Azione 23 del 7 giugno 2022

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Anno LXXXV 7 giugno 2022

Cooperativa Migros Ticino

G.A.A. 6592 Sant’Antonino

Settimanale di informazione e cultura

edizione

23

MONDO MIGROS

Pagine 4 – 5 ●

SOCIETÀ

TEMPO LIBERO

ATTUALITÀ

CULTURA

La riduzione o perdita dell’olfatto potrebbe indicare l’insorgere della malattia di Parkinson

Still life, ovvero addomesticare la realtà fermando la vita nell’istante dello scatto, dopo averci meditato

Negli USA l’ennesima strage in una scuola riapre il dibattito sul controllo delle armi

Ad Ascona una mostra celebra i colori e il tratto felice dell’artista tedesco Loris Corinth

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Ti-Press

Nuovi obiettivi per i Comuni

Fabio Dozio

I dilemmi etici della guerra in Ucraina Peter Schiesser

La guerra in Ucraina dura da ormai oltre tre mesi, ed ora che si concentra soprattutto nell’est del paese si valuta che durerà senz’altro ancora mesi, qualcuno ipotizza anni; a poco a poco trascinerà nel suo vortice tutti noi europei. Da cui non si salveranno neppure le nostre coscienze, per i dilemmi etici, umani e umanistici, infine pratici che dobbiamo e dovremo affrontare. Non subiremo carestie, rivolte per il pane, come è possibile che accada in molti paesi arabi e africani, ma sentiremo gli effetti che avrà sulle nostre economie e nel nostro portafoglio. Intanto, stiamo già assistendo ad una rivoluzione nell’architettura della sicurezza in Europa. Convinti della neutralità per decenni, finlandesi e svedesi chiedono l’adesione alla Nato per timore della Russia putiniana, due terzi dei danesi hanno votato in favore dell’adesione alla politica di difesa europea, la Germania si riarma e arma gli ucraini sfidando i fantasmi del suo Novecento, in Svizzera centristi e liberali-radicali come pure la consigliera federale Viola Amherd postulano un avvicinamento alla Nato pur non volendo

aderirvi, le Camere federali votano in favore di un aumento delle spese militari. La guerra non è più un fantasma che si pensava esorcizzato per sempre. Si insinua lentamente il dubbio che la pace in Europa seguita alla seconda guerra mondiale sia stata solo un bellissimo episodio, nella storia insanguinata dell’umanità. E la fine di questa illusione ha un impatto sulle coscienze. Il pacifismo dell’ultimo dopoguerra, diffuso dalle generazioni post-conflitto e assorbito dalle società europee, aveva vinto per implosione di una delle due superpotenze belligeranti (era pur sempre una Guerra fredda, con conflitti regionali in cui Stati Uniti e Unione Sovietica si misuravano). Ora che la guerra è tornata in Europa e chi aggredisce non si fa nessuno scrupolo a distruggere e uccidere indiscriminatamente, il pacifismo non ha una risposta adeguata alla realtà geopolitica, al sistema di valori democratici, alla stessa dignità umana. Continua ad averne eticamente, perché la guerra, ogni guerra è la negazione dei principi di umanità, anche laddove la si ammanta di eroismo. Ma il paci-

fismo può entrare in conflitto con altri principi etici. È etico non armare chi vuole difendersi ad ogni costo e senza armi verrebbe massacrato? Preferendo una resa alla distruzione e ai massacri, è etico condannare milioni di persone a vivere sotto il giogo di una nazione nemica in casa propria? Sono dilemmi che toccano la coscienza. Che rendono impotente il pacifismo in questo frangente. Un’impotenza vissuta già trent’anni fa, con le guerre nei Balcani. Un primo shock per le generazioni «pace per sempre» in Europa. Il fatto che fossero circoscritte a una regione ha permesso, una volta finite, di considerarle un episodio che non poteva scuotere le fondamenta dell’Europa. La guerra in Ucraina invece sì, dà loro un pesante scossone – speriamo che reggano. Ma i dilemmi etici sono propri anche di chi ha scelto di sostenere la guerra di difesa dell’Ucraina, i governi fornendo armi, noi nel pensiero. Ci si deve infatti chiedere se è etico accettare che migliaia di persone vengano uccise, città e villaggi distrutti, un paese ridotto in miseria per difendere valori come la

libertà, la democrazia e l’autodeterminazione. L’etica come valore è quindi sul lato perdente, al momento. Predominano altri valori e calcoli: rinunciare ad opporsi alla guerra di Putin significherebbe esporsi a nuove guerre, poiché il presidente russo ha dimostrato di non fermarsi se non trova resistenza; permettere che la Russia invada e occupi l’Ucraina invoglierebbe altri capi di Stato a fare altrettanto, in particolare la Cina, ciò che gli Stati Uniti non possono tollerare (anche se lo hanno fatto pure loro in Iraq e in forma diversa in Afghanistan); lasciar stroncare una democrazia nascente non è accettabile per un’Europa che si è incamminata sul cammino dell’integrazione, delle economie ma anche dei valori democratici, per superare le tragedie della prima metà del Novecento. Eppure, ad un certo momento la guerra stancherà. I morti e i mutilati impressioneranno più degli eroi. Fino a che cesserà, magari per sfinimento. A quel momento, il pacifismo potrà tornare a illuminare le menti e i cuori delle persone, per provare a creare una nuova pace duratura.


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