Azione del 23 agosto 2021

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Cooperativa Migros Ticino

Società e Territorio Aumenta il consumo di video porno da parte dei giovanissimi. Intervista a Elena Martellozzo

Ambiente e Benessere Al Palacongressi di Lugano, il 20 settembre, si approfondirà la conoscenza dell’artrosi alla colonna cervicale, della quale ci parla il reumatologo Mauro Lucini

G.A.A. 6592 Sant’Antonino

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXIV 23 agosto 2021

Azione 34 Politica e economia Canale di Suez: storia di una opera che ha cambiato la storia recente del mondo

cultura e Spettacoli Centoventi opere del Rinascimento in mostra al Castello Sforzesco di Milano

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di Caracciolo, Marino, Rampini pagine 25-27-29

Keystone

La rivincita dei Talebani

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Il buco nero del Medio Oriente di Peter Schiesser La guerra più lunga e più inutile combattuta dagli Stati Uniti si è chiusa in modo ignobile e caotico, lasciando un paese a pezzi, impaurito, terreno fertile per una guerra civile e per forze islamiste radicali. Inutili sono stati gli 88 miliardi di dollari spesi in 20 anni per formare un esercito che potesse avere ragione degli irriducibili Talebani (300mila uomini contro 75mila): in 10 giorni hanno conquistato tutto il paese. Kabul è caduta senza colpo ferire, l’esercito si è dissolto, i soldati hanno mollato armi e uniformi, il presidente Ashraf Ghani è scappato all’estero. I Talebani hanno tranquillamente preso possesso del palazzo presidenziale (foto sopra). E adesso che cosa succederà? Le scene drammatiche di migliaia di persone che cercano scampo invadendo l’aeroporto mostrano il panico che si è impossessato di chi teme una riedizione del regime brutale e oscurantista dei Talebani fra il 1996 e il 2001. Ci si può fidare delle dichiarazioni di pace fatte dai loro leader, dell’ottimismo di chi sostiene che i Talebani oggi sono diversi? Prime notizie di violenze nelle città occupate fanno temere il contrario. Pagheranno un

alto prezzo coloro che hanno collaborato con i governi precedenti e con americani ed europei, le donne e le bambine che si rivedono di nuovo segregate in casa, senza più poter andare a scuola. Il fragile sogno di poter vivere una vita in libertà (almeno a Kabul) si è infranto. Il presidente americano Joe Biden viene criticato per non aver saputo pianificare un ritiro più ordinato, per aver lasciato l’Afghanistan in pasto ai Talebani, ma in realtà è stato semplicemente realista: che senso aveva restare altri anni o decenni in un’eterna guerra, senza poter imporre una vera pace, in un paese in cui gli aiuti, civili e militari, hanno soprattutto favorito governi corrotti? Se caos c’è stato è perché l’esercito afgano si è rifiutato di combattere – e perché avrebbero dovuto, quei poveri soldati privi di paga, armi, equipaggiamenti decenti, visto che il denaro veniva sistematicamente intascato dalle alte sfere? Tuttavia, la fuga degli americani dall’Afghanistan si trasforma ora in un gigantesco successo propagandistico per tutti gli islamisti radicali: la vittoria dei Talebani potrà ispirare tanti nemici dell’America a riprendere la lotta. Gli analisti americani non sono concordi, ma quelli più pessimisti vedono un ritorno di Al Qaeda e di altri gruppi terroristici in Afghanistan nei prossimi mesi

e anni. Come reagiranno gli Stati Uniti se da quel paese rinascesse una seria minaccia terroristica, con un altro 11 settembre? Torneranno a invadere l’Afghanistan? Inoltre, quale credibilità militare avranno gli americani sullo scacchiere geopolitico mondiale dopo questa guerra perduta? Abbiamo visto il disastro della guerra in Iraq, sulle cui ceneri ardenti nacque il Califfato Islamico di al Baghdadi: dovremo ancora capire quali conseguenze avrà la presa del potere dei Talebani in Afghanistan. Non sarà solo una tragedia per gli afgani, potrebbe essere un nuovo fattore di destabilizzazione mondiale e per l’intera regione (la Russia al momento gode della sconfitta americana, ma al suo interno e ai suoi confini le popolazioni musulmane potrebbero ribollire). Nell’Afghanistan si sta formando un’opposizione armata, che ancora una volta pare concentrarsi nella valle del Panshir, dove il comandante Massud resistette a russi e Talebani fino a quando venne ucciso il 9 settembre del 2001: suo figlio Ahmed intende proporsi come il nuovo antagonista dei Talebani. Di certo la storia non finisce qui. Ma per ora i vincitori sono i Talebani e il Pakistan (il perché lo spiega Francesca Marino a pagina 27).


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