Azione 09 del 1 marzo 2021

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Cooperativa Migros Ticino

Società e Territorio Abbandonare un obiettivo problematico per un altro più raggiungibile può essere benefico in un periodo di incertezza prolungata

Ambiente e Benessere L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha dichiarato il 2021 «Anno Internazionale della Frutta e della Verdura»

G.A.A. 6592 Sant’Antonino

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXIV 1 marzo 2021

Azione 09 Politica e Economia Gli interessi di Cina e Russia convergono davanti al nemico comune: gli Stati uniti

Cultura e Spettacoli Le maison di alta moda sono sempre più spesso anche innovative fucine creative

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Addio al faro della beat generation

di Federico Rampini pagina 32

Al chilometro 30 di Peter Schiesser «All’inizio della pandemia ci è stato ripetuto che stiamo correndo una maratona, credo che adesso ci troviamo più o meno al chilometro 30». Le parole del virologo e immunologo Volker Thiel, da un’intervista al «Tages Anzeiger», restituiscono una prospettiva temporale alla battaglia che stiamo combattendo contro il virus, in questi ultimi tempi dominati da un diffuso nervosismo. E cosa fate al chilometro 30, quando il corpo duole e sapete che ultimi gli 12 chilometri saranno ancora più duri, vi fermate a lamentarvi o cercate le risorse che la volontà può ancora mobilitare per arrivare al traguardo (poiché non avete scelta: al traguardo dovete arrivare)? Assumere una prospettiva più ampia può aiutare a sfuggire alla confusione generale e allo sconforto. Abbiamo percorso un lungo cammino in questi 12 mesi, per l’equilibrio psichico collettivo non è stato facile accettare che ogni errore compiuto (e ce ne sono stati) risulta fatale a molte persone, tantomeno convivere con l’incertezza, con la malattia, con il lutto, ma come collettività siamo ancora qui e non siamo messi così male, perlomeno meno peggio di tanti Paesi.

Era scontato che, senza nessun allenamento, arrivassimo al chilometro 30 di questa maratona, un anno fa? A marzo, giugno pareva lontanissimo e non immaginavamo, non volevamo immaginare che cosa ci avrebbero riservato l’autunno e l’inverno. Eppure ce la stiamo facendo, giorno dopo giorno. Con una prospettiva non lontanissima: in tutto il mondo e ancor di più in Occidente, l’immunizzazione di gregge, sia per aver superato la malattia sia per le vaccinazioni, procede e la pandemia verosimilmente cesserà quest’anno. Senza dubbio, più l’immunizzazione si allargherà, meno ospedalizzazioni e decessi ci saranno, e più recupereremo le nostre libertà, gli spazi pubblici, il piacere di stare insieme, bar, ristoranti e luoghi della cultura potranno finalmente spegnere la nostra sete. Ma adesso non è il momento di mollare, di cedere allo sconforto per le limitazioni che si protraggono, di creare ulteriori divisioni, di dare del dittatore ad un consigliere federale (come se da solo potesse imporsi sui sei colleghi). Piuttosto è il tempo di riflettere su come affrontare le diverse fasi dell’immunizzazione di gruppo: con il passare dei mesi ci saranno sempre più persone vaccinate o comunque immuni dopo un’infezione, è giusto che queste rimangano sotto-

poste a restrizioni nella vita quotidiana, viceversa fino a che punto è accettabile che si crei una discriminazione fra loro e gli altri? Il passaporto vaccinale diventerà il lasciapassare per la libertà, e chi non ce l’ha peggio per lui? Anche questa sarà una fase delicata per la società, poiché se può essere ancora accettabile che ci sia una discriminazione positiva verso chi accetta di farsi vaccinare, lo è molto meno se subisce conseguenze negative chi non è vaccinato solo perché non ne ha ancora avuta la possibilità. Per intanto il dibattito è agli albori, occorre prima di tutto sapere con (relativa) certezza se i vaccini proteggono anche dal contagio (come sembra indicare quello della Pfizer – ma sarà così anche per gli altri?), tuttavia risposte consistenti si avranno solo fra mesi. Se la risposta sarà negativa, anche i vaccinati resteranno pericolosi per gli altri, quindi sarà difficile immaginare una discriminazione positiva nei loro confronti, ma se la risposta sarà affermativa molto probabilmente le autorità dovranno adattare le misure restrittive a una situazione più differenziata, bilanciando le aspettative di libertà di chi non corre più il rischio di ammalarsi e di contagiare e le frustrazioni di chi non ha ancora potuto oppure non vuole farsi vaccinare. Sarà bene prepararsi in tempo.


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