Azione 40 del 30 settembre 2024

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MONDO MIGROS

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SOCIETÀ Pagina 3

«Condividi la felicità familiare invece delle foto dei bambini»,è l’invito di Protezione dell’infanzia

Nella graphic novel Gigi Meroni –Il ribelle granata si racconta la storia dell’inafferrabile calciatore

TEMPO LIBERO Pagina 17

I fallimenti geopolitici e geoeconomici degli Usa mentre infuria la battaglia Harris-Trump

ATTUALITÀ Pagina 31

In Congo, a caccia di pipistrelli

Intervista a Thilo Krause,poeta e scrittore tedesco che sarà ospite del Festival letterario poschiavino

CULTURA Pagina 39

Cosa val la pena di non fotografare

Se dici ai ragazzi che quando eri adolescente dovevi concentrarti al massimo prima di scattare una fotografia, perché 1 con gli strumenti di allora – parlo delle macchine di battaglia, non certo diquelleprofessionali–nonpotevivedereilrisultato in anteprima; 2 i rullini consentivano un numero limitato di scatti e se sbagliavi l’inquadratura o la luce, quella era una foto da buttare, li vedi sorridere di traverso e scuotere la testa Veniamo da quel mondo arcaico lì noi padri/madri, zii/zie, nonni/nonne, e se non ci sentiamo del tutto obsoleti, rispetto alle potenzialità straordinarie delle tecnologie video-fotografiche offerte daldigitale,èforsesoloperorgoglio,opernostalgiadeitempiincuiogniimmaginechecercavamo disalvaredall’obliorichiedevaunminimodiperizia tecnica, fantasia e disciplina fotografica E un album di cartone dove incollare le foto migliori Micacomeoggichefaidiecimilascatticoltelefo-

nino, visto che potrai sempre salvare quelli venuti meglio e scartare gli altri Se poi fanno tutti schifo esistono app che li trasformano, mettono luce dove manca, ombra se serve, allargano o restringono la visuale, raddrizzano orizzonti, eliminano deformazioni prospettiche, tolgono o aggiungono colori o elementi, sbiancano, opacizzano, rimodellano perfino i tratti somatici e le linee del corpo Sicché,allafine,nonimportailcolpod’occhio, la bravura a inquadrare, l’uso sapiente delle fonti di luce Non importa neppure l’aderenza dell’immagineallarealtà,malacapacitàdiaggiustareapiacimentolarealtàaituoidesideriestetici Ecco una prima significativa differenza tra le foto faidatediuntempoequelledioggi:leprimeeranoistantaneedelmondoreale,leseconde(spesso) rielaborazioni del reale al limite della falsificazione Le prime frammenti nudi e crudi di verità e le seconde tentativi di abbellire l’attimo fuggente

Lo strapotere della tecnica che, tramite un semplice telefonino, permette a chiunque di produrre e modificare immagini e video a getto continuo con la possibilità di condividerli in tempo reale conamicienemici,dirovesciarliacascatanelmareinburrascadeisocial,èestremamenteseducenteeciimmergeinunambientevirtualefantastico, divertente, stimolante Ma ha il suo lato oscuro La tendenza compulsiva a mettere in rete sé stessi, i propri amici, partner, figli nel gran teatro dei social, nasconde un certo narcisismo filosofico – «appaio dunque sono» – che comporta parecchi rischi, come spiega a pag 3 Alessandra Ostini Sutto Il «sharenting», per esempio, ovvero la pubblicazione sistematica di immagini dei figli in rete che li espone non solo agli appetiti dei predatori sessuali che cercano i profili dei minori per contattarli, ma anche alla «sextortion» (estorsione sessuale), quando «bambini e adolescenti (o i loro

genitori) vengono ricattati con immagini di nudo prodotte artificialmente, servendosi di informazioni accessibili sui social»

L’ubriacatura di foto e video più o meno intimi online non solo comporta i pericoli evocati, ma sfalsa il valore delle immagini Per millenni l’uomo ha riservato la rappresentazione del mondo e delleideeagliambitipiùpreziosidellapropriaesistenza: la natura, i riti di passaggio, la fecondità, il divino I ritratti e gli autoritratti (i nostri selfie) erano rare rappresentazioni dell’anima e dei caratteri, più che dei corpi E ci sono state fasi storiche di iconoclastia, ovvero di divieto delle immagini, riservate agli ambiti più sacri e ineffabili del vivere, come un velo di pudore per evitare di esporli a sguardi in grado di «sporcarli» Aborriamo i divieti, ma sarebbe bello e utile, oggi, recuperare un po ’ di quel pudore nel regno furibondo delle immagini

Didier Ruef Pagine 28-29

Per il futuro, coesione, fiducia e attenzione

Info Migros ◆ A colloquio con tre membri uscenti del Consiglio di Amministrazione di Migros Ticino

A poche settimane dalla seduta costitutiva del nuovo Consiglio di Amministrazione di Migros Ticino (per due anni sarà presieduto da Gianni Roberto Rossi, che incontreremo prossimamente), al fine di salutare con un cenno di gratitudine i tre uscenti Monica Duca Widmer, Roberto Klaus (che hanno raggiunto la durata massima del mandato) e Stefano Scricciolo per il loro impegno in azienda, li abbiamo contattati per farci raccontare la loro esperienza

è l’eccesso di superfici di vendita sul nostro territorio, che porta a una saturazione del mercato, destinato a essere sovradimensionato in assenza di una crescita demografica La seconda è rappresentata dal turismo degli acquisti che, grazie al cambio favorevole, penalizza i negozi di zone di frontiera come il Ticino Non vi è consapevolezza dell’entità del danno che ciò rappresenta per l’economia del Cantone: la sfida non è solo per Migros Ticino, ma per l’intero Cantone, poiché i soldi guadagnati in Svizzera vengono spesi in Italia

«Superare le difficoltà con passione e determinazione»

Monica Duca Widmer Ingegnera chimica

Monica Duca Widmer, cosa si porta appresso di questa esperienza, iniziata nel 2008, e durante la quale (2011-2024) è stata anche presidente?

È stata unica e indimenticabile, poiché Migros è una cooperativa: i proprietari sono i soci, che sono anche nostri clienti Gli obiettivi aziendali, benché volti all’efficienza, comportano anche una missione a favore del territorio nel quale si opera, con il Percento culturale e con una chiara responsabilità sociale verso il personale, il territorio, l’ambiente e l’economia del Cantone Questo permette di contare su personale motivato, pronto a dare il meglio, poiché si sente parte dell’azienda Peccato che con la mobilità attuale e il ricambio generazionale, solo pochi – oltre ai diretti coinvolti – si rendano conto dell’unicità di questo modello e di cosa rappresenti per l’intero Paese

Quali saranno le grandi sfide per l’azienda nei prossimi anni? In particolare ne vedo due; la prima

Su cosa andrebbe mantenuto il focus nei prossimi anni?

La particolarità di Migros – oltre alla sua struttura di cooperativa – è che produce buona parte dei prodotti che vende: ciò permette un controllo globale della qualità e della filiera, dal produttore al consumatore, sempre con un occhio particolare verso la sostenibilità Le industrie Migros (dai latticini al formaggio, dal pane alla carne, dalle conserve ai dolci), parte importante dell’industria svizzera, sono sotto pressione per la concorrenza estera e i problemi legati al cambio Le industrie – in generale – vanno sostenute con condizioni quadro favorevoli: ne va dell’indipendenza nell’approvvigionamento di alimentari e beni di consumo per il nostro Paese

Cosa augura alla Cooperativa e ai suoi soci?

Auguro di tutto cuore al CdA e alla direzione di continuare a credere nella propria missione: la determinazione e la passione, loro e di tutti collaboratori, permetteranno di superare le momentanee difficoltà, con il sostegno – si spera e si auspica – di tutti i soci e clienti! Fare la spesa alla Migros è un contributo indiretto alla cultura, all’industria svizzera e all’economia del nostro Cantone

Roberto Klaus per quanti anni ha fatto parte del CdA di Migros Ticino?

Sono stato membro del CdA di Migros Ticino per sedici anni, precedentemente ero stato per quattro

«Non dimentichiamo come è nata l’idea Migros»

Roberto Klaus Esperto di gestione aziendale

anni rappresentante nel Consiglio di cooperativa Durante l’ultimo periodo sono stato anche vicepresidente della Cooperativa Migros Ticino I miei legami con Migros sono molteplici Sono legati anzitutto al mio vissuto personale: ho un vivo ricordo d’infanzia dei negozi, ma anche dei furgoni della Migros che visitavano i paesi periferici, tra cui Novaggio Se in famiglia ci si riforniva essenzialmente nei negozi Migros, mio padre aveva addirittura una passione per la storia e la biografia di Gottlieb Duttweiler Si identificava con i valori del fondatore e aveva raccolto un ’ampia documentazione bibliografica I racconti di mio padre del periodo di guerra e del dopoguerra comprendevano spesso aneddoti legati alla Migros

Quali sono i ricordi più belli del periodo nel CdA?

Questo lungo periodo di responsabilità mi ha permesso di conoscere, apprezzare e collaborare con molte persone del mondo Migros, sia a livello regionale sia a livello nazionale Poter contribuire e osservare lo sviluppo dell’azienda mi ha permesso anche di arricchire le mie competenze e di trasmetterle a vari livelli nella mia funzione di docente Ho apprezzato molto la collaborazione con i fornitori, in particolare con la filiera agricola regionale

L’orgoglio e l’umiltà di servizio del personale, delle strutture interne e degli stessi clienti sono stati stupefacenti Poter interagire con questo mondo è stato anzitutto un arricchimento umano

Un sostegno alla transizione

Cosa crede sia importante per Migros in questo momento di cambiamenti?

Dobbiamo ricordarci sempre di come è nata l’idea di Migros, con i furgoni che distribuivano un assortimento essenziale I valori tuttora presenti in Migros devono oggi confrontarsi con una concorrenza agguerrita e nuove abitudini d’acquisto Sono necessarie misure organizzative e finanziarie importanti, ma accompagnate a un forte ancoraggio alla tradizione

Quale è il suo augurio alla Cooperativa e ai suoi soci?

L’augurio alla cooperativa è quello di mantenere e fortificare la diversità che ci distingue da operatori concorrenti e attori all’estero L’attenzione a costi e prezzi è fondamentale, ma non devono mancare l’attenzione e la cura del rapporto con il territorio

Cosa le ha lasciato questa esperienza?

Era il febbraio del 2020 quando fui eletto a maggioranza dal personale di Migros Ticino Questa avventura mi ha dato tanto, sia a livello umano sia a livello professionale Ho avuto l’onore di collaborare e confrontarmi con persone che occupano posizioni dirigenziali importanti, pur restando semplici e simpatiche Ho potuto crescere molto e comprendere che nessuno ha la sfera magica, ma che, insieme con fiducia e positività, si può affrontare tutto ciò che la vita riserva

Quali sono le sfide maggiori per Migros?

Recentemente la ticinese Nadia Bregoli è stata rieletta per un altro quadriennio nell’ufficio FCM (Federazione cooperative Migros), che è responsabile della preparazione dei temi da portare in discussione e decisione all’Assemblea dei delegati (AD) Esso rappresenta l’AD nelle relazioni con il CdA della FCM e svolge i compiti a esso assegnati nell’ambito del regolamento organizzativo È anche un luogo di mediazione e di coesione, in cui vengono raccolte e riunite le opinioni dei delegati e dove si incoraggia la creazione di sinergie Come afferma Nadia Bregoli, «l’unità nella diversità è la nostra forza, e questo l’ho sperimentato più volte, soprattutto nel dialogo con i presidenti dei CdA delle cooperative regionali» Fra gli obiettivi di Bregoli per il

«Dobbiamo preservare lo spirito di Duttweiler»

Nadia Bregoli membro dell ufficio della FCM

nuovo mandato vi è, come lei stessa afferma, «l’interesse a dare un contributo nel sostegno all’attuale e delicata fase di transizioni che Migros sta attraversando Si tratta di cambiamenti molto importanti, influen-

zati da diverse variabili ambientali e attorno ai quali si è sviluppato un costruttivo dibattito all’interno dell’AD che ha favorito un confronto democratico e ha permesso di rafforzare ulteriormente il senso di comunità e di appartenenza a Migros

In questa situazione è importante poter garantire un solido sostegno al riposizionamento della leadership di Migros nel mercato e nel Paese, per migliorare costantemente tutti insieme»

Il fatto di essere ticinese sembra rappresentare un atout piuttosto che uno svantaggio, infatti, spiega ancora Nadia Bregoli, il fatto di vivere alcuni grandi cambiamenti in anticipo sulle altre regioni della Svizzera, «ci ha permesso di acquisire una grande capacità di resilienza, unitamente a quella di cercare sempre il dialo-

«Occorre essere collaborativi e aprirsi a una visione più grande»

Stefano Scricciolo

Product Manager di MigrosTicino

Stefano Scricciolo, lei è attivo all’interno dell’azienda come product manager: cosa ha significato lavorare per Migros Ticino da un ’altra prospettiva?

Per me è stato significativo conoscere l’azienda per cui lavoro da 23 anni dal punto di vista strategico-decisionale Quando indossi gli occhiali del collaboratore è molto difficile capire alcune delle decisioni che «arrivano dall’alto» perché non hai una visione a «volo di elicottero» Avere avuto questa prospettiva e avere potuto volare in elicottero ha ampliato le mie conoscenze e capacità critiche

Info Migros ◆ La ticinese Nadia Bregoli sarà per altri quattro anni nell’ufficio della Federazione delle cooperative Migros (FCM)

go e di sapere ripartire quando qualcosa non funziona come prospettato Potremmo definire il Ticino un laboratorio aperto dove intercettare le onde lunghe del cambiamento, le nuove aspirazioni e i bisogni per provare a cercare soluzioni innovative e concrete La prossimità e le nostre dimensioni favoriscono questa capacità di generare un’intelligenza collettiva Desidero quindi, applicando questa prospettiva tutta ticinese nel cogliere le sfide per trovare sempre adeguate soluzioni, portare nuovi stimoli e idee nel processo di ricerca del consenso in cui l’ufficio è coinvolto nello svolgimento della sua attività»

Impossibile pensare la Migros scorporata da quelli che sono stati i suoi valori sin dall’inizio Per concludere abbiamo chiesto a Nadia

In questi quattro anni ho vissuto molti cambiamenti «storici» che una volta accadevano nell’arco di decenni Siamo in un mondo che viaggia sempre più velocemente, dove bisogna essere sempre in movimento e un passo avanti con intuizione e creatività, accettando ed essendo consapevoli dell’esistenza della «concorrenza» e dei suoi riverberi Occorre quindi riuscire a salutare il passato guardando avanti, ma senza mai perdere di vista i valori cardine per cui Migros è nata

In un mercato dove regna sempre di più l’uniformità dell’offerta, diventa cruciale riuscire a differenziarsi (anche in contro tendenza); chiaramente il tutto mantenendo una gestione dei costi impeccabile

Cosa augura a chi è venuto dopo, e quale è lo spirito giusto per affrontare questo compito? Io mi sono già congratulato con il mio successore: essere votati dai propri colleghi Migros, quando ci sono diversi candidati «interni», non è evidente È importante mantenere un «sano» distacco dalla propria posizione lavorativa interna e, allo stesso tempo, portare il proprio contributo, grazie a una posizione di vantaggio rispetto a chi viene da fuori Occorre essere collaborativi e aprirsi a una visione più grande, al fine di poter decidere per il vero bene dell’azienda È importante, nonostante la situazione non sia delle più rosee, essere sempre positivi e portare con sé, ogni giorno e in ogni luogo, il sorriso /Si Sa

Bregoli come vi si riconosce: «Migros è simile alla Svizzera: rappresenta le quattro regioni linguistiche e culturali del nostro Paese, è organizzata democraticamente dal basso e si basa su valori solidi con l’obiettivo di essere utile alla collettività Fra i suoi obiettivi vi è sempre stato quello di coniugare economia e socialità L’anno prossimo festeggeremo i 100 anni dell’“idea Migros”: lo spirito di Duttweiler è un ’eredità che dobbiamo preservare, ma occorrono strategie nuove La nostalgia non porta da nessuna parte, ma le trasformazioni si possono affrontare con successo solo se si è consapevoli della propria storia Migros ha gli atout necessari per rinnovare il suo spirito ed essere d’esempio anche nella trasformazione verso un nuovo modello ibrido d’impresa sociale» / Si Sa

SOCIETÀ

Sentiero di Gandria, una guida botanica

Sono più di 400 le specie di piante selvatiche osservate da Nicola Schoenenberger in un ’ area floristica di importanza nazionale

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Scienze della vita e «medicinali a RNA»

Anche Venki Ramakrishnan,dopo il Nobel per la sua ricerca sui ribosomi,si è dedicato alle ricerche per promuovere la longevità in salute

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Condividete la felicità, non le foto

La famiglia che cura

Intervista alla dottoressa Franca Fossati Bellani, ospite al seminario dell’Associazione Triangolo e della Fondazione di ricerca psico-oncologica

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Famiglia ◆ La campagna nazionale di Protezione dell’infanzia Svizzera invita i genitori a non pubblicare online immagini dei figli

Nell’era della fotografia digitale, ci viene ormai quasi naturale fissare in un’immagine, o al massimo in un video, la parte che reputiamo più bella di quello che viviamo, pagando però il pegno di non assaporare appieno quel momento In questo, siamo sì mossi dal desiderio di conservare memoria di un momento speciale, come è sempre stato con la fotografia, ma pure – influenzati dalla permeazione dei social nella nostra vita – di condividere quell’episodio con altre persone e poter dimostrare loro che «c ’ ero anch’io», appagando in questo modo un bisogno di affermazione «Il desiderio di condividere i momenti più belli con amici e familiari è comprensibile Tuttavia, a maggior ragione se si parla di bambini, è necessario affrontare anche i potenziali pericoli della condivisione di foto e video sui social media», afferma Tamara Parham, direttrice della comunicazione di Protezione dell’infanzia Svizzera, organizzazione che proprio per sensibilizzare su questa tematica ha lanciato all’inizio delle vacanze estive, quando particolarmente tanti scatti vengono postati, la campagna nazionale online «Condividi momenti, non fotografie coi figli» Ciò di cui stiamo parlando viene denominato sharenting (da to share –condividere – e parenting, genitorialità), termine con il quale si intende quindi il fenomeno della condivisione online da parte dei genitori di contenuti che riguardano i propri figli Fenomeno che, come detto, nasconde non poche insidie, già per il fatto che, non appena finiscono nella rete, su questi materiali non si ha più alcun controllo Anche se postato con la migliore intenzione, un dolce scatto del proprio bambino potrebbe infatti capitare che da Instagram finisca sul darknet o che, magari anche dopo anni,siacausadicyberbullismo Occorre prestare attenzione anche all’impiego degli hashtag, che possono facilitare la ricerca di immagini di bambini da utilizzare a scopi impropri Inoltre, nemmeno stratagemmi come coprire il volto del piccolo con un emoji si rivela essere una protezione sufficiente, esistendogiàdelleappcheconsentono la loro rimozione

Date queste premesse, la campagna dell’organizzazione a tutela dell’infanzia mira ad aiutare i genitori, come pure i nonni e le altre persone di riferimento, a trovare un corretto equilibrio tra la legittima propensione a condividere e la protezione dei più piccoli, che resta un nostro compito, nella vita reale come nello spazio digitale Per farlo, si basa su una rilevazione commissionata all’Università di Friburgo, che ha interpellato 1605 mamme e papà sul loro comportamento rispetto allo sharenting Genericamente, è emerso che un genitore

su dieci posta regolarmente immagini dei figli online Entrando maggiormente nel dettaglio, l’età dei genitori risulta strettamente connessa al comportamento di condivisione: circa un terzo delle madri e dei padri che posta ogni settimana ha meno di 35 anni e circa il 50% di quelli che condividono su base settimanale rientra nella fascia tra i 36 e i 40 anni

Da una rilevazione fatta dall’Università di Friburgo è emerso che un genitore su dieci posta regolarmente immagini dei figli online

Nelle persone di età superiore, si trova soltanto qualche genitore che pubblica settimanalmente, ma pure mensilmente, immagini dei figli «Questi dati spiegano perché immagini e video di bambini piccoli vengono condivisi con una frequenza nettamente superiore sui social media rispetto al materiale che ritrae bambini più grandi», commenta Tamara Parham, che aggiunge una considerazione sulla consapevolezza dei ragazzi rispetto a quella degli adulti: «Oggi i bambini crescono con internet e hanno quin-

di una certa consapevolezza di questo problema fin da piccoli Spesso però non comprendono comunque le conseguenze a lungo termine della pubblicazione di immagini, così come, in alcuni casi, i loro genitori» Non tutti gli utenti sono infatti in grado di immaginare l’estensione e la profondità della rete, i cui utenti sono attualmente circa 5 miliardi e come, all’interno di essa, un’immagine caricata possa facilmente venir condivisa su altri canali «Oltre a far riflettere su questi aspetti, Protezione dell’infanzia Svizzera vuole indicare delle alternative, per esempio condividere l’amore per i propri figli, piuttosto che i loro volti, come testimoniano alcune immagini della campagna», spiega la direttrice della comunicazione, «molti bei momenti vissuti in famiglia possono infatti essere postati in modo che i bambini non siano riconoscibili nelle foto o nei video»

Abbiamo fin qui accennato ai pericoli digitali dello sharenting, ma vediamoli più da vicino Innanzitutto, è noto come in rete vi sia chi cerca foto di bambini da diffondere tra persone con interessi di carattere sessuale verso i minori, i quali, a loro volta, possono ulteriormente condividerle con altri utenti Situazione, questa,

peggiorata dall’intelligenza artificiale, con la quale è possibile generare immagini o video di violenza sessuale sui bambini basandosi in parte su immagini vere di minori In aumento sono pure i casi di sextortion (estorsione sessuale), in cui bambini e adolescenti (o i loro genitori) vengono ricattati con immagini di nudo prodotte artificialmente, servendosi di informazioni accessibili sui social Se i figli hanno dei propri profili, le foto condivise possono pure condurre al Cyber Grooming, e cioè il tentativo di adescamento di minori a scopi sessuali tramite internet, che, nel caso in cui le immagini vengano pubblicate insieme a dati sensibili, come il luogo di domicilio, può, nel peggiore dei casi, aver pure luogo nel contesto reale Oltre a quanto elencato, la condivisione di contenuti in rete può potenziare delle problematiche tipicamente connesse all’età infantile e giovanile, come il bullismo Le immagini di bambini – specie quellepotenzialmente imbarazzanti, ma non solo, viste le possibilità di rielaborazione digitale – possono infatti essere utilizzate per esercitare questa forma di violenza sul soggetto Tutti questi effetti sicuramente non desiderati del condividere im-

magini dei propri figli online possono a loro volta generare una perdita di fiducia di bambini e ragazzi nei confronti degli adulti, colpevoli di aver fornito loro un’identità digitale non voluta nonché di averne ignorato i diritti Condividere contenuti digitali senza aver chiesto il consenso ai figli viola infatti il diritto alla sfera privata degli stessi, sancito dalla Convenzione dell’ONU sui diritti dell’infanzia Un aspetto non sempre considerato dai genitori, come attesta l’indagine condotta dall’ateneo friburghese, secondo cui il 45% dei genitori interpellati non chiede l’autorizzazione ai figli prima di postarne le foto Ovviamente, i bambini molto piccoli non possono dare il proprio consenso e, anche crescendo, bisognerebbe valutare se dispongono delle necessarie competenze per farlo A muovere i genitori nelle loro scelte – oltre alla possibilità, di cui va comunque precisata l’esistenza, dei figli di richiedere, con effetto retroattivo, il diritto all’autodeterminazione – dovrebbe quindi essere sempre il bene del bambino

Informazioni: www protezioneinfanzia ch/ sharenting

La campagna informativa mira ad aiutare i genitori i nonni e le altre persone di riferimento a trovare un corretto equilibrio
e la protezione dei più piccoli (Kinderschutz ch)
Alessandra Ostini Sutto
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Le vibrazioni positive di GOOVI

Attualità ◆ La gamma del noto marchio italiano si è recentemente arricchita di quattro prodotti ricchi di naturalità e good vibes

GOOVI, il wellness brand ideato in collaborazione con la showgirl di origini svizzere Michelle Hunziker, introdotto con successo alla Migros oltre un anno fa con una gamma di una ventina di prodotti per la cura di tutto il corpo, si amplia ulteriormente con quattro novità: le creme viso per pelli mature e quella pancia e fianchi, una schiuma detergente e una maschera per le labbra Come tutti i prodotti GOOVI, anche le new entry si caratterizzano per le formule clean e vegan, sviluppate con ingredienti naturali riconosciuti per la loro qualità ed efficacia

1 Per prendersi cura del viso c’è la crema viso pelli mature I Change Everyday: dona idratazione e rende la pelle più elastica e agisce sulle rughe Questa crema offre il nutrimento necessario a tutte le pelli mature, contribuendo a prevenire e ritardare i segni del tempo A base di ingredienti di origine naturale per il 99,6%, apporta un’idratazione profonda e rafforza e protegge la barriera epidermica Non unge e si assorbe rapidamente Gli attivi principali contenuti sono la microalga cylindrotheca fusiformis extract a effetto antirughe, l’estratto fermentato di agave per aiutare a stimolare la sintesi del collagene e l’olio di argan ad azione idratante e antiossidante

2 La schiuma detergente Feeling Myself al 98,2% a base di ingredienti di origine naturale deterge e purifica la pelle del viso rimuoven-

do le impurità in modo efficace e lasciando la cute piacevolmente morbida e pulita Il contenuto di acqua di fiordaliso e acqua di camomilla ha un effetto lenitivo e idratante

Utilizzata mattina e sera, si prende cura con delicatezza anche delle pelli più sensibili, lasciandole fresche, morbide e straordinariamente profumate

3 Azione rassodante e rimodellante: questi sono i benefici della crema pancia e fianchi Shape your Belly, pensata specificatamente per agire sulla adiposità di pancia e fianchi, può essere inoltre usata anche sulle braccia Riduce la circonferenza delle zone interessate rendendo la pelle più tonica e compatta La texture fresca e leggera è a rapido assorbimento e senza effetto termico Dermatologicamente testata sulle pelli sensibili è ricca di ingredienti di origine naturale

4 Labbra curate, idratate e delicato effetto glow grazie alla maschera labbra Kiss Me Balmy Ideale in ogni occasione, contiene burro di karitè ad azione emolliente e un mix di oli ad azione protettiva Può essere utilizzata in qualsiasi momento della giornata; come lipbalm per labbra subito nutrite, idratate e luminose; come preparazione al trucco labbra oppure alla sera come trattamento overnight riparatore per labbra secche e screpolate L’aroma fruttato al lampone è un ulteriore invito a farsi coccolare e concedersi un momento tutto per sé

Un grande classico della cucina italiana

Attualità ◆ Spaghetti e vongole è una ricetta intramontabile della gastronomia tricolore. Un piatto delizioso e appagante che si può preparare anche a casa senza troppe complicazioni

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La pasta con le vongole rappresenta un ’accoppiata vincente della tradizione gastronomica italiana, soprattutto nelle località costiere dove i molluschi marini abbondano e vengono pescati freschi ogni giorno Prima della preparazione del piatto, è importante sciacquare bene le vongole sotto l’acqua corrente e gettare i molluschi danneggiati e aperti Una variante semplice della ricetta: preparare un soffritto a base di cipolla, aglio e peperoncino tritati e farlo appassire bene nell’olio di oliva Aggiungere le vongole, coprire, e cuocere il tutto per 5 minuti finché le vongole si aprono Eliminare quelle non aperte Condire con del prezzemolo tritato Cuocere al dente gli spaghetti in abbondante acqua salata, scolare e versarli sopra la salsa alle vongole rimestando bene Regolare di sale e pepe e, a piacimento, aggiungere una spruzzata di limone Oltre agli spaghetti, si prestano bene anche altre tipologie di pasta, come le linguine, le penne e i tagliolini

In vendita nelle maggiori filiali Migros
Crema viso pelli mature GOOVI 50 ml Fr 27 95
Crema pancia e fianchi GOOVI 200 ml Fr 29 95
Schiuma detergente GOOVI 100 ml Fr 11 95
Maschera labbra GOOVI 10 ml Fr 18 95

Prelibatezze d’autunno

Attualità ◆ Perché non dare il la alla stagione della selvaggina con una succosa entrecôte di cervo? La trovate questa settimana in offerta speciale nella vostra filiale Migros di fiducia

L’entrecôte è uno dei tagli di carne più nobili, particolarmente apprezzata dagli amanti della buona tavola per la sua tenerezza, succosità e il sapore deciso Oltre al taglio classico di bovino disponibile tutto l’anno, durante il periodo autunnale dedicato alla selvaggina è ottenibile anche l’entrecôte di cervo, una vera delicatezza che si contraddistingue per il suo gusto pronunciato e caratteristico

L’autunno è la stagione degli amanti della selvaggina

Inoltre, questa tipologia di carne risulta povera di grassi ma ricca di proteine Il pezzo è ottenuto dalla lombata, una parte della schiena dell’animale, proprio come il manzo Oltre alla Nuova Zelanda, la carne di cervo proviene anche dalla Germania, dove gli animali sono catturati in libertà, nel rispetto di severe direttive

La preparazione dell’entrecôte di cervo è semplice e richiede poco tempo Può essere cucinata sia alla griglia che in padella e va servita idealmente rosata all’interno Rispetto ad altre carni rosse, cuoce più velocemente, pertanto è bene non perderla mai di vista durante la cottura, per evitare che indurisca

Azione 25%

Entrecôte di cervo

Germania, al banco, per 100 g, Fr 5 85 invece di 790

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La ricetta Entrecôte di cervo in mantello di pancetta e arance amare

Ingredienti per 4 persone

• 4 entrecôte di cervo di ca 120 g

• sale

• pepe

• 2 cucchiai di confettura di arance amare

• 16 fette di pancetta da arrostire

• 500 g di fagiolini

• 1 cipolla

• 2 spicchi d’aglio

• 2 cucchiai di burro

• 2 rametti di origano

Preparazione

Scaldate il forno statico a 120 °C Salate e pepate le entrecôte Spalmatele di confettura

Avvolgete ogni entrecôte con quattro fette di pancetta Scaldate la padella e rosolate la carne per 1-2 minuti Trasferitela su una teglia rivestita di carta da forno e cuocete al centro del forno per ca 15 minuti Nel frattempo, mondate i fagiolini Lessateli per ca 5 minuti

In un periodo in cui molti prodotti

si

assomigliano, coltiviamo con passione la differenza.

Il formaggio svizzero è diversità Perché ha dentro di sé la nostra essenza

in abbondante acqua salata, finché s’inteneriscono appena Scolateli e fate sgocciolare

Tritate la cipolla e tagliate l’aglio a fettine Soffriggete entrambi nel burro

Aggiungete i fagiolini e terminate la cottura per ca altri 2 minuti Insaporite con sale e pepe Servite la carne con i fagiolini e cospargete di origano Accompagnate con spätzli o tagliatelle

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Le sorprendenti piante del sentiero di Gandria

Territorio ◆ È stata da poco pubblicata una guida botanica che descrive 100 delle oltre 400 specie che si possono incontrare in questo piccolo angolo di Ticino dal particolare microclima

«Lugano al verde» è un progetto pluriennale della città che promuove e valorizza la natura nel centro cittadino, nei quartieri e nelle periferie Ed è proprio in questo contesto che, nel 2015, Nicola Schoenenberger iniziò a mappare la flora del sentiero di Gandria: piante, erbe e fiori Un lungo lavoro, appassionante e sorprendente, che ha condotto il botanico, oggi direttore del Giardino botanico di Ginevra, tra le oltre 400 differenti specie vegetali presenti, delle quali una sessantina minacciate o potenzialmente minacciate (secondo la Lista Rossa svizzera) e una quindicina protette a livello federale o cantonale Muovendosi lungo il percorso che costeggia per circa un chilometro e mezzo il Ceresio, da Castagnola a Gandria, Schoenenberger ha individuato e scoperto la ricca flora, volgendo lo sguardo pochi metri a destra o a sinistra del tracciato stesso In un esiguo territorio ritroviamo circa il 12% della flora spontanea del nostro Paese, oltre che un gran numero di specie ornamentali di parchi e giardini

Le sue osservazioni sono quindi confluite in schede descrittive, progressivamente divulgate sul sito luganoalverde ch per poi sfociare, una volta raggiunto il numero prefissato delle 100 specie, in un piccolo libretto O meglio una guida botanica, destinata non solo agli esperti in materia, ma interessante per tutti gli amanti della natura e dell’ambiente

Le oltre 250 pagine della Piccola flora del Sentiero di Gandria (già tradotta anche in francese, tedesco e inglese) sono state pubblicate lo scorso giugno dalla Città di Lugano in co-

edizione con le Edizioni Casagrande e sono state presentate in diversi contesti, inclusa una mostra temporanea lungo la centrale Contrada di Verla nel mese di luglio Anche in quell’occasione era possibile avere un assaggio dell’opera e lasciarsi invogliare alla lettura e a visitare il territorio, alla scoperta di queste piante che, come indicato dall’autore, costituiscono una diversità floristica eccezionale

Specie che si trovano lungo il sentiero, alcune più facilmente di altre, alcune limitatamente a pochi luoghi o a determinati periodi, ma tutte scovate e fotografate dall’autore sul posto Schoenenberger le ha descritte e raccontate nelle sue schede, poi raggruppate e riviste in funzione della pubblicazione, curata dalla città di Lugano e completata da un’introduzione, da una serie di interessanti note illustrate e da un glossario tecnico che aiuta a comprendere alcuni termini tecnici utilizzati

Come la mirmecoria, la caratteristica di alcune piante di «sfruttare» le formiche per la diffusione dei propri semi, in aggiunta o al posto del vento, di altri insetti o animali È il caso della Campanula a foglie di pesco o del Cappero comune, con quest’ultimo a testimoniare la straordinarietà del luogo: «Un lembo di Mediterraneo trasposto in una vallata alpina», come leggiamo nella scheda Oltre che la diversità, colpiscono pure i differenti stratagemmi utilizzati dalle specie per adattarsi, sopravvivere o diffondersi nell’ambiente Un esempio è il Gigaro chiaro, capace di generare calore e simulare così un fetore per attirare nella sua inflorescenza i moscerini, poi utili all’impollina-

zione Come descritto nella scheda, questa pianta erbacea, presente lungo il sentiero di Gandria, può riscaldarsi fino ad alzare di 25°C la temperatura dell’aria circostante e, altra particolarità, la sua stagione inizia in autunno Alle astuzie vegetali s ’aggiungono anche quelle di alcuni insetti, abili a trovare alternative alle particolarità di alcune specie È il caso di alcuni bombi che, di fronte alla coriacea Cicerchia primaticcia, hanno scovato una soluzione per nutrirsi del suo polline: invece che aprire faticosamente il fiore, bucano la corolla ai lati, prelevando il nettare senza in

cambio garantirne l’impollinazione Queste e molte altre particolarità si scoprono sfogliando la piccola guida sulla flora del Sentiero di Gandria, la cui ricchezza è dovuta a diversi fattori che creano un microclima particolare, uno tra i più caldi della Svizzera Gli elementi favorevoli a queste condizioni eccezionali sono per esempio le rocce a strapiombo con un ’esposizione a sud, il suolo calcareo, la presenza del lago quale elemento mitigante e un ’ubicazione particolarmente riparata dai venti Situato tra i 280 e i 300 metri di altitudine, il sentiero offre dunque una situazione partico-

larmente favorevole per la diffusione e la crescita di una flora variegata, che non trova altrove i presupposti di vita ideali A beneficiarne ci sono queste oltre quattrocento specie, legnose o erbacee, indigene ma anche esotiche Il Fico d’India di Engelmann è per esempio una delle «icone del sentiero di Gandria», come è presentato dall’autore nella scheda a pagina 110 Usato come pianta ornamentale o da siepe, fu introdotto dall’America e cresce ormai da moltissimi anni anche qui, verosimilmente l’unico luogo in Svizzera dove prospera spontaneo e in grandi quantità Sfogliando la guida, frutto di un progettocuratodaEleonoraBourgoin e Magda Mandelli per il Servizio comunicazione e innovazione digitale della Città di Lugano, è facile lasciarsi trasportare nell’affascinante mondo della botanica e di tutti gli elementi che l’accompagnano Non resta pertanto che andare in visita alla regione, peraltro ricca di altri spunti naturalistici Oltre alla presenza del noto sentiero dell’ulivo, la località Trivelli risulta iscritta nell’Inventario federale dei prati e pascoli secchi di importanza nazionale, mentre i 148 ettari tra Gandria e dintorni fanno parte nell’Inventario federale dei paesaggi, sitiemonumentinaturalid’importanza nazionale A plasmare quest’angolo di territorio sono poi di certo anche la tranquillità e il silenzio, che accompagnano alla scoperta delle sorprendenti piante del sentiero di Gandria

Bibliografia Nicola Schoenenberger, Piccola flora del sentiero di Gandria Edizione Casagrande 2024

Un’anatra tuffatrice alleata dei nostri laghi

Mondoanimale ◆ La moretta, questo il suo nome, contrasta il progressivo impoverimento della biodiversità lacustre

Maria Grazia Buletti

«La moretta è un ’anatra tuffatrice diffusa in tutta l’Europa settentrionale, ma il suo areale si estende ben oltre, considerato che occupa l’intera Siberia fino al mare di Bering» Sono le parole di Gianni Marcolli, collaboratore monitoraggi ornitologici per Vogelwarte CH e fotografo naturalista, che presenta una delle anatre tuffatrici la cui popolazione europea conta oltre cinquecentomila coppie «concentrate principalmente in Russia, Svezia e Finlandia»

Luoghi climaticamente più rigidi rispettoalnostroterritorio,ragioneper cuil’anatratuffatrice(Aythyafuligula)li ha scelti quale ambiente dove mettersi al riparo dal freddo invernale La morettaèdifattoun’anatramigratriceche viene per l’appunto a svernare in Svizzera nei mesi di novembre e dicembre, rimanendo nei dintorni dei nostri laghi fino a marzo Ma in realtà la sua importanza trascende ogni suo spostamento, anche perché «in generale, essa nidifica molto poco in Svizzera e, per rapporto all’Europa, registra quantitativi irrisori Basti pensare che i conteggi europei di Birdlife International si situano tra le 551mila e le 742mila morette nidificanti, a fronte delle 160/280 coppie che nidificano in Svizzera (delle quali pochissime si presume nidifichino alle nostre Bolle di Magadino)»

Dati più specifici e ufficiali inerenti alla media degli ultimi dieci anni indicano che, per quanto attiene al Canton Ticino: «Sul Verbano, dove risulta crescente, si sono contate in media 163 morette, mentre sono 120 quelle sul Ceresio, dove però il quantitativo tende a diminuire» Malgrado la sua modesta presenza e l’esiguo tempo in cui essa si ferma in Svizzera a nidificare, la moretta riveste una grande importanza nella regolazione della nostra biodiversità lacustre, e proprio qui sta il suo immenso pregio: «Così come il moriglione (ndr: un ’altra anatra tuffatrice), la moretta è la principale antagonista dei mitili lacustri invasivi che hanno recentemente infestato i laghi svizzeri, con danni alle infrastrutture subacquee e con un progressivo impoverimento della biodiversità lacustre»

Pensiamo subito alla cozza quagga (vedi articolo «Azione», Mondoanimale, del 5 agosto 2024) e riceviamo conferma dal nostro interlocutore che è anche della quagga che si nutre

la moretta: «Per la ricerca di cibo, essa si immerge solitamente a 4 o 5 metri di profondità, anche se occasionalmente può spingersi fino a 14 metri» Marcolli spiega che l’immersione dura solo tra i venti e i quaranta secondi, ma è sufficiente a fare razzia di cozze

quagga (Dreissena rostriformis bugensis) e Zebrata (Dreissena polymorpha): «Una moretta ha attività sia diurna sia notturna e nelle 24 ore si immerge più di cinquecento volte, fino a catturare complessivamente più di tremila mitili pari a un chilogrammo e mezzo di cibo, corrispondente a più del doppio del suo peso corporeo» Ciò la rende preziosa alleata della regolazione dell’ecosistema lacuale per quanto attiene all’invasiva cozza quagga: «Nel corso di un singolo inverno monitorato da Vogelwarte, le anatre tuffatrici (oltre alla moretta, alcunimoriglioni,folagheealtremigratrici più rare) hanno pescato più del 90

percento di cozze, fino a quattro metri di profondità Ma si è pure notato, ad esempio, che nel lago di Costanza sono riuscite a raggiungere i dieci metri laddove potevano, malgrado l’irregolarità del fondo lacuale» Ad ogni modo, l’esperto sottolinea che si è constatato come a fine inverno le cozze presenti a quattro metri di profondità erano davvero pochissime: «Queste si ripopolano in parte a primavera, quando le morette migrano per altri lidi, salvo poi ritornare ad autunnoinoltratoeriprendereanutrirsene» Anche se si è osservato che alcune di esse sono diventate stanziali e non partono per la migrazione Una situa-

zione che «fa gioco» alla regolazione della quagga, anche durante i mesi in cuilamaggiorpartedimoretteemigra altrove:«Durantel’inverno,quest’anatratuffatricedevesostenereunviaggio di 4–5 mila chilometri e perciò prima deve riuscire a nutrirsi anche per accumulare grasso Si è notato però che a fine stagione alcune morette avevano addirittura perso peso e questo avrebbe impedito loro di effettuare la lunga migrazione che le aspettava Sono proprio questi individui a restare qui e a nidificare da noi; in un certo senso, possiamo dire che decidono di non partire perché sentono di non essere né pronte né in grado di affrontare un viaggio così lungo, perché richiederebbe una grande energia assicurata dall’accumulo di grasso che non sono state in grado di fare Dunque, restano qui da noi, anche se soffrono il caldo, e continuano a nutrirsi di mitili come la quagga» In definitiva, si può affermare che questo è un chiaro esempio di come la natura riesca ad attuare strategie per regolare l’habitat e il suo ecosistema: «Siccome moretta e moriglione risultano essere naturali antagonisti molto importanti contro la prevista espansione della quagga, sono due specie che dovrebbero essere tutelate» Così conclude Gianni Marcolli

Moretta, maschio adulto, Bolle di Magadino marzo (Gianni Marcolli)
Buphthalmum salicifolium, specie prossima alla minaccia a Sud delle Alpi

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«Alla fine, uno scienziato svedese che si presentò come Gunnar Öquist venne al telefono e mi disse che avevo vinto il premio Nobel per la Chimica [ ] risposi che non potevo crederci anche se il suo accento svedese era molto convincente» Ma fu invece così, che nel dicembre del 2009, Venki Ramakrishnan – fisico di formazione quando era un giovane studente indiano cresciuto nel Gujarat, diventato poi biologo molecolare negli Stati Uniti, dove giunse nel 1971 – sedette accanto alla principessa Vittoria, in attesa di ricevere la medaglia del Nobel da Carl Gustav XVI L’importanza che in questi anni stanno avendo i «medicinali a RNA» ha dato una rilevanza ancora maggiore al lavoro pionieristico di Venki Ramakrishnan, che ricevette il premio Nobel assieme a Thomas Arthur Steitz e Ada Yonath per i suoi studi sulla struttura e sulla funzione dei ribosomi È infatti all’interno dei ribosomi che avviene qualunque tipo di sintesi proteica, anche quella – lo abbiamo appreso in anni recenti – che consente di dotare il nostro sistema immunitario degli anticorpi necessari per far fronte alle aggressioni virali

E chi, tra la fine degli anni Novanta e primi anni del decennio successivo, s’impegnò a studiare la struttura dei ribosomi – fino ad allora pressoché ignoti – compì un’impresa straordinaria, tanto più in quanto gli strumenti d’indagine erano a tal segno inadeguati, da costringere scienziati come quelli che ricevettero l’ambito premio a escogitare espedienti nuovi di giorno in giorno

La storia di come si giunse a comprendere la struttura dei ribosomi e come essi fanno a produrre le proteine è descritta in La macchina del gene, di Venki Ramakrishnan L’autore intreccia tre linee narrative: le sue vicende di scienziato nomade tra gli Stati Uniti, l’Inghilterra e l’Europa continentale, la competizione per decifrare la struttura dei ribosomi, e la ricostruzione storica dei contributi che alla ricerca diedero gli scienziati che lo precedettero

I ribosomi sono una specie di crocevia della vita e fungono da collegamento tra i nostri geni e le proteine Un gene, infatti, è un pezzetto di DNA che contiene l’informazione necessaria per produrre una determinata proteina Sebbene gli aminoacidi siano solo di venti tipi diversi, la varietà delle proteine è molto ampia e dipende tanto dalla lunghezza della catena così come dal tipo di amminoacido Compito dei ribosomi è proprio quello di assemblare le proteine di cui abbiamo bisogno, eseguendo le istruzioni provenienti dal DNA, pervenute loro grazie all’RNA messaggero Nel suo schema generale, questo meccanismo era noto già nella seconda metà degli anni Sessanta, tuttavia il ribosoma non era una molecola semplice e la sua struttura intimoriva molti Si sapeva che era composto di due unità, ma si aveva solo una vaga idea di come funzionassero

Negli anni Ottanta divenne più chiaro il funzionamento delle due subunità di questa macchina molecolare: «La subunità piccola si lega all’mRNA contenente l’informazione genetica, mentre la subunità grande in pratica cuce insieme gli aminoacidi trasportati dal tRNA per formare una proteina» Alla fine degli anni Ottanta era chiaro che, se avessimo compreso come gli antibiotici si legano ai loro ribosomi, avremmo po-

tuto progettare farmaci nuovi e migliori Si trattava, pertanto, di trovare il modo di studiare dettagliatamente la morfologia dei ribosomi e il loro funzionamento in quanto macchina molecolare

Nelle scienze della vita, la cristallografia è la disciplina che ha permesso di studiare le strutture tridimensionali delle proteine; sicché anche i ribosomi ne furono oggetto di studio «Tuttavia – scrive Ramakrishnan – alla fine degli anni Ottanta nessuno dei cristalli si era dimostrato abbastanza buono da permettere di ricostruire la struttura atomica di una delle due subunità del ribosoma, per non parlare di tutto l’organello»; e gli sforzi prodigati da Ramakrishnan, passando da un laboratorio all’altro, qua e là dell’Atlantico, furono tesi proprio a procurarsi un cristallo di ribosoma a tal segno definito, da permettere l’esame di ogni atomo della molecola

In quegli stessi anni, aveva cominciato a essere presa sul serio l’idea del «mondo a RNA» perché si era scoperto che, miliardi di anni or sono, i mattoncini costituenti l’RNA potevano essere ottenuti da sostanze chimiche semplici: «il ribosoma – congetturava Ramakrishnan – poteva essere comparso in un mondo dominato dall’RNA, ma poiché sapeva produrre proteine divenne una sorta di cavallo di troia»

Mentre erano in corso queste riflessioni sulla vita prima della comparsa del DNA – nello sviluppo delle quali ebbe un rilievo particolare il biologo statunitense Carl Woese –, anche l’attività pratica dei cristallografi continuò a perfezionarsi, in particolare sviluppando una nuova tecnica che prevedeva la congelazione dei cristalli allo scopo di conferir loro la stabilità necessaria per lo studio dettagliato

In competizione per ottenere il premio Nobel, a metà degli anni Novanta vari centri di ricerca avevano individuato il meccanismo di base di come funzionano le due parti che costituiscono la macchina dei ribosomi: «Se il compito centrale della subunità 50S era catalizzare l’unione degli aminoacidi uno dopo l’altro per formare una catena proteica, il lavoro corrispondente svolto dalla subunità 30S era assicurarsi che il codice genetico

dell’mRNA venisse letto e tradotto in modoaccurato» Laconoscenzaprecisa del funzionamento delle due strutture della macchina ribosomiale poneva le condizioni grazie alle quali le aziende farmaceutiche avrebbero potuto progettare nuovi antibiotici

La macchina del gene non è un saggio scientifico e non ne ha l’oggettività: è la narrazione in prima persona di uno scienziato in corsa per il premio Nobel, casualmente messosi a studiare il ribosoma La traiettoria delle conquiste scientifiche ottenute

in quest’ambito dalla metà degli anni Ottanta sino al 2009 avrebbe potuto essere raccontata in un altro modo dai due altri scienziati che ottennero il prestigioso premio assieme a Ramakrishnan, ma se il libro è di lettura appassionante è anche perché la descrizione delle scoperte non è mai disgiunta da quella delle forti emozioni provate di fronte ai successi e alle sconfitte; alle sempre nuove strategie per trovare soluzioni tecniche innovative, ma anche quelle per far fronte al proprio stato di delusione per i fallimenti. Il racconto di Ramakrishnan descrive scienziati in competizione, eppure il premio esteso a tutt’e tre significa che l’odierna impresa scientifica è intrinsecamente collettiva

Rispetto agli anni in cui operò Ramakrishnan, la microscopia elettronica ha fatto enormi progressi: «È in atto una nuova rivoluzione nella visualizzazione delle molecole biologiche e infatti quasi ogni settimana vengono descritte nuove strutture straordinarie» I vaccini a mRNA in corso di sviluppo sono stati resi possibili proprio grazie alla conoscenza dettagliata di una struttura tra le più importanti contenuta nelle nostre cellule: il ribosoma, ponendoci nella condizione di «editare» le proteine prodotte all’interno delle nostre cellule – in pratica affiancando il lavoro del DNA

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L’importanza di curare anche chi cura

Incontri ◆ A colloquio con la dottoressa milanese Franca Fossati Bellani, domani a Lugano nell’ambito del seminario La famiglia che cura, organizzato dall’Associazione Triangolo e dalla Fondazione di ricerca pisco-oncologica

Un seminario per approfondire il delicato tema della famiglia curante, di chi, in altre parole – ed è accaduto a molti di noi – si ritrova, oltre che nel proprio ruolo di destinatario e mittente affettivo, anche in quello di colei o colui che deve curare, assistere, consolare Un doppio ruolo che, se da una parte permette alla persona colpita da malattia di circondarsi di un ambiente famigliare, dall’altra presenta sfide non indifferenti, portando con sé un importante carico di oneri Sono questi i temi intorno a cui verterà la giornata di interventi riuniti sotto il titolo La famiglia che cura La famiglia curata La famiglia che si cura, organizzata dalla Fondazione di Ricerca Psico-oncologica di Lugano in collaborazione con l’Associazione Triangolo (Volontariato e assistenza per il paziente oncologico) I seminari, giunti quest’anno alla 25esima edizione, si prefiggono di affrontare «il problema della centralità della persona nelle cure, approfondendo il significato e il senso della prassi medico-sanitaria contemporanea»

A intervenire a Lugano, saranno una serie di esperti di caring in ambito psico-medico, che prenderanno in esame le diverse sfaccettature legate alla cura in famiglia In quello che vuole essere un seminario rivolto a medici, operatori sanitari e sociali, volontari e interessati, e che non si limiterà all’ambito oncologico, si affronteranno anche aspetti legati all’Alzheimer (Il paziente Alzheimer nella quotidianità della famiglia), all’autismo (Le sfide dell’autismo) e alla psichiatria (I famigliari del paziente psichiatrico)

Fra gli ospiti che si alterneranno a Lugano, vi sarà anche l’oncologa pediatrica milanese Franca Fossati Bellani che, entrata come prima donna medico all’Istituto dei Tumori di Milano nel 1967, dell’oncologia pediatrica ha scritto un pezzo di storia Lo spirito pionieristico con cui, negli anni, ha lottato per lo sviluppo di un reparto pediatrico all’interno dell’istituto milanese, le ha permes-

so, nell’arco di una lunga carriera, di curare oltre 5’000 pazienti, (per i quali era «la dottora») in un rapporto che andava ben al di là della mera assistenza medica Non a caso, il titolo del libro che ha scritto insieme ad Agnese Codignola è Curare i bambini è la mia medicina (ed Solferino)

DottoressaFrancaFossatiBellani, nelsuointerventoleiparleràdi«casainospedale»e«ospedaleincasa», ossiadiquell’interazionetracurae famigliacherappresentaunasorta diconquistaechel’havistaprotagonista Cenepuòparlare?

Per prima cosa le dico che il titolo dato al mio contributo mi piace moltissimo! Seconda cosa, non credo di avere fatto nulla di particolare, se non accogliere un destino professionale che non avevo previsto, non pensavo che avrei mai lavorato nell’oncologia pediatrica Poiché all’Istituto dei Tumori di Milano non vi era un reparto pediatrico, la mia è stata un ’esperienza di tipo pionieristico, resa possibile anche dall’aiuto e dagli stimoli dei

miei modelli, il professor Umberto Veronesi e il dottor Gianni Buonadonna Quando iniziai, nel 1967, negli Stati Uniti l’oncologia pediatrica era una disciplina in nuce, mentre in Europa c ’ era solo il Gustave Roussy di Parigi Oggi però purtroppo il mondo della medicina sta perdendo la rotta della medicina umanistica, cioè della medicina rivolta all’uomo e non alla malattia a causa di fattori economici, tecnologici, efficientistici e di iperspecializzazione

Inqualchemodoleihadovutoinventarsiunarealtà Comehafatto? Ho tratto ispirazione dai bisogni quotidiani dei bambini, che un tempo venivano allontanati dalle famiglie e lasciati soli nelle pediatrie, come dei reclusi Era una regola che trovavo, oltre che insensata, anche crudele, e allora ho cominciato a lasciare entrare i genitori di nascosto Quando nell’84 con Marco Gasparini, pediatra insuperabile, creammo un reparto interamente dedicato alla pediatria oncologica, stabilimmo che doveva esserci un letto fisso per dare

a un famigliare la possibilità di stare sempre accanto al piccolo paziente ammalato In questo mi è stata di ispirazione una grande mamma, poi attiva nell’associazionismo della Lega tumori per tutta la vita, che un giorno mi disse: «Dottoressa, guardi che questo è mio figlio e io non lo posso abbandonare» Da quel messaggio così semplice io ho capito Ma non ero la sola a pensarla così: anche il portiere dell’Istituto un giorno mi confessò che lui i famigliari dei bambini li lasciava passare anche se erano fuori orario

Ilcoinvolgimentodellefamiglie negliannisièevoluto Il tipo di pediatria che volevo portare avanti desiderava includere assolutamente la famiglia in un senso possibilmente ampio, e questo voleva dire anche dedicarsi alle famiglie perché accettassero il compito di seguire i figli ammalati con competenza e conoscenza Per questo negli ultimi anni ho fatto molte riunioni di formazione per agevolare la partecipazione dei familiari al processo di cura

Macosasiintendeper«spostarela casainospedale»?

Spostare la casa in ospedale è a mio avviso un dovere per tutte le malattie gravi con esigenze di ospedalizzazione L’importanza terapeutica della presenza del calore umano è provata in molti ambiti, come ad esempio le patologie neonatali, ma la vediamo anche negli adulti La casa per me ha un senso più ampio: penso a quando in ospedale abbiamo portato la scuola, il laboratorio artistico, o abbiamo cucito e cucinato, offrendo così uno squarcio di normalità La cosa più bella è sentirsi dire dai parenti di un piccolo paziente che da noi si sentono a casa Sono convinta dell’importanza di creare situazioni di ottimizzazione della presenza delle persone in un ambiente dove c’è un grande dolore

Latecnologiapotràavereunruolo inquellochechiamainvece «l’ospedaleincasa»?

Io credo che l’ospedale in casa in quanto tale sia un po ’ un ’utopia, poiché sono cambiate le condizioni economiche, sociali, abitative e culturali: è raro che in una famiglia qualcuno possa garantire la propria costante presenza a casa Non dobbiamo dimenticare che l’ospedale in casa può comportare anche dei rischi, come la solitudine, la mancanza di una retribuzione per il curante e un sovraccarico emotivo Per contro molto si potrà fare con i mezzi tecnologici nell’ambito del rapporto famiglia-struttura sanitaria; in Australia, per esempio, hanno cominciato prestissimo a creare le competenze in questo senso In fondo si tratta di un ’opportunità per tutti i campi

Dove e quando

La famiglia che cura La famiglia curata La famiglia che si cura 1 ottobre, Lugano, Palazzo dei Congressi 9 00-16 00 Intervento della dr ssa Franca Fossati Bellani Dalla «casa in ospedale» e quale «ospedale in casa», ore 9 35 www triangolo ch

Pablo De Santis

Chi vuole diventare detective?

Edizioni Parapiglia (Da 11 anni)

Ad Alfa City, città labirintica e visionaria, si dipana questa storia, immersa in atmosfere fantastiche, argute e oniriche, che possono ricordare Borges, scrittore con cui De Santis condivide le origini, essendo anch’egli argentino, ma che mettono in scena personaggi ragazzini, perché è ai ragazzi che è rivolto questo giallo Non è la prima volta che De Santis (autore peraltro anche di apprezzati libri per adulti, polizieschi filosofici e fantastici, pubblicati ad esempio da Sellerio) scrive per i più giovani Del 2010 era l’interessante Il ragazzo che scrisse l’enciclopedia di se stesso, tuttora in catalogo da Salani, in cui protagonista è Gabriel, un ragazzo affascinato dalle enciclopedie: affascinanti riassunti del multiplo, «summae» di tutto, nel loro ordine alfabetico le enciclopedie accostano le voci più diverse, creando accostamenti strani, nuove possibilità di vedere il mondo Pre-

so dall’entusiasmo, Gabriel decide di scrivere un ’enciclopedia su ciò che gli è più familiare: se stesso Ma la sua vita scorre troppo lentamente perché egli possa sperimentare tutto E allora si recherà a «Summa, la città in cui le cose accadono in fretta»

Stavolta la città fantastica, in cui recarsi attraverso un portale che dal nostro qui e ora porta in quell’Altrove, è appunto Alfa City, dove Ruy è invitato grazie a un volantino trovato per terra: «Cinque ragazzi saranno invitati a entrare nella città segreta: Alfa

City Ognuno di loro dovrà indagare su un delitto Colui che risolverà il vero enigma sarà il vincitore Finora nessuno è mai riuscito ad arrivare in fondo al mistero» Condotto lì insieme ad altri quattro coetanei da un misterioso Caronte con cappello e armonica, di nome Decan Lux, Ruy dovrà districarsi tra indizi, trappole e misteri, per risolvere l’enigma Anzi, prima ancora egli deve capire qual è il vero enigma Ricco di citazioni dai più celebri romanzi gialli, sia nelle situazioni-tipo, sia nella toponomastica di Alfa City, questo libro omaggia il genere e al contempo lo rende diverso, grazie a una narrazione insolita che apre percorsi innovativi

Silvia Borando Se ti dessi mezza mela Minibombo (Da 4 anni)

Con lo stile scanzonato e ironico che le è proprio, Silvia Borando ci offre con questo nuovo albo un ’altra storia sagace, in cui il suo umorismo viene valorizzato a ogni pagina, brillan-

do nel colpo di scena del finale, che capovolge totalmente punto di vista e granitiche certezze dello scoiattolo Scoiattolo che avevamo già conosciuto – con un meccanismo analogo

nell’altrettanto divertente Se incontrassi un orso, albo vincitore del Premio Nati per Leggere 2022, categoria «Crescere con i libri», e inserito nella Ibby Honour List Italia 2023 Entrambi i titoli sono periodi ipotetici lasciati in sospeso, se incontrassi, se ti dessi, congiuntivi rimuginati in soliloquio dal petulante scoiattolo,

che in questo caso ripete (a se stesso e all’elefante che gli chiede mezza mela) «quando si ha qualcosa, è meglio tenersela tutta per sé!» Però poi rilancia riducendo la richiesta: forse posso darti metà della metà, anzi no, metà della metà della metà, o meglio ancora metà della metà della metà della metà in quel gioco iperbolico iterativo che ai bambini piace moltissimo perché possono partecipare alla vicenda intuendo a ogni pagina il rimpicciolimento progressivo del pezzetto concesso di mela, che diventa vieppiù minuscolo Ma sarà, come dicevamo, il finale a portare la sorpresa, e anche un ’allegra lezione di vita allo scoiattolo Anzi no, non allo scoiattolo, il quale, come nella storia dell’orso, non se accorge neppure (e questo aggiunge humour), ma ai piccoli divertiti lettori E questa sorpresa arriverà non dalle parole, ma semplicemente da un allargamento di campo dell’immagine, dove si vedrà qualcosa che prima non si vedeva E far vedere cose che prima non si vedevano è compito di ogni buon libro

A Franca Fossati Bellani si deve la nascita dell’oncologia pediatrica in Italia
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L’altropologo

Mevlana Rumi, mistico globale

È oggi il poeta più letto negli Stati Uniti, ma altrove è forse più noto come il fondatore dei notissimi Dervisci Rotanti, noti alle platee occidentali che conoscono forse più le loro ipnotiche danze estatiche che non le dottrine mistiche del Maestro ispiratore Mevlana significa, in persiano, Il Maestro, e il persiano fu la lingua preferita da Rumi nella sua prolifica scrittura poetica accanto al turco, all’arabo e al greco Manca all’appello solo il genovese, dal momento che passò la maggior parte della sua vita a Konya, capitale del Sultanato turco-persiano di dinastia Selgiuchide dal 1096 Al tempo della morte di Rumi il 17 dicembre 1273 l’ex Sultanato di Konya dal 1243 era diventato uno stato vassallo dell’Impero Mongolo pur mantenendo un certo grado di autonomia dal Khanato Strategicamente posizionata all’incrocio e smistamento delle rotte carovaniere della Via della Seta – una sorta di ca-

polinea viario che i Mongoli avrebbero cavalcato come un ’autostrada seguendo la roadmap già segnata dai Turchi – Konya, dove la presenza dei mercanti genovesi era cospicua, era allora un emporio globale dove si incrociavano lingue e culture, religioni e letterature – così come peraltro era stato da sempre in quella straordinaria regione che è l’Anatolia – odierna Turchia

Con gli scavi di Catal Hoyuk, non lontano da Konya, e siti analoghi che continuano ad affiorare, la regione si qualifica come forse il sito del più antico centro urbano Neolitico (6/7 millennio a C ), protagonista dell’espansione/migrazione che poi produsse Troia e le altre colonie greche L’Anatolia ci ha consegnato le più antiche testimonianze del culto della Dea Madre poi evolutosi nella stessa Anatolia con quello ellenico di Artemide/Ecate Era questo un culto antichissimo contro cui si sarebbe sca-

La stanza del dialogo

La relazione tra i sessi oggi

Gentile Silvia, letto il suo articolo dell’edizione 36 di Azione, mi permetto di scriverle esprimendo una mia ipotesi che non supporta quanto ha espresso appunto in quell’articolo Se davvero le ragazze fanno gruppo e non si relazionano con i maschi per la paura di abusi mi viene da chiedere perché fanno a gara ad essere attraenti e si siliconano a 20 anni, quando appunto l’istinto a quell’età dovrebbe essere quello dell’innamoramento o perlomeno la ricerca di un ragazzo? Dal mio punto di vista il problema è dato dal fatto che la società di oggi si lascia influenzare dall’estetica estremizzata e inculcata dai social Ilmaschiovedetuttequeste«bambole» tutte uguali e in gara con sé stesse per trovare il più bello del reame, e si sente a disagio e fuori competizione diventando aggressivo (chiaramente senza giustificazione) creando un parere indi-

scriminato di maschi violenti La parità dei sessi, invoglia ancor di più le ragazzeasedurreilmaschiosessualmentee psicologicamente: se l’uomo lo fa per l’istinto di procreare (innato), la donna lo fa per dimostrate la parità dei sessi e per dimostrare che potrà trovare il maschio più bello, sconvolgendo questo meccanismo innaturale Saluti / L.C.

Gentile signor L C , innanzitutto grazie di aver riflettuto sulla lettera precedente e di averci espresso le sue riflessioni

Che le donne in generale, e non solo le ragazzine, abbiano paura di trovarsi sole di notte o in strade deserte, seguite da uomini che non conoscono, lo ammettono tutte, a qualsiasi età Nelle società patriarcali, o peggio ancora, teocratiche, la soluzione era e in certi Paesi è ancora, racchiuderle in casa, obbligarle a vestirsi, co-

La nutrizionista

Contro

gliato lo stesso San Paolo rischiando grosso: ad Efeso il santuario di Artemide era business fiorente e i buoni efesini vedevano di malocchio chi andasse a far confusione – così come avevano capito gli Ebrei che lì avevano messo radici mercantili all’alba del cristianesimo Col IV secolo assistiamo alla straordinaria fioritura del monachesimo cristiano della Cappadocia, regione adiacente a Konya: Basilio di Cesarea (oggi Kayseri); Gregorio di Nissa (oggi Nevsehir) e Gregorio di Nazianzo (oggi Bekarlar, nella Cappadocia Occidentale) furono i tre Dottori della Chiesa di cultura greca che proponevano un tipo di cristianesimo in dialogo con (e non antagonista come in San Pietro e anche nel peraltro ellenizzato San Paolo) tanto la cultura come la filosofia greca classica che il cristianesimo avrebbe dovuto portare a compimento Queste certo affrettate, più che sintetiche annotazioni (l’Al-

tropologo chiede venia) per arrivare a dire che a partire da quello che potremmo definire – parafrasando Braudel e gli storici degli storici Annales – la «lunghissima durata» della Storia, l’odierna Turchia è stata un crogiolo di civiltà con pochi riscontri altrove nel mondo Mevlana Rumi, mistico islamico, resta noto nel mondo come – appunto «Rumi» che significa «il Romano» Nato in Afghanistan o Tagikhistan il 30 settembre 1207 da una famiglia di intellettuali islamici che poi si trasferì a Samarcanda quando Rumi aveva cinque anni Avendo fatto base a Konya, Rumi prese il nome col quale è passato al secolo per il fatto che Konya era stata provincia bizantina – dunque «Romana» fino alla battaglia di Mairikert (1071), quando i Selgiuchidi turco-persiani si erano affrancati dai bizantini dei quali erano stati tributari e alleati Il legato storico e culturale dei decenni

di convivenza – diciamo pure «vivace» – fra bizantini/cristiani/romani e selgiuchidi turco/persiani/musulmani in quello straordinario crogiolo di civiltà che è stata l’Anatolia Centrale si riscontra nella raccolta delle liriche di Rumi incentrate sull’amore di e per Allah, nota come Masnavi (Distici Spirituali) Chi li leggesse oggi fianco a fianco con le liriche dei monaci di Cappadocia farebbe fatica a distinguere la poetica dei mistici islamici da quella della controparte, meglio: dei colleghi cristiani I Dervisci Rotanti nacquero subito dopo la morte di Rumi Sulla falsariga dei Monaci Mendicanti Cristiani (derviscio sta per «povero mendicante») sono un ’espressione del sufismo (la tradizione mistica dell’Islam) che, come tale, è sempre stata sospetta al fondamentalismo ortodosso di ogni tempo e Paese Grazie a Dio, però, come in ogni tempo e Paese, i mistici si capiscono al volo, ruotando

prirsi, secondo rigorosissimi dettami, pena durissime punizioni, che possono arrivare sino all’uccisione Per fortuna viviamo in società democratiche dove, dopo proteste e lotte, è stato riconosciuto a entrambi i sessi, nei limiti del pudore, di abbigliarsi e atteggiarsi come meglio credono Naturalmente esistono degli eccessi, ma la maggior parte delle donne non ricorre a interventi operatori estetici se non per motivi di lavoro, come quelle impegnate nell’ambito dello spettacolo e della moda

In certi casi, è vero, vi sono adolescenti che si sottopongono a prematuri rimodellamenti ma, in questi casi, i medici più coscienziosi rinviano l’operazione cercando di convincere le madri a non accondiscendere ai loro ricatti È vero comunque che questa società sopravvaluta l’aspetto fisico a scapito

di quello psichico e morale Lei osserva acutamente che ne consegue una omologazione per cui le donne diventano tutte «bambole» Basta vedere che in Tv le esperte (mediche, psicologhe, giuriste) vengono convocate soltanto quando sembrano partecipanti a un concorso di bellezza Da sempre le donne curano il loro aspetto, ma non solo per piacere agli uomini, per sedurli In primo luogo lo fanno per sé stesse, perché il corpo fa parte della nostra identità e del riconoscimento che ci attendiamo dagli altri

Lei parla di «istinto» ma noi siamo «esseri di parola» e natura e cultura procedono insieme La pulsione generativa, fisica e simbolica, esiste in entrambi i sessi, ma già Platone, che sta alle radici della nostra storia, attribuiva la prima alle donne, la seconda agli uomini

i calcoli renali, tanta acqua per cominciare

Buongiorno Laura, mio fratello ha avuto di nuovo dei calcoli renali, uno grosso e un paio piccolini, e in famiglia ci si chiede se la produzione di questi sassolini neri abbia a che fare con il cibo o magari con qualche bevanda Cioè: esiste un modo per prevenirli, con l’alimentazione? Abbiamo pensato ad esempio che l’acqua calcarea potrebbe centrare qualcosa (anche se quella del rubinetto, della nostra zona, è molto dolce, ci hanno detto) Magari gli energy drink, che sono pieni di sali minerali? Esistono cibi da evitare? / Stefy

Buongiorno Stefy, effettivamente la produzione di sassolini renali può essere influenzata dall’alimentazione e dalle bevande assunte Esistono vari tipi di calcoli renali e le loro cause possono variare I seguenti consigli dietetici mirano a ridurre la maggior parte dei fattori di

rischio riducendo la sovrasaturazione delle urine principalmente per l’ossalato di calcio, il fosfato di calcio e l’acido urico

Tra le raccomandazioni più importanti, vi è l’aumento dell’assunzione di liquidi: bere una quantità adeguata di acqua è fondamentale per diluire le sostanze chimiche nelle urine che possono formare i calcoli

Ricordo che la funzione principale dei reni è quella di originare l’urina a partire dal sangue, permettendo di rimuovere le scorie esistenti nell’organismo, e si è visto che per ogni 200 ml di liquidi consumati al giorno, è stata riscontrata una riduzione del 13% del rischio di formazione di calcoli

Naturalmente si parla di acqua perché le bevande analcoliche gassate e zuccherate, contengono una media di 150 calorie per 350 ml e sono spesso dolcificate con fruttosio Il

fruttosio può aumentare l’escrezione di calcio, ossalato e acido urico, ed è per questo associato a un rischio più elevato di calcolosi renale Un altro importante punto è quello di ridurre l’assunzione di sodio, poiché oltre a creare ipertensione, pericolosa anche per i reni, può aumentare l’escrezione di calcio nelle urine aumentando il rischio di calcoli

Sebbene l’assunzione giornaliera di sodio necessaria per l’omeostasi del corpo sia di circa 0,5 g (21,8 mmol), viene normalmente ingerito in dosi più elevate L’assunzione media giornaliera nella popolazione svizzera è di 8,7 ± 3,6 g al giorno In media, le donne ne consumano 7,4 g e gli uomini 9,9 g Il minimo registrato è di 1,3 g al giorno, mentre il massimo è di 26,5 g In tutte le fasce d’età si riscontra una differenza tra i sessi Un singolo cucchiaino di sale da cucina contiene circa 2,3 g (100 mmol) di

sodio, che rappresenta la dose giornaliera massima raccomandata Via libera quindi a erbette e spezie per condire gli alimenti

Un altro punto importante è mantenere un ’assunzione equilibrata di calcio: una bassa assunzione può infatti aumentare il rischio di formazione dei sassolini Questo fenomeno è spiegato dal fatto che il calcio nell’intestino agisce come chelante per diverse sostanze, tra cui l’ossalato, questo vuol dire che si unisce a esso e lo rende meno disponibile per il corpo da assorbire

Anche le proteine animali hanno un ruolo in tutto ciò, un ’elevata assunzione di queste infatti può aumentare il rischio di alcuni tipi di calcoli

Nella nostra società, le donne sono in grado di generare figli e idee, anche se mettere al mondo un bambino impegna più la madre che il padre I due progetti, maternità e realizzazione di sé, vanno portati avanti insieme, senza privilegiarne uno solo Occorre però che la società tutta sostenga le donne in questa non facile impresa Anche convincendole che la nascita di un figlio desiderato arreca una grande felicità, come cerco di testimoniare nel libro L’ospite più atteso

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Inviate le vostre domande o riflessioni a Silvia Vegetti Finzi scrivendo a: La Stanza del dialogo, Azione, Via Pretorio 11 6901 Lugano; oppure a info@azione ch (oggetto «La stanza del dialogo»)

Inoltre pasti con un alto contenuto di carne animale sono anche carichi di purine e queste tendono ad aumentare il carico di acido urico filtrato nei reni È dunque consigliabile ridurre l’assunzione di carne bovina, suina, crostacei, pesce e pollo La carne rossa e quella bianca sono equivalenti nel carico di purine, sono consigliate quindi delle giornate vegetariane durante la settimana Nella prevenzione non ci si deve dimenticare di aumentare anche l’assunzione di frutta e fibre che migliorano la salute renale e aiutano a mantenere le urine più alcaline Attenzione però a quelle ad alto contenuto di ossalati che includono verdure a foglia larga come spinaci, cavoli verdi, barbabietole, ma anche altri cibi come noci, tè, cioccolato e rabarbaro Spero di esserle stata d’aiuto

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Avete domande su alimentazione e nutrizione? Laura Botticelli, dietista ASDD, vi risponderà Scrivete a info@azione ch (oggetto «La nutrizionista»)

di Silvia Vegetti Finzi
di Cesare Poppi
di Laura Botticelli
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TEMPO LIBERO

Portare gli omaggi al «Picco del re» Chiamato comunemente «Gran Zebrù»,questo colosso si trova sul confine tra le regioni del Trentino-Alto Adige e la Lombardia

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Per un pizzico di sapore in più I peperoncini sott’olio aggiungono alla pizza farcita con mozzarella,salame e pomodori una nota piccante,da variare a piacimento

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«Essere davvero, fino in fondo,

Star Wars torna nella versione Outlaws Il nuovo videogioco open world, ricco di azione e avventura,offre una buona esperienza,una trama interessante e un mondo ben costruito

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quello che voglio»

Graphic novel biografiche ◆ «L’inafferrabile» Gigi Meroni e l’immortalità del sogno italiano ai tempi del miracolo economico

Per quanto ormai risaputo e sfruttato fino all’eccesso, il vecchio adagio secondo cui «muore giovane chi è caro agli dei» ha mantenuto intatti fascino e rilevanza poetica, almeno nell’ambito della cultura popolare; e in effetti, anche nel campo delle biografie a fumetti, i personaggi più «gettonati» –ovvero, verso i quali il pubblico prova maggiore curiosità – sono proprio quelli andati incontro a morte prematura Tuttavia, sarebbe troppo facile liquidare tale interesse come dovuto all’antica fascinazione per la cosiddetta «gioventù bruciata» di cinematografica memoria, poiché, in molti casi, la scomparsa precoce dell’eroe sembra quasi costituire parte integrante della sua stessa vicenda umana – come se il tutto fosse già stato prefigurato nell’ambito della propria mitologia e, soprattutto, quale lascito

È senz ’altro questo il caso di un’indimenticabile leggenda del calcio italiano quale è stato Gigi Meroni, giovane fenomeno del Torino degli anni Sessantadestinatoaspegnersiadappena24anniperunbanalequantoassurdo incidente: un evento che, tuttavia, non avrebbe impedito alla sua stella di brillare sempre più fulgida, facendone a tutt’oggi un mito nell’immaginario collettivo di milioni di italiani

È chiaro che una vicenda del genere sembra nata per essere raccontata sotto forma di fumetto – al punto che, ultimamente, sono state dedicate al calciatore ben due graphic novel, la più metafisica delle quali si deve ai tipi diBeccoGiallo,notacasaeditricespecializzata in letteratura disegnata Il volume Gigi Meroni – Il ribelle granata (2010),illustratodaRiccardoCecchettisutestidiMarcoPeroni,sidistingue infatti per il successo nel tratteggiare congraziaeacumelanaturaallostesso tempo sfuggente e magnetica del celebre «numero 7», apprezzatissima ala del Torino, nonché membro di rilievo della nazionale italiana

Personaggio eccentrico e impossibile da classificare, il comasco Luigi (per tutti «Gigi») fu difatti la stella certo più luminosa dell’universo granata nei tempi in cui i calciatori non erano superstar multimiliardarie da jet-set, ma persone ordinarie che, al pari dei comuni mortali, si recavano agli allenamenti in tram – magari, come Gigi, accompagnati da una gallina al guinzaglio

All’epoca, la squadra sembrava essereriuscitaarisollevarsidallatragedia di Superga, che nel 1949 era costata la vita all’intera formazione del «Grande Torino», com ’ era noto allora; e, complice il miracolo economico vissuto dalla penisola nel dopoguerra, Meroni –irriverenteanticonformista,distintosi, in appena una manciata d’anni, per ilcoraggionell’affermarelapropriaindipendenza sitrovòcosìaincarnare lo spirito più ribelle e scanzonato non

solo del calcio italiano, ma anche della società degli anni Sessanta L’eccentricità e la natura fuori dagli schemi di Meroni si riflettono, del resto,nell’eccellentesceltagraficaoperata da Cecchetti, il quale impiega un tratto volutamente sporco e graffiante, in cui grafite e matericità la fanno da padroni e tratteggio e collage rendono il disegno quasi tridimensionale Qui, lasovversionedelleconsueteregolefumettistiche conferisce una natura onirica alla graphic novel, calando la vicenda in una suggestione a cavallo tra impermanenzaeirruentegioiadivivere – in fondo, quello stesso entusiasmo che animava Meroni nel suo reinventare continuamente il gioco del calcio con lo stile estroso che ancora adesso molti gli invidiano

L’intuizionegraficadiCecchetti unita alla scelta, da parte di Peroni, di presentare il percorso di vita del protagonista attraverso l’uso della sua stessa voce narrante – enfatizza ulteriormente la vibrante personalità di cui la figura del calciatore è dotata, immortalandola nella sua accezione più poetica e surreale, perfino metafisica; come avviene in alcune tavole particolarmente suggestive, in cui è lo stesso Meroni a dichiarare: «È domenica mattina e sono nato da poche ore ( ) / e non vedo l’ora di diventare bambino per essere davvero, fino in fondo, quello che voglio»

L’amore per il pallone assume così la valenza quasi mistica di una ricerca non solo professionale, ma anche spirituale, che porterà Gigi a divenire un vero «fantasista», in grado di trasporre nel calcio la propria natura indomita, destinata a tradursi in guizzi di genialità (si veda il suo inarrivabile dribbling) Unadinamicachelematite di Cecchetti, in perfetto sincrono con i testi sognanti di Peroni, tratteggiano con trasporto, conducendo il lettore in un lungo viaggio a ritroso – il quale, partendo dalla morte di Gigi per concludersi con la sua infanzia, ci restituisce tutta la spontaneità del personaggio; del resto, non è un caso che questa

graphic novel sia nata dallo spettacolo itinerante So Much Younger Than Today, racconto teatrale della vita di MeronisullenotedellamusicadeiBeatles, ideato proprio da Marco Peroni per il trio Le Voci del Tempo di Ivrea e messo in scena con la collaborazione di Riccardo Cecchetti Esel’unicolimiteriscontrabilenella messainscenadiIlribellegranatarisiedeforsenell’impiegoquaelàpervasivo dell’immagine fotografica come base del codice grafico, si tratta pur sempre di un artificio comune a molte graphic novel, che non fa che enfatizzare il legame con lo spettacolo teatrale da cui il volume è tratto – ricordandoci come

il protagonista del fumetto sia stato un uomoincarneeossa D’altronde,come afferma Nando Dalla Chiesa, «l’esperienza di Gigi Meroni dimostra che il potere, anche nel calcio, accetta più facilmente la disobbedienza verso le leggicheladisobbedienzaversolacultura dominante»:unafrasecheriassumealla perfezione la brillante parabola della breve vita di Meroni per come illustratadaquestofumettotoccanteedalpotere evocativo assolutamente notevole Ed è opinione di chi scrive che la «farfalla granata» sarebbe stata quantomeno orgogliosa di ritrovarsi protagonista di una biografia come questa; soprattutto, considerando il fatto che

l’innegabilecarismadiMeronilodefiniva già di per sé come affine a un personaggio dei fumetti (magari a un supereroe!),l’irresistibileironiadellacosa non gli sarebbe certo sfuggita Dimostrando come, nella sua arguta fedeltà alla natura «inafferrabile» di Gigi, l’opera di Peroni e Cecchetti rappresenti il mezzo ideale per perpetuare la memoria di una figura unica e, in fondo, irripetibile come quella di uno dei calciatori italiani più amati di sempre

Benedicta Froelich

Sulla cima del Gran Zebrù, il Picco

Alpinismo

◆ Risalire il colosso delle Alpi – il secondo più alto del gruppo montuoso Ortles-Cevedale – in solitaria fino alla vetta, non

Oggi vi parlerò del «Picco del re», un fiero colosso delle Alpi situato nel gruppo montuoso Ortles-Cevedale Re per bellezza più che per primato, se si considera il suo secondo posto in quanto altezza La sua vetta (3857 mslm), di fatto, si situa tra quella di Ortles (3905 mslm) e quella di Cevedale (3769 mslm) Chiamata comunemente «Gran Zebrù», la sua cima si trova esattamente sul confine tra le regioni del Trentino-Alto Adige e la Lombardia

Il Gran Zebrù, con un susseguirsi di pareti, canaloni, rocce e ghiacciai, è un’assoluta palestra per alpinisti

Sonodiverseleteorielegateall’origine del suo nome Una di queste sembra ricondurre alla leggenda del sovrano feudatario, Johannes Zebrusius, vissuto nel XII secolo sul territorio della Gera d’Adda Innamoratosi della figlia di un castellano del Lario, per aggiudicarsi i favori del padre ostile all’unione, partì per una crociata Tornò quattro anni dopo, scoprendo che la sua amata Armelinda era stata data in sposa a un nobile milanese Costernato e depresso, Zebrusius decise di abbandonare tutto isolandosi in montagna, dove avrebbe vissutodaeremitaperiseguentitrent’anni, scegliendo come dimora proprio la val Zebrù Quando giunse il suo momento, si sdraiò su un tronco di legno e azionando un marchingegno di sua invenzione, si fece seppellire vivo da un grosso masso bianco Secondo la leggenda, il suo spirito, purificato gra-

zie al ritiro in preghiera, ma anche attraverso il dolore e anni di privazioni, si elevò fino a raggiungere la cima della montagna che divenne «il castello degli spiriti meritevoli», del quale regno, Zebrusius detiene tuttora il trono Mi vien da ricordare che l’amore rende folli, per cui spero che il mio per le scalate in solitaria non mi renda un perfetto spregiudicato

Del Gran Zebrù ho sentito raccontare più volte nelle mie numerose escursioni in montagna Molti alpinisti ne parlano con entusiasmo descrivendola come una delle più belle delle Alpi, un montagnone per alpinisti esperti, sul quale non si scherza

Arrivato nei pressi del rifugio Forni di Santa Caterina di Valfurva, posteggio la macchina e mi incammino verso il rifugio Pizzini-Frottola ubicato a una quota di 2700 mslm Lì, ad aspettarmi, c’è Claudio Compagnoni, il gestore nonché la persona che si occupa della sistemazione di ogni ospite

Assieme al fratello Mauro hanno reso questa struttura un perfetto «campo base» per gli alpinisti In verità si tratta di un lavoro durato ben tre generazioni Infatti la gestione Compagnoni vige dal lontano 1958, iniziata dal nonno Filippo e ripresa dal papà Luigi e la mamma Lucia Ora i due figli Claudio e Mauro continuano quellochedibuonoèstatofattoinpassato Oltre 60 anni di know-how di guide di montagna e maestri di scialpinismo per offrire il massimo dello standard di cui ogni «delinquente di montagna» necessiti per affrontare una vetta impegnativa

Claudio è la prima persona a non mettere in discussione la mia scelta di scalare il Gran Zebrù in solitaria, decisionechedaoltreunmesehariscontrato delle forti critiche e disappunti nella stretta cerchia di amici scalatori e dei miei familiari Si limita solo a fornirmi informazioni utili all’itinerario, mi parla delle scarse condi-

zioni del manto nevoso che nei giorni scorsi ha impedito l’attacco alla vetta di diversi team di cordata Ha anche il merito di presentarmi una guida di Bormio, Luca Salvadori, che mi rende attentosull’importanzadipartirepresto, affinché si possa evitare l’ammorbidirsi della neve con il sorgere del sole Conoscebenelamontagnaedecide di partire dopo la colazione, verso le 3 del mattino, un ’opzione che accetto senza esitazioni

Dopo la cena esco a prendere una boccata d’aria fresca Sorseggiando una grappa locale, mi godo il tramonto sull’intera vallata Alla mia destra vedo il Cevedale circoscritto dalle nuvole; lì, davanti a me, il Gran Zebrù Con la sua perfetta forma piramidale si presenta in tutta la sua bellezza e armonia Quel susseguirsi di pareti, canaloni, rocce e ghiacciai ne fanno un ’assoluta palestra per alpinisti

Dà segnali di vita, facendo precipitare una valanga alla destra del canalo-

ne che dovrò oltrepassare per accedere alla Spalla La chiave di lettura precedentemente fornitami dalla guida Luca sembra essere stata impeccabile Il picco delle temperature è arrivato al culmine e, con la notte, sta per ripristinarsi ai minimi indurendo così la neve Per tutti noi, domani alle 3 di mattina, comincerà una lotta contro il tempo

La sveglia per la colazione è tra le più silenziose e dolci che ho sperimentato in alta montagna Non a causa dellecampanelletibetane,difficilmente udibili in Valfurva, ma solo perché erogiàsvegliodaun’ora Dopounbreve periodo di sonno profondo il mio cervello ha avviato il motore Mi domando se non sia l’anima ad assumere ilcontrolloquandoneabbiamoilbisogno Va detto che già alla mia partenza dal Ticino presentavo del nervosismo, una sorta di preoccupazione mai incontrata sinora

Il Gran Zebrù non va preso alla

Jacek Pulawski testo e foto

del re, avvolti dalla nebbia

leggera, e rappresenta il confine tra lo hiking (ndr: escursione in giornata) di alta montagna e l’alpinismo Per usare un gergo pugilistico, è un vero e proprio gatekeeper (ndr: pugile esperto ma poco conosciuto) che battezza ogni alpinista in erba Alle 300 esco dal rifugio per scorgere tre fanalini a poche centinaia di metri più in avanti È la guida Luca con i suoi due clienti che s’incammina verso la base rocciosa della montagna La grande distesa di neve sporca della sabbia del deserto trasportata dal vento è ben tracciata, e mi porta alla vedetta del Gran Zebrù

Dalla Spalla, un ripido pendio (45-55°) e alcune rocce portano alla cresta di neve, e alla grande croce della vetta (3851 mslm)

Risalgo il ghiacciaio attraversando una zona crepacciata dirigendomi verso destra, per raggiungere la base del canalino Si tratta di un ripido pendio di neve e sassi che mi condurrà alla Spalla (3462 m) Deve essere percorso prestando molta attenzione alle scariche di sassi e al pericolo di scivolate Raggiungo il gruppo dei tre in cordata Osservo attentamente il «modus operandi» della guida che

conduce i suoi clienti Fornisce delle raccomandazioni sulla tecnica di salita con i ramponi, sul ritmo dei passi, e sulla rilevanza di non fermarsi mai Giunti alla Spalla incontriamo Robert Antonioli, un vero gangster dello scialpinismo mondiale Vincitore di quattro titoli mondiali, è il nipote di Michele Romanski, una storica guida di montagna che ho conosciuto nel bel rifugio di Adula CAS Con quest’ultimociscambiamoqualchemessaggio per telefono, ricordando di quanto la montagna possa unire le persone

Dalla Spalla, un ripido pendio finale (45-55°) e alcune elementari roc-

cette portano alla cresta di neve, che

percorsa verso sinistra

fa giungere alla grande croce della vetta (3851 mslm) In vetta trascorro poco più di 30 minuti Il tempo necessario per attendere lo spostamento delle nuvole e scattare le migliori immagini Incrocio due alpinisti provenienti dal versante opposto, uno dei quali mi chiede se sono solo, e poi mi consiglia di rimettermi sulla via del ritorno Mi chiede di restare accorto e concentrato, in quanto solo ora sto per cominciare la mia vera scalata Niente di più vero

Sono distaccato dalle altre squa-

dre, sprovvisto di corde per la discesa e la montagna è completamente avvolta dalla nebbia I primi 300 m dalla cima sono i più impegnativi e ricoperti di ghiaccio È un versante esposto e sul quale non bisogna aver fretta Procedo con il petto rivolto a monte e, staccando un arto alla volta, mi assicuro che le piccozze e i ramponi siano bene infilati nella crosta ghiacciata

Superato il muro di ghiaccio avanzo normalmente La consistenza della neve è molto ridotta In alcuni punti sprofondo fino alla cintura

Sotto i miei piedi il terreno comincia a cedere, innescando degli slitta-

menti di terreno che non sembrano aver fine Quel suono di ghiaccio e neve che slittano a valle mi rammenta il temporale estivo, un fruscio intenso È il GPS a guidarmi, la traccia lasciata da altri alpinisti è ormai un miscuglio di neve smossa Arrivo al canalino, dove sono completamente al coperto da eventuali valanghe Il resto è semplice tecnica e forza nelle gambe, prassi Il Gran Zebrù è storia, un nuovo inizio

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Su www azione ch si trova una più ampia galleria fotografica

L’autunno è più colorato con il Liquidambar

Mondoverde ◆ Rustico e sensibile alla siccità, ama zone in pieno sole con terreno poco calcareo

Nel vivaio dove lavoro vi è una pianta che in autunno tinge le sue foglie di rosso, arancione e viola Si tratta di un bell’esemplare di Liquidambar styraciflua, un albero di grandi dimensioni, che può raggiungere fino i 20-25 metri di altezza e si accompagna bene a un ’altra interessante pianta ad alto fusto che vanta un’interessante colorazione autunnale, vale a dire il Liriodendron tulipifera

Proprio come proposto su moltissimi testi di architettura del paesaggio, in vivaio queste due piante sono state piantate l’una accanto all’altra per permettere che si avveri la magia autunnale grazie all’unione delle tinte delle loro foglie: quelle del Liriodendron diventano giallo intenso, e cadono al suolo da ottobre in avanti mescolandosi a quelle dalla forma stellata del Liquidambar Deciduo e dalle ampie dimensioni, il Liquidambar, che in italiano viene chiamato storace, è originario del Nord America, Asia Minore e Asia orientale Il suo genere comprende quattro specie di alberi, con caratteristiche simili, sebbene sia L styraciflua (di origine americana) ad essere quello più noto e coltivato nei giardini e nei parchi storici Capostipite di quasi sessanta varietà, ha la corteccia grigia, fessurata in lunghe placche verticali con vistose ali suberose sui rametti più giovani

Lefoglierisultanoessereaformadi

mano: divise in lobi triangolari allungati, color verde intenso e lucide nella pagina superiore, sono invece più chiareinquellainferiore,eraggiungono i quindici centimetri di lunghezza escluso il lungo picciolo Le infruttescenze, molto caratteristiche e facilmente riconoscibili, sono prima verdi per poi diventare brune Sono sferiche e formate da tante piccole capsule Queste ultime sono saldate tra loro e contengonosolitamentesoloduesemi In ottobre le foglie da verdi assumono tutti i colori caldi dell’autunno,

dall’arancione al giallo con pennellate rosse, viola e a volte persino rigate di nero, grazie agli sbalzi di temperatura tra il giorno e la notte dei giorni di settembre e ottobre Attenzione però alla pioggia insistente: i pigmenti colorati all’interno delle foglie di Liquidambar sono idrosolubili e si dilavano se la pianta assorbe molta acqua Una particolarità che pochi conoscono di questa pianta è legata all’intenso profumo emesso da foglie, rami e gemme se strofinate Tra le tante varietà in commercio vi

è Liquidambar styraciflua «Variegata» con foglie primaverili tutte verdi che con lo scorrere delle settimane assumono striature giallo oro, oppure L s «Festival»chesicoloradametàottobre di un rosso-bordeaux molto intenso Rustiche e sensibili alla siccità, amano zone in pieno sole con terreno poco calcareo Raggiungendo un ’altezza di tutto riguardo, è bene usare un palo tutore subito dopo l’impianto, come ad esempio un palo di castagno legato a più punti del tronco, avendo cura di non stringere per non provo

care strozzature Particolare cura, durante quest’operazione, andrà dedicata all’apice della pianta, per garantirle una crescita diritta

A mio avviso i Liquidambar non andrebbero mai potati, ma lasciati liberi di esprimersi nella loro piena crescita, ripulendo semmai solo i rami secchi a fine inverno; per questo, ovvero tenendo in considerazione il loro forte sviluppo, è utile scegliere una zona ampia del giardino da dedicare solo a questa pianta, oppure scegliere varietà e ibridi con sviluppo più contenuto

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Ricetta della settimana - Pizza al peperoncino

Ingredienti

Piatto principale

Ingredienti per 4 persone

2 peperoncini rossi

1 dl d’olio d’oliva

Sale

600 g di pasta per pizza farina per spianare la pasta

150 g di mozzarella

180 g di pomodori cuore di bue

1,5 dl di salsa per pizza o di passata di pomodoro

pepe

80 g di salame a fette, ad esempio salame piccante ¼ di mazzetto d’origano

Preparazione

1. Tagliate i peperoncini ad anelli, eliminate a piacimento i semi, mescolateli con l’olio e poco sale, quindi metteteli da parte. Dividete la pasta per pizza in quattro parti e formate un panetto con ogni pezzo. Copriteli e lasciateli lievitare per circa 2 ore.

2. Scaldate il forno statico a 250°C. Appiattite i panetti di pasta senza più lavorarli sul piano leggermente infarinato. Iniziate schiacciando il centro con un pugno e procedete verso il bordo con le mani piatte. Girate la pasta e procedete allo stesso modo. Tirate ogni tanto la pasta per allargare la pizza. Al centro dovrebbe risultare bella sottile, mentre il bordo dovrebbe essere più spesso, in modo che durante la cottura si gonfi bene.

3. Tagliate la mozzarella e i pomodori a fette e lasciateli sgocciolare su carta da cucina. Sfogliate l’origano. Distribuite la salsa di pomodoro sulla pasta lasciando libero il bordo, poi le fette di salame, la mozzarella e i pomodori a fette. Condite con poco sale e pepe.

4. Infornate le pizze una dopo l’altra nella metà inferiore del forno per circa 12 minuti. Servite le pizze con l’olio al peperoncino messo da parte.

Consiglio utile: il forno di un pizzaiolo raggiunge la temperatura di ca 450°C, una pizza quindi necessita solo di pochi minuti per cuocere Inforna la pizza con l’ausilio di una pala leggermente infarinata e gira la pizza Durante la cottura, ogni ca 30 secondi gira leggermente la pizza in modo che cuocia uniformemente

Preparazione: circa 45 minuti; lievitazione: circa 2 ore; cottura in forno per teglia: circa 12 minuti

Per persona: circa 23 g di proteine, 48 g di grassi, 71 g di carboidrati, 820 kcal

I nostri medici salvano vite. Il suo testamento, anche.

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Kay Vess, una sopravvissuta nell’Orlo Esterno

Videogioco ◆ Star Wars Outlaws spinge i giocatori ai margini della galassia dove regnano criminalità e caos

Ubisoft ci porta questa volta in una nuova avventura nell’universo di Star Wars, con un gioco open world ricco di azione e avventura Kay Vess è una giovane piena di risorse, cresciuta nell’aspro ambiente dell’Orlo Esterno, una zona ai margini della galassia dove regnano criminalità e caos Per sopravvivere in un mondo fatto di ladri e fuorilegge, Kay ha imparato a muoversi nell’ombra, dedicandosi a lavori illeciti Al suo fianco c’è Nix, un piccolo e curioso animaletto che le fa da compagno e assistente

L’aspetto visivo di Star Wars Outlaws è impressionante, con scenari dettagliati che rievocano l’atmosfera galattica del colossal

Kay sogna in grande: non vuole più accontentarsi di piccoli colpi, lei desidera diventare una fuorilegge di fama, e l’occasione giusta arriva con la possibilità di rubare dalla residenza di Sliro, un potente capo criminale Tuttavia, le cose non vanno come previsto, e Kay si ritrova in fuga, rubando un ’astronave leggendaria chiamata

Trailblazer Dopo un incidente sulla luna di Toshara, comincia la sua vera avventura Con una taglia sulla testa, Kay decide di farsi strada nell’universo della criminalità, contattando vari sindacati criminali per proporsi come

mercenaria e guadagnarsi un nome

La storia di Kay è coinvolgente e pienadipersonaggicarismaticicheincontreremo lungo il cammino Anche se è un gioco open world con missioni principaliesecondarie,riesceamantenerel’interessevivograzieaunmondo vario e ben realizzato Kay è il classico personaggio della serie «una canaglia dal cuore d’oro», ma è costruita in modo da coinvolgere i giocatori, e l’esplorazione dei diversi pianeti – dalle grandicittàalledistesenaturali–offre sempre qualcosa di nuovo da scoprire

Spostarsi tra i vari pianeti, a piedi o

Giochi e passatempi

Cruciverba

«Ci sono persone che sognano il successo e » Trova il resto della frase di John Devison

Rockefeller a cruciverba ultimato, leggendo nelle caselle evidenziate:

(Frase: 5, 3, 7, 7, 3, 9)

ORIZZONTALI

1 Stretta insenatura costiera

5 Un numero

10 Le mitiche Pieridi

12 Torna al fornitore

13 Interna è più sicura

14 Impollinatrice della notte

16 Idonea

17 Un vino liquoroso

18 Vengono imboccate

19 Un gigante biblico

20 Le iniziali del conduttore Papi

21 Due vocali

22 Un uccello

23 Andati per Cicerone

24 Regione, Paese

25 Federico per gli amici

26 Un tipo di disco

28 Coraggiose, intrepide

29 Esce raramente dall auto

30 Nel Nord America si chiamano caribù

31 Varietà di indivia

32 Un gas nobile

VERTICALI

2 Inerzia, passività

3 Elenchi di vario genere

4 L’aspirano i tedeschi

5 Ha origini cinesi

6 Le finanze dello stato

7 Lettera dell’alfabeto greco

8 Di questo, è l’altro nome del lago Sebino

9 Preposizione 11 Abbreviazione di ettaro

13 Un mobile 14 Calca

con veicoli, rende l’esperienza di gioco ancora più dinamica Ogni pianeta ha le sue caratteristiche, e potremo esplorareluoghifamosicomeMosEisley su Tatooine o la fredda Kijimi City In questi insediamenti ci sono cantinedoveincontrarepersonaggiloschi e raccogliere informazioni per nuove missioni Durante l’avventura, Kay entrerà in contatto con diverse fazioni criminali come il Crimson Dawn o il Pyke Syndicate, ognuna con i suoi interessi e conflitti Collaborare con una fazione potrebbe compromettere i rapporti con un ’altra, crean-

do tensioni e sfide lungo il percorso

Non aspettatevi duelli con spade laser: Kay si ispira più a Han Solo che a Luke Skywalker Armata di blaster, affronta i nemici con un mix di combattimenti a fuoco e sezioni furtive Il gioco offre numerose missioni in cui è fondamentale non farsi scoprire, utilizzando Nix per distrarre le guardie o borseggiare i nemici Le sezioni stealth rallentano il ritmo, obbligando il giocatore a un approccio più cauto e ragionato

L’aspetto visivo di Star Wars Outlaws è impressionante, con scenari

dettagliati che rievocano l’atmosfera di Star Wars Dai riflessi dell’acqua alle grandi distese dei pianeti, ogni angolo del gioco è ben curato Anche se il nostro test è stato su un PC potente, il gioco dovrebbe offrire buone prestazioni pure su sistemi meno avanzati Star Wars Outlaws offre una buona esperienza, con una trama interessante e un mondo ben costruito Sebbene non si tratti di un gioco rivoluzionario, saprà intrattenere i fan della saga con una storia avvincente e un gameplay che combina azione e furtività in modo piacevole

15 Serpente velenoso

17 Un ortaggio

19 Città palestinese sul fiume Giordano

20 Del cielo, evanescente e impalpabile

22 Isoletta delle Palau nell’Oceano Pacifico

23 Nome femminile

24 Si detrae al lordo per ottenere il netto

25 Imbarcazione a vela da regata

27 Sigla di «carcinoma a cellule renali»

28 Santa in Argentina

30 Viene in camera dopo me

della settimana precedente CURIOSITÀ – Aristotele, Confucio e Garibaldi hanno una cosa in comune Frase risultante: ERANO TUTTI

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ATTUALITÀ

Le debolezze del Governo francese L’Esecutivo di Michel Barnier non gode di una maggioranza parlamentare ed è tutto schierato a destra

Pagina 27

Reportage dalla Repubblica del Congo

La carne di animali selvatici quali pipistrelli, coccodrilli e scimmie è molto richiesta ma foriera di emergenze sanitarie e ambientali

Pagine 28-29

Focus sugli Stati Uniti d’America

Mentre infuria il duello tra Harris e Trump, i fallimenti geopolitici e geoeconomici di un gigante coi piedi d’argilla

Pagina 31

Un futuro nero per la sanità svizzera

Berna ◆ I premi di cassa malati aumentano ancora, gli ospedali annaspano nelle cifre rosse e la politica non trova vie di uscita

«Il sistema sanitario svizzero è destinato a crollare», così ci ha detto una decina di giorni fa un amico medico, che lavora in un ospedale del canton Basilea-città Parole forti, quasi sconsolate, pronunciate da uno dei tanti giovani camici bianchi che dentro le corsie dei nostri ospedali lavora per contratto oltre 50 ore alla settimana «Immagina – dice ancora – cosa potrebbe succedere se lavorassimo soltanto 40 ore Il sistema esploderebbe, non ci sarebbe personale a sufficienza per far funzionare gli ospedali E non ci sarebbero nemmeno i soldi per pagare gli stipendi, già adesso la maggior parte degli ospedali naviga nelle cifre rosse» E questo nonostante il fatto che i premi delle casse malati continuino ad aumentare, anno dopo anno

Giovedì scorso l’ennesimo annuncio di un salasso ormai inarrestabile Per il 2025 i premi dell’assicurazione malattia aumenteranno del 6% su scala nazionale A Basilea-città l’incremento più basso, solo dell’1,5%, in Ticino quello più alto, del 10,5% Per la popolazione ticinese si tratta di un ’ennesima scoppola, basti ricordare che negli ultimi tre anni la stangata è stata regolare, con un aumento cumulato in questo periodo pari al 30% E questo in un Cantone in cui gli stipendi sono ben al di sotto della media nazionale Una situazione di crescente precarietà in cui si fa sempre più concreto il rischio di veder aumentare il numero di persone che rinunciano alle prestazioni sanitarie di cui avrebbero bisogno Su questo punto sta già facendo parecchio discutere anche il taglio, pari a oltre 10 milioni di franchi, dei sussidi per i premi delle casse malati, previsto dal preventivo 2025 presentato la settimana scorsa dal Consiglio di Stato ticinese

Per il 2025 i premi di cassa malati aumenteranno del 6% su scala nazionale

In Ticino l’incremento più alto, del 10,5%

Ma torniamo a Berna dove, per la prima volta, l’annuncio dei premi è stato fatto in diretta nazionale dalla neo-ministra della sanità Elisabeth Baume-Schneider, in carica soltanto da una decina di mesi dopo il lungo «regno», durato una dozzina d’anni, del suo compagno di partito Alain Berset La consigliera federale giurassiana non ha solo parlato di «un momento atteso e temuto» ma ha anche gettato lo sguardo al futuro più immediato A suo dire «i costi della salute continueranno ad aumentare, e sarà così anche l’anno prossimo» In altri termini, ciò significa che la pillola sarà di nuovo indigesta, anche per i premi del 2026 All’annuncio della

ministra ha fatto seguito, come ogni anno ormai, una cascata di reazioni, da parte di tutti i partiti politici, sia a livello nazionale che cantonale, e delle diverse associazioni che in un modo o nell’altro hanno a che fare con il mondo della sanità elvetica Ognuno ha portato sul tavolo le proprie ricette, quelle più recenti ma anche quelle presentate già da diversi anni Un susseguirsi di proposte che regolarmente, dall’introduzione della Lamal – la legge federale sull’assicurazione malattia – hanno tentato di correggere il sistema, allo scopo di contenerne i costi

Nel concreto però in questi 28 anni – la Lamal è in vigore dal 1996 –si è riusciti finora a mettere qua e là soltanto qualche cerotto, a ridurre ad esempio i costi di alcune categorie di medicamenti o a convincere una parte degli assicurati a preferire modelli di cura alternativi, come quelli meno dispendiosi che ruotano attorno al medico di famiglia Alla luce di questa ennesima stangata si fa così sempre più forte la voce di chi mira a un cambiamento radicale del sistema, di chi, in altre parole, ritiene che la La-

mal non potrà mai riuscire a frenare l’aumento della fattura sanitaria La spinta maggiore in questo senso arriva da sinistra, con Socialisti e Verdi che sono tornati a chiedere l’introduzione di una cassa malati unica e pubblica, con premi calcolati in base al reddito

Alla luce di questa stangata si fa così sempre più forte la voce di chi mira a un cambiamento radicale del sistema

Si tratterebbe di una vera e propria rivoluzione, che metterebbe fine ad un sistema basato oggi su 39 assicurazioni malattia, un numero in netto calo rispetto ai primi anni della Lamal, quando le casse malati erano oltre 140 Per arrivare a tanto occorre però lanciare un’iniziativa popolare e poi riuscire a convincere la popolazione della bontà di questa profonda riforma del sistema assicurativo, un ’opzione che però in passato è stata sempre bocciata dai cittadini svizzeri Una via in cui la stessa Elisabeth

Baume Schneider, seppur socialista, sembra creder poco Così almeno è parso di capire dalle parole che lei stessa ha pronunciato su questo argomento, nella conferenza stampa in cui ha annunciato l’ammontare dei premi per il 2025 La ministra della sanità guarda ora soprattutto alla votazione popolare del 24 novembre, quando si dovrà decidere il destino di quello che viene chiamato il «finanziamento uniforme» delle prestazioni ambulatoriali e ospedaliere Elisabeth Baume Schneider si aspetta importanti risparmi da questa riforma e confida nel sostegno popolare, «sarebbe la prova – ha affermato – che il sistema può essere riformato senza per forza rimetterlo del tutto in discussione» Sulla stessa linea anche il PLR che ha di fatto già aperto la campagna in vista di quella votazione A suo dire «con il finanziamento uniforme dei servizi ambulatoriali e ospedalieri, i ricoveri inutili saranno sostituiti da moderne procedure ambulatoriali Ciò ridurrà i costi sanitari di 440 milioni di franchi all’anno» La riforma in votazione a fine novembre è combattuta in prima linea dai sindacati, e anche da una parte dell’UDC, perché a loro dire non porterà ai risparmi sperati E qui anche il Canton Ticino guarda con preoccupazione a questa votazione Per il Governo di Bellinzona il nuovo sistema di finanziamento delle cure ospedaliere potrebbe provocare in Ticino un aumento dei costi pari a oltre 60 milioni di franchi Ma questo è soltanto uno dei tanti cantieri aperti, basti dire che la settimana scorsa il Consiglio degli Stati ha deciso di allentare l’obbligo a carico delle casse malati di rimborsare le prestazioni di tutti i medici autorizzati, ma anche di rivedere al rialzo il sistema delle franchigie Tutto questo mentre si fa sempre più forte la voce di chi chiede un maggiore coordinamento regionale delle pianificazioni ospedaliere dei singoli Cantoni Proprio per accrescere le sinergie e i risparmi A novembre Elisabeth Baume Schneider convocherà un tavolo di lavoro con i rappresentanti di tutti gli attori del sistema Più che un tavolo sarà un letto di cure intense, quelle di cui ha urgentemente bisogno la sanità elvetica

Socialisti e Verdi sono tornati a chiedere l’introduzione di una cassa malati unica e pubblica (Keystone)
Roberto Porta

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I punti deboli del nuovo Governo francese

L’analisi ◆ L’Esecutivo di Michel Barnier non gode di una maggioranza parlamentare ed è tutto schierato a destra Marzio Rigonalli

L’estate politica francese, iniziata con le elezioni legislative dello scorso 8 luglio, ha trovato uno sbocco nella costituzione di un nuovo Governo È stata un ’attesa di due mesi abbondanti con lunghe pause, un po ’ volute dal presidente Emmanuel Macron, un po ’ legate ai Giochi olimpici e ai Giochi paralimpici, e con alcuni intensi momenti politici provocati dal Nuovo Fronte Popolare che, forte del suo risultato elettorale, ha tentato di ottenere la guida del nuovo Esecutivo

Per molto tempo l’asse

Parigi-Berlino è stato il motore dell’Europa

Oggi questo asse ha perso buona parte della sua forza trainante

Il nuovo Governo è presieduto da Michel Barnier, un politico di 73 anni che ha una lunga carriera alle spalle, sia sul piano interno che su quello europeo È stato infatti più volte membro del Governo francese, in particolare agli Affari esteri, agli Affari europei e all’Agricoltura, e a livello internazionale si è distinto soprattutto come membro della Commissione europea, dove ha avuto l’ingrato compito di negoziare con Londra l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea (31 gennaio 2020) È membro del partito Les Républicains (LR) e viene volentieri presentato come un erede della destra cattolica sociale Gli viene riconosciuta una spiccata capacità di ascoltare, di tener conto delle tesi degli avversari politici e soprattutto di riuscire a trovare compromessi Il suo modo di comportarsi piace ai francesi I primi sondaggi lo collocano già al primo posto tra i politici più apprezzati

La compagine guidata da Barnier presenta però due importanti debolezze che suscitano interrogativi sulla sua possibilità di governare per mesi, o per anni, e di non essere costretta a dimettersi entro tempi brevi La principale debolezza è l’assenza di una maggioranza parlamentare Il nuovo Governo può appoggiarsi soltanto su due partiti Il blocco centrale che sostiene il presidente Macron e Les Républicains Il caso vuole che sono i due partiti che hanno perso maggiormente alle ultime elezioni legislative LR hanno raggiunto soltanto il 5% dei voti Alcuni politici e molti osservatori, non senza umorismo, hanno subito dichiarato che un partito, prima di poter conquistare gli ambiti ministeri, deve perdere un buon numero di seggi parlamentari Insieme le due forze politiche sono appoggiate da circa 230 deputati È un numero rispettabile, ma non sufficiente per raggiungere la maggioranza assoluta di 289 deputati in un ’assemblea che ne comprende 577 Siamo dunque di fronte ad un Governo di minoranza, reso possibile da un frazionamento estremo dell’Assemblea nazionale, nella quale sono emersi tre gruppi su posizioni molto diverse Il blocco

che sostiene il nuovo Governo; la sinistra, con il Nuovo Fronte Popolare, che vanta 193 seggi, e l’estrema destra, con il Rassemblement National, che può contare su 142 deputati La situazione emersa dalle elezioni ha reso impossibile la nascita di una forte coalizione di Governo Ossia la nascita della premessa necessaria per far funzionare bene le istituzioni della Quinta Repubblica, attive dal lontano 1958

Un secondo importante punto debole cui è confrontato il nuovo Governo è la sua composizione politica La presenza nell’assemblea di più partiti diversi avrebbe dovuto portare alla creazione di un Esecutivo di unità nazionale Lo stesso presidente Macron chiese al nuovo primo ministro di orientarsi in questa direzione Barnier ha sicuramente tentato e per questo ha avvicinato numerose personalità della sinistra modera-

Intanto in Germania...

Dopo Sassonia e Turingia all’inizio del mese, il 22 settembre ha votato anche il Brandeburgo Nel terzo Land della vecchia DDR ha incassato la vittoria il Partito socialdemocratico tedesco (SPD) che ha guadagnato 7 nuovi seggi in Parlamento (30,9% delle preferenze) Appena dietro il partito di estrema destra Alternative für Deutschland (AfD) che – con il 29,2% dei voti – ha visto la sua presenza al palazzo cittadino di Postdam rinvigorirsi con 7 scranni in più Le due forze politiche rafforzano la loro posizione Dal

ta, chiedendo loro di far parte del suo Governo Personalità socialiste come l’ex primo ministro Bernard Cazeneuve o il presidente della Corte dei conti Pierre Moscovici Il tentativo però non ha praticamente avuto nessun esito e il risultato finale è stato la nascita di un Governo di destra, con la partecipazione di un solo politico di sinistra, il nuovo ministro della giustizia Didier Migaud Molti osservatori sostengono ora che il nuovo Esecutivo riflette la società francese, che nella sua maggioranza è di destra Altri affermano che la non partecipazione dei partiti politici di sinistra porterà probabilmente a una forte conflittualità sociale

Quale sarà la durata del nuovo Governo Barnier? È la domanda che tutti si pongono e alla quale nessuno riesce a dare una risposta convincente Il futuro del Governo dipenderà in pri-

mo luogo dall’appoggio parlamentare del quale potrà disporre Rimarrà in carica fin quando il Rassemblement

National e il Nuovo Fronte Popolare lo consentiranno e dovrà dimettersi quando questi due schieramenti d’opposizione uniranno le loro forze parlamentari per farlo cadere

I prossimi appuntamenti elettorali sono una possibile rielezione dell’Assemblea nazionale nel 2025 e le Presidenziali nel 2027

Ogni partito politico agisce in funzione dei propri interessi e in vista delle prossime scadenze elettorali, che sono una possibile rielezione dell’Assemblea nazionale nel 2025 e le Presidenziali nel 2027 Molto di-

2019 l’SPD è infatti cresciuto quasi di cinque punti (+4,7%), mentre l’AfD di quasi sei (5 7%) Tra chi esulta anche l’Alleanza Sahra Wagenknecht (BSW), il partito fondato dall’omonima giornalista tedesca nel gennaio di quest’anno, a detta di molti analisti visto come l alternativa di sinistra all’AfD L’Alleanza ha conquistato il 13,5% dei voti e 14 seggi I democristiani della CDU hanno accusato un meno 3,5% alle urne, perdendo tre seggi I Verdi e la Sinistra i grandi sconfitti, hanno registrato rispettivamente

un meno 6 7 e un meno 7 7 rispetto al 2019 Così il Parlamento di Brandeburgo vede ora 32 seggi per l SPD 30 per l’AfD 14 per la BSW e 12 per la CDU Il voto in Brandeburgo era un test cruciale anche per Berlino soprattutto per il cancelliere Olaf Scholz Una sconfitta nella regione dove l Spd detiene il primato indiscusso dalla Riunificazione avrebbe infatti messo a rischio la sua ricandidatura nel 2025 Comunque l avanzata dell AfD – in Germania – provoca da più parti una certa inquietudine / Red

penderà anche dalle ambizioni personali dei principali tenori della politica francese che, a parte l’eccezione del nuovo ministro dell’interno Bruno Retailleau, hanno preferito rinunciare a far parte del nuovo Governo Gli interessi in gioco sono molteplici Le differenze che possono caratterizzarli possono garantire la sopravvivenza del nuovo Esecutivo di Michel Barnier La convergenza dei vari interessi, invece, porrà fine alla nuova esperienza di Governo La laboriosa estate politica lascia qualche traccia anche sulla posizione internazionale della Francia Il presidente Macron ne esce chiaramente indebolito Una parte della sinistra ha perfino avviato una procedura per destituirlo Fino a poco tempo fa Macronrappresentavaunavoceautorevole, ascoltata e almeno in parte seguita soprattutto per il divenire dell’Europa Oggi i partner europei guardano a Parigi con meno attenzione e con più scetticismo Per molto tempo l’asse Parigi-Berlino è stato il motore dell’Europa Oggi questo asse ha perso buona parte della sua forza trainante, soprattutto a causa della debolezza dei suoi due protagonisti, ossia di Macron e del cancelliere tedesco Olaf Scholz guida una coalizione di Governo che da mesi sta perdendo consensi e di recente ha subito gravi sconfitte elettorali regionali in Turingia, in Sassonia e, almeno in parte, anche nel Brandeburgo Sono premesse che lascianopocospazioall’ottimismoeche poco possono contro l’avanzata dell’estrema destra che emergerà nelle elezioni austriache del 29 settembre e più tardi in altri Paesi

Michel Barnier 73 anni, ha una lunga carriera alle spalle sia sul piano interno sia su quello europeo (Keystone)

Viaggio in Congo, fra tradizioni

Reportage ◆ I mercati di Brazzaville, Pointe-Noire e Ouesso traboccano di carne di pipistrello, scimmia, coccodrillo, tartaruga, pangolino, gi

Sono le 5 del mattino Chadrak, Junior, Stéphane, Jonas, Prince, Lerole e Sala camminano verso la foresta Non stanno partendo per un ’escursione: vanno a lavorare I «piccoli», come li chiama affettuosamente Hardy, il nostro interprete, hanno un ’età compresa tra i 10 e i 18 anni Alcuni sono ancora solo dei bambini o degli adolescenti Amici di lunga data, lavorano ciascuno per conto proprio

Nelle giornate migliori, i «piccoli» – che hanno un’età compresa tra i 10 e i 18 anni – catturano un centinaio di pipistrelli, a volte anche di più

Il cielo è ancora buio nella sonnolenta cittadina di Ouesso, nel nord della Repubblica del Congo, conosciuta anche come Congo-Brazzaville (dal nome della capitale) Questa città di 70 000 abitanti, al confine con il Camerun, è il capoluogo del Dipartimento di Sangha, uno dei dieci Dipartimenti del Paese Si trova nel cuore della foresta equatoriale del bacino del Congo, una delle più grandi zone forestali tropicali del mondo

Dopo aver percorso alcuni chilometri lungo la strada asfaltata, i «piccoli» s’inoltrano nella boscaglia e camminano lungo sentieri tortuosi, nascosti tra erba alta e rovi che graffiano loro le braccia e il viso Camminando come funamboli su tron-

chi instabili e scivolosi tesi sopra un profondo fossato, superano l’ostacolo prima di raggiungere la loro meta: degli alberi alti più di venti metri Lì inizia il loro lavoro Alzano il capo e con sguardo esperto contano i pipistrelli – che si nutrono di frutti – rimasti intrappolati nelle loro reti durante la notte Queste reti, i loro strumenti di lavoro, non sono di loro proprietà; i bambini o ragazzi non possiedono i 20’000 franchi CFA (28 franchi svizzeri) che servono per acquistarne una Le prendono in prestito da conoscenti, i quali pretendono una grossa commissione sulla vendita degli animali Una volta calate le reti a terra, i «piccoli» ghermiscono il corpo dei pipistrelli con maestria, impedendo loro di mordere con i denti aguzzi Liberano le ali impigliate nella rete e mettono fuori combattimento gli animali, dando loro un colpo deciso sulla testa Poi appendono i pipistrelli a un bastone e li portano in città dove li vendono per le strade Verranno cucinati in umido o come zuppa Nelle giornate migliori, i «piccoli» catturano un centinaio di pipistrelli, a volte anche di più Tre pipistrelli valgono 1000 CFA, ovvero 1,40 franchi svizzeri Ma i giovani cacciatori ricevono solo il 20 per cento di questo importo, perché sono solo le piccole mani laboriose di questo settore, nonostante i grossi rischi che corrono: non si tratta di un ’attività salutare Un essere umano che entra in contatto con il sangue o i fluidi corporei di un pipistrello in-

fetto da un virus corre il pericolo di essere contaminato Nel Continente africano, e in particolare nella vicina Repubblica Democratica del Congo (detta anche Congo-Kinshasa), in Gabon, Nigeria e Camerun, oltre il 70 per cento delle malattie infettive emergenti sono zoonosi, cioè infezioni che si trasmettono per via diretta o indiretta dagli animali all’essere umano È il caso dell’HIV, della Sars, della febbre emorragica da virus Ebola, della rabbia, della salmonellosi, della malattia di Lyme, dell’influenza aviaria e del vaiolo delle scimmie o monkeypox, per citare i più conosciuti L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ritiene che probabilmente anche il Covid-19 sia stato trasmesso all’essere umano da un animale

Nel Continente africano oltre il 70% delle malattie infettive emergenti sono zoonosi, cioè infezioni che si trasmettono dagli animali all’essere umano

Basta il semplice contatto con la carne cruda o poco cotta dell’animale infetto perché un virus, un batterio, un parassita o un altro agente patogeno si trasmetta da un animale a un essere umano Secondo i virologi, i pipistrelli rappresentano il più grande serbatoio di malattie del mondo animale

Nella Repubblica del Congo, i mercati di Brazzaville, Pointe-Noire e Ouesso sono traboccanti di carne di animali selvatici E questa si vende anche nelle città più piccole o lungo i principali assi stradali La popolazione adora la selvaggina, che è una tradizione culinaria e un piatto molto apprezzato durante le feste familiari C’è da dire che la carne di pipistrello è solo una piccola parte della selvaggina, un termine riferito a qualsiasi carne di animale prelevato dal suo habitat naturale, che si consuma in Africa Pensiamo a scimmie, istrici, coccodrilli, antilopi, tartarughe, pangolini, rettili, ma anche bufali, gnu o giraffe Alcuni studi dimostrano che il consumo di selvaggina minaccia più di 300 specie di mammiferi Il fatto è che il commercio su larga scala di questo tipo di car-

ne sta svuotando le foreste africane

Nell’ambulatorio di Bomassa, nel mezzo della foresta tropicale, alcuni manifesti presentano le specie totalmente o parzialmente protette in

Congo, altri forniscono consigli per la prevenzione di diverse malattie tropicali Lungo le strade del paese, grandi cartelli informano la popolazione dell’impatto ecologico della caccia in-

Didier Ruef testo e foto

culinarie e flagelli sanitari

iraffa e altre specie che possono anche essere infette. Questo commercio di selvaggina su larga scala «svuota» le foreste africane Istantanea dal mercato di Ouesso; a lato i «piccoli» si inoltrano nella foresta alla ricerca di pipistrelli; in basso, da sinistra: l’ambulatorio di Bomassa le prede catturate dai ragazzini e uno scorcio del mercato congolese

discriminata e del rischio di estinzione di certe specie che comporta Sono previste pene detentive per chi uccide elefanti, gorilla, scimpanzé, mandrilli e altri animali protetti

Edouard Denis Okouya è prefetto di Sangha Lo incontriamo nel suo ufficio, nel municipio di Ouesso La Repubblica del Congo mira ad esercitare un controllo sui visitatori stra-

nieri e le loro attività, motivo per cui gli abbiamo fatto visita Dovrà anche firmarci un lasciapassare per l’attività di fotografo, redatto dal Ministero dell’Informazione di Brazzaville

Questa lettera è una garanzia in caso di controlli di polizia o amministrativi Lo intervistiamo mentre, sullo sfondo, una televisione trasmette gare di atletica

«La caccia è regolamentata da una serie di leggi, in particolare per quanto riguarda i periodi legali di apertura, che vanno dal 1 maggio al 31 ottobre, per garantire il rinnovamento della fauna selvatica», spiega il prefetto «I cacciatori attivi sul territorio devono essere muniti di permesso rilasciato dal Ministero dell’economia forestale Le sanzioni sono pesanti in caso di infrazione» Ma nelle regioni rurali, come ad esempio nel Distretto di Sangha o nella foresta di Mayombe nella provincia di Kouilou, la caccia legale si mescola con il bracconaggio che fornisce cibo e un significativo sostegno finanziario alle famiglie più povere Il prefetto riconosce che la selvaggina viene cacciata tutto l’anno nonostante gli sforzi delle istituzioni di protezione della fauna selvatica e delle guardie ambientali, incaricate di vegliare dal Ministero delle acque e delle foreste Comprare carne di animali selvatici non è un ’attività illegale, ma venderla sì Un paradosso congolese Un divieto mai rispettato comunque, vista la profusione di animali vivi o morti portati quotidianamente in canoa, auto o camion verso le bancarelle del Paese Questa economia parallela alimenta una corruzione dilagante ed endemica

Comprare carne di animali selvatici non è un’attività illegale, ma venderla sì Un paradosso congolese Un divieto mai rispettato comunque

I consumatori non smetteranno di acquistare carne di selvaggina, perché la amano e la consumano da sempre, pensa Edouard Denis Okouya Il prefetto vede una sola soluzione: agire sulla vendita «Lo Stato deve legiferare sul commercio, trasporto e vendita di carne selvatica attraverso autorizzazioni, regolamentazione rigorosa, pagamento di tasse e condizioni adeguate per garantire un controllo severo della caccia, della catena del freddo, del commercio e del consumo privato o nei ristoranti, anche al fine di evitare qualsiasi flagello sanitario» Però l’amministrazione e la burocrazia congolese sono caratterizzate da un funzionamento estremamente lento e complicato: il rischio che nulla cambi è enorme Una scimmia cacciata nella boscaglia può ritrovarsi in un villaggio o in un mercato urbano nel giro di poche ore Qualche giorno dopo può essere esportata illegalmente in Europa o in altre parti del mondo La legislazione europea non prende direttamente in considerazione il problema della «carne selvatica esotica» e favorisce la repressione dell’importazione di specie protette Intanto, in Africa, la crescente urbanizzazione si accompagna a un aumento del consumo di proteine animali, in particolare di carne di animali selvatici, nonostante il lavoro di organizzazioni pubbliche e private per prevenire l’estinzione delle specie, la repressione del bracconaggio e del commercio illegale di queste carni Il rischio del dilagare di zoonosi è dunquereale Verràdall’Africailprossimo virus che paralizzerà il pianeta?

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Le Presidenziali e il progressivo declino americano

Usa ◆ Mentre infuria il duello tra Harris e Trump, i fallimenti geopolitici e geoeconomici di un gigante coi piedi d’argilla

Tutto il mondo attende con ansia l’esito delle elezioni presidenziali americane di novembre Sembra che i destini dell’umanità siano tenuti a cambiare in base alla vittoria di Donald Trump o di Kamala Harris L’ansia è tale che le scommesse impazzano mentre si affinano le tecniche per prevedere l’esito della sfida La nota rivista «Science» consiglia al riguardo di fidarsi delle scimmie: pare che i macachi siano capaci di stabilire chi vince e chi perde fissando le foto dei candidati Ma vale la pena scomodare lo sguardo dei nostri predecessori nella scala evolutiva per scoprire chi sarà il prossimo inquilino/a della Casa Bianca?

Il caso delle elezioni americane illumina una delle peggiori mode della politologia e dei media attuali: personalizzare i conflitti, politici o anche bellici Così l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia è «la guerra di Vladimir Putin» e il massacro dei palestinesi sarebbe determinato solo dalla necessità di Benjamin Netanyahu di deviare l’attenzione del pubblico israeliano – e della magistratura – dal suo status di indagato per reati che comporterebbero di finire in prigione la sua brillante carriera politica Come se i fattori strutturali dipendessero dall’umore di questo o quel leader Ovviamente non è così Ma questa ovvietà non è più così ovvia nell’epoca del relativismo assoluto (ci si perdonerà l’ossimoro) per cui niente è certo e soprattutto nulla è vero

È fallita la globalizzazione, progetto di americanizzazione nemmeno troppo graduale del resto del pianeta

Restiamo al caso americano Il talk of the town europeo considera che se Trump tornerà alla Casa Bianca scioglierà la Nato e/o ritirerà le truppe statunitensi dal nostro Continente in nome del mantra «rifare grande l’America», inteso come concentrarsi sulle questioni domestiche e sulla Cina in quanto attore capace di detronizzare il «numero uno» in sofferenza È molto improbabile che accada (ci riserviamo comunque di interrogare i macachi) Meno irrealistico immaginare la versione molto leggera di questa predizione, per cui la Washington di Trump chiuderebbe alla bell’e meglio la guerra ucraina cedendo a Putin Così come è invece probabile che Harris, se eletta, continui ad assecondare la tendenza ormai quasi ventennale della geopolitica a stelle e strisce

versione flessibile dell’America First trumpiano – che tiene conto dell’in-

disponibilità dell’americano medio a lanciarsi in altre guerre costose e invincibili tipo Afghanistan e Iraq

Più utile cogliere i profondi cambiamenti che stanno accelerando il declino americano, tanto da evocare un clima di transizione dall’egemonia americana a una fase di caos, sperando non degeneri in guerra fuori tutto Alla base, il fallimento della globalizzazione Progetto di americanizzazione nemmeno troppo graduale del resto del pianeta, perseguito nel decennio 1991-2001, entrato in crisi l’11 settembre e abbandonato nel 2007 da Bush jr Al centro lo scambio fra accesso di Pechino alle regole economiche dell’Organizzazione mondiale del commercio (Omc) e l’apertura non solo del mercato cinese ma dello stesso regime, che sarebbe dovuto evolvere verso il modello di liberaldemocrazia a stelle e strisce Tesi che oggi può far sorridere, ma che Clinton prese molto sul serio Di qui l’ammissione della Repubblica Popolare all’Omc Ma non la transizione dalla dittatura del Partito comunista a una qualche forma di democrazia liberale Insieme al fallimento geopolitico, quello geoeconomico Un effetto ineluttabile della globalizzazione – termine sufficientemente ambiguo da consentire diverse manipolazioni – è stata la delocalizzazione delle produzioni americane, la compressione dei salari e la perdita di status del ceto medio, colonna portante della società statunitense Effetti particolarmente visibili nel Midwest, dove la «cintura della ruggine» si è espansa a gran ritmo negli ultimi anni Per chi voles-

se intenderne in profondità gli effetti anche psicologici e culturali – il senso di deprivazione relativa della piccola e media borghesia, oltre che della classe operaia – è consigliabile la lettura di Elegia Americana, successo editoriale dell’attuale candidato alla vicepresidenza James David Vance

La ferocia dello scontro Trump-Harris ha quindi molto di sociale, più che di politico-ideologico La frattura repubblicani/democratici esprime idee inconciliabili della Nazione americana Per certi aspetti, disegna non una Nazione divisa, ma due Nazioni

La retroazione geopolitica di questa faglia implica una crisi di credibilità della superpotenza Il «numero uno», quale che sia, si segnala di norma per la deterrenza Per la capacità di orientare la correlazione delle forze globale senza dover ricorrere alla guerra, comunque non a un conflitto strategico fra potenze nucleari La guerra in Ucraina e quella in Medio Oriente evidenziano l’impotenza americana nel controllare non solo le velleità dei nemici – Russia e Iran –ma anche dei clienti presunti o reali (Ucraina e Israele) Per tacere della Nato, che ospita al suo interno Paesi filorussi o comunque opportunisti, quali Turchia, Ungheria e Slovacchia, ex grandi euroccidentali come Francia e Germania (ma in certa misura anche Italia e Spagna) che al di là della retorica non intendono favorire la disintegrazione della Russia, mentre Inghilterra, Paesi scandinavi e baltici, Polonia inclusa, la considerano scenario auspicabile

Di fatto oggi gli Stati Uniti non contano più su veri alleati ma solo su Paesi più o meno provvisoriamente allineati con loro Pronti a cambiare orientamentoasecondadell’andamento delle guerre e delle crisi Prepariamoci a vivere lunghi anni di competizione senza regole Trump e Harris possono cambiare tono, stile e qualche importante dettaglio della traiettoria americana Non rovesciarla

PRONTI PER LA PERFETTA PULIZIA DI TEMPO

Laminato

Il pavimento in laminato è costituito da fibre di legno e da uno strato di resina melamminica Questa sigillatura lo rende relativamente insensibile; può essere lavato con uno straccio umido una volta alla settimana In primo luogo, è necessario passare l’aspirapolvere o spazzare il pavimento In caso di sporco leggero, è sufficiente pulirlo con acqua e un po ’ di detersivo per piatti, un detergente multiuso o un detergente per laminati Se lo sporco è ostinato, puoi aggiungere un goccio di aceto o di essenza di aceto In questo modo eviti le striature e garantisci la brillantezza

Parquet in legno

La pulizia è diversa a seconda che il parquet sia laccato o non trattato Utilizza un detergente per parquet e strizza bene il panno prima di iniziare a pulire Il parquet laccato può essere lavato una volta alla settimana Se il tuo parquet è oliato o cerato, dovresti pulirlo con un panno umido solo se è veramente necessario. Non utilizzare panni in microfibra, perché assorbono l’olio e la cera. Per il legno non trattato si consiglia solo la pulizia a secco.

Pietra e ceramica

Un pavimento in ceramica o pietra è relativamente robusto Per quest’ultimo, tuttavia, è bene evitare l’uso di detergenti corrosivi o aggressivi e dell’aceto I detergenti a pH neutro e «leggermente alcalini» sono più adatti Dopo aver usato l’aspirapolvere, puoi passare sul pavimento uno straccio con acqua e un po ’ di detergente neutro o speciale per pietre e piastrelle Se vuoi eliminare le macchie ostinate dai pavimenti in ceramica, prova con un po ’ di crema detergente nei punti interessati Con un panno in microfibra e, se disponibile, un po ’ di tempo in più, il pavimento può essere asciugato bene

CONSIGLI

Pulizia pavimento

Come lavare i vari tipi di pavimento?

Tutti conosciamo la polvere, lo sporco e le macchie di unto sul pavimento. Ecco come pulire le varie superfici e a cosa prestare attenzione

Calcestruzzo

Per prima cosa, rimuovi lo sporco grossolano e la polvere con una scopa o un aspirapolvere Quindi passa uno straccio umido sul pavimento in calcestruzzo Puoi utilizzare acqua e sapone di Marsiglia o un sapone per pietre, ma anche un detergente per pavimenti a pH neutro o un detersivo per piatti delicato Non sono adatti gli agenti sbiancanti, i detergenti alcalini o molto acidi Puoi assorbire le macchie di olio e grasso con un materiale assorbente come la lettiera per gatti, la sabbia o il lievito in polvere Quindi strofina delicatamente il pavimento con acqua e un po ’ di detersivo Assicurati di non bagnare troppo il pavimento e di rimuovere tutti i residui del detergente

Testo: Edita Dizdar

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Maestro delle teste di cioccolato

L’impresa Villars, maggior produttore svizzero di teste di cioccolato, ha sede a Friburgo dal 1901 ed è nota per i suoi prodotti sostenibili.

Nel 1901 il bernese Wilhelm Kaiser fondò l’impresa Chocolat Villars a Villars-sur-Glâne, gettando così le basi di una manifattura del cioccolato attiva ancora oggi Con 2,5 milioni di teste di cioccolato vendute ogni anno, Villars è il maggior produttore di questa specialità al cioccolato della Svizzera Per la produzione, Villars utilizza ingredienti svizzeri: niente olio di palma, solo latte e zucchero svizzeri Il cioccolato viene prodotto esclusivamente con fave di cacao sostenibili certificate

La scelta delle fave «Criollo», «Forastero» e «Trinitario» sono le diverse varietà di fave di cacao che si differenziano per sapore, aro-

ma e qualità e che vengono usate per fabbricare il cioccolato Le fave vengono tostate a 120-140 °C Dalle svariate tostature i maestri cioccolatieri creano miscele uniche che conferiscono al cioccolato un sapore inconfondibile

A chi si deve l’invenzione?

Villars è nota anche per il suo spirito innovativo: questa azienda friburghese è considerata l’inventrice delle tavolette di cioccolato con ripieno alcolico. Oltre a queste specialità, Villars produce tavolette di cioccolato di prima qualità, vendute in tutta la Svizzera e in tutto il mondo Le tavolette possono essere ordinate anche online su migros ch

Teste di cioccolato Villars 4 x 30 g Fr 3 95
Ogni minuto vengono prodotte e confezionate circa 240 teste di cioccolato

GUSTO

Vermicelles

Gelato alle mele cotogne con vermicelles

Gelato alle mele cotogne?

Un’idea insolita?

Provate a servirlo con vermicelles alla grappa di mele cotogne e meringhe sbriciolate Sarà un successone

Non solo vermicelles

La purea di castagne è molto più di un classico dessert autunnale. È eccellente, ad esempio, per preparare i dolci.

Buone notizie per tutti coloro che non amano l’aspetto dei vermicelles: la purea di castagne non deve per forza essere trasformata nei noti vermicelli marroncini

Questo dessert autunnale alle castagne è conosciuto soprattutto in Svizzera Lo si deve alla tradizione della raccolta delle castagne, diffusa in Svizzera e in particolare in Ticino da diversi secoli I vecchi alberi nodosi si trovano nelle cosiddette selve castanili, ovvero terreni irregolari sui quali crescono soprattutto ca-

stagni Per questo motivo la raccolta delle castagne viene ancora oggi effettuata a mano, di solito in ottobre Una volta raccolte, le castagne vengono bollite nel latte e al termine affinate con zucchero, burro, vaniglia o kirsch La massa viene successivamente ridotta in purea, venduta in blocchi sotto forma di purea di castagne e foggiata poi a casa con la speciale pressa per vermicelles Ma non per forza dev’essere così! Ecco quattro sorprendenti dessert a base di purea di castagne

Alla ricetta

Delizie autunnali
Sandwich alle castagne Blévita, Limited Edition 216 g Fr 5 70
Purea di castagne Migros Bio 250g Fr 2 80

Ricetta alle castagne annella

Per ca 9 pezzi, per 1 teglia apribile quadrata di 24 × 24 cm

50 g di mandorle pralinate q b farina per spianare la pasta

300 g di vermicelles

ca 1 cucchiaino di cannella in polvere

1 uovo

1 cucchiaio di granella di zucchero

Pasta lievitata

20 g di lievito fresco

2 dl di latte

Rotolo alle castagne con gelatina d’uva

r 6 persone, per 1 teglia di 35 x 42 cm

uova

g di zucchero cucchiai d’acqua

0 g di purea di castagne surgelata, da scongelare prima dell’uso

g d amido di mais

dl di panna intera cucchiaini di consolidante per panna

0 g di gelatina, ad es d’uva americana e vino fatto in casa q b zucchero a velo per guarnire

Purea di castagne: tre consigli

Per quanto tempo si conserva?

La purea di castagne fresca andrebbe conservata in frigorifero e consumata entro 3-5 giorni Se vuoi prolungare la stagione, congela la purea in un contenitore ermetico In questo modo si conserva fino a sei mesi

Come si fa a capire se è fresca?

Più la massa è friabile, più è vecchia e asciutta Questo vale anche per i vermicelles già pronti La freschezza è valutabile anche dalla lunghezza dei vermicelli e dalla loro superficie liscia o friabile

Si può fare in casa?

Sì Occorrono 500 g di castagne sbucciate, 350 ml di latte, 50-80 g di zucchero (a seconda della dolcezza desiderata) ed eventualmente un baccello di vaniglia Porta a bollore tutti gli ingredienti, lasciali sobbollire per 30 minuti e al termine togli il baccello di vaniglia Riduci il tutto in purea, quindi stendi la massa su della carta da forno e lasciala raffreddare Usa la purea come vuoi

1 Scaldate il forno statico a 200°C Dividete gli albumi dai tuorli Montate gli albumi ben fermi, poi incorporate a pioggia 2 cucchiai di zucchero e continuate a montare gli albumi finché la massa risulta brillante e bella ferma Mettetela in frigo Con lo sbattitore elettrico montate i tuorli con il resto dello zucchero e l’acqua, fino a ottenere una crema soffice Incorporate poco alla volta 100 g di purea di castagne Unite l’amido e gli albumi poco alla volta Distribuite la massa in modo uniforme su una teglia foderata con carta da forno e cuocete al centro del forno per 6–7 minuti

2 Togliete il pan di Spagna dalla teglia e lasciatelo intiepidire Capovolgetelo su un altro foglio di carta da forno Staccate il foglio superiore (non capovolgete il pan di Spagna ancora umido, altrimenti arrotolandolo la superficie si appiccica)

3 Mescolate la panna con il consolidante e montatela fino a raggiungere una consistenza semi ferma Aggiungete il resto della purea di castagne e continuate a montare la panna, finché diventa ben ferma Spalmate la gelatina di uva americana e vino sul pan di Spagna, lasciando un bordo libero di 1 cm Distribuite la crema di castagne sulla gelatina e con l’ausilio della carta da forno arrotolate il pan di Spagna ben stretto Spolverizzatelo di zucchero a velo Prima di servire il rotolo, mettetelo in frigo per ca 10 minuti in modo da dividerlo in porzioni più facilmente

Crostata alle mele e alle castagne

Questa crostata dai sapori autunnali alletta il palato con il suo ripieno di mele e purea di castagne Una delizia da realizzare anche con le pere Alla ricetta

420 g di farina bianca

60 g di zucchero

1 cucchiaino di sale

1 uovo

50 g di burro, morbido

1 Per la pasta lievitata, fate sciogliere il lievito nel latte Versate la farina, lo zucchero e il sale in una scodella e disponete a fontana Versate al centro della fontana il latte con il lievito e l’uovo e con l’ausilio di un robot da cucina impastate il tutto per ca 5 minuti fino a ottenere una pasta morbida Incorporate il burro a pezzetti e impastate fino a ottenere una pasta liscia Se necessario aggiungete un po’ di farina Coprite l impasto e lasciatelo lievitare per ca 2 ore in un luogo caldo

2 Foderate la teglia (o una placca da forno) con carta da forno Tritate grossolanamente le mandorle Spianate la pasta sulla superficie infarinata in un rettangolo di ca 40 × 60 cm Spalmate i vermicelles sul rettangolo di pasta Spolverizzate di cannella e cospargete di mandorle Arrotolate la pasta sul lato più lungo Tagliate il rotolo a rondelle di 4–5 cm di larghezza e accomodatele nella teglia, lasciando un po’ di spazio tra una e l’altra Coprite e lasciate lievitare per 30 minuti in un luogo caldo

3 Preriscaldate il forno statico a 180 °C Sbattete l’uovo e spennellatelo sulle girelle poi cospargetele con la granella di zucchero Cuocete al centro del forno per ca 25 minuti Sfornate e lasciate intiepidire un po

Ricetta

CULTURA

Il Fumo, pericolosa nostalgia

Dal cinema alla letteratura,la sigaretta è stata un punto di riferimento dell’iconografia contemporanea e oggi se ne sente la mancanza

Pagina 41

Un teatro militante

La direttrice Paola Tripoli racconta lo spirito della 33esima edizione del Fit Festival che si tiene a Lugano dal 4 al 13 ottobre

Pagina 43

Omaggio a Enrico Baj

Dal prossimo 8 ottobre Palazzo Reale a Milano rende omaggio con una mostra al pittore italiano che con il Ticino aveva molti legami

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Un album familiare in versi per non dimenticare

Incontro ◆ Scrittore e poeta tedesco di casa a Zurigo, Thilo Krause sarà ospite del Festival Lettere dalla Svizzera alla Valposchiavo

Pesantemente leggera, così definerei la prosa e la poesia di Thilo Krause in cui ogni cosa fluttua come fosse sospesa, trasportata da leggere e costanti correnti che all’improvviso formano mulinelli d’acqua per risucchiarci in un vortice denso di immagini e significati provenienti dal passato dove hanno origine tutte le cose Pensandoci, somiglia, nello stile, al poeta finlandese Pentti Saarikoski in questi versi tratti da Festa da ballo dell’oscurità (1983) che lo scrittore e poeta tedesco cita nell’esergo del suo romanzo Elbwärts – Verso l’Elba (Carl Hanser Verlag, 2020): «Venne la bambina Guardandomi dall’alto in basso mentre leccava il gelato disse / tu sei strano, / cerchi sempre sentieri / lontani dalla montagna, al di fuori del bosco e / della tua oscurità » Classe 1977, nato a Dresda, di casa a Zurigo, economista e ingegnere di formazione, un dottorato all’ETH di Zurigo, scrittore per passione, ha da subito conquistato la scena letteraria conseguendo riconoscimenti prestigiosi per la sua lirica (nel 2012 ha ricevuto il Premio svizzero di letteratura) e per la sua prosa (nel 2020 il Robert Walser Preis) E mentre in italiano per ora è uscito soltanto Che si dice mentre tuona (Marcos y Marcos, 2022 Luigi Forte ne ha scritto su «Azione» il 03 10 2022), noi con Thilo Krause andiamo alla scoperta dei suoi ultimi due lavori

Scienza e letteratura

Thilo Krause crede molto nel binomio scienza e letteratura e lo fa capire citando in modo un po ’ goliardico Rocket Man di Elton John: «E tutta questa scienza non la capisco È solo il mio lavoro cinque giorni a settimana Un uomo razzo, un uomo razzo» La citazione è all’interno della sua raccolta poetica Das uns findet, wer will – Chi vuole ci troverà (Carl Hanser Verlag, 2023), che come lui stesso rivela «è un racconto autobiografico dedicato ai miei figli, un album di famiglia che parte dalla storia dei bisnonni e giunge al presente» Prima di addentrarci nel tessuto dei componimenti che sin dalla copertina hanno molte affinità con il romanzo, ci soffermiamo sul binomio scienza e letteratura che per Krause rappresenta un concetto cardine della sua esistenza «La mia condizione è quella di tanti altri scrittori, pensiamo a Gottfried Benn che era medico, a Tomas Tranströmer, psicologo o a Wallace Stevens, assicuratore», dice lo scrittore «I due mondi, quello lavorativo e quello letterario, non li vedo in contrapposizione Ricordo, ai tempi dell’ETH le lunghe chiacchierate letterarie con il mio relatore della tesi

di origini svedesi Oppure con i dottorandi che seguivo, chi era norvegese, chi greco, abbiamo sempre parlato degli autori che prediligevano Nel mondo del lavoro è più difficile tenere uniti i due ambiti ma ci sono comunque persone che ogni tanto si affacciano al “pianeta della scrittura” (come lo chiamo nella raccolta) e curiosi si chiedono cosa succede A questo si riferisce la citazione di Elton John e mi preme dire che tanto il lavoro scientifico quanto quello umanistico attingono alla medesima fonte creativa E la precisione che richiede la scienza la necessitiamo anche nella lingua Per spiegarmi voglio usare questa immagine: quando vediamo crearsi un fossato tra i due mondi dobbiamo riempirlo subito di terra e seminarlo perché vi crescano i fiori»

Ci sono stati tempi in cui la letteratura faceva parte dell’esistenza umana, era parte di uno stile di vita, di un modo di vivere Non era strano cercare conforto in una poesia o svegliarsi di buon umore al mattino citando agli amici i versi del poeta prediletto Mia zia Jutta lo faceva sorridendo attraverso i suoi occhietti azzurri Insomma i versi, la prosa, così come la musica e la pittura erano cibo per l’anima «Vale anche per la scienza» dice Thilo Krause, che si tuffa nel passato e ricorda di quando ventenne a Dresda frequentava un laboratorio di scrittura «Si chiamava Lebensmittel Literatur, un titolo meraviglioso perché tutti noi del gruppo – chi aveva vent’anni, chi ottanta – eravamo lì

per scrivere, leggere, imparare Per tutti noi la letteratura era un genere di sussistenza»

La nostalgia delle origini

Lo abbiamo già menzionato, tra Elbwärts e Das uns findet, wer will, ci sono molte affinità, tanto da sembrare due opere complementari che con tempi e linguaggi differenti ci cantano della nostalgia delle origini, del nostro passato, della malinconia con la quale guardiamo a ciò che è stato, alle persone che un tempo erano con noi E se il tema di quella che in tedesco si chiama «Heimkehr» è preponderante, nei testi di Thilo Krause c’è una magnifica, direi quasi elegiaca presenza della natura rappresentata, nel grande come nel piccolo, dai maestosi paesaggi della regione tedesca dell’Elba che ritroviamo in entrambe le copertine «Le due si somigliano, presentano entrambe i dipinti di due pittori romantici Nel caso del romanzo si tratta dell’opera di Ernst Ferdinand Oehme, uno scorcio dei Monti metalliferi della Sassonia (Die Greifensteine im Sächsischen Erzgebirge, 1840); la Valle dell’Elba avvolta nella nebbia invece è il soggetto di Caspar David Friedrich sulla copertina della raccolta poetica (Nebel im Elbtal, 1821)» Suo è anche il dipinto Elbtal(1821) al centro della pagina Le copertine sono sicuramente un modo per indicare al lettore le coordinate topografiche, ma senza mai andare nel dettaglio dei luoghi In par-

ticolare trasmettono quell’imperante atmosfera nostalgica che ritroviamo nel romanzo e nel suo protagonista (il narratore) che da adulto torna nel paese d’infanzia per ritrovare se stesso, gli amici e scoprire che nulla è più com ’ era Il passato diventa una sorta di protagonista principale attorno al quale tutto ruota, perché esso tutto contiene e tutto spiega Il passato è quello del secolo scorso, quello della Seconda guerra mondiale, del nazismo e della DDR Eventi che hanno profondamente segnato la famiglia di Thilo Krause e la città in cui è nato Centrale, nella prosa come nelle poesie, è l’idea di un confronto con il passato e di un racconto aperto su quanto è accaduto per capire meglio il nostro presente In un passaggio del romanzo il passato diventa un «ewiges Ferienlager»un eterno campo estivo in cui non c’è niente da fare «È un chiaro riferimento a quella che noi chiamiamo Ostalgie, dice Thilo Krause, cioè quello sguardo nostalgico di alcune persone per la vita nella DDR Un sentimento che francamente mal sopporto e che ci rivela come i traumi del passato siano ancora irrisolti e si tramandino di generazione in generazione» Thilo Krause che da tempo vive a Zurigo con la sua famiglia guarda con preoccupazione al suo Paese e all’ascesa dell’AfD «Fa male Mi sento smarrito e anche un po ’ arrabbiato per quanto sta accadendo E credo che le ragioni siano radicate nel passato, nelle ferite e nei traumi inflitti a famiglie come la mia che hanno vissuto

la Seconda guerra mondiale Sembra cosi lontana ma non lo è Le ragioni di quanto accade risalgono ai traumi irrisolti delle vecchie generazioni che hanno dimenticato, hanno taciuto il loro vissuto, cosa è loro accaduto In particolare nella DDR è mancato un confronto, un dialogo aperto e trasparente di elaborazione del passato »

Chi vuole ci troverà

Non sorprende allora che ad aprire la raccolta poetica di Thilo Krause Das uns findet, wer will sia Un racconto della guerra Protagonista è la figura del nonno così descritto: «Nonno, il mio Sisifo con una gamba sola / Scappò solo al mattino / Diretto verso l’Elba / molto prima che i russi conquistassero i cieli» Il libro è dedicato ai suoi due bambini, Emma e Leo, nella speranza che un giorno, sfogliando questo album di famiglia in versi, possano conoscere la verità Cosa potranno imparare dal bisnonno? «Non importa quante dure ferite ci infligga la vita, dobbiamo andare avanti senza amarezze e senza musi lunghi, anzi, in sorridente compagnia Bisogna riconoscere ciò che è stato, non rimuovere e non dimenticare per poi trovare una nuova attitudine, una nuova postura nel presente È un processo difficile, per questo ho paragonato mio padre a un Sisifo senza una gamba: convivere con il proprio passato è una sfida costante e in certi giorni affrontarla ci riesce meglio, in altri meno» Thilo Krause leggerà alcune delle sue poesie al Festival Lettere dalla Svizzera alla Valposchiavo di cui sarà ospite sabato 5 ottobre alle 14:30 in dialogo con il giornalista Massimo Zenari Gli chiedo di Lamento e trionfo, poesia che chiude la raccolta ed è dedicata a Johannes Bobrowski, scrittore e poeta che dal 1949 al 1965 visse a Berlino Est «Con lui torniamo al concetto di letteratura come nutrimento A consigliarmi la sua lettura fu l’editor del nostro laboratorio di scrittura Da subito stabilii un legame intenso con la scrittura e l’opera di Bobrowski e oggi mi ritrovo nei suoi temi Come me è cresciuto in tanti luoghi È nato a Tilsit nel 1917, città che ben descrive in Levins Mühle (1964), il grande romanzo su suo nonno in cui racconta di come tedeschi, russi, ebrei e polacchi – fino alla guerra – vivessero bene insieme Bobrowski parla della nostalgia delle origini, è attento alla dimensione politica e sociale del suo tempo ed è un cantore della natura

Dove e quando Lettere dalla Svizzera alla Valposchiavo, dal 4 al 6 ottobre a Poschiavo www lettereallavalposchiavo ch

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Il Fumo, una pericolosa nostalgia

Feuilleton ◆ Dal cinema alla letteratura, la sigaretta è stata un punto di riferimento dell’iconografia contemporanea Marta Morazzoni

Eppure ho un po ’ di nostalgia del tempo delle sigarette! L’affermazione è del tutto in controtendenza, il fumo fa male, il tabacco fa male Se torno sull’argomento il merito, o la colpa, è dello scrittore norvegese Dag Solstad: nel suo non romanzo Armand V uscito qualche tempo fa per Iperborea (leggerlo per scoprire la ragione del «non»), definisce la sigaretta, ormai bandita da ogni luogo pubblico e privato, un accessorio elegante Un segno letterario, un riferimento Un oggetto di scena che tiene insieme il mio secolo, il Ventesimo, e non solo Sì, qualche nostalgia, dicevo, affiora

Così, quando George Clooney orchestrò la regia di Good Night, and Good Luck trovò nella sigaretta fumata nervosamente l’emblema della tensione di certo giornalismo impegnato Quel«segnoletterario»chehaaccompagnato, con mio padre, la mia infanzia e adolescenza senza per questo traviarmi, è stato un marchio culturale forte; ha plasmato l’immaginazione collettiva attraverso caratteri soprattutto cinematografici imprescindibili, ha tracciato il percorso di una lunga stagione Ve lo immaginate il Marlowe di Humphrey Bogart, o il suo Sam Spade, nel Mistero del falco, senza una sigaretta tra le labbra o tenuta con eleganza tra indice e medio, o quasi raccolta, protetta nel palmo della mano, mentre gli occhi si socchiudono alle lente volute del fumo? Senza quel segno,cheuomosarebbeBogart?Che cinema sarebbe? Così quando George Clooney orchestrò la regia di Good Night, and Good Luck, uno dei suoi lavori di qualità, trovò nella sigaretta

fumata nervosamente l’emblema della tensione di certo giornalismo impegnato: erano i tempi della caccia alle streghe, quando processi ed epurazioni assecondavano l’accanimento del senatore McCarthy contro la lebbra del comunismo, gli anni del film L’invasione degli ultracorpi per intenderci e comunque lo si voglia interpretare, a favore o contro il maccartismo Allora il giornalista televisivo Edward Murrow era diventato il protagonista della controinformazione che attaccava il senatore e ne denunciava la persecutoriapauradelleinfiltrazionicomuniste Nel film il giornalista, interpretato da David Strathairn, non è nemmeno un minuto in scena senza sigaretta (lo vediamonell’immagine),edèunritratto in tutto e per tutto fedele della perso-

na che a suo tempo, con il cilindretto bianco serrato tra le dita, sarebbe stato immortalato sulla copertina del «Time» Per lui la ricerca della verità si muoveva dentro le volute di fumo, dove i contorni si annebbiano ma la mente ragiona lucida Murrow morì a 57 anni: inutile fare commenti intorno alla sintesi di stress e nicotina!

E poi esiste un côté leggero del tema e si incarna in un altro sguardo sul giornalismo: è l’indimenticabile sequenza in cui Walter Matthau accende una sigaretta e la ficca in bocca al suo miglior giornalista, Jack Lemmon, che sta scrivendo il pezzo del secolo nella sala stampa del carcere da cuièevasoilcondannatoamorte Prima pagina, qui alla sua seconda versione, è un gioiello di umorismo dis-

sacrante e di ironia, che legge l’altra faccia, quella truffaldina, della passione impegnata di Murrow Si fuma alla disperata anche qui, dove tutto è sarcastica lettura della missione del giornalismo, compresa la sottolineatura della cialtroneria che non nasconde un certo accenno di realismo Mondi paralleli che si incontrano all’infinito, avvolti nelle spire del fumo Allora era quasi una traspirazione dell’anima: sapeva sottolineare sensualità, erotismo, eleganza nel gesto di accendere una sigaretta a una donna, con la prossimità che il piccolo fuoco dell’accendino o del fiammifero richiede È il primo passo verso una complicità che ha un sottinteso erotico, una promessa Cary Grant, la figura più affascinante del cinema

Ariadne of Naxos e il teatro nel teatro

vorrei dire di ogni tempo, in Intrigo internazionale accende una sigaretta alla fascinosa bionda con cui flirta sul treno per Chicago; Hitchcock, così analitico nel leggere i sottintesi della sensualità, costruisce la sequenza precisa dei gesti: le labbra di lei che accolgono il cilindretto bianco, lui strofina il cerino e si spinge verso la ragazza, che gli prende la mano come per tenerla ben ferma, aspira e quindi soffia sul cerino acceso, sempre tenendo la mano di lui a coppa nella sua Una sequenza stregata! Ecco cosa ci nega il proibizionismo che è caduto sulle sigarette come un maglio! Un’eleganza assente, diciamolo subito!, dalle sigarette elettroniche Questo succedaneo consolatorio, lasciandoci soltanto la percezione nevrotica del fumo, ha ridotto a un mucchietto di cenere il fascino dello strumento sottile che ha illeggiadrito, oltre che intossicato, generazioni di fumatori, E, a proposito di nevrosi, qualcuno ha sostenuto che il fumatore è un individuo che non ha superato il trauma dello svezzamento; perché no?, leggendo così nella sigaretta la sublimazione del seno materno È un azzardo parlare con simpatia di un nemico mortale della salute in una società che immagina di prevedere, prevenire ogni male Lo so e so che, evocando con nostalgia un tempo passato, esco dal seminato del politicamente corretto; chiudo comunque citando un testimone a favore, Anton Cechov e il suo atto unico Il tabacco fa male Ma vi ricordate il vero tema della conferenza del povero Ivan Ivanovic Njuchin? Ricordate quanto si perda senza mai approdare alla dimostrazione dei danni del tabacco? Chissà! Forse anche Cechov fumava, era malato di tisi e morì a 44 anni Capisco che la mia è una pericolosa nostalgia

Opera ◆ L’opera di Hugo von Hofmannsthal per la regia di Andreas Homoki entusiasma il pubblico dell’Opernhaus Marinella Polli

All’Opernhaus nuovo allestimento di Ariadne auf Naxos, opera in un atto con prologo di Richard Strauss su libretto del grande poeta Hugo von Hofmannsthal, la cui versione oggi presente in ogni teatro del mondo (e andata in scena con successo alla Wiener Staatsoper nel 1916 con la divina Lotte Lehmann nel ruolo del Compositore) è il radicale rimaneggiamento della poco apprezzata prima versione da parte dei due grandi Ariadne auf Naxos è una perfetta simbiosi fra opera seria e opera buffa, tragedia antica e mondo più lieve della Commedia dell’Arte, in cui emergono anche elementi del Barocco L’azione si svolge nella casa di un ricco viennese che desidera offrire ai suoi ospiti la rappresentazione di un ’ opera seria, Ariadne auf Naxos appunto Nel prologo, vera e propria metafora del mondo teatrale, si muovono un Compositore e un Maestro di musica attorniati da artisti e maschere che, mostrando atteggiamenti, nevrosi, manie e compromessi tipici di quell’ambiente, interagiranno con la tragica storia della protagonista Teatro nel teatro, dunque, tanto amato da Hofmannsthal, in un ’ opera la cui azione drammatica si svolge

tra realtà e finzione Markus Poschner alla testa di una brillante Philarmonia Zürich affronta scrupolosamente questo Strauss che qui, come aveva fatto nel ’Rosenkavalier’ e sempre d’intesa con il suo sublime librettista, abbandona tutte le innovazioni presenti in Elektra Maestro e orchestra si confrontano incisivamente anche con le diverse caratteristiche vocali dei personaggi interpretati da un ottimo cast A partire da Daniela Köhler, soprano di notevole, equilibrata espressione vocale per timbro e intensità, ma anche per solidità tecnica Al debutto nel ruolo, la Köhler è perfetta anche teatralmente già come Primadonna nel prologo, ma soprattutto nelle vesti dell’inconsolabile

Arianna appena abbandonata da Teseo a Nasso, ed è davvero insuperabile nel lungo monologo con il quale invoca la morte Che dire, poi, di Ziyi Dai nel ruolo di Zerbinetta (che anche a Zurigo fu spesso di Edita Gruberova, la Zerbinetta per antonomasia), che di Arianna è l’esatto opposto Ovvero, passa da un amore all’altro e, almeno all’apparenza, vive felicemente infedele perché «c’è vita dopo ogni dolore» e «ogni nuovo amante è sempre un Dio»

Alla stratosferica aria di mozartiana matrice GrossmächtigePrinzessin, il soprano cinese suscita un vero e proprio boato di applausi, volteggiando con disinvoltura fra le virtuosistiche colorature che caratterizzano il suo ruolo La parte del Tenore e del Dio Bacchus reduce dal pericoloso incontro con Circe, è affidata a John Matthew Myers che forse non ha il physique du rôle, ma che vanta una buona

vocalità Ottima, per fraseggio e sicurezza di intonazione, anche la prova di Lauren Fagan en travestie nel ruolo del compositore E bravi anche Martin Gantner quale maestro di musica, Juliana Zara (Najade), Rebeca Olvera (Echo) e Siena Licht Miller (Dryade), in specie quando cercano invano, insieme alle maschere (pure egregiamente interpretate), di consolare Arianna

Dove e quando Ariadne of Naxos Opernhaus Zürich fino al 22 ottobre www opernhaus ch M o n k a R t t e r s h a u s

La regia di questa nuova produzione zurighese è firmata da Andreas Homoki alla sua ultima stagione come padrone di casa Homoki propone uno spettacolo in grado di evidenziare la non semplice articolazione drammaturgica e il raffinato dettato musicale straussiano tipici di quest’opera, nonché il perfetto equilibrio delle due parti, prologo e opera seria Il regista guida con tatto e mano ferma protagonisti e comprimari, configurandoli a tutto tondo nei rispettivi ruoli Avvalendosi della scenografia di Michael Levine (costumi di Hannah Clark, Light Design di Franck Evin), delinea un ’ambientazione atemporale: nella seconda parte niente isola deserta ma una camera con letto matrimoniale che suggellerà la promettente rinascita di Ariadne e Bacchus, questi dapprima scambiato dalla donna per il messaggero della Morte Totale il gradimento del pubblico espresso con interminabili applausi all’indirizzo di tutti i partecipanti e soprattutto delle due protagoniste

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Un teatro militante a difesa dei diritti per la libertà

Teatro ◆ Al via il FIT Festival, la direttrice Paola Tripoli racconta lo spirito di questa edizione

Giorgio Thoeni

Con una serie di anteprime al Teatro Foce e al LAC di Lugano si è inaugurata la 33esima edizione del Festival Internazionale del Teatro e della scena contemporanea (FIT) Con Paola Tripoli, sua direttrice artistica, affrontiamo una serie di spunti che il cartellone del festival vuole declinare attorno all’esercizio di libertà, della democrazia e dei diritti Dopo il protagonismo femminile delle ultime edizioni, quest’anno il FIT si interroga anche sull’innovazione rispetto al canone teatrale in un contesto dove l’alternativa rappresentata dalla ricerca sembra marciare sul posto Una problematica che viene tra l’altro sottolineata da diversi contributi raccolti nel quaderno Sguardi sul contemporaneo, il progetto editoriale che da anni accompagna la rassegna

Siamo dunque arrivati al giro di boa?

Sì, potrebbe essere Ormai sono quindici anni che modalità estetiche e contenutistiche hanno rincominciato a rinnovare quello che chiamiamo «canone» Com’era già successo negli anni 80, anche facendo dei piccoli disastri Nel senso che molte delle cose che abbiamo visto negli anni 90 e nel 2000 sono il frutto di quella stagione che però non ha avuto quell’intelligenza di interrogarsi veramente anziché essere solo contro Abbiamo poi incominciato ad assistere a spettacoli con artisti che su quella scia hanno però contribuito con nuove ricerche che hanno portato dei risultati e anche grandi interrogativi Questo a livello europeo e non solo italiano nonostante la sua tradizione più vecchia dove il «contro» è soprattutto verso il teatro di regia Forse il giro di boa potrebbe essere in atto in questo momento sulle differenze teatrali dettate dalla loro provenienza con una ricerca

radicale che però non sappiamo dove porterà

Renato Palazzi, autorevole critico e personalità di riferimento per il mondo teatrale scomparso nel 2021, nella prima pubblicazione dei Quaderni del FIT segnalava la distanza fra la corrente europea post-drammatica e la drammaturgia tradizionale e si chiedeva se avrebbero potuto convivere ancora a lungo: ha visto giusto?

La contrapposizione esiste ancora anche se oggi la definizione di post-drammatico è diversa da quella a cui si riferiva Palazzi In realtà, secondo me, questa contrapposizione è molto pilotata da chi produce e non più dagli artisti I meccanismi già utilizzati da un ventennio dalle arti figurative si sono spostati nelle arti performative per cui c’è un legame strettissimo fra produzione e mercato dove sembra quasi che l’artista sia al suo servizio e che non si può quasi più prescindere dal pensiero dell’artista e la commissione che gli viene data da chi produce Ci sono dei vincoli, meno in Svizzera dove siamo in una sorta di isola felice Basti pensare al taglio finanziario (del 15% su un budget di 187 milioni per le attività all’estero, ndr) per Pro Helvetia (PH) che era stato prospettato dal Consiglio nazionale poi rigettato dal Consiglio degli

Stati Un episodio che lascia ben sperare sul fatto che ci sono delle strutture non necessariamente «politiche» che gestiscono il denaro come PH che lasciano comunque grande libertà agli artisti

Altrove questo non accade ad eccezione del Belgio o della Francia dove c’è una forte struttura sindacale a difesa dell’autonomia degli artisti Forse termini come post-drammatico, tradizione, ricerca e innovazione sono eti-

chette che sono rimaste tali Noi che leggiamo ciò che accade sui palcoscenici abbiamo la necessità di nominare certe differenze, ma non so quanto poi siano portatrici di contenuti reali: l’etichetta corrisponde a ciò che sta accadendo o siamo noi che abbiamo necessità di nominarli per distinguerli e comunicare in qualche modo fra addetti ai lavori? Per lo spettatore normale non significano nulla

Nell’editorialecheillustraicardini diquestaedizionedelFITsilegge anchecheilfestivalsiinterrogasui diritti,sulnostropostoneiconfronti dellosviluppotecnologico,sullostatodellaterra,sulrapportofracorpo eprotesta insomma,tantaroba Non è troppo, perché se il problema dei diritti viene declinato secondo

Gosia Wdowik She was a friend of someone else, il cartellone della spettacolo (FIT Festival)

quella frase scritta nell’editoriale dove invito a ricominciare a praticare esercizi di libertà, si può dare la parola agli artisti in maniera difforme Il nucleo dei diritti sta certamente in uno degli spettacoli di Gosia Wdowik (Shewas afriendofsomeoneelse) La giovane regista polacca nel suo spettacolo si interroga sul diritto acquisito dell’aborto in Polonia Ma ce ne sono anche altri Noi abbiamo perso totalmente l’esercizio di praticare il diritto alla liberà, siamo abbastanza asserviti a quello che accade intorno a noi Ormai nessuno si stupisce o si indigna più di nulla Quindi il tornare ad esercitare quel diritto, alla libertà di dire, spiega questa curatela abbastanza espansa del programma No, non è troppo Anzi, dico che è una strada che dobbiamo percorrere in maniera

seria per rendere attenti gli spettatori-cittadini su cose che da un momento all’altro da consentite diventano proibite Così, come per altri spettacoli, è importante per Tamara Gvozdenvic (Seer) capire qual è il limite fra un corpo umano e un corpo cibernetico O come per Marco Berrettini (El adaptor) è importante capire quando l’esasperazione dei diritti, come l’eccesso del politicamente corretto, metta in difficoltà i cittadini nel porsi rispetto a ciò che viene loro detto che si deve fare Ancora una volta la risposta è no: dobbiamo continuare su questa linea ricominciando a imparare che dobbiamo essere liberi

Ilteatrocontemporaneocome strumentodidemocraziaèuna delledomandedelFIT?

Nell’ambito del festival ci sarà una lectio magistralis di Bruno Milone, un filosofo che ha un passato anche di attivismo politico, proprio sul tema del futuro della democrazia: un argomento allargato in cui rientra anche il teatro contemporaneo Ci sarà anche l’incontro con Gosia Wdowik e Arkadi Zaides, due artisti attivisti che con il loro lavoro tentano di apportare dei cambiamenti Che poi questo accada non sono così ottimista, loro comunque lo fanno in maniera molto ferma e ne discuteremo Quanto sia possibile cambiare non lo so ma è necessario che gli artisti si mettano in prima linea, che in qualche modo rivendichino anche il loro compito, cosa che secondo me si è smarrita

Dove e quando FIT Festival dal 4 al 13 ottobre a Lugano Prevendite biglietti: Biglietteria LAC Informazioni

www fitfestival ch

Il flauto di Emmanuel Pahud con l’OSI al LAC

Musica ◆ Diretto da Markus Poschner, il musicista introdurrà la serata sulle note de Le point est la source de tout di Michael Jarrell

Enrico Parola

Sarà perché è nato come Amadeus il 27 gennaio (del 1756 a Salisburgo Wolfgang, del 1970 a Ginevra lui), ma se si chiede a Emmanuel Pahud (nella foto) quale sia il suo compositore preferito risponderà risoluto: «Mozart» «D’altronde se sono diventato musicista lo devo a lui I miei genitori non suonavano, anche se mi hanno confessato che avrebbero desiderato tanto studiare il violino; infatti, assecondavano tutte le mie richieste musicali: a tre anni, durante una vacanza in Andalusia, ci ritrovammo casualmente la strada sbarrata da uno spettacolo di

Con «Azione» al LAC

«Azione» mette in palio alcuni biglietti per il concerto dell OSI diretto da Markus Poschner con Emmanuel Pahud giovedì 17 ottobre alle 20 30 alla Sala Teatro del LAC Per partecipare al concorso inviate una mail a giochi@azione ch, oggetto «direttore» con i vostri dati (nome, cognome, indirizzo, no di telefono) entro domenica 13 ottobre alle 24 00)

zigani ambulanti che suonavano flamenco Ricordo che chiesi una chitarra per imitarli: se avessi nuotato un’intera vasca senza respirare me l’avrebbero presa; era una chitarra-giocattolo, però assomigliava a quella del flamenco e fui felicissimo Poi, quando avevo quattro anni, ci trasferimmo a Roma e i nostri vicini di porta avevano quattro figli che suonavano tutti uno strumento: violoncello il più grande, poi flauto, pianoforte e violino Io non sapevo neppure distinguere l’uno dall’altro, ascoltavo da casa nostra; mi affascinava il flauto, e il ragazzo che lo suonava stava preparando il Concerto in sol di Mozart per il diploma Fu poi il primo concerto che suonai con un ’orchestra, a Bruxelles, e il primo che incisi, con Claudio Abbado e i Berliner Philharmoniker» Perché il flauto ha condotto Pahud nell’Olimpo della classica: a ventidue anni è stato scelto da Abbado come primo flauto dell’orchestra che era stata di Karajan, più giovane di sempre; «ma il primato durò poco: sei mesi dopo venne scelto un cornista che aveva solo vent’anni In quel periodo Abbado stava rinnovando l’organico, facendo subentrare vari giovani ai musicisti che militavano nei Berliner

anche da trent’anni o addirittura dal dopoguerra Non tutti sono rimasti: c’è un periodo di prova, alcuni non si integravano nel suono dell’orchestra, una “ voce ” particolare creatasi lungo molti decenni»

Non bastasse l’essere prima parte nella migliore orchestra al mondo, lui stesso è considerato il miglior flautista del firmamento classico, e come tale è l’ospite d’onore dell’OSI, guidata dal suo ex direttore musicale Markus Poschner, il 17 al LAC e la sera prima in uno dei luoghi mitici della classica, la

Grosses Festspielhaus di Salisburgo: prima della quarta sinfonia di Bruckner, omaggio nel bicentenario dalla nascita, Pahud sarà solista in Dreamtime di Philippe Hersant, e suonerà da solo Le point est la source de tout di Michael Jarrell Un titolo programmatico, «perché il flauto è lo strumento più vicino alla voce umana Lo dico sorridendo perché è la stessa frase che le dirà un pianista, un violoncellista, un violinista; infatti, non è importante tanto lo strumento, quanto chi lo suona Però, in effetti, il flauto è l’unico

strumento dove non c’è una resistenza al respiro: la bocca è aperta, non si controlla la vibrazione dell’aria con le labbra; da controllare è solo il respiro, come per i cantanti Così il flautista è costantemente costretto a respirare» Nel 2018 Pahud era stato «artista in residenza» di Lugano Musica, incantandoconBach;oralacontemporanea, conHersant,francesenatoaRomanel 1948, e Jarrell, ginevrino come lui, che compirà sessantasei anni nove giorni prima del concerto al LAC «Suonando coi Berliner, sia con Abbado sia soprattutto con Simon Rattle, sono stato abituato a passare da Brahms e Beethoven alla musica d’oggi» Un’alternanza che ha segnato anche la carriera personale di Pahud: «Quasi da subito ho alternato l’attività in orchestra con quella da solista I Berliner hanno due primi flauti, ci alterniamo da sempre; di solito due settimane al mese ognuno CosìsonoaBerlinoseimesi,epossogestireilrestodeltempoperstudiare e suonare cosa, come e dove voglio È una fortuna incredibile, perché mi permette non solo di spaziare nei generi e nelle epoche, ma anche di vivere esperienze musicali totalmente diverse, dal recital solistico al suonare insieme ad altri cento strumentisti» W k i p e d i a

la pausa pranzo salta

Enrico Baj e i funerali dell’anarchico Pinelli

Mostra ◆ Palazzo Reale rende omaggio al pittore italiano che in Ticino aveva molti legami e amicizie

Gianluigi Bellei

Dall’8 ottobre nella Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale a Milano sarà esposta la «famigerata» opera di Enrico Baj I funerali dall’anarchico Pinelli Palazzo Reale, infatti, per i cento anni dalla nascita renderà omaggio al pittore italiano con l’esposizione dal titolo Baj chez Baj Prima di entrare nel merito e di raccontare il coinvolgimento di Baj (1924 2003) con il Ticino mi preme sottolineare che il titolo esatto sarebbe L’assassinio dell’anarchico Pinelli È stato lui stesso a precisarlo agli organizzatori in occasione dell’esposizione dell’opera al Parco delle Cascine di Firenze nel 1975 Il responsabile dell’evento Graziano Cioni, comunista, ne chiese uno più neutro: i soliti «funerali», come sempre viene chiamata l’opera Nella sua «Automitobiografia» del 1983 scrive: «Più che dei suoi funerali si trattava di lui stesso, dell’anarchico, che precipita al suolo su un ipotetico selciato» Diversi dai Funerali dell’anarchico Galli, ora al MoMA di New York, il cui titolo sembra fare riferimento Dipinto nel 1910-1911 da Carlo Carrà qui si vede, oltre al tumulto generale, una bara La storia è vecchia La riassumiamo brevemente Il 12 dicembre 1969 è esplosa a Milano una bomba dentro una banca Sono morte 16 persone Pensavano tutti alla pista anarchica (poi rivelatasi falsa; la matrice è neofascista) Vengono arrestati degli anarchici fra i quali Pino Pinelli Dopo quattro giorni di interrogatorio, il 16 dicembre all’una di notte, precipitava dalla finestra della questura Si trattava della finestra del commissario Luigi Calabresi Dopo tanti anni e molti processi, fra accuse e contro accuse la verità non la sa nessuno Da una parte si sostiene il malore attivo di Pinelli e dall’altra si accusa Calabresi di omicidio Erano anni plumbei, dalle piazze ai giornali, al grido di «Calabresi assassino» Sia come sia, una cosa oggi per me è certa: Pinelli era sotto la «custodia» della polizia Il 17 maggio 1972 Luigi Calabresi è stato ucciso a Milano Quella stessa sera doveva essere inaugurato nella Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale a Milano l’omaggio di Baj a Pinelli La mostra è stata immediatamente sospesa Il quadro ha iniziato una peregrinazione per varie città europee fra le quali appunto Locarno, precisamente alla Sopracenerina nel 199394, all’interno dell’antologica dedicata a Baj di Casa Rusca L’esposizione era voluta dal direttore artistico della pinacoteca Pierre Casè (1944-2022) e da Riccardo Carazzetti (1953-2019), direttore del Dicastero musei e cultura, sempre di Locarno Ma com’è il quadro? Ce lo spiega l’artista nella riedizione del catalogo del 1972 «Un grande pannello di cm 305x1200 in paniforte di betulla finlandese suddiviso il 13 parti, simile alle tessere di un puzzle gigante Le divisioni del pannello sono state tracciate seguendo la composizione dell’opera, cioè i contorni delle figure » Si può suddividere in tre parti Al centro Pinelli che cade a testa in giù; a destra i suoi amici e gli anarchici; a sinistra i truci poliziotti Davanti e ai due lati le figlie Claudia e Silvia e la moglie Licia Non sempre la composizione è uguale Alcune volte, in alto entro una cornice, appaiono una luce, come in Guernica di Picasso, e delle mani Baj inizia i bozzetti a casa di Licia alla quale alla fine ha deciso di regalare il lavoro «Grazie, gli disse la vedova, ma dove lo metto, vivo in

due locali» «Vendiamolo, rispose Baj, così ti restano i soldi per far studiare le bambine» Si rivolge quindi al gallerista Giorgio Marconi (1930-2024): «Giorgio non vuoi comprare il Pinelli che ti piace tanto?» Così è stato

Al termine della mostra a Palazzo Reale, il 25 febbraio 2025, il dipinto verrà ospitato definitivamente a Palazzo Citterio

Baj,Schwarz elaBiennalediVenezia

Ma quali sono stati gli altri amici di Baj?

Durante il 1986 assieme a Ugo Fortini abbiamo progettato una nuova rivista Si chiamerà Imago e paradossalmente non conterrà immagini A parte l’aspetto grafico, curato da Daniele Garbarino, si trattava di cercare i primi collaboratori fra conoscenti Quell’anno si stava tenendo a Venezia una Biennale curata da Maurizio Calvesi Il titolo era Arteescienza Una doppia pagina de «laRepubbblica» del 29 giugno conteneva tre articoli Il primo di Enrico Filippini si intitolava «Ma che brutta sorpresa», il secondo di Fabrizio d’Amico era neutro e l’ultimo di Roberto Tassi sosteneva al contrario che «Invece è un ’emozione»

All’interno una sezione dedicata ad Arte e alchimia e curata da Arturo Schwarz (1924-2021) che si autodefiniva ebreo, ateo, anarchico e alchimista Baj il 30 settembre 1986 mi aveva scritto: «Che ne è del progetto Imago? Se la cosa vi interessa posso mandarvi un testo» L’articolo pubblicato si intitolava «Confusionismo alchemico alla Biennale» e irrideva lo squinternato Schwarz con ironia e leggerezza Ho telefonato a Schwarz per chiedere un suo testo in proposito e lui mi ha risposto con arroganza, che faceva parte del suo carattere, che prima la redazione doveva sconfessare il testo di Baj e poi Non se n’è fatto più nulla

Checos’èlaPatafisica

Fiorenzo Lafranchi (1957-1995) è stato un uomo particolare Creatore delle edizioni l’Affranchi ha pubblicato autori quali Oskar Panizza, Erich Mühsam, Benjamin Péret, con l’innovativa formula di farli illustrare da artisti ticinesi Nel 1994 si è recato diverse volte a casa di Baj a Vergiate per realizzare un libro-intervista dedicato alla Patafisica Ne è scaturito un testo brillante, fatto di rimandi, allusioni, contraddizioni; il tutto per cercare di spiegare Che cos’è la Patafisica Il suo inventore Alfred Jarry sosteneva che essa fosse la “scienza delle soluzioni immaginarie per la quale non esistono verità assolute ma solo relative e mutevoli” Baj, patapittore, riassumeva il concetto con la frase «Imago, ergo sum» Il volumetto è stato tagliato di sghembo per dargli risalto sugli scaffali

Baj-Bakunin

Il primo monumento a Bakunin è stato realizzato da Baj a Berlino nel 1996 ed esposto nei locali della Neue Gesellschaft für Bildende Kunst Si trattava di una foto di Michail Aleksandrovič Bakunin appoggiata sopra un cavalletto posto su di un cubo con la A di anarchia Alto 330 centimetri prevedeva l’aggiunta di ulteriori modelli più piccoli Uno di questi è tut-

tora presente nel Museo Onsernonese di Loco al quale è stato donato in ricordo dell’ospitalità della valle nei confronti di Bakunin Ma Baj pensava in grande e ha telefonato a Casè per proporgli un ’ opera meno effimera E così Baj, Casè, Carazzetti e il critico Luciano Caprile hanno passeggiato prima in Onsernone poi sotto la Baronata infine sono approdati

Enrico Baj Louise Marie Thérèse Victoire de France Princesse, 1975 (Archivio Enrico Baj, Vergiate)

a Carrara Qui Alfredo Mazzucchelli ha offerto loro un blocco di marmo di 3 metri per 190 centimetri Grezzo con una fenditura È arrivato a Locarno il 30 settembre 1996 Si era pensato di poggiarlo in riva al lago, a Minusio Ma, tempo dopo, fra difficoltà di trasporto e dinieghi vari è finito alla Cava Pollini di Riveo dove vien distrutto per farne della ghiaia Prima però, il 5

ottobre 1996, ad Ascona si era tenuto un Convegno per dibattere su Bakunin e il monumento Agli incontri preparatori parteciparono alcuni degli anarchici storici ticinesi fra i quali Gianpiero Bottinelli, Peter Schrembs ed Edy Zarro Gli Attidelconvegno vennero poi pubblicati dalle edizioni La Baronata nel 2000

Artistiperlapace

L’ultima volta che ho sentito Baj è stato in occasione dell’iniziativa Artisti per la pace contro la guerra in Iraq nel 2002 Lui, assieme a Harald Szeemann e altri, è stato uno dei primi firmatari dell’appello Fra le varie presentazioni del manifesto vi è stata quella al Centro culturale svizzero di Milano il 13 dicembre 2002 Per l’occasione mi premurai di chiamarlo per verificare se volesse prendere la parola Mi rispose una voce flebile, lontana Qualche mese dopo ci lasciò Per approfondire la sua storia artistica, i generali, le madamine , il riferimento principale sono i tre volumi del Catalogo generale Bolaffi dell’opera di E B

Dove e quando Baj chez Baj, Palazzo Reale di Milano dall’8 ottobre al 25 gennaio www palazzoreale it

In fin della fiera

Cosa c’è di meglio di un caffé

Un caffè mi ha aperto infiniti orizzonti nel pianeta del piacere Primavera del 1963, Auditorium Arturo Toscanini In sala si prova la Sinfonia di Salmi per coro e orchestra di Igor Stravinsky, io seguo le prove manovrando una telecamera che inquadra il direttore È dichiarata una pausa Con cantanti e orchestrali vado nell’ingresso artisti, manovro il distributore automatico di caffè e inizio a sorbire il liquido bruno, con il cuore gonfio di quella musica divina Due pinze d’acciaio mi strizzano le chiappe, un brivido di dolore barra piacere nasce dalla nuca e termina sui talloni Un urlo selvaggio accompagna il gesto: «Ti ho preso finalmente!» Mi volto, una soprano gigantesca con due badili al posto delle mani allibisce e balbetta: «Mi scusi, mi scusi, l’ho scambiata per un mio collega, un tenore che approfitta del fatto che

Voti d’aria

è dietro di me per toccarmi il sedere»

Le dico: «Non fa niente, si figuri » se avessi coraggio direi: «Possiamo rifare il gesto, se le fa piacere, magari trovarci qui tutti i giorni » Mi sono pentito ma era troppo tardi, per anni ho inseguito l’illusione di trovare una sostituta ma non ci sono più le soprano di una volta, adesso le cantanti sono sottili come indossatrici

Un caffè ha ribaltato in meglio la mia vita professionale In questo caso c’è una data precisa, 3 ottobre 1987 Va in onda su Rai 1, la prima puntata di Fantastico ’87 Sono nella squadra degli autori Verso le 23 parte un refrain dalla canzone Dolce rompi, dove Adriano Celentano, conduttore del programma, canta «Cosa c’è di meglio di un caffè anche se lo zucchero non c’è» È il lancio di un concorso a premi e Adriano deve comunicarne

Non si accettano lezioni

Tutte le ragioni ad Adriano Sofri (5+), che sul «Foglio» dedica la sua rubrica quotidiana a un’incongruenza, a una bizzarria o a un interrogativo ben aderente alla realtà (2 alla realtà) Qualche giorno fa si è concentrato sulla fierezza inspiegabile dei politici (sono tanti) che affermano: «Non accetto lezioni da nessuno» A non accetta lezione di morale da B, B non accetta lezioni di geopolitica da A e da C, C non accetta lezioni di civiltà da A e da B, C ricambia e tutti ricambiano il rifiuto di ascoltare l’altro e magari (se proprio capitasse) di imparare qualcosa di utile nella vita (anche se a insegnartelo è il tuo avversario elettorale) C’è poi chi (Meloni) afferma perentoriamente che non accetta lezioni su niente da nessuno: «Faccio di testa mia» Sottinteso: prendo lezioni solo da me stessa Un’autentica lezione di intelligenza e di democrazia

Con questo bel motto, il suo governo

avvia una riforma scolastica epocale C’è da sperare che nessuno (neanche sua figlia) prenda lezioni da lei Se l’esempio arriva sempre dall’alto, scolari estudentiavrebberogiocofacileadaffermarecheancheloroseneguardano benedalprenderelezionidaqualcuno, e tantomeno dai professori I quali, per diventare professori, avranno pur accettato di prendere lezione da qualcuno, non essendo necessariamente autodidatti Immaginate se Dante avesse urlato a Brunetto Latini: «Io non prendo lezioni da nessuno» E lo stesso avesse detto Giotto a Cimabue E se l’allievo di Michelangelo avesse lanciato un martello sul ginocchio delsuomaestrourlandoglifieramente: «Io faccio di testa mia» Il mondo, visto che fino a prova contraria procede per trasmissione di conoscenza (ovvero a forza di lezioni reciproche), si sarebbe fermato In effetti, le virtù dilaganti nel nostro tempo, prepotenza

A video spento

il regolamento In sostanza: prendete (inteso: dopo averli comprati) tre tipi diversi di una certa marca di caffè (ossia classico, ricco, arabica, espresso, decaffeinato, solubile, ecc ), ritagliate le prove d’acquisto, incollatele su una cartolina postale, scrivete nome, cognome e indirizzo e speditale a Ogni settimana verranno estratti ricchi premi È quel «tipi diversi» a mandare in confusione Adriano, schiacciato dai troppi compiti che ha voluto assumersi: direttore artistico, conduttore, cantante, intervistatore Attacca: «Tipi diversi (pausa) Uno, sono sicuro, è (e dice la marca) Gli altri quelli che volete voi per esempio (e dice una marca concorrente)» Lo sponsor vuole stracciare il contratto e Adriano, dalla seconda puntata, il 10 ottobre, chiama me in scena a spiegare il regolamento, in dialogo con lui Nasce una coppia comica La

mattina di domenica 11 ottobre esco dal mio residence, entro in un bar, ordino il primo caffè della giornata e un cliente mi chiede un autografo Sempre a proposito del caffè un amico mi ha passato i primi risultati di uno studio finanziato da una multinazionale Una squadra di psicologi, sociologi, antropologi si è messa al lavoro per disegnare il profilo dei consumatori di caffè al bar in funzione della modalità con il quale viene ordinato: ristretto, macchiato caldo, lungo, americano, ecc ecc Per verificare l’attendibilità dei risultati ho provato a leggere quali sarebbero le caratteristiche del consumatore che fa un ’ordinazione come la mia, ovvero «un caffè macchiato freddo» Ecco il responso: «È una persona che non può tollerare il disordine» I suoi colleghi, quando lui si allontana dall’ufficio, mettono in disordine il ripiano della sua scri-

vania, operando solo spostamenti di pochi millimetri, ma che ha lui non sfuggono Poi quando rientra si fingono indaffarati per godersi lo spettacolo del suo frenetico riordinamento I suoi famigliari sanno che lui non andràmaiadormireselacucinadicasaè indisordine,perciò,quandoluihaimpegni serali, vanno a letto, lasciando tutto così com’è terminata la cena Il nostro amico ritorna a casa con il proposito di non mettere piede in cucina: occhiononvedecuorenonsente Sente il bisogno di bere un bicchiere d’acqua: si muoverà al buio La debole luce interna del frigorifero è sufficiente a illuminare lo sfacelo Niente da fare, l’amico indossa guanti e grembiule e si mette al lavoro Quando ha terminato l’orologio di una cucina in ordine perfetto suona le due» Lo ammetto: è il mio ritratto, i ricercatori hanno centrato l’obbiettivo

e narcisismo, non favoriscono l’umiltà che ci vorrebbe per sedersi un attimino (non di più, per carità) e ascoltare una voce che non sia la propria Umiltà scambiata per umiliazione «Sappiate ascoltare e vi accorgerete che il silenzio a volte produce lo stesso effettodellascienza»,scrisseNapoleone al viceré d’Italia, principe Eugenio Un genio, Napoleone, ma nulla, ovviamente, rispetto a Giorgia che, dopo la missione americana della scorsa settimana, pur non avendo preso lezioni da nessuno ha pronunciato queste acute parole: «Elon Musk è un vero big» (1 alla frase e a Musk) Tutta farina del suo sacco, di Giorgia Forse l’ha scritto anche sui social, forse persino su quello di cui è proprietario Musk, che è proprietario di quasi tutto quel che usiamo, mangiamo, tocchiamo, respiriamo, indossiamo Devo ammettere la mia debolezza: ogni volta che mi capita sott’occhio un vi-

Quando i media farebbero meglio a tacere

Per giorni le cronache dei media hanno cercato di fare luce su un efferato triplice delitto Riccardo C ha ucciso i suoi genitori e il fratellino a Paderno Dugnano, un comune alle porte di Milano: dopo aver atteso che si addormentassero, ha prima infierito sul fratello, che dormiva in camera con lui, e poi in successione ha accoltellato mamma e papà che erano arrivati in soccorso L’omicidio commesso da minorenni in età adolescenziale anche se, fortunatamente, non è caratterizzato da una particolare rilevanza statistica, presenta comunque sempre degli aspetti inquietanti e allarmanti che rendono tale fenomeno degno di particolare attenzione Creano non solo perplessità, ma spesso sgomento, il carattere di violenza gratuita che tali atti ricoprono nella loro esecuzione materiale; ci lascia inoltre interdetti la frequente mancanza di un movente, la previsione di una vittima che

spesso è persona conosciuta E non solo; nella maggior parte dei casi si tratta di persone con cui è esistita una relazione a carattere affettivo o, inoltre, come nel caso di Paderno, una stretta relazione di parentela Ma qui vogliamo affrontare il problema che riguarda il comportamento dei media, la loro ansia di trovare subito una risposta di fronte all’efferatezza Dopo aver descritto, possibilmente con tutti i particolari più truci, la ferocia del delitto, c’è la necessità di interpellare subito l’esperto Psicologi e terapeuti di chiara fama, ma anche scrittori, degni di variabile stima, esercitano la loro scienza su questa vittima, senza averci scambiato nemmeno uno sguardo: le radio, i giornali, le televisioni hanno bisogno di essere rassicurati con una spiegazione, una qualsiasi Per non parlare della Rete, dove chiunque possiede la chiave del mistero Lo psicoterapeuta di grido sostie-

ne che l’unico modo per comprendere questo tipo di disagi è che «non dobbiamo mai smettere di dare voce alle emozioni anche più disturbanti che hanno i ragazzi Oggi abbiamo più che mai la necessità di partire da questa terribile vicenda per parlarne e fare in modo che i figli esprimano il proprio pensiero sul gesto e anche lasciarli dire delle cose che ci possano disturbare e non vorremmo sentire» Lo psichiatra famoso in tv è più tranchant: «Prendiamo atto del disfacimento del nostro mondo, del disfacimento della famiglia Lo dico da trent’anni E mi sento rispondere che sono il disfattista, che sono il pessimista, che non capisco niente, che bisogna guardare il bicchiere mezzo pieno Ma davvero c’è qualcuno, compreso il ministro della Famiglia, che dica che esiste ancora la famiglia?» Lo psicologo degli adolescenti dice che la violenza è curabile, anche se «il male non risparmia

deo o una fotografia o una frase o un sorriso di Musk (cioè a quasi tutte le ore del giorno e della notte, ormai anche nel sonno), mi sale un brivido alla schiena, tra terrore e disgusto Ognuno di noi nutre i suoi disgusti: ecco,devoconfessareilmioperMusk, che a mio modestissimo parere incarnatuttoilpeggio(quelcheioritengoil peggio):laprepotenzadelpotereel’arroganza del denaro, che singolarmentesarebberogiàpericolosimasommati diventano micidiali Figurarsi se si aggiunge quel tanto di follia che traspare dal suo simpatico sorrisino In più mi sono reso conto l’altra sera, lasciando cadere un ’occhiata distratta alla tv, che Musk è altissimo (sarà alto tre-quattrometri,immagino),unaspeciediorco delle fiabe Fatto sta che non viviamo in una fiaba ma nella realtà (2), e se intravedo una Tesla per strada tendo a girare lo sguardo Anche se fossi in una fiaba, prenderei lezioni da tutti,

tranne che da Musk Vedere, il giorno dopo,nelleprimepagineiltitolo«BalloinMusk»(1)sopralafotografiadilui con Meloni, mi ha provocato un lieve sudore freddo alle tempie Si attendono altre trovate geniali, tipo: «Mask di sangue», «Musk antigas», eccetera Personalmente preferirei l’eufemismo «Musk di fango» Non è che i superpoteri degli altri imprenditori hi-tech, i vari Zuckerberg, Gates e Bezos, mi paiano fenomeni promettenti per l’umanità, ma Elon Musk, nel suo presentarsi come il must oltre che il Musk, ha qualcosa di più perturbante: una specie di turbo capitalista pronto ad accendere il turbo del suo turbo capitale, dopo averci caricati tutti a forza su uno dei dieci missili che tiene in garage, per spedirci in pochi secondi su Marte al cospetto del suo odioso sorrisino In compagnia del quale rimarrà finalmente solitario turbo padrone del mondo

nessuno, non ha età e non ha sesso Chiunque, improvvisamente, può esserne sedotto e metterlo in atto Ragazze e ragazzi nella primavera della vita, spesso provenienti da famiglie solide e con un buon livello di istruzione, che si macchiano con crimini e delitti» La scrittrice di successo non si tira indietro, tutta colpa di internet: «Ma se un bambino e un ragazzo non ha avuto altro nutrimento che la rete e dunque, a dieci anni di età, ha già assistito a un numero incredibile di omicidi, sparatorie, atti efferati come si può essere così leggeri da pensare che il cervello non assorba e rielabori costantemente questi contenuti? Il cervello, infatti, non è molto diverso da una spugna, assorbe e quando si spreme, se non è stata fatta un ’ opera di contenimento, esce ciò che ha assorbito» I media hanno le loro esigenze, ma qual è l’esigenza prima di un terapeuta, di uno scrittore, di un intellettuale? È più importante comprendere o spiegare senza aver compreso? Come si può dare un giudizio «a caldo» fuori da un contesto clinico di storie che non si conoscono? La comprensione è fatta di ascolto, empatia, pietas, intuito e silenzio Ci sarebbe anche una ragione deontologica che suggerirebbe una forma di pudore nei confronti delle famiglie coinvolte, spesso colpevolizzate da commenti affrettati e approssimativi Qualsiasi tentativo di spiegazione «scientifica» s’infrange contro il fatto dell’orrore Non vi è sociologia o psicologia che possa rendere ragione del fatto a cui si possa ridurlo Queste prassi, di fronte a simili fatti, sono chiacchiere consolatorie L’evento ha un suo scandalo che è irriducibile alla spiegazione Dovrebbe valere sempre la vecchia regola di Ludwig Wittgenstein: «Su ciò di cui non si è in grado di parlare, si deve tacere»

di Paolo Di Stefano
di Aldo Grasso

Un autunno d’oro per chi ama le castagne

1.35 invecedi1.95 Peperoni misti PaesiBassi, sacchettoda500g, (100g=0 27) 30% 1.10 7.10.2024.10–7.10.

Settimana Migros Approfittane egusta

Tutti i tipi di olive non refrigerate M-Classic (articoli Demeter e Alnatura esclusi), per es olive nere spagnole, snocciolate, 150 g, 1 85 invece di 2 70, (100 g = 1 23)

Tutto l'assortimento Citterio Italia, per es salame Riserva, 90 g, 4 15 invece di 5 95, in self-service, (100 g = 4 61) 30%

Tutto l'assortimento Handymatic Supreme (sale rigeneratore escluso), per es All in 1 in polvere, 800 g, 5 – invece di 9 95, (100 g = 0 62)

Da tutte

Qui profuma di autunno Frutta e verdura

Tutto l'assortimento Demeter per es zucca butternut, Svizzera, al kg, 5 55 invece di 6 95 20%

2.40

Cicoria Svizzera/Paesi Bassi, sacchetto da 500 g, (100 g = 0 48)

IDEALECON

Filetti di salmone senza pelle ASC al banco e in self-service, per es M-Classic, d'allevamento, Norvegia, in self-service, per 100 g, 3.35 invece di 4 80 30%

Sun Queen

gherigli di noci, noci di anacardi o noci miste, per es gherigli di noci, 3 x 130 g, 7.– invece di 10 50, (100 g = 1 79) conf. da 3 33%

Tutta l'uva sfusa per es uva Italia, Italia/Francia, per kg, 3 10 invece di 3 90 20%

Cachi mini Spagna, 400 g, (100 g = 0 85) 22%

3.40 invece di 4 50

3.40 invece di 4 50

Arance bionde Sudafrica, rete 2 kg, (100 g = 0 17) 24%

Pesce e frutti di mare

Un mare di bontà

di 24 50 Branzino intero Migros Bio d'allevamento, Croazia, in conf speciale, 720 g, (100 g = 2 72)

Migros Ticino

p a o imi p

1.45

invece di 1 95

3.30

invece di 4 20

Fleischkäse affettato finemente IP-SUISSE in conf speciale, per 100 g 25% ionato 12 mes

8.50

Luganighetta Svizzera, 2 x 250 g, (100 g = 1 70) conf da 2 26%

invece di 11 50

Carnedi maialeda pascolo = massimo benessere animale

Prosciutto del vignaiolo Maiale di prato IP-SUISSE per 100 g, in self-service 21%

3.30

invece di 4 45 Salametti a pasta fine prodotti in Ticino, in conf da 2 pezzi, per 100 g, in self-service 25%

Prosciutto crudo San Pietro Rapelli Svizzera, in conf speciale, per 100 g 35%

4.95

invece di 770

Ticino Sta i nato esi

5.85

Entrecôte di cervo Germania, per 100 g, al banco 25%

invece di 8 10

Migros

Dalle tentazioni cremose a quelle croccanti

Senzaoliodipalma

Il nostro pane della settimana: cruschello di segale macinato grosso, sesamo e semi di lino conferiscono al Twister note di tostatura dalprofumo lievemente dolce

2.70 invece di 3 20 Twister cotto su pietra Migros Bio chiaro e rustico, 360 g, (100 g = 0 75) –.50 di riduzione

Tutte le paste in blocco e già spianate, Anna's Best per es pasta per pizza, spianata, rettangolare, 580 g, 3.85 invece di 4 80, (100 g = 0 66)

30%

3.60 invece di 5.15

Con notedi vaniglia, mela e cannella

20% 6.50

Sélection Limited Edition, 7 pezzi, 126 g, (100 g = 5 16)

20%

Biscotti prussiani M-Classic in conf speciale, 516 g, (100 g = 0 70)

Tutte le coppette ai vermicelles per es 95 g, 2 – invece di 2 50, (100 g = 2 11)

Formaggi

Dalla maestria di malgari e casari

Formaggio fuso a fette Gruyère, Emmentaler e M-Classic Sandwich, in conf speciali, per es Gruyère, 30 fette, 600 g, 7 – invece di 8 85, (100 g = 1 17) 20%

1.90 invece di 2 30 Le Gruyère surchoix AOP per 100 g, prodotto confezionato 17%

6.35 invece di 7.95

Parmigiano Reggiano grattugiato Migros Bio 3 x 75 g, (100 g = 2 82)

Gorgonzola Selezione Reale DOP disponibili in diverse varietà, per es dolce, 200 g, 3.60 invece di 4 –, (100 g = 1 80) 10%

20x CUMULUS Novità

Grana Padano Migros Bio grattugiato o trancio, per es grattugiato, 80 g, 2.30, in vendita nelle maggiori filiali, (100 g = 2 88)

20x CUMULUS Novità

3.10

Alternativa allo yogurt Alpro al mango senza zuccheri aggiunti, 400 g , in vendita nelle maggiori filiali, (100 g = 0 78)

1.85

invece di 2 35

Stagionatura tra i3e i5mesi Nuovo gusto, con calcio e vitamine

Appenzellerin Elegant circa 250 g, per 100 g, prodotto confezionato 21%

2.25 invece di 2.70

Caseificio Leventina per 100 g, prodotto confezionato 15%

3.10

Alternativa allo yogurt Alpro al lampone e alla mela senza zuccheri aggiunti, 400 g, in vendita nelle maggiori filiali, (100 g = 0 78) 20x CUMULUS Novità

Prodotti freschi e pronti

Pasta refrigerata Migros Bio agnolotti all'arrabbiata o fiori ricotta e spinaci, per es agnolotti, 3 x 250 g, 11.95 invece di 16 20, (100 g = 1 59)

Prontedagustare in 2,5minuti Focaccia

Migros

Risparmia oggi e gusta domani

a partire da 2 pezzi 20%

Tutti i cereali e i semi, Migros Bio (prodotti Alnatura e sfusi esclusi), per es fiocchi d'avena svizzeri Migros Bio, fini, 400 g, 1 45 invece di 1 80, (100 g = 0 36)

Tutto l'assortimento di caffè Migros Bio per es macinato, Fairtrade,

20x CUMULUS Novità

Miscele di spezie African Cook

Tajinen Spice, Couscous, Chakalaka e African Rub, per es Chakalaka, 55 g, 4 50, (10 g = 0 82)

20x CUMULUS Novità

Spezie Alnatura zenzero e curcuma, per es zenzero, 45 g, 1 90, (10 g = 0 42)

20x CUMULUS Novità

Miscele di spezie Latin Cook

Chimichurri, Jerk Rub, Cajun Spice e Caribbean Fish Spice, per es Chimichurri, 30 g, 4 50, (10 g = 1 50)

20x CUMULUS Novità Chicco d'Oro in chicchi

2.50

Fleur de Grèce Natural 150 g, (100 g = 1 67)

20x CUMULUS Novità

3.20

Fleur de Grèce Smoked & Spicy 85 g, (10 g = 0 38)

i

ceci

Tutte le Farm Chips per es al rosmarino, 150 g, 2 60 invece di 3 30, (100 g = 1 73) 20%

Tutto l'assortimento Demeter (latte Pre e latte di tipo 1 esclusi), per es albicocche secche e snocciolate, 200 g, 4 75 invece di 5 95, (100 g = 2 38) 20%

Tutte le gallette di riso bio per es gallette di riso integrale Migros Bio, aha!, 135 g, 2.75 invece di 3 45, (100 g = 2 04) 20%

Pizze Buitoni surgelate, caprese, al prosciutto o alla diavola, per es caprese, 3 x 350 g, 13 20 invece di 16 50, (100 g = 1 26) conf. da 3 20% Fonzies, Flips e Triangles alla paprica, M-Classic per es Flips M-Classic, 200 g, –.80 invece di 1 –, (100 g = 0 40) 20%

Piccoli piaceri che addolciscono la giornata

Tavolette di cioccolato Frey al latte finissimo o al latte con nocciole, 10 x 100 g, per es al latte finissimo, 13 – invece di 22 –, (100 g = 1 30)

6.50

7.80

invece di 15 60

Palline di cioccolato Frey in conf speciale, assortite, al latte finissimo o Giandor, 750 g, (100 g = 1 04) 50%

Risoletto Frey in confezioni speciali e multiple, per es minis Classic, 840 g, 11 75 invece di 16 80, (100 g = 1 40) 30%

invece di 7.90 Maltesers in conf speciale, 400 g, (100 g = 1 63) 17% 5.95 invece di 8.85

4.95 Knoppers Big Spender in conf speciale, 15 pezzi, 375 g, (100 g = 1 32) Hit

M&M's Peanut in conf speciale, 1 kg, (100 g = 1 10) 15%

di 12.90

2.20 Toffifee White 125 g, (100 g = 1 76), in vendita solo nelle maggiori filiali 20x

Mikado al cioccolato al latte o fondente 3 x 75 g, (100 g = 2 64)

Specialità belga 4.95 Hamlet Praline Collection 200 g, (100 g = 2 48)

Un brindisi per i prezzi bassi

Prendersi cura di sé

lozioni per il corpo

Kneipp

Trattamento per il viso Nivea crema da giorno 5 in 1 BB light IP 15 e maschera in tessuto Glow Boost, per es crema da giorno 5 in 1 BB light IP 15, 50 ml, 11.95, (100 ml = 23 90)

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