Azione 16 del 18 aprile

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Anno LXXXV 19 aprile 2022

Cooperativa Migros Ticino

G.A.A. 6592 Sant’Antonino

Settimanale di informazione e cultura

edizione

16

MONDO MIGROS

Pagine 4 – 5 ●

SOCIETÀ

TEMPO LIBERO

ATTUALITÀ

CULTURA

TikTok offre ai giovani troppe informazioni false e fuorvianti, la denuncia di NewsGuard

Incredibili, i personaggi tratteggiati da Matteo Codignola nel suo Vite brevi di tennisti eminenti

Se la Nato si allarga a nord-est muteranno i termini del rapporto fra Russia e Occidente

A Villa dei Cedri una mostra di icone vegetali per riflettere sul rapporto tra uomo e ambiente

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SATW

Il lato tecnico delle ragazze

Stefania Hubmann

La neutralità, oltre la mentalità del riccio Peter Schiesser

La Svizzera è ancora uno Stato neutrale, ora che ha deciso di adottare le sanzioni internazionali contro la Russia per l’invasione dell’Ucraina? Per alcuni no (Udc), per altri (Plr e Alleanza del Centro) ancora troppo. In Europa e in America hanno salutato la decisione del Consiglio federale come un abbandono della neutralità, e questa è una lettura che rafforza l’Udc nelle sue convinzioni. Ma la realtà, vista da vicino, è più complessa e sfumata, perché esiste un diritto della neutralità, ma anche una politica della neutralità. Il primo stabilisce che è vietata la partecipazione a conflitti militari (se non per difendersi) e l’adesione a un’alleanza militare (tipo Nato); la seconda permette di adottare con maggiore libertà le misure che servono a rendere credibile la propria posizione internazionale. Dalla fine degli anni Novanta la Svizzera ha optato per una politica estera focalizzata sul multilateralismo (dal 2002 è parte dell’Onu), di conseguenza si è affermata la cosiddetta «neutralità attiva». E se oggi si è arrivati a imporre sanzioni contro la Russia «è perché la

Svizzera si è posta dalla parte del diritto internazionale, non di una delle due parti», come ha detto l’ex consigliera federale Micheline Calmy-Rey in un dibattito con Christoph Blocher nella redazione del «Tages Anzeiger». Il principio che sta alla base di questa politica è che un piccolo paese come il nostro è più protetto dallo stato di diritto che dalla legge del più forte. Le grandi istituzioni creano regole e possono farle rispettare più di un piccolo paese da solo. Inoltre, sono le uniche che possono affrontare le sfide globali. Anche se può sembrare paradossale, si ritiene di essere più «sovrani» in una sovranità condivisa. Tuttavia, i conservatori non sono d’accordo, ritengono che solo con la tradizionale chiusura a riccio si possano garantire sicurezza e benessere al paese. Motivo per cui Christoph Blocher ha annunciato che l’Udc sta preparando un’iniziativa popolare per una neutralità permanente, armata e integrale, che impedirebbe anche l’imposizione di sanzioni economiche, da lui definite un atto di guerra che non ha mai portato alla de-

stituzione di nessun tiranno, solo povertà alla popolazione. Con un riflesso da «réduit elvetico» della Seconda guerra mondiale, Blocher – come dice nella medesima intervista con Calmy-Rey – vuole un esercito ben armato e autarchico, ed è convinto di poterlo trasformare in uno simile a quello israeliano, in grado di intercettare anche missili balistici. L’esercito di oggi, tuttavia, è ben altra cosa: il capo di stato maggiore Thomas Süssli ha dichiarato recentemente che l’esercito potrebbe resistere (solo) due settimane a una guerra. Questa constatazione, unita alla guerra in Ucraina, ha immediatamente spinto i partiti borghesi a chiedere di aumentare da 5 a 7 miliardi l’anno il bilancio per il Dipartimento federale della difesa, e ha messo un po’ in affanno socialisti, verdi e oppositori dell’esercito nella raccolta di firme per l’iniziativa popolare volta a bloccare l’acquisto dei 36 caccia militari F-35. Ma aumentare il bilancio dell’esercito e avere i 36 nuovi caccia non è sufficiente per garantire la difesa del paese, non cambiano i termini del problema, una difesa au-

tonoma resta illusoria. Per questo motivo sia il presidente dell’Alleanza di Centro Gerhard Pfister, sia il presidente dei liberali radicali Thierry Burkart vanno più in là e sostengono la necessità di integrare l’aviazione svizzera nella strategia militare europea (il primo), rispettivamente di rafforzare la collaborazione con la Nato (il secondo). Un’adesione all’Alleanza atlantica la respingono entrambi, poiché va contro il diritto della neutralità, ma secondo loro una difesa è davvero efficace solo se c’è interoperabilità, ossia se i diversi eserciti sono in grado di comunicare fra di loro. In fondo, scrive Thierry Burkart sulla NZZ (8.4.2022), oggi la cintura Nato ci garantisce la sicurezza gratuitamente, siamo attorniati da paesi democratici e in pace, se la Svizzera fosse attaccata, lo sarebbe in conseguenza di una guerra contro queste democrazie, a quel punto il diritto della neutralità permetterebbe una collaborazione militare, ma senza averla costruita ed esercitata prima non potrebbe funzionare. La futura iniziativa popolare dell’Udc potrà portare chiarezza.


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