Anno LXXXV 11 aprile 2022
Cooperativa Migros Ticino
G.A.A. 6592 Sant’Antonino
Settimanale di informazione e cultura
edizione
15
MONDO MIGROS
Pagine 4 – 5 ●
SOCIETÀ
TEMPO LIBERO
ATTUALITÀ
CULTURA
Famiglie monoparentali e ricostituite, si amplia l’offerta di sostegno, consulenza e ascolto
La fotografia di strada esalta soprattutto urbanità e umanità mettendole in stretta relazione
Orbán e Vucic guardano a Putin mentre il gruppo di Visegrad si è spezzato e il futuro resta incerto
Amalia Ulman, artista e regista argentina che si occupa di questioni di classe, di genere e di sessualità
Pagina 2
Pagina 13
Pagina 21
Pagina 35
◆
Se l’Europa piange Le artiste del Novecento protagoniste nei musei svizzeri il Sud si dispera Dal giorno dell’invasione russa dell’Ucraina la nostra attenzione è rivolta alla guerra in Europa, al pericolo che si scateni una terza guerra mondiale, alle ricadute che avrà sulla sicurezza e sulle economie europee. Tuttavia, credo che non venga ancora ben capito quanto devastante questa guerra è per il sud del mondo, considerato che la maggior parte di quei paesi vive fragilità istituzionali, politiche, economiche fin da prima, aggravate dai mutamenti climatici e da due anni di pandemia. Due esempi possono aiutare a capire quanto anche una sola di queste tre grandi crisi planetarie in corso contemporaneamente – clima, covid, guerra – possa destabilizzare nazioni apparentemente solide, ma in realtà fragili e mal governate: Egitto e Sri Lanka. Leggo sulla Nzz del 2 aprile che a causa della guerra in Ucraina e le turbolenze sui mercati, cui è seguita una svalutazione della moneta nazionale, l’Egitto ha chiesto, e ricevuto, aiuti urgenti per 5 miliardi di dollari dall’Arabia Saudita, 5 miliardi in investimenti dal Qatar e altri fondi dagli Emirati arabi. Per tappare le falle, una volta di più. Infatti, l’economista australiano Robert Springborn citato nell’articolo, definisce l’Egitto uno «Stato mendicante», che da tempo vive di crediti. Le importazioni superano largamente le esportazioni, un terzo delle entrate statali serve per pagare gli interessi sui debiti, mentre il governo del generale al Sisi investe cifre astronomiche in progetti di prestigio di poca utilità (per una nuova capitale e per creare un nuovo canale a Suez), molti settori economici sono in mano ai militari e, fra corruzione e inefficienza, sono poco produttivi. La pandemia, con il crollo del turismo, ha aggravato le cose. Allo stesso tempo, un terzo della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà, il prezzo del pane deve quindi essere sovvenzionato, per evitare rivolte popolari. Ora però i prezzi del grano stanno aumentando e l’Egitto, che compra l’80 per cento del grano da Russia e Ucraina, rischia di non riuscire a procurasene a sufficienza. Inoltre, le casse dello Stato sono talmente vuote che il governo ha deciso di tagliare le sovvenzioni al prezzo del pane, pur consapevole del pericolo di tensioni interne. Tuttavia, l’Egitto è considerato un paese too big to fail, quindi è probabile che continuerà a ricevere crediti, nel tentativo di evita-
Elio Schenini – Pagina 33
re il collasso di una nazione che nella regione ha un’importanza strategica. Lo Sri Lanka non ha questa rilevanza, anche se la sua posizione nelle rotte marittime dell’Oceano indiano lo rendono appetibile per Cina, India e Stati Uniti. Ma quello che sta succedendo ci mostra l’impatto che la pandemia e altri fattori, uniti a fragilità istituzionale, corruzione, incompetenza, hanno su un paese apparentemente solido. Dopo una protesta finita con auto incendiate, botte e arresti davanti alla casa del presidente Gotabaya Rajahpaksa a Colombo, il governo ha decretato due giorni di Stato d’emergenza e coprifuoco, fermando anche treni e autobus. Il clan Rajahpaksa – presidente, il fratello Mahinda già presidente e oggi primo ministro, due altri fratelli ministri e un figlio ministro pure lui – ha preso paura e ha pensato di risolvere il problema al solito modo, con il pugno di ferro. Ma questa volta la protesta si è allargata a tutto il paese e la situazione è rapidamente precipitata, persino i più alti prelati del clero buddista hanno invitato il governo a dimettersi. Non ce n’è stato bisogno: uno dopo l’altro i ministri se ne sono andati e alla fine il governo si è dissolto, qualcuno è partito per l’estero. Ma popolazione e opposizione vogliono anche le dimissioni del presidente, che crede ancora di poter conservare il potere. Come si è arrivati a questo? Gli attentati di Pasqua, con quasi 300 morti, e poi la pandemia hanno fatto crollare il turismo, importante fonte di valuta estera, i lockdown hanno soffocato l’economia. Poi c’ha messo del suo il governo: indebitandosi per progetti faraonici (porti, un aeroporto inutilizzato, autostrade) che hanno favorito soprattutto la Cina, le riserve si sono assottigliate pericolosamente, si rischiava il default, per cui ha tentato di ridurre le importazioni. Decisione catastrofica, lo scorso maggio ha vietato da un giorno all’altro i fertilizzanti, creando un forte calo della produzione agricola e una crisi alimentare. Inoltre, per mancanza di fondi da mesi scarseggiano gas e petrolio, ogni giorno l’energia elettrica viene tagliata per ore, a volte anche l’acqua. Ciò nonostante, il governo è rimasto sordo alle richieste di una popolazione letteralmente affamata. Ora si è al punto di non ritorno, e nessuno sa come andare avanti. Come in tanti paesi del Sud, manca una classe politica capace, onesta, lungimirante e una classe media solida.
© 2021, ProLitteris, Zürich
Peter Schiesser