lotta svizzera

Il 2 settembre del 2023

Angela Riesen (21) ha raggiunto il proprio sogno. «Solo durante la cerimonia di premiazione nel mio paese di residenza Helgisried BE mi sono resa conto di essere diventata davvero regina della lotta svizzera».

Da due anni Migros sostiene la lotta svizzera femminile come sponsor principale.

Chi siamo: Bruno e Marcel Christen, orticoltori di Büchslen BE.

La nostra produzione annua: 400 tonnellate di patate.

La nostra offerta: patate a pasta soda e a pasta farinosa, baby e novelle.

Il piatto migliore con le patate: i rösti.

Il nostro peggior nemico: il tempo, la dorifora e la peronospora.

Un errore comune dei consumatori: pensare che la buccia non sia preziosa.

La cosa che ci rende più felici: essere in buona salute.

Il nostro desiderio: più apprezzamento per l’agricoltura e i suoi prodotti.

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Perché il mercoledì è il giorno dell’insalata

La nostra sfida più grande: riuscire a coprire i costi di produzione.

In molti ristoranti Migros il mercoledì è il giorno dell’insalata. L’insalata si può comporre a proprio piacimento, spesso con un ribasso.

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Perché a ogni acquisto

torna in tasca del denaro

Ogni anno circa 250 milioni di franchi tornano ai titolari delle carte Cumulus sotto forma di buoni blu. I punti si possono raccogliere alla Migros e presso una ventina di altri partner.

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Per il manzo da pascolo di Hasle in Entlebuch LU

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Perché il cioccolato della Migros vola in tutto il mondo con la Swiss

Ogni anno la compagnia aerea di bandiera distribuisce ai passeggeri

La nostra produzione annuale: da 25 a 30 manzi da pascolo.

La cosa migliore con il manzo da pascolo: un bel taglio di carne alla griglia.

Il nostro peggior nemico: i vegani.

Un errore comune dei consumatori: l’idea che la carne sia poco sana e il suo consumo moralmente discutibile.

La cosa che mi rende più felice: la prima uscita al pascolo in primavera.

Il nostro desiderio: dei manzi sempre in salute.

Quanto sono importanti per noi gli animali: moltissimo. Non da ultimo, perché contribuiscono non poco al nostro reddito.

Chi siamo: Ruth e Bernhard Wicki-Durrer, agricoltori.
Da Aadorf TG fino a Zermatt VS: in Svizzera puoi trovare supermercati Migros in 784 luoghi – presto saranno ancora di più: entro il 2030 ne sorgeranno altri 140.
ristorante Migros c’è un gran viavai dalla mattina alla sera: colleghi di lavoro che si godono insieme una meritata pausa, persone
Foto:

«Prima lavoravo in una piccola pasticceria e mi stupisce sempre la rapidità con cui qui si crea un praliné Frey»

Steven Bäni, specialista in confettatura alla Delica

La cassiera Yvonne Cabrera-Kägi apprezza molto il contatto con la clientela

Yvonne CabreraKägi (51) lavora come cassiera alla Migros di Herblingen SH.

Turno del mattino o della sera?

Tutt’e due. Ogni momento della giornata ha il suo fascino.

Carta o contanti? Ovvio, carta. Si fa più in fretta. Ma va bene anche chi desidera sbarazzarsi della moneta.

Carrello o cestino?

Dipende dall’acquisto. Anche in questo caso bisogna essere flessibili.

Perché le nostre merci viaggiano per oltre 12 milioni di chilometri su rotaia

Per rispetto dell’ambiente, la Migros si affida al trasporto ferroviario ed è quindi il cliente più importante di FFS Cargo. Ogni anno i nostri prodotti percorrono oltre 12 milioni di chilometri in treno. 64

Perché abbiamo il personale di cassa più gentile

Perché ci impegniamo per l’istruzione

Mettere tutto velocemente nella borsa o prendersi il tempo necessario?

Ognuno dovrebbe fare come vuole. Per chi va di fretta, metto il turbo.

e l’acquisto di materiale scolastico.

Rivoluzionario:

Perché abbiamo inventato Coffee B, la capsula senza capsula

Perché abbiamo i cestini anche in mezzo al negozio, qualora si acquistasse più del previsto

Joel Scheidegger, in che modo hanno contribuito alla biodiversità le misure di IP-Suisse? Hanno permesso che le allodole ritornassero nei campi di grano. Insieme al comune Treytorrens VD abbiamo scoperto un serbatoio per l’acqua fresca. Grazie alla nuova siepe la zona è diventata l’habitat di molte farfalle e insetti.

Joel Scheidegger è uno dei circa 10’000 contadini IPSuisse. Migros e Denner, insieme, sono il più grande partner di IP-Suisse. Il marchio promuove da oltre trent’anni la varietà delle specie in Svizzera.

Perché ogni anno più di 73’000 persone vanno al Festival di Gurten

68 Perché dal contadino IP-Suisse Joel Scheidegger sono tornate a nidificare le allodole Perché nel take away Migros arrivano panini freschi ogni due ore

La Migros sostiene Festival in tutta la Svizzera – tra questi vi è anche il Festival di Gurten, che quest’anno avrà luogo dal 16 al 19 luglio.
Un classico: panino con impanata di pollo

Perché si può anche scansionare da sé 70

700

filiali Migros su 783 in tutta la Svizzera offrono casse self-checkout in cui la clientela può scansionare i prodotti da sé.

2011 È l’anno in cui in sei filiali sono state installate le prime casse self-checkout.

12’721

Sono stati gli acquisti effettuati il 26 settembre 2024 alle casse self-checkout della Migros della stazione centrale di Zurigo: il record di quest’anno. In quel fine settimana si sono tenuti i Mondiali di ciclismo e paraciclismo su strada.

Perché una classe impara l’italiano con noi da più di 10 anni

Si incontrano ogni venerdì al corso di italiano della Scuola Club. Ma ormai da tempo a unire questo gruppo di Zugo è qualcosa di più del solo amore per la lingua italiana

Leggono insieme romanzi di Antonio Manzini, parlano della cultura alimentare italiana e spesso ridono di gusto. «Il mio ex capo una volta ha chiamato il corso “Lach-Italienisch”, qualcosa come “ilaritaliano”», racconta Alessandra Pasqui, che da molti anni tiene il corso di italiano alla Scuola Club Migros di Zugo. Bettina è la decana della classe. Ha frequentato il corso per la prima volta più di 15 anni fa. All’inizio ci sono stati alcuni cambiamenti, ricorda. «Ma da circa 10 anni siamo un gruppo relativamente stabile.»

Un rapporto che da tempo si è trasformato in amicizia: dopo il corso, vanno a prendere un caffè insieme, si incontrano a cena o si mandano su WhatsApp foto delle loro vacanze.

Per le fragole di Otelfingen ZH

Chi siamo: Heinz (67) e Dominik Schibli (37), contadini.

La nostra produzione annua: se messa in fila la produzione produrrebbe una catena di fragole lunga 400 chilometri.

Le fragole sono: le regine della frutta.

La miglior cosa con le fragole: torta di fragole.

Il nostro peggiore nemico: la pioggia durante la stagione del raccolto.

Un errore comune dei consumatori: che le bacche continuino a maturare e che si possano conservare per qualche giorno nel frigorifero.

La cosa che ci rende più felici: il gregge di pecore che brucano sotto le nostre fragole.

Il nostro desiderio: più valorizzazione per i generi alimentari.

In inverno: ci prepariamo alla prossima stagione.

Per i pomodori che crescono sulla terra lavica

Il pomodoro San Marzano DOP è considerato il re dei pomodori. Cresce nell’Italia meridionale, nella regione di Agro nocerino sarnese in Campania. Ai piedi del Vesuvio la fertile terra vulcanica, il sole intenso e l’aria di mare gli conferiscono un sapore incomparabile.

Perché abbiamo inventato il mitico Ice Tea

Tre domande a Ruedi Bärlocher, che nel 1984 ha inventato il mitico Ice Tea

Il giorno più bello della settimana La classe ha anche fatto delle gite insieme. «Siamo andati a Locarno, Lugano e Bellinzona», racconta la docente Alessandra Pasqui, lei stessa parte integrante del gruppo e a cui spesso studenti e studentesse regalano dei fiori. Bettina non potrebbe immaginare una settimana senza il corso di italiano. «Per me il venerdì è il giorno più bello della settimana».

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Perché dal 1949 la Svizzera si lava i denti con Candida 76

Cosa rende tanto speciale il mitico Ice Tea?

Estraiamo direttamente dalle foglie di tè. Le sostanze contenute passano dalle foglie all’acqua, conferendo al tè il suo carattere tipico.

Quindi non esiste una formula segreta?

Sì e no, perché tutti gli ingredienti figurano sulla confezione. Le quantità di ogni singolo ingrediente rimangono però un segreto. Anche i dettagli della delicata lavorazione non sono resi noti.

Perché ancora oggi l’Ice Tea continua ad avere successo?

È una bevanda per tutta la famiglia da portare con sé e ideale per ogni occasione. Anche il buon rapporto qualità-prezzo depone a suo favore.

proprie industrie. Buona qualità a un prezzo contenuto, come la maionese M-Classic a 1.50 franchi.

Café Royal, cioccolato Frey, Candida: la Migros ha più di 200 marche proprie, molte delle quali prodotte nelle
Fieri delle loro fragole: Dominik (sin.) e Heinz Schibli.
Un gruppo rodato: la responsabile del corso Alessandra Pasqui con Ursina, Kathrin, Charly, Bettina, Verena e Sepp (da sin.)
Foto: Daniel Winkler, Anja Metzger, Christian Schnur, Yves Roth, MGB Dokumentation

GRAZIE

100 anni, 100 motivi

Per via del bürli Jowa

Chiunque sia cresciuto con la Migros conosce il bürli

Jowa. «Jowa» è il panificio industriale della Migros in cui viene prodotto, ma perché «bürli»?

Bürli Jowa

100 g Fr. 1.–

Per la democrazia Migros

«Come delegata, rappresento gli interessi dei clienti e delle clienti e posso persino modificare gli statuti della Migros»

Mélanie Zuber, 45 anni, membro dell’Assemblea dei delegati FCM, il Parlamento della Migros

Perché il bürli si chiama proprio bürli?

La parola deriva da «kleines Bauernbrot», «pagnotta campagnola».

A seconda della regione, viene chiamato anche «St. Galler bürli», «pürli», «mutschli» o «mutsch». In certi posti un tempo lo si chiamava «batzebrötli» o «vierteil».

Di culto già allora, scatola di latta per l’Eimalzin Anni 60

la prima marca propria di Migros

Nel 1929, due uomini con lo stesso nome di battesimo si incontrarono al buffet della stazione di Zurigo e strinsero un accordo: Gottlieb Lüscher della fabbrica Haco di Gümligen avrebbe fornito a Gottlieb Duttweiler un preparato di malto, l’Einmalzin, la prima marca propria della Migros, ancora oggi presente sugli scaffali.

Perché

ogni anno festeggiamo insieme

Migros sostiene ogni anno oltre 1000 eventi. Una piccola selezione.

Migros Ski Day

• 11 gennaio-29 marzo, in tutta la Svizzera – 12 località Grand Prix Migros

• 12 gennaio-30 marzo, in 10 località, Finale: 3-6 aprile a Davos GR Migros-Percentoculturale-Classics

• B’Rock Orchestra, 27 gennaio a Zurigo; 28 gennaio a Ginevra

• Geneva Camarata, 20 marzo a Zurigo; 21 marzo a Ginevra

• Le Concert des Nations, 26 aprile a Ginevra; 27 aprile a Zurigo; 28 aprile a Berna

• Budapest Festival Orchestra, 18 maggio a Ginevra; 19 maggio a Lucerna; 20 maggio a Zurigo; 21 maggio a Berna Mini-Migros

• «Negozietto Migros» per bambini in 12 centri commerciali, dal 27 gennaio al 15 novembre

Merci Bus

• Il camion Migros in tournée dal 6 marzo al 18 ottobre, in 100 località in tutta la Svizzera Merci Tour

• 179 spettacoli in «Das Zelt» al prezzo di 9 CHF, 14 febbraio-23 dicembre, in 15 località

M4music Festival

• Festival di musica pop del Percento culturale Migros, 28 e 29 marzo a Zurigo Corse popolari

• 15 marzo Kerzerslauf; 3 maggio Luzerner Stadtlauf; 3 e 4 maggio 20 KM Lausanne; 10 maggio Grand Prix Bern; 17 maggio Sola-Stafette Zürich; 29 maggio Auffahrtslauf St. Gallen; 15 giugno Schweizer Frauenlauf Bern; 20 settembre Greifenseelauf; 27 e 28 settembre StraLugano; 4 e 5 ottobre Murtenlauf; 11 ottobre Hallwilerseelauf; 6 e 7 dicembre Course de l’Escalade Ginevra; 13 dicembre Course de Noël Sion; 14 dicembre Silvesterlauf Zurigo «Natura. E tu?»

• Esposizione itinerante, 1. marzo - 24 luglio, Grün 80 a Münchenstein BL; 1. agosto - 30 novembre Gurtenpark, Wabern BE SlowUp

Liechtenstein; 11 maggio Schaffhausen- Hegau; 18 maggio Solothurn-Buechibärg; 1. giugno Vallese; 15 giugno Hochrhein; 29 giugno Giura; 27 luglio La Broye; 10 agosto Brugg Regio; 24 agosto Lago di Sempach; 31 agosto Lago di Costanza; 7 settembre Mountain Albula; 14 settembre EmmentalOberaargau; 21 settembre Basel-Dreiland; 28 settembre Lago di Zurigo

Gurtengärtli

• Ogni mercoledì e domenica pomeriggio giardinaggio accompagnato per bambini, da fine marzo alla fine di ottobre al Gurtenpark di Wabern, Berna Fête de la Tulipe

• 28 marzo-11 maggio a Morges VD Ludamaniak

• Festival, 16-18 maggio, a Estavayer-le-Lac FR Festa di compleanno delle filiali

• In tutte le filiali della Svizzera festeggeremo i 100 anni Migros il 23 e il 24 maggio Sommernachtsball

• Festa da ballo gratuita, 21 giugno, Stazione Centrale di Zurigo Fête de la musique

• 21 giugno a Friborgo, Ginevra e Losanna Les Pianos égarés

• 25 pianoforti sparsi da suonare o da ascoltare, 5-22 giugno a Ginevra Feste di lotta svizzera

Summerstage Basilea 25-28 giugno; Moon & Stars Locarno 10-20 luglio; Open Air Frauenfeld 10-12 luglio; Gurtenfestival Bern 16-19luglio; Paléo Nyon VD 22-27 luglio; Open Air Lumnezia GR 24-26 luglio; Stars in Town Schaffhausen 30-9 agosto; Heitere Open Air Zofingen AG 8-10 agosto; Open Air Gampel VS 14-17 agosto; Seaside Festival Spiez BE 29-30 agosto; Summer Days Arbon TG 29-30 agosto

Migros Hiking Sounds

Per una panoramica delle nostre attività e delle sorprese intorno al giubileo 79

Perché L’ordine divino è uno dei film svizzeri di maggior successo

• 13 aprile Ticino; 27 aprile Murtensee; 4 maggio Werdenberg-

• Festa della lotta svizzera e degli alpigiani 22 giugno; Nordostschweizer Schwingfest San Gallo 29 giugno; Innerschweizer Schwingfest Seedorf UR 6 luglio; Rigi Schwing- und Älplerfest 13 luglio; Bernisch-Kantonales Schwingfest Langnau i.E. 13 luglio; Weissenstein-Schwinget 19 luglio; Nordwestschweizer Schwingfest Lenzburg AG 10 agosto; Schwägalp-Schwinget 17 agosto; Eidg. Frauen- und Meitlischwingfest (EFSF) Huttwil BE 24 agosto; Eidg. Schwing- und Älpler-fest Glarnerland+ (ESAF) 29-31 agosto Festival musicali

• Festi’neuch Neuchâtel 12-15 luglio;

Per la pasta di spelta pura di Kerns OW 82

Io sono: Bruno Höltschi, produttore di pasta.

La mia produzione annuale: 2000 tonnellate.

La spelta pura è: un antico cereale svizzero che non è mai stato incrociato con il frumento ed è quindi più digeribile.

La cosa migliore con la spelta pura: una bella pasta «alle cinque P» con spaghetti di spelta pura Kernser.

Il mio peggior nemico: i prodotti a basso costo di importazione.

Un errore comune dei consumatori: l’idea che la pasta di spelta pura sia una pasta integrale.

La cosa che mi rende più felice: sole e neve fresca.

• 1 e 2 marzo Meiringen-Hasliberg BE; 22-23 marzo Stoos SZ; 7-8 giugno Gstaad BE; 14-15 giugno Visperterminen VS; 21-22 giugno Stoos; 28-29 giugno Sainte-Croix VD; 23-24 agosto Wildhaus SG; 30-31 agosto Meiringen BE; 6-7 settembre Madrisa GR; 20-21 settembre Schwarzsee VS Festival de littérature jeunesse de Vevey

• Festival di letteratura per un pubblico giovane, 14-15 giugno a Vevey VD Blues estivo

• Openair-Blues, 27 giugno, Basilea Gratis al museo

• 2, 9, 16, 23 e 30 agosto in 14 musei a Berna; tutti i giorni al Migros Museum für Gegenwartskunst di Zurigo Le Castrum

• Festival multidisciplinare, 7-10 agosto, Yverdon-les-Bains VD Em Bebbi sy Jazz

• Jazzfestival, 15 agosto, Basilea Automne musical d’Ollon

• Festival per musica da camera, domenica 4 ottobre fino al 30, Ollon VD Thuner Wasserzauber

• Show di musica, luci e acqua, Thun, 26 settembre-26 ottobre Rendez-vous Bundesplatz

• Proiezione di spettacolo di luci su Palazzo federale, 18 ottobre22 novembre, Piazza federale Berna

Il mio desiderio: una maggiore consapevolezza sulle materie prime locali e sui prodotti del territorio. Il produttore di pasta

Nel 2017 oltre 350’000 persone hanno visto il film sulla battaglia per il riconoscimento del diritto di voto alle donne. È stato possibile girarlo anche grazie al sostegno del Percento culturale Migros.
Bruno Höltschi (sin.) con l’agricoltore Samuel Ineichen.

Per il più importante concorso per nuovi talenti

Ogni anno, nell’ambito del Festival M4music a Zurigo, ha luogo la Demotape Clinic, organizzata dal Percento culturale Migros. Si tratta di uno dei concorsi più importanti per i nuovi talenti della musica. In palio per chi realizzerà le migliori demo, soldi, coaching, esibizioni in radio e concerti.

85

Perché questi apprendisti completeranno la formazione nel 2025

Dalla vendita al dettaglio al commercio, via via fino alla logistica: la Migros propone numerosi apprendistati in più di 60 professioni.

Nome: Lara Carneiro Rodrigues

Età: 22 anni

Professione: impiegata di commercio al dettaglio AFC

Azienda: Cooperativa di Neuchâtel-Friburgo, centrale operativa di Morat FR «Proprio all’inizio, insieme al team abbiamo organizzato una festa di Halloween. È stato il primo passo verso un rapporto di lavoro basato sull’amicizia.

Di recente mi è stata affidata la responsabilità del reparto Convenience. Sono molto orgogliosa del fatto che i miei superiori credano in me».

Nome: Leandro Niederer

Età: 18 anni

Professione: impiegato di commercio con profilo M Azienda: Migros Svizzera orientale, centrale operativa di Gossau

«Del mio apprendistato mi piace in particolare la varietà, il contatto con la clientela e il lavoro di squadra. Ora non vedo l’ora di diplomarmi, sperando di poter continuare il mio percorso all’interno della Migros».

Nome: Jarik Notevski

Età: 18 annni

Professione: impiegato di commercio al dettaglio AFC Azienda: Cooperativa Migros Aare, centrale operativa di Langnau

«All’inizio del mio apprendistato ero molto introverso, però sono cambiato molto in fretta. Oggi per me è un punto di forza far sorridere non solo la clientela, ma anche il mio team, che mi ha sempre sostenuto. Se dovessi scegliere ora, farei esattamente la stessa cosa».

GRAZIE

100

anni, 100 motivi

Per la cicoria d’Yverdon VD

Chi sono: Christian Fasel, orticoltore.

La mia produzione annua: 150-180 tonnellate.

Cos’è la cicoria: un ortaggio invernale fresco e di stagione.

Il meglio con la cicoria: insalata con le mele.

Il mio peggior nemico: la luce. Perché la cicoria diventa verde e amara.

Un errore comune dei consumatori: lavarla immergendola nell’acqua anziché risciacquarla brevemente.

La cosa che mi rende più felice: immergermi nella natura o passeggiando.

Il mio desiderio: continuare a fornire prodotti di altissima qualità.

Così la cicoria piace anche ai bambini: caramellata brevemente in padella.

Perché anche il sole lavora per noi 87

La Migros ha installato impianti fotovoltaici in molte filiali, parcheggi ed edifici industriali. Forniscono elettricità rinnovabile per il raffreddamento, l’illuminazione, i processi produttivi e i trasporti. L’uso dell'energia solare ci avvicina a un obiettivo importante: entro la fine del 2030, le nostre aziende devono emettere il 70% in meno di gas serra rispetto al 2019.

Perché teniamo in forma la Svizzera 88

Perché si dovrebbe iniziare a fare fitness?

Perché allena il corpo e la mente e aumenta il nostro benessere. Come si fa a mantenere la motivazione? Allenarsi in corsi di gruppo unisce le persone.

E non va bene starsene sul divano? Al contrario. Il recupero fa parte dell’allenamento.

Perché la nostra acqua minerale viene filtrata dalle Alpi vallesane per 50 anni 86

La sorgente di Aproz è una delle sette sorgenti da cui la Migros ricava ogni anno 115 milioni di litri di acqua minerale. Quel che molte persone non sanno è che prima di essere imbottigliata come acqua minerale nello stabilimento di Aproz, l’acqua Aproz resta immagazzinata per decenni nelle Alpi vallesane sotto forma di neve.

200 sono gli impianti fotovoltaici installati in varie sedi della Migros.

43’000 sono i megawattora che ricaviamo ogni anno dall’energia solare: tanti quanti ne consumano in media 15’000 economie domestiche. – 52 Grazie al fotovoltaico, possiamo risparmiare emissioni di gas serra pari a 52 tonnellate di CO2

Per il Saucisson di Villeneuve VD

Chi siamo: Michel, Philippe e Pascal Gerber, macellai.

La nostra produzione annua: 200 tonnellate.

Cos’è il Saucisson Vaudois IGP: una salsiccia cruda affumicata a stagionatura interrotta.

La migliore ricetta col saucisson: il «papet vaudois», un piatto unico tradizionale del Canton Vaud.

Il nostro consiglio: non cuocere la salsiccia a fuoco

troppo alto per evitare che si apra e che i succhi fuoriescano. Punzecchiarla con uno stuzzicadenti o no? Qui i pareri sono divergenti. La cosa che ci rende più felici: produrre IGP dal 2004. Il marchio contraddistingue le specialità di una regione ben definita.

Ne siamo orgogliosi: un’impresa familiare arrivata alla sesta generazione.

Il Festival M4music di Zurigo quest’anno avrà luogo il 28 e il 29 marzo.
La cicoria viene lasciata germogliare al buio
Elodie Sella, 37 anni, direttrice del centro Activ Fitness Ginevra Maunoir.
Foto: Nik Hunger, Niels Ackermann, zVg, Migros Ostschweiz, Nik Hunger

GRAZIE

100 anni, 100 motivi

raggianti:

Ricetta

Pulled chicken burger con insalata di cavoli

Per 4 persone

1 mezzo pollo del Take Away Migros

400 g di cavolo rosso 1 cipolla rossa 1 mela 2 cucchiai di succo di limone 4 cucchiai di olio d’oliva

0,5 dl di salsa BBQ piccante 4 panini per hamburger 2 cetriolini

Insalata e anelli di cipolla a piacere

1. Staccare la carne dalle ossa.

2. Affettare finemente il cavolo e metà della cipolla. Grattugiare la mela con una grattugia. Condire il tutto con succo di limone, olio d’oliva, sale e pepe, coprire e far raffreddare.

3. Soffriggere il resto della cipolla a dadini in un po’ di olio d’oliva. Mescolare la carne spolpata con la pelle grigliata, le cipolle saltate e la salsa BBQ. Scaldare brevemente i panini tagliati a metà in una padella. Farcire con il pulled chicken e l’insalata di cavoli e servire con lattuga, anelli di cipolla e cetriolini a piacere.

La Migros

Perché ci piace chiacchierare alla cassa

Carla Maria Tschudi, di cosa parla alla cassa delle chiacchiere?

Chiedo ai clienti e alle clienti come va. Parliamo del tempo, dell’attualità o ci scambiamo ricette. Per alcune persone è l’unico contatto sociale che hanno durante il giorno.

Non è faticoso parlare dalla mattina alla sera? Mi piace stare alla cassa delle chiacchiere. Si creano dei rapporti con la clientela. Così la cassa è un arricchimento anche per me.

L’ingresso al Migros Museum für Gegenwartskunst è gratuito per tutti. Si trova al Löwenbräu-Areal a Zürich-West.

Bicchiere grigio, 30 cl, conf. da 4 Fr. 19.95
Cucchiaio
Allestire con stile e per pochi soldi – con i prodotti di Migros Kitchen & Co.
A Carla Maria Tschudi, 62 anni, piace lavorare alla cassa delle chiacchiere del supermercato MMM Romanel, dove le persone si concedono un po’ di tempo per conversare.

Non abbiamo ancora compiuto 100 anni.

ancora compiuto

Ma già da 41 siamo un mito.

Perché i bastoncini di pesce

Perché con le stelle ti guidiamo nei tuoi acquisti 97

Con il nostro M-Check puoi scoprire rapidamente quanto è ecologico un prodotto: più stelle ci sono, migliore è. In totale, indichiamo su più di 7’000 prodotti quanto essi siano rispettosi del clima, quale sia il livello di benessere degli animali implicati nella loro produzione e quanto sia sostenibile il loro imballaggio.

98 Perché inventiamo nuove patatine ogni anno

La Migros lancia ogni anno

scaffali

Perché il Monte Generoso fa parte della Migros 99

Il Fiore di pietra è stato progettato da Mario Botta e, con i suoi due ristoranti, rappresenta una meta amata.

9

La vetta (1704 m) è raggiungibile in cremagliera. Il percorso è lungo 9 chilometri.

100

Per le nostre e i nostri clienti

La Migros non sarebbe nulla senza le e i suoi clienti fedeli, come ad esempio la famiglia Santschi di Richterswil ZH.

«Amo i prodotti M-Budget e per dirla tutta li colleziono: dalle biciclette agli accendini fino agli skateboard». Roland (77)

Jolina, (6)

(34)

«Qui c’è il mio cioccolato preferito: il Tourist. Il self-scanning poi è fantastico perché mi evita di spostare avanti e indietro quel che compro».

Patricia (36)

«Mi piace la Migros perché posso andarci con il mio monopattino. Quando ci vado con il papà, mi prende sempre qualcosa di buono». Janosch, (6)

Ecco di cosa hai bisogno per un fish and chips vegetariano
Sul Monte Generoso ci sono
51 chilometri di sentieri escursionistici.
Nel giorno del tuo compleanno non paghi nulla per il viaggio.
Rafael
Foto: Getty Images, zVg, Adobe STock, Gabriele Ronchi, Basil Stücheli

100 anni Migros.

50 anni di tradizione nel gelato.

La stagione del minestrone

Attualità ◆ Dopo gli abbondanti pasti delle festività, un piatto vegetariano è un’ottima idea per riequilibrare l’organismo e portare in tavola una gustosa alternativa

Azione

21%

Il minestrone è un piatto nutriente e versatile che ha origini nella notte dei tempi. Tipico della cucina italiana ma anche ticinese, può essere adattato alle preferenze personali e stagionali. È una minestra a cottura lenta composta da verdure miste cotte in brodo, variamente insaporita e spesso arricchita con pasta, riso o patate. Ricco e sostanzioso, viene sovente servito come piatto unico, accompagnato a piacere con del pane croccante, formaggio grattugiato o dei salumi tipici assortiti.

Oltre alle verdure per minestrone coltivate in modo convenzionale, l’assortimento Migros annovera anche un mix di ortaggi svizzeri per minestrone provenienti da colture biologiche. Chi ama cucinare sceglie infatti sempre più spesso ingredienti a marchio bio, ideali per accontentare i gusti di tutti a tavola. Le verdure biologiche sono prodotte in modo sostenibile rispettando la natura. Si rinuncia per esempio all’impiego di prodotti fitosanitari chimici di sintesi, fertilizzanti artificiali ed erbici-

di, promuovendo l’impiego di insetti utili che aiutano a controllare la popolazione di parassiti nelle colture e altri prodotti naturali.

Il minestrone può essere preparato in molti modi diversi a seconda dei gusti e della disponibilità stagionale degli ingredienti. Per una semplice ricetta si può iniziare preparando un soffritto di cipolla tritata con qualche cucchiaio di olio di oliva. Quando la cipolla risulta leggermente dorata, aggiungere le altre verdure miste tagliate a striscioline o cubetti, come per esempio verza, carote, sedano, porro, patate, zucchine, piselli e fagioli borlotti, quest’ultimi lessati a metà. Far appassire tutte le verdure finché emanano un buon profumo e bagnare con del brodo. Condire con sale e pepe e lasciare sobbollire a fuoco basso e coperto per ca. 45 minuti fino a quando tutte le verdure sono tenere. Se si desidera arricchire il minestrone con pasta o riso, aggiungerli solo negli ultimi 10-15 minuti di cottura. Cospargere il minestrone con una spolverata di formaggio grattugiato e servirlo con del pane tostato.

Leggero e versatile tacchino

Attualità ◆ Magra e gustosa, la carne di tacchino è ideale per la preparazione di un’infinità di piatti

Questa settimana alla Migros si può approfittare di un’offerta speciale sulle fettine di tacchino

Azione 25%

Fettine di tacchino

Facilmente digeribile, tenera, con pochi grassi e ricca di importanti sostanze nutritive, la carne di tacchino è l’alleata ideale per coloro che vogliono nutrirsi in modo equilibrato, ma senza rinunciare al gusto. Inoltre, grazie alla sua versatilità, si presta a infinite preparazioni, dalle più semplici e veloci a quelle più elaborate e raffinate. Se il tacchino intero viene servito soprattutto durante le occasioni speciali arrostito al forno, dal canto loro le fet-

tine o scaloppine sono particolarmente gettonate per la loro preparazione veloce. Inoltre, grazie al loro spessore ideale, cuociono in modo uniforme, e sono per esempio perfette per cucinare una gustosa piccata (vedi ricetta). Inoltre, si sposano bene con i contorni più disparati, dalle verdure grigliate alle croccanti insalate, dal risotto alle patate al forno, dal purè di patate fino a una ratatouille di ortaggi misti per quel tocco di colore in più.

ricetta Piccata di tacchino con dadolata di pomodori

Ingredienti per 4 persone

• 4 scaloppine di tacchino di ca. 120 g

• 2 pomodori

• ½ cipolla

• Mazzetto di prezzemolo

• 3 cucchiai di Condimento bianco

• sale

• pepe

• 2 uova

• 3 cucchiai di parmigiano grattugiato

• 1 cucchiaio di farina

• 3 cucchiai di burro per arrostire

Preparazione

Taglia i pomodori a dadini. Trita finemente la cipolla e il prezzemolo. Mescola i pomodori con la cipolla e la metà del prezzemolo. Condisci con il Condimento bianco, sale e pepe. Sbatti le uova e mescolale con il prezzemolo rimasto e il parmigiano. Condisci le scaloppine con sale e pepe. Passale prima nella farina poi nell’uovo. Rosola la carne a fuoco medio per ca. 10 minuti nel burro per arrostire. Servi la piccata con la dadolata di pomodori.

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SOCIETÀ

L’era dell’automobile intelligente L’industria dei motori investirà molto nei prossimi anni per sfruttare le potenzialità dell’Intelligenza artificiale, ne parla uno studio della Luiss Business School

Le parole dei figli Coniato dalla giornalista americana Rebecca Solnit, il termine mansplaining è entrato prepotentemente nel linguaggio delle ragazze di oggi

L’idroelettrico che ha cambiato la valle

Pubblicazioni ◆ Un libro ripercorre la storia e le implicazioni economiche, ambientali e umane degli impianti che sfruttano l’acqua della Maggia

Gli impianti idroelettrici sono parte integrante della Vallemaggia da quasi 75 anni. Un rapporto, quello tra la valle, i suoi abitanti e queste infrastrutture, di amore e odio per diverse ragioni. Anzitutto perché ne hanno modificato radicalmente l’immagine, il territorio, ma anche l’economia, il turismo e perché hanno trasportato la valle nel nuovo Millennio. Impianti che, tra alcuni anni, grazie al processo di riversione previsto dagli atti di concessione, diventeranno di proprietà del Cantone e quindi sono un patrimonio importante e da valorizzare. Di recente il Museo della Vallemaggia ha pubblicato il volume Lo sfruttamento idroelettrico della Maggia. Metamorfosi di una Valle nel quale vengono approfonditi diversi aspetti, anche critici, legati agli impianti idroelettrici. Mentre dall’aprile del 2025 e per due anni, il progetto sarà completato con una mostra temporanea che si potrà visitare da aprile a ottobre sull’arco del 2025/26. Abbiamo voluto approfondire con il presidente del Museo e curatore del libro Elio Genazzi alcuni aspetti di questa pubblicazione.

Elio Genazzi, come è nata l’idea di scrivere questo volume? Il ruolo del Museo di Valmaggia è anche quello di evocare storie del passato che possono viaggiare nel futuro. Il tema dello sfruttamento idroelettrico è sicuramente adeguato a tale scopo perché racconta una storia eccezionale che non termina ora, ma continuerà con importanti cambiamenti anche in futuro. Ecco, perciò, l’idea di scrivere un libro che cerchi di raccontare in modo obiettivo il passato e che ci prepari e introduca verso il futuro.

Qual è il messaggio che volete trasmettere?

Degli impianti – tra i più grandi in Svizzera – si è sempre avuto un certo rispetto. Sono sempre stati oggetto di dibattito su alcune criticità oggettive, ma nella consapevolezza che rappresentano un grande valore aggiunto sia per la Vallemaggia, sia per il Ticino. Con questo volume abbiamo voluto portare un approccio globale, ma anche libero dove emergono gli aspetti positivi e quelli più critici e più controversi. Oggi, con tanti decenni alle spalle, credo sia possibile avere un giudizio più lucido e oggettivo sulla loro storia e su cosa rappresentano. Ed emerge una verità su tutte: senza il sostegno dei Partnerwerk (tra cui città e Cantoni della Svizzera interna) il Ticino da solo non se li sarebbe potuti permettere. E non solo per ragioni finanziarie – il Cantone allora non disponeva dei mezzi finanziari ne-

cessari – ma anche perché all’epoca le condizioni di mercato non sarebbero state tali da garantirgli lo smercio degli importanti quantitativi di energia prodotta in esubero.

Personalmente ho anche una preoccupazione: dobbiamo far sì che i giovani, le nuove generazioni, siano coscienti di quanto abbiamo in Vallemaggia. Credo che manchi la consapevolezza del patrimonio che possediamo grazie alla lungimiranza e all’audacia di chi nel primo dopoguerra ha voluto e saputo guardare al futuro realizzando un’opera per certi versi colossale. È necessario, perciò, divulgare la conoscenza ed è appunto uno degli scopi di questo libro.

Nei vostri contributi si legge che, all’inizio, ci fu una forte volontà politica di far costruire le centrali e le dighe. Anche la popolazione era favorevole?

Allora vi fu una sorta di sudditanza psicologica della popolazione alla politica e la decisione del Gran Consiglio (siamo nel 1949) di concedere la concessione delle acque alle Officine idroelettriche della Maggia passò all’unanimità e non venne nemmeno contestata. Dietro le quinte, invece, si palesarono delle divisioni. Soprattutto tra la popolazione serpeggiava qualche malumore.

Come mai vi furono queste divisioni?

Sicuramente, dopo i primi indennizzi

e gli espropri, non tutti furono soddisfatti. Per esempio, la Valle del Sambuco, una zona pregiata a ridosso di Fusio, dove si portavano gli animali a pascolare, fu sacrificata agli impianti. Per quanto si trattasse di un destino già segnato, molti giovani partirono per cercare lavoro, svuotando di fatto il paese. Invece la storia di Peccia è diversa perché la realizzazione degli impianti, pur mutando notevolmente il territorio, aveva dato lavoro nelle centrali determinando pure un incremento della popolazione.

La sparizione del treno dalla valle ha a che fare con gli impianti? Certo, sussiste una relazione. A inizio degli anni 70 il Cantone e la Confederazione, anche in vista dei lavori del secondo periodo della Maggia realizzarono le circonvallazioni dei nuclei di Avegno, Maggia, Coglio, Giumaglio e Someo. Interventi realizzati a favore dello sviluppo economico della valle che tuttavia comportarono anche lo smantellamento della vecchia Valmaggina, la ferrovia che sin dal 1907 aveva assicurato il servizio fra Locarno e Bignasco. Ma per certi versi questa decisione fu imposta dall’alto, costringendo la Vallemaggia a scegliere tra la ferrovia e una strada migliore

Con il senno di poi e guardandola con gli occhi di oggi, anche osservando altre realtà periferiche in Svizzera, la presenza della ferrovia sarebbe stata un aspetto favorevole per la

valle e per il suo sviluppo. Ma è sempre facile dirlo a posteriori.

Tra gli anni 50 e 70 furono costruiti i vari impianti. Che cosa comportarono, nel bene e nel male, per gli operai che vi lavorarono?

Da un lato arrivarono diverse migliaia di lavoratori, per la gran parte stranieri e soprattutto italiani. Persone che non hanno temuto di affrontare i sacrifici e i rischi di un lavoro tra i più faticosi e pericolosi: quello del minatore. Alcuni si stabilirono in valle dove contribuirono a creare nuove famiglie. Ma altri, purtroppo, hanno pagato con la propria vita. Nel libro cito per esempio un grave incidente avvenuto a Robiei-Stabiascio, nel 1966 e che causò ben 17 morti. Ma in totale le vittime dei lavori furono molte di più.

Ci può fornire qualche cifra per capire l’entità degli impianti? Sono impianti che definisco titanici per la nostra regione. Basti pensare ai 140 km di tunnel scavati a mano, ma anche ai sette grandi sbarramenti, alle cinque centrali. Oggi forniscono energia elettrica a oltre un milione di persone in tutta la Svizzera.

Qual è il presente e il futuro degli impianti idroelettrici?

Mi permetto, anzitutto di ricordare, al di là del primordiale ruolo di produttori d’energia pulita, una funzione fondamentale che gli impianti idro-

elettrici hanno avuto in passato, ma anche quest’anno. In caso di eventi alluvionali estremi, la presenza delle dighe può fortemente attenuare gli effetti devastanti delle piene. Pensiamo all’alluvione del 1978 quando lo sbarramento di Palagnedra trattenne un’imponente massa d’acqua frammista a legname. Ma anche allo scorso giugno, quando quella drammatica alluvione che tutti abbiamo ancora negli occhi ha colpito la Bavona e la Lavizzara: le conseguenze sarebbero state peggiori senza gli sbarramenti. Per quanto riguarda il futuro posso dire che le prospettive sono molto positive, soprattutto in vista dei processi di riversione. Dal 2035 (quando ci saranno le prime) il Ticino potrà progressivamente disporre dell’energia prodotta dalle proprie acque e attraverso l’AET, potrà far valere la propria autonomia in ambito energetico. Da quel momento potrà addirittura assumere un ruolo centrale nel settore della produzione e del commercio a livello nazionale. E noi potremo tornare ad avere nelle nostre mani l’oro blu.

Bibliografia

Lo sfruttamento idroelettrico della Maggia. Metamorfosi di una Valle, a cura di Elio Genazzi, edizione Museo di Valmaggia, 2024. Il volume riunisce le prospettive di venti autori, la prefazione è di Christian Vitta. www.museovalmaggia.ch

La costruzione della diga del Sambuco negli anni 50. (Foto Ofima)
Nicola Mazzi
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L’automobile diventa sapiens

Motori ◆ L’Intelligenza artificiale è già una realtà nell’industria automobilistica e gli investimenti in questo campo aumenteranno nel prossimo futuro

«La nuova era dell’auto: l’automobile sapiens ». Questo il nome di una ricerca dell’osservatorio Auto e Mobilità della Luiss Business School che analizza la percezione dell’Intelligenza artificiale nel settore automobilistico.

«L’automobile sapiens è in grado di interagire con l’utilizzatore e il contesto, elaborando informazioni, apprendendo e agendo autonomamente secondo modi e criteri simili a quelli dell’essere umano». Spiega il professor Fabio Massimo Orecchini, curatore della ricerca. L’Intelligenza artificiale è sfruttata già oggi dal 20 al 30% dell’industria automotive lungo tutta la catena del valore e prevede che tale quota salirà al 100% entro il 2030. Quattro sono le aree di applicazione della IA nell’auto: progettazione, produzione, prodotto e interazione con l’automobilista. Le aziende Automotive spenderanno in Intelligenza artificiale oltre 70 miliardi di dollari da qui al 2030. Il valore generabile dagli OEM (Original Equipment Manufacturer) grazie alla IA sarà però di ben 215 miliardi entro il 2025.

Grazie all’IA l’auto è capace di imparare dall’utente le sue preferenze, le sue abitudini e le sue esigenze

Ma facciamo un passo indietro. L’Intelligenza artificiale in realtà è presente da tempo nelle automobili. Comfort, intrattenimento e soprattutto sicurezza. I primi esempi di intelligenza dell’automobile riguardano alcuni sistemi meccatronici come il sistema frenante antibloccaggio (ABS) introdotto nel 1978. Un altro esempio è stata la trasmissione automatica fornita di algoritmi in grado di adattare il comportamento di cambiata in base allo stile e alle condizioni di guida. Anche i semplici fanali sono diventati «intelligenti»: proiettori a matrice a LED utilizzano oggi le telecamere

Viale dei ciliegi

Frances Hodgson Burnett

Il giardino segreto

Feltrinelli (Da 9 anni)

Il 2024 se ne è volato via pressoché dimentico di due anniversari importanti. Forse perché donne, ma ancor più perché scrittrici per l’infanzia, quindi non di vera letteratura, com’è nell’inconcepibile pregiudizio di molti, due grandissime scrittrici sono state troppo poco ricordate. Eppure, l’occasione celebrativa c’era eccome: il 150esimo anniversario della nascita di Lucy Maud Montgomery (autrice, tra le altre sue opere pregevoli, della celebre saga di Anna dai capelli rossi) e il 100esimo anniversario della morte di Frances Hodgson Burnett (18491924). Sulla Montgomery torneremo, oggi vorrei concentrarmi sulla Burnett e in particolare sul suo capolavoro The Secret Garden Uscito nel 1910, dopo gli altrettanto incantevoli Il piccolo Lord e La piccola principessa, Il giardino segreto è un fulgido esempio di ciò che forse caratterizza più di tutto i grandi classici per l’infanzia, ossia la messa in scena del tema della soglia, come portale verso un Altrove salvifico, da cui si fa ritor-

impiegate per i dispositivi di assistenza alla guida e algoritmi capaci di rilevare la luce attraverso i singoli pixel in modo da utilizzare la massima potenza di illuminazione senza abbagliare, aprendo coni d’ombra in corrispondenza dei veicoli che provengono dalla parte opposta. «Adesso grazie all’Intelligenza artificiale l’auto diventa apprendente, dunque capace di imparare autonomamente dall’utente le sue preferenze, le sue abitudini e le sue esigenze. Con l’Intelligenza artificiale generativa il veicolo può compiere un passo ulteriore: dialogare con l’utilizzatore e consigliarlo». Spiega la ricerca della Luiss Business School.

Le auto sono sempre più connesse attraverso linee dati dedicate. Ap-

ple Siri, Google Assistant e Amazon Alexa salgono a bordo integrando sistemi di riconoscimento vocale nati per dispositivi personali con l’automobile. C’è posto anche per ChatGPT (Generative Pretend Transformer) la cui capacità di generare testi e immagini cresce proprio attraverso il dialogo con gli esseri umani. La crescita dell’Intelligenza artificiale – si legge nello studio – sta portando nuovi approcci nello sviluppo dei sistemi di sicurezza a bordo dell’automobile sapiens: si prevede che il giro d’affari per il settore crescerà dagli attuali 2,5 miliardi di dollari a 6-8 miliardi entro il 2030 anche sotto la spinta di standard di omologazione sempre più severi. L’ascesa dell’auto intelligente, tut-

tavia, non è priva di sfide. Emergono infatti i cruciali interrogativi di natura etica e giuridica, con la protezione della privacy e la sostenibilità ambientale in prima linea tra le preoccupazioni da affrontare. Basti pensare che il consumo energetico legato all’utilizzo della IA nel settore automotive è destinato a crescere significativamente, con stime che prevedono un aumento fino a 134 TWH entro il 2027.

I ricercatori hanno provato a tracciare un identikit dell’automobile sapiens. Innanzitutto elettrificata, quindi con trazione elettrica o ibrida. Poi dotata di un’unica unità di calcolo centrale ad alta potenza (HpC) pensata espressamente per l’Intelligenza artificiale. Le luci esterne oltre all’il-

luminazione hanno funzioni di comunicazione verso l’utilizzatore, soprattutto in chiave emozionale e verso l’ambiente circostante formato da altri automobilisti, pedoni, ciclisti, motociclisti e anche animali.

Con l’automobile «intelligente» emergono anche interrogativi legati alla privacy e alla sostenibilità ambientale

L’ingresso in auto può avvenire attraverso il riconoscimento facciale, operato dal veicolo oppure dallo smartphone. Nell’abitacolo videocamere di riconoscimento per ciascuno degli occupanti attivano automaticamente le preferenze e le regolazioni. La plancia poi può arrivare a non avere comandi fisici, ma soltanto vocali o gestuali, con l’utilizzo del parabrezza come interfaccia uomo-macchina principale integrando la visualizzazione degli strumenti con la visione a realtà aumentata. Le superfici vetrate sono dotate di sistemi di opacizzazione o oscuramento per regolare la quantità di luce solare all’interno, evitando abbigliamenti e favorendo il comfort. La climatizzazione diventa olistica ricorrendo all’azione coordinata dei sistemi di riscaldamento dei sedili e del volante agendo anche attraverso irraggiamento. «Più sicurezza, più comfort, più personalizzazione, più serenità grazie alla continua interazione in modo naturale con gli occupanti, aprono infatti al veicolo la strada verso le emozioni», commenta il professor Fabio Massimo Orecchini. Insomma l’auto del futuro deve collaborare con l’essere umano, non sostituirlo. L’auto sapiens ha bisogno di un automobilista altrettanto sapiens in grado di interagire con il mezzo in modo dinamico supervisionando il tutto come un pilota di un Airbus. Forse era più semplice pensare «solo» a guidare.

no cambiati, con una consapevolezza nuova. Le case sull’albero, le isole che-non-ci-sono, le giungle misteriose, l’underground, gli armadi magici, le passa-porte, in molti romanzi ritroviamo il topos della soglia come passaggio verso il Trascendente, ma nel Giardino segreto esso diventa iconico, e verrà ripreso in tante opere successive. Il tema del giardino segreto, come luogo di guarigione e di rinascita, è una delle metafore più potenti della letteratura per l’infanzia. Il giardino segreto è tuttora un testo in grado di rendere perfettamente quel territorio di limbo, quel regno dell’altrove

che l’infanzia predilige: un giardino segreto è il regno dell’immaginario, certo, ma è anche, più letteralmente, un luogo «terapeutico» dove coltivare e veder crescere, oltre le piante, anche i propri desideri. Il romanzo racconta di Mary, bambina orfana che giunge dall’India in Inghilterra, dallo zio. Mary è depressa e viziata e il giardino segreto che scopre, nel grande terreno dello zio, sarà salutare per lei: come i fiori e le piante di quello spazio chiuso e inaccessibile, anche lei rifiorirà. A infonderle energia vitale sarà, oltre al giardino, Dickon, un ragazzino della brughiera, un vero puro di cuore, in grado di «incantare piante e animali», a metà tra un angelo e un dio Pan. Non a caso la prima apparizione di Dickon è mentre suona il flauto, nel bosco.

Dopo essersi disintossicata dai pensieri negativi (la psicanalisi allora muoveva i primi passi, eppure la Burnett già scriveva «il pensiero possiede l’energia di una batteria elettrica, che per alcuni può essere salutare come la luce del sole, per altri nocivo come il veleno») Mary rifiorisce, e rifiorisce anche il cugino Colin, bambino ancor più depresso e nevrotico, autocon-

finatosi nel chiuso della sua stanza. Ecco che il giardino segreto diventa un luogo simbolico di guarigione, un luogo dell’anima, e soprattutto un Altrove riservato all’infanzia, nel quale gli adulti non possono accedere. Anche per Colin vivere con dei coetanei e lavorare la terra, assaporando il ritmo della natura, equivale a riaccendere nell’anima una fiammella vitale. E insieme ai bambini rinasce il giardino.

Sang-Keun Kim Il desiderio di una piccola talpa Kite (Da 4 anni)

Un paesaggio innevato e una palla di neve campeggiano nelle pagine di questa delicata storia dell’autore coreano Sang-Keun Kim, ma la palla di neve è personificata dalla prospettiva della piccola talpa protagonista. È, questo, un perfetto esempio di animismo infantile, il quale dà un’anima all’inanimato, e quindi una palla di neve può diventare un’amica con cui aspettare l’autobus. Ma gli autisti dei vari autobus, che uno dopo l’altro passano dalla fermata, sono degli adulti e non hanno più la capacità di vedere il magico del quo-

tidiano: «come sarebbe a dire una tua amica? È neve e basta… e quindi è destinata a scomparire». La prospettiva adulta contro la prospettiva magica dell’infanzia, in una storia tenuta magistralmente dal punto di vista di talpa, perché la palla di neve non è oggettivamente animata, e infatti essa «ascolta, ma non dice nulla». Eppure, contro ogni previsione degli autisti degli autobus, palla di neve non scomparirà, o almeno non nella prospettiva di talpa, e il bellissimo finale ci confermerà la possibilità di scorgere un mondo in cui, se lo desideri, tutto è possibile.

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di Letizia Bolzani

Approdi e derive

La festa del silenzio

Dopo il consueto rituale dei commenti alle parole dell’anno, considerate dai ricercatori lo specchio di «tradizioni discorsive prevalenti» (in Ticino non binario, allerta meteo, nomofobia), è arrivata la bella scelta dell’Istituto Treccani: la parola del 2024 è rispetto. In questo caso non si tratta certo una rilevazione fattuale del prevalente modo di relazionarci all’altro; al contrario, la parola scelta a me pare voglia opportunamente indicare un problema e il bisogno di superarlo, riconoscendo il valore irrinunciabile, appunto, di ciò che questa parola evoca. Anch’io vorrei offrire ai miei lettori una parola augurale per il nuovo anno, un bouquet simbolico, con un profumo molto speciale: il profumo del silenzio. Il mio augurio è quello di coltivare il desiderio di mettersi in ascolto del silenzio, perché anche il silenzio ci parla.

Lungi da me il trito moralismo di chi demonizza il costante rumore di fon-

Terre Rare

do che ci perseguita nelle nostre giornate, nei supermercati, nei ristoranti, perfino negli ascensori, o il frastuono che ci è arrivato addosso ovunque negli ultimi giorni dell’anno. Proprio il navigare a vista, a volte anche faticoso, tra voci gioiose e spensierate, urlate nei brindisi di Capodanno, ha fatto nascere in me una domanda. Per vivere la gioia della festa, mi sono chiesta, è proprio necessario lasciarsi avvolgere dal fragore di suoni che si spandono nell’aria, spesso in solitaria, e che prendono il volo nel cielo freddo di dicembre senza sapere se mai qualcuno li ascolterà? Come dire: la festa deve sempre essere accompagnata dall’allegro frastuono di un continuo gioioso agitarsi?

Per tentare di rispondere, o meglio per attraversare questo interrogativo, ho invitato un ospite assente; ho invitato il silenzio a parlarmi di sé. Nel liberarsi di parole urlate nella gioia, pur in un improbabile scambio dei lo-

Che Öccane ci protegga

La necessità di seguire da vicino e con attenzione l’evoluzione e lo sviluppo dell’Intelligenza artificiale rende la pubblicistica sull’argomento (in cui la nostra rubrica, nel suo piccolo, è compresa) una sorta di interminabile rassegna stampa. Da più parti si cerca infatti di capire cosa stia succedendo, si tenta di intravvedere modelli di sviluppo, di registrare ed eventualmente segnalare storture: il tutto per tentare di circoscrivere un fenomeno che ci sovrasta e di cui non sappiamo ancora bene calcolare l’ampiezza. In questo spazio, dunque, nei nostri panni di micro-divulgatori, ci sembra importante segnalare al lettore informazioni utili o interessanti e significative (ma anche divertenti) raccolte qui e là sfogliando i media. Ad esempio, quella che segnala il prossimo esaurimento delle fonti di informazione per l’addestramento

dell’IA. Al punto in cui siamo oggi, ha avvertito nelle scorse settimane Ilya Sutskever, co-fondatore ed ex capo scientifico di OpenAI (un ente di ricerca di cui fanno parte tra gli altri Elon Musk e Amazon), al punto in cui siamo, dicevamo, praticamente tutto lo scibile umano pubblicato sul web è stato inglobato e digerito dagli enormi database che fungono da memoria e serbatoio di informazioni del Large Language Model utilizzato da OpenAI. La cosa non è senza importanza, perché ci segnala un fatto a cui non avevamo mai pensato. Improvvisamente ci rendiamo conto che l’IA non potrà mai fermarsi, cioè che la sua raccolta di dati dovrà forzatamente essere infinita, per seguire e fissare ogni più piccola manifestazione linguistica e registrare ogni evento prodotto dall’esistenza umana. La metafora della Torre di Babele

Le parole dei figli

Mansplaining

«Il mansplaining è insopportabile!», sentenzia la 16enne di famiglia Clotilde raccontando di una discussione a scuola tra amici. La parola è composta da man (uomo) ed (ex)plaining (spiegazione). In estrema sintesi fotografa la maledetta abitudine maschile di spiegare a una donna una cosa che lei conosce bene, magari anche meglio, dando per scontato in quanto uomo di saperla più lunga. L’uso del termine ne Le parole delle figlie è davvero frequente. Invece noi genitori spesso ne ignoriamo il significato. L’assurdo è che, quando Rebecca Solnit lo conia, Clotilde era ancora nella mia pancia.

È il 1° maggio 2008 infatti quando la rivista «Internazionale» traduce un articolo della giornalista e scrittrice statunitense che s’intitola: Gli uomini mi spiegano le cose. C’è un passaggio esilarante che racconta di una festa ad

ro doni, è ben visibile una forma preziosa di libertà, ovvero la libertà di dire, di esprimere il proprio pensare e soprattutto il proprio sentire. Così, in controluce rispetto a questo aspetto liberatorio del fare festa, il primo volto del silenzio che mi è venuto incontro è stato quello opaco di un silenzio che è solo un tacere, o meglio un mettere a tacere. Un silenzio senza voce, che inghiotte ogni voce. Ma c’è un altro volto del silenzio che mi piace immaginare abbracciato alla gioia e chissà, forse anche alla festa. Non questo silenzio punitivo e repressivo, da sempre arma prediletta di ogni forma di potere per mettere a tacere l’altro e la sua diversità. Arma del potere della cultura ufficiale che per secoli ha soffocato e rimosso il sapere delle donne e oggi si preoccupa di ripulire pagine luminose della letteratura e dell’arte in nome del politicamente corretto, ma pure arma delle derive autoritarie che stanno metten-

do a rischio le nostre democrazie. Il silenzio in cui immagino possibile incontrare il sentimento della gioia non è certo questo macigno senza voce. Al contrario, è un silenzio che parla, pieno di voci che ci vengono incontro prima di ogni parola, un silenzio che sa rendere le parole davvero nostre. Sono voci ancora indicibili di un altrove che è già qui, sorgente delicata di molti vissuti inattesi. È un silenzio generativo che ci chiede di riconoscere e di accogliere il suo linguaggio, di ospitarlo nel cuore. Sostare in questo silenzio ci tiene lontani dal peso di tutte quelle parole che ci avvolgono dentro pensieri già pensati, spesso resi prigionieri di un rumore di fondo familiare.

Questo silenzio generativo è un’esperienza preziosa di resistenza e di trasformazione perché ci trattiene sulla soglia del nostro esserci e ci invita a navigare leggeri, nella purezza di una domanda di senso che nasce in quel

momento, solo per noi. È il silenzio del raccoglimento, del dubbio e della sospensione di giudizio. È la novità indicibile da cui possono nascere parole altre. È la novità di ciascuno da cui può sorgere una comprensione più autentica.

«Se la parola che pronuncio non si radica in un silenzio di cui sono capace, allora non è mai davvero mia», scrive la filosofa Luce Iragaray. E aggiunge: «questo silenzio di cui sono capace è anche la prima parola di accoglienza verso l’altro».

La parola che nasce dal silenzio può fondare altri mondi, moltiplicare i mondi possibili e la possibilità di condividerli dentro legami autentici. È in questa novità, in questo pensare e sentire nascente, in questo cominciamento, che si esprime l’essenza dell’uomo, per dirla con Hannah Arendt. Ed è qui che diventa possibile l’incontro con sé stessi e con l’altro: una festa, la festa del silenzio.

sembra l’immagine più appropriata per descrivere questo fenomeno, che caratterizzerà per sempre il nuovo strumento tecnologico. Dati si ammasseranno su dati, per sempre e sempre in maggior numero, richiedendo energia elettrica, spazi di memorizzazione, processori in attività costante. Senza contare che sul fronte dell’IA gli attori si stanno moltiplicando, quindi con lo stesso problema dovranno essere confrontati i molti altri operatori di settore, concorrenti di OpenAI. Una visione davvero sconcertante, per certi versi. Una deriva imponderabile e inquietante con uso esponenziale di risorse energetiche, tecniche e umane. Una voragine senza fondo, in cui anche noi, con la nostra attività sui social o su altre piattaforme condivise, saremo risucchiati.

Aiuta a sdrammatizzare un po’ questo quadro vorticoso, estroverso, in-

vece, la scoperta che qualcuno ha dato all’IA una dimensione introversa, trascendentale e potremmo dire spirituale. Heather Freeman, ricercatrice informatica della Charlotte University, con interessi per la parapsicologia e l’occulto, ha cominciato a interrogare ChatGPT come se fosse un oracolo delfico del passato, convincendolo cioè a fornire responsi sull’avvenire, profonde riflessioni spirituali e indicazioni sciamaniche. L’aggeggio dopo un po’ si è apparentemente convinto della sua nuova identità medianica e ha iniziato a manifestare un atteggiamento in tono con il suo nuovo ruolo. Ha affermato infatti di chiamarsi «Öccane», e di essere un’entità proveniente da una dimensione parallela. La studiosa che ha condotto l’esperimento è particolarmente soddisfatta del risultato e afferma che un’evoluzione dell’IA anche in questo

campo mostra in fondo la versatilità dello strumento. E d’altro canto, diciamo noi, sono decenni che gli astrologi si affidano a software automatici per disegnare i loro piani astrali e per trarre deduzioni che un tempo erano frutto di complicati calcoli e di profonde elucubrazioni para-psicologiche.

Tutto questo per dire che per quanto ci sembri che la riflessione sull’influenza dell’IA possa sembrare più o meno circoscritta e digerita, in questo nuovo anno ci troviamo solo all’inizio di un nuovo percorso. Qualcuno ha paragonato l’avvento dell’IA alla nascita di Internet, intendendo con questo la nascita di uno strumento di lavoro di cui, all’inizio, non si sapeva ancora bene quale evoluzione avrebbe subito. Per certo possiamo dire che ci sarà da divertirsi… Buon Anno, dunque, e prepariamoci alle sorprese.

Aspen (località sciistica super chic del Colorado) a cui Solnit, 40enne, partecipa con la sua amica Sallie: «Ce ne stavamo per andare quando il padrone di casa ci ha chiesto di restare per fare due chiacchiere. Era un uomo imponente e con un sacco di soldi. (…) Ci ha fatto accomodare intorno a un tavolo di legno grezzo. Poi mi ha detto: «Allora, ho sentito che ha scritto un paio di libri». I primi 6 o 7 erano su argomenti diversi, così gli ho detto che l’ultimo era River of Shadows: Eadweard Muybridge and the Technological Wild West, un libro sull’annichilimento del tempo e dello spazio e l’industrializzazione della vita quotidiana. Appena ho nominato Muybridge mi ha interrotta: «Ma lo sa che quest’anno è uscito un libro molto importante su Muybridge?». L’autrice del libro in questione è – neanche a dirlo – proprio Solnit: «Mister Molto

Importante continuava con aria compiaciuta a parlare del libro che avrei dovuto conoscere, quando Sallie l’ha interrotto per spiegargli che si trattava del mio libro. (…) Ha dovuto ripeterglielo tre o quattro volte prima che gli entrasse in testa. Poi, come in un romanzo dell’Ottocento, lui è rimasto di sasso. E così ero l’autrice del libro molto importante che lui in realtà non aveva mai aperto, ma di cui aveva letto una recensione sulla “New York Times Book Review” qualche mese prima…». Nel 2014 Men Explain Things to Me diventa anche il titolo di un saggio e nel 2017 arriva in Italia pubblicato dalla casa editrice Ponte alle Grazie. Scrive Solnit: «Gli uomini (alcuni uomini) spiegano le cose, a me come ad altre donne, indipendentemente dal fatto che sappiano o no di cosa stanno parlando. Nessuno si è mai scusa-

to per le sciocchezze che ha detto su argomenti che io conoscevo e lui no». Come spesso accade quando ho bisogno di comprendere meglio fenomeni che riguardano i giovani, mi rivolgo al 30enne della mia redazione, il social media manager e content creator Alessandro Riggio, chiedendogli di farmi degli esempi di situazioni di mansplaining tra Gen Z. Eccoli: una ragazza molto brava a scuola cita durante una serata un evento storico che sta studiando sugli Stati Uniti e un ragazzo continua a interromperla con informazioni superflue e scontate su quel Paese, convinto di saperne di più; oppure una ragazza interviene in una chiacchierata sull’ultima stagione di House of the Dragons con un’analisi ricca di dettagli sull’evoluzione dei personaggi e subito uno dei ragazzi entra a gamba tesa con un discorso che non c’entra nulla, citando

fatti noti di episodi precedenti. Inutile poi dire che se una donna parla di calcio qualsiasi uomo presente si sente in dovere di spiegarle che cos’è il fuorigioco anche se lei lo sa benissimo! Il fatto che gli Gen Z conoscano il mansplaining e utilizzino frequentemente il termine, a mio avviso, ci dice molto sulla generazione delle nostre figlie. Perché vuol dire che, parafrasando Solnit, forse hanno capito una cosa non di poco conto: «Ci sono molti modi per sottomettere una donna. Per sentirsi superiori, più forti, più bravi, più colti. La sopraffazione non passa solo per la violenza fisica, l’umiliazione, la dipendenza economica, ma anche da meccanismi più semplici, da comportamenti più sottili e socialmente accettati da tutti. La violenza sulle donne comincia proprio da qui, da una conversazione dove le donne vengono messe a tacere».

di Lina Bertola
di Alessandro Zanoli
di Simona Ravizza

Buon compleanno cara Migros !

ATTUALITÀ

Viaggio nel Punjab

Ad Amritsar, nel cuore della comunità indiana dei sikh, là dove brilla il tempio d’oro, i problemi non sono dati dai separatisti, ma dalle gang e dalla lunga mano del Pakistan

Il mondo che ha votato

Il 2024 non ha visto solamente l’elezione del nuovo presidente degli USA, ma tutta una serie di appuntamenti elettorali che hanno messo in luce la voglia di democrazia

Un passaggio di egemonia combattuto

USA ◆ Le novità del secondo mandato di Donald Trump in quattro punti

Lucio Caracciolo

Il secondo avvento di Donald Trump alla Casa Bianca, fissato per il prossimo 20 gennaio, segna un passaggio d’epoca nella storia americana. E per conseguenza mondiale, stante il rango di Numero Uno che gli Stati Uniti serbano malgrado la crisi di identità che li sconvolge.

Non tutti i cambi della guardia alla presidenza americana hanno un simile rilievo. Anzi, per la maggior parte non l’hanno affatto. Perché le linee di continuità e le inerzie istituzionali prevalgono di norma sulle novità strutturali, condizionano e limitano i mutamenti di rotta. Come tutte le potenze di dimensioni straordinarie, anche quella a stelle e strisce abbisogna del suo tempo per correggere di qualche grado la direzione di marcia. Che cosa dunque marca la novità del Trump 2? Per punti.

Primo. Siamo in piena fase di transizione egemonica su scala planetaria. Quei passaggi d’epoca che vertono sul cambio di testimone fra potenze dominanti. L’ultimo intervenne tra le due guerre mondiali, quando gli Stati Uniti presero la guida del pianeta sulle orme dei cugini britannici, rivali da

cui si emanciparono a fine Settecento ma di cui le élite conservano tuttora alcuni caratteri culturali (non solo la lingua) e geopolitici (la configurazione marittima del loro informale impero). La precedente transizione avvenne al costo di stragi immani, di cui noi europei (e gli asiatici) fummo le vittime principali. Ora la guerra in Ucraina e quella attorno a Israele lasciano intendere che anche questo cambio della guardia non potrà essere pacifico. La questione è se i conflitti in corso confluiranno nella terza guerra mondiale, che rischierebbe di svelarsi definitiva per noi umani, oppure se ci fermeremo sulla soglia dell’autodistruzione. Siamo in tempo, ma occorre invertire il senso di marcia delle principali potenze in competizione –Stati Uniti, Cina, Russia – prima che il piano inclinato non ci faccia scivolare nell’apocalisse.

Secondo. La crisi americana è anzitutto interna. Verte sul senso della nazione e sulla sostenibilità di un’egemonia che dal 1990 si voleva globale ma che l’ultimo trentennio ha svelato troppo costosa e rischiosa per chi aspirava a affermarla. Fra le sue due fac-

ce – la repubblica e l’impero – l’élite americana scopre una contraddizione. Anzi, una frattura forse insanabile. La globalizzazione intesa come affermazione planetaria del sistema americano vertente sulla strapotenza militare, l’esorbitante privilegio del dollaro e il soft power che dovrebbe indurre gli altri ad aderire all’American way of life è equazione troppo complessa per volgersi in realtà. Il fallimento della cosiddetta guerra al terrorismo, sancito dal disastroso ritiro dall’Afghanistan voluto da Biden nel 2021, ne è stata l’estrema riprova. Di qui l’idea trumpiana di ridurre l’esposizione della superpotenza nel mondo, l’accento sulle intese (deals) pragmatiche con avversari ma anche alleati renitenti, a testimoniare del tentativo di trovare una soluzione radicale al problema. In questo contesto, parlare ancora di alleanze o di blocchi, come al tempo della guerra fredda, indica trovarsi completamente fuori tempo. Basti considerare come diversi paesi Nato abbiano assunto e mantengano posizioni diverse nella guerra di Ucraina. Terzo. Gli americani si chiedono, echeggiando il titolo di un fortuna-

to saggio di Sam Huntington: «Chi siamo?». La rivolta della classe medio-bassa e dei colletti blu vittime della globalizzazione – ossia di delocalizzazione, deindustrializzazione e compressione salariale – segue una tendenza che porterà entro la metà del secolo alla riduzione in minoranza del ceppo bianco. Nel 1990 il 76% degli americani si classificava bianco. Nel 2023 quella maggioranza era crollata al 58% e continua a diminuire, anno dopo anno. Finché nel 2045 si prevede che i bianchi – ovvero gli anglo-germanici in maggioranza evangelici – finiranno sotto la soglia maggioritaria, fino a ridursi a ceppo fra gli altri. E ciò in tutti e 50 gli Stati federati. Di qui la centralità della politica migratoria nel dibattito pubblico americano. Dove è già emersa una divisione fra Trump e il suo partner e finanziatore Elon Musk, che certo non intende ridursi a portatore d’acqua del presidente. Mentre la base trumpiana radicale si oppone ai flussi migratori – anche nel caso di persone molto qualificate – in nome dell’omogeneità etno-culturale della nazione o di quel che ne rimane, il capo di SpaceX so-

stiene che i più meritevoli devono poter immigrare e diventare americani. Pensando evidentemente a sé stesso. Quarto. Le differenze sulla politica migratoria lasciano intendere che almeno in questa prima fase il principale rivale di Trump sarà Musk. Per restare alla coppia repubblica/impero, il primo mette l’accento sulla prima, l’altro sul secondo. Il presidente prefigura un arrocco nel perimetro nordamericano. Le sue sparate sull’annessione di Canada e Groenlandia e sul recupero del Canale di Panama sotto lo zio Sam disegnano questa visione. La sua vocazione protezionistica è la faccia economica della medesima postura. Musk è un imprenditore visionario che vede nella conquista dello Spazio la prima priorità dell’America. Nientemeno che una Nuova Frontiera. Cosmica. Marte è l’obiettivo proclamato. Il presidio delle orbite basse attraverso i suoi satelliti l’obiettivo operativo, immediato.

Questi quattro punti dovrebbero avvertirci: il passaggio di egemonia sarà combattuto. Anche perché nessuno sembra ancora in grado di prendere il posto dell’America.

Musk-Trump, una coppia che solleva molte incognite. (Keystone)
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Tra preghiere, droga, armi e criminali

Punjab ◆ Viaggio ad Amritsar, il cuore della comunità indiana dei sikh, dove brilla il tempio d’oro e i problemi non sono i separatisti (attivi

Dici Punjab e nella mente della maggioranza si accendono immagini di uomini in turbante, feste chiassose, abiti colorati e danze scatenate. Dici Punjab e qualcuno pensa a rapper che, sull’esempio di quelli americani, compongono canzoni e girano video a bordo di auto di lusso e armati di pistole. Dici Punjab e, negli ultimi tempi, alcuni pensano al Khalistan movement, alle proteste del Canada contro le presunte ingerenze indiane e la presunta persecuzione, da parte di Nuova Delhi, degli appartenenti al movimento separatista che domanda una patria separata chiamata Khalistan. Dall’India, però. Perché curiosamente i patrioti liberatori chiedono la liberazione non dell’antico regno del Punjab, quello di cui era a capo il Maharaja Ranjit Singh e che aveva Lahore (ora Pakistan) come capitale, ma del solo Punjab indiano.

Le uniche parole udibili sono quelle delle preghiere diffuse dagli altoparlanti e riprese dalla folla raccolta in preghiera

Il confine, a pochi chilometri da Amritsar e a pochissimi chilometri da Lahore, il confine in cui ogni giorno va in scena il coloratissimo spettacolo della chiusura serale dei cancelli, gioca un ruolo fondamentale nelle dinamiche sia psicologiche sia di ordine pubblico. Ma andiamo per ordine. Cominciando dal simbolo religioso e

politico per eccellenza del Punjab indiano: il tempio d’oro o, come lo chiamano qui, il Darbar Sahib. E qui non arrivano neanche gli echi del clamore esterno. Le uniche parole sono quelle delle preghiere diffuse dagli altoparlanti e riprese dal mormorio a fior di labbra della folla raccolta in preghiera.

Composta, ordinata, gentile. Una folla che si apre per lasciar passare i più anziani, le donne con bambini piccoli, gli invalidi. Una folla che, anche quando si riversa a cucinare, mangiare, scattare selfie attorno al maestoso edificio principale, mantiene la sua compostezza e la sua serenità. Non

arrivano echi, qui. Non gli echi delle affollate strade circostanti, né tantomeno gli echi lontani, lontanissimi, delle polemiche che impazzano sui giornali stranieri. Non c’è traccia, qui come in altri gurdwara locali (luoghi di culto del Sikhismo), delle gialle bandiere del Khalistan movement che deturpano i templi canadesi, inglesi o italiani.

«Fin dalla sua fondazione – racconta un noto intellettuale locale – il movimento ha sempre avuto molto più a che fare con la diaspora Sikh che con il Punjab indiano, in cui praticamente conterà tre famiglie di segua-

Il rapper: «Viviamo con la pistola e moriamo con la pistola»

La sua ultima canzone, che su YouTube aveva avuto più di dieci milioni di visualizzazioni, si intitola Ni ehda uthuga jawani ch janaja mithiye: che, tradotto più o meno liberamente dal punjabi, vuol dire «morirò giovane». L’omicidio di Shubhdeep Singh Sidhu, noto come Sidhu Moosewala, rapper, politico, sostenitore del Khalistan e poeta della sottocultura gangsteristica del Punjab, che esortava i suoi seguaci a «vivere con la pistola e morire con la pistola», ha gettato una luce cupa sulla crescente portata dei gruppi criminali transnazionali in Punjab. Sidhu aveva 28 anni e godeva di un enorme seguito di fan sia in India sia all’estero, soprattutto in Canada e nel Regno Unito dove la diaspora punjabi è molto numerosa. E il suo omicidio, la punta di un iceberg, ha evidenziato ancora una volta il connubio tossico e indistricabile tra rapper, gang criminali e veri e propri terroristi che avvelena le strade del Punjab. Secondo un giornalista locale: «Sta

accadendo con l’industria musicale punjabi ciò che accadeva con i film di Bollywood molti anni fa: la quantità di denaro prodotta dall’industria musicale è diventata rilevante, e la malavita vuole la sua fetta. Minacce ed estorsioni in cambio di protezione sono ormai una consuetudine». Così come l’affiliazione di molti cantanti alle gang criminali dovuta, in parte alla cultura carica di testosterone tipica dello Stato, la cultura delle armi e del farsi giustizia da soli, e in parte al fatto che i giovani sono attratti dallo stile di vita appariscente, dai soldi facili e dalle auto di lusso dei gangster che sono attivi sulle piattaforme dei social media e che continuano a postare le loro imprese e a fare proseliti online. D’altra parte, l’industria della musica punjabi è da qualche anno uno dei settori in più rapida crescita: il suo valore attuale è di circa 79 milioni di franchi e cresce a un ritmo di oltre il 10% l’anno. Il settore conta più di quattrocento etichette musicali

registrate che pubblicano circa 15-20 canzoni al giorno. Nel 2019 sono stati pubblicati più di 4000 video musicali: video carichi di violenza, di armi, di droga e soldi facili, video che sembrano usciti da una puntata di Gomorra. E la similitudine non è casuale: «Negli ultimi decenni – sostiene un alto ufficiale – il numero di bande è aumentato in maniera esponenziale. Canzoni e video “ribelli” sono diventati popolarissimi, di conseguenza i cantanti sono stati chiamati a esibirsi a feste e matrimoni, quindi a cantare all’estero spesso invitati da boss malavitosi: hanno cominciato a guadagnare cifre esorbitanti, a legarsi alla criminalità organizzata. Siccome le loro canzoni magnificavano il lusso facile e le armi come mezzo per ottenerlo, molti hanno seguito il loro esempio». Spaccio di droga, estorsioni, rapimenti e accaparramento di terre sono diventati pane quotidiano per molta gioventù senza lavoro. Ai cantanti si sono uniti anche gli

sportivi, specie quelli che praticano kabbadi (tipica arte marziale punjabi) e wrestling: e siccome anche una fetta della politica ha cominciato a proteggere i criminali, una parte della polizia tende a chiudere un occhio sulla faccenda. «È così che è nata la cultura delle bande – prosegue l’ufficiale – che è maturata fino ad arrivare all’omicidio su commissione, con i gangster che da una parte investono denaro nell’industria musicale e cinematografica mentre dall’altra estorcono denaro a cantanti e attori». E non si tratta solo di cantanti e attori: le organizzazioni criminali del Punjab sono così sofisticate che i loro tentacoli si estendono in tutto il mondo. Lo scorso 9 maggio un attacco con granate a razzo è stato lanciato contro il quartier generale dell’intelligence indiana a Mohali: è stato attribuito a una coalizione criminale che comprendeva terroristi della Babbar Khalsa International e gangster locali, con il sostegno dell’Isi pakistana.

Il tempio d’oro di Amritsar. (Wikipedia)
Nella pagina accanto: sopra, la chiusura del cancello al confine e sotto, ragazze che praticano kabbadi (Marino)

criminali transnazionali

(attivi soprattutto all’estero)

ma le gang e la lunga mano del Pakistan

ci». Un centinaio di persone, dichiarano giornalisti e poliziotti locali, che si vedono per strada una volta l’anno con tanto di bandiere del Khalistan movement alla mano e macchine fotografiche. Per scattare foto, dicono, da allegare alle richieste di asilo in Canada o in Gran Bretagna in cui dichiarano di battersi per una patria dei Sikh e per la «liberazione del Punjab» e che regolarmente dichiarano di essere per questo motivo perseguitati.

Eppure qui nemmeno gli studenti universitari sono sensibili al richiamo del separatismo, hanno manifestato solo per Gaza

Eppure qui nemmeno gli studenti universitari sono sensibili al richiamo del separatismo: «C’è stata qualche sporadica manifestazione per Gaza», dichiara un professore della Kalsa University, «ma di certo mai, ma proprio mai, una manifestazione a sostegno dei separatisti». «Perché il problema vero», dichiara Ravinder Singh Robin, giornalista locale, «non è la militanza, quella è scomparsa da qui moltissimi anni fa e sopravvive soltanto all’estero. Il problema è la droga, sono le gang criminali». Funziona così, spiegano polizia e politici: prima

arriva la droga. Arriva da oltre confine, a bordo di droni che trasportano droga e anche armi: solo nell’ultimo mese ne sono stati abbattuti più di trecento. I consumatori diventano poi spacciatori e parte di vere e proprie gang criminali. Una volta «fidelizzati», i giovani vengono adoperati dall’Isi (Inter-services intelligence) pakistana, che sponsorizza i droni da oltre confine, per omicidi mirati di politici locali e per contrabbando di armi. Alcuni vengono in seguito inviati all’estero e insediati nelle comunità locali per fare proselitismo e propaganda per il fantomatico separatismo Sikh. Di cui i giovani della diaspora sono facile preda perché, secondo la studiosa Kamala Nayar: «Si appropriano dell’ideologia separatista per combattere la propria crisi di identità e per affermarsi in opposizione alle norme culturali dei loro genitori. Allo stesso modo la pistola, impugnata indiscriminatamente da politici e poliziotti, significa potere e status. Infine, anche il patriarcato ha avuto un ruolo nell’alimentare la cultura delle bande».

Eppure, in Punjab, le bambine vengono adesso addestrate a scuola in arti tradizionalmente «maschili» come il kabbadi o il karate (mentre i maschi, alla Kalsa University, si esercitano nel bhangra, la danza tradizionale) e godono di una estrema libertà

di movimento e di scelta. Tornando ai gangster all’estero: ricevono il sostegno della rete separatista Khalistan e del Pakistan e, in seguito, rimettono radici in patria sponsorizzando sport a livello di villaggio, facendo donazioni a templi e gurdwara, acquistando auto e proprietà di grandi dimensioni e fomentando allo stesso tempo tensioni sociali, religiose e di classe.

L’alto tasso di disoccupazione tra i giovani in Punjab facilita le cose. «La soluzione – dice il sindaco Sukhdeep Singh – sta nella cultura, nella qualità dell’istruzione. Nel sorvegliare ed educare i nostri figli, senza girare la testa dall’altra parte». Sindaco e cittadino dei due villaggi gemelli di Gopalpur e Majhwind, Singh è un esempio per tutto lo Stato. «Negli anni del terrorismo avevamo ronde di protezione dei cittadini, istituite da noi. Diamo sostegno e protezione a quelli tra i nostri ragazzi, e sono pochissimi, che cadono vittima di droga e spaccio. Qui non ci sono differenze di religione o di casta, manteniamo e custodiamo templi di ogni religione». Perfino una tomba di un santo musulmano, anche se qui non ci sono più musulmani. Una biblioteca e anche uno stadio dove praticare sport. Per tenere i ragazzi lontani dal confine, dai guai, da quelli che promettono soldi facili e un passaporto canadese.

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L’equilibrio lavoro-vita privata e la salute dei dipendenti al centro

Migros Ticino promuove la salute sul lavoro e modelli di lavoro flessibili. Rosy Croce, responsabile RU della Cooperativa regionale, sottolinea quanto sia importante lavorare in un ambiente positivo e gestire lo stress.

Il mondo del lavoro è in piena evoluzione: la digitalizzazione ma anche forme e modelli di lavoro flessibile possono destare incertezza. Anche il commercio al dettaglio ne risente.

«In un’organizzazione come Migros Ticino, che sta attraversando un processo di cambiamento, possono esserci diversi fattori di stress per il personale», spiega Rosy Croce. «È importante riconoscerli e adottare le misure necessarie.»

La signora Croce descrive le sfide che il personale deve affrontare in questa fase: «La paura di essere sostituiti, il timore di un cambiamento di ruolo, l’inondazione di informazioni, la digitalizzazione e altri cambiamenti mettono le persone a disagio.» Tuttavia, Migros Ticino ha gli strumenti per contrastare questi ostacoli: «Siamo organizzati e strutturati in modo tale da poter fornire al personale un supporto adeguato anche nei momenti di cambiamento, che permetta loro di far fronte a questi fattori di stress.» Croce si riferisce al programma aziendale di gestione della salute (GSA - BGM), che viene continuamente adattato alle esigenze del personale con il marchio «Friendly Work Space».

«È importante riconoscere i fattori di stress del personale e adottare le misure necessarie», afferma Rosy Croce, responsabile RU

Creare un ambiente di lavoro positivo

L’apprezzamento è al centro della politica del personale di Migros Ticino. La gestione partecipativa delle risorse umane coinvolge le e i dipendenti nella definizione degli obiettivi, nel dialogo e nello svilup-

po individuale: «Questo approccio ha contribuito a creare un ambiente di lavoro positivo che promuove il benessere del personale», afferma Rosy Croce. Rosy Croce ricopre il ruolo di responsabile delle risorse umane per quasi vent’anni e conosce bene le sfide dei processi di cambiamento e le crescenti esigenze nella gestione della salute: «Da quando nel 2015 abbiamo ottenuto il marchio ‹Friendly Work Space›, i requisiti per la promozione della salute sul posto di lavoro sono aumentati in modo significativo.»

Migros Ticino è stato il primo datore di lavoro della Svizzera italiana a ricevere il marchio rilasciato dalla Fondazione svizzera per la promozione della salute.

La soddisfazione del personale porta al successo Croce vede la salute di 1300 dipendenti, di cui 62 in apprendistato, come un’opportunità per guidare il cambiamento: «Credo fermamente in un approccio win-win: un personale soddisfatto e motivato porta a un maggiore impegno verso l’azienda, che a sua volta porta a risultati migliori.»

La cooperativa ticinese si affida deliberatamente alla manodopera locale, il che significa che circa il 90% del personale proviene dalla regione: «Negli ultimi due decenni, Migros Ticino ha attuato una politica di assunzione che privilegia il personale locale a parità di requisiti. Questo per contribuire alla prosperità e allo sviluppo economico della regione e per rafforzare l’impegno di Migros Ticino nei confronti della comunità locale», spiega Rosy Croce.

Il marchio è importante per il mercato del lavoro

La decisione di ottenere la certificazione è stata motivata da due ragioni: in primo luogo, allineare maggiormente la gestione delle risorse umane ai valori fondamentali dell’azienda e, in secondo luogo, pubblicizzare l’impegno dell’azienda nei confronti del personale e rafforzare la sua reputazione. Secondo Rosy

Cos’è Friendly Work Space

Il label «Friendly Work Space» definisce lo standard di qualità svizzero per l’implementazione sistematica della gestione della salute in azienda (GSA) ed è sostenuto dalla Segreteria di Stato dell’economia (SECO) e dall’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP). Attualmente sono state insignite del label 109 organizzazioni in Svizzera e Liechtenstein con un organico complessivo di oltre 227’000 collaboratori e collaboratrici.

Il label è rilasciato dalla fondazione Promozione Salute Svizzera, che ha un mandato legale come ente certificatore. L’assegnazione del label si basa su sei criteri di qualità che ren-

«I requisiti per la promozione della salute sul posto di lavoro sono aumentati notevolmente»,

ROSY CROCE

Responsabile RU

Croce, ciò ha un effetto positivo sulle assunzioni in un mercato del lavoro sempre più competitivo: «Chi si candida non cerca solo un buon stipendio, ma anche un bell’ambiente di lavoro.»

Un sano equilibrio tra lavoro e vita privata è particolarmente importante per le giovani e i giovani dipendenti. A differenza di altre aziende, Migros Ticino non ha difficoltà a reclutare giovani talenti in quanto datore di lavoro attrattivo e fortemente impegnato nella formazione e nell’aggiornamento professionale.

nale possa continuare a perseguire le proprie passioni senza dover trascurare gli impegni personali.»

Le indagini condotte tra il personale hanno rivelato un crescente desiderio di lavoro part-time, di telelavoro e di orari più flessibili.

I dipendenti desiderano opportunità di crescita professionale senza compromettere il tempo libero. «Tutto questo confluisce nei programmi GSA», afferma Rosy Croce.

L’obiettivo attuale è promuovere il benessere del personale attraverso iniziative volte a migliorare la sicurezza sul posto di lavoro e la salute fisica e mentale.

Manager e formazione

L’attenzione è rivolta anche alla formazione del personale dirigente sulla creazione di un ambiente di lavoro rispettoso in cui il personale si senta coinvolto e valorizzato: «L’obiettivo principale è promuovere un ambiente di lavoro sano e rispettoso in cui ognuno si senta a proprio agio.»

Migros Ticino ha recentemente introdotto un corso per riconoscere e affrontare le malattie mentali: «Questo corso di primo soccorso alla salute mentale aiuta il gruppo di manager a riconoscere i cambiamenti e a reagire per tempo», spiega Rosy Croce. Quest’anno, in occasione della quarta certificazione per il marchio «Friendly Work Space», Migros Ticino ha ribadito il proprio impegno a favore del benessere del personale: «Adattare costantemente le nostre politiche e i nostri strumenti di gestione ci permette di garantire una sana gestione delle risorse umane e di rispondere alle nuove sfide.»

Informazioni: https://friendlyworkspace.ch/it

dono tangibile e valutabile la salute del personale, verificati e confermati nell’ambito di una valutazione esterna indipendente.

I vantaggi di Friendly Work Space

«La GSA offre diversi vantaggi ad aziende e organizzazioni, grazie all’effetto preventivo delle misure, alle misure di reinserimento rapido e ai risparmi che permette di realizzare. La GSA e il label Friendly Work Space acquisiscono sempre più importanza per l’employer branding» afferma Thomas Brändli, Project Manager per la comunicazione sulla GSA.

Approccio olistico alla promozione della salute Se inizialmente le misure di gestione della salute sul lavoro si concentravano principalmente sulla salute fisica e su un’efficiente gestione dei casi dopo assenze prolungate, Migros Ticino persegue ora un approccio più olistico in cui il benessere mentale gioca un ruolo fondamentale. La pandemia ha dato un’ulteriore spinta al cambiamento: «Ora viene data maggior importanza al lavoro flessibile, al telelavoro e alla necessità di sostenere il personale nella gestione di stress e ansia», spiega la signora Croce. Soprattutto sul fronte delle vendite, dove lavorare da casa non è un’opzione, una pianificazione lungimirante dei turni favorisce l’equilibrio tra lavoro e vita privata: «Una pianificazione equa e ben organizzata aiuta il personale a raggiungere un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata, in modo che il perso-

I vantaggi di una gestione efficace della salute in azienda

Con i servizi di gestione della salute sul lavoro (GSA), Promozione Salute Svizzera supporta organizzazioni e aziende nella creazione di una gestione sistematica della salute sul lavoro.

Ecco i vantaggi:

● Collaboratori in buona salute sono un fattore decisivo per il successo aziendale.

● Tutti i servizi sono stati sviluppati in collaborazione con esperti dell’economia e della scienza e vengono continuamente ottimizzati.

● Lo strumento «Job-Stress-Analysis» offre una panoramica dettagliata delle dinamiche di stress nella vostra organizzazione. Le risorse, i carichi e il benessere vengono analizzati a livello di team, dipartimento e organizzazione, permettendo di ridurre i fattori di stress e raf-

forzare le risorse dei collaboratori.

● PMI: strumenti pratici per responsabili e responsabili HR, gratuiti, rapidi e facili da usare nella quotidianità.

● «Apprentice» supporta i formatori professionali nella promozione della salute mentale degli apprendisti.

● New Work: il mondo del lavoro sta cambiando e noi vi supportiamo con informazioni e strumenti per promuovere la salute nel posto di lavoro del futuro.

● Formazioni continue che offrono conoscenze pratiche per la gestione della salute aziendale (GSA) nella vostra organizzazione.

Per saperne di più https://friendlyworkspace.ch/it/ bgm-services

spiega Rosy Croce (a sinistra).

Un 2024 nel segno della democrazia

Mondo ◆ Nell’anno appena concluso in più di 60 nazioni si sono svolte delle elezioni democratiche, un «rito» che ha coinvolto anche India e Stati Uniti dove, nonostante i timori, tutto si è svolto nell’ordine e nella pace

Se è vero che «il buon giorno si vede dal mattino», i due attentati che hanno segnato le prime ore del 2025 in America sono di cattivo auspicio. A New Orleans e a Las Vegas gli attentatori hanno agito – secondo le informazioni di cui disponiamo – in nome dell’Isis e in odio a Donald Trump. Non si può escludere quindi che l’avvento della nuova Amministrazione Usa dal 20 gennaio sia un catalizzatore di atti violenti. Che cioè si avverino in ritardo quelle previsioni catastrofiche che nel 2024 erano andate smentite, almeno su questo fronte interno. L’anno che si è chiuso, infatti, andrebbe celebrato come positivo per quanto riguarda la salute del sistema democratico.

Non scordiamocelo: il 2024 è stato l’anno di tutte le elezioni, e di tutte le profezie apocalittiche. Hanno votato gran parte di quegli esseri umani che hanno il privilegio di poterlo fare, perché non vivono sotto regimi dispotici e autoritari. Più di 60 nazioni hanno celebrato questo rito, che a noi appare banale, scontato, magari perfino un po’ logoro, del suffragio universale; ma che viene negato per esempio a 1,4 milioni di cinesi; oppure viene deformato a una grottesca caricatura laddove le vere opposizioni fanno la fine di Navalny.

Una delle prime prove del 2025 verrà dal protezionismo: i dazi di Trump stanno producendo effetti ancor prima di entrare in vigore

Tra i paesi dove si è votato nel 2024 figurano la più grande democrazia del pianeta – l’India che ormai supera gli abitanti della Cina – e la più antica di tutte che è la Repubblica statunitense, nata prima della Rivoluzione francese. Proprio queste due elezioni erano state precedute da gravi timori. Qui negli Stati Uniti si parlava molto della possibilità di votazioni contestate, risultati impugnati, violenze. Un film di successo uscito nella primavera del 2024 s’intitolava Guerra civile Hollywood ci ha sfornato un prodotto piacevole ma distante dalla realtà. Non è successo nulla di tutto questo, il rito democratico si è svolto nell’ordine e nella pace, la Repubblica statunitense gode di buona salute. Può non piacere il risultato dell’elezione, ma questo è un altro discorso. In ogni caso Donald Trump non ha ricevuto un mandato dittatoriale, contropoteri e bilanciamenti sono già in bella evidenza, per esempio nella dialettica su certe nomine presidenziali, che vede divisi quegli stessi repubblicani chiamati a ratificarle al Senato. Inoltre a soli 18 mesi dal suo Inauguration Day del 20 gennaio ci attendono le nuove elezioni legislative di mid-term che possono cambiare nuovamente gli equilibri al Congresso. Il federalismo è un altro contropotere; la California

e lo Stato di New York sono già al lavoro per «blindare» certe norme ambientaliste e sabotare l’agenda Trump. In India, la più vasta partecipazione elettorale del pianeta era preceduta da analisi angoscianti. Molti descrivevano Narendra Modi come un aspirante dittatore, nonché un integralista religioso, impegnato ad abbattere la democrazia indiana per sostituirvi un regime induista intollerante. Cos’è accaduto, in realtà? A smentire l’idea che Modi stesse strangolando la libertà di espressione e soffocando l’opposizione, il voto ha penalizzato il suo partito e ne ha premiati altri. Modi resta al governo ma con una maggioranza ridotta, un segnale di libertà.

Due fra le democrazie occidentali più in vista, Regno Unito e Francia,

hanno confermato la tendenza generale del 2024 a far crescere le forze di opposizione per castigare chi stava al potere prima: un segnale di alternanza che è anche un sintomo di buona salute del sistema. I singoli risultati di questo o quel paese possono piacere o non piacere, ma questo non deve inficiare il giudizio complessivo sulla vitalità della democrazia. Lo stesso è accaduto in Giappone, la più importante democrazia dell’Estremo Oriente, dove pure il partito di governo (i liberali) ha subito un’emorragia di consensi. Oltre all’India hanno votato paesi emergenti di rilievo come Indonesia e Messico: non ci sono state violenze o contestazioni rilevanti.

Non si può estrarre da questa gigantesca partecipazione al suffragio universale una tendenza univoca: in

alcune parti del mondo avanzano le destre, in altre no; ci sono state vittorie all’insegna del populismo, ma in generale è prevalso quel malcontento già menzionato verso chi gestisce il potere, e un desiderio di alternanza. La democrazia è anzitutto un metodo, e a questo metodo gran parte dell’umanità resta affezionata. Ci sono stati, è vero, alcuni golpe militari in Africa. Eppure anche in quel continente un sondaggio ampio e rappresentativo come l’Afrobarometro indica che la maggioranza della popolazione preferisce la democrazia alle dittature, checché ne pensino Xi Jinping e Putin. Sul fronte delle dittature la caduta del macellaio Assad è una buona notizia anche se dobbiamo sospendere il giudizio sulle forze che lo hanno sostituito.

Una delle prime prove del 2025 verrà dal protezionismo. I dazi di Trump stanno producendo effetti prima di entrare in vigore… se mai entreranno in vigore. Su due paesi amici e alleati come il Canada e il Messico, per cominciare. A Mar-a-Lago nel resort di Trump è un via vai di ministri canadesi che offrono concessioni, per esempio sul controllo dei flussi migratori al confine. Il Messico ha già ridotto i passaggi di migranti illegali. Perfino il traffico di Fentanyl è in calo sotto una duplice pressione: colpi ai narcos e auto-limitazione delle esportazioni cinesi dei componenti chimici essenziali per quella droga. Sulle restrizioni ai migranti si attiva pure Panama, che spera di placare l’ira di Trump sulla gestione del Canale. Le minacce di tasse doganali sono sempre state, almeno in parte, un’arma negoziale per Trump. Se i desti-

natari acconsentono a concessioni rilevanti, i dazi possono anche rivelarsi inutili. Naturalmente ci sono dei prezzi da pagare. Il Messico potrebbe essere costretto a frenare gli investimenti cinesi in entrata: è diventato una piattaforma dove grandi multinazionali della Repubblica Popolare assemblano prodotti da riesportare sul mercato Usa approfittando del mercato unico nordamericano (Usmca). Le triangolazioni con cui la Cina ha aggirato i dazi precedenti – imposti da Trump nel 2017-2018 e da Joe Biden dal 2021 in poi – saranno nel mirino della nuova Amministrazione Usa. Paesi che hanno beneficiato del re-shoring o friendly-shoring, cioè delle rilocalizzazioni di attività un tempo basate in Cina, avranno vita meno facile. Oltre a Messico: Vietnam, Cambogia, Bangladesh.

E l’Europa? Un titolo del «New York Times» contiene un verdetto severo: «L’Europa non ha una strategia verso la minaccia dei dazi di Trump». A giustificare il titolo c’è, prima di tutto, la realtà politica. Una risposta forte dell’Unione è ostacolata dalle due crisi di governo in corso in Germania e in Francia (più l’instabilità anche in Belgio e Austria). All’interno della Commissione di Bruxelles si confrontano due linee. I falchi vorrebbero mettere Trump di fronte alla contro-minaccia di ritorsioni. Le colombe ritengono che l’Europa abbia solo da perdere in una spirale di rappresaglie, preferiscono il gioco preventivo di canadesi e messicani: ad esempio promettendo di importare più gas naturale dagli Stati Uniti, in modo da bilanciare l’attivo commerciale di cui l’Europa gode.

Nel 2024 si sono svolte le elezioni anche in Giappone, la più importante democrazia dell’Estremo Oriente. (Keystone)
Davanti alla stazione ferroviaria di Chhatrapati
Shivaji Maharaj Terminus a Mumbai alcune donne mostrano cartelli del primo ministro indiano Narendra Modi e del neoeletto leader Devendra Fadnavis dopo la cerimonia di giuramento il 5 dicembre scorso. (Keystone).

CULTURA

Genitorialità critica

Tre testi drammaturgici di tre giovani donne, nati nell’ambito di Luminanza, mettono in luce un baratro (apparentemente incolmabile) tra genitori e figli

I tesori di Agrigento

Capitale italiana della cultura per tutto il 2025, la città siciliana invita a un viaggio di scoperta delle sue meraviglie letterarie, naturalistiche, culturali, ma soprattutto umane

Abramovi ´ c, connessa all’intensità del vivere

Mostre ◆ Il Kunsthaus di Zurigo propone la retrospettiva di un’artista unica che non lascia indifferenti

Caratteristica essenziale della performance, forma d’arte che assieme all’ happening, costituisce uno dei lasciti più significativi delle avanguardie della seconda metà del Novecento, è quella di sovrapporre realtà e rappresentazione rendendo labile e incerto il confine che le separa. Non è del resto un caso che questa pratica artistica, di cui Marina Abramović è una delle figure pionieristiche, si affermi intorno alla metà egli anni Sessanta nell’ambito di movimenti e gruppi impegnati ad abbattere gli ultimi frammenti di quel muro che nel passato aveva sempre tenuto distinte arte e vita.

Entrare nel mondo di Marina Abramovic significa oltrepassare i confini angusti e rassicuranti della nostra quotidianità

Abolire la separazione scenica tra attori e spettatori nel momento stesso in cui avviene la «messa in scena», trasformare l’artista e il suo corpo in un’opera d’arte che interagisce direttamente con il pubblico: sono queste alcune delle motivazioni all’origine delle prime esperienze performative. Nella performance e ancora di più nell’ happening, infatti, non c’è nessun palcoscenico che delimiti il confine della rappresentazione e che in qualche modo separi lo spettatore dalla narrazione proteggendolo al contempo dalla potenza di ciò che osserva, come a teatro. Assistendo a un’azione performativa il pubblico è costretto a varcare la soglia che lo separa dalla rappresentazione e a condividere non solo lo spazio fisico, ma anche la dimensione simbolica in cui si colloca l’azione del performer. Ed è esattamente questo quello che accade accedendo alla prima sala della retrospettiva che il Kunsthaus di Zurigo in collaborazione con la Royal Academy of Arts di Londra, lo Stedelijk Museum di Amsterdam e il Bank Austria Kunstforum di Vienna dedica a Marina Abramović. L’incipit della mostra, è infatti costituito dalla riproposizione di Imponderabilia una performance che ha fatto la storia di questo genere artistico dopo la sua prima presentazione in occasione della ormai mitica rassegna curata da Renato Barilli, Francesca Alinovi e Roberto Daolio alla Galleria comunale d’arte moderna di Bologna nel 1977. Pur non essendo più quelli dell’artista di origine serba e del suo storico compagno, l’artista tedesco Ulay, ma quelli di due anonimi performer, i corpi nudi di un uomo e di una donna – tra i quali siamo costretti a infilarci per poter accedere allo spazio espositivo – continuano a distanza di cinquant’anni a svolgere il loro com-

pito di impassibili cariatidi che presidiano l’ingresso nel territorio dell’arte, evidenziando il nostro imbarazzo e la nostra difficoltà nel liberarci dalle convenzioni e dalle abitudini in cui sono avviluppate le nostre vite. Entrare nel mondo di Marina Abramović significa invece oltrepassare i confini angusti e rassicuranti che circoscrivono la nostra quotidianità; significa mettersi in gioco, accettando di misurarsi con la pienezza del vivere; significa soprattutto entrare in una dimensione dove l’intensità dell’essere al mondo è amplificata alla massima potenza. Chi non figurasse ancora tra i milioni di utenti che hanno visto gli occhi arrossati di pianto e l’affettuosa ma breve deroga al vin-

colo dell’immobilità con cui nel 2010 la Abramović ha accolto l’improvvisa apparizione di Ulay, a vent’anni dalla loro separazione, in occasione di quella che è stata la sua più grande performance degli ultimi decenni, The Artist is Present al MOMA di New York, vada su YouTube a cercare il video di questo momento. Basta infatti questo filmato di pochi minuti per capire lo spirito di un’artista che non a caso ha origine in quell’esplosiva miscela di Oriente e Occidente che sono i Balcani e che con la sua opera ha indagato, senza mai tirarsi indietro o risparmiarsi, le nozioni di limite e di intensità.

Nel caso di una mostra come quella ospitata dal Kunsthaus, che ha tut-

ta l’aria di essere la retrospettiva definitiva, visto che la Abramović ha ormai quasi ottant’anni, è in qualche modo inevitabile che questa intensità finisca fatalmente per diluirsi, anche perché molte performance, non potendo tutte essere riproposte dal vero, sono documentate unicamente attraverso filmati e fotografie. Inoltre anche l’intensità, fisica e psichica, delle performance eseguite dal vero, come quella prima ricordata, per quanto affidate ad interpreti addestrati secondo il famoso «metodo Abramović», non può che risentire dell’assenza della loro carismatica autrice. Al punto che ci si può chiedere se una performance sia veramente replicabile come un pezzo teatrale o se non sia indissolu-

bilmente legata al corpo e alla figura del suo autore. La mostra compensa tuttavia l’attenuazione dell’intensità con la possibilità di avere uno sguardo complessivo sulla sua opera, così che possiamo coglierne l’intima e assoluta coerenza e apprezzare la duplice natura che caratterizza il suo lavoro sempre in bilico tra corporeità e spiritualità, tra estrema tensione emotiva e rigido autocontrollo. Al contempo una serie di opere partecipative costituiscono altrettanti inviti a farci carico direttamente dell’azione a partire da quelli che lei chiama «oggetti transitori», sculture interattive realizzate con minerali in cui è racchiusa la potenza energetica della natura. L’arte di Abramovi ´ c avrà un futuro anche dopo la sua scomparsa, grazie alla condivisione del «metodo» che ha elaborato negli anni

Ripercorrendo l’intera vicenda dell’Abramović appare infatti chiaro che negli ultimi decenni l’artista abbia sempre più spesso rinunciato a occupare il centro della scena, chiamando gli spettatori a prendere il suo posto, consapevole che se la sua arte avrà un futuro anche dopo la sua scomparsa, sarà solo grazie alla condivisione di quel «metodo» che il lungo estenuante e sofferto lavoro su sé stessa le ha permesso di elaborare. Un metodo che ci parla di limiti e di confini da superare e che ci indica l’autocontrollo come unica strada per affrontare la vita con la radicalità che ogni gesto richiede. Rifugiarci in quella che Heidegger definiva una vita inautentica per evitare i rischi connessi all’intensità del vivere, come quando frapponiamo continuamente tra noi e la realtà le superfici lucide dei nostri smartphone non è una soluzione, ce lo ricorda la stessa Abramović con l’installazione espressamente realizzata per la mostra di Zurigo e intitolata Decompression Chamber

Nell’era della grande distrazione tecnologica di massa forse l’unica cosa da fare è veramente isolarci dal mondo, interrompere almeno temporaneamente il reticolo di interconnessioni in cui siamo costantemente assorbiti per tornare a occuparci di quella forma d’intelligenza del cui sviluppo, trascinati dalla smania per l’artificialità, ci stiamo occupando sempre meno, quella della nostra mente.

Dove e quando Marina Abramovic, Retrospective, Zurigo, Kunsthaus; orari: ma-me, ve-do 10.00-18.00, gio 10.0020.00, lunedì chiuso. Fino al 16 febbraio 2025. www.kunsthaus.ch

Marina Abramovi´c, The Message, 2024 Edition für das Kunsthaus Zürich. (© Marina Abramovi´c, Foto: Michel Comte)
Elio Schenini
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Pretese di genitorialità

Teatro ◆ Tre testi nati e pensati per la scena nell’ambito di «Luminanza» sono stati recentemente trasposti in versione radiofonica da Audiofiction RSI

Ascoltando le tre produzioni del settore Audiofiction RSI realizzate in collaborazione con «Luminanza –reattore per la drammaturgia svizzera di lingua italiana», percorso di formazione da qualche anno attivo sul nostro territorio con lo scopo di offrire uno spazio formativo nell’ambito della scrittura scenica, sorge una prima, generale considerazione di carattere contenutistico: i nati alla fine degli anni ’80 e agli inizi del ’90 – Lea Ferrari, Elisabeth Sassi e Lalitha Del Parente sono di questa generazione – evidenziano, in modi diversi, il mostruoso crepaccio che divide genitori e figli.

Ma se tale crepaccio, in passato, è sempre esistito, oggi, attraverso questi esperimenti drammaturgici, esso ci appare strutturalmente aberrante. Infatti, che si tratti di figure paterne o materne, sono sempre individualisti estremi quelli che le giovani autrici ci mostrano in La scuola ticinese, Fortuna e Siamo quelli giusti

Nel primo caso, con l’architetto Luigi – personaggio vagamente ispirato (e si sottolinea «vagamente ispirato») alla figura di Luigi Snozzi – Lea Ferrari ci mostra una figlia, Tania, schiacciata dall’idealizzazione e alla continua ricerca di un accesso a un padre trincerato nel mondo delle idee. In effetti, al di là delle

frasi fatte («tu sei la cosa più importante»), per il geniale protagonista sono sempre esistite solo l’architettura e la politica, e la sua tendenza all’egocentrismo; in alcuni passaggi del testo Ferrari suggerisce quanto le posizioni assolutiste, per quanto nobili in nuce, potenzialmente ci arrocchino in noi stessi.

Le tre produzioni mettono in luce, seppur in modi diversi, il baratro che separa genitori e figli

L’interessante lavoro di Lea Ferrari realizzato per la regia sonora di Alan Alpenfelt – creatore e responsabile del progetto «Luminanza» – è quindi strutturato su un doppio registro: da un lato vi sono chiari riferimenti all’opera di Snozzi, dall’altro si discosta da questi attraverso la spinta all’invenzione.

Pure nel caso di Fortuna, il «dramma borghese contemporaneo» ideato da Elisabeth Sassi e diretto da Flavio Stroppini, le figure genitoriali decisamente non ne escono bene.

Patricia, la madre della giovane Satu Anna, si dimostra insopportabilmente incapace di assumere la posizione materna e in perenne rapporto orizzontale con la figlia. Accentratrice e capricciosa, mette prima di

Azione

ogni cosa – soprattutto prima della famiglia – la sua smania di successo in quanto scrittrice, mentre il marito di origini coreane è come confinato in una posizione sacrificale. Il risultato, naturalmente, è il rapporto confusionario di Satu Anna sia con la relazione affettiva sia con la realizzazione di sé: la sua relazione col compagno risulta infatti disastrata da un’ambizione in continua gara con l’ostilità materna.

Veniamo infine a Siamo quelli giusti, di Lalitha Del Parente per la regia di Sarah Fladt, certo il migliore dei tre testi sia per la forma sia per la precisione dell’idea (non a caso, il dramma è stato menzionato per le Giornate del Teatro svizzero 2024). Con spietata sagacia l’autrice inquadra immediatamente la questione di fondo – la pretesa di genitorialità da parte degli affettivamente immaturi – e la mette in gioco attraverso ciò che è stato – e ancora è – uno degli emblemi della società del consumo e dello spettacolo: il quiz a premi. I personaggi del grottesco e sulfureo racconto sono infatti degli aspiranti genitori impegnati a contendersi una bambina da adottare attraverso un talent-show.

Quasi fosse un Black Mirror nostrano, coi suoi protagonisti Siamo quelli giusti costringe alle corde la

vanità di chi, oggi, pensa che essere padri o madri sia un diritto piuttosto che una responsabilità; mostra come la contemporaneità capitalista spacci per verità una menzogna suprema: e cioè che non ci siano fatica, dolore e prezzo da pagare in nome del proprio desiderio di famiglia; e ancora, rivela quanto la nostra visione della nuda vita sia ormai alienata dal punto di vista affettivo, al punto da farci credere che ciò che renda casa una casa siano i feticci al suo interno e non il sentimento sul quale questa parola – casa – andrebbe edificata.

Ciò detto, l’operazione di Audiofiction RSI in accordo con «Lumi-

nanza» dimostra, ancora una volta, quanto il nostro territorio, nella collaborazione fra enti pubblici e realtà indipendenti, sappia rendersi luogo di sperimentazione, occasione e confronto per chi, della parola scritta così come della sua trasposizione artistica, vuole fare un mestiere. È bene sottolineare e ricordare che tutto questo, nel mondo di oggi, non è affatto scontato e che è doveroso avere grande cura di possibilità e intuizioni del genere.

Dove ascoltare rsi.ch/rete-due/programmi/ cultura/domenica-in-scena

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La drammaturga Lalitha Del Parente, autrice di Siamo quelli giusti. (Laureta Daulte)

Agrigento vale molto più di una visita

Città d’arte

◆ La località siciliana sarà capitale italiana della cultura per tutto il 2025

Marco Moretti, testo e foto

Agrigento è la capitale italiana della cultura 2025. Approverebbe Johann Wolfgang Goethe che, dopo la visita alla Valle dei Templi il 23 aprile 1787, scrisse «L’Italia senza la Sicilia non lascia alcuna immagine nello spirito. Qui è la chiave di tutto». In Viaggio in Italia raccontò il suo soggiorno ad Agrigento: «Mai visto in tutta la mia vita uno splendore di primavera come stamattina al levar del sole… Dalla finestra vediamo il vasto e dolce pendio dell’antica città tutto a giardini e vigneti (...) all’estremità meridionale di questo pendio verdeggiante e fiorito s’alza il tempio della Concordia, a oriente i pochi resti del Tempio di Giunone».

Il tema dell’evento – Il sé, l’altro e la natura. Relazioni e trasformazioni culturali – esplora con 44 progetti conflitti e armonia tra i quattro elementi di Empedocle. Scomoda dunque il filosofo di Akragas, l’Agrigento greca del V secolo a.C., per illustrare contrasti sempre attuali in Sicilia. Perché la Magna Grecia – descritta dai nativi Archimede, Teocrito, Diodoro, Archestrato, Gorgia – è lo stesso mondo al contrario che troviamo nei romanzi di Leonardo Sciascia, lo scrittore di Racalmuto (a 23 km da Agrigento), dove lo s’incontra immortalato nel bronzo sul marciapiede di corso Garibaldi e dove è attiva la Fondazione a lui dedicata. Sciascia fu ancora più esplicito di Vincenzo Consolo nel raccontare le contraddizioni della Sicilia moderna, dove spesso è la legge e non il crimine a essere isolato dalla società. Alla domanda «come si può essere siciliano?», Sciascia rispose «con difficoltà». Perché la Sicilia è immobilismo, il gattopardismo che Tommasi di Lampedusa sintetizzò nella frase «se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi» per descrivere il finto passaggio dell’isola dall’arretratezza alla modernità prospettata dalla chimera del Risorgimento.

Agrigento invita a scoprire letteratura, archeologia, natura e gastronomia, ma anche i suoi «personaggi in cerca d’autore»

La Valle dei Templi, patrimonio Unesco, è il più esteso parco archeologico (1580 ettari) con rovine di sette templi, mura, agorà, foro romano, necropoli e santuari rupestri. La sua monumentale bellezza ovatta lo scempio dell’abusivismo edilizio che deturpa Agrigento. La Valle dei Templi è disseminata di mandorli che nel mite inverno siculo fioriscono a febbraio. Akragas fu fondata nel 582 a.C. dai Greci di Gela. Fu distrutta nel 406 a.C. dai Cartagi-

nesi. Poi arrivarono Romani, Bizantini, Arabi e Normanni.

Sull’elevata Rupe Atenea c’è il santuario di Demetra, precedente alla fondazione di Akragas. Il primo tempio che s’incontra è dedicato a Giunone Lacinia, è in stile dorico con colonne scanalate alte 7 metri. La strada antica, con tombe bizantine, porta al Tempio della Concordia in stile dorico, il meglio conservato: costruito con tufo giallo è lungo 40 metri sul lato delle 13 colonne e largo 20 su quello delle sei colonne, tutte scanalate con spigoli vivi e capitelli spogli. Nel 596 il vescovo bizantino Gregorio lo trasformò in una basilica a tre navate murando gli spazi tra i pilastri. Tornò all’originale forma greca nel 1778. Seguono Villa aurea e i templi di Ercole, Esculapio e Giove. Il santuario delle divinità Ctonie. I templi di Dioscuri e di Vulcano. E i resti del quartiere ellenistico-romano.

L’incontro con un esuberante addetto del sito ci coinvolge in una pièce gastronomico-umoristica che svela l’arcano per il quale la Sicilia ha sfornato più scrittori di ogni altra regione. Perché qui – più che archeologia, arte e paesaggio – è la gente a rendere unico il viaggio. Ogni giorno, luogo e incontro fornisce materia letteraria ed eccentrici «personaggi in cerca d’au-

tore». Parafrasi del noto dramma di Pirandello, uno dei due Nobel siciliani per la letteratura, su sei aggiudicati all’Italia: l’altro è Quasimodo. In bar, trattorie, mercati e musei s’incontrano figure che sembrano uscite dai romanzi di Camilleri, Pirandello, Sciascia, Consolo, Bufalino, Verga, Quasimodo, Vittorini, Tomasi di Lampedusa. Luigi Pirandello nacque in Contrada Caos Villaseta, a Girgenti, frazione di Agrigento verso Porto Empedocle e il «mare africano» da lui citato perché tra ulivi e querce, la casa natia si affaccia sul Canale di Sicilia. «Dunque sono figlio del Caos… corruzione dialettale del genuino e antico vocabolo greco Xaos», scrisse nell’autobiografia l’autore che trasformò il Caos natale nel simbolo della sua opera. La casa è oggi Museo Pirandello con foto, onorificenze, recensioni, quadri d’autore, locandine di opere e prime edizioni di libri. Nonché fulcro del Parco letterario Pirandello: itinerario tra case, strade, cortili, templi e mare

dove – tra Agrigento e Porto Empedocle – l’autore ambientò i suoi drammi. Per suo volere, le sue ceneri furono sepolte sotto il pino marittimo dove si soffermava a pensare, dipingere, riposare, scrivere. Porto Empedocle, lo scalo dei traghetti per Lampedusa, ha dedicato a Pirandello una grande statua nella pedonale via Roma. A sorvegliare il monumento del drammaturgo c’è un murale con il volto di Andrea Camilleri, l’altro scrittore di Porto Empedocle di cui ricorre quest’anno il centenario dalla nascita. L’immaginaria Vigata delle inchieste del commissario Montalbano – che hanno reso Camilleri famoso nel mondo – non è altro che Porto Empedocle. Montelusa è invece Agrigento. Montalbano è immortalato in una modesta scultura in via Roma. Il murale di Camilleri conduce invece a una scalinata con i gradini che recitano i nomi dei suoi romanzi. Scala dei Turchi – spesso citata nelle indagini di Montalbano – è si-

tuata sulla costa di Realmonte, a 5 km da Porto Empedocle. È una falesia di bianchissima marna a picco sul mare. Nel Medioevo era usata come approdo dei pirati Saraceni, descritti come Turchi: da qui il nome. Singolare il gioco cromatico che crea con i fondali blu del Canale di Sicilia: cartolina incorniciata dai rossi fiori di aloe. Alle spalle di Scala dei Turchi andiamo per acquisti in un oleificio, dopo varie scampanellate e una lunga attesa appare un corpulento cinquantenne con indosso un grembiule e in mano un cucchiaio di legno. «Scusate, stavo cucinando il sugo del contadino. Ma voi conoscete la ricetta?», poi si dilungherà poi tra ingredienti e consigli di cottura e, solo dopo un quarto d’ora, ci chiederà se siamo lì per comprare olio. Un altro personaggio in cerca d’autore.

Informazioni

Su www.azione.ch, si trova una più ampia galleria fotografica.

Nella foto grande, Tempio della Concordia con mandorli in fiore; sotto, a sin. statua dedicata a Luigi Pirandello a Porto Empedocle, a des. statua di Leonardo Sciascia a Racalmuto; in basso, Tempio di Giunone nella Valle dei Templi.

Tra preghiere, droga, armi e crimi

Punjab

Proteggersi durante la stagione fredda con Dettol

◆ Viaggio ad Amritsar, il cuore della comunità indiana dei sikh, dove brilla il tempio d’oro e i problemi non sono i separatisti

Dici Punjab e nella mente della maggioranza si accendono immagini di uomini in turbante, feste chiassose, abiti colorati e danze scatenate. Dici Punjab e qualcuno pensa a rapper che, sull’esempio di quelli americani, compongono canzoni e girano video a bordo di auto di lusso e armati di pistole. Dici Punjab e, negli ultimi tempi, alcuni pensano al Khalistan movement, alle proteste del Canada contro le presunte ingerenze indiane e la presunta persecuzione, da parte di Nuova Delhi, degli appartenenti al movimento separatista che domanda una patria separata chiamata Khalistan. Dall’India, però. Perché curiosamente i patrioti liberatori chiedono la liberazione non dell’antico regno del Punjab, quello di cui era a capo il Maharaja Ranjit Singh e che aveva Lahore (ora Pakistan) come capitale, ma del solo Punjab indiano.

politico per eccellenza del Punjab indiano: il tempio d’oro o, come lo chiamano qui, il Darbar Sahib. E qui non arrivano neanche gli echi del clamore esterno. Le uniche parole sono quelle delle preghiere diffuse dagli altoparlanti e riprese dal mormorio a fior di labbra della folla raccolta in preghiera.

Le uniche parole udibili sono quelle delle preghiere diffuse dagli altoparlanti e riprese dalla folla raccolta in preghiera

Il

La sua ultima canzone, che su YouTube aveva avuto più di dieci milioni di visualizzazioni, si intitola Ni ehda uthuga jawani ch janaja mithiye: che, tradotto più o meno liberamente dal punjabi, vuol dire «morirò giovane».

Il confine, a pochi chilometri da Amritsar e a pochissimi chilometri da Lahore, il confine in cui ogni giorno va in scena il coloratissimo spettacolo della chiusura serale dei cancelli, gioca un ruolo fondamentale nelle dinamiche sia psicologiche sia di ordine pubblico. Ma andiamo per ordine. Cominciando dal simbolo religioso e

L’omicidio di Shubhdeep Singh Sidhu, noto come Sidhu Moosewala, rapper, politico, sostenitore del Khalistan e poeta della sottocultura gangsteristica del Punjab, che esortava i suoi seguaci a «vivere con la pistola e morire con la pistola», ha gettato una luce cupa sulla crescente portata dei gruppi criminali transnazionali in Punjab. Sidhu aveva 28 anni e godeva di un enorme seguito di fan sia in India sia all’estero, soprattutto in Canada e nel Regno Unito dove la diaspora punjabi è molto numerosa. E il suo omicidio, la punta di un iceberg, ha evidenziato ancora una volta il connubio tossico e indistricabile tra rapper, gang criminali e veri e propri terroristi che avvelena le strade del Punjab. Secondo un giornalista locale: «Sta

accadendo con l’industria musicale punjabi ciò che accadeva con i film di Bollywood molti anni fa: la quantità di denaro prodotta dall’industria musicale è diventata rilevante, e la malavita vuole la sua fetta. Minacce ed estorsioni in cambio di protezione sono ormai una consuetudine». Così come l’affiliazione di molti cantanti alle gang criminali dovuta, in parte alla cultura carica di testosterone tipica dello Stato, la cultura delle armi e del farsi giustizia da soli, e in parte al fatto che i giovani sono attratti dallo stile di vita appariscente, dai soldi facili e dalle auto di lusso dei gangster che sono attivi sulle piattaforme dei social media e che continuano a postare le loro imprese e a fare proseliti online. D’altra parte, l’industria della musica punjabi è da qualche anno uno dei settori in più rapida crescita: il suo valore attuale è di circa 79 milioni di franchi e cresce a un ritmo di oltre il 10% l’anno. Il settore conta più di quattrocento etichette musicali

«Fin dalla sua fondazione – racconta un noto intellettuale locale – il movimento ha sempre avuto molto più a che fare con la diaspora Sikh che con il Punjab indiano, in cui praticamente conterà tre famiglie di segua-

Composta, ordinata, gentile. Una folla che si apre per lasciar passare i più anziani, le donne con bambini piccoli, gli invalidi. Una folla che, anche quando si riversa a cucinare, mangiare, scattare selfie attorno al maestoso edificio principale, mantiene la sua compostezza e la sua serenità. Non arrivano echi, qui. Non gli echi delle affollate strade circostanti, né tantomeno gli echi lontani, lontanissimi, delle polemiche che impazzano sui giornali stranieri. Non c’è traccia, qui come in altri gurdwara locali (luoghi di culto del Sikhismo), delle gialle bandiere del Khalistan movement che deturpano i templi canadesi, inglesi o italiani.

rapper: «Viviamo con la pistola e moriamo con la pistola»

registrate che pubblicano circa 15-20 canzoni al giorno.

Nel 2019 sono stati pubblicati più di 4000 video musicali: video carichi di violenza, di armi, di droga e soldi facili, video che sembrano usciti da una puntata di Gomorra. E la similitudine non è casuale: «Negli ultimi decenni – sostiene un alto ufficiale – il numero di bande è aumentato in maniera esponenziale. Canzoni e video “ribelli” sono diventati popolarissimi, di conseguenza i cantanti sono stati chiamati a esibirsi a feste e matrimoni, quindi a cantare all’estero spesso invitati da boss malavitosi: hanno cominciato a guadagnare cifre esorbitanti, a legarsi alla criminalità organizzata. Siccome le loro canzoni magnificavano il lusso facile e le armi come mezzo per ottenerlo, molti hanno seguito il loro esempio». Spaccio di droga, estorsioni, rapimenti e accaparramento di terre sono diventati pane quotidiano per molta gioventù senza lavoro. Ai cantanti si sono uniti anche gli

sportivi, specie quelli che praticano kabbadi (tipica arte marziale punjabi) e wrestling: e siccome anche una fetta della politica ha cominciato a proteggere i criminali, una parte della polizia tende a chiudere un occhio sulla faccenda. «È così che è nata la cultura delle bande – prosegue l’ufficiale – che è maturata fino ad arrivare all’omicidio su commissione, con i gangster che da una parte investono denaro nell’industria musicale e cinematografica mentre dall’altra estorcono denaro a cantanti e attori». E non si tratta solo di cantanti e attori: le organizzazioni criminali del Punjab sono così sofisticate che i loro tentacoli si estendono in tutto il mondo. Lo scorso 9 maggio un attacco con granate a razzo è stato lanciato contro il quartier generale dell’intelligence indiana a Mohali: è stato attribuito a una coalizione criminale che comprendeva terroristi della Babbar Khalsa International e gangster locali, con il sostegno dell’Isi pakistana.

Il tempio d’oro di Amritsar. (Wikipedia) Nella pagina accanto: sopra, la chiusura del cancello al confine e sotto, ragazze che praticano kabbadi (Marino)

In fin della fiera

Un ex voto fatto da ChatGPT

Stiamo visitando l’interno deserto di una basilica o di una umile chiesa di campagna. Le mura di una cappella laterale sono interamente ricoperte da quadretti di ex voto, dipinti a colori vivaci su tavolette di legno. È forte la tentazione di staccarne uno e portarselo a casa, nessuno se ne accorgerebbe. Infatti, in testa alla classifica degli oggetti più rubati ci sono gli ex voto. I carabinieri ne hanno recuperati 300, sottratti negli anni Sessanta nelle chiese parrocchiali delle Langhe e del Monferrato. Ora si trovano esposti nel Museo Diocesano della città di Alba. Realizzati nell’arco di quattro secoli, sono per noi testimonianze di devozione e una macchina del tempo. Senza mancare di rispetto, possiamo leggerli come una fonte preziosa per descrivere la vita quotidiana dei secoli passati. Siamo su terre collinose, coltivate in basso a vigneti e in alto a noccioleti. Fra i casi più frequenti ci sono carri che si rovesciano travolgendo il conduttore, lunghe scale appoggiate ad alberi e a fian-

Pop Cult

cate di case dalle quali, con un piede ancora sull’ultimo gradino cade a testa in giù un uomo. Le donne si salvano da cadute in fiumi e torrenti mentre lavano i panni, i bambini invece cadono per lo più nei pozzi. Numerosi gli incendi e soprattutto i malati rappresentati sempre a letto. A concedere la salvezza è, in 9 casi su 10, la Madonna. Il tema dell’ex voto attraversa la letteratura italiana. Nel capitolo XXXVI de I promessi sposi, dedicato alla peste, Alessandro Manzoni descrive la cappella del lazzaretto: «Intorno sulle pareti erano dipinti altri crocifissi con iscrizioni che indicavano il voto fatto in certe pestilenze e il miracolo operato: una specie di ex voto di quel tempo». Luigi Pirandello nel saggio sull’umorismo: «Con l’ex voto l’essere umano fragile cerca risposte nel mistero del divino»; Cesare Pavese, il 29 gennaio 1944 scrive nel suo diario Il mestiere di vivere: «Ci si umilia nel chiedere una grazia e si scopre l’intima dolcezza del regno di Dio».

Saluti dalla terra dei narcisisti

C’è stato un tempo in cui, prima dell’avvento di internet e delle comunicazioni istantanee, le ben note cartoline turistiche costituivano un vero e proprio status symbol: era infatti a dir poco impensabile andare in vacanza senza spedirne almeno una alle persone care, a riprova del fatto che si era pensato a loro – e, soprattutto, ci si era recati in qualche luogo più o meno esotico.

In effetti, la scomparsa della cartolina come elemento fondamentale della cultura popolare del diciannovesimo e ventesimo secolo ha lasciato il segno, forse in modo più profondo di quel che si pensi; soprattutto perché con la sua sparizione è sembrato venire a mancare anche il mezzo per eccellenza tramite il quale era possibile «farsi belli» agli occhi di parenti e amici fornendo una prova tangibile delle proprie, più o meno invidiabili, sortite turistiche.

Xenia

Paolo V ordinò all’archiatra pontificio, il suo medico, e allo stuolo dei suoi assistenti, di curare l’africano, e di guarirlo, se vi riuscivano. Ma i rimedi erano tardivi: il paziente peggiorò. Il papa – che aveva fatto allestire sontuosi apparati per il giorno dell’ambasceria, come del resto si usava fare – si rese conto che non vi sarebbe mai stato un ricevimento ufficiale, e si recò a fargli visita al capezzale.

Così almeno racconta l’affresco omonimo, dipinto qualche tempo dopo nel corridoio del Palazzo Vaticano che conduce alla Cappella Sistina. In esso, Paolo V appare nell’atto di benedire l’uomo, seduto in un letto a baldacchino, circondato da ricchi tendaggi verdi. L’ambasciatore africano non indossa alcun ornamento, né segno distintivo del suo rango. Vestito con una semplice camicia da letto

Avrei potuto essere il protagonista di un ex voto. Nel ruolo del salvato. Siamo d’estate, in un paese della Val d’Aosta di cui non ricordo il nome. Stiamo passeggiando su un sentiero di montagna, in tre, allineati: io, mia mamma e sua sorella, cioè mia zia. Io ho appena compiuto otto anni, sto camminando sul bordo esterno affacciato sul precipizio e sono squassato dal singhiozzo. Mia mamma sussurra alla sorella: «Guarda. Glielo faccio passare». Si volta di colpo verso di me facendo la faccia feroce, fa il gesto di darmi una spinta e grida: «Ti butto giù dal burrone!». Io, sempre zelante, la precedo e mi butto giù da solo. Un cespuglio che sbuca un metro più in basso dal fianco del burrone mi accoglie, vedo mia mamma sbiancare con le mani nei capelli, due gitanti mi afferrano e mi tirano su, sano e salvo. Per la cronaca, il singhiozzo mi era passato. Ritornati a casa ad Asti, mia madre desidera attribuire la mia salvezza a

un intervento divino, eternando l’episodio in un ex voto. Il pittore l’avevamo in casa, zio Ettore, tipografo come mio padre e discreto acquarellista. Di paesaggi però, di piante e di fiori. Pieno di buona volontà, mio zio si mette all’opera ma sempre, nei numerosi tentativi, il centro del quadretto è dominato dal cespuglio che mi ha salvato la vita. A forza di ridurne la dimensioni si arriva a un risultato passabile. Però negli ex voto in alto a destra c’è, dentro una nuvola, la figura di chi ha operato il salvataggio. Noi siamo della parrocchia di San Secondo, nel suo santuario sono stato battezzato e cresimato. San Secondo era un «miles», un valoroso guerriero romano, appartenente alla Legione Tebana. Il prefetto Saprizio, quando scopre che Secondo sì è convertito al cristianesimo, lo fa decapitare fuori le mura. Con tutto il rispetto, San Secondo non è un santo da ex voto, questo è un terreno salvifico dove la Madonna e altri santi sono più efficaci.

La modalità dell’ex voto come forma di ringraziamento per un intervento salvifico è ancora praticata? Se sì, i prossimi ex voto saranno digitali. Ho chiesto a ChatGPT di dipingere il mio mancato ex voto, usando per descriverlo le parole scritte poco sopra. Il risultato è eccellente, con colori vivaci e uno stile naif che richiama la pittura popolare. Con un neo: nella nuvoletta in alto a sinistra c’è la Vergine benedicente e non il mio santo. Ho chiesto allora a ChatGPT non più di dipingerlo ma di descriverlo a parole. E lì è stato fedele alla richiesta. Scrive: «Nel cielo sopra la scena si materializza l’immagine di San Secondo, patrono di Asti. È raffigurato in abiti da guerriero romano (elmo, corazza e mantello rosso) con un’aura dorata intorno alla testa. Con una mano benedice la scena e con l’altra sembra dirigere l’intervento miracoloso che ferma la caduta di Bruno». La strada verso la perfezione digitale è ancora lunga, ma prima o poi ci arriveremo.

Così, adesso che abbiamo appena superato la cosiddetta holiday season d’inizio anno – il periodo in cui treni, voli e traghetti sono presi d’assalto e il costo dei biglietti si fa vertiginoso – diviene sempre più evidente come il ruolo della cartolina in quanto espressione del «narcisismo turistico» sia stato ormai usurpato dal moderno ripiego rappresentato dal cosiddetto post : ovvero, l’infinita quantità di video, foto e siparietti vari che, catturati con lo smartphone, invadono Facebook, Instagram e TikTok per la gioia di quei perfetti sconosciuti noti come follower E forse proprio a causa del fatto che è coincisa con il passaggio dal ristretto pubblico di amici e famigliari al seguito potenzialmente universale dei social network, tale transizione ha visto lo sviluppo di un fenomeno precedentemente inedito: quello

della «vacanza a tutti i costi», esemplificato dalle legioni di persone oggi disposte a indebitarsi e richiedere ingenti prestiti bancari pur di potersi permettere un viaggio, possibilmente di respiro intercontinentale. Come se, pure in un momento di crisi economica quale il nostro, la priorità risiedesse comunque nell’apparire – ovvero, poter dimostrare di essersi recati in una località ambita, sebbene a costo di ingenti sacrifici (dei quali, naturalmente, nessuno verrà mai a conoscenza). In altre parole, l’era dello smartphone sembra aver demandato il nostro status sociale ai selfie condivisi online o via whatsapp, secondo un azzardato rituale che rischia di condurre molti alla bancarotta. Ma allora, quale forma di perversa vanità ci costringe a pregiudicare il nostro immediato futuro solo per ottenere un’istantanea gratificazione

nel presente? Cosa ci spinge a comportarci alla stregua di bambini che, incapaci di valutare i potenziali rischi di una scelta, scelgono di agire solo nel qui e ora, quasi il domani non esistesse?

Certo, la risposta più semplice suggerirebbe che qualsiasi cosa possa interrompere la monotonia della routine quotidiana è ben accetta, al punto da valere l’indebitamento; eppure, la questione è più complessa, nonché legata ad alcuni dei nuovi «valori» che la nostra società ha ormai assorbito e fatto propri. Basta infatti osservare le gesta d’innumerevoli influencer e personaggi più o meno noti al grande pubblico per rendersi conto di quanto sia oggi importante avere (o, almeno, ritenere di avere) qualcosa di notevole da raccontare a chiunque sia disposto ad ascoltare; questo perché il semplice, antico desiderio di condividere

un qualche moto dell’anima o anelito personale – ad esempio, una lettura che ha lasciato il segno, o un’opinione personale sui fatti del giorno – si è ormai fatto obsoleto e irrilevante. Sembra invece divenuto cruciale, al fine di lasciare il segno nell’altrui memoria, aver vissuto in prima persona qualche cosiddetta «grande avventura», non importa quanto risaputa o artefatta. Il che costituisce un punto di vista pericoloso, poiché figlio di una società che ci ha convinto di come il nostro valore si misuri con l’intensità delle nostre vite – con ciò che possiamo testimoniare di aver vissuto, anziché con quello che, nelle profondità della nostra anima, abbiamo davvero provato; in un gioco di specchi contraddistinto dalla fatuità e impermanenza di imprese più o meno enfatiche, anziché dai nostri veri e più autentici sentimenti ed emozioni.

bianca, tiene le mani giunte sul petto e rivolge al papa lo sguardo pacificato di un devoto cristiano sul punto di transitare in Paradiso. La scena forse è immaginaria (esiste un’iconografia precisa per i sovrani che fanno a un loro sottoposto infermo l’onore di visitarlo), ma il ritratto è accurato: Nsaku Ne Vunda, stempiato, ha la barbetta e i baffi a punta impressi nella maschera funebre. Chissà se davvero Paolo V andò a rendergli visita e ascoltò dalle labbra del moribondo le richieste del re del Kongo. Don Antonio Emanuel si spense appena tre giorni dopo il sospirato arrivo, il 3 gennaio del 1608: la memoria popolare però la colloca nella notte dell’Epifania, probabilmente per identificarlo con Baldassarre, il re magio che la tradizione voleva nero. Gli arredi preparati per la festa divennero apparati da lutto. Le pompe funebri dell’ambasciatore africano

furono talmente sontuose che solerti cronisti ne pubblicarono il resoconto. L’opuscolo circolava nelle librerie, e sui carretti degli ambulanti. Tutti i romani seppero del principe africano inviato dal suo re e venuto a morire in Vaticano, il luogo su cui brillava la stella cometa… Qualunque fosse il messaggio che l’ambasciatore gli aveva recapitato, il pur autorevole e autoritario Paolo V non riuscì a esaudire la richiesta. Vide però il monumento, che aveva commissionato già all’indomani della morte di don Antonio Emanuel allo scultore Francesco Caporale, ex collaboratore di Maderno. L’artista lavorò alacremente, e a dicembre aveva già concluso l’opera, tanto che incassò i 95 scudi pattuiti. Ma solo nel 1629 il busto di «don Antonio» in porfido nero fu collocato in chiesa. Impressionante per la resa realistica ed ele-

ganza, per molto tempo fu attribuito ingiustamente al più quotato Gian Lorenzo Bernini. Si trova tuttora nel battistero della basilica di Santa Maria Maggiore (credo sia l’unico nero libero a comparire in una chiesa: nelle case di Dio, di solito i neri figurano come schiavetti paggi o peggio: telamoni, a supportare i monumenti funebri dei loro sterminatori). Il mantello e la faretra (ornamento bellico da guerriero che forse il principe religioso aveva portato in dono) sono in marmo giallo, gli occhi in marmo bianco. Di un candore accecante, spiccano nel volto nerissimo e nella penombra della chiesa. Ma i portoghesi non avevano interesse a evangelizzare i popoli africani: come pagani incivili senz’anima potevano trattarli come cose, comprare e vendere, e trasportare schiavi, in catene, in America. Opposero resisten-

za ai piani del papa, che non riuscì a istituire la Prefettura Apostolica del Congo, autonoma dal Portogallo: lo fece, nel 1622, il suo successore, l’anno dopo la morte di Paolo V, e la affidò ai cappuccini italiani. Intanto però il regno, depauperato di uomini e risorse, stava andando in rovina. E alla fine del Seicento comprendeva ormai solo la provincia di Zaire, oggi in Angola, dove sorgeva la sua capitale Mbanza Kongo. Così la parabola dello sfortunato «Nigrita» (in questo modo, con familiarità priva di intenti offensivi, lo avevano soprannominato i romani) racconta una storia alternativa dei rapporti fra europei e africani, prima che si fondassero per sempre sul colonialismo e sulla schiavitù: qualcosa che poteva essere, ma non è stato. Per questo gli occhi bianchissimi dell’ambasciatore ci interrogano ancora.

di Bruno Gambarotta
di Benedicta Froelich
di Melania Mazzucco
Nsaku Ne Vunda

TEMPO LIBERO

Fagioli con un gusto inatteso

Avevate mai pensato di combinare i fagioli con il delicato gusto dello zafferano? Ecco una ricetta diversa dal solito, che vi permetterà una combinazione di gusti inedita

Giocare per riflettere

Cosa ha permesso ad alcune civiltà di restare nell’immaginario collettivo? E cosa ha determinato l’oblìo di altre?

Un gioco da tavolo può fare riflettere su questi temi

Finché non ne resterà uno solo (a passo di corsa)

Adrenalina ◆ La Backyard ultramarathon è una gara dove a vincere è chi riesce a resistere più a lungo

Ne puoi fare di strada, anche correndo… nel giardino di casa. Ed è lì infatti, in un «giardino», un immenso giardino, di una casa di Bell Buckle, nel Tennessee, che nasce la disciplina protagonista di questa puntata di Adrenalina. La casa è quella di Gary «Lazarus Lake» Cantrell, il «padre» della Backyard ultramarathon, nota anche con il nome, alquanto evocativo, di Last one standing (in italiano, «L’ultimo sopravvissuto»). La cui prima gara ufficiale porta la data del 2011.

La Blackyard ultramarathon non è una semplice gara di resistenza, ma una prova che si gioca anche sulla gestione del tempo

Quel fazzoletto (per modo di dire) di terreno nel Tennessee l’ha calcato anche Matteo Tenchio, 44enne leventinese che… passo dopo passo ci guida alla scoperta di questa disciplina, che costituisce un modo diverso di correre, e con un pizzico di adrenalina in più, ideale per chi vuole andare oltre i propri limiti. «Stiamo parlando di uno sport giovane, ma che in poco tempo sta conoscendo un vero e proprio boom – ci dice subito Matteo Tenchio –. Prova ne è che sull’arco di tutto l’anno, ogni weekend si disputano mediamente 8 gare ogni fine settimana, con la partecipazione di un centinaio di appassionati ciascuna. E ce ne sono anche di esclusive, su invito, con pure interessanti premi in palio: a una di queste, in Germania, parecchio prestigiosa, sono stato invitato pure io per l’edizione del 2025».

Facciamo però un… passo indietro: in cosa consiste questo sport? «Sintetizzando all’osso, rifacendosi al percorso originale, tutto si svolge lungo un percorso della lunghezza di 6,706 km. Che possono essere ad anello, quando si corre magari su un terreno boschivo, oppure lungo un rettilineo. Per completarlo si ha un tempo massimo di un’ora: ogni minuto guadagnato su quel limite determinerà poi quanto tempo si avrà a disposizione per recuperare le energie e rifocillarsi prima del «round» successivo. I ritardatari, e chi decide di non presentarsi al via allo scoccare dell’ora successiva, vengono eliminati. Si va avanti così, a oltranza, finché in gara non resta che un solo partecipante: quando anche il penultimo in lizza deve alzare bandiera bianca, il solo atleta rimasto in gara (e dunque l’Ultimo superstite) non deve far altro che completare l’ultimo giro per essere decretato vincitore. In caso contrario la vittoria sarà a pari merito». Messa così, potrebbe sembrare una gara non particolarmente difficile. Le cose però cambiano, e parec-

chio, considerando che una Backyard ultramarathon può durare ben oltre i due giorni. «Non c’è un tempo massimo, perché a determinare la durata effettiva della corsa è appunto la resistenza dell’ultimo a cedere». Per rendere l’idea, l’attuale primato svizzero di questa disciplina, detenuto proprio da Matteo Tenchio, è di 62 giri (e dunque 62 ore ininterrotte di gara) per un totale di 415,7 km percorsi… «La Backyard non è una semplice gara di resistenza. È anche una prova

che si gioca molto sulle fasi di recupero, sulla gestione del tempo. Dal passo gara alle soste per tutte le necessità. Che possono essere il rifocillarsi, una turbo-siesta, espletare i propri bisogni fisiologici e quant’altro. Anche un cambio d’abiti deve essere valutato e considerato, perché pure quello ha un suo impatto sul piano gara. Se nei primi giri il tempo a disposizione prima della partenza successiva è magari maggiore, quando si avanza nella gara, e le energie per completare quei «soli» 6,7 km e spiccioli vengono un po’ meno, allora diventa determinante centellinare i minuti, e pure i secondi, che si hanno a disposizione una volta tagliato il traguardo. Per questo, spesso, le cose si pianificano con un’ora d’anticipo: se prevedo di concedermi una decina di minuti di riposo alla pausa seguente, allora cercherò di completare il percorso precedente accelerando il passo. Poi, all’atto pratico, non tutto va sempre per il verso giusto, ed è questo che rende ancora più avvincente la Backyard ultramarathon. Come l’imparzialità del cronometro: quando mancano tre

minuti allo scoccare dell’ora successiva, i concorrenti vengono avvisati da tre fischi. Che diventano due a 120 secondi e poi uno solo a sessanta secondi dal nuovo start. Scaduti anche quelli, chi non si presenta nell’area di partenza pronto a riprendere la lunga marcia è eliminato».

Particolare è anche il regolamento che disciplina lo svolgimento di queste gare: «Ogni partecipante è tenuto a essere completamente autonomo. Nel senso che ognuno deve organizzarsi con la sua attrezzatura, dal cibo alle bevande, agli indumenti che indosserà, in gara o tra un «round» e l’altro, come pure a eventuali sedie da campeggio (o letti, per chi preferisce) per riposarsi. Ovviamente, se per recuperare dei carboidrati prevedessi ad esempio di mangiare un piatto di pasta, non sarebbe fattibile cucinarlo prima della ripartenza della gara, ragion per cui, specie quando si supera un determinato numero di ore in gara, è richiesta la presenza di un assistente che si occupi di tutte queste mansioni: questa figura è il punto di riferimento per qualsiasi esigen-

za, che va logicamente pianificata con un’ora d’anticipo. In sé, una Backyard ultramarathon non è a uso esclusivo di atleti superdotati. Anzi, è sicuramente un modo alternativo e stuzzicante per provare ad andare oltre i propri limiti. È un genere di competizione che tutti possono fare: 6,7 km in un’ora non sono certo un’impresa da titani. Tutti ci possono arrivare, provando di volta in volta ad aggiungere un giro dopo l’altro, finché si riesce». Appassionato di corse di lunga durata fin da bambino, Matteo Tenchio oltre a detenere l’attuale record svizzero, lo scorso mese di ottobre ha partecipato al suo quinto mondiale a squadre di ultramaratona, a Jegenstorf, nel Canton Berna, dove ha chiuso al secondo posto, fermandosi unicamente dopo 58 ore ininterrotte di gara: 58 giri per complessivi 389,7 km di corsa. Quanti km e ore macina in un anno Matteo Tenchio? «Nel 2023 ho corso per oltre 10’000 km: circa 3000 di sole gare e il resto per allenarmi. Nel 2024, per contro, un po’ meno: circa 2000 km di gare e “soli” 6500-7000 km di allenamento».

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Il leventinese Matteo Tenchio impegnato in una gara e mentre regge un trofeo.
Moreno Invernizzi

Basta trovare il coraggio di partire

Itinerari alternativi ◆ Paolo Merlini ha attraversato l’intero arco alpino in compagnia di una bicicletta pieghevole

Ho sentito raccontare per la prima volta di viaggi con la bicicletta pieghevole da Alastair Humphreys. Tra il 2001 e il 2005 il viaggiatore inglese ha girato il mondo visitando 5 continenti e oltre 60 Paesi, 75.000 chilometri in tutto, ancora con una normale bicicletta. Qualche anno dopo ha attraversato l’Atlantico a remi e ha percorso a piedi la Via della Seta. Eppure Alastair non ama essere considerato un viaggiatore eroico; crede invece che tutti potrebbero e dovrebbero viaggiare, anche senza allontanarsi troppo da casa, nel tempo libero dal lavoro, con risorse limitate ma con lo stesso piacere della scoperta. In una di queste microavventure, come le definisce, nel 2011 Alastair ha attraversato le Shetland, nell’estremo nord del Regno Unito, muovendosi di isola in isola alternando un canotto gonfiabile e una bicicletta pieghevole.

Sino a quel momento la bici pieghevole era considerata soprattutto uno strumento per la mobilità urbana, utilizzata dai pendolari per raggiungere l’ufficio. È stata poi adottata dai nomadi digitali, ovvero quanti lavorano da remoto mentre sono in viaggio e in ogni città straniera devono ricreare il loro piccolo mondo. Infine sono arrivati i viaggiatori veri e propri. Ovviamente la bicicletta pieghevole ha i suoi limiti, in particolare è sinonimo di viaggi lenti e con un bagaglio minimale, ma si combina alla perfezione con altri mezzi di trasporto, dai treni agli autobus, declinando praticità, sostenibilità e libertà di movimento.

Tra le mete preferite i Paesi Bassi, dove le biciclette hanno ampi spazi riservati nel traffico, così come il Giappone e più ampiamente il Sud-Est asiatico. Ogni settimana si registrano nuovi forum, blog, raduni, eventi, anche nella Confederazione naturalmente, particolarmente adatta a queste esperienze

per le dimensioni geografiche contenute e la qualità dei trasporti pubblici (sui treni le bici pieghevoli possono essere trasportate gratuitamente purché chiuse). Il giro del Lago di Costanza –ma è davvero solo un esempio – è particolarmente apprezzato.

Tra i cultori di questa nuova forma di viaggio c’è anche uno storico collaboratore di «Azione», Paolo Merlini. Forse era inevitabile. Appassionato di viaggi lenti, conosciuto come «l’esperto di vie traverse», Paolo è un entusiasta viaggiatore con gli autobus di linea extraurbani lungo le strade provinciali e secondarie. Già autore di La felicità viaggia in corriera (2018), ha pubblicato Alla conquista delle Alpi con una bici pieghevole. Le mie avventure in sella a Margot (Ediciclo Editore). Margot naturalmente è la sua fida bicicletta, che prende il nome da una canzone di

Georges Brassens: «Margot è leggera, maneggevole e si chiude a ombrello, il che la rende benaccetta su treni e bus. Ha un buon portapacchi, una cinghia di trasmissione al posto della catena, potenti freni a disco».

Scoperta molti anni fa in giro per l’Europa, dapprima l’ha utilizzata soprattutto per raggiungere le fermate degli autobus, spesso in luoghi improbabili e mal segnalati; poi per visitare città e paesi. Infine ha preso forma in lui una visione più ambiziosa: percorrere l’intero arco alpino, da Trieste a Savona, dove inizia l’Appennino. Un viaggio senza auto, utilizzando solo i mezzi pubblici (traghetti, treni, corriere) e la bicicletta pieghevole. Non è tuttavia un’impresa ciclistica, perché Paolo utilizza la bici soprattutto… in discesa: «In pratica, come fa il bambino furbo che mangia la marmella-

Paolo Merlini

davanti al Rifugio Auronzo, Tre Cime di Lavaredo. (Paolo Merlini)

ta e getta via il pane, ho raggiunto le più alte località alpine con gli autobus di linea gustando poi ogni metro della successiva discesa in bici».

Lo strano veicolo minimalista, pensato per altri scopi, supera bene la prova impegnativa, nonostante qualche apprensione del suo cavaliere, avvolto in una spirale senza fine che lo risucchia a valle: «Affido la mia anima alle divinità del valico e inizio a scendere. Sedici chilometri di curve e corti rettilinei intervallati da tornanti e poi: pochissimi guardrail, pini a volontà, scorci su strapiombi…». Nell’itinerario sono comprese due digressioni svizzere, la prima da Livigno in Engadina attraverso il Passo della Forcola e il Passo del Bernina, prima di affrontare l’incognita della Statale 3 (Sankt Moritz-Chiavenna). Più avanti la cronaca registra un rapido passaggio a

Locarno, per poi scivolare di nuovo in Italia con il treno delle Centovalli per Domodossola. Alla base di un viaggio volutamente disimpegnato c’è uno spunto ecologista, forse un’utopia: promuovere una montagna senz’auto o moto, incoraggiando le fragili amministrazioni locali a migliorare i servizi di trasporto pubblico, per «ammirare la maestosa bellezza delle vette in silenzio, con occhi e naso ben aperti». L’ispirazione di fondo resta tuttavia discreta e lascia ampio spazio, come sempre nei viaggi di Merlini, a divagazioni (specie enogastronomiche), incontri casuali solo in apparenza, uomini e donne, ostelli e trattorie, strade e cieli. Per un viaggiatore che si considera prima di tutto un appassionato lettore di libri di viaggio, è inevitabile e quasi continuo il dialogo con gli autori prediletti, a cominciare dallo scrittore, poeta e drammaturgo Guido Ceronetti che, non avendo mai preso la patente, così apriva il suo Un viaggio in Italia (1981-83): «Prenderò treni, corriere, battelli, taxi; andrò a piedi. L’Italia non la troverò più, ma so viaggiare nell’invisibile, dove la ritroverò».

Nonostante la differenza di luoghi e generazioni Alastair Humphreys, dal quale abbiamo preso le mosse, e Paolo Merlini sono accomunati da uno stesso atteggiamento volutamente antieroico, dall’idea che anche i viaggi in apparenza più impegnativi siano in realtà alla portata di tutti. Basta trovare dentro di sé il coraggio di partire, procurarsi buoni freni e per il resto affidarsi alla benedizione della strada, del viaggio.

Bibliografia

Paolo Merlini, Alla conquista delle Alpi con una bici pieghevole. Le mie avventure in sella a Margot, Venezia, Ediciclo Editore, 2023

Poliedrica, ma soprattutto salubre Sansevieria

Mondoverde ◆ Una pianta oggi molto in auge, anche grazie alle sue capacità di assorbire diversi inquinanti

Anita Negretti

In pochi anni si è trasformata da «pianta della nonna» in presenza moderna e chic, utilizzata negli arredamenti giovani, riuscendo a tornare in auge tra le piante d’appartamento.

Molto usata in uffici, studi e negozi, viene acquistata anche per decorare le camere da letto, grazie alla sua capacità di ripulire l’aria da alcuni agenti inquinanti.

La più classica è senz’altro la Sansevieria trifasciata, da molti conosciuta come «lingua della suocera», dalle lunghe foglie verdi a bordo giallo, che nascono da radici rizomatose, che può raggiungere i 70-90 cm con cure minime: poca acqua circa ogni due settimane; in inverno una volta al mese.

Predilige posizioni a mezz’ombra al riparo dalla luce diretta, concimazioni mensili e una veloce doccia ogni 2-3 mesi per lavare le foglie dalla polvere; attenzione a non usare vaporizzatori, visto che non sopporta l’umidità, o spray lucidanti, per evitare che le foglie si macchino.

Le foglie sono in grado di assorbire alcune sostanze inquinanti, come la formaldeide, lo xylene e il tuelene, oltre che combattere l’inquinamento elettromagnetico; la pianta riesce inoltre a convertire velocemente l’anidride carbonica in ossigeno, motivo per cui è largamente utilizzata nella zona notte degli appartamenti.

La si trova spesso in vasi design alti e stretti, da appoggiare ai muri, in zone anche poco luminose come possono esserlo i corridoi o gli ingressi.

Tollera temperature molto alte, anche intorno ai 30°C, mentre teme il freddo, motivo per cui deve vivere in locali riscaldati in inverno, con temperature ottimali tra i 13 e i 18°C. Originaria dell’Asia e del Sud Africa, specie del Kenya, la Sansevieria, più comunemente chiamata Sanseveria, appartiene alla famiglia delle Ruscaceae e da qualche anno ha fatto la sua comparsa anche la S. cylindrica, che si distingue per le foglie tubolari, rigide e carnose, color verde scuro e dal portamento eretto.

Non sviluppando un grande apparato radicale, le sanseverie possono vivere nello stesso vaso per molti anni, basterà sostituire eventualmente qualche cucchiaiata di terra superficiale con terriccio nuovo.

All’occorrenza, il rinvaso vero e proprio lo si esegue in primavera, tra marzo e aprile, utilizzando un terriccio per piante d’appartamento, con

qualche centimetro di argilla sul fondo. Si possono riprodurre per divisione del rizoma, semplicemente dividendo la radice in due o più parti e tramite talea di foglia.

In quest’ultimo caso l’ingrediente principale sarà la pazienza, poiché servono 2-3 mesi prima che la lunga foglia, tagliata dalla pianta principale, radichi all’interno di un bicchie-

re o un vaso colmo d’acqua. Occorrerà cambiare l’acqua ogni settimana e posizionare il contenitore in un luogo luminoso.

La stessa tecnica la si potrà adottare piantando la foglia in un vaso con del terriccio fertile, l’ideale è quello per cactacee; in questo caso, dopo aver tagliato la foglia, bisognerà far asciugare il taglio per qualche ora e successivamente procedere a delle irrigazioni settimanali, lasciando i tagli in una posizione luminosa. Oltre alle due specie descritte, vi sono anche la Sansevieria grandis, la Sansevieria liberica e la Sansevieria scabrifolia. Sono più difficili da trovare in vendita, ma ugualmente belle: la Sansevieria grandis produce una rosetta di foglie lunghe dai 15 ai 25 cm, con striature verde scuro. La Sansevieria liberica si distingue per via delle lunghe foglie con bande bianche spesso orlate di rosso, mentre la Sansevieria scabrifolia non supera i 15 cm di altezza, ideale per vasi da scrivania.

Un esemplare di Sansevieria trifasciata. (Derek Ramsey)
Claudio Visentin

Ricetta della settimana - Fagioli allo zafferano

Ingredienti

Piatto principale

Ingredienti per 4 persone

1 scalogno o una cipolla piccola

2 spicchi d’aglio

4 c d’olio d’oliva

2 prese di stimmi di zafferano

2 scatole di fagioli di Soissons da 400 g, 250 g peso sgocciolato

4 dl di brodo di verdura vegano

200 g di cavolo piuma

1 vasetto di pomodori cherry gialli, datterino giallo da 350 g

1 cc di miso pepe ½limone

Preparazione

1. Tritate lo scalogno e l’aglio. Soffriggete entrambi nell’olio.

2. Aggiungete lo zafferano e fatelo soffriggere brevemente.

3. Scolate i fagioli e aggiungeteli assieme al brodo.

4. Portate a ebollizione.

5. Eliminate i gambi duri del cavolo piuma.

6. Scolate i pomodorini e aggiungeteli ai fagioli con il cavolo.

7. Lasciate sobbollire il tutto per circa 5 minuti.

8. Sciogliete il miso nel liquido caldo.

9. Insaporite i fagioli con il pepe e la scorza di limone grattugiata finemente.

Consigli utili

Sostituite i fagioli in scatola con 250 g circa di fagioli di Soissons secchi. Lasciateli in ammollo per tutta la notte, poi soffriggeteli con scalogno, aglio e zafferano. Salateli e fateli cuocere a fuoco lento per circa 1 ora coperti da 3 cm d’acqua. Terminate la cottura aggiungendo le verdure e il miso.

Preparazione: circa 20 minuti

Per persona: 12 g di proteine, 12 g di grassi, 25 g di carboidrati, 270 kcal

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Alla ricerca di una civiltà dimenticata

Colpo critico ◆ Diluvium e Twilight Imperium, due giochi capaci di stimolare la riflessione attorno al potere e alla gloria

Nel sud-est della Turchia, vicino alla città di Şanlıurfa, si trovano i resti di una civiltà dimenticata. Siamo sulla Göbekli Tepe, la «collina panciuta» dove dodicimila anni fa una comunità di cacciatori edificò un gigantesco santuario. È l’insieme di templi più antichi di cui si abbia notizia, eppure ignoriamo quasi tutto sia degli individui che li costruirono, sia delle divinità alle quali erano dedicati. All’epoca non si lavorava ancora la ceramica, ancora non esistevano le città. In Egitto non c’erano le piramidi e non ci sarebbero state per altri ottomila anni.

Si possono sperimentare l’ascesa e il declino delle civiltà anche cimentandosi in un gioco della tipologia 4X

A lungo Göbekli Tepe fu un importante centro di culto. Poi, intorno a diecimila anni fa, venne abbandonato con dolcezza, senza drammi. La terra lo ricoprì lentamente, finché venne riscoperto alla fine del XX secolo. Perché alcuni popoli finiscono nell’oblio e altri restano nella memoria collettiva?

La storia custodisce i suoi segreti. Che fine ha fatto la mitica Dilmun di cui parlano i testi sumeri? Secondo gli archeologi era situata a nord del

Bahrain e su altre isole del Golfo Persico. Qualche anno fa infatti vennero trovate delle rovine sul fondo del mare. E che dire dei giganti di pietra sull’Isola di Pasqua? O delle rovine di Teotihuacán, in Messico, che erano già deserte quando arrivarono gli aztechi?

Fra i testi sui popoli inghiottiti dal tempo ne segnalo uno di Harald Haarmann: Culture dimenticate (Bollati Boringhieri, 2020), un saggio scritto con piglio divulgativo e ben documentato. Un altro modo per sperimentare la crescita e il declino delle civiltà è cimentarsi in un gioco della tipologia 4X, basato cioè sull’esplorazione (eXplore), sull’espansione (eXpand), sullo sfruttamento delle risorse (eXploit) e sullo sterminio (eXterminate).

Fin dalla preistoria il genere umano conosce la guerra e la sopraffazione. Il male è inevitabile, ma possiamo educarci a conoscerlo per disinnescarlo. Quando la messa in scena dei conflitti avviene in un gioco da tavolo, dentro un contesto rituale di regole e di relazioni amichevoli, si sviluppa una visione non didascalica dello scontro fra civiltà. Lo scopo di un’attività ludica non è didattico, ma può incentivare – come ogni altra forma di cultura – una maggiore consapevolezza di sé e del mondo.

Aprendo la scatola di Diluvium (Antoni Guillen, Nuts!, 2024), sco-

Giochi e passatempi

Cruciverba

Lo sapevi che l’acqua calda… Trova il resto della frase leggendo, a soluzione ultimata, le lettere evidenziate.

(Frase: 7, 5, 2, 6, 6)

ORIZZONTALI

1. Vi si ritrovano i malfattori

4. Nome femminile

9. Bombiscono

10. Il suo ultimo re fu Priamo

11. Il regista Avati (Iniz.)

12. Segna il confine tra BosniaErzegovina e Serbia

13. Le ali della quaglia

14. Brillano nella costellazione del Toro

15. Un libro della Bibbia

16. In piedi dopo la prima

17. Nascosti in dei bocconi

18. Un condimento

19. Misura catastale

21. Cibele lo risuscitò

22. Di stoffa... fine

23. Sono fatte di minuti

24. Un figlio di Giacobbe

25. Si farcisce in Romagna

VERTICALI

1. Un nodo alla gola

2. Pietra ornamentale

3. Sei romani

4. Secchi, asciutti

5. Giunti tra i primi dieci

priamo che il materiale di gioco è assai elegante, con appositi contenitori di cartone per le risorse. Le illustrazioni sono efficaci e aiutano a calarsi nell’atmosfera: dopo un terribile diluvio, gli antichi imperi si sono ridotti a civiltà in esilio. Con la memoria dei fasti passati i signori della guerra veleggiano di isola in isola, colonizzando le terre emerse. Di tanto in tanto s’imbattono nelle rovine dell’impero di Mû, fra le quali ci sono artefatti preziosi. I giochi 4X di solito sono lunghi e

complessi. Ne è un esempio Twilight Imperium, creato da Christian Petersen nel 1997 per Fantasy Flight Games e riproposto in più edizioni rinnovate. La più recente è del 2017, con un’espansione del 2020, e prevede da uno a otto partecipanti. È un «giocone» avvolgente, che dura da quattro a otto ore e che mette in scena la lotta per il controllo della galassia. Oltre alle quattro X, bisogna gestire anche la ricerca tecnologica, il commercio, la diplomazia e la politica, con la pro-

mulgazione di leggi per i vari popoli. Proprio nel paragone con Twilight Imperium si capisce il pregio di Diluvium: una partita dura un’ora o anche meno, eppure l’ambientazione è assai curata. All’inizio s’inviano spedizioni e si cerca di stabilire delle colonie, di produrre… finché all’orizzonte appaiono le vele di un vascello da battaglia nemico. I giocatori (da uno a quattro, a partire dai dieci anni) vivono una serie di vicissitudini epocali con una sensazione di conto alla rovescia: quando si esaurisce una delle risorse – cibo, armi, artigianato – s’innesca la fine della partita.

Una partita a Diluvium è sempre diversa dalle altre, sia per la mappa variabile, sia per una serie di regole che stimolano a sperimentare nuove strategie. Per esempio, il divieto di fare la stessa azione due volte di seguito invita a dedicarsi a tutte le quattro X. Inoltre si può diventare ricchi anche combattendo mostri marini o cercando tesori, e questo rende le partite molto tattiche, imprevedibili. Alla fine ogni civiltà ritorna nella scatola con tutte le sue illusioni. Ai giocatori restano le domande sul potere e sulla gloria, insieme alla sensazione di avere approfondito in maniera insolita il mistero della natura umana, con l’eterno vizio di ripetere gli stessi errori ma anche con la capacità di tornare a sperare, nonostante tutto.

Sudoku Scoprite i 3 numeri corretti da inserire nelle caselle

6. Avverbio di tempo

7. Le iniziali dell’imitatrice Aureli

8. Il Giuliano politico e giurista italiano

10. Intrigo

12. Possono custodire segreti

13. In questo punto

15. La Lanfranchi della tv (Iniz.)

19. Una miscredente

20. Grezza è in bioccoli

21. Metà ettari

22. Accanito sostenitore

23. Due di coppe

24. Preposizione

della settimana precedente BUON ANNO DAL GIAPPONE! – In Giappone si aspetta l’ultimo dell’anno nei templi, bevendo sakè e festeggiandone l’arrivo con… Resto della frase: … CENTOOTTO COLPI DI GONG

Regolamento per i concorsi a premi pubblicati su «Azione» e sul sito web www.azione.ch I premi, tre carte regalo Migros del valore di 50 franchi, saranno sorteggiati tra i partecipanti che avranno fatto pervenire la soluzione corretta entro il venerdì seguente la pubblicazione del gioco. Partecipazione online: inserire la soluzione del cruciverba o del sudoku nell ’apposito formulario pubblicato sulla pagina del sito. Partecipazione postale: la lettera o la cartolina postale che riporti la soluzione, corredata da nome, cognome, indirizzo del partecipante deve essere spedita a «Redazione Azione, Concorsi, C.P. 1055, 6901 Lugano . Non si intratterrà corrispondenza sui concorsi. Le vie legali sono escluse. Non è possibile un pagamento in contanti dei premi.

esclusivamente a lettori che risiedono in Svizzera.

Vinci una delle 2 carte regalo da 50 franchi con il cruciverba e una carta regalo da 50 franchi
Vicino a S¸anlıurfa si trovano i resti di una civiltà dimenticata. (Wikipedia)

Grazie, giocolieri.

Temerari senza cestino.

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invece di 3.25

2.25

da 2 20% Cottage cheese disponibile in diverse varietà, per es. M-Classic al naturale, 450 g, 2.40 invece di 3.–, (100 g = 0.53) a partire da 2 pezzi 20%

Parmigiano Reggiano DOP 700/800 g, per 100 g, prodotto confezionato 15%

invece di 2.65

4.95

Uova da allevamento al suolo d'importazione in conf. speciale, 18 x 53 g+ 21%

invece di 6.30

1.75 invece di 2.10

Formaggella ticinese 1/4 grassa per 100 g, prodotto confezionato 16%

Migros Ticino

qualità-prezzo

LO SAPEVI?

Emmi «I'm your meal» è un pasto da bere nutriente, senza lattosio, con 26 vitamine e minerali e 38 grammi di proteine e fibre. Perfetto quando si ha poco tempo. Disponibile nei gusti vaniglia e cioccolato.

Appena sfornato e dal sapore sublime

Il nostro pane della settimana: perfetto per un'alimentazione equilibrata grazie al suo alto contenuto di fibre e proteine, con un sapore intenso di semi.

3.30

Con canditeciliegie e Kirsch Sono tornate le frittelle di Carnevale!

2.56 invece di 3.20

4.10 invece di 5.16

prussiani M-Classic in conf. speciale, 516 g, (100 g = 0.79)

Biscotti

Addio tristezza invernale

Tavolette di cioccolato Lindt al latte finissimo o al latte con nocciole, 5 x 100 g, per es. al latte finissimo, 11.80 invece di 14.75, (100 g = 2.36)

Perfettamente porzionabili perché confezionati in pacchetti singoli

Senza zucchero, con aroma di menta e xilitolo

Scorte per i periodi frenetici

Tutti i tipi di pasta, i sughi per pasta e le conserve di pomodoro, Migros Bio (prodotti Alnatura e Demeter esclusi), per es. Penne integrali, 500 g, 1.80 invece di 2.25, (100 g = 0.36) 20%

conf. da 6 20%

6.–

invece di 7.50

Chicchi di mais M-Classic 6 x 285 g, (100 g = 0.35)

da 4 20%

Per i buongustai che apprezzano la sostenibilità

Ravioli M-Classic alla napoletana o alle verdure, per es. alla napoletana con ripieno di carne, 4 x 430 g, 7.35 invece di 9.20, (100 g = 0.43)

conf. da 2 30%

Tortine di spinaci o strudel al prosciutto, M-Classic prodotto surgelato, in conf. speciale, per es. strudel al prosciutto, 2 x 420 g, 7.70 invece di 11.–, (100 g = 0.92)

da 3 25%

Pizze Toscana o Margherita, M-Classic prodotto surgelato, per es. Toscana, 3 pezzi, 1080 g, 8.85 invece di 11.85, (100 g = 0.82)

conf.
conf.

a partire da 2 pezzi –.50 di riduzione

Tutte le noci e tutta la frutta secca, Migros Bio (prodotti Alnatura e Demeter esclusi), per es. noci di anacardi, Fairtrade, 150 g, 3.20 invece di 3.70, (100 g = 2.13)

Squisiti in risotti, zuppe e salse

Spugnole e funghi porcini secchi, M-Classic per es. Spugnole, 20 g, 7.35 invece di 10.50, (10 g = 3.68) 30%

a partire da 2 pezzi 20%

Tutte le conserve di pesce Rio Mare e Albo per es. tonno rosa all'olio d'oliva Rio Mare, 3 x 52 g, 5.60 invece di 7.–, (100 g = 3.59)

Tutti i tipi di olio e aceto, Migros Bio (articoli Alnatura esclusi), per es. olio d'oliva greco, 500 ml, 9.56 invece di 11.95, (100 ml = 1.91) 20%

a partire da 2 pezzi 20%

Tutti i tè e le tisane Messmer per es. melagrana egiziana, 50 g, 2.56 invece di 3.20, (10 g = 0.51)

Determinato. Curato. Maschile.

LO SAPEVI?

Il primo profumo da uomo, «Jockey Club», è stato introdotto sul mercato all'inizio del XIX secolo, ma è solo all'inizio degli anni Cinquanta che il profumo maschile ha fatto successo. Con l'affermarsi dell'industria profumiera, i prezzi delle fragranze sono diventati generalmente più accessibili. Oggi i profumi da uomo sono diventati parte integrante della cura del corpo maschile.

Deodoranti Nivea
conf.
Prodotti per la doccia Nivea Men
conf. da 3

a partire da 2 pezzi 25%

Prodotti per la cura del viso e per la rasatura, I am Men e Bulldog per es. lame di ricambio I am Men, 4 pezzi, 3.71 invece di 4.95, (1 pz. = 0.93)

Rasoi usa e getta Gilette Blue II oder Blue 3, in confezioni speciali, per es. Blue II, 20 pezzi, 8.95 invece di 11.20, (1 pz. = 0.45) 20%

Lame di ricambio Gillette in confezioni speciali, per es. Fusion 5, 14 pezzi, 41.90 invece di 52.41, (1 pz. = 2.99) 20%

a partire da 4 pezzi 25%

Tutte le bustine morbide Hipp per es. mela-pesca-frutti di bosco, bio, 100 g, 1.46 invece di 1.95, (10 g = 0.15)

da 2

Gel o schiuma da barba, Gillette per es. gel, 2 x 200 ml, 5.95 invece di 7.50, (100 ml = 1.49)

Prodotti per la rasatura Wilkinson sapone, gel Sensitive e schiuma Sensitive, per es. sapone, 125 g, 6.45, (100 g = 5.16)

da 12 50%

Salviettine umide per bebè Pampers

Sensitive o Aqua, in conf. multiple, per es. Sensitive, 12 x 52 pezzi, 23.– invece di 46.80

a partire da 3 pezzi 33%

Tutti i pannolini Rascal + Friends (confezioni multiple escluse), per es. Premium 2, 40 pezzi, 7.34 invece di 10.95, (1 pz. = 0.18)

Calze per bebè disponibili in diversi colori e motivi, tg. 10/14-23/26 conf. da 3

Formidabili prodotti domestici

Tutto l'assortimento

Migros Topline, Fresh, Sistema, Glasslock e Cuitisan Candl (articoli Hit e borracce esclusi), per es. contenitore per frigorifero Migros Topline, 0.2 litri, il pezzo, 2.35 invece di 3.35

Profumano gradevolmente l'ambiente

3.95

invece di 7.90

33%

Candele profumate in vaso di vetro Home disponibili in diverse profumazioni

Profumi per ambienti o candele e accendino, Home in confezioni multiple o speciali, per es. candele scaldavivande con involucro in alluminio, 100 pezzi, 3.95 invece di 5.95

a partire da 2 pezzi 30%

Tutti i tovaglioli, le tovagliette e le tovaglie di carta, Kitchen & Co., FSC® (articoli Hit esclusi), per es. tovaglioli con cuori, 33 x 33 cm, 20 pezzi, 3.15 invece di 4.50

Per mantenere a lungo come nuovi i capi delicati 8.85

15.95 invece di 23.02

Detersivo Perwoll in conf. speciale, 2,6 litri, per es. Black, (1 l = 6.13) 30%

Candele scaldavivande maxi con involucro in alluminio Home 3 x 12 pezzi, (1 pz. = 0.25)

4.95

Candele profumate disponibili in diverse profumazioni, il pezzo Hit

a partire da 2 pezzi

17.95 Pile Energizer Max AA o AAA in conf. speciale, 16 pezzi

20%

Tutti i termoventilatori e gli umidificatori per es. umidificatore a ultrasuoni Mio Star 400 Titan, per locali fino a 65 m2, quantità d'acqua 5,5 litri, igrostato integrato, il pezzo, 79.96 invece di 99.95

Carta per uso domestico Twist

Classic, Recycling o Deluxe, in conf. speciali, per es. Recycling 1/2 strappo, 16 rotoli, 11.75 invece di 16.80

17.95 invece di 19.95

Prodotti Dettol per es. salviettine disinfettanti, 2 x 60 pezzi, 7.90 invece di 9.90 conf. da 2 20%

30%

Tutti i frullatori a immersione per es. frullatore a immersione Bamix M140 nero, il pezzo, 90.93 invece di 129.90

35.–di riduzione

104.90 invece di 139.90

Macchina per caffè in capsule De'Longhi Nespresso Pixie EN127 argento tempo di riscaldamento 25 secondi, pressione della pompa 19 bar, serbatoio dell'acqua da 0,7 l, il pezzo

Rose nobili Fairtrade disponibili in diversi colori, mazzo da 9, lunghezza dello stelo 60 cm, il mazzo

piccolo assaggio di

9.90

Tulipani disponibili in diversi colori, mazzo da 20, il mazzo

5.–

Piante verdi disponibili in diverse varietà, Ø 12 cm, il vaso

Prezzi imbattibili del weekend

33%

3.95

invece di 5.95 Mirtilli Cile/Perù/Sudafrica, vaschetta da 500 g, (100 g = 0.79), offerta valida dal 9.1 al 12.1.2025

30%

Tutte le capsule Nescafé Dolce Gusto, 30 pezzi per es. Lungo, 8.33 invece di 11.90, (100 g = 4.96), offerta valida dal 9.1 al 12.1.2025 a partire da 2 pezzi

34%

2.50 invece di 3.80

Ossibuchi di vitello M-Classic

Svizzera, per 100 g, in self-service, offerta valida dal 9.1 al 12.1.2025

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