Cooperativa Migros Ticino
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G.A.A. 6592 Sant’Antonino
Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXIV 2 agosto 2021
Azione 31 Politica e economia Che autunno sarà? Le previsioni sulla congiuntura economica internazionale
cultura e Spettacoli A Varese il Castello di Masnago offre un’occasione di scoperta della cultura lombarda
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Tunisia, riesplode la rabbia
Keystone
di Francesca Mannocchi pagina 21
così vicino, da sembrar lontano di Peter Schiesser La prima sosta lungo la Via degli Abati si rivela impegnativa. Alla trattoria da Gianfranco non è concesso un mordi e fuggi, nonostante le nostre migliori intenzioni. Ti porta le vivande in tavola (non c’è carta del menu) e ne recita teatralmente le origini nostrane. Con orgoglio ti mostra un antro oscuro che chiama cucina, forno a legna, caldo da sauna, una signora che prepara la pasta, e penso immediatamente all’India; ti racconta dei suoi clienti, mentre suo figlio cresciuto a carni di maiale, salumi, formaggi e pasta serve gli ospiti. Se vuoi venire la sera, inutile che ci provi senza prenotazione. Eppure non è stato facile trovare Groppallo. Ma Claudio, con cui trascorrerò qualche giorno, è ben attrezzato, ha una guida che descrive la Via degli Abati da Bobbio a Pontremoli, lungo le terre che appartenevano all’Abbazia piacentina, con il suo navigatore mi conduce per stradine che solo i nostri montanari possono invidiare. Arrivati, ci appare come un villaggio fantasma: molte case sono diroccate, quelle ancora in piedi sono decrepite, nessuna indicazione per il centro paese. Ci inerpichiamo per una via, la desolazione si
conferma, poi passiamo davanti ad una casa con alcuni tavoli sotto un porticato di fortuna. Sarà questa la trattoria di Gianfranco? Lo è. Il trionfo dell’anti-marketing: nessun nome, nulla che la riveli come trattoria, ma sabato e domenica sempre piena tutto l’anno (in settimana si lavora in fattoria, nei campi, sui pascoli). Dopo un paio d’ore ci strappiamo dal tavolo mentre gli altri sono in piena libagione, l’ultima tappa per oggi sarà Bardi. Così scenografico e imponente sulla rocca, il castello di Bardi chiede una visita immediata. Una volta usciti però ogni albergo e pensione risulta completo, è un coro di «se venivate mezz’ora fa...». Claudio non si scoraggia e trova nei dintorni un B&B attraente, tanto quanto il nome: Cà del Lupo. Chiama e a fatica, millantando una visita dieci anni prima e grazie all’insistenza di due ospiti liguri, otteniamo due stanze. Si riparte. Ma quando arriviamo, dopo buoni 30 chilometri, in quel B&B nascosto in fondo ad una valletta ai margini di Borgo Taro, ci rendiamo conto che Claudio ha inserito nel navigatore l’indirizzo di un altro B&B, e non ha camere. Poco male, troveremo qualcosa nelle vicinanze. Illusi: l’Italia è in marcia ovunque dopo più di un anno di pandemia. Ma ecco che richiama la padrona di Cà
del Lupo. Allora, venite? Dopo 170 chilometri di curve e il pranzo da Gianfranco sono al limite, ma si fa. Giunti al Passo di Santa Donna il navigatore intima di svoltare a destra. È una strada sterrata, Claudio commenta «per fortuna è pianeggiante e senza buche». 150 metri dopo buco la gomma. Montare una ruota di scorta è un gioco da ragazzi, ma nella mia auto non c’è. È sabato sera, il nostro cammino lungo la Via degli Abati ha tutta l’aria di terminare qui. Sarà aggiustata martedì, ed è la nostra fortuna. Giuliano, marito di Challie, viene a prenderci, Claudio lo interroga subito e scopriamo che ha lavorato come palombaro in alto mare in tutto il mondo, il viso da lupo di mare mi fa pensare che il nome del B&B sia dedicato a lui (mi sbaglio, è per il figlio, Lupo Francesco). All’arrivo in quel posto meraviglioso decidiamo: ci si ferma qui, io tutta la settimana. E dopo una settimana, conosciuti sempre meglio la deliziosa Challie e Giuliano, stretto amicizia con le due ragazze liguri, con gli amici dei padroni di Cà del Lupo (tutti giunti per caso qui al B&B e innamoratisi tanto da comprar casa), assaporato la pace di quegli Appennini, mi è parso di essere stato più lontano dal mondo e dalla pandemia di quanto potesse portarmi un aereo. Grazie a una gomma bucata.