Azione 36 del 6 settembre 2021

Page 1

Cooperativa Migros Ticino

Società e Territorio Il Consiglio federale propone una modifica del Codice civile per contrastare i matrimoni dei minorenni

Ambiente e Benessere Il tema del mal di schiena al centro di una conferenza pubblica virtuale che tratterà di cure conservative e chirurgiche

G.A.A. 6592 Sant’Antonino

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXIV 6 settembre 2021

Azione 36 Politica e economia Gli Stati uniti, l’insensata e invincibile «guerra al terrorismo», l’Europa smarrita

cultura e Spettacoli Ritorna il Festival di letteratura e traduzione Babel, fra gli ospiti anche Kader Abdolah

pagina 13

pagina 37 pagina 3

pagina 23

Collezione privata svizzera

Züst, souvenir dal Grand Tour

di Alessia Brughera pagina 35

11 settembre, un passato che non passa di Peter Schiesser Forse mai come oggi, nel suo ventesimo anniversario, l’11 settembre 2001 ci appare terribilmente vicino. A causa della riconquista dell’Afghanistan da parte dei talebani e delle conseguenze che sta avendo sui movimenti della jihad, come ci illustrano Francesca Marino e Francesca Mannocchi a pagina 24, che da anni frequentano quel paese e altri che sono stati culla di terroristi islamici. Ci eravamo rallegrati di aver piegato al Qaeda, con l’uccisione di Osama Bin Laden 10 anni fa e di tanti suoi leader, di aver sconfitto il Califfato dell’Isis di al Baghdadi, di aver ridimensionato il terrorismo islamico, che negli ultimi anni non è più riuscito a compiere stragi in Occidente. In realtà, dopo vent’anni il bilancio della guerra al terrorismo che si deve stilare è negativo: l’umiliante fuga degli americani dall’Afghanistan, che hanno dovuto scendere a patti con i talebani per riuscire ad andarsene senza troppe perdite, ne suggella il fallimento e al contempo galvanizza la galassia jihadista. Probabilmente nessuno si era immaginato, nel 2001, che l’invasione dell’Afghanistan avrebbe avuto un tale epilogo. Eppure le conse-

guenze dell’invasione dell’Iraq nel 2003 per scalzare Saddam Hussein, ingiustamente sospettato di complottare con i fondamentalisti islamici contro l’America, erano state un’evidente prova degli errori compiuti dal governo americano di Bush figlio: è stata quell’invasione a destabilizzare il paese e a dare origine all’Isis (nato sulle ceneri del ramo iracheno di al Qaeda guidato da al Zarkawi), imprimendo una potente accelerazione al terrorismo islamico contro l’Occidente. Quel che è successo in Afghanistan è una fotocopia ancora più inquietante. La ventennale pseudo-occupazione americana di questo paese è servita solo a posticipare il momento della sconfitta definitiva degli Stati Uniti e della resurrezione dei movimenti jihadisti, che ora si affrettano ad affollare l’Afghanistan. E le tante morti ingiustificabili di civili (definiti cinicamente «danni collaterali»), le torture compiute dagli americani nelle carceri di Abu Ghraib in Iraq, di Bagram in Afghanistan, a Guantanamo, hanno acuito l’odio di migliaia e migliaia di musulmani verso l’Occidente. Vent’anni fa gli Stati Uniti vennero strappati dal sogno di essere i padroni indiscussi del nuovo ordine mondiale, sorto dalle ceneri della Guerra fredda che li aveva opposti all’Unione Sovietica. Un sogno

durato 12 anni, cui è seguito un incubo che oggi e domani potrebbe farsi ancora più nero. Contro un nemico inafferrabile, un’idra che quando perde una testa ne crea tre, in una guerra asimmetrica senza tempo, non è mai possibile affermare con certezza «missione compiuta»: la lezione che l’Occidente deve trarre oggi è di aver vinto tutte le battaglie ma di aver perso la guerra. Forse non cadranno altre Torri gemelle (qualcosa avranno pur imparato i servizi segreti americani) e non siamo in grado di prevedere quale forza saprà dispiegare in Occidente il terrorismo islamico, ma vedremo probabilmente presto delle forme di destabilizzazione nelle regioni circostanti. A cominciare dall’India, per esempio nel Kashmir, dove il governo nazionalista di Narendra Modi opprime ancor più di prima la maggioranza musulmana, ciò che lo rende terreno fertile per un primo assaggio di una jihad. Ma è senz’altro sul piano geopolitico che vedremo degli scossoni, con quell’imperonon impero americano (parafrasando il pensiero di Lucio Caracciolo a pagina 23) in perdita di autorevolezza e influenza. Non sarà un mondo più stabile quello che si affaccia con la fuga americana da Kabul. Come lo si commenterà fra vent’anni, l’11 settembre del 2001?


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 settembre 2021 • N. 36

2

Società e Territorio Bambini al lavoro Il Museo di Val Verzasca ha allestito un’esposizione permanente dedicata alla storia dei piccoli spazzacamini e al lavoro minorile che ancora oggi è una realtà in molti paesi pagina 8

50 anni fa È stato da poco pubblicato il volume Finalmente Cittadine! La conquista dei diritti delle donne in Ticino 1969-1971 curato da Susanna Castelletti e Marika Congestrì pagina 8

Un tutor molto speciale Per la prima volta in Ticino un corso di perfezionamento professionale forma i futuri tutor per ragazzi con disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) pagina 9

I Foyer compiono quarant’anni

Fondazione Amilcare Nel 1981 aprirono

Calprino e Verbanella, le prime strutture di accoglienza per giovani. Che cosa è cambiato da allora?

Valentina Grignoli Centro della casa, focolare domestico, il foyer inteso nel suo significato francese indica il luogo dove ci si unisce, si vive, ma anche, in senso figurato, una sorgente da dove nascere e ripartire. Ed è questa l’immagine che mi porto appresso dopo l’incontro con Gian Paolo Conelli e Patrizia Quirici, rispettivamente direttore e vice direttrice della Fondazione Amilcare. Una fondazione no profit, che prende il nome dal pediatra Amilcare Tonella scomparso nel 2003, e che si pone come obiettivo la promozione e la tutela dei diritti fondamentali degli adolescenti e la loro protezione. Soprattutto di quei ragazzi che hanno bisogno di un sostegno particolare perché non riescono più a stare dentro le difficili situazioni in cui si trovano, o semplicemente dentro sé stessi. Che hanno bisogno quindi di ritrovarsi per ripartire, rinascere, anche nei foyer. Due delle sei strutture della Fondazione (il Calprino a Massagno e il Verbanella a Locarno) compiono nel 2021 quarant’anni di vita, siamo partiti da qui per raccontare storia ed evoluzione di una realtà sempre più presente sul territorio. «Mi emoziona vedere dove siamo arrivati oggi. Quando sono nati i foyer erano delle famiglie, persone che si erano messe a disposizione per accogliere i bambini in difficoltà», racconta Patrizia Quirici, che lavora in Fondazione dal 2003, quando ha iniziato come educatrice nel Foyer Vignola. Si trattava di trovare allora delle soluzioni alternative al collocamento dei minorenni, che per diverse ragioni non potevano più stare con la propria famiglia; la realizzazione di questa soluzione venne affidata all’epoca all’Associazione ticinese per l’assistenza ai disadattati sociali (nome che già di suo racconta la storia e i passi che si sono fatti nel sensibilizzare la società a queste problematiche) che nel 1976 creò a Pregassona il Foyer La Pigna e nel 1980 il Rondinella a Viglio. Due famiglie, che coadiuvate da un’educatrice e un aiuto domestico accoglievano in casa propria rispettivamente 8 bambini in età pre e scolastica. «Da qui ai 60 adolescenti che ospitiamo ogni anno, le cose sono cambiate parecchio, soprattutto

dal punto di vista gestionale, è stato un lavoro enorme!» Gian Paolo Conelli, cosa è cambiato nel tempo? «Innanzitutto è subentrata una professionalizzazione del lavoro a pari passo con una coscienza sociale delle sofferenze e delle difficoltà delle famiglie e a una complessità delle prese a carico. Prima c’era poco spazio per quel tipo di sensibilità, c’erano per esempio le realtà di paese dove le cose si risolvevano in modo pragmatico, e i sostegni arrivavano in altro modo. Nel 1975 è entrata in vigore la prima applicazione della Legge delle famiglie, si è iniziato a riconoscere questo bisogno e pian piano a individuare chi poteva svolgere il lavoro. La necessità di professionalizzazione nel nostro campo oggi è lampante, ma ieri non lo era». All’inizio degli anni 80 il bisogno di strutture in grado di accogliere adolescenti è sempre più urgente, per questo motivo nel 1981 nascono Calprino e Verbanella. Le strutture aumentano e nasce l’esigenza di una ristrutturazione amministrativa e organizzativa: nel 1982 i foyer vengono dapprima rilevati dalla Fondazione Svizzera Pro Juventute e poi la signora Franca Bernasconi-Armati come prima direttrice darà avvio alla creazione della nuova Fondazione Foyers Pro Juventute Ticino, ottenendo l’immediata adesione e collaborazione di Amilcare Tonella. Sarà solo nel 2003 che la Fondazione prenderà il suo nome, e che a poco a poco si trasformerà in quello che è oggi: 3 foyer, gli accompagnamenti educativi in appartamento ADOC, il centro diurno Spazio ADO, e da ultimi il servizio AdoMani che avvicina i ragazzi al mondo lavorativo e le Consulenze familiari. Ma andiamo con ordine e torniamo ai primi foyer. Patrizia Quirici ci racconta che «inizialmente al loro interno ogni ragazzo faceva vita comunitaria e parallelamente portava avanti il proprio progetto di vita individualizzato». E Conelli: « Si faceva idealmente una vita alternativa alla vita famigliare. Era un altro tipo di lavoro rispetto a oggi, con ragazzi che dovevano avere un’attività durante il giorno: lavorare, andare a scuola, per essere accolti. C’erano regole molto più definite, severe». Negli anni ci si è accorti che qual-

Attualmente la Fondazione Amilcare gestisce 3 Foyer oltre a garantire altri servizi per adolescenti in difficoltà. (www.amilcare.ch)

cosa non funzionava: i ragazzi venivano dimessi perché per esempio da un momento all’altro rimanevano senza attività, e le regole rigide, sempre meno rispettate, stavano portando i foyer a svuotarsi. L’attuale direttore ci spiega che «le regole che esistevano sembravano dire: o ci stai, o fuori di casa. Ma questo approccio educativo non era più al passo coi ragazzi che portavano ora – siamo nella prima decade 2000 – un nuovo tipo di disagio e sofferenza. Non rientravano in certi parametri, arrivavano da noi anche perché famiglia, scuola, non ce la facevano più a gestirli». Erano gli anni in cui Direttore di Amilcare era Raffaele Mattei, subentrato nel 1999 alla signora Bernasconi e in azione fino al 2019 portando avanti questo cambiamento fondamentale di paradigma educativo. Quindi è cambiato l’approccio ai limiti? Patrizia Quirici: «Ci siamo adattati ai nuovi bisogni emergenti, diventando più flessibili e con altre priorità. Esserci, a fianco dei ragazzi, indipendentemente da quel che capita. Mantenere una continuità relazionale, anche se il ragazzo delinque, trasgre-

disce alle regole, sta male. Dargli quello che gli manca, delle figure adulte che ci sono sempre anche quando le cose non vanno». I due responsabili ci tengono a sottolineare anche come la maggior parte delle volte la sofferenza che il ragazzo esprime con gesti forti, spesso etichettati facilmente dalla società, sia dovuta a situazioni personali e sociali molto difficili. Gian Paolo Conelli: «I ragazzi arrivano da noi con un bagaglio di sofferenze che va riconosciuto e ascoltato. Non sono spesso in grado di rispettare le regole, non hanno più fiducia nel mondo degli adulti, non si aspettano nessuna risposta, solo opposizione e sfiducia. Noi abbiamo voluto sviluppare una struttura d’accoglienza non giudicante, anche nei confronti dei genitori, che sono anzi diventati una risorsa importante». «Un altro grande cambiamento è stato il mettere il ragazzo al centro: lui è il protagonista del percorso e dev’essere interpellato e ascoltato in prima persona sulle cose che lo riguardano» continua Quirici, toccando così un punto fondamentale per il direttore Conelli: «Ancora oggi c’è l’aspettativa

che il centro educativo accolga i ragazzi che “non funzionano” e li rimetta sulla retta via. Ora li si accoglie e si crea insieme un programma operativo, passando in rassegna i diversi ambiti della vita e ponendosi degli obiettivi poco a poco, confrontandosi». Ma come aiutare dei ragazzi che spesso non vogliono essere aiutati? «Se l’adulto fa fatica ad ammettere di avere bisogno d’aiuto, immaginiamoci l’adolescente! La sua natura è dimostrare la forza nel gruppo di pari, essere performante. Questi ragazzi hanno bisogno di anni prima di riuscire ad ammettere di aver bisogno di aiuto. E tutto questo periodo di accompagnamento, prima di affrontare un lavoro con uno specialista, è fatto di adolescenti che stanno male, scappano, si comportano male, e l’unica cosa che li protegge è la relazione». Una relazione che cresce negli anni, dentro e fuori i foyer della Fondazione, che porterà molti ragazzi a riprendere coscienza di sé, intraprendere un percorso professionale, ricostruendo un nuovo rapporto con la famiglia, rinascendo da queste casalinghe sorgenti.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 settembre 2021 • N. 36

3

I matrimoni precoci violano i diritti umani

codice civile In Svizzera è vietato sposarsi se non si è maggiorenni. Per tutelare le spose

minorenni immigrate, il Consiglio federale propone ora di concedere maggiori possibilità di annullare il matrimonio Fabio Dozio «Fra moglie e marito non mettere il dito», si dice che i proverbi sono perle di saggezza, ma la regola non vale sempre. A volte è necessario impicciarsi delle relazioni fra i coniugi, per proteggere soprattutto la donna. Sappiamo che la violenza in famiglia è un fenomeno non certo estirpato e i maltrattamenti fra coniugi devono essere condannati. Così come deve essere condannato chi costringe una persona ad accettare un matrimonio forzato o chi obbliga un minorenne o, più facilmente, una minorenne, a sposarsi. Il matrimonio dovrebbe essere un sogno, afferma Save the Children, ONG pluricentenaria attiva nella tutela dell’infanzia, ma per Aisha è stato un incubo. «A tredici anni, quando frequentavo la scuola primaria mi hanno obbligata, in cambio di denaro, a sposare un uomo molto più grande di me, di 30 anni. – racconta la giovane somala – Ho vissuto con quest’uomo per un po’ ma non andavamo d’accordo per la differenza di età. Ho provato a scappare molte volte ma, ogni volta, mio padre mi riportava da lui. Non avevo scelta se non accettare tutto questo». Ogni anno, UNICEF (Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia), stima che quindici milioni di ragazze minori di diciott’anni vengono obbligate a sposarsi. Sono date in sposa dai padri a uomini che neanche conoscono e spesso anche quando hanno meno di dieci anni. Un destino segnato che impedisce alle ragazze di frequentare le scuole, relegandole a vivere in condizioni che si avvicinano alla schiavitù. Costrette ai lavori domestici, a servire il marito e la sua famiglia e, sovente, a rimanere incinte in età preadolescenziale. Questo fenomeno è presente soprattutto in Asia e in Africa.

Dal 2013 al 2017 sono stati segnalati 226 casi sospetti di matrimoni con minorenni e 145 di matrimoni forzati «I matrimoni precoci violano i diritti umani. – afferma UNICEF – Distruggono i sogni delle ragazze coinvolte e privano la società di un enorme potenziale. Una delle più importanti misure per contrastarli è garantire l’accesso all’istruzione. Le giovani istruite, infatti, si sposano più tardi, hanno meno figli, ma più sani, e si assicurano che le loro figlie vadano a loro volta a scuola». Sempre secondo il Fondo ONU per l’infanzia, i matrimoni precoci avvengono anche nei paesi occidentali, con redditi alti, come negli Stati Uniti

Azione

Settimanale edito da Migros Ticino Fondato nel 1938 Redazione Peter Schiesser (redattore responsabile), Barbara Manzoni, Manuela Mazzi, Romina Borla, Simona Sala, Alessandro Zanoli, Ivan Leoni

Una manifestazione organizzata da Amnesty International contro i matrimoni di minorenni. (Shutterstock)

e nell’Unione Europea, dove solo in quattro Stati l’età minima di diciotto anni è richiesta per sposarsi. Com’è la situazione in Svizzera? Il Consiglio federale vuole una maggiore tutela delle spose bambine o delle persone che si sono coniugate minorenni. In Svizzera è vietato sposarsi prima dei 18 anni, ma nel nostro paese arrivano coppie in queste condizioni soprattutto da Asia e Africa. Il Codice civile elvetico prevede misure contro i matrimoni forzati e contro i matrimoni contratti all’estero con partner minorenni. «Secondo il diritto vigente, – scrive l’Ufficio federale di giustizia – un matrimonio forzato, e quindi l’assenza di libera volontà degli sposi, costituisce sempre, a differenza del matrimonio con minorenni, un motivo di nullità, senza limiti di tempo e senza la possibilità di mantenere il matrimonio nel singolo caso». Ciò che invece il Governo intende modificare è il diritto che concerne i matrimoni con minorenni. Lo scorso giugno ha infatti messo in consultazione un progetto di modifica del Codice civile che introduce un cambiamento significativo. Finora se una persona è minorenne al momento del matrimonio, al compimento del diciottesimo anno di età il matrimonio viene convalidato automaticamente e non può più essere annullato. Con la maggiore età, avviene una sanatoria automatica. Ora, per contrastare i matrimoni fra minorenni, si propone di prolungare fino ai 25 anni il periodo in cui poter intervenire per annullare il matrimonio. Quanti sono i casi rilevati in Svizzera? «Durante il periodo dal 1. luglio

2013 al 31 dicembre 2017 – annota il Consiglio federale – sono stati segnalati 226 casi sospetti di matrimoni con minorenni e 145 casi sospetti di matrimoni forzati. Ma, alla fine, sono state promosse solo due azioni di nullità del matrimonio per costrizione. A dire il vero, non è semplice destreggiarsi fra i vari documenti in materia e quantificare la rilevanza esatta del fenomeno in Svizzera. Lo stesso Consiglio federale sottolinea la «difficoltà di identificare l’ampiezza dei matrimoni forzati e con minorenni». I dati sono indicativi, ma in ogni caso il numero dei matrimoni annullati sono pochi, si contano sulle dita di una mano. Non è sempre facile capire e definire in che misura uno sposo o, più frequentemente, una sposa minorenne voglia annullare il matrimonio. Ci sono casi platealmente chiari, per esempio quando fra i coniugi si manifestano casi di violenza o di maltrattamenti. Poi ci sono situazioni in cui la sposa, minorenne, dopo qualche anno di matrimonio, desidera mantenere il rapporto coniugale. Perciò il Consiglio federale ritiene che «il principio di mantenere in singoli casi un matrimonio contratto con minorenni va conservato, però a condizione che sia nell’interesse e per la tutela del coniuge minorenne». Si conferma quindi il principio, valido già ora, secondo cui una sposa minorenne, raggiunta la maggiore età, possa confermare il legame nuziale. Il matrimonio potrà restare valido nel caso in cui il partner o la partner, ormai maggiorenne, esprime la sua libera volontà di mantenere il vincolo matrimoniale. Non sarà sem-

pre facile avere la garanzia che uno dei coniugi possa esprimersi secondo «libera volontà». Per questo «è importante che la ponderazione degli interessi sia effettuata esclusivamente dal giudice civile competente. – spiega il Consiglio federale – A seconda del Cantone, questo compito è assegnato al pubblico ministero, a un’unità amministrativa o a un Comune. Il giudice ha infatti l’esperienza necessaria per interrogare separatamente le persone coinvolte e per soppesare gli interessi in gioco, anche nel caso di situazioni difficili o di violenza». Correggere le disposizioni del Codice civile per cercare di proteggere le vittime di matrimoni forzati o fra minorenni è un obiettivo giuridicamente necessario. Ma assieme alle norme è importante affiancare un lavoro di sensibilizzazione, d’informazione e di prevenzione. Aspetti che possono rivestire un ruolo più rilevante ed efficace delle disposizioni legali. Per fortuna, il numero dei matrimoni precoci sta diminuendo nel mondo. Le Nazioni Unite hanno inserito fra gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile l’abolizione del fenomeno entro il 2030. Un progetto ambizioso che richiede di accelerare gli interventi degli Stati. «Occorre vietare i matrimoni precoci, – afferma la direttrice generale dell’UNICEF Henriette Fore – investire nell’istruzione e aiutare i giovani, le famiglie e le comunità a contribuire a un cambiamento positivo. Solo in questo modo saremo in grado di eliminare questa pratica entro il 2030 e proteggere così 150 milioni di ragazze a rischio».

Sede Via Pretorio 11 CH-6900 Lugano (TI) Tel 091 922 77 40 fax 091 923 18 89 info@azione.ch www.azione.ch

editore e amministrazione Cooperativa Migros Ticino CP, 6592 S. Antonino Telefono 091 850 81 11

Tiratura 101’262 copie

La corrispondenza va indirizzata impersonalmente a «Azione» CP 6315, CH-6901 Lugano oppure alle singole redazioni

Stampa Centro Stampa Ticino SA Via Industria 6933 Muzzano Telefono 091 960 31 31

Inserzioni: Migros Ticino Reparto pubblicità CH-6592 S. Antonino Tel 091 850 82 91 fax 091 850 84 00 pubblicita@migrosticino.ch

Notizie brevi A Locarno, un corso di lingua e integrazione per le mamme La Scuola Media Locarno 2, con il sostegno del Servizio Integrazione Stranieri e del Lions Club Locarno darà avvio nei prossimi giorni al nuovo Corso di lingua, cultura e integrazione, destinato alle mamme degli allievi di lingua straniera inseriti nelle scuole medie di tutto il Locarnese. Il corso, totalmente gratuito, inizierà martedì 28 settembre alle ore 9.00 presso la Scuola Media Locarno 2 e si propone di fornire alle mamme gli strumenti linguistici e culturali per poter comunicare al meglio nella comunità in cui sono inserite, con particolare rilievo alla conoscenza del sistema scolastico e alla facilitazione della comunicazione casa-scuola per favorire l’integrazione di loro stesse e dei loro figli. Le iscrizioni devono essere inoltrate entro il 10 settembre alla Segreteria della Scuola, via F. Chiesa 17, Locarno; Tel. 091 816 04 91, decs-sm.locarno2@edu.ti.ch Informazioni: Lorenza De Vita-Zelante (docente) lorenza.devita@edu.ti.ch Patrick Dal Mas (direttore) decs-sm.locarno2@edu.ti.ch A Lugano la quarta edizione di Let’s Science! Una settimana all’insegna della scoperta e dell’approfondimento di alcuni dei grandi temi scientifici e della salute, ma con un approccio creativo, plurisensoriale e travolgente pensato soprattutto per i più giovani. A Villa Saroli da oggi fino all’11 settembre torna Let’s Science! Il percorso creativo di divulgazione scientifica è promosso da IBSA Foundation for scientific research in collaborazione con il Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport del Canton Ticino (DECS) e propone attività quali laboratori esperienziali e creativi, mostre e fumetti. Il progetto vuole fornire non solo una corretta informazione e dialogare con i giovani, la comunità e le istituzioni su temi di scienza ma anche far conoscere l’attività di medici e ricercatori alle nuove generazioni per un migliore orientamento alle future scelte professionali. La settimana ha un programma ricco di eventi e attività aperti al pubblico e agli studenti delle classi prime e terze delle Scuole Medie ticinesi è dedicato il Concorso Contagion - racconta la pandemia con un fumetto, pensato per far raccontare ai ragazzi le proprie esperienze e il vissuto personale durante il difficile periodo di emergenza sanitaria legato alla diffusione del Covid-19. Informazioni: www.ibsafoundation.org

Abbonamenti e cambio indirizzi Telefono 091 850 82 31 dalle 9.00 alle 11.00 e dalle 14.00 alle 16.00 dal lunedì al venerdì fax 091 850 83 75 registro.soci@migrosticino.ch costi di abbonamento annuo Svizzera: Fr. 48.– Estero: a partire da Fr. 70.–


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 settembre 2021 • N. 36

4

Idee e acquisti per la settimana

croccanti tentazioni

Attualità Sono tre le varietà di mele coltivate a S. Antonino dell’azienda frutticola

di Cesare Bassi, uno dei pochi frutticoltori rimasti in Ticino. Nei prossimi giorni i suoi primi frutti saranno sugli scaffali delle filiali Migros Ticino

Il frutticoltore Cesare Bassi nel suo meleto di S. Antonino. (AdvAgency.ch/Däwis Pulga)

Il famoso detto popolare «una mela al giorno toglie il medico di torno» ha sicuramente la sua valenza. Le mele infatti sono una bomba di vitamine e sali minerali, forniscono rapidamente energia grazie al fruttosio che contengono e, per chi tiene alla linea, sono povere di calorie. Insomma, un suo consumo quotidiano apporta all’organismo molti elementi nutritivi essenziali al nostro benessere. Ma le mele sono naturalmente apprezzate anche per la loro bontà e versatilità culinaria. La Svizzera è un vero paese delle mele, basti pensare che, con un consumo annuo di oltre 16 chili a testa, la mela è il frutto più gettonato dai consumatori indigeni. La maggior parte delle mele rossocrociate proviene dalla Svizzera orientale, soprattutto da Turgovia, cantone che vanta una lunga tradizione nella coltivazione di questo frutto. Esistono moltissime varietà di mele, che si differenziano per forma, colore e gusto. In Svizzera le mele più coltivate sono le Gala, seguite dalle Golden Delicious e dalle Braeburn. Il produttore ticinese

Cesare Bassi ogni anno rifornisce di croccanti mele i supermercati di Migros Ticino. «Nella mia azienda a conduzione familiare coltivo questi frutti da oltre 30 anni. Oltre alle mele,

produco anche bacche e uva», spiega il grado tutto l’annata è stata nella norfrutticoltore che a S. Antonino possie- ma, e prevedo di raccogliere complesde un meleto che si estende su una su- sivamente ca. 180 quintali di mele», perficie di 15’000 metri quadrati. «Il afferma Cesare Bassi. Le prime mele mio frutteto conta all’incirca 3000 al- che raggiungono il grado di maturaberi, ed è suddiviso nelle varietà Gala zione ideale sono le Gala, che vengono (40%) e Golden Delicious e Braeburn raccolte a partire dalla metà di agosto, (30% ciascuna)». Del suo lavoro Cesa- seguono le Golden Delicious, inizio settembre, e infine le Braeburn, re Bassi apprezza il fatto di poter da metà settembre. Dopo la stare all’aria aperta tutto raccolta le mele vengono il giorno: «Amo veder consegnate alla Tior di crescere le piante Cadenazzo, la quale di melo e come si occupa di stoccaesse sviluppano i propri frutti: è re i frutti a temperatura e umidità incredibile cosa controllate e, sucpuò fare la na1 .202 9 tura». I prodotcessivamente, di 0 . 13 rifornire la centrati dell’azienda o al n fi le di distribuzione Bassi sono tutti di Migros Ticino a S. coltivati in modo Antonino. Ma quale tra sostenibile, secondo le direttive della produle sue tre varietà di mele è la preferita da Cesare Bassi? zione integrata svizzera IPSuisse, vale a dire applicando processi «Senza dubbio la Gala. È una mela che produttivi a basso impatto ambien- conquista già solo dall’aspetto grazie tale. Per quanto riguarda la meteo, al suo bel colore giallo-rosso marmoquest’anno è stata una stagione un po’ rato. Al suo interno racchiude una altalenante, anche particolarmente polpa croccante e succosa dal gusto piovosa. «E come se non bastasse è ar- zuccherino e profumato. È una mela rivata anche la grandine: per fortuna ottima non solo da gustare cruda, ma grazie alle speciali reti posizionate so- anche cotta, pertanto è ideale per la pra il frutteto sono riuscito a salvare preparazione di deliziose torte e desquasi tutto il raccolto. Insomma, mal- sert».

ne a m i ni ett Le s Nostra dei

Le mele Gala e Golden Delicious sono due delle varietà coltivate dall’azienda frutticola Bassi.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 settembre 2021 • N. 36

5

Idee e acquisti per la settimana

La ciabatta nostrana

Pane della settimana La ciabatta è un

tipico pane della tradizione italiana, che alla Migros è disponibile anche nella versione con ingredienti esclusivamente ticinesi

ciabatta nostrana 280 g Fr. 2.80 caratteristiche

Originaria del Veneto, dove nasce attorno agli inizi degli anni Ottanta, la ciabatta è un pane piatto, di forma allungata, che ricorda la tipica calzatura, da cui prende appunto il nome. Si caratterizza per l’alto contenuto di acqua, che corrisponde a ca. il 70% del peso totale della farina. Possiede una mollica dall’alveolatura ben marcata e una crosta croccante di colore bruno. Lavorazione e farina 100% ticinese

Per produrre la ciabatta, gli esperti panettieri della Jowa di S. Antonino, il panificio di Migros Ticino, iniziano col preparare un primo impasto, detto biga, ricco di acqua, che viene fatto maturare per tre ore e funge da base per un secondo impasto, anch’esso particolarmente morbido. Quest’ultimo viene in seguito portato a metà della sua lievitazione, per poi procedere alla porzionatura in singoli pezzi. Dopo la lievitazione finale, la ciabatta è pronta per la cottura in forno. La ciabatta nostrana è realizzata con farina di frumento chiara. Il cereale è coltivato sul Piano di Magadino e nel Mendrisiotto e vie-

ne lavorato dal Mulino di Maroggia. La materia prima è selezionata con cura e proviene da coltivazioni sostenibili IPSuisse. Sapore intenso

Grazie ad una lievitazione prolungata, la ciabatta acquisisce un aroma molto spiccato, dove a dominare sono le note di lievito e tostatura. Inoltre, l’impasto soffice permette di mantenere il pane fresco più a lungo. La ciabatta si sposa bene con tutte le pietanze della cucina mediterranea, ma è molto apprezzata anche accostata alle più classiche specialità gastronomiche ticinesi. Il pane: un alimento sano

Il pane fornisce al nostro organismo importanti sostanze nutritive per una vita attiva e in salute e non può mancare nella nostra alimentazione. È ricco di carboidrati complessi, sazia e apporta energia per prestazioni fisiche prolungate. Inoltre, contiene preziose proteine vegetali, fibre alimentari, sali minerali e vitamine. Le eccellenti qualità del pane vengono ulteriormente valorizzate se combinate con altri alimenti.

Il sito dedicato ai Lo chef consiglia… Nostrani del Ticino A tre mesi da suo lancio, il sito dedicato nostranidelticino.ch ha velocemente guadagnato una certa popolarità presso la clientela Migros, e non solo. Grazie ad una grafica semplice e ben strutturata e ad una navigazione intuitiva, i visitatori possono scoprire l’ampia scelta di prodotti a km zero disponibili nell’assortimento di Migros Ticino, come

pure rimanere regolarmente aggiornati sui temi di attualità che riguardano la gamma grazie all’integrazione di pubbliredazionali di approfondimento pubblicati sul settimanale Azione. Il sito è ottimizzato per qualsiasi dispositivo (pc, notebook, smartphone o tablet). Nostranidelticino.ch

Guarda a su cett id la v eori o.ch/ elticin Nostranidtualita at

La seconda ricetta delle settimane dei Nostrani del Ticino esclusivamente a base di prodotti regionali, firmata dallo chef Lorenzo Albrici della Locanda Orico di Bellinzona, è una vera golosità, facile e veloce da preparare anche a casa: Spuma di yogurt al naturale

con biscotti alla farina bona, composta di frutti rossi e gazosa al limone. Potete seguire passo per passo la sua preparazione collegandovi al link indicato oppure scansionando il codice QR in calce. Buona visione!


Le settimane dei Nostrani del Ticino 31. 8 – 13.9. 2021

30% 2.10

invece di 3.05

20% Mortadella di fegato prodotta in Ticino, per 100 g

25% prodotti in Ticino, per es. al brasato, 250 g, 5.10 invece di 6.80

Ticino, per 100 g

2.20

invece di 2.80

Pomodori Cherry ramati Ticino, confezione 500 g

Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli M-Budget e quelli già ridotti. Offerte valide solo dal 7.9 al 13.9.2021, fino a esaurimento dello stock

3.40

invece di 4.30

1.60

invece di 2.–

Formagín frésch aha! (Formaggini freschi senza lattosio), prodotti in Ticino, conf. 2 x 100 g, per 100 g

20% Ciambéll (Ciambelle), 3 pezzi / 99 g

20%

16%

invece di 4.75

invece di 2.90

Formaggella bio Nostrana

20%

Tutto l‘assortimento i Raviöö

3.95

2.30

20%

Empfohlen durch Recommandé par Raccomandato da Service Allergie

3.05

invece di 3.85

Pane Val Morobbia 550 g

20% Melanzane Ticino, al kg

8.80

invece di 11.–

Aceto balsamico giovane 200 ml

Prodotti genuini a km zero Migros Ticino


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 settembre 2021 • N. 36

7

Società e Territorio

Super cuccioli all’attacco

Anteprima Il 23 settembre nei cinema ticinesi arriva

PAW PATROL – IL FILM, lungometraggio a disegni animati tratto dalla famosa serie TV

Una delle serie televisive a cartoni animati di maggiore successo arriva sul grande schermo. Gli spettatori più piccoli li conoscono sicuramente: PAW PATROL, pattuglia di coraggiosi cuccioli guidati dal loro padroncino Ryder, sono protagonisti di una serie di successo fin dal lontano 2013. Oggi, arrivati alla nona stagione delle loro avventure, oltre a spiccare il volo dalla loro base volante, pronti a lanciarsi in aiuto di tutti coloro che sono in difficoltà, si lanciano nei cinema di tutto il mondo e arrivano sugli schermi ticinesi dal 23 settembre.

L’occasione è da non perdere: Chase, Marshall, Rubble, Rocky, Zuma e Skye sono pronti ad indossare le loro super-tute per svolgere un lavoro molto complicato. Infatti Humdinger, l’acerrimo nemico dei nostri eroi, è diventato sindaco della vicina città Adventure City e ha iniziato a seminare il caos. Ryder e i suoi amati super cuccioli si daranno da fare per affrontare questa nuova sfida a muso alto. E, mentre uno dei cuccioli deve affrontare il suo passato ad Adventure City, la squadra trova l’aiuto di un nuovo alleato, l’esperto bassotto Liberty.

Armata di nuovi entusiasmanti gadget e attrezzature, la PAW PATROL combatterà insieme per salvare i cittadini di Adventure City! In questa elettrizzante avventura pensata per il grande schermo, oltre al cast originale della serie, si uniscono alla PAW PATROL moltissime star americane: nella versione americana infatti Iain Armitage, Marsai Martin, Yara Shahidi, Kim Kardashian West, Randall Park, Dax Shepard, Tyler Perry, Jimmy Kimmel e Will Brisbin prestano le loro voci agli eroici cuccioli. Buona visione!

La Paramount Pictures e Migros Ticino invitano i lettori di «Azione» a partecipare al concorso dedicato a PAW PATROL – IL FILM. In palio tre coppie di biglietti gratuiti per vedere PAW PATROL in un cinema del Cantone a scelta. Ognuno dei tre vincitori si aggiudicherà inoltre i seguenti gadget griffati del film: ■ 1 zainetto

© 2021 Paramount Pictures. All Rights Reserved

concorso: vinci biglietti e gadget ■ 1 set di 4 braccialetti ■ 1 berretto di peluche con orecchie Per partecipare all’estrazione dei biglietti seguire le istruzioni contenute nella pagina internet www.azione.ch/ concorsi. Trailer:

Annuncio pubblicitario

PUNTI. RISPARMIO. EMOZIONI.

APPROFITTA DEGLI SCONTI FINO A FR. 40.– SU QUESTI IMPIANTI DI RISALITA. u buono s il e ir t r a/ e Conv ulusextr m u c / h .c igros a www. m di-risalit impianti-

17

6

1

14 13

8

3

4

Ulteriori informazioni: www.vacances-migros.ch/c-16

10

15

12

2

9

CITY BIKE ELETTRICA CILO DI ULTIMA GENERAZIONE 1 2 3 4 5 6 7 8 9

5x P U N TI

Approfittane: trova l’offerta di vacanza in Grecia adatta a te e prenotala subito su www.vacances-migros.ch/c-16 oppure fatti consigliare personalmente chiamando il nostro numero gratuito per le prenotazioni 0800 88 88 12. Per la durata dell’azione approfitti di punti Cumulus moltiplicati per 5 su tutte le nuove prenotazioni. Tieni sottomano il tuo numero Cumulus per la prenotazione.

5

7

PUNTI CUMULUS MOLTIPLICATI PER 5 SULLE VACANZE IN GRECIA

Durata dell’azione: offerta valida per prenotazioni dal 6 al 20 settembre 2021 e per partenze tra il 6 settembre e il 30 novembre 2021.

11

16

Su www.migros.ch/it/cumulus trovi tutto il mondo Cumulus. In caso di domande puoi contattare l’Infoline Cumulus: 0848 85 0848

Adelboden Aletsch Arena Arosa Lenzerheide (Piz Scalottas) Davos Klosters Mountains Flumserberg Glacier 3000, les Diablerets-Gstaad Destination Gstaad Hasliberg Monte Generoso

10 11 12 13 14 15 16 17

Pfingstegg-Grindelwald Rigi Ritom-Piora Rotenflue Regione dei Mythen Sattel-Hochstuckli Schilthorn-Piz Gloria Sörenberg/Rossweid Cabrio Stanserhorn

Uteriori informationi su: www.migros.ch/cumulusextra/impianti-di-risalita Condizioni di utilizzo: è possibile utilizzare un solo buono per persona/per famiglia al giorno. Offerta non cumulabile con altre riduzioni. Presso i punti vendita degli impianti di risalita non vengono accettati i buoni Cumulus blu. Con riserva di modifiche di prezzi e offerte.

500.O

DI SCONT

La Cilo Cityliner CCL°02+ ti offre un motore Bosch Active Line Plus e un accumulatore Powertube per escursioni brevi o lunghe e una mobilità elettrica flessibile, autonoma e ottimale. Durata dell’azione: dal 6 al 30 settembre 2021 Prezzo: fr. 2390.– invece di fr. 2890.– Approfittane: presentando la tua carta Cumulus alla cassa o inserendo il codice azione «cumuluscilocityliner0921» al checkout dal webshop www.m-way.ch, riceverai uno sconto Cumulus di fr. 500.– sul modello Cilo Cityliner CCL°02+ scelto. Ulteriori informazioni: www.m-way.ch/cumulus


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 settembre 2021 • N. 36

8

Società e Territorio In Casa Genardini sono conservati ambienti originali della vita quotidiana di un tempo. (U. Wolf)

Tra madri snaturate e orribili vampire 50 anni fa Le svizzere diventano cittadine

superando stereotipi e luoghi comuni Romina Borla

Bambini al lavoro ieri e oggi

Mostre Il Museo di Val Verzasca ha allestito un’esposizione

permanente dedicata ai piccoli spazzacamini e al lavoro minorile

Alessandro Zanoli Tra tutti i musei etnografici del cantone quello di Sonogno ha sicuramente il privilegio di sorgere proprio in mezzo al paese: la soglia di Casa Genardini, collocata infatti sull’ampia e rinnovata piazza del nucleo, offre al visitatore una sorta di «porta temporale» in cui viaggiare all’indietro nella storia della Valle Verzasca e, in fondo, di tutte le nostre valli di montagna. L’antica costruzione a tre piani, mantenuta essenzialmente nella sua fisionomia antica, ci permette davvero di respirare l’aria del passato, di percepire concretamente la dimensione di una realtà famigliare vissuta in spazi ristretti e precari. L’esperienza è importante e ci permette di valutare, diremmo quasi anche solo sensorialmente, in modo più obiettivo, la differenza tra ieri ed oggi. Casa Genardini ospita attualmente un’esposizione permanente inaugurata a Pasqua del 2021 dall’Associazione Museo di Val Verzasca, il sodalizio che ne gestisce l’attività. La mostra «Spazzacamino!» offre un tema di riflessione che, di nuovo, vuole confrontare la vita passata della regione con quella attuale, e lo fa toccando un tema importante e dalle dimensioni anche drammatiche: quello, appunto, dello sfruttamento del lavoro minorile.

La condizioni di estrema povertà spingevano a scelte che sono ancora attuali in alcune zone del mondo La Valle Verzasca, come le altre valli del versante sud alpino, è stata caratterizzata in passato da una particolare forma di maltrattamento: molti piccoli verzaschesi dell’800 e del primo 900 erano costretti a lasciare la loro regione per essere impiegati come spazzacamini nelle città, in Ticino e in Nord Italia. La loro piccola corporatura permetteva loro di compiere lavori anche terribili e il livello del loro sfruttamento era tale da lasciare una profonda scia di dolore

In mostra una significativa raccolta di oggetti e di immagini. (U. Wolf)

nella loro vita. La testimonianza forse più conosciuta di quella tradizione è contenuta nel romanzo di Lisa Tetzner, I fratelli neri, un libro molto apprezzato in particolare nella Svizzera tedesca. L’esposizione di Sonogno quindi prende spunto da questo ricordo del passato, che viene opportunamente «sceneggiato» nelle varie stanze di Casa Genardini, per creare un ponte con il presente e più in generale con il tema del lavoro minorile, una realtà tutt’altro che dimenticata e fuori dall’attualità. Attraversando i vari spazi del museo si inizia quindi dalla descrizione delle condizioni di vita in una tipica casa verzaschese del passato, per mostrare quanto la povertà e le ristrettezze materiali costringessero le famiglie a mettere al lavoro anche i membri più piccoli. Passando di vano in vano si arriverà fino ad una stanza arredata, invece, come un’abitazione contemporanea. Gli oggetti usuali del nostro vivere quotidiano qui sono etichettati, per mostrare quanta parte della loro produzione, in alcune zone del mondo, è ancora oggi affidata alle piccole mani dei bambini. Il contrasto tra cucina dell’800 e cucina del 2000 all’interno dello stesso stabile è incredibilmente eloquente, ma ancora più eloquenti sono alcuni filmati che documentano la diffusione del lavoro minorile oggi.

L’esposizione cerca in molti modi di coinvolgere direttamente i visitatori, sia adulti, sia bambini, e ricorre a vari stratagemmi tecnologici per permettere di toccare con mano ed esplorare con occhi e orecchie vari aspetti del tema affrontato. Pure nella cornice così antica, la visita si tiene in effetti all’insegna delle nuove tecnologie museali, raggiungendo l’esito più affascinante nella zona della soffitta. Nella penombra, che va esplorata con una finta lampada a petrolio, è stata ricostruita la misera stanzetta di un piccolo spazzacamino, con pochi oggetti e un precario pagliericcio. Mentre in sottofondo alcune voci registrate raccontano testimonianze dell’epoca, lì di fronte una bellissima sezione interattiva permette di sfogliare un grande volume che contiene alcuni capitoli del libro della Tetzner, illustrati con animazioni digitali dell’incisore Hannes Binder. La visita è pensata per vari tipi di pubblico e in particolare per famiglie con bambini e le scolaresche: è a loro disposizione materiale didattico di vario formato e ci sono poi postazioni di riflessione pensate proprio per permettere ai più piccoli di avvicinarsi al tema. Nel punto di mediazione «Basta poco per essere un Supereroe», ad esempio, i bambini sono invitati a scegliere un’azione quotidiana da compiere una volta tornati a casa, per dare un proprio contributo concreto al problema del lavoro minorile. Alla fine della visita, tornando sulla piazza antistante a Casa Genardini, in questo angolo di valle che pare così discosto e lontano dal mondo quotidiano e dalla modernità, si volge lo sguardo alla splendida cornice di montagne che circondano Sonogno ma si conserva un pensiero di solidarietà sociale, attuale e concreto, che ci lega all’attualità. La mostra dedicata ai bambini spazzacamino e al lavoro minorile è sostenuta dalla Commissione culturale del Consiglio di cooperativa di Migros Ticino. Dove e quando

Museo Val Verzasca,Sonogno, orari: ma-do 11.00-16.00, lu chiuso. www.museovalverzasca.ch

In Finlandia il suffragio femminile divenne realtà già nel 1906, in Germania nel 1919, l’anno seguente negli Usa e in Italia nel 1945. Mentre le svizzere conquistarono il diritto di voto e di eleggibilità solo il 7 febbraio 1971, al termine di una lotta durata un centinaio d’anni. Quali sono stati i motivi di tale ritardo? «Paradossalmente il sistema di democrazia diretta ha rallentato, e non di poco, il processo teso al raggiungimento della cittadinanza femminile», spiega Susanna Castelletti, storica e docente al Liceo di Locarno, che insieme a Marika Congestrì ha curato il volume Finalmente Cittadine! La conquista dei diritti delle donne in Ticino 1969-1971 (Associazione archivi riuniti delle donne Ticino) che verrà presentato venerdì prossimo, alle 18.30, nell’Aula magna del Liceo 1 di Lugano (alla serata parteciperà anche Denise Tonella, direttrice del Museo nazionale svizzero). «Da noi sono stati infatti gli uomini a dover letteralmente concedere i diritti politici alle donne e per farlo hanno dovuto votare. Altrove si è trattato invece di una scelta, comunque sempre molto discussa, dell’Esecutivo. In Svizzera per fare in modo che le donne diventassero cittadine a tutti gli effetti si è dovuta superare tutta una serie di stereotipi e luoghi comuni che da secoli accompagnava l’immaginario collettivo a proposito delle limitate capacità femminili e dei compiti naturali della donna». Compiti che rientravano nell’ambito della cura e della sfera privata, essendo considerata principalmente come moglie e madre. A questo bisogna aggiungere un certo disinteresse della politica federale nei confronti del suffragio femminile (la prima votazione si è tenuta solo nel 1959), il conservatorismo che da sempre ha caratterizzato molte regioni svizzere e – aspetto per Castelletti molto importante – «il fatto che, giocando il tutto e per tutto sui pregiudizi e sugli stereotipi, la campagna di convincimento dei contrari al suffragio è spesso risultata più accattivante e incisiva. Basta guardare i manifesti». Ricordiamo con una certa inquietudine uno apparso nel 1946 a Zurigo. Mostrava un enorme battipanni in vimini e lo slogan: «Suffragio femminile: no». Come a dire che le donne avrebbero dovuto limitarsi ai lavori domestici, altro che politica (lo potete vedere sul Dizionario storico della Svizzera o DSS online, alla voce «Suffragio femminile»). Sfogliando le pagine di Finalmente cittadine! troviamo altri esempi di cartelloni, alcuni dei quali «mettono la maternità al centro del loro essere contrari al voto». Il messaggio è semplice: che ne sarà di queste creature, abbandonate da madri snaturate che dovranno occuparsi della cosa pubblica? Si vedono neonati che cadono dalla culla e piangono inconsolabili, bimbi con le dita nel naso e i vestiti sporchi, piatti vuoti sul tavolo mentre i piccoli chiedono al padre: «Dov’è la mamma?». «Un ulteriore elemento utilizzato per convincere e legittimare un voto contrario – si legge nel saggio – risiede nel fatto che opinioni politiche diverse potessero mettere in crisi le relazioni della coppia, il matrimonio, la famiglia». Un manifesto del 1941 mostra un enorme martello che distrugge una tavola imbandita a cui siedono due sposi e insieme l’ordine costituito. Lo slogan: «Per favore, niente politica intorno al focolare. Votate no». Che dire poi delle immagini in cui le donne interessate alla politica sono raffigurate come esseri ripugnanti? Un manifesto degli anni Venti ne ritrae una mentre discute: orribile, vecchia, scheletrica,

con due occhi spiritati e due canini da vampira. «Volete delle donne così?». In ogni caso, a quell’agognato traguardo ci si arrivò. Ricordiamo che le ticinesi ottennero, finalmente appunto, il diritto di voto e di eleggibilità a livello comunale e cantonale il 19 ottobre 1969. Nel 1971, come detto, fu la volta del suffragio a livello federale. Ma la lotta per la parità sul piano politico non si concluse in quel momento. Per la realizzazione del suffragio femminile in tutti i Cantoni e Comuni si dovette attendere un altro ventennio. Fu Appenzello interno l’ultimo Cantone a introdurre il diritto di voto per le donne. E non fu una scelta. Gli fu imposto dal Tribunale federale il 27 novembre 1990. La pubblicazione curata da Castelletti e Congestrì, che contiene saggi di una decina di autrici e autori ticinesi o residenti nel nostro Cantone, parla an-

che di tanto altro: inquadra la questione della cittadinanza, analizza l’associazionismo femminile e femminista, il grande motore del percorso suffragista, un movimento multiforme e non sempre allineato che – dopo l’ottenimento dei diritti di voto ed eleggibilità – riorientò i suoi passi. Senza dimenticare il ruolo svolto dalle donne immigrate in Svizzera, soprattutto italiane e spagnole, che seppero dare impulsi originali alla lotta per i diritti. Non mancano neppure una riflessione sui rapporti dei movimenti ticinesi con la fervida realtà elvetica e diversi spunti di attualità. Attualità che rimane non rosea per le donne in politica. Restando in Ticino, le sindache sono mosche bianche: una quindicina su 115. Anche le municipali scarseggiano, sono circa il 19%, mentre le consigliere comunali arrivano attorno al 30% (con una punta del 35% a Lugano). Per non parlare del Consiglio di Stato: tutto al maschile dal 2015. Marika Congestrì sottolinea come Finalmente Cittadine! mira ad ammorbidire una lacuna storica e storiografica importante, soprattutto a livello ticinese (sull’argomento esisteva solo un capitolo in un libro di Lotti Ruckstuhl, edizione italiana ampliata del 1991), sottraendo dall’oblio le protagoniste che hanno ricoperto un ruolo fondamentale nel cammino verso i diritti di cittadinanza e le pari opportunità. «Parlare del suffragio femminile – aggiunge la storica e giornalista – significa anche parlare della condizione femminile attraverso la storia, dell’invisibilità e della marginalità delle donne. E riflettere sul fatto che tutta una serie di azioni e conquiste, oggi considerate imprescindibili e scontate, siano state in realtà frutto di cammini individuali e collettivi ardui, tortuosi, da riconoscere e valorizzare, anche a livello didattico. Senza contare che – come sottolinea la scrittrice Dacia Maraini – la storia ci insegna che si va avanti e indietro. Se i diritti non si difendono si possono perdere».


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 settembre 2021 • N. 36

9

Società e Territorio

Il Punto sull’apprendimento

Formazione Per la prima volta in Ticino un corso di perfezionamento professionale apre le porte a una professione

relativamente giovane: il tutor per ragazzi con disturbi specifici dell’apprendimento (DSA)

Anna Martano Grigorov Un luogo, a Lugano, è diventato il punto di riferimento per i ragazzi ticinesi con disturbi specifici dell’apprendimento (DSA), cioè dislessia, disgrafia, disortografia, discalculia, che a volte sono associati a disturbi dell’attenzione e iperattività (ADHD). È la sede de Il Punto di Paola Jaumin, in viale Cassarate 5. Uno spazio, accogliente in tutti i sensi, in cui bambini e ragazzi dislessici, sostenuti da tutor professionisti, possono imparare a studiare e ad affrontare al meglio le difficoltà con cui si scontrano quotidianamente nel loro percorso scolastico. La dislessia, cioè la difficoltà nel decodificare un testo in termini di velocità e correttezza, – al pari di disgrafia (scarsa abilità grafo-motoria per cui l’atto della scrittura è lento e la grafia discontinua e poco leggibile), disortografia (incapacità di scrivere rappresentando correttamente i suoni e le parole), discalculia (problemi nell’abilità di calcolo) – piuttosto che un disturbo, dovrebbe essere definita una caratteristica, che può migliorare ma non è destinata a sparire. Dalla dislessia non si guarisce perché non è una malattia. I dislessici hanno un cervello che lavora diversamente rispetto a quello delle altre persone. E la cifra distintiva del loro processo di apprendimento è la fatica. Fatica nello svolgere attività, come scrivere, leggere, far di conto, di cui non acquisiscono gli automatismi. Continuamente pungolati dalla necessità di elaborare strategie per affrontare difficoltà che per gli altri non sono affatto tali, i dislessici sviluppano spesso doti di creatività e flessibilità grazie alle quali sanno trovare soluzioni inedite ai problemi o avere uno sguardo originale e innovativo di fronte alle situazioni più disparate. Affinché un ragazzo con DSA esprima tutto il suo potenziale sono necessarie alcune condizioni, prima tra le quali trovare qualcuno che conosca le sue caratteristiche, lo capisca e lo incoraggi aiutandolo a trovare il proprio metodo di studio. E a questo punto entra in gioco il tutor dell’apprendimento. Una figura professionale non ancora codificata che Paola Jaumin ha il merito di aver introdotto nel nostro Cantone. In un video di presentazione, i collaboratori de Il Punto spiegano brevemente in cosa consista il loro lavoro: «Il tutor è colui che rende accessibile il processo di apprendimento, adattan-

Paola Jaumin ha fondato Il Punto, laboratorio specialistico DSA che in collaborazione con ECAP e ADAT organizza il corso di formazione per tutor.

dolo alle caratteristiche individuali di ognuno»; «Un tutor deve saper osservare, aspettare i tempi naturali dei ragazzi»; «Non deve solo essere un esperto in DSA, deve anche conoscere le materie scolastiche»; «Deve essere assolutamente in grado di ascoltare tutti i ragazzi»; «Non deve trarre conclusioni affrettate»; «Non deve pensare che tutti i ragazzi siano uguali»; «Deve essere un sostegno, divertente, ingegnoso, empatico»; «Si lavora per costruire l’autostima dei ragazzi»; «Si insegna e si impara». La scintilla dalla quale è partito il percorso di Paola Jaumin come tutor è l’amore. La sua laurea in ingegneria gestionale l’ha condotta naturalmente in ambiti aziendali, fino al momento della decisione di fare la mamma a tempo pieno dei suoi tre bambini. Due dei quali si sono rivelati dislessici (come il padre), in tempi in cui di dislessia non si parlava affatto e le conoscenze in merito erano agli albori. La prima esperienza come tutor è avvenuta aiutando i figli nell’iter scolastico (che per il maggiore si sta ora concretizzando in una laurea in Ingegneria biomedica e per la minore è giunto al conseguimento della maturità liceale con ottimi risultati). Forte dell’esperienza acquisita in famiglia, e soprattutto conscia delle difficoltà di cui la vita scolastica dei dislessici è costellata, Paola Jaumin si è specializzata come tutor psicoeducativo per bambini

e adolescenti con DSA e ADHD presso l’Università Cattolica di Milano, per poi proseguire la formazione presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia e la scuola Erickson di Trento. Poi, sei anni fa, gli esordi professionali come tutor. Ora presso Il Punto di Paola (il cui nome deriva da un racconto per bambini, Il Punto di Peter H. Reynolds, che parla di autostima e di superamento delle convinzioni limitanti) lavorano sei collaboratori, ai quali ogni anno si rivolgono oltre cento giovani. I tutor impegnati presso Il Punto hanno un rapporto stretto con ogni singolo studente, ma una parte molto importante è svolta anche dagli incontri di équipe, che sono momenti di condivisione e di confronto tra adulti, da cui nasce maggior consapevolezza, efficacia e progetti comuni di sviluppo. Estate o inverno, il Centro non si ferma mai. Nel periodo estivo appena trascorso si sono svolti tre corsi tematici: uno dedicato alla scrittura, uno al metodo di studio in generale e uno al metodo di studio relativo alla matematica. Ma che cosa si insegna e come, nella sede de Il Punto? «Il nostro compito specifico – spiega Paola Jaumin – non è quello di insegnare una particolare materia. La nostra competenza è concentrata su come funziona l’apprendimento. L’obiettivo è di formare uno

studente che arrivi progressivamente a gestire il proprio studio in modo efficace e autonomo». Tant’è vero che è considerato un momento formativo importantissimo anche quello in cui lo studente si trova in difficoltà con un argomento di cui neppure i tutor sono esperti: è un’occasione, per docente e discente, di mettere in atto le strategie più efficaci per imparare. «Che cosa possiamo fare per affrontare questo tema che non conosciamo? Quali sono le fonti a cui possiamo attingere? Quali materiali ci possono essere utili? Come possiamo schematizzarlo?» sono le domande da porsi. «Non è la singola materia ad essere insegnata ma il metodo, che darà l’opportunità di affrontare qualsiasi materia in maniera positiva, efficace e vincente». Di quali strumenti si possono avvalere i ragazzi con DSA per aiutarsi? «È ormai assodata l’importanza dell’uso di strumenti compensativi (che possono essere pc, iPad, calcolatrici, ma anche mappe mentali), ma questo uso deve essere accompagnato in modo che si possa distinguere quali strumenti usare a seconda delle necessità e come usarli. Si tratta anche di acquisire le strategie di controllo per essere certi che gli strumenti a disposizione siano stati utilizzati correttamente». Non esistono ricette preconfezionate né facili suggerimenti fai da te. «La

nostra competenza è aver imparato a fare un’analisi di profilo e a proporre strategie conseguenti». Visto che la richiesta è molto ampia e in continua crescita, si assiste purtroppo all’offerta di tutor improvvisati, senza formazione specifica. «Non basta essere un insegnante, per quanto esperto, e neppure aver avuto a che fare con uno o più ragazzi con DSA, perché ogni singolo individuo è un caso a sé stante. Io stessa, ho due figli con la medesima diagnosi ma che sono agli antipodi!». In Ticino i tutor sono pochissimi e concentrati tutti nel Luganese. Per ovviare alla carenza di personale con una preparazione specifica in questo ambito, questo mese di settembre è prevista la partenza di un progetto unico, che prevede di formare una rete capillare di tutor sparsi in tutto il Cantone: il primo corso di formazione per tutor specializzati in DSA, della durata di un semestre, organizzato da Il Punto in collaborazione con ADAT (Associazione DSA ADHD Ticino) ed ECAP Ticino Unia, ente per la formazione degli adulti. Il corso insegna che cosa sono i DSA e come influiscono sul processo di apprendimento, come creare una relazione di fiducia con i ragazzi, come programmare un percorso di accompagnamento, come elaborare strategie di apprendimento specifiche e trasversali, e molto altro. Un modulo è anche dedicato alla mediazione. «Spesso il tutor si trova nella condizione di assumere il ruolo del mediatore. Intorno al ragazzo con DSA ruota tutta una serie di persone: genitori (spesso sfiniti dalla fatica dell’affiancamento e frustrati per gli scarsi risultati), logopedista, neuropsicologo, ergoterapista, eventuali insegnanti di sostegno a scuola. Mettere in comunicazione tutte queste figure e mediare tra di loro è a volte arduo. La regola è: porre al centro gli interessi dei ragazzi». Il diploma conseguito a fine corso sarà riconosciuto dal Cantone e aprirà le porte, per chi lo frequenterà, a una professione impegnativa ma che promette enormi soddisfazioni e la possibilità di vedere i propri allievi rifiorire nel desiderio di realizzarsi, nell’autostima e nella consapevolezza del proprio valore. Informazioni

www.ilpuntodsa.ch facebook.com/ilpuntodipaola

Viale dei ciliegi di Letizia Bolzani Silvia Borando, Riccio dal barbiere, Minibombo. Da 2 anni I libri di Minibombo sono una certezza: freschezza, originalità, vivacità ad ogni uscita. E soprattutto divertimento. Divertimento dei piccoli lettori a cui sono destinati, certo; ma anche, si intuisce, divertimento dei loro autori. Silvia Borando è tra gli autori principali di Minibombo, di cui è anche coordinatrice editoriale, e questo Riccio dal barbiere non smentisce la sua verve. Il riccio, apprendiamo dal suo profilo, è pure il suo animale preferito, e di certo avrà ispirato la sua già vivissima creatività. «Andare dal barbiere / per Riccio è un’avventura / gli piace da impazzire / cambiare acconciatura», con questi baldanzosi settenari si apre il libro, che poi continuerà con una serie di spassose doppie pagine basate su un’efficace essenzialità: sulla pagina di sinistra una semplice parola, su quella di destra l’illustrazione corrispondente. Riccio sarà, di volta in volta, «insaponato», o «arruffato», o «con la cresta», o «col codino», e via provando ventitré diverse

buffe acconciature. L’essenzialità non è solo nel lessico, ma anche nei colori e nel tratto, dove si rende evidente l’eleganza dello stile esperto della Borando, visual designer di formazione. Peccato non potervi mostrare le acconciature di Riccio, ma avete la possibilità di vederle sul sito minibombo. it, che vi consigliamo caldamente di visitare, meglio ancora in compagnia dei bambini, perché ogni libro minibombo ha una sua naturale prosecuzione multimediale e interattiva, nella sezione «Giochiamo con» del sito. E il verbo «giocare» non è usato a caso: la

dimensione ludica è una componente essenziale del progetto, così come la componente interattiva: «Minibombo richiede energia, inventiva e collaborazione. È più contento quando grandi e piccoli partecipano alla lettura e costruiscono insieme la propria storia». Nella stessa serie di Riccio dal barbiere, è disponibile anche l’altrettanto divertente Zebra dalla sarta (inserito nella Ibby Honour List 2021 e nei White Ravens della Internationale Jugendbibliothek di Monaco), dove Zebra cerca il suo look con vari e stravaganti cambi d’abito! Lara Bryan, Alice James e eddie Reynolds-illustrazioni di Freya Harrison, L’Acchiappa Calma, edizioni Usborne. Da 6 anni Anche se le vacanze sono finite, la calma e la capacità di rilassarsi restano un obiettivo da non dimenticare, e ciò vale, paradossalmente, a maggior ragione per i bambini, che spesso faticano a «lasciare la presa», ad abbassare il «tono» (muscolare, energetico,

motorio, vocale) e a trovare momenti di tranquillità, concentrazione, abbandono. Gli adulti hanno a disposizione tanti strumenti per cercare una consapevole centratura (da attività di tendenza come lo yoga o la meditazione, al riconoscimento sociale e culturale che rilassarsi è importante); ma i bambini, la cui giornata può essere densa tanto quanto quella dei grandi, spesso sembrano caricati a molla e faticano a rallentare. È bellissimo che i bambini corrano e saltino in libertà, l’«argento vivo» è proprio dell’infanzia, ma una cosa è la loro vivacità

naturale, che deve essere lasciata libera di esprimersi; altra cosa è quando questo stato ipertonico diventa un peso che impedisce di concentrarsi, o di riposare (come quando i bambini sono stanchi ma troppo euforici per abbandonarsi al sonno). Sono quindi interessanti le proposte in questo senso della casa editrice Usborne, che propone dei gradevoli libri di proposte per rilassarsi e ritrovare la calma, in particolare il volume L’Acchiappa Calma, che offre dei giochi o delle attività distensive, ispirate alle tecniche di rilassamento e di mindfulness, con la consulenza di una psicologa infantile. Attraverso il colorare, il disegnare, l’osservare, il concentrarsi su ciò che si sente, su alcune parole; attraverso giochi tranquilli e piccole cose da creare, come «il barattolo della calma», o da piantare, partendo da un semino; attraverso tanti utili consigli, la serenità è assicurata. Non mancano delle pagine dedicate alla conoscenza del bradipo, simpatico mentore di queste pagine.


L’obiettivo è lo snack 1.70

Peperoni snack Spagna, 250 g

conf. da 6

33% Fleischkäse Malbuner disponibile in diverse varietà, per es. Delikatess, 6 x 115 g, 6.– invece di 9.–

20% Tutti i panini confezionati M-Classic per es. sandwich, IP-SUISSE, 4 pezzi, 260 g, 1.60 invece di 2.–

Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli M-Budget e quelli già ridotti. Offerte valide solo dal 7.9 al 13.9.2021, fino a esaurimento dello stock

2.50

Rotoli di formaggio Rollo Milkana 6 pezzi, 100 g

Migros Ticino


e nt e , g r o s i d a u q c a A g g iung e re e assaporare me sc o l a r e l ’Ic e Te a

–.60

Ice Tea Classic in busta da 70 g

4.90

Barretta proteica cranberry-mandorle You

3.30

Fagottini di spelta alle pere bio

3.80

Biscotti Blévita Start up al cioccolato

6 x 26 g

a no I bambini adork que st o snac

3 pezzi, 225 g, confezionati

170 g


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 settembre 2021 • N. 36

12

Società e Territorio Rubriche

L’altropologo di Cesare Poppi Giù il sipario! Non erano passati che ventisei anni dalla morte di Shakespeare (1616). Le sue commedie facevano la concorrenza ai suoi drammi per essere beniamini di un pubblico che accorreva al Globe – al Secondo Globe per la precisione poiché il primo era bruciato nel 1613 dopo soli 14 anni di vita – e agli altri teatri che facevano di Londra la Hollywood del giorno, allora come forse oggi. Eppure il 6 settembre 1642, con un atto del Parlamento che era nell’aria da tempo ma proprio per questo colse tutti di sorpresa, tutti i teatri vennero chiusi e le compagnie teatrali diffidate dal proseguire il loro lavoro: insomma, un lockdown che altro che Covid. Si era agli inizi della Guerra Civile ed un clima di puritanesimo serpeggiava non solo nelle fila dei repubblicani ma in tutta la cosiddetta «società civile», conseguenza inevitabile, anche, del clima di austerity e sospetto che la confusione e le incertezze dottrinali non ancora risolte della Riforma aveva esasperato.

Se la Chiesa Medievale era riuscita a tamponare in qualche modo la voglia di circenses teatrali del popolo con lo sviluppo del Dramma Sacro, la Riforma aveva passato anche quello al microscopio di un’incipiente modernità per poi dichiararlo incompatibile con lo spirito profondo del Protestantesimo. L’Atto parlamentare si giustificava con la fosca temperie della Guerra Civile che imponeva «tempi di umiliazione» («times of humiliation») incompatibili con la rappresentazione «di lascivo umorismo ed altre leggerezze». La proibizione incontrò non poca resistenza, tanto da dover essere reiterato l’11 febbraio del 1648, all’inizio della Seconda Guerra Civile. Stavolta il bando imponeva il trattamento degli attori come «rogues» (furfanti, bricconi), la demolizione dei sedili nei teatri e pesanti multe per gli spettatori clandestini. L’avversione per il teatro (e con esso di ogni forma di rappresentazione mimetica della realtà) ha una lunga storia e certo non

finirà coi Talebani. Già Platone, in piena fioritura di una delle più nobili e longeve creazioni della cultura occidentale si era opposto al teatro. Nella Repubblica, Platone esprimeva la sua contrarietà al teatro motivandola con ragioni filosofiche e morali: il teatro è anzitutto una menzogna che confonde realtà e fantasia. Moralmente è pernicioso poiché suscita nello spettatore simpatie per azioni e personaggi non necessariamente positivi da un punto di vista etico o morale. Rappresenta, insomma, una sorta di oppio dei popoli in quanto fa prevalere il sentimento sulla razionalità. Per quanto Aristotele avesse tentato di salvare la capra se non i cavoli dalla condanna del suo Maestro proponendo una qualche forma di compromesso (temeva infatti la chiusura dei teatri e la criminalizzazione degli attori in un tempo quando la presenza agli spettacoli teatrali canonizzati era considerata una virtù civica), in epoca romana il teatro era a mala pena

sopportato dall’establishment che vi vedeva una pericolosa fonte di dissenso da un lato e di rilassatezza morale dall’altro (ma per favore non chiedete all’Altropologo perché gli spettacoli gladiatorii sì e Sofocle nì). Ancora nel Primo Secolo Cicerone aveva da dire senza mezzi termini che «gli spettacoli drammatici ed il teatro sono immorali». La professione di impresario e di attore era dunque appannaggio di stranieri e liberti i quali trasmettevano il mestiere alla progenie (fatto che durerà fino ai giorni nostri) che operavano ai margini della società dominante e spesso in prossimità di bordelli ed altri luoghi malfamati. Da qui a considerare tutte le attrici donne alla pari di prostitute il passo è – si può comprendere – molto corto. Come già accennato, il Cristianesimo picchiò forte contro teatro ed attori. La formidabile troika Tertulliano-Crisostomo-Agostino reiterò in sostanza le posizioni di Platone. Agostino era preoccupato specialmen-

te per l’insulsa idolatria del pubblico nei confronti di personaggi ed attori (che peraltro non sembra del tutto fuori luogo a chi abbia guardato cum granu salis anche solo una puntata del Grande Fratello). Il legato platonico sarà sempre duro a morire. Nelle sue Riflessioni giustificava la sua ostilità a tutte le forme di mimesis scrivendo: «Quando copiamo altri, noi abbandoniamo tutto ciò che è autentico a noi stessi a favore di ciò che potrebbe non essere affatto parte di noi» – una forma di inutile e pericoloso gioco di prestigio morale al quale sarebbe stato poi contrario anche Rousseau che vedeva nella predilezione per le falsità del teatro la causa della caduta dell’umanità dallo stato di natura alla corruzione contemporanea. Nel 1660, con la Restaurazione di Charles II, il bando dei teatri venne abolito e Londra si avviò ad essere quella capitale del Teatro europeo che – banditi stavolta Brexit e Covid? – le auguriamo tutti di tornare ad essere.

piccola inchiesta tra i genitori e i nonni dei bambini che hanno recentemente fruito dell’asilo Nido o lo stanno frequentando tuttora. Naturalmente, com’era da aspettarsi, è apparsa una situazione molto variegata. La maggior parte delle persone contattate si dice soddisfatta del servizio ma vi sono anche commenti critici che vale la pena di ascoltare perché, vi fosse anche un solo piccino che soffre di una cattiva accoglienza al Nido, sarebbe comunque un caso grave. Il dolore dei bambini, creature fragili e indifese, è sempre inaccettabile. Non possiamo tradire la fiducia che nutrono per noi, il credito illimitato che ci offrono. La psicoanalisi ha insegnato che le prime esperienze sono fondamentali per sostenere la stima di sé e la fiducia nel mondo. Purtroppo viviamo nella «società della fretta» dove, rispetto alla riflessione e all’ascolto, c’è sempre qualche cosa di più urgente da fare. Con il mio ultimo libro, L’ospite più atteso, ho cercato di sensibilizzare le giovani mamme a sincronizzarsi sin dalla gravidanza col figlio che portano dentro di sé, spesso

più nella pancia che nella mente. Ma temo che nella nostra frenetica esistenza le cose più importanti avvengano mentre siamo intenti a fare altro. Dopo, quando il piccino è nato, le cure del corpo (igiene, alimentazione, sonno ed eventuali terapie) rischiano di soverchiare ogni altro interesse. Ho avuto modo di osservare, in più occasioni, che le richieste delle mamme si concentrano sull’alimentazione del bambino, tanto che le operatrici del Nido sono solite congedarle con l’assicurazione: «stia tranquilla, oggi suo figlio/a ha mangiato». Ma in questa prima esperienza extradomestica c’è ben altro: sono in gioco sentimenti di base quali la fiducia e la speranza. Se manca la sicurezza di essere compresi, la relazione si raggela e la comunicazione si blocca. Non pochi bambini, sigillati in se stessi, tardano a parlare, stentano ad abbandonarsi al sonno, si agitano senza sapersi concentrare. Siamo tutti un po’ «analfabeti» rispetto al linguaggio delle emozioni, eppure il corpo parla, lo sguardo esprime, i gesti dicono tante cose a chi sa osservare.

Ciò nonostante non si disperi, cara nonna, i bambini hanno risorse insperate e spesso riescono da soli a superare le situazioni più difficili. Anche i più piccoli sanno essere indulgenti con i genitori se avvertono di essere sostanzialmente amati e protetti. La natura li ha attrezzati a contare su se stessi. In ogni caso, rispetto alla gestione del Nido, è importante che i genitori si sentano uniti e solidali condividendo preoccupazioni e decisioni. Non tutti sono adatti a occuparsi dei più piccoli per cui, oltre al titolo di studio degli operatori, occorre valutare la sensibilità, la disponibilità, la capacità di provare empatia (mettersi nei panni dell’altro) nei confronti di chi, ancor privo di parola, non ha altri diritti di quelli che sapremo concedergli.

questa stagione anomala, priva di novità sollecitanti, la «sua» giacca profilata di passamaneria, con i bottoni dorati, continua a essere un oggetto di desiderio, accessibile e lusinghiero. La si ritrova, sia nelle boutiques sia nei supermercati, Migros compresa, in versioni diverse, però sempre fedeli all’inconfondibile originale: che ne decretò un successo sfociato nel mito. Dietro il quale c’è una vicenda personale, persino intima, che s’intreccia con le vicende pubbliche, culturali e politiche che segnarono il primo e il secondo dopoguerra. Sembra una fiaba a lieto fine, la vita di Gabrielle Bonheur Chanel, sin qui raccontata. Nata nel 1883 a Saumur, da genitori venditori ambulanti, orfana giovanissima, si reca a Parigi, allora la capitale, per definizione più aperta a talenti e precursori. E Coco lo è, a pieno titolo. Reagisce prontamente agli stimoli del momento: modista di successo, si ap-

passiona per il teatro, crea i costumi per i balletti russi di Serge Lifar, ascolta, legge e, non da ultimo, si rivela una femminista fuori schema concretamente: libera la donna da corsetti, gonne e mantelle ingombranti, proponendo completi in jersey, una primizia, costumi da bagno, pantaloni. Nasce, così, lo stile che interpreta una femminilità disinvolta, dinamica, al riparo da eccessi e volgarità. Sin qui, la vita intraprendente e coraggiosa di una ragazza, venuta dal nulla, sembra meritare biografie, magari al limite dell’agiografia. Ma ecco che, nel 2011, il giornalista americano, Hal Vaughan, osa buttare all’aria questo mito di dimensioni mondiali, popolarissimo soprattutto in USA: con un libro dal titolo stuzzicante Sleeping with the Enemy, Coco Chanel’s Secret War. Sono pagine in cui si denuncia la realtà nascosta di una Coco, che avrebbe collaborato con l’«intelligence» tedesca.

La stanza del dialogo di Silvia Vegetti Finzi Asilo Nido, i dubbi di una nonna Cara Professoressa Silvia Vegetti Finzi, da alcune settimane Chiara, la mia nipotina di quasi un anno, ha iniziato ad andare all’asilo Nido. Tutto procede bene, a detta dei suoi genitori. Ma io ora non ne sono più così convinta. È infatti capitato qualche giorno fa che sia stata io a portarla al Nido. Mentalmente ero pronta a vederla sorridere a qualcuno che la prendesse dolcemente in braccio con un sorriso rassicurante e calmo; le avrei detto guardandola negli occhi che ora sarebbe stata lì con altri bimbi per un po’ e poi sarei tornata, dopo, a riprenderla. Lei avrebbe reagito come è solita fare con gli adulti amici o famigliari: stabilisce lentamente con lo sguardo il contatto, poi si lascia volentieri prendere in braccio e fa ciao con la manina. In questo quadretto sorridono tutti. In altre parole: lei sa cos’è LA FIDUCIA, per fortuna. E invece per me quella mattina è stata un’esperienza inaspettatamente traumatica, poiché la professionista che ci ha accolte me l’ha tolta dalle braccia con uno sbrigativo «diciamo ciao ciao alla nonna!», ed è sparita dietro una porta.

Una frazione di secondo prima che la porta si richiudesse ho avuto il tempo di cogliere lo sguardo disorientato della mia nipotina: stava chiaramente per piangere. Mi rimprovero per non aver d’istinto ripreso la bimba con un «no grazie, non vi permetto di non rispettare i suoi e i miei tempi per salutare». Risultato: ne ho parlato con i suoi genitori, e loro rimangono fermamente convinti di aver fatto un’ottima scelta e dunque il problema che ho sollevato è soltanto nella mia mente. Mi domando: quali criteri abbiamo per farci «raccontare» da un bambino piccolo, che emozioni realmente stia provando e se, banalmente, stia davvero bene come viene riferito dal personale di un nido d’infanzia? Il dubbio è che sia stato proprio il mio dispiacere a provocare un passaggio inconscio di emozioni fra la piccola e me. Grazie cara Professoressa / Maria Elena Cara Maria Elena, sensibilizzata dalla sua lettera, ho approfittato di un breve soggiorno nel Canton Ticino per svolgere una

Informazioni

Inviate le vostre domande o riflessioni a Silvia Vegetti Finzi, scrivendo a: La Stanza del dialogo, Azione, Via Pretorio 11, 6901 Lugano; oppure a lastanzadeldialogo@azione.ch

Mode e modi di Luciana Caglio chanel: ombre su un mito Non sono tempi che inducono all’acquisto di un capo d’abbigliamento. Oggettivamente, mancano le occasioni per indossarlo e mostrarlo. Per non parlare del risvolto morale: un altro cashemire o un nuovo paio di sneaker rischia di gravare sulla nostra cattiva coscienza di consumatori, incapaci di resistere alle

Coco Chanel sulla copertina del libro di Hal Vaughan.

tentazioni. Che, per la verità, scarseggiano. Proprio alle soglie dell’autunno, quando coprirsi diventa necessità e in pari tempo virtù, sembra latitante la moda, per così dire ufficiale. Quella che, attraverso personalità dotate di autorità creativa, è in grado d’imporre fogge, tessuti, colori, accessori a un pubblico, pur sempre disponibile al nuovo. A questo punto, per colmare il vuoto è giocoforza ricorrere al recupero del passato. E, una volta ancora, ci si affida a Coco Chanel, di cui il 10 gennaio 2021 ricorreva il cinquantesimo della morte. Qui si deve parlare di un caso a parte, senza paragoni nella storia del costume moderno. Diversamente da tanti suoi illustri colleghi, dall’inglese Worth, il primo a fregiarsi del titolo «couturier», a Schiapparelli, Lanvin, Dior, Valentino, e via enumerando grandi sarti e stilisti consegnati al passato, le sue invenzioni rimangono attuali. Più che mai in

Accuse fondante o infondate che siano, la pubblicazione non influì sul successo dello stile Chanel. Ha, comunque, aperto un «buco nero», nel curriculum della stilista: una parentesi che ci concerne, come svizzeri. Infatti, dal 1945 al ’53, trascorse un esilio volontario, da taluni definito prudente, a Losanna. E decise di farsi seppellire nel cimitero di Bois-deVaux, in una tomba da lei disegnata, accanto a quella di un’altra celebrità, Pierre de Coubertin, il fondatore delle Olimpiadi. Sulle motivazioni di questa prolungata vacanza in terra elvetica si sprecano, ovviamente, svariate congetture. Forse con l’alto ufficiale della Wehrmacht fu soltanto la scappatella di una notte o, invece, un rapporto compromettente. Fatto sta che, Chanel tornò alla ribalta, sostenuta dalla pubblicità e dal consenso popolare. Con effetti persino spassosi. Totti ha chiamato la figlia Chanel.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 settembre 2021 • N. 36

13

Ambiente e Benessere carré d’agnello ai ferri Deliziosa portata di carne soprattutto se accompagnata dalla argentina chimichurri pagina 14

Un rimprovero e un rimpianto Da paradiso dei viaggiatori, qual era all’epoca, oggi l’Afghanistan è in cima alla lista delle Bad Lands

Microplastiche nel piatto È soprattutto attraverso il consumo di pesce che rischiamo di ingerire i nostri... sacchetti

Una nuova casa per l’Hcap Non ha ancora un nome, ma affetto e aspettative sulla nuova Valascia sono già grandi

pagina 17

pagina 18

pagina 21

Mal di schiena: quando serve il bisturi Medicina Tutti possono soffrire di ernia

del disco, colpo della strega, lombalgia e sciatalgia, la chirurgia è però per pochi

Maria Grazia Buletti La nostra schiena è definita come un meccanismo di elevatissima precisione e basta poco per metterlo in crisi. Secondo un sondaggio della Lega svizzera contro il reumatismo, il 50 per cento della popolazione elvetica ne soffre più volte al mese o alla settimana. «Il mal di schiena è un problema molto diffuso nella popolazione e per molte persone comporta limitazioni e peggioramento della qualità della vita quotidiana: basta solo pensare che quattro adulti su cinque soffrono di mal di schiena almeno una volta nella vita o con frequenza ricorrente, e questo problema non risparmia nemmeno i giovani». A completare il quadro statistico sul mal di schiena saranno la dottoressa Dominique Kuhlen (primario ad interim e responsabile della Clinica di neurochirurgia INSI all’Ospedale Regionale di Lugano) e il caposervizio di Neurochirurgia EOC dottor Pietro Scarone, relatori di una conferenza sul tema che avrà luogo mercoledì 8 settembre, online. Sull’annosa questione del mal di schiena e in merito alla necessità di intervenire chirurgicamente, se del caso, entrambi convengono sul fatto che «il male alla schiena è tra i motivi più frequenti per cui ci si rivolge al medico; facile comprendere come ogni anno questa patologia generi spese sanitarie dirette ingenti, tra esami, trattamenti, riabilitazione e cure a lungo termine». La dottoressa Kuhlen evidenzia pure come «in Ticino spesso il paziente si rivolge velocemente al neurochirurgo, forse anche solo per venire rassicurato di non dover essere operato. Il più delle volte una visita dal medico di famiglia può già indicare la via terapeutica conservativa adeguata al caso». I nostri interlocutori ci spiegano che quello di recarsi in prima battuta dallo specialista è un atteggiamento a volte non proporzionato: affidarsi a un «bisturi facile» non è mai la prima scelta terapeutica da adottare per il semplice mal di schiena. Purtuttavia, di ernia

del disco, colpo della strega, lombalgia e sciatalgia se ne discute al bar, dal parrucchiere o tra amici e di frequente si sente lodare l’opzione chirurgica che però, ribadisce Kuhlen, rimane una soluzione applicabile solo a casi specifici e ben definiti: «Le fasi acute del mal di schiena si risolvono normalmente con una certa rapidità privilegiando una cura conservativa; l’indicazione chirurgica rimane l’ultima opzione terapeutica se nel tempo altri trattamenti conservativi e infiltrativi non hanno portato a miglioramenti dei sintomi. Diverso è per i mal di schiena generati da traumi vertebrali o da deficit neurologici per i quali bisogna intervenire tempestivamente, come vedremo in seguito». Per un semplice mal di schiena, senza fattori di rischio e che dura da meno di sei settimane, non è necessario procedere con una diagnostica radiologica perché, di regola, esso passa come è arrivato. In questa fase, la scelta terapeutica si orienta su un’adeguata terapia conservativa attraverso un antidolorifico». Niente panico, quindi, ribadiscono gli specialisti: «Sebbene sia un disturbo molto diffuso, solo in pochi casi è riconducibile a un grave problema di salute. È vero che il dolore alla schiena provoca limitazioni e si ripercuote sulla qualità di vita della persona, ma non dimentichiamo che esso si può facilmente prevenire o risolvere senza farlo diventare cronico: la prevenzione passa da una buona igiene di vita, il controllo del peso, un lavoro posturale, corretta ergonomia sul posto di lavoro e adeguato movimento regolare per il rinforzo muscolare». Tuttavia, la statistica indica che circa un quarto delle persone che soffrono di mal di schiena acuto va incontro a recidive e in circa il 10 per cento diventa cronico: «La cronicizzazione rappresenta un problema più serio rispetto al mal di schiena acuto, ma anche qui bisogna ponderare attentamente l’opzione chirurgica secondo i criteri cui abbiamo accennato prima: l’indicazione deve essere molto mirata e scrupolosa perché si tratta sempre

Dominique Kuhlen, primario ad interim e responsabile della Clinica di neurochirurgia INSI, in sala operatoria. (Stefano Spinelli)

di un intervento che, come per tutta la chirurgia, comporta i suoi rischi e le possibili complicazioni del caso». Secondo la neurochirurga, solo il 16 per cento di casi dei primi consulti ambulatoriali potrebbe portare a un intervento alla schiena: «Un dato in regressione perché la scelta terapeutica si orienta sempre più verso trattamenti conservativi. La chirurgia come “tecnica dell’arte” è indicata per risolvere i deficit neurologici (compressione di un nervo o sul midollo): in questi casi consiste nella semplice liberazione del nervo compresso al microscopio e con tecnica mininvasiva. Può trattarsi della rimozione di un’ernia discale (tecnica analoga), della resezione di un tumore che comprime, oppure di un contesto di instabilità responsabile di un problema meccanico (frattura vertebrale, problema degenerativo di deterioramento vertebrale dovuto all’età che

causa instabilità biomeccanica e deve essere stabilizzata con viti, barre e placche secondo indicazione)». I traumi vertebrali fanno capitolo a sé: «Dobbiamo distinguere fratture stabili e fratture o lesioni traumatiche instabili: previo esame clinico e immagini radiologiche, chiare linee guida permettono di valutare se il trattamento conservativo sarà sufficiente o se c’è un’indicazione chirurgica. Ad esempio, lesioni instabili con rischio di lesione sul nervo o del midollo necessitano l’intervento». Si tratta di neurochirurgia mirata che oggi gode di alta precisione e sicurezza dovute allo sviluppo altamente tecnologico applicabile in sala operatoria, alla specifica preparazione dei neurochirurghi che lo utilizzano e alla loro abilità: «La navigazione tridimensionale, con l’ausilio di TAC intraoperatoria, permette al chirurgo di programmare in tridimensione lar-

ghezza, lunghezza e posizionamento delle viti: qualità e sicurezza dell’intervento mini invasivo sono ai massimi livelli e conducono a un decorso post operatorio migliore, con piccole ferite e trauma muscolare minimo. Il paziente viene mobilizzato lo stesso giorno dell’intervento e la fisioterapia riabilitativa comincia immediatamente con l’obiettivo di migliorare la sua qualità di vita e le sue prestazioni funzionali». Tornare a svolgere tutte le attività quotidiane, sportive e professionali dovrebbe così essere possibile, conclude la dottoressa Kuhlen. Mercoledì 8 settembre, online, avrà luogo una conferenza pubblica virtuale proprio incentrata sul tema Mal di schiena: quando serve il bisturi (dalle 18.30, sulla pagina Facebook EOC; le coordinate per accedere al Webinar si trovano a questo link: https:// bit.ly/3kqOsFh).


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 settembre 2021 • N. 36

14

Ambiente e Benessere Migusto La ricetta della settimana

Uno spezzatino carré d’agnello con d’agnello chimichurri speciale Piatto Primo principale piatto

migusto.migros.ch/it/ricette Per diventare membro di Migusto non ci sono tasse d’iscrizione. Chiunque può farne parte, a condizione che un membro della sua famiglia possieda una Carta Cumulus.

Ingredienti per 4 persone: 800 2 carré g did’agnello spezzatino di d’agnello, ca. 400 g ·ad 3 cesempio di senape spalla granulosa · sale · ·pepe 4 c d’olio · 2 cucchiai di girasole. d’olio di colza HOLL · 4 spicchi d’aglio · 2 cipolle grosse · 8 pomodori secchiil sott’olio Per chimichurri: · ½ cucchiaio 3 peperoncini di farina · 1· cipolla 4 dl di rossa brodo piccola di manzo · 2 ·spicchi 50 g did’aglio olive nere ·1 snocciolate mazzetto di· 4prezzemolo fette di prosciutto · 1 mazzetto crudod’origano · 2 cipollotti · 2 ·c1d’aceto limone.alle erbe · 1,5 dl d’olio d’oliva · sale · pepe. 1. Condite la carne con sale e pepe e rosolatela bene nell’olio in una padella. Dimezzate l’aglio, tritate grossolanamente le cipolle. Aggiungete aglio, cipolle e 1. Per preparare il chimichurri, private peperoncini dei con semini. Tritate finepomodori alla carne, spolverizzate con lai farina e bagnate il brodo. Mettete mente peperoncini, prezzemolo origano. Aggiungete aceto e olio. il coperchio e stufatecipolla, a fuocoaglio, medio-basso perecirca 50 minuti. Lasciate il coperMescolate bene e condite conpermettere sale e pepe.al vapore di fuoriuscire dalla padella, in chio leggermente aperto per 2. Scaldate grill a 220 °C. modo che ililliquido si riduca. 3. Spennellate i carré d’agnelloacon senape e olioil di girasole.aCondite la carne 2. Tagliate le olive e i cipollotti rondelle sottili, prosciutto dadini. Ricavate con e pepe. Grigliate tutt’attorno fuoco medio diretto per 12-15 dellesale listarelle dalla scorzal’agnello del limone. Mescolatea tutto. minuti, finché raggiunge una temperatura interna di 55 rosa). Togliete 3. Spremete la metà del limone. Condite lo spezzatino con°Cil(carne succo di limone, sale l’agnello dalla griglia avvolgetelo nella carta alu. e pepe e distribuite la egramolata sulla carne. 4. Fatelo riposare per circa 10 minuti. Togliete la carta alu e tagliate il carré a fette tra Un le piatto ossa gustoso delle costolette. che puòServite essere accompagnato con la salsa chimichurri. con pasta o semplicemente con fette di pane. Preparazione: circa 30 minuti; cottura alla griglia: circa 12 minuti; riposo: circa 10 Preparazione: minuti. circa 20 minuti; brasatura: circa 50 minuti. Per porzione: persona: circa circa32 47ggdidiproteine, proteine,57 27ggdidigrassi, grassi,413 g di g di carboidrati, carboidrati, 670 kcal/ 2750 520 kcal/2150 kJ. kJ.

Annuncio pubblicitario

chilled coffee A little moment of chill Starbucks è in vendita alla tua Migros


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 settembre 2021 • N. 36

15

Ambiente e Benessere

Assaggiando l’isola degli arancini Chiudiamo oggi il viaggio gastronomico in Sicilia. Offrono un vasto assortimento i piatti a base di verdure, primi tra tutti la celebre caponata di melanzane: dopo la frittura in padella, questi ortaggi vengono mescolati con pomodori e sedano in abbondanza, per poi venir conditi con aceto e olive, e lasciati raffreddare. Dalle melanzane si ricavano altre ricette molto sfiziose, come le quaglie fritte, che sono in realtà melanzane intere i cui intagli ricordano appunto le ali di volatili. Mentre se affettate e fritte, e quindi disposte a strati con uova sode, salame, caciocavallo, basilico e salsa di pomodoro, con le melanzane si prepara un tortino sulla cui cima si rompono poi due uova completandole la cottura sul fornello a fuoco basso.

Estremamente ricca e assortita è la pasticceria siciliana, grazie anche all’apporto delle cucine dei conventi Tra gli altri ortaggi, molto apprezzati sono: la zucca, fritta e condita in agrodolce; e i broccoli affogati, cioè cotti in una casseruola sotto il cui coperchio è disposto un telo, in modo che la cottura avvenga quasi a vapore. Assai versatili sono i pomodori, che entrano nella composizione di molte ricette: per esempio i pomodori a picchio pacchio si soffriggono con cipolla e aglio, e dopo aver aggiunto basilico fresco si usano per condire spaghetti, minestre, fagioli, pesce ma anche lumache (babbaluci). Frittate di tutti i tipi sembrano fatte apposta per soddisfare ogni appetito, grazie agli ingredienti che le compongono: acciughe e pomodori; pecorino, menta e pangrattato; avanzi di pasta cotta; pesciolini; acciughe, tonno e pomodori; limone. E per chi avesse ancora

fame, ci sono moltissimi spuntini. Oltre alle varie pizze e pizzette di cui abbiamo già parlato nel precedente articolo, ricordiamo i celeberrimi arancini di riso, i cazzilli (crocchette di patate) e le panelle, frittelle di farina di ceci usate anche per preparare panini farciti. Più sostanziose sono invece le torte salate (involucri di pasta frolla) e le impanate (focaccine di pasta da pane), variamente farcite. Ricco anche l’assortimento di frutta, secca e fresca, con abbondanza di agrumi (dai limoni alle arance rosse), uva (da ricordare l’uva passita di Pantelleria), gelsi e fichi d’India. Estremamente ricca e assortita è poi la pasticceria, grazie anche all’apporto delle cucine dei conventi. Tra gli ingredienti ricorrenti: pistacchi, mandorle (da cui si ricava anche il celebre latte di mandorle), zuccata (sorta di zucca candita che entra nella composizione di molti dolci) e ricotta. Dal semplice riso nero (un riso bollito con latte cui si aggiungono mandorle e cioccolato) alla raffinata cassata, non c’è che l’imbarazzo della scelta: la versione dolce degli arancini prevede una farcia con una crema di latte e cioccolato; la pignoccata è un dolce a forma di pigna, con rotolini di farina, uova e zucchero, fritti e serviti con miele; i buccellati sono ciambelline tipiche del periodo natalizio, riempite con fichi, mandorle, noci, uvetta, cioccolato e scorza d’arancia; simili sono i nucatoli (o nucatuli) di Modica, biscotti a forma di «S» con impasto arricchito da frutta secca. Per Santa Lucia si prepara invece la cuccia, grano bollito cui si mescolano zucchero, cioccolato, zuccata e vaniglia. Lavorata con cioccolato, scorza d’arancia e zuccata, la ricotta diventa uno squisito ripieno per la cassata o i cannoli. Tra le tante torte, i dessert e i sorbetti, meritano infine una menzione particolare la granita, la frutta martorana a base di marzapane e il cioccolato di Modica, granuloso e friabile, tradizionalmente aromatizzato con cannella e vaniglia.

cSF (come si fa)

Pixabay.com

Allan Bay

Edsel Little

Gastronomia E con questo terzo articolo arriviamo al dessert del grande banchetto siciliano

Oggi, vediamo come si fanno due poke, piatti estivi per eccellenza. Poke di riso basmati, pesce e verdure al sesamo. Ingredienti per 4 persone: 320 g di riso basmati lessato (peso a crudo), 16 code di gambero, 16 scampi, 200 g di filetti di triglia, 12 pomodorini, 2 peperoni gialli, 1 cipollotto, semi di sesamo, succo di limone, salsa di soia, olio evo, sale, pepe.

Levate il carapace ai gamberi e agli scampi e togliete il budellino nero. Private i filetti di triglia della pelle, se c’è. Mettete il pesce in una ciotola unite un filo di olio, un cucchiaino di succo di limone e un poco di pepe. Coprite e tenete in frigorifero per 30 minuti. Nel frattempo, mondate le verdure e tagliate i peperoni a listerelle sottili, i pomodorini in 4 parti e il cipollotto a rondelle sottili. Mettete le verdure in una ciotola e conditela con un filo di olio e una spolverata di sesamo che avrete fatto leggermente tostare in padella e una presa di sale. Componete le ciotole mettendo il riso sul fondo e alternando a piacere il pesce scolato dalla marinata e le verdure. Spruzzate con salsa di soia e decorate con fiori eduli.

Poke di riso integrale, tonno e mango. Ingredienti per 4 persone: 320 g di riso integrale lessato (peso a crudo), 600 g di tonno fresco a scaloppe, 2 mango, 2 cipollotti, 2 carote, 1 cetriolo grande, 4 ravanelli, prezzemolo tritato, zenzero fresco, succo di lime, salsa di soia, olio evo, pepe, fiori eduli Tagliate il tonno a cubi e mettetelo in una ciotola. Irroratelo con 1 cucchiaio di salsa di soia, 2 cucchiai di olio evo e il succo di un lime, mescolate. Unite lo zenzero, il cipollotto tagliato sottile, il mango tagliato a cubetti, mescolate e disponete in ciotole. Mondate le verdure e tagliate le carote a bastoncino e i cetrioli e i ravanelli a rondelle sottili. Completate le ciotole mettendo prima il riso integrale sopra il tonno, e il mango, sopra le verdure. Irrorate con olio, salate e servite.

Ballando coi gusti Oggi due paste semplicissime, tanto semplici che di più non si può, molto saporite e apprezzate da tutti.

Bucatini in crema di peperoni

Pasta alla poverella con spinaci

Ingredienti per 4 persone: 320 g di bucatini (o spaghettoni) · 6 peperoni rossi ·

Ingredienti per 4 persone: 320 g di pasta corta con formato a piacere · 200 g di spinaci lessati al dente · 4 uova · 1 cipolla · 1 porro · 60 g di pecorino romano grattugiato o grana · burro · olio di oliva · sale e pepe.

basilico · ½ cucchiaino di zucchero · pasta di acciughe · olio di oliva · sale.

Tagliate i peperoni, togliete le parti bianche e i semi, lavateli e spezzettateli. Tagliate una falda a julienne, il resto mettetelo nel frullatore con poca acqua e riducetelo a crema. Rosolate la julienne di peperone in una padella con poco olio, lo zucchero e 1 punta di pasta di acciughe stemperata in poca acqua per 2 minuti, poi unite la crema, portatela a cottura su fuoco lento, mescolando spesso, per 10 minuti. Regolate di sale. Lessate i bucatini in abbondante acqua salata, scolateli e versateli nella crema di peperoni. Saltateli fino a che non avranno ben assorbito la salsa, unendo poca acqua di cottura quando necessario. Guarnite con il basilico e servite.

Tritate gli spinaci e la cipolla sottili. Scaldate l’olio in una padella e rosolatevi il trito di spinaci e cipolla. Salate, pepate e tenete in caldo. Lessate la pasta e nel frattempo preparate 4 uova fritte al tegamino con burro e sale. Scolate la pasta al dente e versatela nella padella. Unite gli spinaci e un poco dell’acqua di cottura, quindi saltate brevemente per insaporire. Disponete la pasta nei piatti e adagiatevi sopra l’uovo fritto. Cospargete con pepe e pecorino. Servite.


lavera – Sensazioni di natura 7.9 – 20.9.2021

a partire da 2 pezzi

25%

Sull’intero assortimento lavera per es. basis sensitiv gel doccia 2in1 Hydro Feeling, 200 ml, 4.45 anzichè 5.90

Fino a esaurimento dello stock. Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli già ridotti.

Tutto Tuttol’assortimento l’assortimentoSloggi Sloggi ora oraininofferta offerta 7.7.99– –13. 13.9.9.2021 2021

lità e d a u q e r o li ig m a ll Cot one de n lato o c a it v in y d n e r e lastico t rbido inte rno ult ra mo Comfort se nza ima cuciture in fi niss ibile is micro fi bra – inv e le g ge ra

Duo-Pack

40% 20% Sull’intero assortimento Sloggi p.es. Sloggi slip donna ZERO Microfibre, 18.30 invece di 22.90 o Sloggi Hipster men GO ABC, 15.95 invece di 19.95

Fino a esaurimento dello stock. Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli già ridotti.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 settembre 2021 • N. 36

17

Ambiente e Benessere

Dal Grande Gioco alla Polvere del mondo Viaggiatori d’Occidente La lezione di chi visitò l’Afghanistan

non è stata ascoltata

Claudio Visentin Qualche anno fa, al tempo della seconda guerra del Golfo, il governo degli Stati Uniti fu molto criticato per aver utilizzato una guida turistica Lonely Planet del Medio Oriente (oltretutto datata) per raccogliere notizie sull’economia, la geografia e la cultura dell’Iraq. Nessuno infatti aveva pianificato la ricostruzione del Paese e dopo la facile vittoria militare si cercò di rimediare così alla completa mancanza di informazioni. Nel più recente caso afgano, tuttavia, l’idea di attingere alla sapienza dei viaggiatori avrebbe avuto maggiore fondamento. Lungo tutto l’arco dell’Ottocento, fino all’accordo anglo-russo del 1907, l’Afghanistan fu al centro del Grande Gioco (raccontato nell’avvincente libro di Peter Hopkirk pubblicato da Adelphi). Gli inglesi dall’India guardavano con malcelata preoccupazione alla continua espansione russa verso sud e inviavano in missione ufficiali dell’esercito, spie e finti pellegrini buddisti per disegnare mappe del territorio. Solo dopo la rivoluzione del 1917 i russi cessarono d’essere una minaccia e l’attenuarsi delle tensioni internazionali dischiuse le porte dell’Afghanistan anche ai comuni viaggiatori. Per cominciare, la straordinaria bellezza del Paese, dalle montagne dell’Hindu Kush alle fertili pianure settentrionali, è celebrata in tutti i libri

di viaggio. Gli abitanti poi sono sempre descritti come gentili e ospitali, per quanto strano possa sembrare oggi. Ma quasi tutti i viaggiatori mettono in guardia dal carattere orgoglioso e combattivo degli afgani. Lasciati a sé stessi si dividono in fazioni in eterno litigio, ma quando devono fronteggiare una minaccia esterna si uniscono e combattono sino alla fine con coraggio e ferocia. Nel suo La via per l’Oxiana (1937) il viaggiatore inglese Robert Byron li descrive così: «Gli uomini scivolano attraverso l’oscuro bazar con la fiducia in sé stessi di un diavolo. Quando vanno a fare acquisti portano il fucile come un londinese porterebbe l’ombrello […] Si aspettano che gli europei si adattino alle loro consuetudini e non il contrario […] Davvero non soffrono di un complesso d’inferiorità».

Decenni di guerre, ingerenze, disordini e radicalizzazione religiosa, purtroppo, hanno lasciato il segno Pochi anni dopo un giovane viaggiatore ginevrino, Nicolas Bouvier, giunge in Afghanistan a bordo di una Fiat Topolino, dopo aver attraversato la Jugoslavia, la Turchia e l’Iran (La polvere del mondo, Feltrinelli, è uno dei libri di

Fino agli anni Settanta, l’Afghanistan attraversò uno dei periodi più tranquilli della sua storia. Kabul, 1961. (Manhhai)

viaggio meglio riusciti del Novecento). Anch’egli conferma la prima impressione di Byron: «Nei confronti dell’Occidente e delle sue seduzioni l’afgano conserva una bella indipendenza di spirito. Lo considera un po’ con lo stesso interesse prudente con cui noi occidentali guardiamo all’Afghanistan. Lo apprezza anche, ma da lì a esserne intimidito […] Avendo a che fare con degli occidentali, gli afgani non cambiano di una virgola le loro abitudini […] Dipende dal fatto che gli afgani non sono mai stati colonizzati. Per due volte gli inglesi li hanno battuti, hanno forzato il passo di Khyber e occupato Kabul. Per due volte, gli afgani hanno impartito a quelle stesse truppe inglesi una lezione memorabile, e riportato in parità l’esito degli scontri. Dunque, nessun affronto da lavare, né complesso da cui guarire. Uno straniero? […] Un uomo, alla fin fine! Gli si fa posto, si sta attenti a che sia ben servito, e ognuno ritorna alle proprie faccende». Nel giugno 1939 una vecchia Ford partì dalla Svizzera diretta in Afghanistan. A bordo, la scrittrice ginevrina Ella Maillart e la fotografa zurighese Annemarie Schwarzenbach, legate da una tormentata relazione. Le due donne si lasciavano alle spalle il nazismo e la guerra ormai imminente (la notizia dell’invasione della Polonia le raggiunse a Kabul). Ciascuna racconterà a suo modo quel viaggio straordinario: Ella Maillart pubblica nel 1947 The Cruel Way: Switzerland to Afghanistan in a Ford, 1939, la sua compagna, Tutte le strade sono aperte. Viaggio in Afghanistan 1939-1940 (Il Saggiatore). Le due viaggiatrici svizzere erano forse le prime donne straniere a mettere piede nella città di Herat, ma furono protette dalla tradizionale ospitalità afgana, più forte della misoginia: «Due donne sole in viaggio! “In che modo avete viaggiato? Come vi siete procurate il cibo, dove avete dormito? Non avete mai avuto problemi?”. Da quando abbiamo superato il famoso passo Khyber e raggiunto le ben protette colonie inglesi in India, ci rivolgono sempre le stesse domande. E se rispondiamo secondo verità, che presso i nostri amici afgani ci sentivamo sicure come in grembo ad Abramo, incontriamo il sorriso scettico di un inglese». E tuttavia, nonostante i privilegi riservati alle straniere, furono solidali con le donne afgane: «Le scolarette di

Una via di Kabul nel 1961. (Manhhai)

Kabul erano bambine estremamente dotate, vivaci e ricettive, altrettanto intelligenti dei maschi, erano graziose, con occhi così luminosi da rendere difficile immaginare che queste esili figure, questi piccoli volti delicati e attenti, sarebbero stati un giorno rinchiusi all’ombra di un harem, nella cupa prigionia del chador. Forse oggi, in Europa, siamo diventati scettici di fronte a parole come libertà, responsabilità, pari diritti per tutti e altro del genere. Ma basta aver visto da vicino questa tetra schiavitù che trasforma creature di Dio in esseri senza gioia, impauriti, per scrollarsi di dosso come un brutto sogno il proprio sconforto e dare nuovamente ascolto alla voce della ragione che ci incita a credere ai semplici propositi di un’esistenza degna e umana, e a difenderli». Tra gli anni Trenta e i primi anni Settanta l’Afghanistan attraversò uno dei periodi più tranquilli della sua storia, sotto il governo dell’ultimo re Mohammed Zahir Shah, deposto nel 1973. Ai primi viaggiatori seguirono presto i turisti, compresi i miti e stravaganti hippie, certo interessati all’hashish, ma non solo. Come ha raccontato Rudy Trippe, l’autista di un Magic Bus dall’Europa all’India, «L’Afghanistan era un altro mondo. Il cancello si aprì e la luce si fece più chiara. Un minuto prima il mondo era opaco e polveroso; un minuto dopo i papaveri erano di un rosso luminoso, i fiumi di un bianco elettrico, le montagne si stagliavano contro il cielo. L’intero viaggio passava dal bianco e nero al colore». Anche Bruce Chatwin nel 1969, quando ancora s’interrogava sulla sua vocazione di scrittore, viaggiò per tre mesi in queste terre. Quando nel 1980

scrive il suo Lamento per l’Afghanistan, l’Armata Rossa è entrata a Kabul solo da qualche mese, eppure c’è già il senso di una perdita irreparabile: «Non leggeremo più le memorie di Babur nel suo giardino di Istalif, né vedremo il cieco avanzare tra cespugli di rose facendosi guidare dall’olfatto. Non andremo a sederci nella Pace dell’Islam con i mendicanti di Gazor Gah. Non dormiremo nella tenda dei nomadi, né daremo la scalata al minareto di Jam. E avremo perduto i sapori: il pane rustico, caldo e amaro; il tè verde speziato col cardamomo; l’uva che facevamo raffreddare nella neve; e le noci e le more secche che masticavamo per difenderci dal mal di montagna […] Mai più. Mai più. Mai più». Nutrito dall’esperienza sul campo, e insieme dai racconti dei viaggiatori che l’avevano preceduto, Chatwin scorge chiaramente un futuro che a tutti sembrava improbabile, considerata la forza dell’esercito sovietico: «Col tempo (in Afghanistan ci vuole tempo per ogni cosa) gli afgani faranno qualcosa di assolutamente terribile ai loro invasori». E così fu. Ma la lezione del passato non è servita ai sovietici né, dopo di loro, agli americani. Nuovi giocatori inesperti hanno ripetuto gli errori di un Grande Gioco troppo raffinato per loro. Nel frattempo, decenni di guerre, ingerenze, disordini e radicalizzazione religiosa hanno lasciato il segno. Un tempo paradiso dei viaggiatori, oggi l’Afghanistan è uno dei pochi Paesi al mondo del quale si sconsiglia la visita; è in cima alla lista delle Bad Lands, come le definì Tony Wheeler, il fondatore di Lonely Planet. L’Afghanistan è per noi al tempo stesso un rimprovero e un rimpianto. Annuncio pubblicitario

Enoteca Vinarte, Centro Migros S. Antonino

Enoteca Vinarte, Centro Migros Agno

Enoteca Vinarte, Migros Locarno

Ora ti propone anche le migliori offerte di vini Porta da Ravessa Alentejo DOC 2020, Alentejo, Portogallo, 6 x 75 cl

Rating della clientela:

54%

19.80 invece di 43.80*

3.30 a bottiglia invece di 7.30*

*Confronto con la concorrenza

Due Palme Sedotto Primitivo di Puglia IGP 2020, Puglia, Italia, 6 x 75 cl

Votate ora!

50%

26.85 invece di 53.70*

4.50 a bottiglia invece di 8.95*

JP. Chenet Grenache/Cinsault Rosé Pays d’Oc IGP

Tallino Roero Arneis DOCG

Rating della clientela:

Rating della clientela:

2020, Linguadoca-Rossiglione, Francia, 6 x 75 cl

33%

24.90 invece di 37.20

4.15 a bottiglia invece di 6.20

2020, Piemonte, Italia, 6 x 75 cl

40%

35.70 invece di 59.70*

5.95 a bottiglia invece di 9.95*

Offerte valide dal 7 al 13 settembre 2021 / fino a esaurimento / i prezzi promozionali delle singole bottiglie sono validi solo nella rispettiva settimana promozionale / decliniamo ogni responsabilità per modifiche di annata, errori di stampa e di composizione / iscrivetevi ora: denner.ch/shopvini/newsletter


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 settembre 2021 • N. 36

18

Ambiente e Benessere

Pesci di plastica

Nutrizionista La passione per il Sushi potrebbe essere frenata dai rischi per la salute – non ancora ben studiati –

che le microplastiche potrebbero generare

Laura Botticelli

Buongiorno Alan, non si preoccupi, non scrivo in una rivista scientifica quindi la sua domanda va benissimo così, è stato chiaro e quindi spero di esserlo pure io nella risposta. Questa estate, chi ha avuto la fortuna di andare in vacanza al mare ma non solo, anche in montagna o al lago, temo abbia purtroppo potuto vedere coi propri occhi qualche sacchetto della spesa galleggiante oppure bottiglie dell’acqua abbandonate e altre manifestazioni simili di estremo malcostume. Questi oggetti, che sono di grandi dimensioni, possono essere già in questa forma molto pericolosi per gli animali marini perché generano il rischio di farli impigliare e/o farli rimanere imprigionati. Il problema maggiore però è dato dal fatto che col tempo, la degradazione di queste plastiche può portare alla formazione di microplastiche. Queste ultime stanno iniziando a preoccupare sempre di più gli esperti sia in ambito ecologico sia per quello che riguarda la salute pubblica. Per microplastiche si intendono tutti i detriti di plastica lunghi meno di cinque millimetri o meno della lunghezza di un seme di sesamo. La loro provenienza può essere di varie fonti, dai detriti di plastica più grandi che si sono frantumati in pezzi più piccoli, oppure corde e reti da pesca, microfibre

Pxhere.com

Salve! Adoro il sushi, ma proprio tanto, cioè che ne mangerei tutti i giorni. Mi sembra pure che sia una delle cose più sane al mondo – se è fresco, naturalmente. Qualche settimana fa però un’amica molto ambientalista mi ha detto che è la cosa peggiore che potrei mangiare per un discorso legato alla plastica che soprattutto il tonno contiene… Mi rendo conto di non avere esattamente riportato la questione in modo scientifico, ma lei forse sa di che cosa si tratta. Mi fa davvero male mangiare tanto pesce crudo? / Alan

per abbigliamento e setole per spazzolini da denti, o provenire da prodotti di bellezza, come da alcuni prodotti esfolianti e dentifrici. Alcuni studi mostrano pure che gli pneumatici e le particelle formatesi attraverso l’usura degli stessi sullo sfondo stradale, possono finire nelle fognature quando piove.

Tra i problemi di salute che potrebbero produrre, anche effetti neurotossici e altri a scapito della fertilità Tutto questo inquinamento finisce nei nostri fiumi, laghi, mari e oceani. Le microplastiche sono microscopiche,

più piccole del plancton che rappresenta una fonte di cibo molto comune alla base della catena alimentare marina. I pesci piccoli le possono mangiare accidentalmente, poi i pesci grandi mangiano i pesci piccoli che hanno accumulato queste sostanze e così salendo la catena si arriva fino a noi. Secondo Plastic Oceans, ogni anno finiscono nei nostri oceani più di otto milioni di tonnellate di plastica. Più recentemente si è visto che le microplastiche si stanno facendo strada anche nelle acque sotterranee. Quindi non solo nel sushi, ma anche nell’acqua potabile è stata trovata della plastica; è un problema che tocca tutti. Per quel che concerne gli effetti sulla salute umana i ricercatori non conoscono ancora bene le conseguenze

del consumo di pesci e frutti di mare contaminati dalla plastica. Potrebbero volerci decenni per comprendere appieno gli effetti delle microplastiche, poiché alcune potrebbero essere cumulative, comparendo solo dopo diversi anni. È anche difficile controllare gli studi sugli effetti delle microplastiche proveniente da questo specifico settore, poiché le persone possono essere esposte alla microplastica da altre fonti oltre ai soli pesci e frutti di mare. Alcuni potenziali effetti potrebbero riguardare il livello di stress ossidativo, ciò che può avere implicazioni di vasta portata per la salute di una persona, compreso l’aumento del rischio di gravi problemi di salute, come il cancro e l’infarto; può inoltre produrre effetti neurotossici, in quanto l’esposizione alla plastica può danneggiare i neuroni, au-

mentando il rischio di problemi di salute del cervello come la demenza; la plastica può anche essere un distruttore endocrino, il che significa che può cambiare il modo in cui si comportano il sistema endocrino e gli ormoni che controlla influenzando la fertilità, il comportamento e la salute generale; e infine può generare anche danni alla tiroide che regola diverse funzioni importanti e svolge un ruolo nel controllo degli ormoni che pure influenzano la fertilità. Il sushi fa male? Non le consiglio di smettere di mangiarlo ma neanche di prenderlo tutti i giorni e in grandi quantità. Magari potrebbe fare attenzione alla provenienza del pesce: si è visto che quelli d’allevamento non sempre contengono microplastiche, in particolare quando l’ambiente di allevamento è ben controllato, ma anche qui non c’è una certezza assoluta. Ovviamente più il pesce è grande e più può contenere plastica, mentre il pesce piccolo, essendo alla base della catena alimentare ha bassi livelli di microplastiche. Il problema dei frutti di mare è che vengono mangiati interi, compresi gli organi interni, e quindi lì si può accumulare una maggior quantità di microplastica. Sembra impossibile risolvere il problema perché è enorme, però nel nostro piccolo possiamo e dobbiamo fare la differenza facendo più attenzione al nostro ambiente: non gettiamo i rifiuti in giro, se li troviamo, anche se non sono nostri raccogliamoli, sensibilizziamo i nostri bambini… il sacchetto che vola via ce lo ritroveremo nel nostro bel piatto di pesce o nell’acqua che beviamo. Informazioni

Avete domande su alimentazione e nutrizione? Laura Botticelli, dietista ASDD, vi risponderà. Scrivete a lanutrizionista@azione.ch Le precedenti puntate si trovano sul sito: www.azione.ch

Una giornata verde per tutti Sostenibilità A Bellinzona si terrà nel finesettimana il Greenday 2021 una manifestazione

che intende sensibilizzare il pubblico su stili di vita più rispettosi dell’ambiente Greenday 2021 è la festa della sostenibilità, un’occasione per informarsi e venire a contatto con realtà attive in questo settore. Piazza del Sole e Piazza Simen di Bellinzona saranno animate da bancarelle e postazioni con attività interattive proposte da una settantina di enti e associazioni per approfondire il tema della sostenibilità e della promozione della biodiversità in modo semplice e divertente.

Esperienze, osservazioni, giochi e quiz forniranno esempi e spunti per avere uno stile di vita più sostenibile e per diminuire il proprio impatto ambientale. La giornata sarà arricchita da musica, attività per i bambini, atelier, un concorso, percorsi guidati, la possibilità di provare ebike e scooter elettrici e altro ancora. La giornata si concluderà in piazza con le note di Sebalter e del suo gruppo. Il Greenday è organizzato dal-

la Società ticinese di Scienze naturali (STSN), ente che è il punto di riferimento di tutti gli interessati agli aspetti scientifici del territorio ticinese e, più in generale, al vasto ambito delle scienze naturali. La STSN organizza manifestazioni e conferenze su temi emergenti, corsi ed escursioni con specialisti, così come attività didattiche e divulgative per il pubblico e le scuole. Per info: www.stsn.ch/greenday/.

Il programma Dalle 9.00 alle 17.00

Bancarelle, attività, giochi e scoperte tramite postazioni di una settantina di enti. Le note dei Tacalà e la presenza dei Clown Dottori dell’Associazione Ridere per Vivere allieteranno buona parte della giornata. Ore 11.00

Pranzo sostenibile. Alcune proposte

di Street Food in piazza. Ore 13.00

Cantami e raccontami – Francesco ci racconterà e canterà delle storie di biodiversità e condividerà dei video messaggi che ha ricevuto dal suo grande amico il Cane Peo Marameo. Spettacolo per tutti, dai 4 anni.

Saluti di benvenuto da parte di Manuela Varini, Presidente della STSN, Claudio Zali, Consigliere di Stato, Dipartimento del Territorio, Repubblica e Cantone Ticino, Mario Branda, Sindaco della Città di Bellinzona, Silvio Seno, Direttore Dipartimento ambiente costruzioni e design della SUPSI.

Fra Terra e Lago – Gita in bicicletta tra Bellinzona e Cugnasco, in collaborazione con il Parco del Piano di Magadino, con Cristian Scapozza, Istituto Scienze della Terra, DACD-SUPSI, su iscrizione.

Ore 11.30

Ore 17.00

Humus. Spettacolo di e con Moira Dellatorre, regia e collaborazione al testo Laura Rullo, musica di Giuseppe Senfett, promosso dal Dipartimento del Territorio nell’ambito della campagna federale sulla biodiversità forestale e in occasione della candidatura al Patrimonio mondiale dell’UNESCO della faggeta delle Valli di Lodano, Busai e Soladino. A partire dai 7 anni.

Ore 13.00

Premiazione concorso, svolgendo almeno tre attività proposte dalle diverse organizzazioni, associazioni e istituti durante la giornata, vi è la possibilità di partecipare all’estrazione di premi sostenibili messi a disposizione da diversi enti. Ore 18.00

Concerto di Sebalter.


Consegna serale fino alle 21 La tua spesa Migros in pochi minuti

Disponibile solo nel Luganese a partire dalla Migros di Pregassona

Consegna serale valida nella regione di Lugano entro un raggio di 12 km dalla Migros di Pregassona. Valore minimo dell’ordine di 30 CHF. Attività valida fino al 31.12.2021. Maggiori informazioni e condizioni su smood.ch. T&C applicabili.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 settembre 2021 • N. 36

20

Idee e acquisti per la settimana

GRANDe PIccOLO SNAcK

Foto: Getty Images/iStockphoto

Il termine «minipic» risveglia i ricordi delle prime gite scolastiche e di avventurose escursioni. Questi croccanti insaccati sono l’ideale per gli spuntini durante le passeggiate: siccome non necessitano di refrigerazione possono essere portati ovunque. Fleischtrocknerei Churwalden AG, azienda grigionese specializzata nella lavorazione ed essiccazione della carne, produce questo snack da oltre 40 anni. La ricetta tradizionale è segreta ma include carne di manzo e maiale svizzero, pancetta e spezie

minipic 5 pezzi da 18 g Fr. 3.30


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 settembre 2021 • N. 36

21

Ambiente e Benessere

La nuova Valascia e l’11 settembre Sport È lecito paragonare i megaeventi planetari con le piccole storie a carattere locale?

Giancarlo Dionisio «Si parva licet componere magnis», scrisse l’autore latino Virgilio – guida turistica di Dante Alighieri – ponendosi la domanda in merito al paragone tra il minuto e alacre lavorìo delle api, e le colossali imprese dei Ciclopi. Io, Sia pure con il necessario rispetto, me la sono posta accostando due date: l’11 settembre del 2001, giorno di macerie, sofferenza, dolore, lutto, e di cambiamenti radicali di molte nostre consuetudini. E l’11 settembre prossimo, che per l’Ambrì Piotta sarà il giorno della ripartenza, di una nuova storia, in una nuova casa, calda e accogliente. Insomma, sarà la presa in consegna di un ambiente famigliare in cui assaporare le emozioni che fino allo scorso 5 aprile erano state vissute sotto la volta vetusta e leggendaria della Valascia. La squadra leventinese, a prescindere dall’accostamento precedente, che può sembrare blasfemo, sarà chiamata a esorcizzare numeri e nomi. Come detto, il 5 aprile corrisponde all’ultima apparizione nella vecchia dimora, ma ricorda anche uno dei momenti più agrodolci della storia del club vallerano. Nel 1999 i biancoblù festeggiarono la loro unica presenza in una serie finale dei play off. Un risultato inimmaginabile per il minuscolo club di un minuscolo villaggio di neppure mille anime. Un esito che, emotivamente, andava oltre la gioia per la Coppa Svizzera conquistata nel 1962, più gratificante persino dei tre prestigiosi trofei continentali di fine anni Novan-

ta. Ma quel 5 aprile, a sbarrare l’avanzata dei Montanari verso vette ancora più elevate, furono proprio i Cittadini del Lugano. Fu una sorta di battaglia dei Sassi grossi al rovescio, con le reti bianconere che si abbatterono spietatamente sul capo di giocatori, dirigenti e sostenitori biancoblù. I sottocenerini conquistarono il loro quinto titolo nazionale. I sopracenerini, pur nella consapevolezza del raggiungimento di un prestigioso traguardo, vissero una delle giornate più amare della loro storia iniziata nel 1937. Ventidue anni più tardi, il 5 aprile, l’addio alla vecchia, cara Valascia, è coinciso con una sconfitta di misura contro il Friborgo. Fora e compagni si dannarono per salutare degnamente la «Vecchia Signora». Il giovane Noele Trisconi fu l’ultimo biancoblù a bucare la rete avversaria, ma non fu sufficiente. Il destino vuole che, nel giorno dell’inaugurazione del nuovo impianto, sarà ancora il Gottéron, a incrociare i bastoni con i ragazzi di Luca Cereda sul nuovo ghiaccio leventinese. Sarà già il terzo turno di campionato. Ma soprattutto sarà una ghiotta opportunità per invertire la tendenza. Per ripartire, per benedire con una vittoria, la prima di una lunga serie, la nuova Casa. Anche quest’anno, la Lega non ha previsto retrocessioni. Paradossalmente, le cosiddette squadre meno attrezzate potrebbero perdere tutte le partite, senza subire alcuna conseguenza sul piano sportivo. Tuttavia, su quello emotivo, sarebbe utile e piacevole poter battezzare il nuovo palaz-

Giochi

2

3

4

6

12

11 13

14

19

25

15

16

20

22

rebbero proporre una soluzione. Si va dal puro e semplice «Valascia», magari con l’aggiunta di un «2», si passa da «Montanara», «Piora Arena», per approdare a «Güss», il nome del popolare ed etilico ritrovo post-partita. Più pragmaticamente, qualcuno riconosce che il nuovo nome verrà dettato da uno sponsor. Memore delle ataviche difficoltà finanziarie del piccolo-grande club montanaro, quel qualcuno conclude con un prosaico «pecunia non olet», ovvero, «i dané i spüzan mia». Quindi ritiene che si possa sacrificare un appellativo evocatore

ORIZZONTALI

1. Hanno superato la statura 4. Stretto parente di però 6. Un ufficiale abbreviato 7. Appesantito dal carico 8. «Di» per gli inglesi 9. Caro francese 10. Copre le merci sul 7 orizzontale 13. Sovrano d’altri tempi 14. Consistente, corposo 18. Negazione tedesca 20. Si mena per l’aia 21. La conduttrice Daniele (Iniz.) 22. Antico nome di Tokyo 23. Un uccello 25. Nota musicale 26. Hanno un «carattere» esplosivo... 27. Auto... inglese 29. Il conduttore Papi 30. Poeti... in poesia

Sudoku Soluzione:

2

Scoprire i 3 numeri corretti da inserire nelle caselle colorate.

4 8

21

23

24

26

29

Regolamento per i concorsi a premi pubblicati su «Azione» e sul sito web www.azione.ch

17

27

28

30

I premi, cinque carte regalo Migros del valore di 50 franchi, saranno sorteggiati tra i partecipanti che avranno fatto pervenire la soluzione corretta entro il venerdì seguente la pubblicazione del gioco.

1. Un indice per strumenti 2. La sinistra inglese 3. Diverse nel tono 4. È il mio in Francia 5. Attrezzare un vano vuoto 7. Divinità nordica 9. Una cricca di amici 11. Il noto Greggio 12. Responsabilità 15. La fine degli inglesi 16. Precede un’ipotesi 17. Colpiscono il naso 19. Fu abitato per primo 20. Figura geometrica 23. È ripetitivo 24. Giocare senza ali 26. Pronome personale 28. Le iniziali della Tatangelo Partecipazione online: inserire la

soluzione del cruciverba o del sudoku nell’apposito formulario pubblicato sulla pagina del sito. Partecipazione postale: la lettera o la cartolina postale che riporti la

6

5

7

1

3

2 3 2 3

7

5

4 5

3

8 6 2

1

Verticali

9 10

18

5

7

8

zetto con la conquista dei tre punti, con musica, canti, abbracci, fiumi di birra e vino. Fra 50-70-80 anni, quando anche la nuova pista sarà ritenuta vetusta e inadeguata, qualcuno scriverà di un debutto felice e vincente, di una scossa adrenalinica che ha sospinto la squadra leventinese verso vette fino ad oggi mai raggiunte. Nel momento in cui scriviamo, non sappiamo ancora quale sarà il nome del nuovo impianto. Da tempo si parla di Gotthard Arena. Nei gruppi social legati all’Ambrì-Piotta si è scatenata la fantasia dei sostenitori che vor-

Vinci una delle 3 carte regalo da 50 franchi con il cruciverba e una delle 2 carte regalo da 50 franchi con il sudoku

Cruciverba Forse non tutti sanno che il miele è uno dei pochissimi… Scopri il resto della frase risolvendo il cruciverba e leggendo le lettere evidenziate. (Frase: 8, 3, 3, 5, 3)

1

Una proiezione del progetto di come sarà la nuova Valascia. (www.hcap.ch)

di emozioni e sentimenti, sull’altare di una maggiore stabilità economica. Sarà comunque una storia circoscritta nel tempo, proprio come quella della Valascia. Noi ci abitueremo presto ad apprezzare gli spazi, gli agi, e le temperature gradevoli del nuovo stadio. Dal canto loro, i bisnipoti di Fora, Pestoni e compagni, fra qualche decennio, saranno chiamati a inaugurarne uno ancora più moderno. In fondo sono due i concetti da non perdere di vista: quello di un Club Cenerentola che non vuol sentir ragione di mollare e vuole continuare a essere protagonista del nostro hockey su ghiaccio, e quello della memoria, che non va assolutamente persa per strada. Il ricordo della «Mitica Valascia» rimarrà nei cuori di coloro che, nel suo ventre materno, tanto gelido quanto accogliente, hanno pianto e riso, sofferto e gioito più volte. Ma la memoria è fatta di impressioni e di sentimenti che tendono a scolorirsi nel tempo. Per conservarne la lucentezza, il giornalista Luca Dattrino ha pensato di raccogliere nel volume La Mitica e il suo domani, la storia, o meglio le storie, della «patinoire più cult del mondo». L’obiettivo è di venderne almeno 6775 copie, un record per il Ticino. Un numero emblematico, che corrisponde al codice postale del comune di Quinto, e al numero di posti disponibili nella nuova pista. L’ho acquistato. Per ora l’ho solo sfogliato. Ho capito che nelle lunghe, buie, fredde serate invernali sarà un’ottima compagnia.

9

8

6

Soluzione della settimana precedente

DAL DOTTORE – «Dottore quanti metri dovrei essere alta per i chili che ho?» Risposta risultante: PRESSAPPOCO QUATTRO METRI. P O P P A R E A L

A P I R O S M A R I O S C A R I O A L A S T E L I E E T O T E N T T T O E E N T O

I U T A M I R E

E R I D O O R D A V I A R E S I

O S O P E R G T Q U I U E O T T E R A L I M T M I O

soluzione, corredata da nome, cognome, indirizzo del partecipante deve essere spedita a «Redazione Azione, Concorsi, C.P. 6315, 6901 Lugano». Non si intratterrà corrispondenza

2

3

1

9

8

4

6

7

5

4

6

7

1

3

5

8

2

9

9

5

8

2

6

7

1

3

4

5

8

3

4

1

2

9

6

7

6

4

9

7

5

8

3

1

2

1

7

2

3

9

6

5

4

8

3

9

4

8

7

1

2

5

6

8

2

6

5

4

3

7

9

1

7

1

5

6

2

9

4

8

3

sui concorsi. Le vie legali sono escluse. Non è possibile un pagamento in contanti dei premi. I vincitori saranno avvertiti per iscritto. Partecipazione riservata esclusivamente a lettori che risiedono in Svizzera.


Un sacco forte: Veggie Bag gratuita. Solo da giovedì 9.9 a domenica 12.9.2021: 1,5 kg di patate Amandine svizzere nella Veggie Bag gratuita.

27% 3.60

invece di 4.95

Patate Amandine nella Veggie Bag gratuita Svizzera, 1,5 kg

In vendita nelle maggiori filiali Migros. Offerta valida solo da giovedì 9.9 a domenica 12.9.2021, fino a esaurimento dello stock.

Usa e rispa le Veggie Ba rmia la g plastica .


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 settembre 2021 • N. 36

23

Politica e economia La jihad converge a Kabul L’Afghanistan è governato da terroristi e diretto da un Paese che li sponsorizza, il Pakistan

Germania, chi sarà cancelliere? La Cdu e Laschet perdono consensi mentre si avvicinano le elezioni del 26 settembre. Ma non è detta l’ultima parola

La paranoia nell’era digitale Dopo l’11 settembre 2001 proliferarono fake news che divennero virali grazie al Web

pagina 25

Se mancano i container La pandemia, i lockdown e altre restrizioni in Cina rallentano i trasporti delle merci dall’Oriente e li rendono più cari pagina 29

pagina 24

pagina 27 La disfatta degli Stati uniti in Afghanistan. L’aeroporto di Kabul «abbandonato». (Shutterstock)

Il nemico dell’America è l’America

L’analisi La «guerra al terrorismo» ha comportato agli Usa perdita di influenza, prestigio e potenza a livello mondiale.

Mentre l’Afghanistan è tornato in balia dei talebani e l’Europa in crisi non riesce a trovare una via unitaria Lucio Caracciolo Gli Stati uniti d’America non hanno vinto una guerra dal 1945. E hanno appena finito (?) ingloriosamente di perdere l’ennesima, in Afghanistan, combattuta non si sa bene contro chi, salvo poi trattare il nemico talibano da alleato indispensabile. Eppure restano il «numero uno» al mondo. Per carenza di sfidanti credibili, a meno di non considerare tale la Cina. Tesi alquanto discutibile, viste le fragilità interne, strutturali e culturali, della Repubblica popolare. L’unico vero formidabile nemico dell’America, capace di distruggerla, è l’America. Da vent’anni gli Stati uniti sono in guerra contro loro stessi. Nota come «guerra al terrorismo», questa programmata autoflagellazione comporta graduale perdita di influenza, prestigio e infine potenza su scala mondiale. Ma il problema è nel

corpo e nelle teste degli americani. Vediamo. Primo. L’America è un impero ma non può/vuole dichiararsi tale per la sua storia anticoloniale e per la sua ideologia. Non potersi celebrare impero non è un dettaglio. Gli imperi non si fanno per i soldi. Si fanno per la gloria. Se non ti puoi eccitare esibendo la gloria imperiale, finisci per frustrarti. Per ridurre la tua imperialità a pura materialità. Per cui quando finisci in guerra non capisci bene perché. E se non lo capisci, tu colosso perdi pure contro i nani. Secondo. Per questo deficit culturale e strategico, che si sovrappone all’inasprimento delle faglie sociali, economiche ed etniche, classiche e recenti, è l’identità stessa americana ad essere in questione. Who are we? (Chi siamo?), il titolo del saggio pubblicato da Sam Huntington nel 2004, è il titolo perfetto del dramma americano. Una simile domanda ti porta dallo psicoa-

nalista, non a comandare il mondo. La consapevolezza di sé è precondizione del primato. Dell’autorevolezza. Terzo. Gli strateghi americani non si sono ancora ripresi dal lutto dell’Ottantanove. Senza nemico si vive male. Perché quel nemico faceva metà del tuo lavoro, contribuendo a un grado accettabile di ordine mondiale, in Afghanistan c’erano finiti loro. Perché il nemico ti aiuta a capire chi non sei, dunque chi sei. Perché senza bussola è facile finire dove non vorresti essere, spendendo trilioni di dollari, migliaia di vite americane (le altre non sta bene contarle) e buona parte della tua autorevolezza presso satelliti e avversari. Per esempio in Iraq e in Afghanistan. Quarto. Tutto ciò ha spinto gli Usa in una «guerra al terrorismo» insensata perché invincibile. Anzi logorante. Il terrorismo è un metodo, spesso usato da Stati sovrani, non solo da bande. Certo non un soggetto. La non-defini-

zione ti permette di aprire e chiudere conflitti semplicemente iscrivendo nelle liste nere questo o quell’avversario, salvo poi cancellarlo secondo necessità (talebani docent). Ma ti rende passivo a causa della nevrosi che spinge a sovrareagire alle provocazioni dei terroristi. Bomba-rappresaglia bellica-bomba… Spirale potenzialmente infinita. Per noi europei, alleati di fatto (Svizzera) o di diritto, non necessariamente di fatto (Nato) degli americani, finiti sulla Luna della post-storia, è il momento di rimettere i piedi sulla Terra. Facile puntare il dito contro gli errori di Washington. Meno ovvio trarre le conclusioni che ci toccano. Da questa parte del mondo la questione afgana è ridotta a diritti umani (quali?), difesa delle donne, assistenza ai profughi (purché restino dove sono), fasulli programmi economici e sociali. Ci si lamenta del fatto che con i talebani al potere l’Afghanistan riprecipiti nel Me-

dioevo, come se fino ad oggi l’avessimo redento e trasportato nella Modernità. Gli «studenti» afgani (a quanto pare, molti ripetenti) non hanno mai letto i classici dell’illuminismo e non lo faranno mai. Le strutture mentali e culturali si cambiano un poco nei secoli. Forse. Le radici identitarie e istituzionali non si estirpano a piacimento. Non si piantumano alberi della libertà in terreni alieni. Angela Merkel ci spiegò, quattro anni fa, che noi europei (tedeschi anzitutto) dovremmo riprendere un po’ il destino nelle nostre mani. Ottimo proposito. Peccato che quando l’abbiamo fatto, in genere è stato per litigare. O farci la guerra. Mondiale, non «al terrorismo». Attenti a desiderare quel che desideriamo. In ogni caso, Mamma America non ci salverà. Troppo affaccendata a sbrigare faccende e drammi di casa, per guardare il nostro cortile. Vivremo dunque tempi interessanti.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 settembre 2021 • N. 36

24

Politica e economia

Afghanistan, un paradiso per terroristi

Il punto Mentre Biden continua a difendere il ritiro delle truppe, nel Paese si stanno radunando jihadisti d’ogni sorta.

Tra loro legami strettissimi e obiettivi comuni. Intanto si delineano le mire strategiche di Pakistan e Cina

Francesca Marino I colpi di fucile sparati in aria e i fuochi d’artificio che salutavano la partenza definitiva degli americani da Kabul non saranno facilmente dimenticati. Così come il viso e le parole di Joe Biden, che continua a difendere l’indifendibile disfatta afgana. In compagnia dell’inviato speciale Zalmay Khalilzad, a cui si deve l’ignominiosa resa senza condizioni firmata coi talebani e che ancora insiste a difendere il suo operato. Pezzi dell’Amministrazione e della politica americana chiedono già che venga messo sotto inchiesta... Mentre Biden si affanna a strillare che «il mondo pretenderà che i talebani rispettino le loro promesse» e Khalilzad continua a ripetere come un mantra la vecchia teoria di matrice pakistana dei talebani buoni contro i terroristi cattivi, in Afghanistan si sta radunando il fior fiore della jihad, la guerra santa contro gli infedeli. Responsabile della sicurezza nazionale nell’Afghanistan dei talebani è, anzitutto, quel Sirajuddin Haqqani su cui pende ancora, è bene ricordarlo, una taglia della Cia di svariati milioni. La rete Haqqani, con sede in Pakistan, è sulla lista dei gruppi terroristici delle Nazioni unite, e non è vero, come sostiene l’Amministrazione americana, che si tratta di «un’entità distinta» rispetto ai talebani. Sono esattamente la stessa cosa. Così come non è vera la narrativa corrente secondo cui il cattivissimo Isis-K, responsabile degli attacchi all’aeroporto di Kabul, non ha nulla a che vedere con i talebani. L’Isis-K si è formato nel 2017 dalla scissione dell’Isis Levante, divisosi in due fazioni: una guidata da Ustad Moawya e un’altra capitanata da Aslam Farooqi. Gli uomini di Farooqi, a capo dell’Isis-K, erano principalmente pakistani e gestititi da remoto dall’Isi, i servizi segreti militari

pakistani, che forniva supporto finanziario e logistico dando rifugio ai combattenti nelle aree tribali del Pakistan. Secondo il National department of security (Nds) dell’Afghanistan, Farooqi ha legami con la Lashkar e Taiba, con il Tehrik e Taliban Pakistan, con i talebani e con la rete Haqqani. Il fior fiore della jihad pakistana, insomma. E, sempre secondo l’Nds, l’Isis-K è passato dall’essere un gruppetto insignificante ad attore di primo piano sulla scena afgana soltanto con l’aiuto del Pakistan. Facendo in pratica, sotto un diverso marchio, tutti i lavori sporchi che i talebani, seduti al tavolo delle trattative, non potevano o non volevano rivendicare come propri. Come l’attacco all’aeroporto di Kabul, per esempio. Che conferma la teoria dei «nuovi» talebani amici dell’occidente che si oppongono ai «cattivi» combattenti dell’Isis. L’attacco ha avuto l’effetto sperato, generare cioè un coro di avvocati del nuovo Governo di Kabul che sostengono la necessità di riconoscere il nuovo regime per «evitare che l’Afghanistan diventi ancora una volta un centro della jihad». Dimenticando che, sotto gli occhi di tutti, è già tornato ad esserlo. Mohammad Nabi Omari, un leader di Haqqani con stretti legami con Al Qaeda, che è stato detenuto a Guantanamo, è stato ufficialmente nominato dai talebani governatore di Khost. A Nangahar si è rifatto vivo, accolto da una folla in tripudio, Amin ul Haq: ex capo della sicurezza di Osama bin Laden ai bei tempi in cui si trovava a Tora Bora. A presidiare la base di Bagram abbandonata dagli americani è stato messo Maulawi Hafiz Mohibullah Muktaz, ex detenuto nella stessa Bagram, che ha testualmente dichiarato: «Speriamo che Bagram diventi un centro per la jihad di tutti i musulmani». Non solo. Secondo fonti locali «dal 17 al 19 agosto il leader della Jaish e Mohammed, Maulana

Combattenti talebani controllano l’aeroporto di Kabul. (Shutterstock)

Masood Azhar (anch’esso sulla lista dei terroristi delle Nazioni unite) era a Kandahar per incontrarsi con i leader talebani, incluso Baradar. Scopo degli incontri, il coordinamento delle operazioni congiunte tra i due gruppi. Azhar sostiene che, invece di concentrarsi su obiettivi politici, i combattenti dei due gruppi dovrebbero impegnarsi in operazioni centrate sull’India e sulla jihad nel Kashmir». D’altra parte, è un segreto di Pulcinella il fatto che la Jim, gestita dall’Isi così come i talebani (responsabile della raccolta di informazioni e delle operazioni offensive all’estero), abbia sempre mantenuto legami strettissimi con questi ultimi e con la rete Haqqani. Fornendo reclute provenienti dal Pakistan e attentatori suicidi per le operazioni in Afghanistan. Nell’ultimo anno, inoltre, le due organizzazioni hanno gestito campi in comune di «addestramento

alla pace», come li ha definiti il famoso analista Bill Roggio, sia in Afghanistan che in Pakistan. Dove intanto, sempre secondo testimoni oculari, si sono organizzate nelle scorse settimane delle vere e proprie «commissioni di benvenuto», in particolare nel Kashmir occupato da Islamabad, con tanto di processioni e feste, per gli ex-combattenti di gruppi terroristici vari che tornavano dalle prigioni afgane gentilmente aperte dai talebani. E mentre Islamabad annunciava ancora prima di Kabul la formazione in tempi strettissimi del Governo dei talebani, circolava sui social media (quelli gestiti dalla «fabbrica dei troll» di Rawalpindi) questo tweet: «La prossima volta che ti senti inutile, ricorda: agli Usa ci sono voluti 4 presidenti, migliaia di vite, trilioni di dollari e 20 anni per rimpiazzare i talebani con i talebani». La verità è che la mossa americana, in

perfetto stile Sansone e i Filistei, costerà carissima, per diversi motivi, a tutti noi. L’Afghanistan è ritornato a essere, e in futuro non può che peggiorare, un paradiso per terroristi. Governato da terroristi e diretto da remoto da un Paese sponsor di terroristi: il Pakistan. Il cui vecchio sogno di profondità strategica corrisponde perfettamente al progetto imperialista cinese della Belt and Road. La Cina, che non posside remore etiche o morali, è già pronta a riconoscere i talebani con cui si è accordata da tempo. Sempre secondo fonti locali, infatti, le case degli uiguri in Afghanistan sono già state mappate e perquisite dai talebani, così come sono sotto controllo ormai da un po’ di tempo gli uiguri residenti in Pakistan. E la pace, la pace dei talebani, la pace della Cina e del Pakistan, rischia di costare cara all’Occidente, molto più cara di qualunque guerra.

Dove cresce il fondamentalismo

Prospettive Nei campi profughi e nelle prigioni si accumula il risentimento che porta molti a radicalizzarsi.

Non è un caso se parte del Governo che sta per formarsi a Kabul sarà costituita da ex detenuti di Guantanamo Francesca Mannocchi Questi ultimi anni, trascorsi a raccontare il Nordafrica, il Medio Oriente, e ora l’Afghanistan, mi hanno insegnato che esistono alcuni luoghi d’elezione per il radicalismo. Sono tratti comuni di diversi Paesi che ho cercato di raccontare. Sicuramente l’Iraq, la Siria, l’Afghanistan. Questi luoghi sono le prigioni e i campi profughi. Luoghi in cui il tempo esterno si ferma e quello interno si cristallizza. Lì il fondamentalismo ha vita facile perché, mentre tutto intorno scorre, il messaggio radicale, oscurantista, si diffonde come si allargano i cerchi nell’acqua. È stato così nei campi profughi iracheni che ho visitato decine di volte. Sterminate distese di sabbia e tende, dove si accumula l’ocra della terra e si accumulano le persone e insieme a loro il risentimento. Dopo la guerra di Mosul, per esempio, nei campi iracheni si sono concentrate migliaia di persone, vite divise in due: da una parte i civili iracheni, dall’altra i parenti dei miliziani dell’Isis. Le vite stigmatizzate e rifiutate. Il desiderio di vendetta vive lì e cresce lì. Va a riempire i vuoti delle esistenze di chi fugge, negli spazi sterminati eppure claustrofobici in cui i figli delle vittime sono destinati a vivere con i figli dei carnefici. È nelle pieghe di quei risentimenti incrociati che possono crescere i semi

delle radicalizzazioni del futuro. Generazioni di bambini cresciute in stato di privazione che vogliono vendicarsi di un’ingiustizia. Analogamente accade nelle carceri. Non è un caso che negli anni seguiti all’invasione irachena da parte degli Stati uniti, dopo il 2003, le immagini di Abu Ghraib abbiano alimentato generazioni di terroristi, e che sia proprio nella prigione di Camp Bucca che l’autoproclamato Califfo Abu Bakr al Baghdadi aveva trascorso anni in detenzione. Non è un caso se parte del Governo talebano che sta per formarsi sarà costituita da ex detenuti di Guantanamo. Il loro passato da prigionieri è il

Campo profughi in Iraq. (Shutterstock)

giro surreale e drammatico della storia: prigionieri per anni nella prigione delle torture americane, che diventano interlocutori dell’Amministrazione Trump prima e di quella Biden poi. Negoziatori che hanno ormai in mano il Paese, circondati dall’aura simbolica di essere sopravvissuti alla vergogna di Guantanamo. Abu Ghraib, Camp Bucca, Guantanamo: tre capitoli di vergogne perpetrate dall’Occidente «esportatore di democrazia» che hanno alimentato l’odio contro gli «infedeli», fomentato la propaganda dell’esercito jihadista e accresciuto le file dei leader dell’Isis, radicalizzati in carcere e reclutatori nelle celle. I corpi torturati di Abu Ghraib e Guantanamo ci hanno, negli anni, restituito l’immagine brutale di una fisicità sottomessa, umiliata, denigrata. Di cui eravamo responsabili. E contemporaneamente consegnavano ai jihadisti un universo simbolico su cui sarebbero cresciute altre generazioni di terroristi. Lo stesso, purtroppo, rischia di accadere oggi in Afghanistan. Dove migliaia di detenuti, tra cui ex combattenti dello Stato islamico e di Al Qaeda, sono stati liberati nei mesi dell’offensiva militare condotta dai talebani e che li ha portati alla rapidissima conquista del Paese. Offensiva durante la quale le prigioni di Kandahar, Kunduz, e anche la più grande prigione del Paese, Pul e Charkhi, nota per le sue cattive condizioni, sono

state assaltate per liberare detenuti membri di Al Qaeda, talebani e membri dell’Isis-K, il ramo locale dell’Isis. Lo stesso è accaduto nella prigione nella base americana di Bagram che contava 5 mila prigionieri. È solo l’ultima, drammatica, tappa di un percorso iniziato con gli accordi di Doha, sancito tra l’Amministrazione Trump e le delegazioni talebane in Qatar. L’accordo del 29 febbraio 2020 affermava che gli Stati uniti e i suoi alleati avrebbero ritirato le loro forze militari entro 14 mesi dall’annuncio della firma e stabiliva che i talebani non avrebbero permesso ai gruppi, inclusa Al Qaeda, in Afghanistan di minacciare la sicurezza degli Stati uniti e dei loro alleati. L’accordo prevedeva, infine, il rilascio di 5 mila membri talebani che si trovavano nelle carceri afgane. Un rapporto del Congressional research service ha confermato, poche settimane fa, che il rilascio è stato completato nel settembre 2020. Tra i cinquemila detenuti rilasciati anche 400 considerati tuttora pericolosi e macchiatisi in passato di crimini gravi. Nel settembre 2020 il rappresentante speciale degli Stati uniti per la riconciliazione dell’Afghanistan, Zalmay Khalilzad, aveva affermato che i prigionieri liberati dall’accordo di Doha includevano alcune persone che avevano commesso violenze contro le forze internazionali in Afghanistan «so che nessuno di noi è felice del rilascio dei

prigionieri che hanno commesso violenze contro le nostre forze – ha detto Khalilzad – ma dobbiamo tenere a mente il quadro generale». Il quadro generale è un Paese caduto in mano ai talebani molto più velocemente di quanto l’intelligence americana avesse considerato possibile. Oggi l’Afghanistan è gestito da un esercito di miliziani radicalizzati, pronti a combattere una nuova ondata del jihad che li aveva portati in cella. Con uno status in più, a suggellare le loro convinzioni: l’idea di aver sconfitto gli americani nella loro più lunga impresa bellica, la fierezza di essere stati liberati dalle carceri dai talebani che sono usciti vincitori e girano trionfanti per la capitale sui mezzi militari lasciati indietro dalle truppe statunitensi, sconfitte. Sono liberi migliaia di prigionieri ed è libera anche la portata simbolica che rappresentano. Il risultato di questo caotico ritiro delle truppe è che l’Afghanistan ha oggi ex detenuti che formeranno il Governo, come il Mullah Baradar, già prigioniero di Guantanamo, e migliaia di miliziani rilasciati dai talebani pronti a combattere e gestire il potere. Una storia già vista in Iraq dopo il ritiro delle truppe per opera di Obama nel 2011. Il fondamentalismo qaedista sembrava sconfitto, gli americani si ritirarono. Tre anni dopo il convoglio di mezzi dell’Isis entrava a Mosul. Quello che sarà dell’Afghanistan è un gigantesco, drammatico, punto interrogativo.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 settembre 2021 • N. 36

25

Politica e economia Da sinistra: Annalena Baerbock, Armin Laschet e Olaf Scholz prima del duello televisivo del 29 agosto scorso. (AFP)

I water giapponesi incantano il mondo curiosità Dopo le Olimpiadi sono cresciute

le vendite online di gabinetti intelligenti Giulia Pompili

Non è ancora detta l’ultima parola

Germania Per quanto svantaggiati nei sondaggi non è scontato

che Armin Laschet e la Cdu perdano le elezioni del 26 settembre

Stefano Vastano Ora persino il potentissimo Markus Söder, premier della Baviera nonché presidente della Csu, è preoccupato. Anche lui infatti, che per molti sarebbe stato il candidato ideale alla cancelleria dei cristiano-democratici, segue allarmato il crollo della Cdu nei sondaggi. Che da giorni registrano il clamoroso «sorpasso» della Spd – nei recenti rilevamenti data persino sul 24 delle preferenze – e una Cdu che sprofonda, a tre settimane dalle elezioni nazionali del 26 settembre, sulla soglia del 20 per cento. Da 16 anni in qua non si era più registrata nei sondaggi una costellazione così negativa per la Cdu, il partito della Kanzlerin, la cancelliera. Anche l’era gloriosa di Angela Merkel volge dunque tristemente alla fine, e la scelta di Armin Laschet, premier della Cdu nel Nordreno-Vestfalia, come candidato alla cancelleria non si è dimostrata come la più felice. Non è stata solo la figuraccia fatta a metà luglio da Laschet, fotografato in visita nei luoghi dell’alluvione col risolino in bocca, a farlo crollare nelle simpatie dei tedeschi. Ma anche il fatto che è clamorosamente sprovvisto di «carisma» e abilità retorica. Al contrario della giovane, pimpante e determinatissima Annalena Baerbock, la candidata dei Grünen, che di fascino e di capacità retoriche ne ha da vendere. Peccato solo che la partenza della campagna elettorale della 41.enne Verde è stata un disastro. Prima è venuto fuori il suo curriculum gonfiato (in cui si definiva membro del German Marshall Fund, uno dei più importanti think tanks statunitensi, anche se ne è stata solo una borsista). Poi il suo libro Jetzt, Ora, redatto in fretta e in furia che si è rivelato in più punti «opera di plagio» (o di citazioni poco corrette); varie papere insomma che hanno frenato la scalata dei Verdi al cielo di Berlino. Non è la solita esagerazione: se ancora qualche settimana fa i Grünen volavano sul 27 per cento delle simpatie, oggi il partito guidato da Annalena Baerbock e Robert Habeck si ritrova nei sondaggi al di sotto del 20 per cento. «Le elezioni non si vincono a suon di sondaggi», ci ricorda Jürgen Trittin, il primo ministro Verde dell’Am-

biente nel Governo Schröder, «e i tedeschi sentono oggi più che mai che i Grünen e Annalena rappresentano il motore del cambiamento ecologico in Germania dopo la lunga era Merkel». Sarà. In ogni caso non è solo per la serie di gaffe dei rivali se Olaf Scholz nei manifesti elettorali appare in giacca, cravatta e con il suo volto sereno come unico messaggio ai tedeschi. Tutti in Germania conoscono la calma di gesso dell’amburghese Scholz, dal marzo 2018 vice della cancelliera nonché ministro delle Finanze della Spd in quest’ultima «Große Koalition» fra Cdu e Spd. È un dato di fatto che, come ministro delle Finanze e spalla destra della Merkel, Scholz si è rivelato affidabile, l’incarnazione di quella sobrietà che ai tedeschi piace tanto. Basteranno quindi gli errori dei rivali e l’esperienza di Governo di Scholz (Baerbock non ha sinora amministrato, al contrario di Laschet, nessuna Regione né ricoperto incarichi di governo) a far riconquistare all’Spd il potere a Berlino? Sarà dunque Olaf Scholz un novello Schröder che, di nuovo in alleanza con i Verdi, riporterà la Spd al governo del Paese più grande dell’Unione europea, al centro d’Europa?

Baerbock ha giocato male le sue carte mentre Scholz è l’incarnazione della sobrietà che piace tanto ai tedeschi Oltre che i sondaggi anche il cosiddetto «Triell», il primo duello fra i tre rivali in tv, ha in qualche modo confermato il trend a favore di Scholz. I tanti telespettatori che hanno seguito il confronto non hanno avuto dubbi di sorta: nella sua anseatica calma (o freddezza), Scholz ha convinto il 36 per cento dei telespettatori. La più effervescente Baerbock è piaciuta con la sua competenza su temi ecologici e le puntuali critiche al Governo federale sulla catastrofe in corso in Afghanistan al 30 per cento. Armin Laschet, così aggressivo nei confronti di Scholz, ha convinto solo il 25 per cento dei telespettatori. Ma attenzione a non tramutare, insegnava

Bertolt Brecht, «il desiderio nel padre del pensiero», a non confondere cioè i sondaggi con la realtà, né le trasmissioni in tv con le intenzioni di voto degli elettori. Armin Laschet non avrà certo un grande carisma né una favella sciolta, ma nella sua regione del NordrenoVestfalia (con 18 milioni di cittadini la più grande in Germania) ha sgominato nel 2017 i socialdemocratici. Ed è stato proprio lui, non il più brillante Norbert Röttgen o il più liberale Friedrich Merz che i delegati della Cdu hanno eletto, lo scorso gennaio, come il nuovo presidente della Cdu, il nono dopo Merkel. Anche se non sembra, come ha annotato il settimanale «Der Spiegel», «Laschet sa il fatto suo e soprattutto sa parlare ai classici elettori della Cdu». Ad esempio, ricordando loro come, nonostante la crisi finanziaria e la sfida del Coronavirus, la situazione economica in Germania sia ancora più che stabile. Oppure fomentando negli elettori più conservatori non tanto la paura per il moderato Scholz o per l’ambientalismo di Baerbock, quanto il timore per una coalizione di governo tra la Spd, i Verdi e l’estrema sinistra, Die Linke. Precisamente quello spauracchio di una alleanza «rosso-rosso-verde» che non solo Laschet ha agitato durante il duello in tv, ma che anche Markus Söder della Csu sta agitando su tutti i canali. Per quanto svantaggiati nei sondaggi e davanti alle telecamere, non è scontato dunque Laschet e la Cdu perdano queste elezioni. Anche Angela Merkel – l’eterna sottovalutata nei media – era sempre data per perdente ad ogni campagna elettorale. Ma poi al potere c’è rimasta 16 anni. Senza contare il fatto che Armin Laschet potrebbe formare un Governo sia con la Spd e i Verdi (la cosiddetta coalizione «Germania») che insieme ai Verdi e la Fdp (coalizione «Giamaica»). D’altra parte anche Olaf Scholz potrebbe formare un «Governo semaforo» con i Verdi e i liberali della Fdp. «Quel che è sicuro, spiega il filosofo Peter Sloterdijk, è che mai come oggi c’è tanta incertezza sull’esito di queste politiche in Germania». Come è più che sicuro che i Grünen torneranno presto al governo di Berlino, anche se la prossima cancelleria non sarà una donna che si chiama Annalena.

C’è almeno un settore dell’industria giapponese che ha beneficiato dei complicati Giochi olimpici di Tokyo 2020. La pandemia e l’opinione pubblica contraria non hanno fermato il Governo nipponico, che è andato avanti con la mega manifestazione. Ma, nonostante le gare si siano svolte senza pubblico e quindi il Paese non abbia beneficiato dell’arrivo di centinaia di migliaia di turisti provenienti dal resto del mondo, le Olimpiadi hanno attirato nella capitale giapponese un numero considerevole di atleti internazionali: quasi tutti hanno documentato l’edizione più blindata della storia olimpica sui social network. E a guardare Instagram, TikTok, Twitter, una delle «esperienze» più condivise dagli influencer sportivi di mezzo mondo è stata quella dei bagni giapponesi. Che non sono analogici e tradizionali come quelli occidentali. Quasi tutti i water giapponesi, dalle toilette pubbliche a quelle private, sono in realtà washlet, una specie di unione tra water e bidet intelligente. Inventato dal colosso giapponese Toto, poi copiato da numerose aziende di sanitari, in più dell’80 per cento dei gabinetti del Paese del Sol levante è istallato un washlet, un accessorio poco noto in Europa ma che in Asia e in America sta diventando sempre di più uno status symbol. Grazie ai Giochi olimpici il water intelligente ha acquistato nuova popolarità, e le vendite online dei prodotti sono in aumento. In ogni grande magazzino di prodotti tecnologici in Giappone, in Corea o in Cina c’è un reparto interamente dedicato ai washlet. Ne esistono di tutti i prezzi: ci sono quelli basic, che tra le funzionalità hanno solo quella del getto d’acqua in alternativa al bidet, e quelli più costosi, con la tavoletta che si scalda, la temperatura dell’acqua regolabile, il diffusore di aromi. La fascia di prezzo varia dai mille fino ai diecimila dollari. E i centri di studio delle aziende leader nel settore sono alla continua ricerca di nuovi modelli, sempre più tecnologici e adatti alle esigenze della contemporaneità. Qualche mese fa la Toto ha annunciato di essere quasi pronta al lancio della wellness toilet, una tavoletta per water dotata di sensori sul sedile e altre tecnologie di monitoraggio della salute. Ryoji Nakamura, a capo della divisione di innovazione digitale dell’azienda, ha spiegato alla stampa che i sensori del water smart non avranno bisogno di campioni, analizzeranno automaticamente e in tempo reale la dieta dell’utilizzatore e inoltre potranno raccogliere informazioni come il flusso sanguigno, il battito cardiaco e le condizioni della pelle. L’altro problema su cui i ricercatori stanno lavorando da tempo è quello del rumore: negli appartamenti sempre più piccoli – non solo in Giappone ma anche nel resto del

mondo – uno dei problemi principali è che il gabinetto si trova a ridosso delle camere da letto. Ecco perché da anni è allo studio un water silenzioso che non disturbi sonno e quiete. Se il washlet smart non ha ancora avuto un grande successo in occidente è anzitutto per un problema culturale. In Europa come in America l’argomento gabinetto è quasi tabù: il bagno è un luogo privatissimo, di cui si parla poco, ed è anche per questo che l’industria e il settore pubblicitario non hanno mai investito nel trasformare i water in elettrodomestici tech come il frigorifero o il forno. Al contrario, nella tradizione giapponese il bagno è uno dei luoghi fondamentali della casa. «Non sembri azzardato affermare che, nella costruzione dei gabinetti, l’architettura giapponese ha toccato il sommo della raffinatezza», scrive nel Libro d’ombra lo scrittore Jun’ichirō Tanizaki, pubblicato nel 1933. E infatti nella città di Tokyo esistono diversi progetti firmati da archistar che reinterpretano il luogo del gabinetto pubblico: l’ultimo inaugurato è quello progettato dal designer Kazoo Sato, si trova nel quartiere di Shibuya, ed è una specie di bolla bianca supertecnologica che si può utilizzare senza mai toccare nulla. La risposta giapponese alla crisi del Covid-19. L’estetica è una parte fondamentale del gabinetto tradizionale giapponese, e infatti Tanizaki polemizza con gli occidentali, che hanno sostituito il legno con le piastrelle e «hanno deliberato una volta per tutte che il gabinetto è sconveniente, e in società si astengono persino dal nominarlo. Quanto più savio è il nostro atteggiamento, o almeno più vicino alla più intima verità delle cose!». Secondo il presidente di Toto, Noriaki Kiyota, qualcosa è cambiato non solo dopo i Giochi olimpici di Tokyo, che hanno mostrato la cultura giapponese al resto del mondo, se non altro online. Ma anche la pandemia ha avuto un ruolo nel cambiare il nostro rapporto con il bagno. Nel 2020 infatti le vendite di washlet in America sono aumentate dell’80 per cento rispetto all’anno precedente. I lockdown in giro per il mondo hanno costretto le persone a iniziare «una nuova relazione con gli appartamenti», ha detto Kiyota, e la momentanea sospensione del sistema di distribuzione della carta igienica ha fatto pensare a delle alternative. «I consumatori hanno pensato: il washlet è conveniente e igienico». L’altro mercato in crescita per i washlet nipponici è quello cinese: la classe media del Dragone sta aumentando e il balzo nei consumi dopo il successo nel contenimento della pandemia, nel corso del 2020, ha portato a un aumento del 4 per cento dei sanitari importati dal Sol levante. Il problema, in Cina, è semmai la concorrenza di washlet molto simili ma prodotti localmente e con prezzi molto più bassi.

Una moltitudine di funzionalità. (Shutterstock)


50% di riduzione. 00. – 00. 00. 2020 7.900. – 13.9. 2021

, Agnesi. C è ancora passione in Italia.

conf. da 5

50% 5.-

Agnesi Spaghetti 5x 500 g

invece di 10.50

Fino a esaurimento dello stock. Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli già ridotti.

Nuov o

Massimo rinfresco

40%

7. 9 – 13. 9. 2021

40% Tutto l’assortimento Pepsi

Tutto l’assortimento Orangina

Nuov o

per es. Orangina Original lattina, per es. Pepsi Max, 6 x 1.5 l, 6.60 invece di 11.– 0.33 l, 0.55 invece di 0.95

Tutto l’assortimento Gatorade per es. Cool Blue, 0.75 l, 1.75 invece di 2.95

Nuov o

40%

40%

Tutto l’assortimento 7up

Tutto l’assortimento Oasis

per es. 7up Regular, 6 x 1.5 l, 7.75 invece di 12.95

per es. Oasis Tropical, 6 x 0.25 l, 4.30 invece di 7.20

Fino a esaurimento dello stock. Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli già ridotti.

40%

41% 1.–

invece di 1.70

Mountain Dew 0.5 l


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 settembre 2021 • N. 36

27

Politica e economia

L’11 settembre e le fake news Stati uniti Dopo gli attacchi del 2001 proliferarono teorie di cospirazioni mondiali che divennero immortali

grazie al Web. Quasi tutte partivano dalla certezza che in America il potere sapeva o aveva orchestrato gli attentati

Federico Rampini L’11 settembre 2001 segna l’inizio dell’era post-moderna nelle fake news: la paranoia entra in una proliferazione digitale. Il complottismo incrocia per la prima volta Internet su vasta scala, e questa «fusione nucleare» innesca una deflagrazione cosmica. L’attacco al World trade center diventa la madre di tutte le teorie cospirative. Leggende metropolitane, teoremi su trame internazionali, dietrologie deliranti (o magari verosimili ancorché false) vi fanno un salto di qualità eccezionale. Diventano virali, con un neologismo che si diffonde allora passando dalla sfera biomedica a quella della comunicazione. Come sempre il fenomeno ha un tenue legame con la realtà, parte da domande basilari, in parte doverose, del tipo: a chi giova distruggere le Torri gemelle di New York? E ancora: come mai l’intelligence americana è stata beffata in modo così stupefacente? Da lì si arriva a conclusioni folli, ma capaci di sedimentarsi in alcune fasce dell’opinione pubblica per anni, decenni. Fino ad oggi. Per capire quando vengono poste le premesse delle «teorie del complotto» che hanno agitato l’era di Donald Trump, poi la pandemia e la campagna di vaccinazioni, si deve risalire proprio a quella data: 11 settembre. Con una precisazione. Durante il trumpismo la fabbrica delle fake news ha visto prevalere un’ispirazione di destra. Dopo l’attacco alle Torri gemelle, invece, fu la sinistra mondiale – almeno alcune delle sue correnti, soprattutto le più radicali – a finire ipnotizzata da ogni sorta di farneticazione su congiure e cospirazioni mondiali. Si capisce perché. L’aggressore – Al Qaeda – veniva dal campo dei «buoni» o quantomeno delle «vittime», nel manicheismo della sinistra dogmatica: cioè dal mondo arabo-islamico, per definizione catalogato fra gli oppressi della terra. L’aggredito – l’America di Bush o New York e Wall Street come capitale della finanza globale, o il Pentagono di Washington – figurava in cima ai nemici storici della sinistra, ovvero l’«Impero del male», il presunto colpevole di tutte le sofferenze planetarie.

Dopo l’attacco alle Torri gemelle fu la sinistra mondiale a finire ipnotizzata dalle teorie del complotto Poiché con l’11 settembre era il presunto «debole» ad attaccare l’odiata superpotenza e a spargere sangue innocente facendo strage di quasi tremila cittadini inermi, per la componente faziosa della sinistra i casi erano due. O si aveva il coraggio di applaudire Osama Bin Laden, di celebrare la strage come un trionfo della giustizia: così fecero tanti palestinesi e varie folle che si riversarono sulle piazze nei Paesi islamici. Oppure si trovava un accorgimento più miracoloso per salvare l’anima: pretendere che l’orrore era stato in realtà ordito dagli americani stessi, magari in combutta con i loro alleati israeliani. È la macabra scorciatoia del pensiero magico che in questo caso assolve il carnefice e processa la vittima. Si fece strada, molto presto, la leggenda metropolitana secondo cui quel giorno terribile nessun ebreo americano si era recato al lavoro nelle Torri gemelle. Evidentemente avvertiti in tempo dai servizi segreti israeliani. Questa fu solo una delle prime fake news, senza nessun fondamento nella realtà, ma che

Cosa restava delle Torri gemelle dopo l’11 settembre 2001. (Shutterstock)

attecchirono su un terreno fertile. C’è chi ci crede ancora oggi. È sterminato l’elenco delle teorie del complotto nate poche ore dopo l’11 settembre, e sviluppatesi rigogliosamente con una vita autonoma che prosegue vent’anni dopo. Ne ha riprese alcune il regista Spike Lee, artista geniale ma politicamente inattendibile, in un documentario uscito di recente (New York Epicenters: 9/11 – 2021 1/2). Gli studiosi delle fake news hanno dovuto catalogarle per «famiglie di teorie», talmente sono numerose e complicate. I grandi filoni del complottismo hanno alcuni elementi in comune. Quasi tutti partono dalla certezza che in America il potere sapeva in anticipo, o addirittura aveva commissionato e orchestrato quegli attentati. Fior di inchieste, parlamentari e non, hanno dimostrato gravi colpe e omissioni dell’intelligence ma nessuna collusione: questo è irrilevante perché la paranoia non è mai stata curata con dosi di verità. Un sottoinsieme di fake news si basa sull’assunto che lo schianto di due jet passeggeri carichi di carburante non era sufficiente a far crollare le Torri gemelle, che dunque furono demolite dall’interno, con una regia americana. Le perizie ingegneristiche, indipendenti o dirette dalla massima authority del genio civile, hanno sfatato anche questo mito. In parallelo, altrettante leggende hanno proliferato sull’attacco al Pentagono: la più diffusa è che la sede del Dipartimento della difesa a Washington sia stata centrata da un missile – ovviamente americano – e non da un aereo passeggeri. Infine, tra le varie motivazioni attribuite al «Grande complotto americano contro l’America», figura la volontà di invadere l’Iraq e l’Afghanistan, mettere le mani sul petrolio del Golfo, riscrivere con la violenza le mappe geostrategiche del potere energetico mondiale. All’interno di queste vaste famiglie di teorie cospirative, le versioni più sofisticate ammettono che Al Qaeda avesse potuto pianificare e realizzare l’attacco, ma con il beneplacito o la complicità passiva di qualcuno che a Washington aveva deciso di sfruttare l’opportunità. Lo smarrimento di George W. Bush, Dick Cheney e tutta la squadra della Casa bianca, era evidentemente puro teatro oppure la prova che erano stati aggirati da qualcuno ancora più potente di loro. Le fake news erano esistite dai tem-

pi antichi, naturalmente non sono nate nel 2001. Negli Stati uniti avevano una tradizione così importante e gloriosa, che uno dei più grandi storici america-

ni del Novecento, Richard Hofstadter, ne ha ricostruito le origini in un saggio pregevole: Lo stile paranoide nella politica americana. Quello scritto risale al

1952, non a caso in pieno maccartismo, la caccia alle streghe che portò a purghe anticomuniste agli albori della guerra fredda. Un decennio dopo la pubblicazione di quel libro, l’assassinio di John Kennedy nel 1963 diede un altro impulso potente alle teorie cospirative. Ma Hofstadter trovava materiale abbondante già nel Settecento e nell’Ottocento. La novità dell’11 settembre è la tecnologia digitale, già diffusa tra le masse americane al passaggio del millennio, e in forte crescita in quegli anni anche in Europa. L’avvento di quella che si chiamava allora la blogosfera si rivela un potente disseminatore di fandonie. La sinistra antiamericana del Vecchio continente vi contribuisce generosamente: in Francia un condensato di teorie cospirative e pseudo-contro-verità sull’11 settembre balza in testa alla classifica dei best-seller poco dopo l’attacco e vi rimane a lungo. Una caratteristica della paranoia nell’era digitale ci accompagna tuttora: nel cyber-spazio, oggi nella «nuvola» informatica, le bugie diventano eterne. A differenza dei secoli passati, per i quali Hofstadter ha dovuto svolgere un lavoro da archeologo, riportando alla luce antiche teorie del complotto che erano state sepolte nell’oblio, oggi the cloud protegge e conserva le menzogne molto meglio degli unguenti per le mummie degli antichi egizi. Chi vuol credere alla sua verità alternativa può farlo in eterno. Annuncio pubblicitario

Ù I P A T I V A L A T A R COLO R E N DE

NUOVO LOOK, STESSO GUSTO. PROVALO ORA!


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 settembre 2021 • N. 36

28

Politica e economia

Non ci resta che adattarci ai cambiamenti climatici

eventi estremi Alluvioni e morti in Germania, piene in Svizzera, incendi in Grecia e Italia, temperature tropicali

in Canada. Il clima ci lancia segnali inequivocabili, servono provvedimenti di adattamento Luca Beti Il clima sta impazzendo. In Germania si sono registrate piogge torrenziali e inondazioni senza precedenti, in Canada la colonnina del mercurio ha sfiorato i 50 °C, in Italia e Grecia i prolungati periodi di canicola e siccità hanno provocato incendi devastanti. Non c’è regione al mondo che non sia toccata da eventi climatici estremi. È un’evoluzione che non sorprende gli esperti. All’inizio di agosto, a Ginevra è stato presentato l’ultimo rapporto del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC) delle Nazioni Unite. Per tre anni, più di 230 scienziati di 66 Paesi hanno valutato, discusso e infine riassunto i principali studi sul cambiamento climatico. Grazie a nuovi modelli climatici, le ricercatrici e i ricercatori possono prevedere con

Nel 2020 il Consiglio federale ha presentato il piano d’azione per il periodo 2020-2025, con 75 misure di prevenzione e contrasto degli effetti dei mutamenti climatici grande precisione le conseguenze della crisi climatica. E così le probabilità che gli scenari descritti nel rapporto si avverino sono molto grandi. Per esempio, gli autori indicano che l’aumento della temperatura, causato dalle emissioni di gas a effetto serra, provocherà in futuro ondate di calore, periodi di siccità e piogge torrenziali a intervalli sempre più ravvicinati. Un’ondata di calore che in passato si verificava ogni mezzo secolo, oggi si presenta ogni dieci anni. Con un aumento della temperatura di 2 °C rispetto al periodo preindustriale, le canicole saranno quattordici volte più frequenti, cioè si ripeteranno ogni 3-4 anni. Per i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo ciò significherà un

aumento dei periodi di siccità, soprattutto in estate. E visto che le misure adottate finora dai governi sono insufficienti per ridurre le emissioni di CO2, questo spauracchio rischia davvero di diventare reale. In Svizzera, la temperatura media è aumentata di quasi 2 °C dall’era preindustriale, circa il doppio rispetto alla media mondiale. Le conseguenze sono evidenti: dal 1850 il volume dei ghiacciai si è ridotto di circa il 60 per cento, i cinque anni più caldi dal 1864, data dell’inizio delle misurazioni, si sono verificati dopo il 2010. Dato che la comunità internazionale non ha ancora rispettato gli impegni presi in occasione della Conferenza sul clima di Parigi, i Paesi sono chiamati ora a moltiplicare i loro sforzi per aumentare la capacità di adattamento e scongiurare il peggio. Infatti, le conseguenze dei cambiamenti climatici non potranno più essere evitate, ma soltanto limitate. Ed è proprio quanto sta cercando di fare la Svizzera con la sua politica climatica. Da una parte vuole ridurre le emissioni provocate dai combustibili fossili – del 50 per cento entro il 2030, azzerarle entro il 2050 – e dall’altra migliorare la resilienza climatica. L’anno scorso, il governo ha presentato il secondo piano d’azione per il periodo 2020-2025 che contiene 75 misure a livello federale con cui intende prevenire e contrastare i principali effetti e rischi dei cambiamenti climatici, sfruttarne le opportunità e aumentare la capacità di adattamento di società, economia ed ambiente. Il documento è stato redatto, tra l’altro, sulla base degli scenari elaborati da MeteoSvizzera e dal Politecnico federale di Zurigo attraverso i quali viene illustrato come il clima potrebbe cambiare nelle varie regioni della Svizzera fino al 2050 e oltre. Si prevedono, ad esempio, estati più secche a causa della diminuzione delle precipitazioni, ondate di caldo più frequenti, lunghe e intense, innalzamento del limite delle nevicate e diminuzione del numero di giorni di neve fresca, precipitazioni

La galleria di scarico delle acque del lago di Thun, inaugurata nel 2008. (Keystone)

torrenziali più frequenti. Un assaggio lo abbiamo vissuto questa estate, con le persistenti ed eccezionali piogge di luglio. Le conseguenti piene sono state un importante banco di prova per le misure adottate finora da Confederazione, cantoni e comuni. Le barriere di contenimento gonfiabili e la rimozione del legno alluvionale a Berna, le gallerie di scarico a Thun e Lyss, l’abbassamento del livello del lago di Sihl, nel canton Svitto, oppure l’aumento del deflusso dell’Aare a Bienne hanno permesso di prevenire inondazioni di maggiore entità, evitare vittime e contenere i danni. Per quanto riguarda invece l’aumento delle temperature massime, basta riandare con la memoria all’estate 2019 in cui è stata registrata un’ondata di calore senza precedenti che stando all’Ufficio federale della sanità ha causato 460 decessi in più rispetto al consueto. Un aumento della mortalità registrato anche nelle estati canicolari del 2003, del 2015 e del 2018. A soffrire sono soprattutto ammalati, anziani e neonati. Per difenderli dai pericoli delle canicole, dal 2005 MeteoSvizzera emana allerte

canicola. Sul medio e lungo termine è tuttavia necessario adattare gli spazi di vita per lottare contro l’aumento delle temperature, soprattutto negli agglomerati. Camminare in centro città in un giorno di canicola è una tortura. Il caldo rimane imprigionato tra la strada e le facciate degli edifici. E nemmeno la notte riesce a riportare un po’ di refrigerio. Per ridurre gli effetti negativi sulla salute, causati dalle temperature elevate e dall’aumento della concentrazione di ozono nell’aria, l’Ufficio federale dello sviluppo territoriale promuove diversi progetti pilota in varie città elvetiche. L’obiettivo sono le cosiddette isole di calore. È un fenomeno che si verifica in quartieri densamente edificati. Le strade e i muri immagazzinano il calore, rilasciandolo di notte, l’alta densità abitativa impedisce la circolazione dell’area e l’assenza di aree verdi e piante fa schizzare la colonnina oltre i 30 °C, trasformando la città in un forno. Per ridurre l’effetto delle isole di calore vengono promosse misure di pianificazione territoriale. A Sion, la città svizzera più toccata dal fenomeno,

sono stati realizzati vari microprogetti. È stato creato un biotopo nei pressi di una scuola, il tetto di una casa è stato rinverdito per promuovere la biodiversità, un parcheggio è stato convertito in un salotto urbano con alberi, panchine e un laghetto, una strada è stata trasformata in un’oasi verde dove trovare rifugio nelle giornate di caldo intenso. Nel canton Argovia, in vari agglomerati urbani si sono realizzate cosiddette riserve climatiche piantando roveri o aceri campestri, che grazie alla loro folta chioma creano zone d’ombra e fanno evaporare centinaia di litri d’acqua al giorno, diminuendo in tal modo la temperatura circostante. In Ticino, un progetto triennale che si concluderà nel dicembre 2021 intende affrontare il problema del caldo insopportabile nelle aule scolastiche durante i periodi di canicola. Presso le scuole elementari e medie di Faido, esperti, bidelli, insegnanti e infermieri hanno il compito di individuare i luoghi più colpiti dal surriscaldamento estivo, proporre misure per combatterlo e promuovere campagne di sensibilizzazione. Annuncio pubblicitario

Fare la cosa giusta

Quando la povertà mostra il suo volto Legga la storia di Modeste: caritas.ch/modeste-i

Modeste Traoré (57 anni), Mali, si adegua con successo al cambiamento climatico.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 settembre 2021 • N. 36

29

Politica e economia

caccia al container

Traporti La pandemia continua a condizionare l’attività dei porti, soprattutto cinesi. Lunghi tempi di attesa

e scarsità di container provocano non pochi problemi

Marzio Minoli Manca poco a Natale. Detta così, in un momento dove bermuda e infradito sono ancora tra l’abbigliamento abituale, questa frase potrebbe sembrare fuori luogo. Ma per chi ha un’azienda, i mesi che mancano al più grande evento consumistico dell’anno, non sono molti. Infatti, bisogna iniziare a preparare i prodotti che verranno messi sugli scaffali dei negozi, e il primo appuntamento, soprattutto negli Stati Uniti, è per il Black Friday, ovvero il venerdì dopo il Giorno del Ringraziamento che tradizionalmente dà il via alla stagione degli acquisti e che quest’anno sarà il 26 novembre. Una tradizione, a dire il vero, che da qualche anno ha preso piede anche in Europa, Svizzera compresa.

Se nel 2019 inviare un container dalla Cina all’Europa o negli Usa costava 2000 dollari, ora ce ne vogliono fra i 14’000 e i 17’000 Molti dei prodotti che saranno in vendita, o anche solo le parti necessarie per produrli, arrivano dalla Cina via mare, di gran lunga il metodo più utilizzato per il trasporto di merci. Navi cariche di container che partono dai principali

porti cinesi, destinazione Stati Uniti ed Europa in primis. Ora qui nasce un problema, e non di poco conto. Ovvero mancano container da caricare su queste navi e questo crea quella che viene definita una crisi nella catena delle forniture. Un problema che negli ultimi diciotto mesi, caratterizzati dal Covid, è una costante sui tavoli di economisti e politici. E a soffrire della mancanza di materie prime o pezzi necessari alla produzione, non sono solo le singole aziende. A volte è tutto il settore produttivo di una nazione che paga le conseguenze di questo «collo di bottiglia» come viene definito tecnicamente. Ad esempio, i dati tedeschi sulla produzione industriale di giugno hanno segnato, per il terzo mese consecutivo, un calo, e questo in gran parte dovuto alla mancanza di materie prime provenienti dalla Cina, indispensabili soprattutto per la potente industria automobilistica tedesca. E qui si pensa in particolar modo ai semiconduttori, essenziali per la parte elettronica delle automobili del giorno d’oggi. Ma da dove nasce il problema? Il fatto è che i porti cinesi, attualmente, lavorano a ritmo ridotto in quanto la pandemia, che ciclicamente fa la sua apparizione in diverse zone del paese, impone la chiusura parziale dei terminali di attracco. In questo modo vengono rallentate tutte le operazioni di carico e scarico delle navi. Solitamente il tempo di perma-

Il porto di Ningbo-Zhoushan, Cina orientale. (Keystone)

nenza di una nave in un porto cinese è di 2-3 giorni, poi riparte. Oggi, a causa delle restrizioni dovute alla variante Delta in Cina, questo tempo è diventato di 7-8 giorni. E lo stesso si può dire per il porto di Los Angeles. Invece dei soliti 2 giorni ora ce ne vogliono 6. A questo si deve aggiungere che a dipendenza della provenienza della nave, come ad esempio dall’India, prima di entrare in porto, è richiesta una quarantena tra i 14 e i 28 giorni. Ma non basta. Come si dice le disgrazie non vengono mai sole. Ecco allora che il 23 marzo la Ever Given, una nave battente bandiere panamense, ma

di proprietà di una società giapponese, si incaglia nel canale di Suez, dal quale passa il 30% del traffico mondiale di merci via mare. La nave ha bloccato il canale per una settimana, creando ulteriori problemi alla catena di fornitura mondiale, visto che «in coda» per passare il canale c’erano 370 navi cariche di container. Ora, per una legge elementare dell’economia, se vi è forte domanda e poca offerta, i prezzi salgono. E i container non fanno differenza. Come detto la domanda sta salendo, e di molto in vista della stagione dello shopping e l’offerta invece rimane scarsa.

Se nel mese di agosto del 2019 per inviare un container standard dalla Cina all’Europa o alla costa Occidentale degli Stati Uniti bastavano 2000 dollari, di questi tempi ce ne vogliono circa 14’000 per l’Europa e 17’000 per la Costa Ovest degli Stati Uniti. Peggio ancora se la merce invece deve andare verso New York, sulla Costa Est. In questo caso il prezzo arriva a 19’000 dollari. Dati che vengono forniti da Freightos, una delle maggiori aziende di logistica al mondo. E questi prezzi non sono i più alti. Solo qualche settimana fa, per un container spedito verso la Costa Est si sono pagati più di 20’000 dollari. Un record assoluto. La situazione non è destinata a migliorare molto presto. Un porto di mare, delle dimensioni di quelli cinesi, ma anche altri sparsi per il mondo, non si apre e chiude velocemente. E riorganizzare arrivi e partenza non è cosa da poco. Come conseguenza, secondo gli analisti, problemi di fornitura di materie prime o anche di prodotti finiti, li avremo anche l’anno prossimo, mettendo in difficoltà la ripresa economica spinta anche da un controllo sempre maggiore della pandemia. La domanda di container difficilmente verrà soddisfatta e questo manterrà i costi alti. Come logica conseguenza, questi costi verranno poi riversati sui prodotti che acquisteremo prossimamente, e che inevitabilmente saranno più cari. Annuncio pubblicitario

Momenti di piacere raddoppiati grazie alle deliziose praline Lindt 7. 9 – 13. 9. 2021

Duo-Pack

26% 17.50

invece di 23.90 Duo-Pack

26% 26.00 invece di 35.90

Fino a esaurimento dello stock. Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli già ridotti.

Lindt Connaisseurs 2 x 230 g

Lindt Mini Pralinés 2 x 180 g


«Sta bene con i mille romanzi rosa del mio ragazzo.» Tanja, cliente Micasa

Completa la frase «Sta bene con» e ottieni il

20% di riduzione sul prodotto di tua scelta * 31.8 – 20.9.2021

Scaffale SEVEN

1892.– invece di 2365.–

Sta bene con tutto quello che hai già. * Riduzione valida dal 31.8 al 20.9.2021 in tutte le filiali Micasa o nello shop online (solo con M-Login) dietro presentazione della frase «Sta bene con» per un prodotto a scelta. La riduzione viene concessa solo una volta al giorno per ogni cliente, è valida solo per le nuove ordinazioni e unicamente per il prodotto indicato. I partecipanti acconsentono all’utilizzo gratuito e a piacimento, per scopi pubblicitari, della frase presentata (incl. nome e iniziale del cognome dei partecipanti) da parte di tutte le imprese Migros. Ulteriori dettagli su micasa.ch/promo-it. Con riserva di errori di stampa e di altro tipo.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 settembre 2021 • N. 36

31

Politica e economia Rubriche

Il Mercato e la Piazza di Angelo Rossi A scuola per tutta la vita A partire dall’inizio di agosto, in Svizzera, gli allievi delle scuole tornano sui loro banchi. Con il mese di settembre è arrivato il turno anche per gli allievi ticinesi. Sono più di 30’000 quelli della fascia dell’obbligo che comprende due anni obbligatori delle scuole dell’infanzia, le scuole elementari, le scuole medie e le scuole speciali. Altri 30’000 giovani frequenteranno invece le scuole medie superiori, i corsi pretirocinio, le scuole secondarie professionali a tempo pieno e quelle a tempo parziale, le scuole specializzate superiori, la Scuola Universitaria professionale della Svizzera italiana e l’Università della Svizzera italiana. L’universo educativo del nostro Cantone è quindi molto variato e può formare i nostri giovani dai 4 anni nella scuola dell’infanzia fino al

conseguimento del dottorato, magari in età canonica. Va precisato che non tutti gli allievi e studenti del nostro sistema educativo sono ticinesi. Un paio di migliaia di studenti delle nostre università provengono infatti da altri Cantoni e dall’estero. Aggiungiamo ancora che diverse migliaia di studenti ticinesi frequentano università e scuole politecniche in altri Cantoni e all’estero e quindi non fanno parte del nostro sistema educativo. La novità del nuovo anno scolastico ticinese è rappresentata dall’introduzione dell’obbligo formativo fino ai 18 anni. Come dimostrano gli esempi dei paesi nordici, dove quest’obbligo esiste da decenni, si tratta di una misura importante che, tra l’altro, può aiutare in tempi in cui la disoccupazione

giovanile è rilevante. Quali sono ora le tendenze di lungo termine che contraddistinguono l’evoluzione del nostro sistema educativo? La prima sua caratteristica è quella di essere federalista. La competenza per l’educazione è uno dei capisaldi delle nostre costituzioni cantonali. È una situazione che non porta solo vantaggi. Per esempio, è possibile che le differenze ancora sensibili nella scuola dell’obbligo costituiscano una barriera difficilmente superabile per le famiglie che, per ragioni di lavoro, sarebbero interessate a migrare da un Cantone a un altro. Di qui il continuo appello alla armonizzazione. In principio, per la scuola dell’obbligo, esiste, dal 2006, il concordato intercantonale Harmos, firmato anche dal Ticino, che dovrebbe consentire di armonizzare i

programmi di insegnamento. Harmos ha definito, a livello nazionale, gli obiettivi superiori da perseguire, ha elaborato un piano d’insegnamento comune, il cosiddetto «Lehrplan 21», e ha precisato gli strumenti per garantire e per sviluppare la qualità. Nei primi anni di applicazione Harmos aveva suscitato numerose critiche e polemiche tanto che, fino ad oggi, 4 Cantoni e semi-Cantoni non vi hanno aderito. Anche gli altri Cantoni non sembrano entusiasti. Così, in un comunicato del 2015, la Conferenza dei direttori dell’educazione aveva tracciato un bilancio positivo dell’armonizzazione nella scuola dell’obbligo. Essa invitava però a distinguere nella valutazione tra l’esecuzione dei compiti costituzionali e l’introduzione di Harmos, rispetti-

vamente del piano d’insegnamento comune. I primi venivano rispettati. Per il secondo si domandava invece di aver pazienza. Come dire che per quel che riguarda il livello operativo dell’armonizzazione occorreranno tempi di realizzazione molto lunghi. Un’altra tendenza di lungo termine importante è quella all’aumento di importanza della formazione permanente. Nel 2019, in Ticino, quasi un quinto della popolazione tra i 25 e i 74 anni aveva seguito un corso di questo tipo. Si tratta di una percentuale importante e che tende a rimanere costante nel tempo. In conclusione: da quest’anno scolastico in poi ci sarà dunque l’obbligo formativo fino ai 18 anni; dopo di che noi tutti ritorneremo a scuola fino alla quarta età per la formazione permanente.

la leader dei Verdi Annalena Baerbock) e Scholz sembra il più adatto a riuscirci. I sondaggi descrivono una rimonta dell’Spd che soltanto un paio di mesi fa pareva impossibile: i socialdemocratici hanno superato la Cdu/Csu (cristianodemocratici e cristianosociali si presentano insieme alle elezioni), Scholz è il più popolare tra i candidati e l’Spd è il partito cui quasi nessuno dice «non ti voterei mai» (questo primato ce l’hanno gli xenofobi dell’AfD). I sondaggi sono una fotografia del presente e non devono abbagliare, anche perché l’unica cosa cui si dovrebbe badare non è tanto la popolarità o la bravura nei dibattiti dei candidati, quanto la loro capacità di negoziazione. A guidare la Germania sarà una coalizione, quali saranno i suoi colori dipenderà molto dal negoziatore. Ma a parte questo, l’Spd ha recuperato nelle ultime settimane un distacco enorme rispetto alla Cdu e più ridotto rispetto ai Verdi. Molti socialdemocratici rievocano sognanti la grande rimonta che Gerhard Schröder fece nel 2005 proprio ai danni di Angela Merkel e pensano che Scholz potrà riproporre ai suoi elettori quella stessa emozione. A contribuire a questo

sapore di vittoria c’è anche la sorpresa: nessuno si aspettava che Scholz potesse salvare il partito dalla depressione in cui è entrato da tempo. A ogni intervista, Scholz iniziava dicendo: «Quando sarò cancelliere», e tutti ridevano, con anche un po’ di sadismo perché il ministro dell’Economia di questo Governo, un centrista un po’ polveroso da sempre, non è considerato uno simpatico (il premio simpatia è sempre andato a Laschet prima che fosse fotografato che rideva e scherzava alle spalle del presidente tedesco in lutto per le vittime delle alluvioni estive). Poi però l’Spd ha saputo unirsi, cosa piuttosto rara per la sinistra occidentale, attorno a Scholz, mettendo da parte le divisioni, le aspettative divergenti e provando a trasformare una debolezza strutturale del partito in una forza. L’Spd in questi sedici anni di molte coabitazioni con la Cdu e con Merkel ha perso molti consensi: il junior partner, nelle coalizioni, spesso finisce annichilito. I socialdemocratici si sono trovati sotto attacco perché erano considerati troppo simili ai conservatori in versione merkeliana. Avete perso la vostra identità, diceva la base, che si è

messa a votare altri partiti. Ora proprio questo moderatismo che per molto tempo è sembrato informe e inefficace potrebbe consentire a Scholz di attirare parte degli elettori merkeliani o centristi che temono che i conservatori senza la cancelliera tornino alla loro tradizione più di destra. Laschet in teoria è il candidato della continuità, quindi l’argine a una virata troppo a destra, ma ha sbagliato molto e non è riuscito a costruire una campagna allo stesso tempo autonoma e rassicurante. Scholz, inaspettatamente, ci è riuscito. Mancano ancora tre settimane cruciali, periodo in cui gli elettori decidono chi voteranno veramente e l’appartenenza politica storica avrà il suo peso. Ma le grandi coalizioni e il moderatismo di Angela Merkel hanno cambiato molto le attese e le speranze dei tedeschi. Se è vero che l’unica cosa che chiedono gli elettori è la stabilità garantita dalla cancelliera, oggi il depositario di questa promessa è Scholz. Sulla coalizione cui ambisce però restano molti dubbi: lo spettro attuale è un Governo tutto a sinistra, con i Verdi e con la Linke, questo sì un cambiamento rispetto al centrismo cui la Germania si è abituata.

e subalterni, implicati almeno quanto lei in quell’insensibile comunicato. Si potrà obietterà che anche la Svizzera accoglierà altri profughi afgani, oltre ai 14’000 della diaspora già presenti; di sicuro quelli che hanno collaborato con la nostra diplomazia, ma anche tanti chiamati da parenti o aiutati dalle organizzazioni umanitarie che subito si sono attivate per soccorrere chi giungeva nelle basi americane dopo aver superato gli infernali cerchi dell’aeroporto di Kabul. Difficilmente però si riuscirà a cancellare l’impressione che le nostre autorità, ancora una volta, hanno scelto di ripararsi dietro l’ombrello dei protocolli e dei dettami della giustizia, quando invece avrebbero potuto ascoltare e seguire la voce della disponibilità e della solidarietà, come hanno poi chiesto di fare il partito socialista e migliaia di cittadini. Le situazioni messe a confronto, quella del neonato afgano e quella del governo svizzero, in definitiva ritraggono le due facce contrastanti e antitetiche

della compassione. La prima, quella che ognuno di noi prova per il profugo neonato, è un sentimento di pietà che si richiama alla carità, una virtù oggi decisamente marginalizzata, spesso anche derisa. L’altra compassione, quella collegata all’atteggiamento e alle dichiarazioni delle nostre autorità, è invece alimentata dalla commiserazione per chi direttamente o indirettamente fa prevalere l’indifferenza nei confronti degli inermi e di chi ha bisogno. Non è una conquista dei nuovi filosofi: già Tucidide – usando due parole diverse per la compassione per segnalare come essa sia un’emozione controversa – ci ha insegnato che «È giusto che si conceda la compassione a coloro che sono in condizioni eguali alle nostre, e non a quelli che non si mostreranno a loro volta compassionevoli e che per necessità sono sempre nemici». Aggiungo un’ultima «remarque»: il soldato ritratto sul C-17 reca sulla sua tuta non la bandiera americana (come ci si aspetterebbe) ma quella della Norvegia.

Orbene, se le mie nozioni non sono del tutto scadute, anche la Norvegia non fa parte dell’Unione europea, ma al contrario della Svizzera ha subito aderito alla Nato e una ventina di anni fa ha deciso anche di partecipare alla missione in Afghanistan. Nonostante abbia un esercito che non supera le 30’000 unità, Oslo è in grado di guardare oltre la nostra obsoleta condizione di neutralità armata, perciò di essere in prima linea e di operare con forte anticipo a livello umanitario schivando non solo i pericoli dei nemici, ma anche i trabocchetti della politica e le piroette dei governanti. Certo, anche in Norvegia qualcuno si sarà interrogato sulla legittimità dell’operazione di salvataggio di un neonato o sulla liceità dell’immediata richiesta di adozione presentata da una Ong. Questo però non muta la sostanza e soprattutto non scalfisce le differenze fra la presenza (militare ma umanitaria) dei norvegesi e la dichiarazione gelidamente protocollare del governo elvetico.

Affari esteri di Paola Peduzzi Scholz può fare la cancelliera Angela Merkel è dovuta intervenire nella campagna elettorale tedesca che inaugurerà, il 26 settembre, la stagione dopo di lei, per dire che vede molte differenze tra se stessa e Olaf Scholz, il candidato dei socialdemocratici dell’Spd. Direte: beh, sì, è piuttosto evidente, i due sono diversi, a partire dalla provenienza politica, cosa che

Olaf Scholz, il candidato dell’Spd. (Shutterstock)

non è un dettaglio. Invece no. Una campagna di comunicazione sfrontata da parte dei socialdemocratici (il guru è Raphael Brinkert) e un accavallarsi di errori da parte degli altri, soprattutto da parte dell’erede sulla carta della Merkel, Armin Laschet, candidato dei conservatori, hanno fatto sì che oggi le chance di Scholz di essere il prossimo cancelliere della Germania siano invero alte. Scholz si è fatto fotografare con le mani a diamante, simbolo della Merkel (su cui peraltro è stato detto di tutto, esistono teorie del complotto molto pittoresche al riguardo), e soprattutto sulla rivista femminista «Emma» è uscita una pubblicità che è stata condivisa poi ovunque. C’è Scholz in bianco e nero su sfondo rosso, che è il format scelto per la campagna, e la scritta: «Può fare la cancelliera». A dire il vero, sempre su «Emma», c’era anche una pagina della Cdu che diceva: «In un Paese dove anche un uomo può diventare cancelliera», ma non c’era il volto di Laschet e pareva quasi una pubblicità per Merkel. Così ora, in quest’ultima fase pre elettorale di rincorse e sorpassi, tutti vogliono essere «cancelliera» (l’unica donna in corsa è

Zig-Zag di Ovidio Biffi Le due facce della compassione Sarà perché son vecchio, ma mi sono ritrovato imbambolato davanti a una fotografia di agenzia. Ritrae un militare in tenuta d’assalto, seduto contro la parete della carlinga quasi vuota di un cargo C-17, uno di quei giganteschi aerei impiegati dalle forze americane (uno dei primi a partire aveva a bordo oltre 800 persone in fuga) per soccorrere i cittadini decisi a lasciare la loro patria, tornata in mano ai talebani. Il soldato tiene in braccio un neonato afgano che dorme, ignaro del destino che gli si para davanti e avvia per lui una vita colma di interrogativi, se non di incognite e di sofferenze. Avvolto in pochi panni, quel neonato non ha nome, solo un numero sulla fronte, e con quel numero è stato affidato alla disponibilità di chi accoglie e aiuta fuggiaschi, quindi alla provvidenza rappresentata in quel momento dalle mani di un soldato e da un enorme cargo C-17 che quasi tutto per lui vola via da Kabul. Nella mente si intersecano congetture e speranze. Soprattutto una: quella che questo

bambino tra dieci, venti o trenta anni riesca, magari tornando in patria, a guardare senza provare tristezza questa sua prima immagine di profugo e a stilare un bilancio positivo e possibilmente anche felice. Sempre perché sono vecchio, ho subito collegato quella fotografia con una notizia letta pochi minuti prima: «La ministra della giustizia Karin Keller-Sutter difende la decisione del Consiglio federale di non accogliere contingenti di cittadini afgani in fuga: al momento – precisa la consigliera federale in interviste pubblicate da testate di CH Media – non c’è un fuggi fuggi di massa dall’Afghanistan». Questa imbarazzante dichiarazione conferma l’attualità del monito lasciato da Dostoevskij ne L’idiota: «La compassione è la più importante e forse l’unica legge dell’umanità intera». Io spero che nel frattempo qualcuno abbia fatto pervenire alla nostra ministra della giustizia la foto di quel neonato e che lei l’abbia poi mostrata a colleghi


32

Idee e acquisti per la settimana

LA CARTA VINCENTE NATURALE Le buone abitudini nel prendersi cura dei capelli aiutano ad ottenere senza troppa fatica una chioma brillante. Ciò che è oggi possibile con Garnier Fructis, prodotti senza silicone e vegani, che non contengono ingredienti di origine animale

SHAMPOO Una buona prassi ha inizio con lo shampoo, che deve essere adatto al tipo di capello e che In genere ripara rapidamente i danni minori. Importante: utilizzare uno shampoo delicato. In tal modo non si stressa il cuoio capelluto e si detergono i capelli con delicatezza. Lo shampoo Hair Food Aloe Vera è adatto allo scopo e nel contempo idrata le fibre capillari. Inoltre: anche se non ci si lava i capelli tutti i giorni, fare lo shampoo una sola volta è sufficiente. Per proteggere i capelli, durante il lavaggio l’acqua non deve essere troppo calda.

Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 settembre 2021 • N. 36


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 settembre 2021 • N. 36

33

BALSAMO Il passo successivo della cura richiede pochissimo tempo ma è di grande aiuto: il balsamo leviga le cuticole esterne, rendendo i capelli più facili da pettinare. I capelli hanno un aspetto sano e sono più resistenti alle influenze esterne. La combinazione di principi attivi gioca un ruolo fondamentale, soprattutto per chi ha capelli secchi, fragili o colorati. Dal momento che le radici dei capelli non sono così secche, con i balsami ci si può concentrare sulle lunghezze e sulle punte.

O S R O CONC

MASCHERA Le maschere rappresentano il programma intensivo per il cuoio capelluto e per i capelli. Il loro effetto dura fino a due settimane. Vanno massaggiate sui capelli umidi dopo lo shampoo e trascorso il tempo di applicazione si risciacquano. I principi attivi curano intensamente i capelli con sostanze idratanti ed emollienti. Oggi sono molti i prodotti che contengono estratti vegetali, come la banana o la papaia, che in modo naturale apportano antiossidanti e vitamine.

50 confezioni di Fructis Hair Food Da vincere: 25 set di shampoo, balsamo e maschera banana così come 25 set di shampoo, balsamo e maschera aloe vera. Valore di ogni set: Fr. 19.80 Come partecipare:

• TELEFONO

0901 000 871 (Fr. 1.– a chiamata) Indicare il proprio nome e l’indirizzo

• SMS

Mandare un messaggio al numero 3113 (Fr. 1.- a SMS) con il testo MMI1, nome e indirizzo completi. Esempio: MMI1, Mario Esempio, via esempio 1, 9999 Esempio Foto: Getty Images

• ONLINE (in francese) www.migmag.ch/concours Partecipazione gratuita

Termine di partecipazione: 12 settembre Condizioni di partecipazione: www.migmag.ch/ conditionsparticipation 1 Garnier Fructis Hair Food aloe vera o banana, shampoo, 350 ml Fr. 5.50 2 Garnier Fructis Hair Food aloe vera o banana, balsamo, 350 ml, Fr. 5.50 3 Garnier Fructis Hair Food aloe vera o banana, maschera 3 in 1, 390 ml Fr. 8.80


cosmetici naturali senza compromessi 7. 9 – 20. 9. 2021

10 0% soste nibile 0% plastica

a partire da 2 pezzi

a partire da 2 pezzi

25%

25%

Su tutta la gamma Sante

Su tutta la gamma Urtekram

ad esempio Shampoo idratante solido 60g 7.35 invece di 9.80

per esempio, la lozione per il corpo Aloe Vera 245ml 8.95 invece di 11.90

Fino a esaurimento dello stock. Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli già ridotti.

Prodotti per la cura del viso e del corpo NIVEA in azione 7. 9 – 20. 9. 2021

à partire da 2 pezzi

25%

conf. da 2

25%

conf. da 2

25%

Assortimento per la cura del viso NIVEA

Prodotti per la cura del viso NIVEA

Prodotti per la cure del corpo NIVEA

par es. Nivea Cell Luminous630 Antipigmentazione Siero Intensivo, 30 ml, 22.50 invece di 29.95

par es. Nivea Struccante Occhi Waterproof, 2 x 125 ml, 8.70 invece di 11.60

par es. Nivea lozione idratante per il corpo express , 2 x 400 ml, 9.00 invece di 12.00

Fino a esaurimento dello stock. Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli già ridotti così come NIVEA MEN, NIVEA SUN e confezioni da viaggio.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 settembre 2021 • N. 36

35

cultura e Spettacoli Vetrate d’arte Al Museo nazionale di Zurigo una mostra ripercorre otto secoli di arte vetraria

Scrivere per sopravvivere A colloquio con lo scrittore di origini iraniane Kader Abdolah, rifugiatosi in Olanda negli Anni 80 e ospite del Festival Babel a Bellinzona

Revaz, frammenti di vite È uscito in italiano per i tipi di Casagrande Ermellino bianco e altri racconti di Noëlle Revaz pagina 39

cinema in Laguna Ha preso avvio la tanto attesa kermesse cinematografica di Venezia

pagina 37

pagina 41 pagina 36

Insolite forme d’arte ai tempi del Grand Tour Mostre La Pinacoteca Züst di Rancate

dedica una rassegna ai dipinti-ricamo e ai gioielli in micromosaico

Alessia Brughera Ci sono mostre che hanno il merito di far conoscere al pubblico espressioni artistiche poco note, manufatti dalle tecniche inconsuete che affascinano non solo per la grande maestria con cui sono stati realizzati ma anche perché, al pari delle opere d’arte più tradizionali, sono piena manifestazione del contesto storico e culturale in cui sono maturate. La rassegna allestita per tutto il periodo estivo nelle sale della Pinacoteca Züst di Rancate è proprio una di quelle esposizioni che ci invitano a scoprire lavori insoliti e curiosi, radunati grazie allo scrupoloso lavoro di ricerca sul territorio che è da sempre il tratto caratteristico dell’istituzione ticinese. Due sono le tipologie di opere che la mostra propone, entrambe frutto di un’estrema perizia tecnica e della capacità dei loro autori di cogliere con freschezza e originalità i rivolgimenti artistici in atto tra XVIII e XIX secolo. Da delicate mani femminili nasce la raccolta che dà l’avvio al percorso di Rancate, quella dei tableau brodé, lavori che fondono pittura all’acquarello e ricamo su un supporto in seta. Queste raffinate creazioni fioriscono in alcuni paesi europei intorno alla fine dell’Ancien Régime, affermandosi soprattutto durante il Primo Impero napoleonico e trovando poi i loro ultimi sviluppi in età romantica. Grazie agli ugonotti che dalla Francia arrivano nella repubblica di Ginevra, tale tecnica si diffonde nella Svizzera Romanda di confessione calvinista. A dedicarsi alla realizzazione dei dipinti-ricamo sono donne appartenenti alle classi sociali più agiate, che identificano in queste opere la tipologia artistica a loro più consona nonché quella più accettata socialmente. Purtroppo nella maggior parte dei casi il loro nome rimane tutt’oggi sconosciuto ma, come testimoniano gli oltre cinquanta lavori esposti a Rancate, tutti provenienti da collezioni private elvetiche, si tratta di abili artiste in grado di progettare ed eseguire composizioni di grande finezza. Osservando i tableau brodé si scopre come il paesaggio naturale la faccia quasi sempre da padrone, con una rigogliosa vegetazione a occupare gran parte della scena e a dialogare con i protagonisti dell’opera. Di solito, proprio la

vegetazione in primo piano, oltre ai vestiti dei personaggi rappresentati, viene trattata in ricamo, mentre l’acquerello è utilizzato per delineare lo sfondo, il cielo e l’acqua. Di grande stimolo per queste artiste sono spesso le incisioni e i dipinti di paesaggi svizzeri acquistati dai viaggiatori del Gran Tour, di cui vengono riproposti dettagli in maniera meticolosa senza però mancare di rielaborarli con un tocco personale. Tra i temi che sfilano in mostra ecco pastorelli che suonano il flauto, fanciulle che giocano alla mosca di bronzo, scene di caccia, episodi tratti dalla Bibbia, rovine classiche immerse nella flora lussureggiante così come soggetti ispirati a Jean-Jacques Rousseau, le cui opere e il cui pensiero influenzano in maniera profonda le autrici di dipinti-ricamo nella zona lemanica e di Neuchâtel. Gli scritti del filosofo svizzero suggeriscono loro brani in cui l’armonia fra natura e cultura, custodita da una società fondata sull’educazione, pare trovare riscontro nel leggiadro connubio tra ago e pennello. La seconda raccolta esposta nella rassegna riunisce una serie di gioielli in micromosaico, preziosi manufatti eseguiti con piccolissime tessere in pasta vitrea diventati molto alla moda nel Settecento e nell’Ottocento. Basti pensare che tra le estimatrici di questi monili ci sono Maria Luisa d’Austria, Carolina Murat, regina di Napoli, e Augusta Amalia, figlia del re di Baviera, tutte solite indossarli anche nelle occasioni più prestigiose. Creati per la prima volta intorno alla metà del XVIII secolo dai mosaicisti del Vaticano, questi oggetti conoscono una grande fortuna grazie all’importanza crescente del Grand Tour, il viaggio che intellettuali, nobili e aristocratici intraprendono a quell’epoca per visitare le città di Roma, Venezia, Firenze e Napoli al fine di completare la loro formazione a contatto diretto con il mondo greco-romano e rinascimentale. Questi turisti esigenti e sofisticati diventano subito entusiasti acquirenti dei gioielli in micromosaico, comprati come apprezzato souvenir del loro soggiorno italiano. Sulla scia di tale successo, a Roma, nella zona più frequentata dai viaggiatori, ossia quella di Piazza di Spagna e dei suoi immediati dintorni, vengono

Anello in micromosaico e oro con una colomba su un ramo e farfalla in volo (Roma), 1810-1815. (Collezione privata svizzera)

aperti numerosi atelier che eguagliano per qualità quelli del Vaticano. Da qui la fabbricazione dei manufatti si diffonde poi a Milano, a Venezia, a Parigi (voluta nientemeno che da Napoleone I) e a San Pietroburgo, mentre la loro fama arriva addirittura Oltreoceano, dove vengono venduti nell’elegante gioielleria Tiffany & Co. di New York. Intanto la tecnica viene sempre più perfezionata grazie ad artisti quali Cesare Aguatti, che riesce a ottenere tessere di una vasta gamma di sfumature dello stesso colore, e Giacomo Raffaelli, che riesce a modellare le minuscole sbarrette di vetro in svariate forme. Dei gioielli in micromosaico di Rancate (anche questi provenienti da una collezione privata svizzera), alcuni sono usciti proprio dall’atelier di Raffaelli e ci appaiono come vere opere d’arte da indossare che colpiscono per

l’accurato processo di realizzazione. I soggetti rappresentati sui lavori esposti coprono tutto il repertorio tipico di queste creazioni, dalle decorazioni delle ville pompeiane appena scoperte alle vedute della Roma classica. Bella, ad esempio, la demi-parure costituita da otto medaglioni ovali con alcune rovine della Città Eterna, tra cui la piramide di Caio Cestio, il Colosseo e il tempio di Vesta a Tivoli. Troviamo poi riproduzioni dell’età greca e romana e scene di vita popolare, fino ad arrivare ai motivi floreali e alle raffigurazioni di animali che vanno a ornare i cosiddetti sentimental jewels, collane, orecchini, spille e bracciali su cui fiori, farfalle, cigni, colombe e cagnolini simboleggiano le emozioni umane. A partire dalla metà del XIX secolo la qualità dei monili in micromosaico incomincia a scemare, trovando solo

in pochi gioiellieri, come la celebre famiglia romana dei Castellani (di cui in rassegna sono presenti alcuni pezzi) un punto di riferimento ancora importante per questo tipo di produzione. Saranno proprio i Castellani a chiudere il periodo d’oro dei mosaici minuti, sorprendenti piccoli capolavori testimonianza di un’epoca di grande fervore artistico e di eleganza. Dove e quando

Le donne, l’arte e il Grand Tour. Gioielli in micromosaico e dipintiricamo in collezioni private svizzere. Pinacoteca cantonale Giovanni Züst, Rancate. Fino al 3 ottobre 2021. Orari: settembre e ottobre: 9.0012.00/14.00-17.00, chiuso il lunedì, festivi aperto. www.ti.ch/zuest


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 settembre 2021 • N. 36

36

cultura e Spettacoli

L’arte vetraria svizzera in mostra

La pregnanza del sogno nella materia

Mostre Al Landesmuseum, una panoramica lunga otto secoli che magnifica i colori riflessi

nel vetro; esposti 90 soggetti sacri e profani realizzati con la tecnica della pittura su vetro

Tommaso Stiano Una bufala non può resistere secoli, eppure quella sul Medioevo come «periodo buio» fa fatica a tramontare, permane tuttora al pari dei pregiudizi senza fondamento. Sappiamo che ad appioppare l’epiteto di «secoli bui» fu soprattutto l’Illuminismo… per mettere in luce sé stesso. Oggi la maggior parte degli studiosi evita tale locuzione negativa per il periodo che va dalla caduta dell’Impero romano al Rinascimento, mille anni all’incirca, perché avvalora un metodo strumentale di fare storia, senza analisi del contesto spazio-temporale. Ma, non sono necessari studi universitari per capire che l’età di mezzo non era affatto segnata da oscurità, basti entrare in una delle grandi cattedrali gotiche europee per rimanere inondati di luce multicolore grazie alle splendide vetrate che si slanciano verso il cielo. A dimostrazione della falsa tesi sui «secoli bui» ci aiuta adesso una nuova esposizione al Museo nazionale svizzero di Zurigo dal titolo eloquente Colori rivelati dalla luce. La pittura su vetro dal XIII al XXI secolo. Questo museo ha l’onore di conservare nei suoi depositi una delle più grandi collezioni al mondo di dipinti su vetro; ora una piccola selezione è esibita al primo piano nella suggestiva Sala delle armi (Salone nobile) per

mostrare al pubblico la storia dell’arte vetraria svizzera dalle sue origini, medievali appunto, ai giorni nostri. Non è una mostra enorme, la si visita in un’ora o poco più, ma illustra con singoli capolavori un’arte ritenuta a torto minore rispetto alle altre espressioni figurative. A partire dal XII/XIII secolo, l’uso delle vetrate ebbe un grande sviluppo in castelli, palazzi comunali e chiese romaniche ma raggiunse il suo apogeo con l’avvento dello stile gotico nelle cattedrali perché contribuiva alla leggerezza e alla verticalità delle architetture nonché alla pedagogia della luce come elemento divino. Integrate negli archi a sesto acuto, le finestre con le grandi opere policrome illustravano in modo spettacolare passi dell’Antico e del Nuovo Testamento, la vita dei Santi e della Madonna, erano cioè un libro illustrato sempre aperto e di facile comprensione per chi non sapeva né leggere né scrivere, la stragrande maggioranza della popolazione del tempo. L’esposizione inizia proprio da una Madonna col Bambino, vetrata del 1200 circa, la più antica in Svizzera, solitamente nel coro della Kapelle St. Jakob presso Flums (San Gallo). Anche nella Confederazione come in tutta Europa, queste opere artistiche sono nate per cappelle, chiese e cattedrali, presentano quindi soggetti religiosi come il meraviglioso San Martino del 1506 prove-

Pipino il Breve e suo figlio Carlo Magno, fondatori e donatori del Grossmünster di Zurigo, che mostrano in un modellino (1556). (Tommaso Stiano)

niente dalla chiesa riformata di Maschwanden (Zurigo) o le cinque vetrate disposte a croce con al centro Maria e Gesù Bambino della chiesa di San Vit-

Giro di prova a Bellinzona • Veicoli elettrici ecologici fino a 45 km/h • Prodotto elvetico • Anche senza patente di guida 6 e 13 alle 1 l l a d e r b ì 15 settem Mercoled

Nepple SA a ona s s e im r o 500 Bellinz 6 Aut , 0 3 i in 21 c s no Fran tembre 20 t e s 4 1 Viale Stefa ì d rte nd.ch : entro ma rz-switzerla u b y k @ o Iscrizione f re in 88 28 oppu 9 2 1 9 7 0 l a

tore Mauro a Poschiavo presenti nella prima sala. Via via che il tempo scorre, i temi si allargano, escono dagli spazi sacri e comprendono anche l’ambito profano. Ecco perché i dipinti su vetro colorato compaiono per commemorare un evento storico come quello del 1556 con Pipino e l’imperatore Carlomagno che sorreggono il Grossmünster da loro fondato a Zurigo oppure intendevano «fotografare» un momento saliente come la mazza della corporazione dei macellai di San Gallo, vetrata del 1564 donata dai membri di questo sodalizio per la loro sede. Nel XVI e XVII secolo tra i cantoni vige l’usanza di scambiarsi i rispettivi stemmi durante cerimonie importanti, come segno di unità nella giovane Confederazione e il vetro colorato e dipinto fa la sua parte. Allo stesso modo, per sottolineare l’appartenenza nazionale si realizzano vetrate con i miti fondatori, Guglielmo Tell e l’eroe Winkelried, affiancati nell’esposizione di Zurigo. Arriviamo al Novecento (stile liberty) e ai nostri giorni, la pittura su vetro è sempre un’arte apprezzata magari meno figurativa, più decorativa e astratta anche nei nuovi spazi di culto come la Finestra di Cristo del 1968 realizzata nella chiesa protestante di Neukirch an der Thur (Turgovia) o le nuove grandi vetrate di Sigmar Polke (19412010) confezionate per il Grossmünster con l’antica tecnica, mista però a nuovi materiali. Insieme alle 90 opere che danno una buona panoramica su otto secoli d’arte vetraria confederata, l’esposizione presenta alcune vetrine didattiche con materiali e strumenti dello studio Halter di Berna per prospettare nei dettagli il lungo procedimento dalla materia prima, il vetro e i pigmenti, al prodotto finale, la vetrata. Pannelli esplicativi nelle tre lingue nazionali e tablet per conoscere da vicino ogni singolo pezzo esposto completano l’esplosione di colori ai bordi della Limmat. Dove e quando

Si prega di inviare i prospetti a:

Indirizzo:

KYBURZ Switzerland AG Shedweg 2 – 8 CH-8427 Freienstein

NPA / Luogo:

Telefono:

Telefono:

mi

di Ligornetto un progetto di Adriano Kestenholz Simona Sala

Annuncio pubblicitario

Cognome / Nome:

Installazioni Al Vela

044 865 63 63

www.kyburz-switzerland.ch

Colori rivelati dalla luce. La pittura su vetro dal XIII al XXI secolo, Museo nazionale svizzero (Landesmuseum), accanto alla stazione centrale di Zurigo. Fino al 3 aprile 2022. Orari: lu chiuso; ma-do, 10.00-17.00 (gio fino alle 19.00). Ulteriori informazioni sul portale www.landesmuseum.ch/it

Uno degli aspetti più memorabili e impressionanti della casa-museo di Vincenzo Vela a Ligornetto è dato senza dubbio (al di là del luogo stesso, suggestivo e struggente, delicato ed elegante) dall’imponenza dei gessi esposti. La monumentalità di molte sculture è destinata a rimanere lungamente impressa nella visitatrice o nel visitatore. Ora però, grazie alla videoinstallazione del regista Adriano Kestenholz, quelle stesse statue che da molti decenni seguono con occhio attento chi varca le soglie del museo, si vestono d’aria, dimenticano cioè il proprio peso specifico per librarsi in un aere indistinto e indefinito, ma denso di quei colori e di quelle note che siamo soliti associare al «mondo fuori». Sulle note di una composizione di Andreas Pflüger (1957, compositore, regista e drammaturgo tedesco) i protagonisti del museo sembrano risvegliarsi dalle maglie con cui il tempo inesorabilmente riveste le cose e i ricordi, per trasformarsi in piattaforme di proiezione. Oltre alle luci, sulle loro figure precise e imponenti, si posano così elementi della natura, come foglie o cieli, musicisti e strumenti dell’orchestra diretta da Alessandro Calcagnile, o riprese video degli originali delle stesse statue, dando così vita a una sorta di inedito gioco di rimandi. Il canto struggente della soprano Laura Catrani conferisce al silenzio delle statue anche una voce, che accompagnata ai colori cangianti, e ai continui cambiamenti scenografici proiettati su scorci anche inediti del museo, riesce nel miracolo voluto da Kestenholz stesso (che per il progetto ha collaborato con RSI e Aleph film): (ri)dare vita a una materia che proprio

Ninfa delle sorgenti (1858).

per sua natura non ce l’ha. Il risultato è a tratti straniante, sempre poetico, e permette a chi ha il tempo e la voglia di vedere nella rifrazione di luci, suoni e ombre, di scorgere un palpito vitale in quelle forme immobili. Guardando a un Napoleone sfatto e stanco, (Gli ultimi momenti di Napoleone I, 1866), si ha così quasi l’impressione di intravvederne un ironico e contenuto sorriso, mentre la Ninfa delle sorgenti (1858) sembra pronta a ritornare da un momento all’altro alle proprie origini, là dove il colore predominante non è il bianco accecante del gesso, ma il verde della natura. Un bagno d’arte che richiede solo voglia di bello e di paesaggi che si fanno immediatamente «dell’anima». Dove e quando

Il sogno della materia. Adriano Kestenholz. Museo Vela, Ligornetto. Le proiezioni hanno luogo alle ore 11.00 e alle 14.00. Fino al 12 settembre 2021. Info: www.museo-vela.ch


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 settembre 2021 • N. 36

37

cultura e Spettacoli

Scritture di dolore

Incontri A colloquio con lo Kader Abdolah, scrittore nato in Iran ma da molti anni esule in Olanda,

che sarà fra gli ospiti del Festival di traduzione Babel

gnata a trovare il pane da portare in tavola. I giovani che vorrebbero vivere all’occidentale rappresentano una minoranza assoluta. Ci vorrà tempo. Gli iraniani sono molto nazionalisti, e poiché ogni iraniano ha paura di perdere la propria nazione, tende a tenere unito il proprio Paese. Proprio per questo ogni iraniano in segreto crede che il regime degli ayatollah in questo periodo storico sia un modo per tenere unito il Paese. Come scrittore ho il diritto, anzi, direi il dovere di dire queste cose, ma l’iraniano medio non può.

Simona Sala Abodolah è un cantastorie d’altri tempi, un narratore che ha fatto della semplicità la propria cifra. Una semplicità però che è tale solo al primo sguardo, perché tra le pieghe di una scrittura immediata, ma con storie che si intrecciano a volte sovrapponendosi, si nascondono profonde vicende di dolore e di vita, mescolate alla Storia di quell’Iran che Abdolah fu costretto a lasciare decenni or sono. Dal 1988 Abdolah vive in Olanda dove, in una sorta di percorso parallelo, la crescita esponenziale della sua validità letteraria è andata di pari passo con un pensiero e un cuore sempre rivolti al Paese natale. Per superare lo strazio della lontananza imposta, Abdolah scrive. E ogni volta, con ogni singolo libro, rigorosamente scritto in olandese, da La casa della moschea, passando per Uno Scià alla corte d’Europa, senza naturalmente dimenticare Scrittura cuneiforme, Il re, e molti altri (tutti editi da Iperborea), gli riesce di trascinare il lettore nel cuore di vite appassionanti e pulsanti, lontane dalle nostre eppure familiari, perché fatte di sentimenti ed emozioni che prima di tutto appartengono al genere umano. Abdolah ci saluta dall’altra parte dello schermo, che subito si riempie per la pregnanza di un artista complesso e molto strutturato, gioviale e denso di personalità, a partire dagli ispidi baffi, che lo rendono inconfondibile.

Un libro come La casa nella moschea ricorda Le mille e una notte, poiché racchiude in sé uno spirito antico, ma allo stesso tempo riesce a raccontare la storia recente dell’Iran. Le è così riuscita la creazione di un arco tra la storia di una famiglia e la storia di un Paese. Dove nasce la sua ispirazione, così vivace eppure sempre poggiante su solide basi storiche?

Questa è una domanda accademica: scrittori si nasce! La scrittura è un dono. Ora ad esempio ho cominciato a scrivere un libro su mia figlia, e all’improvviso sono apparsi dei nuovi personaggi che non avevo mai visto. Lo scrittore non sono io, poiché sono i personaggi stessi a spingere lo scrittore a scrivere le loro storie. Questo è il mio segreto, che prima non conoscevo.

Da un bravo scrittore ci si dovrebbe aspettare amore per il genere umano?

Lei vive da molti anni in Olanda, pur essendo nato in Iran. come ci si sente nei panni di osservatore esterno del proprio Paese?

Vorrei fare un esempio importante che riguarda mia madre. Lei è molto anziana ed è affetta da demenza, a volte mi riconosce, altre no. Sono la persona più importante della sua vita, eppure non sono nella condizione di sedermi al suo fianco e di parlarle. Grazie al fatto che posso telefonarle, abbiamo una specie di contatto, ma si tratta di una finzione: la realtà è che lei è in Iran e io sono qui. Le cose, dunque, accadono nella nostra immaginazione, ed è doloroso, oltre a non essere autentico. La stessa cosa accade per la mia nazione. Là stanno succedendo delle cose importanti, ma io sono qui, e ho a disposizione solo la mia penna. Il potere dello scrittore è importante: da circa trent’anni siedo allo stesso posto cercando di trasformare in potere la mia impotenza. Per me l’unico modo di rappresentare le cose, sentendole così più vicine, è scriverle. Forse ciò è dovuto anche al fatto che lei si trova alla giusta distanza dalle cose di cui narra.

Non è importante che io non sia al fianco di mia madre, perché può esserci ad esempio mia sorella. Mi trovo però alla distanza giusta per osservare il Paese, la sua lingua, la sua società e la sua politica. La distanza è un elemento estremamente importante per ogni scrittore perché gli conferisce una specie di potere divino. Lei oggi è uno scrittore affermato, ma è giunto in Olanda da immigrato, dopo avere vissuto sulla propria pelle la persecuzione politica.

L’immigrazione ti dà potere, ma solo se sei uno scrittore… Ora conosco la società olandese, la sua lingua e i suoi costumi, e ciò mi conferisce potere. Ho modo di fare dei paragoni con il mio Paese di provenienza. La gestione del problema dell’immigrazione assomiglia alla gestione della crisi pandemica: ogni giorno nascono regole e invenzioni nuove, in un continuo aggiustamento alla realtà. come reputa dunque la gestione europea dell’immigrazione? L’impressione è che ogni nazione pensi

Kader Abdolah è nato ad Arak, Iran, nel 1954. (Keystone) fondamentalmente a sé stessa cercando soprattutto di spostare le masse di persone altrove.

In questo momento sta succedendo qualcosa di importante, di grande, si sta compiendo la Storia. Ogni nazione sta facendo qualcosa di giusto o di sbagliato, ma tutto ciò non ha alcuna importanza, poiché la Storia sta comunque facendo il proprio lavoro cambiando ogni cosa. I governi decidono in una prospettiva di venti o trent’anni, mentre la Storia sta facendo qualcosa che durerà per sempre. È un po’ come il cambiamento climatico: è inarrestabile. Così come non si possono fermare la pioggia o i tornadi, non si può fermare la gente. Stanno arrivando centinaia di migliaia di Kader Abdolah! cosa succederà secondo lei?

Ora non siamo in grado di capire quello che succederà, lo saprà chi vivrà fra un centinaio d’anni. Quanto intraprendono i governi non avrà la minima influenza sullo svolgersi dei fatti, perché si tratta della natura delle cose. Credo che le prime due o tre generazioni di migranti avranno dei problemi, ma dopo la quarta non ce ne saranno più, perché quelle persone non saranno più migranti, ma italiani, olandesi o francesi. A questo proposito vorrei fare un bell’esempio: quando sono venuto qui ho portato mia figlia, che aveva quattro anni. All’epoca per alcuni rappresentavamo un pericolo, ma oggi mia figlia ha un ottimo diploma universitario ed è sposata con un olandese, insieme hanno tre meravigliosi bambini che non sono in alcun modo persiani o immigrati, ma cittadini olandesi. Dobbiamo sempre ricordare che se

partire non fosse stato necessario, non sarebbe mai successo. Si guarda sempre alle cose da una prospettiva europea, ma bisogna considerare che chi emigra non vorrebbe partire, ma è costretto a farlo. Nemmeno io volevo lasciare il mio Paese, ma poi all’improvviso ho cominciato a non poter più dormire di notte, e qualcuno o qualcosa mi bisbigliava all’orecchio «vai, vai». È il tempo che sussurra all’orecchio di chi parte. Se la partenza non rappresenta una scelta, ma una necessità, essa presuppone anche un grande dolore. come si gestisce la sensazione di perdita e di lontananza?

Il dolore non è solo mio, ma anche della mia famiglia, che è rimasta laggiù, e di tutti coloro che non mi volevano perdere. Io ero oro per mia madre, ero il futuro e il suo supporto, la luce della famiglia. Sono trent’anni che siedo a questa scrivania, davanti al mio computer, e racconto il dolore. Ho bisogno di scrivere, perché anch’io ho bisogno di provare un pizzico di felicità, e perché così facendo dimostro a mia madre di non avere fatto le cose invano, che alla fine la mia fuga è servita a qualcosa. e coloro che non possono scrivere, che non posseggono il suo talento, come gestiscono il dolore?

Credo che il loro dolore sia milioni di volte più grande del mio. La prima generazione degli immigrati si porta appresso un dolore immenso, e può fare una sola cosa: regalare i propri figli alla nazione che li accoglie. Io cerco di fare la stessa cosa attraverso i miei libri. I libri sono come dei figli?

C’è chi cerca di dare alla società in cui va a vivere dei figli sotto forma di film,

di libri o di arte. Come immigrato devi dapprima dimostrare che hai lasciato il tuo Paese per necessità. Dopo, si possono trovare vie diverse, si può fare arte, oppure si possono fare dei figli importanti e belli. I suoi libri sono pubblicati in Iran?

No, ciò non è possibile. Due o tre dei miei libri sono stati tradotti in persiano, ma all’estero.

come vede l’Iran dal suo osservatorio per certi versi privilegiato?

Come ho già detto, la Storia sta facendo il suo lavoro. Quella che abbiamo ora in Iran è la miglior via possibile. In passato abbiamo desiderato qualcosa di diverso, ma ci siamo rovinati. Questo regime proviene dall’interno del Paese, dunque non lo possiamo fermare. Esso ci appartiene, è composto dai nostri figli; anche se si tratta di figli cattivi, sono comunque nostri, e non esiste un’altra via. Dobbiamo essere pazienti o lottare contro questa situazione, dobbiamo dare il nostro meglio, ma non possiamo fermare il regime. Per un cambiamento ci vorranno forse altri cento anni, durante i quali dovremo però convivere con il regime. Le nuove generazioni non riusciranno a cambiare lo stato delle cose?

Non possiamo cambiare le cose attraverso la rivoluzione o con l’uso della forza. Si tratta di un processo che necessita di tempo, poiché è molto lento.

Si legge sempre più spesso delle nuove generazioni di iraniane e iraniani che vorrebbero vivere all’occidentale.

Sì, ma si tratta solo di una piccola parte della popolazione. La maggior parte degli iraniani vive nei villaggi, impe-

Vedo ogni donna e ogni uomo come un miracolo, come un libro profondo e sconosciuto: voglio dunque parlare e sognare con loro. Ogni persona è un segreto, intorno a noi ci sono così tanti segreti. Lo scià Nadir scrisse circa 500 pagine sul suo viaggio attraverso l’Europa, ma senza dedicare una sola frase ai personaggi femminili, ma mentre scrivevo quel libro, all’improvviso sono arrivate le donne… È dovere dello scrittore essere onesto e curioso, cercare e trovare.

Attualmente su cosa sta lavorando?

Fra un romanzo e l’altro ho scritto, o meglio, riscritto Le mille e una notte. È un testo pesante, con molto nonsense, quindi ho cercato di ripulirlo, questo mi ha permesso di scoprire cose nuove e nuovi aspetti dei personaggi, anche da un punto di vista storico. Lei è un buon lettore?

Non sono un grande lettore, perché ho due problemi: da una parte mi piacciono i libri cattivi, e dall’altra provo una profonda invidia quando leggo libri molto belli. Mi arrabbio e divento invidioso, quindi chiudo il libro e lo metto via, ma allo stesso tempo lo bacio e ringrazio chi l’ha scritto. chi considera Maestro nel mondo della letteratura?

Io mi inchino davanti ogni libro, davanti a ogni scrittore, perché è un lavoro duro. Sono affascinato dalla Bibbia, dalla Torah e dal Corano. Amo la potenza dell’immaginazione e delle frasi. Dove e quando

Kader Abdolah incontrerà il pubblico in occasione della 16esima edizione di Babel (Festival di letteratura e traduzione che andrà in scena a Bellinzona dal 10 al 12 settembre); l’appuntamento con Abdolah, intervistato da Goffredo Fofi, è per sabato 11 settembre al Teatro sociale, ore 18:00. Info: www.babelfestival.com In collaborazione con


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 settembre 2021 • N. 36

38

Idee e acquisti per la settimana

FAcILe DA TeNeRe IN MANO Sono in molti ad apprezzare la cucina messicana. Con le tortillas Easy Hold il successo è garantito e, grazie alla sua forma a tasca, senza che cada una goccia. Come tutte le tortillas di Pancho Villa, anche le Easy Hold sono senza conservanti. Basta aggiungere gli ingredienti preferiti, vegani o con carne, e le tortillas di farina di frumento sono pronte in un attimo

SUGGeRIMeNTO

Foto e styling: Veronika Studer

Se organizzate una festa con buffet, proponete due versioni di tortillas, una con carne e l’altra senza. In questo modo ogni ospite può scegliere la sua preferita.

Pancho Villa, 8 easy Hold Tortilla 223 g Fr. 5.95


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 settembre 2021 • N. 36

39

cultura e Spettacoli

Novità RSI? Nessuna novità Smart TV Ciò che

sembra mancare è una chiara strategia

Marco Züblin Le dichiarazioni di Mario Timbal alla presentazione del palinsesto della rentrée RSI lasciano un retrogusto di delusione. Ha parlato, certo, di vicinanza con il pubblico e della bella sfida di compatibilità tra risorse che diminuiscono e qualità da mantenere, con un appello non retorico alla taumaturgica forza delle idee. Delusione però per la mancanza (per ora) di una riflessione strategica sui modi in cui l’azienda deve affrontare il proprio impegno per il servizio pubblico nell’attuale contesto, con il trionfo ormai assestato dei contenitori privati per l’intrattenimento e con la drastica modifica delle modalità di fruizione dei contenuti audiovisivi. Sembra difficilmente contestabile che l’ambizione di offrire un servizio «universale» sia, in questo environment mediatico e in tempi di delegittimazione politica e di strette finanziarie, un esercizio quasi velleitario. Mi aspett(av)o quindi un primo segnale che alludesse a un futuro cambio di passo; un’attesa legittimata dalla storia professionale, dalla sua capacità di affrontare temi complessi da una prospettiva non ovvia, non più banalmente aziendalista, e con un interesse spiccato per la creatività. Per uscire dal generico, mi aspetterei ora la presa d’atto nei fatti che il vero core business debba articolarsi su informazione e cultura, ambiti nei quali si imporrebbe un deciso potenziamento a tutti i livelli. Questo duplice focus dovrebbe assorbire l’essenziale delle risorse, l’azienda dovendo essere disponibile a ridurre presenze in altri settori, addirittura a non più presidiarli se altri attori sono ormai in grado di presentare un’offerta variata e di qualità. E poi una riflessione sui modi in cui l’azienda deve adempiere al proprio mandato in termini di formazione e di mediazione, di attenzione al territorio e agli elementi che favoriscano la conoscenza e la coesione nazionale. Un altro tema è quello della trasmissione dei contenuti a ogni tipo di pubblico dovendo essere assicurato l’accesso con la modalità ad esso più idonea. Quindi, compresenza di diverse forme di offerta e con contenuti fruibili su piattaforme diverse, lineari classiche (anche FM) o digitali. E poi, riuscire finalmente a utilizzare con coerenza le sinergie tra i vari vettori: la ormai mitologica «convergenza», ricordate? Sono riflessioni che sembrano urgenti, visti i venti di guerra che spirano dalla politica. E questo al di là del tentativo, simpaticamente goliardico ma un po’ vieux jeu, di arruffianarsi il pubblico sdoganando una programmazione senza novità «vere» attraverso un’operazione-simpatia condotta con la stampella dei volti noti d’antenna.

Il direttore della RSI Mario Timbal. (RSI)

Di ermellini e altri drammi

Narrativa Ora anche in italiano gli stranianti e ipnotici racconti di Noëlle Revaz,

tradotti magistralmente da Maurizia Balmelli Roberto Falconi È una sensazione di salutare destabilizzazione quella che rimane dopo avere terminato i ventinove racconti allineati da Noëlle Revaz nella raccolta Ermellino bianco e altri racconti, ora disponibile anche in italiano grazie alla straordinaria traduzione di Maurizia Balmelli (l’originale, uscito presso Gallimard, è del 2017). Uno spaesamento che nasce dalla stratificazione di tessere autonome capaci di agglutinarsi attorno a una serie di nuclei tematici, sempre tuttavia illuminati da prospettive cangianti (all’interno dello stesso pezzo e nella dialettica tra i singoli racconti e il macrotesto complessivo). In particolare, mi pare che la raccolta sia attraversata dal motivo, variamente declinato, del distacco e della separazione. A cominciare, evidentemente, dalle relazioni che i diversi personaggi intrattengono tra loro, all’interno del nucleo familiare, nei rapporti di coppia o, più raramente, in ambito professionale. I familiari appaiono spesso come figure ingombranti e castranti: un giovane, a causa della relazione ambigua con la madre, non riesce a costruire nulla di solido con una donna; un bambino non ha il coraggio di avvicinare un amico di giochi perché vive con quattro zie iperprotettive; un nonno confida al nipotino che «preferirebbe saperlo morto, vederlo spappolato sulla strada, o sbranato da qualche animale feroce, o bruciato vivo, piuttosto che sentirgli dire una bugia». Poi, però, c’è anche la figlia che riesce a riconciliarsi con i genitori quando ne riceve le visite in prigione, a mimare come, paradossalmente, sia la presenza di muri a permettere intimità impossibili all’interno del nucleo domestico. E se ci sono familiari spietati che in un folle delirio di onnipotenza sognano tutto quel che potranno fare «quando nonna sarà morta» (è il pezzo capolavoro che sta esattamente al centro della raccolta), c’è anche il ragazzino che riesce ad addormentarsi solo quando è ospitato per un mese nella casa di campagna di una nonna con cui, di notte, «prende la via del cielo». Famiglie instabili, dunque, fissate dai due racconti speculari nei quali i bambini protagonisti scoprono di avere una sorellina di cui non sapevano nulla («La mamma apre il suo armadio e dentro c’è una bambina che ci somiglia. Poi strizza l’occhio e nasconde la bambina»), rispettivamente ne vedono sparire una all’improvviso («Le mie sorelle si chiamano tutte Marie. Stasera c’è un problema, e cioè che abbiamo smarrito Marie. Succede, pare»). Per tacere dell’orfanotrofio dal quale si sono congedate, attraverso una lettera dai toni fortemente ambigui, tutte le figure adulte, costringendo i bambini a cavarsela da soli. Anche le relazioni di coppia appaiono sghembe: ci si muove tra donne pericolosamente dipendenti dai loro uomini e il cinismo di chi afferma la propria spietatezza («non abbiamo bisogno di un uomo, molti di voi ci bastano»); tra il ragazzo che ha un luogo privilegiato in cui portare le proprie fidanzate per comunicare loro la fine della relazione e la coppia di giovani amici che vagheggiano «la bionda con i capelli che le arrivano al sedere e ha sempre una gomma in bocca» ma che finiranno per vivere la loro prima volta con la ragazza che la accompagna, «molto più piccola e normale, con gli occhi come mosche che volano bassi sulle persone». Ma sono tutte le relazioni indagate da Revaz ad apparire segnate da un tratto dissonante, da un disallineamento che spazia entro l’arco idealmente tracciato dal professore di una scuola d’arte sempre più insofferente di fronte alla spavalderia egocentrica

Dalla copertina del libro.

dei propri studenti («I miei studenti mi hanno detto che avevo torto e che loro intendevano inventare qualcosa che non fosse già stato fatto o visto. Li ho lasciati alla loro ingenuità») e l’autista di bus ossessionato da un passeggero che decide di far fuori a qualsiasi costo. I pezzi migliori mi paiono quelli in cui questa conflittualità interpersonale viene interiorizzata e si fa intrapsichica, determinando identità lacerate. Come nel caso del ragazzo che ha imparato talmente bene le buone maniere da non dire più «io», lasciandosi dunque morire in fondo a un crepaccio dal quale non osa chiedere aiuto; o della bambi-

na che dà il titolo all’intera raccolta, la cui mente, specie nelle giornate di neve, fugge e si diverte a giocare con gli ermellini, fino a quando si perde e non sa più trovare la strada di casa. Anche il rapporto con lo spazio e la natura, infatti, appare problematico: gli animali che soffrono vanno abbattuti; la paura della campagna va anestetizzata attraverso la costruzione di strade che prolunghino la città. Storie di (stra)ordinaria solitudine, rese da una lingua magmatica e visionaria, a tratti onirica; la lingua di chi scrive (o dà l’impressione di scrivere, che è poi la stessa cosa) per sé, senza

preoccuparsi troppo di chi legge. Meriterebbe pertanto un discorso a parte lo splendido lavoro di Maurizia Balmelli, che, ancora una volta, non ha tradotto un libro, ma lo ha scritto; restituendo una complessità e un’ambiguità icasticamente fissate dal racconto in cui una donna sa fin dall’inizio che il suo uomo, che si crede irresistibile, non è poi così forte, perché spesso «l’osservatore non sa di essere osservato». Bibliografia

Noëlle Revaz, Ermellino bianco e altri racconti, Casagrande, 2021. Annuncio pubblicitario

Azione 7. 9 – 20. 9. 2021

conf. da 2

25% Su tutti i prodotti Nivea Styling p. es. Nivea Styling Spray Ultra Strong, 2 x 250 ml, 5.90 invece di 7.90

conf. da 3

33% Su tutti i prodotti Nivea Haircare p. es. Nivea Volume & Strength Shampoo, 3 x 250 ml, 7.00 invece di 10.50

conf. da 2

25% Su tutti i prodotti Nivea Haircare p. es. Nivea Haircare Balsamo delicato Diamond Gloss, 2 x 200 ml, 4.80 invece di 6.40

Fino a esaurimento dello stock. Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli già ridotti.


Torino è in vendita alla tua Migros

Ora in azione 7.9-20.9.2021

C on l at t e e r o v izz s o c i g o l o i b

a partire da 2 pezzi à partir de 2 pièces

20%

c he r i c u z a z n e S a g g i u n t i*

a partire da 2 pezzi à partir de 2 pièces

20%

Su tutti i latti Nestlé® BEBA®

Su tutte le pappe al latte Nestlé® Baby

(esclusi i latti Pre, 1, A.R. e Comfort) per es. BEBA® OPTIPRO® 2, 800 g, 17.60 invece di 21.95

per es. Nestlé® Semolino al latte, 500 g, 7.15 invece di 8.90

*Contiene naturalmente zuccheri. AVVISO IMPORTANTE: L’allattamento al seno è l’ideale per il tuo bambino. I latti di proseguimento sono adatti solo per bambini di età superiore a 6 mesi. Chieda un consiglio.

In vendita nelle maggiori filiali Migros. Fino a esaurimento dello stock. Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli già ridotti.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 settembre 2021 • N. 36

41

cultura e Spettacoli

In Laguna si torna al cinema

cinema Si è inaugurata la nuova edizione della Mostra del Cinema di Venezia, in programma grandi nomi

ma anche molto spazio al genere documentario Nicola Falcinella Dopo Berlino, Cannes e Locarno, è arrivata la Mostra del cinema di Venezia, in corso fino a sabato, quando sarà consegnato il Leone d’oro. È un’estate cinematografica molto intensa, con i festival principali concentrati in pochi mesi a causa della pandemia. Le misure sanitarie di contenimento sono in vigore ovunque, con mascherine, distanziamento e certificato di vaccinazione o tampone, ma non fermano la voglia di tornare al cinema degli appassionati e quella di ricominciare con continuità degli addetti ai lavori. Così queste manifestazioni si trasformano in una festa solo per il fatto di svolgersi: ciò che pareva scontato, il ripetersi dei festival a cadenza annuale come un rito sempre uguale, si è invece rivelato a rischio Al Lido di Venezia sono tornati, oltre ai film, le star e i personaggi sul tappeto rosso. Si è aperto con lo show del sempre travolgente Roberto Benigni che ha ricevuto il Leone d’oro alla carriera nella serata inaugurale, mentre Jamie Lee Curtis lo ritirerà mercoledì portando la sua ultima interpretazione Halloween Kills. Primo film in concorso Madres paralelas di Pedro Almodovar, che il Leone alla carriera l’ha ricevuto nel 2019, l’anno dell’autobiografico Dolor y gloria. La nuova pellicola è discreta ma non al livello della precedente, meno coesa e forse convinta. La quarantenne fotografa Janis

(omaggio a Janis Joplin) e l’adolescente Ana si ritrovano, con le loro storie diversissime, in ospedale per partorire il frutto di due gravidanze non programmate. È un incrocio di destini che avrà conseguenze profonde, con svolte a sorpresa ma anche non nuove nel cinema. La mano di Almodovar si sente e regala alcuni momenti molto belli, grazie anche all’interpretazione della brava Penelope Cruz, però forse eccede in melodramma e in elementi un po’ forzati. Oltre alle vicende delle protagoniste, c’è l’aspetto storico e politico: la fotografa vuole far luce sulla fine del bisnonno, ucciso dai franchisti durante la Guerra civile e sepolto in una fossa comune che vorrebbe fare ispezionare. Il migliore dell’inizio concorso è Il collezionista di carte – The Card Counter di Paul Schrader, celebre sceneggiatore di vari film di Scorsese, come Taxi Driver e Toro scatenato, e regista, il più recente First Redormed – La creazione a rischio in concorso a Venezia nel 2017. William (Oscar Isaac) è un ex militare reduce da una detenzione per aver torturato prigionieri di guerra ad Abu Ghraib. Ora gioca a poker muovendosi da una città all’altra, da un casinò all’altro, dando nomi diversi, puntando piccole somme e cercando di non dare nell’occhio. Finché è rintracciato da Cirk, figlio di un suo commilitone che si è suicidato, intenzionato a vendicarsi sul maggiore che diede gli ordini senza essere punito per le sue responsabilità. Schrader firma un’opera tesa ed

Leonard Cohen è protagonista del documentario su Hallelujah. (Wikipedia)

essenziale, cupa e luminosa, sulla colpa, il perdono e la vendetta. Coproduzione ticinese fuori concorso è Ariaferma, terzo film del napoletano Leonardo Di Costanzo. Un film bello e decisamente riuscito, tutto ambientato dentro un carcere e giocato sul rapporto tra una guardia carceraria

(Toni Servillo) e un detenuto di poche parole e grande carisma (un ottimo Silvio Orlando). Una situazione d’emergenza e inaspettata sta per sfociare in una rivolta di detenuti, ma la saggezza di un piccolo boss e l’impegno a trovare una soluzione di un agente fanno scoprire che la distanza tra chi sorveglia e

chi è rinchiuso è minore di quello che sembra. Di Costanzo ripropone in apparenza lo stesso schema dei precedenti L’intervallo e L’intrusa con incontri forzati tra diversi dentro universi molto circoscritti, e il risultato è ancora migliore. Tra i tanti documentari fuori concorso in programma (ce ne sono sui Led Zeppelin, su Fabrizio e Cristiano De André, su Ezio Bosso, su Ennio Morricone), il primo a passare è stato Hallelujah: Leonard Cohen, A Journey, A Song di Daniel Geller e Dayna Goldfine. Il grande cantautore canadese raccontato attraverso uno dei suoi brani più celebri, che ha avuto una vicenda singolare. Cohen, perfezionista e meticoloso nel suo lavoro, impiegò anni per scrivere il testo per poi inciderlo nell’album Various Positions del 1984, che fu rifiutato dalla casa discografica Columbia e pubblicato da una piccola etichetta. Bob Dylan fu il primo ad accorgersene e a interpretarlo, vennero poi le versioni di John Cale e, soprattutto, di Jeff Buckley, tanto che in molti ne considerano quest’ultimo l’autore. Alla notorietà contribuì molto l’animazione Shrek (2001) nella quale, come rievoca la regista Vicky Jenson, fu inserita una versione edulcorata senza i versi più «sconci». Con tante immagini d’archivio e interviste, i registi raccontano l’uomo e l’artista, con le sue inquietudini e la sua ricerca spirituale, dall’identità ebraica al periodo trascorso in un monastero buddista. Annuncio pubblicitario

HIT

e n o i g a t s di

20 %

amento su tutto l’abbigli da trekking e da pioggia*

*per adulti e bambini, abbigliamento da ciclismo escl. Offerta valida dal 7.9 al 20.9.202 1, fino a esaurimento dello stock

Ordina ora online su sportxx.ch


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 settembre 2021 • N. 36

42

cultura e Spettacoli

R.e.M., nulla di nuovo

Musica Nuove avventure in hi-fi: la ristampa celebrativa dei R.E.M.

propone poche novità

Ritorno al paradiso musicale concerti Francesco Piemontesi racconta

la nascita di un programma difficoltoso

Benedicta Froelich Una delle meno fortunate conseguenze dei lunghi, molteplici lockdown pandemici sta nel fatto che oggi più che mai, i cosiddetti «cofanetti celebrativi» hanno vissuto l’ennesimo revival commerciale; e la compianta formazione degli statunitensi R.E.M., abituata a sfornare riedizioni commemorative del proprio catalogo in occasione di anniversari più o meno significativi, non fa eccezione. Stavolta, però, è il turno di uno degli album forse meno celebri della discografia del gruppo, ovvero New Adventures in Hi-Fi: all’epoca della sua uscita, nel ’96, quest’album – il decimo, per la band – venne salutato con un certo entusiasmo, sebbene non da parte di tutti: in termini stilistici, costituiva infatti un ideale seguito del precedente Monster (1994), con cui i R.E.M. avevano abbandonato il sound più orecchiabile e radiofonico (a cui dovevano il successo di capisaldi da classifica quali Green e Out of Time) a favore di uno stile più hard rock, influenzato da esponenti del grunge quali Pearl Jam e Nirvana – una virata che alcuni non avevano apprezzato. Allora non era possibile immaginarlo, ma questo sarebbe stato l’ultimo album inciso dai R.E.M. come quartetto, prima della defezione del batterista Bill Berry a causa di un aneurisma al cervello; eppure, tale disgrazia avrebbe, in realtà, concesso al gruppo la possibilità di reinventarsi, producendo un capolavoro quale Up (1998), senz’altro l’opera più affascinante e complessa della band, a tutt’oggi sottovalutata dai più a causa delle vendite non entusiasmanti. In tal senso, New Adventures in Hi-fi potrebbe considerarsi come un album di transizione, a cavallo tra la sbornia rock e la svolta elettronicocantautorale a venire; certo è che riascoltato oggi, in questa versione celebrativa intitolata semplicemente New Adventures in Hi-Fi (25th Anniversary Edition), si conferma per ciò che, del resto, è sempre stato nelle intenzioni degli autori: un ottimo disco di puro rock, senza troppe pretese o ambizioni, se non quella di soddisfare le richieste implicite in tale genere. E se ciò può costituire una delusione per i fan più «intellettualizzati», all’interno di tale equazione l’album rivela comunque alcune gemme che soltanto una band dello spessore e profondità dei R.E.M. avrebbe potuto concepire: ecco quindi i due brani senz’altro più significativi dell’intera tracklist – l’eccellente traccia d’apertura, How the West Was Won and Where It Got Us e, soprattutto, il

Enrico Parola

New Adventures in Hi-Fi, il ritorno (simbolico) dei R.E.M.

singolo di lancio dell’album, l’epica ballatona nichilista E-Bow the Letter, cantata in coppia con Patti Smith, idolo giovanile di Stipe. Vero è che, accanto a queste gemme, molta della tracklist si snoda tra brani meno memorabili, accomunati dal carattere un po’ banale degli arrangiamenti ostentatamente rock: ecco quindi pezzi senza infamia e senza lode come Bittersweet Me (secondo singolo estratto dal CD), Departure, Undertow e Binky the Doormat, che quasi tendono a confondersi tra loro nella memoria dell’ascoltatore. Certo, la professionalità dei R.E.M. fa sì che ognuna di queste tracce costituisca comunque un più che valido esempio di pezzo rock da manuale – ma l’impressione generale è che a mancare sia proprio quell’intensità a cui la band aveva abituato i fan. E sebbene Stipe e compagni dimostrino di avere ancora qualche asso nella manica (Wake Up Bomb, notevole per la violenza pressoché epica del cantato di Stipe, e la destabilizzante Leave, il cui incipit ingannevolmente leggiadro lascia posto a un vero e proprio tour de force), va comunque meglio con i brani lenti (New Test Leper, il languido Be Mine e, soprattutto, la delicata ballata Electrolite). In termini di materiale aggiuntivo, la formula resta quella di sempre: oltre alla solita versione rimasterizzata

dell’album originale, questo cofanetto offre all’ascoltatore uno sguardo più approfondito sul processo creativo tramite il secondo CD, composto di rarità e B-sides, principalmente versioni live del ’95-’96 (ma anche piccole gemme, quali l’alternate version del sopraccitato Leave, qui spogliato di ogni velleità hard rock e convertito in un lento struggente, dagli accenti trascendentali). Il «bonus material» include poi un DVD Blu-ray, contenente i relativi videoclip e un lungo filmato pubblicitario realizzato per promuovere l’album; il tutto completato da un libro hardcover di 52 pagine, illustrato da foto inedite e dalle note di Mark Blackwell, accompagnate da testimonianze di prima mano da parte della band e di illustri colleghi. In conclusione, si può dire che i R.E.M. abbiano svolto il proprio compito alla perfezione, pubblicando un cofanetto gradevole sia per i fan di vecchia data che per chi magari, al tempo della pubblicazione di quest’album, non era nemmeno nato; e considerando che stiamo parlando di una band molto amata, e oggi, ahimè, rimpianta, questo box set resta un ottimo modo per ricordare ciò che i R.E.M. hanno rappresentato nella seconda metà degli anni 90, prima di veleggiare gradualmente verso la fase conclusiva della loro carriera.

E quindi entrammo a riascoltare le orchestre. Dall’inferno del lockdown che si è abbattuto anche su teatri e circuiti concertistici alla possibilità di tornare ad ascoltare la musica dal vivo e in pienezza: non solo recital, ensemble cameristici e orchestre con organici (e conseguentemente repertori) limitati a 35 elementi per il distanziamento sul palco, ma finalmente il repertorio sinfonico maggiore. Questo significa innanzitutto la 76a edizione delle Settimane Musicali di Ascona, che oggi portano nella chiesa di San Francesco a Locarno l’orchestra italiana internazionalmente più applaudita accanto a quella della Scala, Santa Cecilia, diretta da Daniele Gatti nella quarta sinfonia di Beethoven, nell’Apollon Musagète di Stravinskij e nel mozartiano Concerto K 414; solista al pianoforte è il locarnese Francesco Piemontesi, che delle Settimane Musicali è direttore artistico. Più ancora che dialogare con archi, oboi e clarinetti, la vera sfida è stata disegnare il cartellone 2021: «A dicembre, quando di solito si pubblica il programma dell’edizione successiva, mi sono ritrovato con carta bianca, molte idee e nessuna possibilità concreta sul tavolo», confessa Piemontesi. «La maggioranza delle orchestre aveva smesso di lavorare a tutto ciò che non fosse legato a progetti imminenti: parlare di tournée era assolutamente fuori luogo e settembre 2021 sembrava distante anni luce». Distanza colmata con coraggio e prudenza. «Accanto a sei appuntamenti cameristici siamo riusciti a organizzarne altrettanti con orchestre, optando per quattro formazioni elvetiche e due italiane – l’altra sarà quella della Rai con un’altra bacchetta prestigiosa, Fabio Luisi». Il maestro genovese – basti leggere nel suo curriculum le guide stabili a Dresda e al Metropolitan di New York – accosterà questo venerdì ancora Mozart a Beethoven, con l’ouverture da Le nozze di Figaro e l’ottava sinfonia a incastonare il primo concerto per violoncello di Haydn, solista Jan Vogler. Un’altra ottava sinfonia, ma di Dvořák, chiude il programma che presenterà l’Orchestre de la Suisse Romande il 4 ottobre, diretta da Jonathan Nott anche nel terzo concerto per violino di Mozart; come solista Piemontesi ha voluto Alexi Kenney: «L’ho ascoltato per la prima volta alla radio durante un mio soggiorno a Boston; non sapevo chi fosse, ma ho deciso di invitarlo alle

La soprano Regula Mühlemann.

Settimane: sarà uno dei violinisti più richiesti dei prossimi anni» racconta Piemontesi, che sottolinea con particolare emozione l’appuntamento conclusivo (8 ottobre) con l’Orchestra della Svizzera italiana diretta da François Leleux: «Doveva essere l’atto finale dell’anno scorso perché ricalca esattamente il primissimo concerto delle Settimane Musicali; lo tenne proprio l’Osi il 25 aprile 1946; sul podio c’era Otmar Nussio, in programma Vivaldi, Busoni, l’Incompiuta di Schubert e il Concerto per due pianoforti di Mozart: questo è anche un omaggio alla scuola pianistica di Maria Tipo, la grande pianista napoletana che proprio alle Settimane Musicali decise di suonare l’ultimo concerto della sua carriera». Sempre Schubert (sinfonia La grande) e Mozart, con un’ampia antologia di arie intonate da Regula Mühlemann, per l’altro concerto della Osi, atteso lunedì prossimo, mentre la Sinfonieorchester Basel sarà guidata da Ivor Bolton il 17 nella terza sinfonia di Brahms e in Dialoge mit Mozart del contemporaneo Peter Eötvös. «Il 2020 ci ha anche insegnato a improvvisare: in pochi giorni, l’estate scorsa, abbiamo organizzato un weekend di musica da camera assieme a musicisti con i quali suono da molto tempo o con cui avrei sempre voluto esibirmi», aggiunge Piemontesi, spiegando l’origine dello stellare weekend (24-26) cameristico con sei appuntamenti al Collegio Papio di Ascona. Dove e quando

settimane-musicali.ch In collaborazione con

Annuncio pubblicitario

Cucinare e giocare con Toffifee 7. 9 – 13. 9. 2021

12% 5.00

invece di 5.70

Fino a esaurimento dello stock. Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli già ridotti.

Toffifee FunPack 3 × 125g


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 settembre 2021 • N. 36

43

cultura e Spettacoli Rubriche

In fin della fiera di Bruno Gambarotta Quel ragazzo che come me... Tra l’estate di oggi e quella di settanta anni fa è cambiato tutto. Quasi tutto. C’è un giorno, nel corso dell’estate, nel quale, dopo laboriose trattative, le famiglie si ritrovano nella casa di campagna lasciata in eredità da uno dei nonni. C’è sempre un nostalgico tra i tanti parenti. Da lui è partita l’idea alla quale è impossibile sottrarsi: «Dobbiamo organizzare una bella rimpatriata, è dall’ultimo Natale che non ci troviamo tutti insieme». Il sole picchia duro, c’è voglia solo di cose rinfrescanti ma il barbecue è d’obbligo. Il padrone di casa è molto fiero della sua griglia, spiegherà a tutti coloro che hanno la disgrazia di venirsi a trovare a tiro di voce, che il fabbro che l’ha forgiata subito dopo è stato posseduto dalla vocazione di farsi frate trappista. Aggiungerà che molti proprietari di ristoranti di gran nome gli hanno offerto per quella griglia cifre considerevoli ma lui niente, non la vende. I presenti al racconto che si ripete uguale a ogni estate pensano all’unisono «magari la vendesse». Lui, il titolare della griglia, comincerà alle sei del

mattino a preparare i fuochi: giornali vecchi, rametti secchi, una spruzzata di alcool denaturato, così, non appena avrà accostato a quel presepe il fiammifero acceso, una rombante fiammata gli arrostirà i peli del torace, i baffi, le sopracciglia e un ciuffo ribelle. La lingua piemontese ha un’espressione precisa per questo evento, tradotta suona come «abbrustolirsi i peli». Per togliersi di dosso l’odore di bruciaticcio, l’artista della griglia si cospargerà il petto un minuto prima villoso di acqua di colonia e ricorderà un pollo effeminato che sia stato appena fiammeggiato prima di metterlo nel forno. A mezzogiorno la griglia è in perfette condizioni: la carbonella, consumandosi, non è più rossa ma ricoperta da un velo di cenere, è fondamentale che la fiamma viva non tocchi le carni. Peccato che un imprevisto acquazzone spenga tutto pochi istanti prima di iniziare la cottura. E adesso cosa ne facciamo di tutta questa carne? Come tutti gli altri anni non ci siamo capiti e due famiglie hanno fatto la spesa dal macellaio, convinta ciascuna

di avere l’incarico in esclusiva. Ognuna delle due famiglie ha poi acquistato il doppio di carne della lista, di bistecche, costine, salciccia, hamburger, pollo, tacchino, in base all’esortazione: «Non facciamo la figura dei taccagni, che non ne manchi». Intanto che si riaccendono i fuochi possiamo incominciare con gli antipasti. Si mangia all’aperto, nei piatti di plastica, attorno a una lunga tavolata sistemata sotto il portico dell’aia. Ci sono le mosche ma la campagna senza le mosche non l’hanno ancora inventata. I bambini si offrono di sterminarle: inizia una lunga trattativa per stabilire il compenso che si conclude, per sfinimento dei padri, su un prezzo assurdo, un euro per ogni decina di mosche, catturate e uccise. «Tanto», dirà un povero illuso, «sono bambini di città, non ce la faranno a prendere nemmeno una mosca invalida». Tante ne ammazzano altrettante ne arrivano, pronte ad immolarsi. Per aggiornare il conteggio delle loro spettanze i bambini mettono ogni volta il trofeo sotto il naso dei grandi mentre stanno mangiando. A

modo loro sono onesti. Sarebbe stato meglio pagarli a ore anziché a cottimo. Rispetto a settanta anni fa c’è ancora un’altra differenza. Allora, durante le laboriose masticazioni, si evocavano i parenti che per qualche motivo non avevano potuto essere presenti. Adesso gli telefonano! Hai un bel dire «staranno mangiando». La risposta è: «E noi cosa stiamo facendo?». Infatti. «State mangiando?» è la prima domanda. Alla risposta affermativa: «Anche noi». Inizia una bella chiacchierata a voce alta su quello che abbiamo nel piatto, vedi caso gli stessi cibi che hanno loro. L’altro fa l’errore fatale di fare il nome di un comune conoscente. Scatta un «È qui! Aspetta che te lo passo!». E passano il cellulare al nominato mentre sta sbranando l’osso della lombata, ha la bocca piena, le dita unte, non sa cosa dire. L’arrivo dell’anguria è il segnale che il pranzo è finalmente terminato. C’è poi lo strascico del caffè, del caffè corretto con la grappa versata da una bottiglia senza etichetta, ovvero distillata in casa, una bomba da 110 gradi. Arriverà

poi il nocino, anche lui fatto in casa, «questa volta è venuto un po’ denso ma almeno è genuino». Girata la bottiglia a testa in giù trascorreranno dieci minuti prima che qualche goccia si decida a scendere. D’ora in poi il nostro stomaco dividerà gli anni in «prima del nocino» e in «dopo il nocino». È l’ora della siesta, tutti si stravaccano in giro, meno i bambini che, deposti i giochi elettronici, improvvisano una battaglia a bucce di anguria. È questo il momento scelto dalla zia per la foto di gruppo. I suoi patetici appelli a radunarsi sul prato restano inascoltati, così si rivolge a me: «Aiutami tu, a te danno retta, qui sei il più vecchio». Grazie per avermelo ricordato. Vado in giro a fare il pastore del gregge: chi è quel ragazzo rannicchiato sulla sedia a sdraio, così assorto nella lettura del suo libro da non sentire il mio richiamo? Quello sono io, settanta anni fa: smettila di leggere, diventerai gobbo, cieco, tisico, a scelta. Cosa è successo quasi senza che me ne accorgessi? Perché adesso mi trovo dall’altra parte della barricata?

da duemila anni promettono, coglie l’aspetto che il morto risorto avrà per il resto dell’eternità. Mentre se Dio onnipotente avesse a disposizione solo le foto, sarebbe perplesso, «come vuoi essere?» chiederebbe al cadavere prima della resurrezione, e gli farebbe vedere una foto a due anni, ciccione come sono ciccioni i bambini piccoli, la faccia tonta, seduto per terra come un salame, e se ci fosse attorno un assembramento di sante e di beate, «che carino!» direbbero; fosse per loro, il risorto dovrebbe restare di due anni per sempre, il che non sarebbe giusto né di soddisfazione. Ma supponiamo che ogni morto abbia l’obbligo di portare con sé un album, ovviamente solo i morti dopo l’invenzione della fotografia, sfogliandolo Dio stesso, o san Pietro se è lui l’incaricato, o comunque il comitato per la resurrezione, guardando le foto dell’album esclame-

rebbero: «Ma non è la stessa persona!», perché in effetti ogni foto è un morto diverso, non solo perché uno muta d’aspetto, uno muta anche pensieri, ideali, muta il passato perché uno lo ricostruisce continuamente a seconda dell’umore e degli eventi, muta il futuro perché continuamente si aprono futuri possibili che poi si chiudono, e tutto questo traspare in faccia, cioè la vita è fatta di epoche. Certo ci sono epoche migliori o peggiori, e uno di fronte al comitato delle resurrezioni sceglierà la migliore, la foto più bella, in salute e speranzoso, ma le foto più belle sono sempre false, sono solo foto fortunate, con un favorevole effetto luce, dove uno è come vorrebbe essere ma non è. Dico questo indipendentemente dal fatto che ci sia o no la resurrezione, la quale è interessante perché pone il problema dell’identità, e se si sta alle foto un individuo è molteplice,

cioè muore continuamente, quindi dovrebbe produrre tanti risorti, il che è un controsenso. Se poi consideriamo la proliferazione attuale infinita di immagini col digitale, l’identità si è sgretolata, il comitato impazzirebbe, il morto si presenta con una chiavetta, e andrebbe avanti a proiettare per due giorni, estenuando tutto il concistoro per le resurrezioni, che confonderebbe le facce, molti si addormenterebbero, direbbero «Basta!», ed è garantito che la resurrezione verrebbe abrogata. Io credo che già lo sia. E le foto allora? Le foto stampate ingialliscono, come ognuno sa, sbiadiscono, finiscono in una scatola in solaio o in cantina, se le mangia l’umido e alla prima ristrutturazione vengono gettate in un cassonetto. Quelle digitali vivono meno ancora; per fare spazio in memoria o al primo virus, tutte scomparse, come è auspicabile per ogni tipo di ombra.

ungherese in portoghese, otterrebbe: «Há alguns dias, as livrarias britânicas abriram as suas portas cedo para o novo romance de Sally Rooney, Brave World, Where Art Thou? (Mundo bonito, onde estás?)». E se un altro ancora cercasse l’equivalente in finlandese, ricaverebbe questa notizia: «Muutama päivä sitten brittiläiset kirjakaupat avasivat aikaisin ovensa Sally Rooneyn uudelle romaanille Brave World, Where Art Thou? (Uljas maailma, missä olet?)». Supponiamo infine che al termine della trafila un ticinese si trovi a Helsinki, dove vede su un giornale la fotografia della sua scrittrice preferita e desidera ardentemente saperne di più. Va su DeepL e traduce: «Qualche giorno fa, le librerie britanniche hanno aperto in anticipo il nuovo romanzo di Sally Rooney, Brave World, Where Art Thou? (Mondo coraggioso, dove sei?)». Hanno aperto in anticipo il romanzo? In che senso? E poi, che razza di titolo! Con «il miglior traduttore del mondo», si arriverebbe dunque a un mostro

semantico e sintattico (3––) anche se la formulazione di partenza in italiano non poneva alcuna difficoltà di comprensione. E non solo con DeepL: Google Traduttore combina più o meno gli stessi disastri (3––). Anni fa Maria Corti, su suggerimento divertito di Montale, tentò un’operazione simile con una poesia de Le occasioni, ma non c’erano traduttori automatici e il compito fu assegnato a traduttori in carne e ossa senza dichiarare la paternità di quei versi dopo il primo passaggio dall’italiano all’arabo. Superate le dieci tappe, dall’incipit «Poi che gli ultimi fili di tabacco / al tuo gesto si spengono nel piatto / di cristallo, al soffitto lenta sale / la spirale del fumo…» si arrivava a: «Sul fondo della coppa di cristallo / restano ancora le ultime fibre del tuo tabacco. / Una lenta spirale s’alza…». Il risultato (3+) è un totale stravolgimento, ma la Corti, con il suo ottimismo (6–), sosteneva che comunque vi rimaneva un vago sapore del componimento

originale. Nulla rimane del medesimo testo di Montale se viene sottoposto a quell’identico trattamento (le stesse dieci lingue scelte da Maria Corti) con Google Translate: «Poi scompaiono le ultime macchie di tabacco / con i tuoi gesti sul piatto / bicchiere ti alzi lentamente al soffitto / nuvole di fumo…» (2–). Anche l’ottimismo di Maria Corti finirebbe a pezzi vedendo strani gesti su un piatto e assistendo alla levitazione di un bicchiere a mo’ di seduta spiritica. Non si contano, in questo inizio di settembre, i convegni sulla traduzione e sui traduttori in epoca di traduzioni automatiche di rapido consumo. Appunto, di rapido consumo. Perché la traduzione è visibilmente ancora un’attività che, nonostante gli ammirevoli progressi tecnologici, spetta all’intelligenza umana. Soprattutto quella letteraria, ma anche quella tecnico-professionale o informativa. Il «miglior traduttore del mondo» non lo si trova online, ha un cuore che batte e un cervello che pensa.

Un mondo storto di Ermanno Cavazzoni Fotografare Perché si fotografa? Sembra facile rispondere: per avere un ricordo. È vero. In assenza dell’amato o dell’amata la foto li sostituisce. Cioè, non che sostituisca; la foto in fondo è una sorta di ombra portatile, uno guarda l’ombra e gli sembra di guardare lei dietro un vetro, anzi, lei con un occhio solo da un buco o da uno spioncino. Passa il tempo, se lei è ancora la sua amata, la foto diventa un confronto impietoso, e lei si moltiplica, perché c’è una lei presente e vivente coi segni del tempo, e una lei di quel giorno del tempo passato che non si recupera più, quindi la foto fotografa qualcosa di morto e perduto, che mette malinconia; è una piccola pietra tombale, anche se lei è ancora viva e vegeta, magari è la moglie; ma quella ragazza di quel giorno, di quella gita indimenticabile, pieno di promesse e di un futuro incognito, che poi invece quel futuro

è diventato l’attualità, che può essere bella o brutta, ma in ogni caso è sempre diversa dalle aspettative, e quindi quella ragazza di quel giorno è laggiù sepolta, e ogni foto è una sepoltura diversa; sì, uno dirà, è bello vedere una foto e ricordare, cioè avere un aiuto per ricordare. Sì, è bello, ma è anche la rassegna di tutto ciò che non c’è più. Una foto è dolorosa, anche se è una foto di un momento felice e allegro. Non è paragonabile a un ritratto dipinto, che non coglie un attimo particolare di un giorno particolare; un ritratto è la sintesi di una persona, se un pittore è bravo coglie la caratteristica di una persona, diciamo che coglie l’anima, cioè qualcosa che perdura, che c’era già da giovinetta e resta fino in vecchiaia, coglie quell’espressione ideale e quel momento in cui uno è lui pienamente, cioè, se mai ci fosse il giudizio universale e la resurrezione dei morti, come

Voti d’aria di Paolo Di Stefano Il miglior traduttore del mondo Prendete questa notizia ricavata da «la Repubblica» della scorsa settimana: «Qualche giorno fa le librerie inglesi hanno aperto di prima mattina per l’uscita del nuovo romanzo di Sally Rooney Beautiful world, where are you? (Bel mondo, dove sei?)». Notizia inequivocabile. Poniamo che un lettore tedesco che non legge l’italiano ne sia incuriosito e decida di affidarsi a un traduttore automatico per fare chiarezza. Va su DeepL, che si presenta come «il miglior traduttore online al mondo», e traduce: «Vor einigen Tagen öffneten die britischen Buchhandlungen frühmorgens ihre Pforten für die Veröffentlichung von Sally Rooneys neuem Roman Beautiful world, where are you? (Schöne Welt, wo bist du?)». Poniamo che un lettore francese che non conosce il tedesco sia incuriosito da questa notizia e decida di affidarsi a DeepL per saperne di più. Ne viene fuori: «Il y a quelques jours, les librairies britanniques ont ouvert leurs portes tôt le matin pour la sortie du nouveau

roman de Sally Rooney, Beautiful world, where are you? (Beau monde, où es-tu?)». Poniamo che un lettore polacco non conosca il francese e si affidi a DeepL per decifrare la notizia. Ecco il risultato: «Kilka dni temu brytyjskie księgarnie wcześnie otworzyły swoje drzwi na premierę nowej powieści Sally Rooney, Piękny świecie, gdzie jesteś? (Piękny świecie, gdzie jesteś?)». Poniamo allora che un inglese sia incuriosito dalla notizia in polacco e faccia la stessa operazione, venendo a sapere che: «A few days ago UK bookshops opened their doors early for the launch of Sally Rooney’s new novel, Beautiful World, Where Art Thou? (Beautiful world, where are you?)». Poniamo che, con quel titolo inglese stravolto, qualcuno voglia passare all’ungherese: «Néhány nappal ezelőtt a brit könyvesboltok korán kinyitották kapuikat Sally Rooney új regényének, a Szép világ, hol vagy? (Beautiful world, where are you?) című könyvének megnyitójára». Se poi qualcun altro volesse trasferire la frase


Torrefattore svizzero dell’anno 2021 7.9 – 13. 9. 2021

7.80

invece di 9.80

20% La Semeuse Mocca macinato 500g

20%

9.55

invece di 11.95

20% Bio La Semeuse Mocca in chicchi 500g

7.80

invece di 9.80

20%

Su tutta la gamme di La Semeuse Nespresso®* capsule compatibili

La Semeuse Delizio®** capsule originali

p.e. Espresso, 10 capsule, 4.75 invece di 5.95

Espresso Originale, Lungo Crema, 12 capsule, 4.75 invece di 5.95

In vendita nelle maggiori filiali Migros Fino a esaurimento dello stock. Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli già ridotti.

La Semeuse Mocca in chicchi 500g

*Nespresso® è un marchio registrato della Société des Produits Nestlé S.A., Vevey. *Delizio® è un marchio registrato della Federazione delle cooperative Migros, Zurigo.

20%


Settimana Migros

e n a t t i f Appro a t s u g e

7. 9. – 13. 9. 2021

Il nost ro a e ll d o i l g i s n o c se t t imana:

40% 1.50 2.50 invece di

ollo ato di p Sminuzz ic s s la -C M 0 g, per 10 S vizzera, rvice in self- se

25% Tutto l'assortimento di sottaceti e di antipasti Condy per es. cetrioli, 270 g, 1.40 invece di 1.90

conf. da 2

20%

40%

Tutti i funghi freschi

Pasta ripiena M-Classic

per es. funghi prataioli marroni, Svizzera, vaschetta da 250 g, 1.75 invece di 2.20

tortelloni ricotta e spinaci o tortellini tre colori al basilico, per es. tortelloni ricotta e spinaci, 2 x 500 g, 6.90 invece di 11.60

conf. da 6

50% 2.85 invece di 5.70

Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli M-Budget e quelli già ridotti. Offerte valide solo dal 7.9 al 13.9.2021, fino a esaurimento dello stock

a partire da 2 pezzi

40% Aproz

Tutti i coltelli da cucina Victorinox

6 x 1,5 l o 6 x 1 l, per es. Classic, 6 x 1,5 l

(prodotti Hit esclusi), per es. coltello da pane, il pezzo, 15.– invece di 24.95

Migros Ticino


Frutta e verdura

Per iniziare la settimana all'insegna della salute

20% 3.10 invece di 3.90

16% 3.95 invece di 4.75

20% 3.40 invece di 4.30

Migros Ticino

Fagiolini verdi Svizzera/Germania, imballati, 500 g

al Vitamine dre c o ng e l a t o

Pomodorini ciliegia a grappolo Ticino, vaschetta da 500 g

30% Melanzane Ticino, al kg

Verdura mista svizzera o piselli dell'orto Farmer's Best surgelati, in conf. speciale, per es. piselli dell’orto, 1 kg, 3.65 invece di 5.25


34% 1.60 invece di 2.45

conf. da 2

31% 3.95

Bacche miste Spagna, 2 x 125 g

Uva bianca senza semi Italia, vaschetta da 500 g

CONSIGLIO DEGLI ESPERTI Hai comprato troppe banane? Le banane mature si prestano benissimo ad essere tagliate a pezzetti e poi congelate. L’ideale è suddividerle in diverse porzioni da congelare all’interno di buste con chiusura a ZIP. Così possono essere utilizzate in qualsiasi momento per preparare un buon frullato.

invece di 5.75

25% 2.60

Prugne bio Italia, confezione da 500 g

21% 1.80

Banane Equador/Colombia, al kg

invece di 2.30

invece di 3.50

Migros Ticino

Offerte valide solo dal 7.9 al 13.9.2021, fino a esaurimento dello stock


Carne e salumi

Tagli speziati a buon prezzo

20% 3.95

conf. da 2

37% 9.95 invece di 16.–

25% 2.85 invece di 3.85

invece di 4.95

Entrecôte di manzo Uruguay-Paraguay, per 100 g, in self-service

Carne di manzo macinata M-Classic Svizzera, per 100 g

Fettine di tacchino La Belle escalope Francia, per 100 g, in self-service

20% 3.35 invece di 4.20

33% Ali di pollo Optigal e bio Spezzatino di vitello IP-SUISSE

speziate e al naturale, per es. Optigal speziate, Svizzera, al kg, 9.70 invece di 15.50, in self-service

per 100 g, in self-service

C a r ne sost anzios sv izze ra: a e sa p o r i ta

conf. da 2

25% 3.90 invece di 5.20

Migros Ticino

Pancetta a dadini TerraSuisse in conf. speciale, 240 g

30% 8.75 invece di 12.50

Cipollata di maiale Tradition Svizzera, 2 x 7 pezzi, 500 g


Pesce e frutti di mare

Per piccoli viaggi culinari Più c onte nuto , più g ust o

20% 6.30 invece di 8.–

20%

42% 10.–

Filetti dorsali di merluzzo, MSC Entrecôte di cervo Nuova Zelanda, per 100 g, al banco a servizio

per es. M-Classic, pesca, Atlantico nordorientale, per 100 g, 2.20 invece di 2.75, in vendita in self-service e al bancone

invece di 17.40

Già sg usc ia e c ot t i

Hit 5.35

30% 2.10 invece di 3.05

Migros Ticino

Bresaola Casa Walser Italia, in confezione da 100 g, in self-service

Mortadella di fegato nostrana Ticino, per 100 g, in self-service

21% 13.–

Cozze M-Classic, MSC pesca, Atlantico nordorientale, in conf. speciale, 2 kg

ti

Gamberetti tail-off cotti bio d'allevamento, Indonesia, in conf. speciale, 240 g

invece di 16.50

50% 8.90 invece di 17.85

Filetti di pangasio Pelican, ASC surgelati, in conf. speciale, 1,5 kg

Offerte valide solo dal 7.9 al 13.9.2021, fino a esaurimento dello stock


Formaggi e latticini

Un'ottima scelta per veri intenditori

20% 1.75 invece di 2.20

20% 1.40 invece di 1.75

Gottardo Caseificio prodotto in Ticino, per 100 g, confezionato

Le Gruyère dolce, AOP per 100 g, confezionato

21% 1.25

Emmentaler dolce per 100 g, confezionato

invece di 1.60

25% 1.65 invece di 2.20

Grana Padano DOP, stagionato 16 mesi 700 g/800 g, per 100 g, confezionato

oe Gust o finissimtra c re mosità e x

a partire da 4 pezzi

20% Tutti gli yogurt Excellence per es. ai truffes, 150 g, –.80 invece di –.95

Migros Ticino

conf. da 2

20% 4.– invece di 5.–

Emmentaler e Le Gruyère grattugiati, AOP 2 x 120 g


20% 4.85

Caprice des Dieux in conf. speciale, 330 g

invece di 6.10

IDEALE CON

20% Tutti i panini confezionati M-Classic per es. sandwich, IP-SUISSE, 4 pezzi, 260 g, 1.60 invece di 2.–

20% 3.60

Fichi Turchia, vaschetta da 500 g

invece di 4.50

Migros Ticino

Offerte valide solo dal 7.9 al 13.9.2021, fino a esaurimento dello stock


Scorta

Da comprare oggi e preparare quando vuoi

conf. da 2

a partire da 2 pezzi

20% Tutte le salse per insalata già pronte non refrigerate e i crostini per insalata per es. French Dressing alle erbe aromatiche M-Classic, 700 ml, 2.50 invece di 3.10

conf. da 8

50% 4.– invece di 8.–

Migros Ticino

15%

20% Tutti gli oli di colza M-Classic e TerraSuisse

Tarte flambée originale dell'Alsazia

per es. olio di colza svizzero M-Classic, 1 l, 3.40 invece di 4.30

2 x 350 g o 2 x 240 g, per es. 2 x 350 g, 5.95 invece di 7.–

conf. da 6

33% Chicchi di mais M-Classic

Fleischkäse Malbuner

8 x 285 g

disponibile in diverse varietà, per es. Delikatess, 6 x 115 g, 6.– invece di 9.–


a partire da 2 pezzi

20%

20%

Tutte le salse Bon Chef per es. salsa alla cacciatora, in busta da 46 g, 1.30 invece di 1.60

25% 5.10 invece di 6.80

Tutti gli hummus, gli antipasti e le olive Anna's Best per es. hummus al naturale Vegi, 175 g, 2.80 invece di 3.50

Conf. da 5

Tutto l’assortimento i Raviöö prodotti in Ticino, per es. al brasato, 250 g

50% 5.–

Spaghetti Agnesi 5 x 500 g

invece di 10.50

Con pance tta sv izze ra pe r bre v e te mpo! , solo

à! Se nza i t n o b a r e Una v e r v a nt s n o c i d a l ' a g g i unt

20x PUNTI

conf. da 2

33% Lasagne Buon Gusto surgelate, alla bolognese o alle verdure, per es. alla bolognese, 2 x 600 g, 6.60 invece di 9.90

Migros Ticino

Novità

3.70

Tortine al porro e pancetta M-Classic surgelate, 4 x 70 g

Offerte valide solo dal 7.9 al 13.9.2021, fino a esaurimento dello stock


Scorta

Per i mattinieri e i panettieri per passione

2.–

di riduzione

Tutte le capsule Delizio, 48 pezzi, UTZ per es. Lungo Crema, 17.80 invece di 19.80

La Semeuse è un’azienda svizzera di torrefazione del caffè che si trova a La Chaux-de-Fonds, a mille metri d’altitudine. Il mastro torrefattore giurassiano è da poco stato nominato torrefattore svizzero dell’anno 2021 dalla rivista tedesca Crema.

20% Tutti i tipi di caffè La Semeuse in capsule, in chicchi e macinato per es. Mocca macinato, 500 g, 7.80 invece di 9.80

di S e nz a o l i o pal ma

34% 9.50 invece di 14.50

Nocciolata bio, 700 g

LO SAPEVI?


Bevande

Per dissetarsi con gusto il o o t hi e c o n r a m s i l g i t t u Tu rut ta/v e rd f i d % 0 0 1

Con stampo pe r brow nie pie ghev ole

20x PUNTI

conf. da 6

40%

Novità

Tutti gli smoothie e gli shot true fruits

Tutto l'assortimento Pepsi, Orangina, 7up, Oasis, Mountain Dew e Gatorade

disponibili in diverse varietà, per es. triple yellow, 750 ml, 6.50

per es. Pepsi Max, 6 x 1,5 l, 6.60 invece di 11.–

a partire da 2 pezzi

Con vitamine, minerali ed estratti di frutta e piante

20% Tutte le miscele per dolci Homemade per es. brownies, 490 g, 4.90 invece di 6.10

20% 8.60 invece di 10.75

Noci miste Sun Queen

20% 1.80 invece di 2.25

conf. da 10

Tutto l'assortimento Vitamin Well per es. Reload, 500 ml

33% 7.95 invece di 12.–

Succo di mela M-Classic 10 x 1 l

in conf. speciale, 500 g

conf. da 4

25% 3.– invece di 4.–

a partire da 2 pezzi

Zucchero fino cristallizzato Cristal 4 x 1 kg

30% Tutte le bevande Migros Bio non refrigerate (prodotti Alnatura, Alnavit, Biotta e Aproz esclusi), per es. succo d'arancia, 1 l, 2.45 invece di 3.50 Offerte valide solo dal 7.9 al 13.9.2021, fino a esaurimento dello stock


Dolce e salato

La nostre offerte più golose

conf. da 6

Hit 5.–

25% 5.40

Millefoglie con glassa di zucchero bianca in conf. speciale, 6 pezzi, 471 g

Biberli d'Appenzello 6 x 75 g

invece di 7.20

conf. da 2

26% Pralinés Lindt Mini o Connaisseurs, per es. Mini, 2 x 180 g, 17.50 invece di 23.90

a Pe r c hi am i l sa l a t o

conf. da 2

50% 5.85 invece di 11.70

Migros Ticino

12% 5.– invece di 5.70

conf. da 3

30% Toffifee

Choc Midor

in conf. speciale, 3 x 125 g

Rondo o Rocher, per es. Rondo, 3 x 100 g, 6.90 invece di 9.90

conf. da 2

20% Snacketti Zweifel

Cioccolato Ovomaltine

Paprika Shells, Dancer Cream o Bacon Strips flavour, per es. Paprika Shells, 2 x 225 g

disponibile in diverse varietà e in conf. speciali, per es. Ovo Rocks, 2 x 120 g, 6.70 invece di 8.40

conf. da 3

20% 8.80 invece di 11.10

Biscotti Ovomaltine Crunchy o Petit Beurre, per es. Crunchy, 3 x 250 g


20x PUNTI

Novità

20% –.85

1.90

Tartine alle castagne 100 g

Donut American Favorites vaniglia o cacao, per es. vaniglia, 71 g

invece di 1.10

LO SAPEVI?

Conf. da 10

30% 9.65 invece di 13.85

Branches Milk Midi Frey

30% 14.– invece di 20.10

Tavolette di cioccolato Frey assortite, 10 x 100 g

Il cioccolato della linea Frey Suprême si contraddistingue per l’alta percentuale di ingredienti scelti e la produzione attenta ed esperta. Oltre alle tradizionali varietà di cioccolato, arriva aria di novità grazie a sorprendenti accostamenti di sapori.

in conf. speciale, 650 g

l at o C o n c i oc c o z e r i z e l a t t e sv i

50%

a partire da 2 pezzi

20%

MegaStar

Tutte le tavolette Frey Suprême

prodotto surgelato, alla mandorla, alla vaniglia e al cappuccino, in conf. speciale, per es. alla mandorla, 12 x 120 ml, 8.95 invece di 17.90

per es. Bouquet d'Oranges, 100 g, 2.– invece di 2.45

Migros Ticino

Offerte valide solo dal 7.9 al 13.9.2021, fino a esaurimento dello stock


Bellezza e cura del corpo

Momenti di benessere e risparmio

conf. da 2

conf. da 3

25%

33%

Deodoranti Nivea

Shampoo Nivea

per es. spray Dry Impact, 2 x 150 ml, 4.55 invece di 6.10

per es. Classic Care Mild, 3 x 250 ml, 6.50 invece di 9.75

Con v itamina E a partire da 2 pezzi

25% conf. da 2

Tutti i prodotti per la cura del viso Nivea, Nivea Creme e Nivea Soft

25%

(confezioni da viaggio, prodotti Sun, prodotti Men e confezioni multiple esclusi), per es. crema da giorno idratante Q10 Power IP 15, 50 ml, 8.95 invece di 11.90

e ra bio e v e o l a n o C v e g e t al e c h e r a t i na

Cura del viso e del corpo Nivea (prodotti per le mani esclusi), per es. salviettine detergenti rinfrescanti 3 in 1, 2 x 25 pezzi, 6.45 invece di 8.60

a partire da 2 pezzi

a partire da 2 pezzi

a partire da 2 pezzi

25%

25%

25%

Tutto l'assortimento di cosmetici naturali Sante per es. gel doccia Balance, 200 ml, 4.45 invece di 5.90, in vendita nelle maggiori filiali

Tutto l'assortimento Urtekram

Tutto l'assortimento Lavera

per es. gel doccia Purple Lavender, 250 ml, 6.70 invece di 8.90, in vendita nelle maggiori filiali

per es. gel doccia 2 in 1 Basis Sensitive Hydro Feeling, 200 ml, 4.45 invece di 5.90, in vendita nelle maggiori filiali


Bebè e bambini

Dolcezza e qualità per i più piccoli

a partire da 2 pezzi

20%

conf. da 3

33% 4.80 invece di 7.20

Tutti i tipi di latte Nestlé (latte Pre e latte di tipo 1 esclusi), per es. Beba Optipro 2, 800 g, 17.60 invece di 21.95

Prodotti per la doccia Nivea per es. docciacrema trattante Creme Soft, 3 x 250 ml

a partire da 2 pezzi

20% Tutte le pappe Nestlé per es. pappa lattea al biscotto, 450 g, 8.65 invece di 10.80 conf. da 2

25% Balsami o prodotti per lo styling Nivea per es. spray per capelli Volume Care, 2 x 250 ml, 5.90 invece di 7.90

conf. da 2

Hit 8.95

Calzini per bebè grigio chiaro, disponibili in diverse misure, per es. n. 23–26

Offerte valide solo dal 7.9 al 13.9.2021, fino a esaurimento dello stock


Casalinghi

Tutto l'occorrente per le pulizie autunnali

L’ide ale pe r fasciat oio, se gg iolone, tagliere, ecc.

CONSIGLIO SUI PRODOTTI conf. da 2

33% Prodotti Dettol salviettine disinfettanti, salviettine multiuso o spray disinfettante, per es. salviettine disinfettanti, 2 x 60 pezzi, 7.95 invece di 11.90

a partire da 2 pezzi

33% Tutti i detergenti Potz Xpert per es. disotturante per scarichi Power Gel, 1 l, 4.– invece di 5.95

at e riale m n i e n o i C o nf e z o a l 1 0 0% r i c i c l at

conf. da 3

33% Deodorante per ambienti Migros Fresh per es. in formato mini alla lavanda, 3 x 12 ml, 5.90 invece di 8.85

Per far risplendere il lavello della cucina basta versare una quantità generosa di detergente in crema, sfregare in modo deciso con uno straccio e risciacquare velocemente con acqua. Un’applicazione regolare del prodotto rende le superfici idrorepellenti e resistenti alla sporcizia. Per far brillare anche le vecchie pentole.

conf. da 2

conf. da 2

20% Cestelli o detergenti per WC Hygo per es. Grapefruit Clean, 2 x 750 ml, 5.60 invece di 7.–

20% Detergente Migros Plus in confezioni speciali, per es. crema detergente, 2 x 500 ml, 5.75 invece di 7.20


Conf. da 3

20% 5.75 invece di 7.20

Hit Spugne in cellulosa Miobrill Soft 3 x 2 pezzi

39.95

Sistema di pulizia Flat Mop 3 in 1 il pezzo

Hit 5.95

Paletta e scopino con setole in crine di cavallo, il pezzo

conf. da 2

36% 4.95

a partire da 2 pezzi

20%

Crema detergente Potz 2 x 500 ml

invece di 7.80

Tutto l'assortimento Twist per es. panni di ricambio Dry XL, conf. da 20 pezzi, 3.80 invece di 4.75

conf. da 10

Hit 5.–

Panni polivalenti 15 pezzi

Hit 9.95

conf. da 2

Panni universali in microfibra disponibili in verde o grigio, 32 x 32 cm, per es. verde

22% 4.95 invece di 6.40

Carta per uso domestico M-Classic, FSC 2 x 1 rotolo

Offerte valide solo dal 7.9 al 13.9.2021, fino a esaurimento dello stock


Varie

Praticità, comodità e croccantezza conf. da 2

20% 23.75 invece di 29.80

Detersivi Elan in confezione di ricarica disponibili in diverse fragranze, per es. Fresh Lavender, 2 x 2 l

set da 2

31% Handymatic Supreme detersivo in polvere All in 1 in flacone e sacchetto oppure prodotto trattante per lavastoviglie, in conf. speciali, per es. detersivo in polvere All in 1 in flacone e sacchetto, 2 x 1 kg, 11.95 invece di 17.50

50% 23.95

conf. da 3

40% 15.95

invece di 26.85

invece di 48.15

Detersivi Elan Active Powder o Color Powder, in conf. speciale, 7,8 kg, per es. Active

Carta per fotocopie A4 Papeteria, FSC bianca, 80 g/m2, 3 x 500 fogli

C

40.–

cc onc ini r o c c a nt i b o

ripie ni

di riduzione

259.– invece di 299.–

Hit 19.95 Migros Ticino

Ciabatte comode da donna disponibili in rosso o blu, n. 36-41, per es. rosso, n. 37, il paio

Tablet Samsung Galaxy Tab S6 Lite WiFi 64GB Oxford Gray Schermo da 10,4", memoria interna da 64 GB, slot per schede microSD, processore Octa-Core™, Wi-Fi 5, funzione Parental-Control, incl. penna, il pezzo

a partire da 3 pezzi

30% Assortimento completo di alimenti secchi e snack per gatti Exelcat per es. menu croccante con manzo, 1 kg, 3.50 invece di 5.–


Fiori e giardino

Risparmia, ma non sullo stile

conf. da 3

36% 39.95 invece di 62.85

Cartucce filtranti per acqua Brita Maxtra+ 3 x 3 pezzi

l e r o se . a r t a t a n i f La più raf ione e quosolidale . z D a p r o du

conf. da 3

CONSIGLIO DEGLI ESPERTI

35% 34.95 invece di 53.85

Cartucce per filtro Brita Classic 3 x 3 pezzi

15% 13.95 invece di 16.95

Rose nobili Fairtrade mazzo da 7, lunghezza dello stelo 60 cm, disponibili in diversi colori, per es. giallorosso, il mazzo

conf. da 3

33% 29.95 invece di 44.85

Cartucce filtranti Duomax Cucina & Tavola 3 x 3 pezzi

Hit 9.95

Hit 24.95

Migros Ticino

Filtro per l'acqua Brita Marella con 2 cartucce Maxtra+, disponibile in verde pastello o blu pastello, 2,4 l, per es. blu pastello, il set

Le orchidee non vanno concimate troppo spesso. Poiché la fase di crescita della maggior parte delle orchidee dura dalla primavera all’autunno, in questo periodo possono essere concimate con una cadenza variabile da 2 a 4 settimane. L’ideale sarebbe utilizzare un concime speciale per orchidee in forma liquida.

Rose Grande mazzo da 10, lunghezza dello stelo 50 cm, disponibili in diversi colori, per es. arancione, il mazzo

23% 9.95 invece di 12.95

Phalaenopsis multiflora, 2 steli vaso, Ø 12 cm, disponibile in diversi colori, per es. rosa, il vaso

Offerte valide solo dal 7.9 al 13.9.2021, fino a esaurimento dello stock


Validi gio.– dom. Prezzi

imbattibili del

weekend

30% Salami Rapelli Classico e Rustico, al pezzo per es. Classico, Svizzera, per 100 g, 2.65 invece di 3.80, offerta valida dal 9.9 al 12.9.2021, in self-service

20x Novità

5.95

PUNTI

Sminuzzato plant based V-Love prodotto surgelato, 300 g

20x Novità

2.60

V-Love Plant-Based Choco Cocoa Nibs 65%

invece di 19.60

Chicken Crispy Don Pollo surgelati, in conf. speciale, 1,4 kg, valido dal 9.9 al 12.9.2021

100 g

20x Novità

PUNTI

1.90

50% 9.80

20x Novità

PUNTI

PUNTI

Snack ai peperoni plant-based V-Love bio 40 g, in vendita nelle maggiori filiali

1.90

Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli già ridotti. Offerte valide solo fino al 20.9.2021, fino a esaurimento dello stock

conf. da 12

Snack al peperoncino plant-based V-Love bio 40 g, in vendita nelle maggiori filiali

26% 11.95

invece di 16.20

Valflora latte intero UHT, IP-SUISSE cartone, 12 x 1 l, offerta valida dal 9.9 al 12.9.2021


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.