Azione 41 del 10 ottobre 2022

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ATTUALITÀ

coscienza

Manaus,

Brasile,

Quando il pericolo viene dallo Spazio

pubblicazione

Un impero senza fondamenta

Le lunghe file di centinaia di migliaia di russi che fuggono dal loro paese per non venire arruo lati risvegliano un ricordo del 1989: a fine estate, migliaia di tedeschi della Germania orientale, la comunista DDR, scapparono all’ovest attra verso la frontiera ungherese, dopo che il gover no magiaro rimosse le restrizioni al confine con l’Austria. Si ripete la storia? La Russia, perlome no quella putiniana, come allora l’Unione So vietica, è prossima al crollo? Le condizioni sono diverse. Allora fallì un tentativo di riformare il sistema e la società, oggi abbiamo un autocrate che cerca di salvare se stesso con un apparato re pressivo efficace. Ma il sogno di un impero de gno degli zar più grandi resterà incompiuto, per un Vladimir Putin sempre più solo.

Una recente visita alla spianata delle adunate na ziste a Norimberga e al vicino Doku Center che ne illustra la storia nell’ambito dell’ascesa del na zismo, conferma una stridente differenza fra la Germania che vagheggiava la creazione di un millenario Terzo Reich e la Russia neo-imperia le di Putin. Le adunate annuali del partito na

zionalsocialista a Norimberga, tenutesi dal 1933 al 1938, con fino a 200mila partecipanti, erano una sentita esaltazione del nazismo, ogni detta glio, anche dell’abbigliamento e dell’equipaggia mento, era definito con precisione. Hitler mo strava al mondo una Germania pugnace, decisa, disciplinata, entusiasta, unita dietro al Führer e pronta a seguirlo ovunque, fino alla disfatta. A Putin scappano i cittadini non appena annun cia una mobilitazione parziale. Il patto con la popolazione russa – disinteressarsi della politi ca finché è garantito un benessere – si sbriciola, la finzione di una guerra-non guerra non è più creduta, il mito di un esercito invincibile è pol verizzato, chi scappa lo fa perché non vuole fa re da carne da cannone, molti sono contrari alla guerra contro gli ucraini tout court. Così non si vince una guerra né si restaura un impero.

Come reagisce un autocrate quando sente che gli sta sfuggendo il potere? Se in un’America dalle salde tradizioni democratiche (interne) un Donald Trump incapace di riconoscere la scon fitta alle urne è riuscito a provocare un assalto al

Campidoglio, di che cosa sarà ancora capace un Vladimir Putin che in questo momento sta lot tando per la propria sopravvivenza politica e fi sica? A ogni contraccolpo e sconfitta ha alzato la posta, di nuovo velatamente torna a minacciare l’uso di armi atomiche per difendere le regioni ucraine ufficialmente annesse alla Russia. Pu tin è sempre più solo, sta perdendo il sostegno anche di Cina, India, Turchia, Kazakistan. Sta perdendo altri pezzi delle regioni ucraine annes se, che in precedenza non controllava neppure per intero, mentre i nazionalisti criticano mini stri e generali e i continui arretramenti. Come reagisce l’apparato di un sistema ditta toriale quando il capo ti porta verso la rovina? L’isolamento economico impoverisce il paese, i cervelli e centinaia di migliaia di giovani fug gono, chi si è arricchito con il sistema putiniano vede i suoi beni confiscati o a rischio, l’esercito viene distrutto e umiliato, la Russia è diventa ta il pariah internazionale più della Corea del Nord e il Venezuela. Fino a quando i russi se guiranno Putin? Fino a quando un solo uomo,

un uomo sempre più solo, riuscirà a mantene re un potere di vita e di morte su un paese così enorme? Ma chi verrebbe dopo di lui?

Il Ventunesimo secolo puzza ancora molto di Novecento. Se l’Europa stava lentamente sanan do le sue ferite, la Questione russa restava aper ta. La pacifica implosione dell’Unione Sovietica è stata solo un episodio, cui non è seguita una rinascita della Russia su solide basi economiche e politiche. Putin è il frutto di un paese che non ha mai fatto i conti onestamente con il passa to, balzato dallo zarismo al bolscevismo, ad una timida primavera democratica subito soffocata nel caos di un capitalismo selvaggio, per poi ap prodare ad un neo-zarismo. Più a lungo durerà la guerra e il potere di Putin, maggiori saranno i danni e minori le possibilità di risollevarsi e di immaginare un più equilibrato e sostenibi le contratto fra potere e società. Non sappiamo fino a quale punto giungerà la catastrofe, per i russi e per noi, ma appare verosimile che dopo la guerra non ci sarà una vera pace in Europa sen za una stabilità degna di questo nome in Russia.

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXV 10 ottobre 2022 Cooperativa Migros Ticino edizione 41 ◆ ● G.A.A.6592San t’Antonino MONDO MIGROS Pagine 2 / 4 – 5 CULTURA Pagina 29 Una
di racconti inediti ci ricorda la penna e lo spirito del giornalista Erminio Ferrari
Pagina 23 Reportage da
in
dove bimbi e ragazzi vivono per strada tra miseria, droga e violenza
TEMPO
LIBERO Pagina 13 Le «ore perdute» dei bambini si fa occasione di crescita grazie a giocattoli e letture SOCIETÀ Pagina 3 Che cos’è la
e da dove viene? Intervista al neuroscienziato Anil Seth autore di Being You ◆ Giulia Pompili Pagina 19
Keystone

Cantare il mondo

Per la sua Winter Fest 2022, che an drà in scena a Minusio dal 20 al 22 ottobre, LocarnoFOLK propone un percorso musicale che porterà il pub blico dall’Engadina alla Svezia, co steggiando il Lago dei Quattro Can toni e attraversando le terre della musica klezmer.

Darà il via alla rassegna Rodas, l’ultimo gruppo fondato dalla «grande dame» della canzone romancia, Corin Curschellas (Premio Svizzero di mu sica nel 2014). Questo trio femminile tramanda canzoni popolari in versioni contemporanee ed emozionanti: can zoni retoromanze, canti dei Walser grigionesi e canzoni dei Grigioni ita lofoni, alle quali si aggiungono com posizioni di Corin Curschellas.

Il programma della seconda sera inizia con la proiezione (ore 18.00) di Der Klang der Stimme (Il suono della voce) di Bernard Weber (Premio del pubblico alle Giornate di Soletta nel 2018) e prosegue con un viaggio fino alla nordica Svezia con lo straordina rio quartetto al femminile Åkervinda (ore 20.30), che con le sue interpreta zioni moderne dà nuova vita alle can zoni scandinave. Un concerto in colla borazione con OSA! ed Elisarion.

La terza giornata vedrà un triplo appuntamento. Dalle 13.30 alle 16.00 andrà in scena il workshop «Suonare musica klezmer insieme ai Bait Jaffe».

La storica formazione klezmer, com posta da David e Sascha Schönhaus, accompagnati da due musicisti, l’anno prossimo festeggerà i 30 anni di esi stenza, negli anni ha sviluppato il re

Concorso

«Azione» mette in palio 5x2 bigliet ti per la Winter Fest 2022. Per par tecipare all’estrazione inviare una mail a giochi@azione.ch (oggetto: «Winter Fest») indicando i propri dati personali entro domenica 16 ot tobre 2022.

Note asconesi

pertorio ereditato dal padre dei fratel li Schönhaus, figlio di un ebreo russo di Berlino. Durante il workshop si imparerà a suonare semplici melo die klezmer, danze e doinas a orec chio o da spartito (iscrizione obbli gatoria entro il 15 ottobre). In serata il pubblico verrà poi trasportato sul le rive del Lago dei Quattro Cantoni, con il trio intergenerazionale Brun& Brunner (ore 19.30), formato da Albin Brun, «pioniere» della musica popo

lare contemporanea, e da due sorelle talentuose, Kristina ed Evelyn Brun ner, riuniti per creare «poesia sonora». La serata si chiuderà in allegria e ma linconia per il concerto finale dei Bait Jaffe (ore 21.30).

Per i mini Teatro

Il gradito ritorno di un’amata rassegna per i più piccoli

Nel 1999 un gruppo di mamme, ispi randosi alla rassegna Minimusica di Bellinzona, volle proporre nel Locar nese una rassegna di teatro per le fa miglie. Il Teatro Oratorio San Gio vanni Bosco di Minusio si rivelò immediatamente ideale per accoglie re la rassegna e il suo pubblico, moti vo per cui ancora oggi è storica sede della rassegna.

musicali/2

Ad Ascona il 22, 23 e 30 ottobre

Storie di fili

Spettacolo ◆ A Lugano tornano le marionette con Michel Poletti

Appuntamento a cavallo tra la musi ca e le arti sceniche quello previsto ad Ascona nella seconda metà del mese

di ottobre. Si debutta il 22 ottobre con i Racconti in musica al Collegio Pa pio di Ascona (ore 20.30), dove l’Or chestra da camera di Lugano diret ta da Stefano Bazzi eseguirà opere di Georges Bizet e Edvard Grieg.

Si proseguirà il giorno successi vo con il Duo Kirsch (composto da Anton Jablokov al violino e Stefano Mocetti alla chitarra), che nella chie sa parrocchiale di San Lorenzo a Lo sone (ore 17) proporrà un viaggio mu sicale tra classico, tradizionale e jazz.

Un triplo spettacolo apre la 40esima edizione del Festival delle Marionette il prossimo 15 ottobre (ore 15.00 Teatro Foce Lugano).

A dividersi il palcoscenico del Tea tro Foce di Lugano saranno dapprima

Concorso

«Azione» mette in palio 5x2 bigliet ti per la serata di apertura del 22 ot tobre. Per partecipare all’estrazione inviare una mail a giochi@azione.ch (oggetto: «Racconti in musica») in dicando i propri dati personali entro domenica 16 ottobre 2022.

azione

L’ultimo appuntamento è per do menica 30 ottobre al Teatro del Gat to di Ascona (ore 16.30), dove andrà in scena Voci di notte, spettacolo libe ramente ispirato alla storia di Gian ni Rodari (un anziano signore che di notte sente voci lontane e accorre per aiutare chi è in difficoltà) di e con Colette Roy, Eleonora Savini e Kate Hannah Weinrieb.

Concorso

«Azione» mette in palio 7x2 bigliet ti per lo spettacolo di apertura per il 40esimo Festival Internaziona le delle Marionette del 15 ottobre. Per partecipare all’estrazione inviare una mail a giochi@azione.ch (ogget to: «Marionette») indicando i propri dati personali entro mercoledì 12 ot tobre 2022.

le autentiche e abilissime marionet te a fili indiane dei Pannalal Puppets, compagnia fondata nel 1973 da Mi chel e Tina Perret-Gentil, ispirata ai suoi albori a leggende indiane. Seguirà uno spassoso Pulcinella di Italo Pecoretti e concluderanno il po meriggio le meravigliose ombre cine si di Valeria Guglietti. Come sempre, gran cerimoniere dell’appuntamento sarà l’infaticabile ed entusiasta Mi chel Poletti.

Informazioni

40esimo Festival Internazionale delle Marionette, Lugano, 15 ottobre-6 novembre 2022. musicateatro.net

Negli anni MiniSpettacoli è cre sciuto, ampliando la propria offerta, sia rispetto ai generi teatrali propo sti, sia ingaggiando compagnie locali e internazionali. Oggi sono una real tà consolidata e apprezzata nel Locar nese e oltre.

Nella primavera del 2021, le fon datrici e le precedenti organizzatri ci hanno proposto all’Associazione «Scintille: teatro e spazio creativo» di riprendere e continuare l’organizza zione della rassegna MiniSpettacoli, proposta accolta con gioia. E il prossi mo 16 ottobre finalmente si parte, con il primo di una serie di appuntamen ti che ci accompagneranno per tutto l’anno. Il primo spettacolo in scena sarà La fabbrica dei baci (a partire dai 6 anni, ore 16.00), teatro di narrazio ne con musica dal vivo con la Compa gnia intrecci teatrali.

Concorso

«Azione» mette in palio 5x2 bigliet ti per lo spettacolo La fabbrica dei baci del 16 ottobre. Per partecipa re all’estrazione inviare una mail a giochi@azione.ch (oggetto: «Mini spettacoli») indicando i propri da ti personali entro mercoledì 12 ot tobre 2022.

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXV 10 ottobre 2022 azione – Cooperativa Migros Ticino MONDO MIGROS 2
Settimanale edito da Migros Ticino Fondato nel 1938 Redazione Peter Schiesser (redattore responsabile), Simona Sala, Barbara Manzoni, Manuela Mazzi, Romina Borla, Natascha Fioretti Ivan Leoni Sede Via Pretorio 11 CH-6900 Lugano (TI) Telefono tel + 41 91 922 77 40 fax + 41 91 923 18 89 Indirizzo postale Redazione Azione CP 1055 CH-6901 Lugano Posta elettronica info@azione.ch societa@azione.ch tempolibero@azione.ch attualita@azione.ch cultura@azione.ch Pubblicità Migros Ticino Reparto pubblicità CH-6592 S. Antonino tel +41 91 850 82 91 fax +41 91 850 84 00 pubblicita@migrosticino.ch Editore e amministrazione Cooperativa Migros Ticino CP, 6592 S. Antonino tel +41 91 850 81 11 Stampa Centro Stampa Ticino SA Via Industria – 6933 Muzzano Tiratura 101’177 copie Abbonamenti e cambio indirizzi tel +41 91 850 82 31 dalle 9.00 alle 11.00 e dalle 14.00 alle 16.00 dal lunedì al venerdì fax 091 850 83 75 registro.soci@migrosticino.ch Costi di abbonamento annuo Svizzera Fr. 48.–Estero a partire da Fr. 70.–●
Il primo spettacolo andrà in scena il 16 ottobre.
Appuntamenti musicali/1 ◆ A Minusio presto in scena la Winter Fest 2022
Informazioni www.locarnofolk.ch
Le affascinanti componenti della formazione svedese Akervinda. (akervinda.com)
Appuntamenti
Un’immagine
del Duo Kirsch.

Il custode di immobili

Una figura professionale in evoluzione: alle competenze tecniche si affiancano quelle sociali

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Istantanee dei trasporti

Le infrastrutture per la mobilità sono al centro degli investimenti del Cantone

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All’origine della coscienza

Diagnostica perinatale

La specialista in genetica medica e pediatria Alessandra Ferrarini ci parla di analisi e fattori di rischio

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Il successo del Parco eolico

A due anni dalla messa in funzione delle pale in vetta al San Gottardo, buona energia ma anche didattica

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Intervista ◆ Anil Seth, professore di Neuroscienze cognitive e computazionali ha dedicato anni di ricerche e studi alla coscienza. Il suo ultimo progetto, Perception Census, potrebbe portare a nuove scoperte

Da dove viene la coscienza? Come si «crea» nel nostro cervello? In che modi percepiamo la realtà esterna?

A queste domande Anil Seth, pro fessore di Neuroscienze cognitive e computazionali all’Università del Sussex, a Brighton, nel Regno Unito, ha dedicato anni di ricerche e studi, raccontando le sue scoperte nel be stseller Being You – A New Science of Consciousness (Faber). Tra i suoi ulti mi progetti c’è il Perception Census (Censimento della percezione), uno studio di citizen-science – realizzato cioè con il contributo di persone «co muni», senza preparazione scientifi ca – per catalogare i diversi modi at traverso i quali percepiamo la realtà. L’iniziativa è parte di un progetto più ampio chiamato Dreamachine, un’e sperienza immersiva dove il pubblico viene sottoposto ad allucinazioni vi sive e uditive caleidoscopiche, gene rate da luci lampeggianti e da suoni avvolgenti. Inaugurata a Londra, la Dreamachine sta facendo il giro delle più grandi città della Gran Bretagna.

Professor Anil Seth, che cos’è la coscienza?

È qualcosa di profondamente miste rioso e allo stesso tempo incredibil mente familiare. È fragile, precaria, meravigliosa e terribile: per ognuno di noi, è tutto quel che c’è. La per diamo quando cadiamo in un sonno senza sogni oppure ci sottoponiamo a un’anestesia generale e la recupe riamo quando ci svegliamo. Senza coscienza, nulla ha importanza.

Il Censimento della percezione (Perception Census) intende catalogare i diversi modi attraverso i quali percepiamo la realtà e fa parte del progetto itinerante Dreamachine

La scienza ha scoperto come nasce la coscienza?

Non ancora. Per secoli, la scienza e la filosofia si sono sforzate di capire come la coscienza si relazionasse con i nostri corpi e con il mondo fisico in generale. Il filosofo David Chal mers lo chiama il «problema diffici le». Secondo lui, è paradossale che da un processo fisico possa nascere una ricca vita interiore, eppure succede proprio questo. Nel corso dei miei vent’anni di studio sul tema ho os servato interessanti progressi a livello scientifico, con teorie promettenti. Una domanda importante alla qua le bisognerebbe riuscire a rispondere è se la coscienza sia limitata agli or ganismi viventi o se possa nascere e

svilupparsi nei computer, nei robot o in altri sistemi.

Che cos’è la percezione e che rap porto ha con la coscienza?

La percezione è il processo con cui il cervello interpreta i dati sensoria li per capire cosa sta succedendo nel mondo (gli scienziati la chiamano «esterocettività») e nel corpo («in terocezione»). Può essere sia consa pevole sia inconsapevole; quando è cosciente, è accompagnata dall’espe rienza. A mio avviso, la coscienza è innanzitutto una questione di perce zione. Ciò di cui facciamo esperien za – le cose nel mondo, l’essere noi stessi, persino il libero arbitrio – so no tutte varietà percettive.

Lei descrive la percezione come un’«allucinazione controllata».

Può spiegare cosa intende?

Io mi baso sulla teoria delle neuro scienze chiamata «elaborazione pre dittiva», che considera la percezione un’interpretazione attiva, non una registrazione passiva, della realtà. I segnali sensoriali, cioè la luce, gli

odori, i sapori, il contatto, non sono considerati «veicoli» che trasportano il mondo dentro la mente, ma «errori di previsione» che segnalano la diffe renza tra ciò che il cervello si aspet ta e ciò che riceve. Noi non vediamo mai il mondo «così com’è». Per dirla con le parole della scrittrice Anaïs Nin: «Non vediamo le cose come so no, le vediamo come siamo».

Lei sostiene che la nostra percezio ne della realtà è probabilistica. Co sa significa?

Il cervello funziona formulando l’ipotesi migliore rispetto alle in formazioni che riceve dall’ester no attraverso i segnali sensoriali. In matematica si parla di «inferenza bayesiana», che consiste nel sape re prendere decisioni sagge quando le cose sono incerte. Si giunge alla scelta migliore combinando le cono scenze precedenti con i nuovi dati, ponderandoli in base all’affidabilità che sembrano avere. Il fatto interes sante è che questo meccanismo non viene compreso a livello conscio. Vediamo il cielo blu o grigio e non

immaginiamo che quel colore sia il risultato di una combinazione pro babilistica della nostra percezione.

Nel suo libro lei cerca di spie gare che cosa significhi essere «se stessi».

Il sé umano è un’entità a più livel li. Il «sé incarnato» è l’esperienza che abbiamo del nostro corpo come og getto fisico nel mondo, mentre il «sé prospettico» è la consapevolezza di noi in prima persona. Poi abbiamo la cognizione del «libero arbitrio», con l’intenzione di agire e di fare acca dere le cose. Tutte queste esperien ze possono coesistere senza che ci sia un senso di identificazione continua nel tempo (quello che Daniel Den nett chiama il «sé narrativo»). Non solo racchiudiamo moltitudini, ma siamo moltitudini. A mio avviso, le esperienze del sé sono collezioni di «allucinazioni controllate» e, in alcu ni casi, controllabili. Sono l’aspetto soggettivo del continuo tentativo del cervello di regolare il corpo e di ri manere in vita. Per rubare una frase a Cartesio: «Mi prevedo, quindi sono».

Come funziona il progetto Percep tion Census?

Una delle implicazioni della teo ria dell’«allucinazione controllata» è che ognuno di noi può sperimentare il mondo in modo unico. Così come siamo diversi all’esterno, lo siamo an che all’interno. Soltanto, a differenza dell’aspetto fisico, i mondi interiori so no difficili da osservare dal di fuori. Il Perception Census è un nuovo studio di citizen-science che intende tracciare, per la prima volta, il terreno inesplora to della «diversità percettiva». Mentre, fino ad ora, le ricerche hanno esami nato la diversità di particolari aspet ti della percezione, nessuno ha mai esplorato il sentire simultaneo. Si può partecipare al Perception Census onli ne, basta avere compiuto diciotto anni. È un test con dieci sezioni diverten ti, coinvolgenti e facili da completare. Cerchiamo le risposte a una serie di domande. In che modo le aspettati ve del nostro cervello influenzano ciò che vediamo? Quanto è vivida la no stra immaginazione? Come lavorano insieme i nostri sensi? Come percepia mo il passare del tempo?

SOCIETÀ ● ◆ Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXV 10 ottobre 2022 azione – Cooperativa Migros Ticino 3
Secondo il professor Anil Seth la coscienza è innanzitutto una questione di percezione. (Shutterstock) Stefania Prandi

Per le scorte invernali

Per molti l’autunno è sinonimo di scorte alimentari. Le mele e le pa tate, in modo particolare, se tenute nel modo giusto si possono conser vare anche per diversi mesi, permet tendoci di avere sempre a portata di mano una riserva non solo di bontà, ma anche di preziose sostanze vita li quali vitamine e sali minerali per affrontare la stagione invernale con la giusta vitalità ed energia. Attual mente, come ogni inizio d’autunno, i supermercati Migros offrono alcune varietà di questi frutti della terra in confezioni di grande formato – 2.5, 5, 10 e 15 kg –, ideali per lo stoccag gio in cantina. Tutti i prodotti sono coltivati in Svizzera applicando me todi particolarmente rispettosi del la natura.

Alcuni dati sulla produzione indigena Quest’anno le coltivazioni di pata te svizzere hanno sofferto la siccità e il raccolto è stato inferiore del 10% ri spetto alla media degli ultimi cinque anni. Tuttavia, la qualità dei tuberi è molto buona e permette di apprezzare al meglio tutta la bontà di questi pro dotti indigeni. Al fine di lottare con tro lo spreco alimentare, quest’anno la filiera ha deciso di adattare i cali bri tollerati (taglia delle patate) in certi segmenti, ciò che permette per esem pio di utilizzare delle patate più pic cole rispetto al passato per produrre le chips. Sono ca. 4000 i produttori sviz zeri che coltivano le patate su una su perficie di oltre 10’000 ettari. La rac colta si protrae fino alla fine del mese

di ottobre. Durante un anno normale, quasi l’85% delle patate consumate in Svizzera provengono dal nostro paese. Contrariamente a quanto avvenuto con le patate, le condizioni climatiche di quest’anno sono state invece favo revoli per la produzione di mele, tan to che la raccolta è iniziata sei giorni prima del solito. Con una produzione complessiva prevista di 114’500 tonnel late, si parla di un buon raccolto. Le mele rappresentano il frutto maggior mente coltivato e apprezzato in Sviz zera. Il consumo annuale è di 15 kg pro capite. Le tre varietà di mele più coltivate sono, in ordine di produzio ne, Gala (28’545 tonnellate), Golden Delicious (13’629 t) e Braeburn (11’647 t). Mentre le regioni più produttive so no, in ordine di importanza, Svizzera

Delicati aromi valmaggesi

Attualità ◆ Il Pepe aromatizzato in Valle Maggia è una vera prelibatezza che ha conquistato anche i più grandi chef

Il Pepe aromatizzato in Valle Mag gia negli anni è diventato un auten tico prodotto di culto, ormai apprez zato oltre i confini cantonali anche nelle cucine più blasonate. Prepara to secondo una ricetta originale ide ata negli anni Ottanta dal compian to Virgilio Matasci, oggi la tradizione produttiva è portata avanti dai figli Elis e Roy in quel di Bignasco.

Il Pepe aromatizzato in Valle Mag gia è realizzato con un sapiente mix di ingredienti attentamente selezionati, in primo luogo il miglior pepe nero vietnamita, a cui vengono aggiunti li quori, buon vino bianco e una finissi ma miscela di spezie la cui composi zione rimane segreta ancora ai giorni nostri. “Il prodotto è nato durante la lavorazione della mazza casalin ga: nostro padre Virgilio si rese in fatti conto che il pepe nero, messo in una specie di salamoia il giorno pre

cedente, conferiva un aroma morbido e inconfondibile non solo alla carne di maiale, ma anche a molti altri piat ti tradizionali”, spiega Elis Matasci.

Data la sua delicatezza, si consiglia di non cuocere il pepe per evitare che i suoi caratteristici aromi vadano

Varietà

L’assortimento di prodotti adatti alla conservazione annovera i seguenti articoli:

Mele

Gala: la varietà più apprezzata dai consumatori per la sua inconfondibi le dolcezza. Molto amata dai bam bini, possiede una buccia giallo-rossa marmorizzata.

Golden: Aromatica e dolce, la me la Golden possiede una consistenza croccante e una buccia dal colore gial lo-verde. Ottima sia cruda che per la preparazione di dolci.

Boskoop: mela succosa, aromatica e zuccherina, con sapore gradevolmen te acidulo. È molto versatile e si pre sta bene sia per il consumo crudo che per i dolci al forno.

Starking: possiede una buccia dal colore rosso vivo con polpa succosa, consistente e croccante dal sapore de licatamente dolce. Non si conserva troppo a lungo.

Patate

Consigli di stoccaggio

Il luogo ideale per conservare mele e patate per alcuni mesi è una cantina fresca (10-15 gradi), buia, ben venti lata, ma che non sia né troppo sec ca né troppo umida. L’ideale sareb be trasferire i prodotti in cassette di legno listellate, in modo che possano «respirare». In mancanza di una can tina, i prodotti possono anche essere tenuti un altro locale fresco della casa o sul balcone, mantenendoli al ripa ro dalla luce tramite un telo. Le mele non devono essere conservate vicino ad altri ortaggi o frutti, poiché l’etile ne che rilasciano fa maturare rapida mente anche gli altri prodotti.

Bintje: varietà di buona conserva zione a polpa farinosa, adatta per ogni preparazione, ma in particolar modo per patate arrosto, purè, gra tin, gnocchi e rösti.

Laura: patata dalla buccia rossa con polpa giallo chiaro dalla consistenza farinosa. È adatta alla preparazio ne di gratin, gnocchi, insalate, patate fritte e patate bollite.

Charlotte: dal momento che rimane soda anche dopo lunghe cotture, que sto tubero è ideale per la preparazio ne di patate in insalate, bollite con la buccia oppure patate arrosto.

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXV 10 ottobre 2022 azione – Cooperativa Migros Ticino MONDO MIGROS 4
Attualità
Mele e patate svizzere in grandi confezioni sono ora disponibili nei negozi Migros a prezzi particolarmente vantaggiosi orientale, regione del Lemano e Valle se. (Fonti: swisspatat, swissfruit)
per si. A freddo si sposa invece splendi damente con una miriade di pietan ze: dalla pasta ai risotti, dalle verdure ai formaggi nostrani, dai carpacci di carne e pesce fino alle fondue e ra clette di formaggio e… chi più ne ha più ne metta! Azione 20% Pepe aromatizzato in Valle Maggia, 170 g Fr. 11.95 invece di 14.95 dall’11.10 al 17.10.2022

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Quale stagione migliore se non quel la autunnale-invernale per gustare uno dei piatti più saporiti della Svizzera, la raclette? Questa specialità ormai co nosciuta nel mondo intero non è ap prezzata solamente per la sua incon fondibile bontà, ma rappresenta anche un piacere gastronomico conviviale da condividere con amici e familiari. I su permercati Migros offrono un vasto as sortimento di formaggi per raclette per ogni gusto ed esigenza, da quelli clas sici alle varianti stagionate per più mesi fino alle raffinate delizie aromatizzate con tartufo e zafferano. Come novità, quest’anno le maggiori filiali propon

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Il custode, una figura che evolve

Il palazzo residenziale quale specchio della società. Non è una novità e in una realtà in rapida e forte mutazione le dinamiche fra gli inquilini evolvo no in modo significativo coinvolgendo anche il custode. Quest’ultima figura, un tempo assimilabile a un tuttofare, si è professionalizzata beneficiando di una formazione specifica. Il suo ruolo sociale nel contribuire a risolvere pic cole questioni fra i locatari si è però forse un po’ perso anche perché diven ta sempre più difficile inserirsi nei rap porti personali fra le diverse famiglie. Per sensibilizzare la categoria profes sionale su questo aspetto della sua at tività, CASSI – Cooperative d’abita zione Svizzera sezione della Svizzera italiana ha organizzato in collabora zione con il sindacato OCST e Allog gi Ticino (società per la promozione dell’edilizia residenziale economica) un workshop per aumentare le com petenze sociali e comunicative dei cu stodi. All’evento, voluto pure come primo passo per ripensare in generale i rapporti interpersonali a livello collet tivo, hanno partecipato anche l’Asso ciazione Ticinese Custodi d’Immobi li (ATCI) e la Città dei Mestieri della Svizzera italiana che ha accolto rela tori e partecipanti nella propria sede di Bellinzona.

«Custode – psicologo, psicologa nelle scale?» è il titolo della giorna ta di approfondimento che, senza vo ler trasformare i custodi in specialisti della mente e dell’animo umano, sol leva il tema delle competenze sfrutta bili da parte di chi svolgendo il suo la voro quotidiano può promuovere una migliore convivenza. Tutto ciò a fron te di compiti sempre più ampi asse gnati ai custodi e a inquilini sempre più diversi.

«Con questa iniziativa – spiega la presidente di CASSI Monique Bo sco-von Allmen – abbiamo voluto privilegiare il tema delle relazioni fra le persone fornendo ai partecipanti un approccio costruttivo e strumenti pra tici per favorire il dialogo fra vicini di casa in modo da trovare insieme so luzioni condivise ai piccoli problemi che si possono manifestare in questo ambito. Risolverli subito, grazie al la parola giusta o a una spiegazione chiara, evita che la questione assu ma proporzioni maggiori divenendo ingestibile».

Il corso si pone però anche quale primo tassello di una riflessione allar gata sul tema dell’abitare che CASSI promuove in via principale attraverso le cooperative d’abitazione. Prosegue la presidente dell’associazione: «Abi tare e vivere non sono la stessa cosa. Il secondo concetto è più ampio e in clude le relazioni con i vicini. Rela zioni che migliorano se si favoriscono la fiducia, la solidarietà, l’aiuto reci proco. La forza della nostra società sta nelle relazioni che vanno recuperate, ad iniziare da quelle fra vicini di ca sa». La volontà delle persone, ma pure spazi adeguati per ritrovarsi e in alcu ni casi l’accompagnamento di profes sionisti (vedi il custode sociale) sono tutti aspetti che giocano un ruolo.

Secondo CASSI e i partner pro motori del corso pure i custodi d’im mobili possono contribuire a con trastare una tendenza che vede le persone poco propense ad aprirsi ver

so l’altro privilegiando un’attitudine individualista e intollerante. Come spiegare altrimenti – esempio reale citato dalla nostra interlocutrice – che una signora anziana sia costretta dopo dieci anni a smantellare un’aiuola che curava a proprie spese?

Per Monique Bosco-von Allmen sono esempi incoraggianti i proget ti promossi di recente da alcuni Co muni e associazioni di quartiere per ravvivare i rapporti e gli scambi fra persone di nuclei familiari diversi che vivono gli uni accanto agli altri. La protezione della sfera privata non de ve quindi essere contrapposta all’in teressamento verso la comunità di cui si è membri. «Oggigiorno responsa bilizzare i cittadini affinché si senta no parte della collettività è una vera e propria necessità», precisa l’inter vistata. «Basti pensare all’invecchia mento della popolazione e alla que stione intergenerazionale per capire che è indispensabile trovare un nuovo equilibrio basato su relazioni più in tense fra tutte le fasce d’età. Progetti abitativi come le cooperative d’abita zione possono favorire questo tipo di relazioni, ma non si tratta di una con seguenza automatica. L’attenzione al le relazioni deve quindi rimanere al ta, senza dimenticare che il bisogno di imparare a comunicare in modo adeguato è molto presente nella no stra società. L’offerta del corso per i custodi d’immobili è un piccolo con tributo in questa direzione e potrà es sere riproposto nel caso si manifestas sero nuovi interessati».

Cosa ne pensano allora i diretti in teressati di questa iniziativa? Rispon de ad «Azione» Giuseppe Fuoti, pre sidente di ATCI che ha pubblicizzato l’evento presso i suoi soci. «Il corso è sicuramente utile, anche se è sempre più difficile per il custode interveni re nelle questioni tra inquilini perché non si conoscono le dinamiche fra le famiglie». Giuseppe Fuoti svolge la professione da diversi decenni, per cui ha vissuto in prima persona l’e voluzione della medesima così come i mutamenti nelle relazioni fra colo ro che risiedono negli appartamenti di uno o più caseggiati. «Per quanto riguarda i custodi – spiega il presi dente dell’associazione di categoria –il tradizionale lavoro manuale legato alla pulizia e al giardino è diminuito a favore di operazioni di controllo e

di coordinamento degli interventi di manutenzione, siano essi ordinari o straordinari. Nel mio caso, ad esem pio, gestisco a Lugano 28 numeri ci vici con oltre 400 famiglie».

Il o la custode tuttofare, punto di riferimento della vita che si svolge nel palazzo, esiste ancora, ma in genere svolge questa occupazione part-ti me, mentre la professionalizzazione dell’attività implica un maggior nu mero di immobili da seguire. Questa figura si è specializzata acquisendo nuovi compiti e competenze (fra cui quelle digitali) a favore di inquilini tendenzialmente sempre più esigenti. Di fronte a un’infrazione del regola mento si riesce a intervenire con si curezza, ma in altri ambiti i margi ni di manovra sembrano essere più limitati. Tende pertanto a prevalere un atteggiamento prudente e discreto per evitare di essere risucchiati nella controversia. Il custode di lungo cor so constata che sovente il diverbio su un problema banale riflette dissapo ri di più ampia portata legati ad altre questioni. Inoltre le amicizie che na scevano fra famiglie residenti in uno stesso edificio erano un collante dive nuto merce rara. Giuseppe Fuoti: «La socialità è diminuita moltissimo e nemmeno il giardino è più quel luogo d’incontro naturale dove tutti erano benvenuti a qualsiasi festa, complean ni dei bambini compresi. Oggi capita persino che ci si riferisca a un’inquili na del palazzo indicandola con il Pa ese d’origine anche se il suo nome è scritto nell’apposita casella all’interno dell’ascensore».

Le chiacchiere fra vicini, l’aiuto re ciproco, l’aggregazione spontanea so no per Giuseppe Fuoti soprattutto un ricordo. Inquilini gentili e rispettosi del custode sono sempre presenti, ma il numero di coloro che pretendono e sono meno tolleranti tende ad au mentare. Ben venga quindi anche dal punto di vista dei custodi l’occasione di meglio capire attraverso un corso mirato come affrontare le nuove di namiche che caratterizzano i rapporti fra gli inquilini, come gestire i piccoli conflitti, come trovare il giusto equi librio fra empatia e limiti, fra regole e tolleranza.

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXV 10 ottobre 2022 azione – Cooperativa Migros Ticino 7 Annuncio pubblicitario Il vostro sostegno aiuta a: Conto CP 15-703233-7 Adoro mia mamma non posso aiutarla sempre.» » Quando la situazione si fa pesante, ci siamo noi a sostenervi. La vostra offerta rende tutto ciò possibile. Grazie.
Nel palazzo ◆ Un corso rivolto ai custodi intende aumentare le competenze sociali e comunicative perché non sempre i rapporti tra coinquilini sono sereni
Informazioni www.cassi.ch www.atci.ch
I compiti
del
custode
si
sono moltiplicati: pulizie, controlli, manutenzioni ma anche gestione
di
piccole
questioni
fra locatari. (Shutterstock)

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Il mio bimbo sarà sano?

«Il mio bambino nascerà sano?», è uno dei primi pensieri di chi acca rezza l’idea di avere un figlio, ed è la prima domanda della donna che sco pre di essere incinta. «Grazie alle più moderne tecniche di sequenziamento del genoma umano, oggi la diagno si di malattie genetiche e rare è sem pre più una realtà possibile e rapida».

Alla Clinica Sant’Anna di Sorengo incontriamo la dottoressa Alessan dra Ferrarini, specialista in genetica medica e pediatria, che spiega come la conferma diagnostica di una pa tologia genetica in un soggetto o in una coppia sia «il punto di partenza per la corretta sorveglianza di una malattia genetica, per la prevenzio ne delle sue possibili complicanze, e per una migliore pianificazione fami gliare attraverso diagnosi prenatale e preimpianto».

Quando l’esito degli esami genetici denuncia una grave malattia fetale in corso di gravidanza, si può avviare una migliore e consapevole prospettiva di presa a carico

Un tema avvincente che merita di essere approfondito, anche per sopi re alcuni pregiudizi a esso associati. Bisogna comprendere cos’è il geno ma umano che sta alla base della ge netica, e oggetto delle relative analisi: «Lo possiamo immaginare come una libreria che rappresenta l’insieme del DNA: nelle cellule abbiamo i cromo somi che sono i libri, mentre le pa role sono i geni (circa 30mila e oggi conosciamo la funzione solo di alcu ni). Le nostre parole (geni) scrivono nella nostra biblioteca ciò che ciascu no di noi deve essere come individuo. Poi, intervengono naturalmente i fat tori ambientali, educativi e culturali che possono a loro volta influenzare il nostro DNA. Tuttavia esso rimane la base di partenza dell’individuo il cui primo abbozzo si sviluppa dall’in contro di spermatozoi e ovuli, ciascu no con metà del patrimonio genetico dei due genitori. In questo contesto, le malattie genetiche e rare sono pa tologie che derivano dal nostro geno ma, e sono causate o predisposte da anomalie situate proprio nei libri o nelle pagine o nelle parole».

Gli errori del genoma possono ca pitare non solo in una fase prenata

le, ma anche in momenti diversi della vita di un individuo (fase postnatale):

«Un errore genetico può essere tra smesso dai genitori o da uno di essi nel momento in cui il primo abboz zo embrionale si sviluppa, oppure ve rificarsi in seguito nella vita del feto, del bambino o dell’adulto per fatto ri ambientali che si sovrappongono, siano essi fumo, radiazioni o altro».

Il perché ciò possa accadere dipen de dal cromosoma o dal gene colpi to: «Ci sono ad esempio malattie ge netiche come la Trisomia 21 in cui si ha un cromosoma in più: un libro in esubero che contiene geni in più, ta li da determinare il quadro clinico con manifestazioni tipiche siano es se la cardiopatia, il ritardo intelletti vo, l’Alzheimer precoce e via dicen do. Dunque, in questo caso proprio a causa di un eccesso di informazio ni che cambiano il funzionamento fisiologico».

Ciò spiega l’importanza degli strumenti di diagnosi genetica le cui indicazioni seguono situazioni indi viduali e gli eventuali fattori di ri schio. «La valutazione genetica, parte dell’assistenza di coppia e prenatale, va effettuata preferibilmente prima del concepimento, quando la storia famigliare è sospetta: ad esempio, in famiglia vi è una situazione genetica per la quale si vuole conoscere il ri schio che essa si trasmetta o si ripro duca in mio figlio. L’analisi genetica può invece essere resa necessaria per la storia personale di malattia di uno dei futuri genitori, come ad esempio in caso di Neurofibromatosi 1, reni policistici, anomalie del ritmo car diaco di origine genetica».

Quindi, il grado di approfondi mento genetico che si sceglie dipen de dal peso che si attribuisce a una serie di fattori come la probabili tà che il feto presenti un’anomalia, calcolata sulla base dei fattori di ri schio presenti e dei risultati di test già eseguiti. Senza trascurare la valenza che quest’indagine può avere per una coppia nel placarne l’ansia. Ad ogni modo, la scelta di percorrere questa via è ponderata e ampiamente com prensibile, con l’obiettivo della mi gliore accoglienza del nascituro di interesse superiore ad eventuali pro blematiche di tipo assicurativo–sa nitario: «L’assicurazione di base, in quanto obbligatoria, non può essere negata a nessuno. Per contro, se di chiarato un problema di questa na

tura potrebbe portare a conseguenze sulla stipulazione di un’assicurazione complementare».

Dinanzi all’esito degli esami ge netici suggerenti una grave malattia fetale in corso di gravidanza, non è scontato si giunga alla sua interruzio ne, ma si potrebbe aprire la via per una migliore e consapevole prospet tiva di presa a carico: «La decisione di interrompere la gravidanza è indi viduale oltre che confacente i termini

Informazioni

Mercoledì 12 ottobre, alle 18.30, la Clinica Sant’Anna di Sorengo propo ne la conferenza pubblica: «La dia gnosi di una malattia genetica e rara nella pianificazione famigliare» con la dottoressa Alessandra Ferrarini, la specialista in ginecologia e oste trica, Marina Bellavia e la direttrice dip. di genetica Synlab Ticino, Giu ditta Filippini.

di legge, e deve essere priva di qual siasi giudizio da parte nostra. Duran te la consulenza genetica, compito del genetista è dare informazioni quanto più semplici, esaustive e comprensibi li in maniera tale da essere più facil mente fruibili da parte della coppia, anche tenendo conto dei fattori emo tivi implicati. È bene indicare chiara mente la possibile prospettiva del ne onato (speranza di vita, impedimenti intellettivi o meno, cardiopatia con decorso post operatorio complesso e via dicendo), in un ventaglio di qua dri che sono valutati individualmente o in multidisciplinarietà fra genetista, ginecologo, supporto psicoterapico ed altri specialisti chiamati via via a in teragire secondo le indicazioni clini che. È anche utile che la coppia possa confrontarsi con altri genitori passati da un’analoga esperienza».

Nell’ambito della consulenza di coppia o prenatale vengono anche spiegate le vie diagnostiche percorri bili passanti per una villo-amniocen tesi fino alla diagnostica preimpian to. Quest’ultima opzione è riservata a determinate condizioni di patolo gia e viene anche discussa e pianifi cata in seno ad équipe multidiscipli nari. Se l’indagine genetica riguarda il neonato, il bambino o il giovane

adulto «la genetica aiuterà a com prendere come prendere meglio a carico la situazione. Ad esempio, se siamo dinanzi a una diagnosi di ma lattia genetica muscolare, sappiamo che un’eventuale conferma genetica potrebbe mostrare un possibile coin volgimento del cuore (che è in fondo anche un muscolo) e che allora po tremo monitorare, migliorando in prospettiva la qualità di vita del pa ziente stesso».

Analogo discorso per le compli canze: «Diagnosticata la Neurofibro matosi 1 (ndr : macchie caratteristi che della pelle, possibile sviluppo di alcune forme tumorali o ipertensio ne arteriosa), possiamo prospettare un monitoraggio mirato e prevenire tutte queste possibili manifestazio ni collaterali ma importanti; insom ma, possiamo offrire una medicina ad hoc». La diagnosi genetica peri natale, con particolare attenzione alla coppia, alla gravidanza e al bambino, è senza dubbio una medicina avvin cente e personalizzata, mai fine a sé stessa. Individuare e conoscere alcu ne malattie genetiche e rare signifi ca poterne monitorare alcune mani festazioni, prevenirne altre o aprire la porta a una pianificazione famiglia re adeguata.

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Medicina ◆ Indagini genetiche perinatali come strumenti efficaci per la corretta sorveglianza di una malattia genetica
Alessandra Ferrarini, pediatra e genetista. (Stefano Spinelli)
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Tutta la forza del vento delle Alpi

Energia alternativa

Elia Stampanoni

In questo periodo il tema dell’ap provvigionamento energetico è tor nato d’attualità e nel contesto rientra anche il Parco eolico San Gottardo, che da fine 2020 contribuisce for nendo energia grazie a una forza del la natura, il vento.

Realizzato dall’omonima società (partecipata al 70% dall’Azienda Elettrica Ticinese, AET, al 25% dai Services Industriels de Genève e al 5% dal Comune di Airolo) sul Pas so del San Gottardo, il Parco eoli co ospita, a 2134 metri d’altitudine, cinque turbine eoliche di ultima ge nerazione, che ruotano quasi in con tinuazione per produrre annualmen te circa 16 gigawattora (GWh), che corrispondono approssimativamen te al fabbisogno di 4mila economie domestiche.

A lungo dibattuto e criticato, l’impianto oggi viene accettato e ap prezzato con più entusiasmo, sia per il suo apporto energetico, sia perché sta lentamente entrando a far parte del paesaggio alpino, tanto da diven tare vieppiù un’attrazione turistica, come ci illustra Edy Losa, vicediret tore e responsabile produzione ener gia di AET: «Sì, il Parco è sempre più parte del paesaggio e del massic cio del San Gottardo; sono molti i turisti o i viaggiatori che si ferma no ad ammirarlo, approfittando an

che del sentiero didattico allestito sul posto». Tra i cinque aerogeneratori spuntati sul passo è stato infatti di segnato un percorso circolare che in

cinque chilometri e sette tappe con duce alla scoperta del San Gottardo.

Il circuito pedonale fornisce alcu ne informazioni in tema di energia

grazie alle postazioni con i pannel li esplicativi che «invitano a riflette re sul passato, il presente e il futuro della produzione di elettricità in Ti cino e sull’utilizzo delle risorse ener getiche rinnovabili del nostro terri torio», come indica il sito di AET.

Il tragitto inizia nei pressi dell’ospi zio e lungo un sentiero va a lambi re le turbine eoliche, inoltrandosi fin nei pressi delle installazioni dell’im pianto idroelettrico del Lucendro che, con una capienza del suo lago di circa 25 milioni di metri cubi (la di ga è alta 68,5 m e lunga 270 m), è il primo anello della catena produttiva idroelettrica della Leventina.

Se la centrale del Lucendro, po sta ai piedi del Gottardo, ad Airolo, genera da sola in media 100 GWh, il Parco eolico ne produce circa un quinto. Infatti, in Svizzera, l’eoli co rappresenta per ora complessi vamente solo una minima parte del consumo energetico, lo 0,2%, coper to da una quarantina di impianti, tra cui quelli più imponenti nel Giura (Mont-Crosin e Mont-Soleil), ma anche nei cantoni di Lucerna, Valle se o Uri, mentre quello del San Got tardo copre approssimativamente il 15% della produzione eolica elveti ca. Una quota garantita dalle cinque turbine, fatte arrivare sul passo nel 2020 con dei trasporti eccezionali, necessari per le impressionanti di mensioni delle strutture.

I lavori di posa, possibili in un periodo limitato da metà maggio a metà ottobre a causa delle rigide con dizioni invernali a questa quota, so no iniziati dopo un lungo percorso, nel quale sono stati analizzati i pa rametri utili a garantire la migliore efficienza energetica. Una volta de finiti i luoghi ideali e creati i neces sari allacciamenti (strutturali e viari) è iniziata la posa delle cinque piat taforme di cemento di 350 m 3 com plessivi, dove sono poi stati assem blati e ancorati i pali.

Qui, innalzandosi per 98 metri, sono quindi state montate le turbine da 2,35 MW di potenza l’una, com poste da tre pale ruotanti di 46 me tri (e 9,7 t di peso) che «spazzano» ognuna una superficie di quasi 7mila

in fase di trasporto hanno richiesto un’accurata valutazione ma che in fa se d’esercizio esprimono tutta la loro prestanza.

Le pale di ogni turbina mulinano tra i 5 e i 16 giri al minuto, con una velocità di sgancio (la velocità massi ma oltre la quale, per motivi di sicu rezza, le pale si fermano) attorno ai 30 metri al secondo, ossia oltre 100 km/h. Per ottimizzare l’efficienza, le turbine si possono inoltre orientare automaticamente verso la direzione ideale del vento e le singole pale han no facoltà di inclinarsi. Altro impor tante accorgimento è il sistema di ri scaldamento delle pale, che permette di evitare la formazione di ghiaccio, il quale pregiudicherebbe il funzio namento. In questo modo il Parco eolico del San Gottardo può «lavora re» anche nei mesi invernali, quando un’altra importante fonte rinnovabi le, il fotovoltaico, non è così efficien te come invece lo è nei mesi estivi.

Parallelamente alla posa dei cin que aerogeneratori, ognuno del pe so di quasi 1700 tonnellate, anche altri interventi sono stati effettuati sul San Gottardo, a partire da alcu ni compensi ambientali che hanno accompagnato il progetto sin dall’i nizio (2 dei 32 milioni dell’investi mento sono andati proprio a favore dei compensi ambientali). Tra questi, per esempio, sono l’interramento di tre linee elettriche di media tensione esistenti, lo smantellamento di vec chie opere, il risanamento del suolo in alcune zone e la creazione di due sottopassi faunistici (per gli anfibi) in zona Lago della Piazza.

S’aggiungono poi importanti si stemi per rilevare la presenza di uc celli e chirotteri, al fine di evitare che vadano a scontrarsi con le turbine eoliche in movimento. «Un sistema radar permette di captare la presen za di volatili nell’aera d’esercizio del parco eolico, con conseguente arre sto delle pale», spiega Edy Losa, ag giungendo come, grazie a questo si stema, le turbine si fermano per circa mille ore nel corso di un anno. Un arresto essenziale per il benessere di uccelli e chirotteri e che rappresen ta circa il 7-8% del tempo in cui le pale potrebbero ruotare per produr re energia.

Una piccola rinuncia che non in tacca comunque il buon rendimento del Parco eolico del San Gottardo, il quale, entrato in funzione a di cembre del 2020, nel primo anno, il 2021, ha prodotto «solo» 10 gigawat tora. Un valore più basso dovuto al necessario periodo di apprendimen to e di adattamento dell’impianto, e del suo sistema di funzionamento, alle condizioni climatiche e ambien tali. «Effettuati i necessari accorgi menti ci sono ancora alcuni miglio ramenti da effettuare per l’avifauna, ma sin dall’estate 2021 funziona al meglio e, se il vento nei mesi in vernali rispetterà le previsioni, rag giungeremo quest’anno il risulta to atteso di 16 GWh, che permette di risparmiare circa 2mila tonnella te di CO2 », conclude il vicedirettore e responsabile produzione energia di AET Edy Losa.

12 Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXV 10 ottobre 2022 azione – Cooperativa Migros Ticino SOCIETÀ
◆ Oltre
a generare gigawattora,
il
Parco eolico del San Gottardo in funzione da circa due anni
ha
permesso di attuare importanti
compensi
ambientali, e oggi offre anche un sentiero didattico
m 2. Dimensioni impressionanti che
Indirizzi virtuali utili AET: https://bit.ly/3LRK4MZ La via dell’energia: https://bit.ly/3fjUZCH Il libro dedicato al Parco eolico: https://bit.ly/3CmCGWC Hit 18.95 Lindor praline Latte 500g + 200g Assortiti 500g + 200g LINDOR praline in azione Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli già ridotti. Offerte valide solo dal 11.10. al 17.10.2022, fino a esaurimento dello stock. Annuncio pubblicitario AET

I calici di Gargantua e Pantagruele François Rabelais nei suo scritti cita sovente e con nostalgia il vino che veniva prodotto nelle sue terre natali nel millecinquecento

Crea con noi Gli oggetti sensoriali aiutano a rilassarsi e a scacciare i pensieri negativi: se ne possono creare partendo da materiale di riciclo

La vita segreta dei giocattoli

È risaputo che il tempo libero sia fon damentale per la crescita dei bambi ni, e per lo sviluppo della loro auto nomia futura. E nulla come il gioco, nelle sue molteplici varianti, può tra sformare il tempo libero in un’occa sione per sperimentare, creare, e sco prire. Il giocattolo stimola la fantasia, e regala l’accesso a mondi immagi nari dove, spesso e volentieri, un pu pazzo, una bambola, o dei soldatini, diventano protagonisti di incredibili avventure. Ma la magia che il giocat tolo porta nel mondo non si limita al periodo dell’infanzia, tanto che an che noi adulti ci ritagliamo momen ti preziosi in cui, attraverso il gioco, leggendo favole e altre storie fanta stiche, torniamo un po’ bambini, ri negoziando il confine fra il reale e la fantasia.

Durante il tempo libero i bambini possono sperimentare il mondo rapportandosi a esso con creatività, soprattutto grazie ai giocattoli

Oppure, semplicemente, l’adulto si rende utile fornendo al bambino la cornice adatta a sperimentare incon tri felici tra l’attività ludica e la let teratura per l’infanzia. Lo sa bene la cooperativa bellinzonese Baobab, at tiva nell’ambito dell’integrazione e della solidarietà, che di recente si è fatta promotrice de «La notte dei pu pazzi»: una bella iniziativa di caratte re ludico, ma anche educativo, rivol ta ai bambini e alle bambine dai tre agli otto anni e ai loro pupazzi e or sacchiotti preferiti. Durante una se rata che si è svolta presso la bibliote ca interculturale della cooperativa, in Via Magoria 10, i partecipanti hanno ascoltato storie lette ad alta voce in compagnia dei loro amici di pezza. Poi, a una certa ora, mentre i bam bini tornavano a casa a dormire, pu pazzi e orsacchiotti sono rimasti so li, passando la notte in biblioteca. Il mattino successivo, i bimbi sono tor nati a riprendere il loro pupazzo. Co sa avranno combinato i loro amici di pezza, durante la notte, lontano dai loro occhi? Chissà quante storie e av venture avranno avuto da raccontare ai bambini l’indomani!

Con la discreta complicità degli adulti ecco che, come per incanto, al mattino i pupazzi si trasformano in messaggeri, consigliando ai bambi ni nuove storie da ascoltare e da sco prire. Al termine dell’evento, infatti, ogni bambino è tornato a casa con un libro selezionato accuratamente dal proprio pupazzo preferito.

Questo invito alla lettura rive la molto bene come, per i bambini, non c’è niente di strano se un pupaz zo possiede una vita propria. Per loro,

i giocattoli sono del tutto simili agli oggetti magici che ritroviamo nelle fiabe, e che sono dotati della qualità unica di trasformare, anche solo tem poraneamente, la realtà. La centralità del giocattolo nel nostro processo di crescita è stata più volte sottolineata, oltre che dalla psicologia – con auto ri come Jean Piaget o Donald Win nicott –, anche dalla letteratura, dal cinema, e dal teatro, che hanno ripe tutamente insistito sulla possibilità che i manufatti ludici vivano di vi ta propria.

Anche noi adulti, memori della porosità fra immaginazione e realtà tipica dei giochi d’infanzia, a volte ci entusiasmiamo quando un giocat tolo, una bambola, un pupazzo, en trano nella letteratura, nel cinema, e nel teatro. Cosa succede quando un oggetto che, già in partenza, è im pregnato di un forte immaginario lu dico, entra in uno spazio che, per de finizione, è quello dell’invenzione?

La carica di evasione propria al giocattolo non può che venire poten ziata nello spazio dell’immaginazio ne. Lo illustra molto bene Toys. Storie di bambole di soldatini & Co, un’anto

logia di racconti curata da Christian Delorenzo ed edita da Einaudi nel 2021. Fra «pupazzi che vogliono per dere le cuciture per prendere vita», «soldatini che bruciano letteralmen te di passione per ballerine di carta», e bambole che vivono in società e abi tano case in miniatura, ogni racconto svela scenari sorprendenti dove, in un modo o nell’altro, i giocattoli diven tano i veri protagonisti. Nell’intro duzione alla raccolta – che propone una scelta di autori quali Nathaniel Hawthorne, Edith Nesbit, Hans Christian Andersen, Agatha Chri stie, Luigi Pirandello, Katherine Mansfield e Charles Baudelaire –, Delorenzo ci invita però a mostrare una certa cautela nel decifrare il se greto di tanta vitalità. Dietro a que ste manifestazioni di autonomia, ci ricorda il curatore dell’antologia, si intravede pur sempre la trama inces sante della fantasia che immagina e proietta. Ma non è una cosa negati va, tutt’altro: «perché le cose posso no avere un’anima – afferma Delo renzo, nell’introduzione –, o meglio, possiamo essere noi a dargliela, ed è in questa attività profondamente lu

dica che gli sguardi della tribù, del bambino e dell’artista, ma pure dello scienziato, s’incrociano». Non biso gna dimenticare, dunque, che la fan tasia è alla base del gioco (il famoso «fare come se»), come hanno ben mo strato autori al pari di Johan Huizin ga in Homo Ludens o Roger Caillois in I giochi e gli uomini. Più avanzano i confini della fantasia e dell’immagi nazione, e più sconfina anche l’anima degli oggetti.

Ma che cosa succede quando un giocattolo, già forte immaginario ludico, entra nello spazio dell’invenzione?

E come la mettiamo allora con i gio cattoli di ultima generazione, quel li dotati di intelligenza artificiale?

Prendiamo Klara, l’insolita voce nar rante dell’ultimo romanzo di Kazuo Ishiguro. Klara è un robot alimentato da energia solare: sistemata nella ve trina di un negozio aspetta, paziente, di trovare un legittimo proprietario. Un giorno, un po’ inaspettatamen

te, arriva Josie, una ragazzina che la elegge nonostante la concorrenza di modelli tecnologicamente più avan zati. Da quel momento Klara dovrà essere amica di Josie, starle vicino, sostenerla. È l’inizio di una missione di cui Klara coglierà progressivamen te il senso e la portata, e che le im porrà delle sfide a cui dovrà far fron te con grande dedizione, sacrificio, e spirito di iniziativa.

Ma allora le macchine possono avere un’anima? Questione di punti di vista. Sebbene, a ben vedere, sia mo pur sempre noi a dare dell’in telligente a una macchina, o a rega larle un’anima, anche quando siamo al cospetto di indubbi prodigi della tecnologia. Allo stesso modo, nulla ci impedisce di pensare che anche i manichini dei negozi alla moda po trebbero prendere vita. Mi è succes so quest’estate a Londra quando, con la coda dell’occhio, ho visto un ma nichino in completo Hugo Boss che, dietro la vetrina, correva sul posto. Correva veramente, non sto scher zando. Forse sta ancora correndo: o magari si è fermato, si è arreso alla crisi energetica.

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Tra il ludico e il dilettevole ◆ Quando un giocattolo, una bambola, o un pupazzo diventano i protagonisti di una storia
Pxhere.com Pagina 16Pagina 15

In questo momento particolare, tutti possiamo fare qualcosa per ridurre sensibilmente il consumo di energia. Bastano alcuni semplici accorgimenti nella vita quotidiana, ad esempio nel riscaldamento.

Durante il giorno, aprire le imposte:

notte,

Indumenti più pesanti:

D’inverno, il sole che filtra dalle finestre scalda le stanze. Sfruttate questo riscaldamento naturale aprendo tende da sole e imposte. Abbassare il riscaldamento: Riducendo di 1° C la temperatura ambiente, rispar miate dal 6 al 10% di energia di riscaldamento. L’energia è scarsa. Non sprechiamola.
Chi in casa non si muove molto, sente freddo prima. Basta indossare qualcosa di più pesante, anziché alzare il riscaldamento ad alto consumo energetico. Di
chiudere tende e imposte: Isolate meglio la vostra abitazione chiudendo di notte tende e imposte. Altre raccomandazioni di semplice e rapida attuazione su zero-spreco.ch Gianni lavora da 22 anni alla Knorr a SciaffusaKnorr festival delle marche Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli già ridotti. Offerte valide solo dal 11.10 al 17.10.2022, fino a esaurimento dello stock Tutti i prodotti Knorr ad es. Knorr Aromat condimento in polvere, 90 g 2.30 invece di 2.90 a partire da 2 pezzi 20%

Una cornucopia di gioia e canzonature

Aristotele, il famoso filosofo, affer ma nel suo trattato De Anima (Sull’a nima) che: «Fra tutti gli esseri viven ti solo l’uomo conosce il riso». Oltre mille anni dopo, vera forza della na tura con la sua inarrestabile, creativa e intelligente comicità, François Rabe lais (1494-1553) soleva dire ai suoi de trattori che era meglio scrivere di ri sa piuttosto che di pianti: «Pour ce que rire est propre de l’homme » («Perché il riso è proprio dell’uomo»). Ci riuscì così bene che passò buona parte del la sua vita a distanziarsi da coloro che alla sua epoca ritenevano il riso come opera del diavolo e quindi fra le cose più intoccabili.

La sua satira vivace contro la pe danteria scolastica, l’ipocrisia del cle ro, insieme alle gioie materiali (il vino in primis) e intellettuali, permisero a questo «spirito libero» e spregiudicato di colpire con i suoi strali i bacchettoni della Sorbona, attirando sulle sue ope re la condanna dei vari teologi. Rabe lais riteneva che certi aspetti dell’epo ca erano veramente ridicoli e fossero cose da ridere; facendosi carico di di mostrarlo, vennero così presi di mira tutti i rami secchi o semisecchi del suo secolo, il Cinquecento.

Come scrive Mario Bonfantini, curatore di Gargantua e Pantagruele di Rabelais (edizioni Einaudi) «la quali tà della sua satira, anche la più buffo nesca e fantasiosa, spazia non in mo do diverso, ma in modo più geniale da quella del suo grande amico Erasmo da Rotterdam, su tutti i campi dell’u mana follia». Balzac definì Rabelais «il più grande spirito dell’età moder na» e Chateaubriand lo considerò «il creatore delle lettere francesi».

Il primo approccio al mondo del la cultura, Rabelais lo fece indossan do la tonaca di Francescano, sebbene si scontò quasi subito con quell’am biente, non sopportando il sapere pu ramente mnemonico e non tollerando l’ignoranza che si nascondeva dietro le sterili citazioni dei classici. Rabe lais infatti leggeva il latino e il greco, si appassionò talmente ai classici che con notevoli spese, cercò di procurar

si testi greci che all’epoca erano molto rari. Ma lo «spirito libero» di Rabe lais che già mal sopportava la pedan teria e la voragine di noia che aleggia va nel convento di Puy-Saint-Martin, lo spinse a lasciare il monastero; la goccia che fece traboccare il vaso fu il veto che la Sorbona impose sullo stu dio della lingua greca e la confisca dei suoi libri.

È difficile seguire poi i suoi spo stamenti, vari indizi testimoniano la sua presenza nelle Università di Tolo sa, Orleans, Bordeaux e naturalmente a Parigi, ma soprattutto lo troviamo su documenti del 1530, dove risul ta iscritto all’Università di Montpel lier, dove studiò medicina. Il suo pe regrinare tra gli ambienti universitari gli permise di conoscere la vita degli studenti e quella del mondo del clero, sebbene furono soprattutto le fiere po polari e i mercati a lasciare in lui una marea di impressioni.

Fu proprio durante la fiera di Lione del 1532, che sotto lo pseudonimo di «Alcofribas Nasier» anagramma del proprio nome pubblicò il primo libro: Pantagruel (per esteso: Pantagruel, Re dei dipsodi – Coi suoi fatti e prodezze spaventevoli; così nella prima edizione in italiano, Falconi editore). Già con il suo primo libro, senza conformarsi ai canoni e alle regole, in un tempo in cui tutto quello che riguardava il cor po era ritenuto sminuente, Rabelais porta una pungente attualità politica e filosofica, attirandosi le ire dei Sa pienti della Sorbona e del clero.

Il suo ambiente sono le fiere, le fe ste, l’allegria, ma dietro a queste im magini ilari e spensierate, troviamo la pratica medica, la scienza, ma soprat tutto la conoscenza dei problemi sia nazionali sia internazionali della sua epoca. Così con arguzia dedica i suoi libri ai «bevitori illustrissimi», con la speranza che essi si ricordino di bere alla sua salute.

Per sua fortuna non tutto il cle ro condivideva le stesse opinioni del la Sorbona e, nel 1532, Jean du Bel lay, divenne vescovo di Parigi, lo prese sotto la sua protezione e nel 1534 Ra

belais accompagnò il prelato nel suo primo viaggio a Roma. L’Urbe era a quel tempo la meta ambita da tan ti umanisti europei e il nostro uomo cercò di non lasciarsi sfuggire nulla, né gli uomini dotti, né le piante me dicinali, né i grandi monumenti. Al suo ritorno a Lione, dopo aver ripreso il lavoro all’ospedale, viene pubblica to il suo Gargantua, attirandosi ancor di più le ire della Sorbona, dove vige va una rigida ortodossia cattolica; da qui incomincia una lunga serie di gi ri, ma grazie ad amicizie altolocate co me Francesco I, Rabelais riuscì quasi sempre a cavarsela.

Di Rabelais furono stampati al tri tre libri. Le sue opere sono molto spesso considerate le più festose ope re di narrativa di tutta la letteratura mondiale, infatti sono una vera esal tazione dello stare insieme, del man giare e del bere, tutti i libri di Rabelais traboccano di immagini di banchet ti, ma soprattutto di straordinarie so lenni bevute.

Gargantua e Pantagruele sono due giganti proposti da Rabelais, noti nel folklore francese, soprattutto nel nord, figure quindi legate ai gusti dei fran cesi e legati a un periodo storico in cui l’uomo aveva nel mondo in cui vive

una sua rilevante dimensione, e che i suoi desideri e le sue necessità non era no quelle di umiliarsi o da biasimar si. Per l’autore la natura umana dove va ribellarsi – e non accettare di essere relegata in spazi angusti – stanca di essere schiacciata e oltraggiata, dove va insomma trovare la maniera di tra sformarsi in un modo gigantesco per ritrovare la propria dignità.

Rabelais nato – l’8 aprile 1509 (così dicono i graffiti a lui attribuiti che ab biamo scoperto nella camera dove è venuto al mondo) – nella tenuta La Devinière (Turenna), sovente nei suoi scritti cita con nostalgia il vino che vi veniva prodotto: «C’est du vin de la De vinière, c’est du pineau. Ah, le gentil vin blanc! Sur mon âme, c’est du tafettas» («È vino di La Devinière, è Pineau. Ah, che bel vino bianco! Sulla mia anima, è taffettà»)

Rabelais, medico e uomo dotto, preferisce il vino schietto, e più preci samente egli apprezza insieme ai suoi personaggi «una damigiana di quel buon vino di Frontignan (Moscato) o una bottiglia impagliata piena di ros so Breton (Cabernet-Franc)». Le pagi ne da lui scritte sono colme di elogi per la bevanda sacra a Bacco, decine i vini che sono elencati.

Simbolo di forza e di vita, il vino rappresenta anche la sincerità e rive la la verità nascosta (In Vino Veritas), il vino è simbolo di fecondità e for za creatrice, il vino è una cornucopia di gioia e canzonature, questi sono i messaggi che egli ci lancia.

Alla fine del quinto libro, Panurge, compagno di baldoria di Pantagruele, prima di sposarsi, decide di consulta re l’oracolo della Dive Bouteille che si trova in un gran vigneto con ogni spe cie di uva, e che porta frutti in tutte le stagioni. Sotto un pergolato ornato da grappoli di 500 diversi colori, dopo il canto vendemmiale propiziatorio, la parola che risuonava è: «Trink, una pa rola celebrata e capita in tutte le nazio ni e che significa: Bevete; non dico già bere semplicemente e in assoluto, per ché così bevon le bestie; dico bere vin buono e fresco», François Rabelais.

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Pantagruel entra nella stanza dove è seduto a tavola suo padre Gargantua. (Pubblico dominio) Gliss
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Il cestino della calma

Crea

Dopo la scatola della rabbia presen tata nell’ultimo articolo oggi dedi chiamo questo tutorial alla creazio ne di oggetti sensoriali per allestire un cestino della calma. Tutti creati con materiali di riciclo questi pic coli strumenti, sono pensati per sti molare i sensi con texture, suoni o effetti visivi diversi che attireranno l’attenzione e distrarranno dai pen sieri negativi. Riuniti in una cesta e lasciati in un luogo dove poter sta re tranquilli aiuteranno i più pic coli a rilassarsi dopo un momento di tensione.

Materiali e procedimento

La Bottiglia della calma

Bottiglia vuota da 5dl, colorante ali mentare, colla glitter, glitter, stelline, perline, nastro isolante.

Riempite di acqua calda, ma non

bollente, la bottiglia di pet lasciando qualche centimetro di vuoto.

Inserite la colla glitter, il coloran te alimentare e a discrezione glitter, pailettes o altre piccole decorazio ni leggere.

Chiudete la bottiglia e scuotete bene. Fissate il tappo con del nastro isolan te e coprite quest’ultimo con un pez zetto di palloncino in tinta.

Pom Pom di spugna Panno multiuso, filato in tinta. Prendete un panno multiuso da cu cina e tagliate delle strisce larghe ca. 1 cm che suddividerete per 8 cm di lunghezza. Raggruppatele tutte in sieme e unitele al centro annodando le ben strette con qualche giro di fi lato in tinta. Se necessario regolate le lunghezze con le forbici per ottenere un aspetto omogeneo.

Giochi e passatempi

Cruciverba

In fase di decollo o atterraggio notturno le luci degli aerei vengono abbassate perché in caso di emergenza gli… Completa la frase leggendo, a cruciverba ultimato, le lettere evidenziate. (Frase: 5, 2, 8, 6, 2, 4)

oggetti

Fidget sonori Tubi in plastica con coperchio (per esempio i contenitori delle vitami ne), palloncini blu, resti di filato e panno in tinta. Riso e pastina per il riempimento. Mettete qualche cucchiaino di riso o pastina nei tubi in modo che scuo tendoli producano un rumore. Chiu deteli e con poco panno rivestite il

una delle

tappo. Rivestite anche i tubi infilan do su di essi pezzi di palloncino ma anche strisce di panno o stoffa e resti di filato in modo che al tatto risulti no interessanti.

Mini piastrella sensoriale

Due quadrati in feltro azzurro 10x10cm, due quadrati di plastica trasparente, piccolo materiale come pom pom, perline, strass, bottoncini per il riempimento.

Ricavate dai quadrati in feltro azzur ro due cornici. Con la colla a caldo fissate sul retro di ognuno un qua drato di plastica trasparente del la stessa misura (ad es. ricavato da una mappetta). Incollate i due qua drati così preparati tra loro lascian do un lato libero per inserire i pic coli oggetti quindi chiudete anche quest’ultimo.

Palloncino anti stress e medusa sonora

Per il palloncino: Palloncino, fari na, imbuto.

Aiutandovi con l’imbuto riempite il palloncino con della farina. An nodate bene.

Per la medusa 1 tappo grande e 8 tappi di bottiglia normali nei colori del blu, nastri in tinta, punteruolo. Pulite bene i tappi e eliminate le scritte con poco alcool. Con un pun teruolo praticate su ognuno un foro al centro (un po’ più grande sul tap po grande).

carte regalo da

carta regalo da

franchi con

Sudoku

Materiale

(Potete trovare i materiali presso la vostra filiale Migros con reparto Bricolage o Migros do-it)

Tagliate 4 pezzi di nastro di misu re variabili tra i 30 e i 50 cm, piega teli in due in maniera asimmetrica e uniteli tra loro facendo un cappio che infilerete nel tappo più grande. A ogni estremità fissate ora i tappi più piccoli facendo passare il nastro dal foro e fissandoli con un nodo e se riterrete necessario una pun ta di colla.

I vostri materiali sensoriali sono pronti. Riuniteli in una cesta e sce gliete dove creare il vostro angolo dedicato alla calma.

Tutorial completo azione.ch/tempo-libero/passatempi

franchi con

sudoku

cruciverba

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Vinci
2
50
il
e una
50
il
Regolamento per i concorsi a premi pubblicati su «Azione» e sul sito web www.azione.ch I premi, tre carte regalo Migros del valore di 50 franchi, saranno sorteggiati tra i partecipanti che avranno fatto pervenire la soluzione corretta entro il venerdì seguente la pubblicazione del gioco. Partecipazione online: inserire la soluzione del cruciverba o del sudoku nell’apposito formulario pubblicato sulla pagina del sito. Partecipazione postale: la lettera o la cartolina postale che riporti la soluzione, corredata da nome, cognome, indirizzo del partecipante deve essere spedita a «Redazione Azione, Concorsi, C.P. 1055, 6901 Lugano». Non si intratterrà corrispondenza sui concorsi. Le vie legali sono escluse. Non è possibile un pagamento in contanti dei premi. I vincitori saranno avvertiti per iscritto. Partecipazione riservata esclusivamente a lettori che risiedono in Svizzera. ORIZZONTALI 1. Vasi di terracotta 4. Prime in chiesa 6. La forza di Cicerone 7. Ha tutte le case numerate 8. Scrisse «Il Corsaro Nero» (Iniz.) 9. Indispensabili quelli di prima necessità 10. Monte dove si posò l’arca di Noè 13. Accecò Tiresia 14. Il giornalista Montanelli 18. Antica lotta giapponese 20. Cavalli dal pelo rossiccio 21. Telegiornale abbreviato 22. Toro selvatico ormai estinto 23. Il Sommo Poeta 25. Nel riso e nella crusca 26. Vento di settentrione 27. Preposizione articolata 29. Crostaceo dalle carni pregiate 30. Misura di peso VERTICALI 1. Avverbio poetico 2. Crescono nell’allegria 3. Simbolo chimico del cesio 4. Ha ospitato le olimpiadi 2008 5. Nativa di Haiti 7. Prende in giro il dito 9. Prefisso per peso e pressione 11. Nome maschile 12. Logorio per uso prolungato 15. Unità di misura della luminanza 16. Un Ricky regista (Iniz.) 17. Fiume della Lombardia 19. Era la sigla dell’Unione Repubbliche Socialiste Sovietiche 20. Un anagramma di erba 23. Denominazione di Origine Controllata 24. L’Oriente 26. Una consonante in bilico 28. L’antico «do»
Scoprite i 3 numeri corretti da inserire nelle caselle colorate. Soluzione della settimana precedente BUONO A SAPERSI – Per ottenere una pancia piatta, dopo i pasti … Resto della frase:…BEVETE UNA TISANA DI SEMI DI CUMINO. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 B E T A V E L A T E U N O V A T I R S C O R A N A D E I A N A S O C E N T R E A M I D E S I O E R T I C U S E I M I O T D F I L M I D O N E O 38 42 7 3 16 2 5 8 6 2 7 9 6 8 7 5 3 4 7 7 31 8 9 3 1 8 7 2 4 5 6 7 4 8 1 6 5 9 3 2 6 2 5 4 3 9 7 8 1 4 1 9 7 8 6 5 2 3 2 5 7 9 1 3 6 4 8 3 8 6 2 5 4 1 9 7 8 7 2 5 4 1 3 6 9 5 9 3 6 2 7 8 1 4 1 6 4 3 9 8 2 7 5
con noi ◆ Materiale di riciclo e un po’ di fantasia per creare
sensoriali che aiutano a rilassarsi

Viaggiatori d’Occidente

Chi rinnoverà la grammatica del viaggio?

Nel 1972, mezzo secolo fa, molte no vità si affacciarono nel mondo dei viaggi. In quell’anno Tony e Maure en Wheeler attraversano l’Asia lungo la «rotta hippie», viaggiando in auto da Londra a Kabul e proseguendo poi in treno, autobus, autostop e barca per Delhi, Kathmandu, Bangkok, Singa pore, Bali fino in Australia. Nell’in tento di raccogliere qualche soldo per il biglietto di ritorno, i due fondano la più importante casa editrice di guide turistiche al mondo, Lonely Planet. Ancora nel 1972 nasce Interrail. Nel le intenzioni è solo un accordo buro cratico tra compagnie ferroviarie, ma presto i giovani europei gli danno un nuovo significato, legando i diver si popoli d’Europa con i loro itine rari. In quello stesso anno Avventu re nel mondo organizza il suo primo raid nel deserto del Sahara. Di lì a poco prende forma una strana agen zia di viaggi che tuttavia rifiuta tutti

gli altri aspetti del turismo organiz zato: i grandi alberghi, i pullman con aria condizionata, la guida ufficia le. Dopo aver scelto la meta, ciascun gruppo di viaggiatori si organizza li beramente intorno al proprio coordi natore, condivide le scelte, paga con una cassa comune.

Di regola non amo gli anniversari: sono spesso occasione per omaggi ri tuali, senza vere motivazioni. Ma in questo caso quasi inevitabilmente mi sono fermato a pensare. In quel fati dico 1972 io ero ancora bambino, ma negli anni seguenti ho conosciuto da vicino questa straordinaria generazio ne di viaggiatori e con alcuni di loro ho stretto amicizie anche profonde. Al loro fianco ho faticosamente attra versato un’epoca di incessanti trasfor mazioni. Per cominciare la geogra fia dei viaggi è cambiata senza sosta e i più diversi Paesi si sono aperti al turismo. Pensate soltanto all’Afgha

Passeggiate svizzere

L’isola Saffa

Un pomeriggio piovoso di ottobre corro lungo la Bahnhofstrasse per prendere il tram numero sette. Avrei anche potuto prendere il prossimo ma di colpo si è risvegliata, come la va sotto i vulcani, la pulsione d’iso la. Un desiderio d’insularità ridicolo, patetico, perché mica parto per Pan telleria. La destinazione è un’isolet ta artificiale, fatta con materiale di scavo, a dieci metri da riva. Eppure, per un islomane cronico, ormai arri vato all’ultima puntata del suo feuil leton sulle isole minori svizzere ab bastanza sconosciute, accorgersi di poter continuare la cronaca dell’ar cipelago lacustre zurighese, è un mi racolo. Se le isole vere, sul lago di Zurigo, sono tre (Ufenau, Lützelau, Schönenwirt), ho dimenticato que sta quarta isoletta inventata di sana pianta nel 1958. Finché, ripercorren do a ritroso le note scritte in questi anni nei taccuini, non ne ho ritrova to il nome. Saffainsel: il pensiero cor

re ogni volta a Saffo e l’isola di Le sbo che però non c’entrano niente, Saffa è l’acronimo di Schweizerischen Ausstellung für Frauenarbeit. L’espo sizione nazionale svizzera del lavoro femminile, la cui seconda edizione, dal diciassette luglio al quindici set tembre 1958, si è svolta qui sulle rive del lago di Zurigo.

L’isola delle donne, come era spesso chiamata, è stata progettata da An nemarie Hubacher-Constam (19212012), l’architetto a capo di tutta «la Landi delle donne» il cui motto era «La donna svizzera, la sua vita, il suo lavoro». «L’architetto ha previsto di costruire addirittura un’isola» an nunciava il cinegiornale del gennaio 1957 dove si vedevano i camion sca ricare terra e sassi nel lago. Billoweg è la fermata dove scendo e in una manciata di minuti arrivo al lago, sul Landiwiese. Il prato-lungolago dell’esposizione nazionale del 1939 – quartiere di Wollishofen – uti

Sport in Azione

Il coraggio di mettersi in gioco

Il ritornello riecheggia quotidiana mente. Il Ticino si trova in fondo a molte classifiche. Ci sono, per fortu na, dei bastioni di resistenza che fan no del nostro cantone, un’isola quasi felice. Un luogo in cui la creatività e l’intraprendenza dei singoli, soppe riscono al comprensibile vittimismo della collettività. Penso alla cultura. Penso allo sport. Non mi occupo qui della prima. Basta però ricordare fe nomeni consolidati come Il Festival del Film di Locarno, e tutto il resto che tra cinema, teatro, musica clas sica, jazz, danza, arti figurative, po esia e narrativa ci pone ogni giorno nelle condizioni di poter scegliere fra più opzioni.

Lo sport non è da meno. Non sto a rivangare il fatto che in Ticino, nel le varie discipline abbiamo una deci na di squadre d’élite. Fanno oramai parte di un inventario della resisten

za. Penso piuttosto a quelle manife stazioni estemporanee, che stanno piano piano mettendo radici nel tes suto connettivo del paese. L’ultima ad andare in scena in ordine di tem po è il Gala dei Castelli di Bellinzo na. All’interno di uno stadio messo in discussione per la disputa di par tite di calcio di Lega Nazionale, un gruppo di entusiasti è riuscito ad al lestire un meeting di atletica leggera che ha poco da invidiare al prestigio so circuito mondiale della Diamond League. Quanti campioni mondiali e olimpici hanno calcato le pedane e le piste del Comunale negli ulti mi anni?

C’è da perdersi nel contar li. Credo che l’organizzazione bel linzonese sia uno degli elementi che hanno contribuito al rilancio della disciplina nel cantone. Non dimen tichiamo che due gemme del nostro movimento

nistan, ai Paesi dell’Europa orienta le prima e dopo la caduta del Muro di Berlino, alla Cina prima e dopo la politica delle «porte aperte» di Deng Xiaoping (dal 1978), all’Europa di Schengen (dal 1990)… E ancora la ri voluzione delle compagnie aeree low cost e l’ascesa di Booking e Airbnb, sospinta da una rivoluzione tecnolo gica senza precedenti. Ripensando a tutto questo mi sono chiesto quanto sia rimasto di quel no stro desiderio quasi selvatico di usci re dai propri confini politici e cultu rali, di andare incontro alla diversità, di farsi altri, di comprendere meglio il mondo nella convinzione di poterlo un giorno cambiare. Non molto, mi sembra. I giovani viaggiatori, cresciu ti nel mondo globale, abituati a stu diare e lavorare in Paesi diversi, non sembrano avvertire più nel viaggio una sfida esistenziale. Prevale la cu riosità per le piccole differenze quo

tidiane di cibo e costumi, l’incessante condivisione in rete che riduce il sen so di distacco dalla propria casa, la fa cilità di comunicare in inglese ovun que. Semmai il viaggio dei «giovani d’oggi» (una categoria che può arri vare tranquillamente ai quarant’anni) può servire a sperimentare un diver so stile di vita, riducendo i consumi (quasi sempre basta adeguarsi al li vello dei Paesi visitati), spesso in vi sta di un radicale cambio di vita e la voro una volta tornati a casa. Giulia Fontana e Lorenz Keysser, studenti di scienze ambientali a Zurigo, hanno raggiunto l’Australia in treno e cargo e, sempre senza prendere aerei, sono tornati in Europa.

Altri viaggiando cercano invece di raccogliere fondi e sensibilizzare l’o pinione pubblica. Per esempio l’an no scorso il trentenne Massimiliano Rosso è partito da Udine per un giro del mondo di trentacinquemila chi

lometri in cinque anni (Tramp Wor ld Follow the Sun) per far riflettere sul cambiamento climatico (e pazienza se dopo soli trenta chilometri il te laio della sua bicicletta ha ceduto di schianto, costringendolo a un tempo raneo ma comunque inglorioso ritor no a casa).

Dunque nel mondo globale il viag gio ha perso intensità e motivazione? La sfida radicale, implicita nella vita degli altri, interessa meno? La cresci ta personale o una buona causa sono più importanti del dialogo con le al tre culture? A volte lo penso, ma for se è solo la mia incapacità di cogliere e riconoscere quel che è ancora infor me. Forse da qualche parte un nuo vo Tony e una nuova Maureen sono già partiti per un viaggio diverso da tutti gli altri, un viaggio che rinno verà la grammatica della più antica tra le passioni umane dopo l’amore. Tra cinquant’anni lo capiremo?

lizzato anche per la seconda Saffa e dove dovrebbe ancora esserci l’isola Saffa. Un’invasione di optimist con un sacco di bambini e i loro genito ri, ai piedi di una specie di obelisco dove troneggia una scultura di don na nuda con braccia al cielo – opera di Hermann Haller, rimasuglio del la Landi – ostruisce l’orizzonte. Su perato il raduno di barchette a vela, la vista si libera e appare l’isola Saf fa (409 m) che attraverso un ponte con una ringhiera blu scrostato, rag giungo con quarantacinque passi. Tre salici e un acero montano, dodi ci anitre impigrite sul prato, nessu na panchina. Anzi una panchina c’è, bruttina, in beton bocciardato, na scosta sotto la chioma dei salici do ve due natanti si avvolgono nei loro accappatoi.

Presa d’assalto in estate, l’isolina a forma ovolare adesso conta solo una terza natante che è appena entrata in acqua a sguazzare. La tempera

tura dell’acqua oggi è di sedici gra di. Lo farei volentieri il bagno, devo però rinunciare perché correndo l’al tro giorno nei boschi sotto la piog gia, in maglietta, ho preso un bel raffreddore. Mi accontento del giro dell’isola, ottenuta con ventiseimi la metri cubi di materiale di scavo proveniente dalla costruzione della scuola Freudenberg, non lontanissi ma, nel quartiere Enge. Un po’ come è avvenuto con il materiale di sca vo del tunnel di base del San Got tardo, diventato, lungo il delta della Reuss, le isoline Nettuno e Lorelei.

Un paio di minuti neanche servono per percorrere tutta la Saffa, il cui ponte, ovvio, le toglie, almeno per me, buona parte della sua insularità.

Visitata da quasi due milioni di per sone sessantaquattro anni fa in occa sione della Saffa 58, non ha un car tello né niente a indicare la sua storia e nemmeno il nome e forse è quasi meglio così.

Se spessissimo, nei testi sulle isole, si trova citata la canzone di Bennato L’isola che non c’è, il cui titolo deriva dal Peter Pan di J. M. Barrie, qui è il caso di dire che è l’isola che non c’è niente. Avrebbero potuto lasciare lo splendido bar con bancone pentago nale, al riparo da un tetto-ombrel lo stile Macrolepiota procera . Eppure, forse, così, la caccia diventa più sot tile e due maestosi cigni che si rin corrono sono la vera storia dell’isola da catturare in diretta. Come pure la nuotatrice autunnale che esce ora dall’acqua. Waterworks è lo spettaco lo della coreografa Meg Stuart anda to in scena, per sette sere di agosto, proprio qui tra le fronde illuminate dei salici e soprattutto tra gli schizzi danzanti creati nelle acque basse at torno all’isola Saffa. Dove a metà di un pomeriggio di pioggerella fine ai primi di ottobre, osservo, tra le fo glie dell ’Acer pseudoplatanus, le sim metrie delle disamare.

cky Petrucciani – hanno comincia to a sgambettare a sud delle Alpi. E dietro di loro ci sono altri virgulti che scalpitano.

L’equazione «modello da imitare = promozione di un’attività» è quasi sempre valida. Lo è stata e lo è per la Mountain Bike. Nel 2003 un ma nipolo di coraggiosi pensò di orga nizzare un Campionato del Mondo sulle pendici del Tamaro. Oggi ci ri troviamo con due floridissimi club (Monte Tamaro e Capriasca) che possono contare su una ricca e soli da base di giovani corridori, e altri che piano piano stanno crescendo.

Si parlava in apertura di creatività e intraprendenza. Non a caso il club della valle del Vedeggio, nel quale è cresciuto e si è consolidato Filippo Colombo, vicecampione del mon do dello Short Track, due anni fa, in poco più di due mesi di lavoro, in

piena pandemia, era riuscito ad al lestire un’edizione dei campionati Europei da leccarsi telaio, cambio e copertoni.

Ci sono purtroppo le eccezioni. Gli sforzi profusi da Ticino Cycling con il recente GP Ticino, e quelli del Velo Club Lugano, con l’omonimo Gran Premio trasformato in un cri terium cittadino nobilitato da grandi firme, non stanno creando proseliti.

Ma quello del ciclismo su strada è, ahinoi, un problema di difficile solu zione del quale già abbiamo scritto.

Per aumentare lo slancio di questa macchina organizzativa, che anno dopo anno si sta professionalizzan do, non basta l’entusiasmo dei singo

li. Serve il sostegno delle istituzio

ni. Un sostegno concreto, cha vada oltre le abituali parole di plauso du rante i discorsi inaugurali. Serve il sostegno del mondo dell’imprendi

toria e della finanza. Soprattutto là dove gli affari vanno a gonfie vele. È vero che il nostro territorio è poco più vasto di un fazzoletto, tuttavia, nel pianeta globale e digitalizzato, il marchio di Lugano, Locarno, Bel linzona, può fare il giro del mondo impiegando molto meno di ottanta giorni. È una questione di coraggio e di fiducia.

Per risalire le classifiche bisogna osare. Bisogna insistere nel far cre scere manifestazioni che possono of frire da un lato occasioni di svago, dall’altro opportunità per acquisire un mestiere. Se poi si riuscissero ad abbattere gli steccati regionali, di strettuali, comunali, si potrebbe per sino ipotizzare la formazione di un pool di professionisti che lavorano, da Chiasso ad Airolo, per 365 giorni all’anno… fatti salvi, ovviamente, i giorni di riposo e le vacanze.

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXV 10 ottobre 2022 azione – Cooperativa Migros Ticino 17 TEMPO LIBERO / RUBRICHE ◆ ●
– Ajla Del Ponte e Ri
di Giancarlo Dionisio
◆ ●
di Oliver Scharpf
◆ ●
di Claudio Visentin

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Dietro il pericolo atomico

Le tensioni in Europa ed Estremo Oriente sono collegate in uno scenario globale di crescente contrapposizione tra Occidente e autocrazie

Pagina 21

«C’è chi si salva e chi si perde» Reportage da Manaus, in Brasile, dove un’associazione tenta di aiutare bambini e ragazzi che vivono per strada

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Se un asteroide colpisse la Terra

Alla vecchiaia bisogna pensar presto

Il futuro del sistema pensionistico elvetico resta incerto, motivo per cui occorre pensare fin dai 30 anni alla propria previdenza

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Lontano 11 milioni di chilometri dalla Terra, con un diametro di «so li» 160 metri, Dimorphos non era un obiettivo facile per la Nasa. E inve ce la missione Dart – Double asteroid redirection test – a fine settembre è stata un successo. Un esperimento molto atteso, quello dell’agenzia spa ziale americana, che lavorava da anni a un protocollo utile per una missio ne «da niente»: salvare la Terra. Par tito quasi un anno fa sul razzo Falcon 9 del colosso spaziale di proprietà di Elon Musk, SpaceX, dalla base mi litare Vandenberg della Space force americana, in California, il piccolo veicolo spaziale chiamato Dart e co stato circa 344 milioni di dollari aveva una missione «senza ritorno»: entrare in collisione con un asteroide e capi re come ridirezionarne la traiettoria.

L’eventualità che un asteroide suf ficientemente grande colpisca la Ter ra e faccia danni irreversibili è molto bassa: gli scienziati parlano di un epi sodio ogni 500mila anni per impatti con asteroidi di circa un chilometro di diametro, mentre le collisioni con asteroidi di grandi dimensioni (con un diametro di oltre 5 chilometri) av vengono più o meno ogni 20 milio ni di anni. Gli oggetti di più piccole dimensioni, in realtà, entrano spesso in collisione con la Terra, ma l’ener gia rilasciata dall’asteroide che colpi

sce il nostro pianeta dipende dal suo diametro e quindi gli scienziati con siderano minacciosi soltanto gli aste roidi di dimensioni medio-grandi, considerata anche la loro velocità e l’inclinazione.

Nella scienza divulgativa si raccon ta spesso la storia del cosiddetto «even to di Tunguska», che avvenne nel 1908. Allora non disponevamo della tecno logia che abbiamo adesso e quando il frammento di una gigantesca cometa colpì la Terra, distrusse circa 2100 chi lometri quadrati in Siberia, con una potenza equivalente a cento volte la bomba atomica sganciata su Hiroshi ma. La missione Dart serviva proprio a capire se l’umanità disponesse della tecnologia e dei protocolli tempestivi per scongiurare oggi un evento simile.

Al di là dei risultati scientifici, co me sempre tutto quel che riguarda lo spazio riguarda anche la politica in ternazionale.

La «minaccia extrater restre» costringe i Paesi a interrogar si sulle procedure di cooperazione che verrebbero attuate nel caso di una crisi su scala globale. Serve fiducia per col laborare, capacità comunicative e una certa dose di generosità nel mettere a disposizione le proprie tecnologie. Nel film

Arrival del 2016, diretto da De nis Villeneuve e tratto da un raccon to dello scrittore di fantascienza Ted Chiang, quando compaiono 12 strane

navi extraterrestri in 12 punti diversi sulla Terra, tutti vogliono collaborare per decifrare quello che sembra il lo ro linguaggio. Ma è un equilibrio che dura poco e che poi lascia il passo alla frustrazione. I primi a mollare sono i cinesi, seguiti dai russi e dai pakistani, che iniziano a bombardarle.

Sei anni fa il Governo america no ha deciso di costituire, all’inter no della Nasa, il Planetary Defense Coordination Office, un ufficio con il compito specifico di osservare e stu diare strategie, anche internaziona li, per difendere la Terra da collisio ni con oggetti extraterrestri. Tre anni prima nella regione a sud degli Ura li, in Russia, un meteorite di circa 15 metri di diametro era esploso sopra alla città di Celjabinsk, non ucciden do nessuno ma ferendo più di un mi gliaio di persone e danneggiando in teri edifici. Allora i Governi di Mosca e Washington si erano resi conto di una cosa: nessuna delle due potenze aveva sufficienti tecnologie per abbat tere oggetti di quel tipo. L’America, con il suo ufficio nella Nasa e con la recentissima missione Dart, ha deciso di diventare leader nel campo, un po’ quel che succede nel celebre film Ar mageddon del 1998 diretto da Michael Bay, dove Stati Uniti e Russia colla borano alla missione, ma poi a por tarla avanti è l’America in una cele

brazione del mito eroico statunitense.

Esiste anche un’agenzia dell’O nu che si occupa di creare protocolli di comunicazione e di cooperazione in caso di minacce che vengono dal lo spazio. Si chiama Ufficio delle Na zioni unite per gli affari dello spazio extra-atmosferico, più nota con l’a cronimo di Unoosa. È l’ufficio che si occupa di aiutare le Nazioni in via di sviluppo a far partire i loro program mi spaziali e di monitorare tutto ciò che i Paesi membri e le aziende pri vate mandano in orbita. Il problema è che negli ultimi anni, più che di meteoriti, asteroidi e comete, l’Uno osa ha dovuto farsi carico dei proto colli per evitare che i rifiuti spaziali diventino una minaccia per la Terra. A fine luglio i rottami del primo sta dio del razzo cinese Lunga marcia 5B sono rientrati nell’atmosfera terrestre in modo incontrollato, cadendo senza danni nell’Oceano indiano. Nel 2018 era accaduta una cosa simile con parti della vecchia stazione spaziale cinese e poi di nuovo, due anni fa, i rottami di un razzo cinese sono precipitati su alcuni villaggi in Costa d’Avorio, cre ando danni leggeri alla popolazione.

La Cina sta investendo tantissimo nel suo programma spaziale, ma se condo quanto riportato dalla stampa specializzata occidentale, molto meno nella protezione della Terra dai suoi

detriti. È un problema politico, per ché si tratta di far applicare a Pechi no le regole imposte dall’Unoosa. La nuova corsa allo spazio, quella tra po tenze occidentali e Paesi non allinea ti come Russia e Cina, riguarda an che lo sviluppo economico. Nel film del 2021 Don’t look up, scritto e diret to da Adam McKay, l’Ufficio per la difesa planetaria della Nasa compa re alla notizia di un asteroide che sta per colpire la Terra, con conseguenze potenzialmente letali. Andrebbe ap plicato il protocollo dell’agenzia, ma s’intromette il leader carismatico di un’azienda tecnologica, un’allegoria di Elon Musk, che preferisce farne un business. È la realtà, non la fan tasia degli sceneggiatori: l’estrazio ne di minerali dagli asteroidi, infat ti, potrebbe rivoluzionare l’economia terrestre. Gli oggetti che ci minaccia no sono potenzialmente anche gli og getti che potrebbero arricchirci, per ché al loro interno c’è oro, nikel, ferro, platino e tutte quelle materie prime fondamentali per la tecnologia con temporanea. È uno dei motivi per cui la cooperazione spaziale sta diventan do sempre di più una competizione. Il successo della missione Dart ci ri corda che mentre la Russia impegna uomini e risorse nella sua guerra ter restre in Ucraina, l’America e la Cina si contendono il primato nello spazio.

ATTUALITÀ ● ◆ Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXV 10 ottobre 2022 azione – Cooperativa Migros Ticino 19
Il Dart della Nasa prima dell'impatto con Dimorphos, piccola Luna dell'asteroide Didymos. I due corpi celesti formano quello che viene definito un sistema binario di asteroidi. (Keystone) Prospettive ◆ La «minaccia extraterrestre» costringe i Paesi a interrogarsi sulle procedure di cooperazione che verrebbero attuate nel caso di una crisi su scala globale. Ma anche in questo caso domina lo spirito di competizione
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La tentazione del nucleare

Vladimir Putin minaccia l’uso di ar mi nucleari tattiche sul fronte ucraino oppure un test atomico nelle vicinan ze. Dall’altra parte della massa terre stre eurasiatica, Kim Jong Un sembra a sua volta vicino ad un test nucle are. Nel frattempo la sua Corea del Nord ha costretto il Giappone a met tere sotto massima allerta gli abitan ti delle provincie settentrionali e del le isole meridionali, sorvolate da un missile a gittata intermedia di Pyon gyang. Le tensioni nucleari in Europa e in Estremo Oriente sono collegate in uno scenario globale di crescente contrapposizione tra i due blocchi: Occidente contro autocrazie.

La Corea del Nord ha due protet tori, Cina e Russia. In passato Pechi no e Mosca hanno esercitato un’in fluenza moderatrice su Kim Jong Un, anche se più apparente che sostanzia le. In tempi di maggiore distensione nei loro rapporti con Washington, ci nesi e russi hanno fatto qualche pres sione sulla dittatura comunista di Pyongyang quando le esercitazioni missilistiche o nucleari erano troppo bellicose e le provocazioni suscitavano allarme in America, Corea del Sud, Giappone. Non c’è mai stato un serio tentativo, né da parte della Cina né della Russia, di indurre Kim al disar mo o alla denuclearizzazione, ma al meno Pechino e Mosca ostentavano di non condividere i comportamenti più pericolosi del monarca rosso. Ora non è più così. Le provocazioni di Kim sembrano gradite, se non asse condate. La Corea del Nord è uno dei pochi Paesi al mondo che approvano apertamente l’invasione dell’Ucraina. Putin è arrivato al punto da chiedere a questo regime – poverissimo – de gli aiuti militari. In quanto alla Cina, mantiene la versione per cui la guer ra in Ucraina è stata provocata dal la Nato. Xi Jinping descrive un mon do ancora sotto il tallone colonialista dell’Occidente.

Xi e Putin sembrano disposti a pagare il prezzo inevitabile delle ge

sta bellicose di Kim. La minaccia dei missili nordcoreani – che un giorno potrebbero trasportare testate nucle ari – costringe il Giappone ad accele rare il suo riarmo. Il premier Shinzo Abe, ucciso di recente, ha lasciato in eredità al suo successore Fumio Ki shida il compito di alzare le spese nip poniche per la difesa dall’1% al 2% del Pil. La prospettiva di un Giappone che mette la sua tecnologia al servizio dell’apparato militare non è un gran de successo per Xi. Eppure il leader cinese in questo assomiglia a Putin: non sembra dare un peso eccessivo al la reazione degli avversari, cioè noi. Putin ha pagato il prezzo dell’adesio ne di Svezia e Finlandia alla Nato, ma prosegue imperterrito.

Il mondo scivola verso una tensione anche nucleare su almeno due fronti. Il terzo potrebbe diventare, un giorno, l’Iran. Non è uno scenario del tutto inedito. Due bombe atomiche furono il suggello finale della seconda guer ra mondiale, lanciate dagli americani. Poi una guerra mondiale con bom bardamenti atomici fu sfiorata, o mi nacciata, altre volte: nella crisi di Suez (1956) e in quella dei missili sovietici a Cuba (1962). In quei casi la minaccia non si realizzò. Ma l’uso di armi nu cleari entrò a far parte delle dottrine strategiche degli uni e degli altri.

Fu il Pentagono il primo a «cre dere» all’utilità delle armi nucleari tattiche in un conflitto: piccole, con una frazione di potenza rispetto alla bomba atomica di Hiroshima, quindi davvero minuscole rispetto agli ordi gni nucleari di nuova generazione che possono distruggere intere città. Però pur sempre capaci di emanare radia zioni, con impatto micidiale sulla sa lute, a breve e a lungo termine. Tatti che, perché utilizzabili sul campo di battaglia contro le truppe nemiche.

Gli americani le concepirono preva lentemente nell’ottica di un conflitto europeo, in cui la superiorità dell’U nione sovietica negli armamenti con venzionali avrebbe consentito all’Ar

mata rossa di dilagare in Europa, e gli Usa avrebbero dovuto battere in riti rata. In quel contesto l’uso di armi nu cleari tattiche mirate contro le truppe attaccanti avrebbe potuto rallenta re o bloccare l’invasione sovietica. Si può osservare qui qualche analogia con l’attuale situazione sul terreno in Ucraina, dove sono le truppe di Kiev a riconquistare territori, mentre quel le russe sono in ritirata. L’irruzione del nucleare potrebbe rovesciare la si tuazione, forse. Almeno nelle speran ze di Putin.

La dottrina americana fu elabo rata negli anni Cinquanta, all’inizio della guerra fredda. Uno dei primi ad analizzarne le ripercussioni fu Henry Kissinger nel 1957. Il Pentagono però finì per bocciare l’utilità delle armi nucleari tattiche. La ragione prevalen te era l’impossibilità di farne un uso «chirurgico», preciso e controllato. Le radiazioni sono alla mercé dei venti. E i venti soffiano come pare a loro, per

cui possono sospingere le radiazioni lontano dalla zona dei combattimen ti, verso centri abitanti. Oppure – ipo tesi ancora peggiore dal punto di vista militare – i venti possono ricacciare le radiazioni contro le stesse forze arma te che hanno usato il nucleare tattico.

La stessa logica dovrebbe indurci a pensare che Putin sta bluffando. La Russia, a differenza dagli Stati Uni ti, ha un ampio confine terrestre con l’Ucraina. Le radiazioni sprigionate dall’uso di armi nucleari tattiche po trebbero ritorcersi contro soldati russi e perfino città russe. La memoria cor re all’incidente nella centrale atomica di Chernobyl nel 1986: i venti traspor tarono radiazioni dall’Ucraina verso la Russia più che in qualsiasi altro Paese.

Proprio pensando a Chernobyl bi sogna introdurre un elemento di cau tela. Invadendo l’Ucraina, i vertici militari russi hanno inviato truppe anche in quell’area, tuttora conta minata. Quei soldati russi mandati

Come spiegare la guerra ai più giovani

La guerra non è solo bombe che cado no e carri armati che avanzano, tatti che militari e dichiarazioni ufficiali. La guerra è anche la vita di donne, uomi ni e bambini che cambia all’improvvi so. Relazioni e routine che si spezzano. Valigie (o borse di plastica) in mano, terrore e speranza. Istinti primordiali, il primo tra tutti quello della sopravvi venza. Spiegare la guerra – che trasfor ma l’uomo «in un essere spaventoso e oscuro», come dice Svetlana Aleksie vič – non è per niente facile. C’è qual cosa che sfugge, qualcosa che bisogna guardare da vicino, qualcosa da rac contare con tratti sfumati e pieni di umiltà. È ciò che fa da anni Francesca Mannocchi – tra le altre cose collabo ratrice di «Azione» – nei suoi reporta ge dai Paesi in conflitto ma anche nel libro

Lo sguardo oltre il confine pensa to per ragazze e ragazzi (dai 12 anni) e pubblicato da De Agostini lo scorso settembre. Un saggio adatto anche agli adulti, abituati a leggere veloci notizie online che – senza un’adeguata cono scenza delle dinamiche della Storia –rimangono istantanee di drammi so

spesi, in contesti di momentanea follia. Il libro è pieno delle parole di Ali na, Olga, Husen e Shadi – con le lo ro esistenze travolte – ma anche della loro tenacia nell’andare avanti nono stante tutto. Testimonianze raccolte dall’autrice in Paesi quali Libano, Af ghanistan, Ucraina, Libia, Iraq e Si ria. L’intento di Mannocchi è quello di «partire dall’ascolto dell’esperienza di una persona per allargare lo sguar do: per fare sì che una vita non resti solo espressione di un’emozione, ma sia parte del più ampio significato del tratto di Storia che vive». Quello che la motiva nel suo lavoro di reporter –ci spiega – «è la curiosità, il desiderio di vedere e di capire la realtà. Ho scrit to questo libro partendo dall’esigenza che sento – anche per mio figlio – di non ridurre le cose che ho intorno ai minimi termini, di non semplificarle troppo ma di imparare dai più giovani la virtù di accogliere la complessità del mondo». Ogni capitolo è corredato di una cartina, una cronologia e un glos sario. In quest’ultimo si trovano paro le che popolano il linguaggio dei me

dia: dal «settarismo» alla «inflazione» passando per «talebani», «rifugiato», «guerra civile», «diaspora», «urbici dio» ovvero «la distruzione sistemati ca (materiale, culturale, etnica) di una città» ecc. «Perché le parole – scrive la giornalista – questo straordinario

strumento di cui siamo dotati per da re senso al mondo, vanno accudite, e il modo che abbiamo per accudirle è non usarle con superficialità. (…) Il primo invito, dunque, è quello di conoscere in profondità il senso delle parole che usate ed essere sempre consapevoli che definire può essere anche una forma di limitazione. Ancora di più, definire in tempo di guerra: si rischia di genera lizzare le vite delle persone al loro uni co stato di vittime».

In secondo luogo Mannocchi ci invita ad immedesimarci: «Immagi nate di dover uscire dalla vostra ca meretta ora per andare su quei bina ri delle stazioni ucraine, col rischio di non tornare più indietro. Che ogget ti prendereste? Immaginate che la vo stra nuova casa sia (…) una tenda in un campo torrido, con i bagni condi visi da cento, duecento persone, dove l’acqua e il cibo sono razionati. Che emozione sentireste crescere dentro di voi? (…) Immaginate che l’unico modo per scappare dalle bombe sia salire su un gommone con altre cento persone: bambini che piangono, padri e madri

a Chernobyl erano sprovvisti di ade guate protezioni contro i danni del le radiazioni. Questo precedente può indicare che Putin potrebbe sacrifica re i suoi come martiri alla mercé delle radiazioni, pur di perseguire i propri obiettivi.

Si può aggiungere un’altra consi derazione. Per Putin perdere la guerra contro l’Ucraina, un Paese molto più piccolo della Russia, sarebbe un’umi liazione fatale. Può sentire il bisogno di trascinare a tutti i costi la Nato nel conflitto, in modo da perdere «digni tosamente» contro un avversario mol to più grosso. Fonti americane però finora hanno escluso che la Nato re agirebbe alle armi nucleari tattiche di Putin usando i propri arsenali atomici. La dottrina prevalente punta a piegare la Russia restando sul terreno delle ar mi classiche. Con la speranza che una deriva nucleare di Putin lo isoli final mente dai suoi due sostenitori più im portanti che sono India e Cina.

che gridano. (…) Come sperereste di essere accolti, una volta arrivati a ter ra? (…) Immaginate di dover spiegare a un bambino che ha fame e sete che non c’è più né acqua né cibo (…)». Ed è proprio quando si comincia a guarda re il mondo con gli occhi dell’altro che si delinea con forza la crudeltà e l’in sensatezza dei conflitti, il desiderio di interromperli. Anche se – come ricor da Mannocchi – «la guerra non fini sce quando viene dichiarato il cessate il fuoco». Va bene la necessità di com prendere il mondo e l’importanza della testimonianza, diciamo all’autrice. Ma lei, al fronte, non ha paura? «La pau ra è un’alleata», risponde. «È ciò che ci consente di non fare sciocchezze, di non crederci invincibili, immortali, di non pensare di poter controllare tutto quando è impossibile farlo. Ho paura spesso, in ogni teatro di conflitto. Co sa faccio per contrastarla? Cerco di re stare concentrata e soprattutto mi fido delle persone con cui lavoro che vivono in quei luoghi e che mi consigliano. La loro voce ha un valore inestimabile. Se mi dicono fermati, io li ascolto».

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXV 10 ottobre 2022 azione – Cooperativa Migros Ticino ATTUALITÀ 21
L’analisi ◆ Le tensioni in Europa e in Estremo Oriente segnalano la crescente contrapposizione tra Occidente e autocrazie Federico Rampini Nella stazione ferroviaria di Seul, uno schermo mostra un notiziario su Kim Jong Un e il lancio missilistico della Corea del Nord sul Giappone. (Keystone) Letture ◆ Lo sguardo oltre il confine della nostra collaboratrice Francesca Mannocchi è corredato di cartine, cronologie e glossari

di lenticchie al curry

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Ricetta su migusto.ch

BUONO A SAPERSI

Gli ingredienti e il gusto della specialità francese fougasse sono serviti da ispirazione per questa omonima novità. Originaria della Provenza, la fougasse è una sorta di focaccia ovaleggiante con intagli che ricordano la forma di una spiga. Per insaporirla si usa un po’ di tutto, dalle erbe di Provenza tipo rosmarino o timo alle noci fino alle olive. Ovviamente vale la pena di assaggiarla sul posto, ma chi non ha in programma una gita in Francia può anche realizzarla con le proprie mani, la ricetta è su migusto.ch.

FOUGASSE

Sotto la crosta dorata e croccante si nasconde un interno morbido, simile a quello della baguette. La nostra ariosa, saporita fougasse bio si sposa alla grande con formaggi e olive come aperitivo ed è perfetta come accompagnamento a piatti sostanziosi, zuppe e insalate. Ma anche da sola, con un po’ d’olio di oliva, è una vera delizia

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXV 10 ottobre 2022 azione – Cooperativa Migros Ticino MONDO MIGROS 22
MATRIMONIO
Fougasse Migros Bio 500 g Fr. 4.50 Foto: Fotostudio MGB/Juventino Mateo; Styling: Mirjam Käser PANE DEL LA SETTIMANA

Tra droga, violenza e miseria

La prima cosa che ti colpisce a Ma naus – città nel nord ovest del Brasi le – è la luce abbagliante, che diven ta livida quando il fiato della foresta, l’umidità, opprime pelle e indumenti, fa sudare mentre cammini in Largo de São Sebastião. Lì il teatro Ama zonas è una apparizione, un pezzo di architettura europea emigrata ai Tro pici, simbolo dell’epopea del cauc ciù, dove una leggenda dice che abbia cantato il grande Caruso. L’autunno dell’anno scorso, insieme al fotogra fo Giovanni Marrozzini, sono parti to da qui con un sogno: arrivare con il battello da fiume Amalassunta fino in Colombia, duemila chilometri di navigazione sul Rio Negro, due mesi in viaggio per raccontare popoli indi geni e parchi naturalistici paradisiaci, come il Jaù o l’Anavilhanas, per poi riportare la barca indietro e donar la all’Associazione Piccolo Nazareno (leggi Viaggio sul fiume mondo, Mon dadori, agosto 2022).

L’istituzione missionaria opera nel quartiere più degradato di Manaus, la Colônia Antônio Aleixo, cercando di salvare i ragazzi di strada che hanno abbandonato la scuola e vendono bi bite lungo le vie trafficatissime della metropoli amazzonica. Il quartiere, che si trova nella zona est, la più po vera della città, dove vivono 500mila persone, è nato con la dittatura mili tare di Getúlio Vargas nel 1930 per ospitare un lebbrosario, poi è diven tato il ghetto degradato degli ulti mi. Accompagnato da Allison, l’as sistente sociale, e João, lo psicologo, rivedere oggi la barca ormeggiata al porticciolo sul pezzo di fiume che ba gna il quartiere è stato un vero e pro prio tuffo al cuore. Sono salito a bor do, entrato nell’angusta cabina che ho condiviso per due mesi con il mio compagno di avventura, perlustrando tutta l’imbarcazione, che oggi è di ventata una scuola galleggiante e una biblioteca itinerante che distribuisce libri ai ragazzi nei villaggi circostanti. Allison e João viaggiano ogni gior no per le vie rumorose di Manaus, cercando di fare «abbordaggio», cioè parlare con i ragazzi esposti alla vio

lenza della strada, che spesso finisco no in mano alle organizzazioni crimi nali, offrendo loro aiuto e cercando di parlare con i genitori. Se accettano di entrare nei progetti dell’associazio ne, dopo un corso preliminare, tor nano nella scuola pubblica e, se sono adulti, fanno un apprendistato prima di entrare nel mondo del lavoro. «Noi siamo solo un ponte per raggiungere l’indipendenza, il resto devi farlo da solo», mi spiega João mentre viaggia mo su un’arteria stradale molto traf ficata e caotica, nella calura tropica le dell’estate amazzonica. «In sei anni molti sono riusciti a trovare un lavo ro, si sono iscritti all’università; altri li abbiamo persi, sono tornati a vivere in strada e nel mondo della droga». Que sta è una storia di sommersi e salvati.

Auberto dopo anni di vita randa gia ha ripreso a studiare e adesso la vora da quattro anni per una grande azienda, «è riuscito a costruire una casa per lui e per tutta la sua fami glia», racconta lo psicologo. Invece Bruno faceva il giocoliere ai semafori e nelle rotonde; aveva le labbra lepori ne e un taglio sulla bocca, non riusci va a esprimersi bene. «Ha fatto tutto il percorso», dice con orgoglio Alli son. «Adesso lavora in un’impresa, è riuscito a operarsi e ha ripreso per fettamente l’uso della parola». Quelli meno fortunati sono diventati pusher del cartello Comando Vermelho, un gruppo criminale nato a Rio De Ja

neiro che si è diffuso in tutto il Brasi le, perché Manaus è il centro di smi stamento della droga che arriva dalla Colombia, dalla Bolivia e dal Vene zuela e poi arriva anche nei merca ti europei.

Alla scuola, che si trova in una via del quartiere a ridosso del fiume, in contro alcuni degli studenti del pro getto «Gente grande». Darlison è un ragazzino dalla carnagione olivastra, capelli neri cortissimi. «Facevo il ven ditore d’acqua ai semafori», racconta. «Avevo 7 anni quando ho cominciato. Lavoravo insieme a mio padre». Mol te ore nel traffico a convincere auto mobilisti sensibili a dargli qualche re ais. «Poi ho incontrato Allison, mi ha convinto a tornare a scuola». William, 13 anni, mi confessa che nel quartiere ci sono molti suoi amici che fanno uso di droga, «cominciano a 10 oppure 11 anni, tirano cocaina e crack». Ci sono bambine che si prostituiscono con uo mini anziani per 5 reais, l’equivalente di un franco o quasi, e per tenersi sve glie in strada sniffano cocaina. Alcu ne di loro sono morte di overdose. In questi contesti degradati è molto dif fusa la violenza sessuale, anche in am bito famigliare. I ragazzini girano ar mati di piccoli fucili a canne mozze. Ogni strada ha un punto di spaccio. Anche Darlison si drogava mentre la vorava ai semafori: «Ti senti meglio, serve a non pensare». È come vivere in un’altra dimensione.

Ci sono bambine che si prostituiscono e si fanno di coca, i ragazzini girano armati di piccoli fucili a canne mozze

In auto torniamo verso il centro del la città. Prima raggiungiamo la zona dove di solito si esibisce un giocolie re, con il quale l’Associazione Piccolo Nazareno ha già preso contatto, ma non è ancora arrivato, allora ci fer miamo a ridosso di una rotonda con un grande albero al centro. Su un la to c’è un ragazzo che tiene in braccio una bambina. Vende acqua offrendo

la agli automobilisti. Indossa una ca micia celeste, sudata e logora, mostra un cartello dove è scritto «aiutatemi a comprare i pannolini e il cibo per mia figlia». João si avvicina per par larci. Ha ventidue anni e dice confu so «non conosco l’età di mia figlia, ma potete fare l’esame del Dna, è mia fi glia, si chiama Ester». La sua com pagna ha partorito la prima volta a 11 anni. «Prima lavoravo in un altro posto, potevo guadagnare anche 400 reais al giorno, ma c’era molta com petizione tra noi, molta violenza», so stiene. Qui guadagna di meno ma è più tranquillo.

Quando lo salutiamo il sole sta tramontando. Ci assale la stanchez za. È in quel momento che mi torna in mente il racconto di Marciele, una ragazza di 19 anni che ho incontrato nel pomeriggio. Indossava dei jeans e una maglietta nera, aveva i capelli lisci castani e un sorriso timido che si accendeva, spegnendosi subito do po, quando ridiventava seria e la voce cambiava tonalità. C’era stato un mo mento nella sua vita, prima di cono scere Allison e João, che sua madre era depressa: se ne stava tutto il gior no a letto a piangere. Suo padre aveva perso il lavoro e la sorella aveva parto rito un figlio con un uomo più anzia no e poi era fuggita di casa. «Avevo 11 anni e per aiutare la famiglia vende vo bevande e popcorn durante le par tite di calcio», mi ha detto. «Ma una notte tre uomini mi hanno sequestra ta e stuprata nella foresta». Marcie le è tornata a casa tutta insanguinata ma non ha detto niente a sua madre, voleva proteggerla. Dopo era tornata in strada a vendere latte condensato e banane.

Solo anni dopo, all’età di 15, aveva incontrato i ragazzi del Piccolo Naza reno. «Il progetto mi ha salvato la vi ta», afferma. «Studiavo di notte e la voravo di giorno». E adesso riesce a pensare al futuro. Tutto è cambiato, certo, ma certe volte il terrore e i pen sieri di quel giorno ritornano: «Fa te tutto quello che volete, ho detto a quegli uomini. Ma non ammazzate mi». Poi su di lei è sceso il buio.

Si rischia il golpe?

Ballottaggio

La sfida per la presidenza tra Lula e Bolsonaro

Diplomazia sotterranea al cardiopal ma. Il 30 ottobre il Brasile va al bal lottaggio per le presidenziali. L’ex presidente Luiz Inácio Lula da Sil va (2003-2010), leader della sinistra storica, ha avuto al primo turno 6 milioni di voti in più del presidente uscente, l’ultraconservatore ex capi tano dell’esercito, Jair Bolsonaro, che punta a una formidabile rimonta e che conta sull’appoggio politico della grande maggioranza della polizia e su quello dei vertici militari.

Bolsonaro dice spesso di non fi darsi del sistema di voto elettronico – sistema col quale è stato eletto più volte deputato e nel 2018 presidente della Repubblica – alludendo all’in tenzione di non riconoscere un ri sultato che non sia una sua vittoria. Molti temono che questo suo insiste re sulla non attendibilità dei risultati possa essere il preambolo a un colpo di Stato. Esiste questo rischio? È vero che Bolsonaro conta sull’appoggio di molti generali e che la dittatura mili tare in Brasile è storia recente (19641985). Ma nel 1964 non erano contrari al Governo militare la maggior parte degli imprenditori, buona parte della classe media e soprattutto il Governo americano. Oggi chi tra loro, comin ciando dalla Casa Bianca, appogge rebbe un golpe a Brasilia? Cionono stante la tensione è alle stelle.

Sono giorni di colloqui informa li tra i più stretti collaboratori dell’ex presidente Lula e i capi delle forze ar mate. Tra gli emissari di Lula presso le forze armate il più attivo è il sena tore Jacques Wagner del Partito dei lavoratori, che è uno dei candidati a fare il ministro della Difesa. Gene rali in servizio hanno fatto sapere che, nel caso di una vittoria di Lu la, la garanzia di non belligeranza da parte degli alti in grado – a lui osti li – l’avrà soltanto se mostrerà di non avere la minima intenzione di erode re la montagna di privilegi, innanzi tutto economici, in favore dei mili tari, cresciuta negli anni di Governo Bolsonaro.

Ai militari l’attuale presidente nel 2019 ha spalancato le casse pubbli che coprendoli di regalie e aumenti di stipendio. Sedici miliardi e mez zo di dollari ha investito il Governo uscente in favori vari, inclusa una ri forma delle pensioni e un aumento salariale del 13%. Non fanno parte di questo conteggio i costi relativi al la norma che permette ai militari non in servizio (come lo stesso Bolsona ro, vari ministri e capi di gabinetto) di ricevere compensi superiori al tetto massimo di 7500 dollari previsto per chiunque altro.

In questi quattro anni di Governo dell’ultradestra il presidente uscente Bolsonaro ha piazzato militari ovun que. Ne ha fatto la colonna vertebra le dell’amministrazione pubblica. Ne ha messi 7000 nei consigli di ammi nistrazione e nei posti chiave delle imprese statali. Imprese gigantesche: Petrobras (la più grande azienda pub blica latinoamericana), l’idroelettri ca Itaipu, Electrobras e Correios (le poste) per fare qualche esempio. L’ex presidente Lula ha dichiarato di vo ler togliere ottomila militari dai luo ghi di potere dell’amministrazione pubblica. Intanto il braccio di fer ro continua.

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXV 10 ottobre 2022 azione – Cooperativa Migros Ticino ATTUALITÀ 23
Brasile ◆ L’Associazione Piccolo Nazareno cerca di salvare bambini e ragazzi nelle strade di Manaus A lato l’assistente sociale Allison che avvicina una madre in difficoltà con i suoi due figli nelle strade di Manaus. Sotto: Darlison che faceva il venditore d’acqua ai semafori. (Ferracuti)

«La pensione? Bisognerebbe cominciare a pensarci al più tardi a 30 anni»

consulenza

Banca Migros

Le modifiche di riforma dell’AVS sono passate, quindi il primo pila stro è sicuro?

La risposta è nì: lo è, ma purtrop po solo per pochi anni. A partire dal 2027, infatti, si prevede che la ripar tizione andrà nuovamente in negati vo, ovvero che i versamenti all’AVS saranno inferiori alle pensioni ero gate. Solo grazie ai rendimenti attesi del fondo AVS si dovrebbe essere in grado di assorbire il deficit. Già nel 2029, tuttavia, il bilancio complessivo è destinato a tornare in rosso a causa dell’andamento demografico. Perché la popolazione diventa sempre più anziana e percepisce quindi la pen sione sempre più a lungo.

Significa che le donne dovranno ar rangiarsi con una pensione molto più bassa, come sostenevano gli op positori alla riforma?

No. Le donne non riceveranno una pensione inferiore, ma raggiungeran no il diritto alla pensione a 65 anni invece che a 64. La cosa riguarda tut ti i nati a partire dal 1961. Per le clas si 1961-1963, l’età pensionabile viene gradatamente innalzata di tre mesi.

Per la cosiddetta generazione di tran sizione 1961-1969 sono previsti ver samenti compensativi a seconda del reddito e dell’anno di nascita.

Come può tutelarsi chi guadagna poco?

In linea generale vige la regola per cui più alto è il reddito da lavoro, più alte sono le prestazioni spettanti. Nel caso dell’AVS, tuttavia, che è il pri mo pilastro della previdenza per la vecchiaia e, come tale, il più socia le di tutti, questo aspetto vale fino a un certo punto. Perché chi versa poco non riceve molto meno di chi effettua versamenti anche di molto superiori.

A ciò si aggiungono gli accrediti per compiti educativi ai genitori, che so no indipendenti dal reddito. Questo crea un certo equilibrio...

... ma non nel secondo pilastro. Esatto. L’importo della previdenza professionale è, di base, fortemen te correlato al reddito. Quindi, so prattutto per le donne, si tratta di aumentare nei limiti del possibile il

grado di occupazione e negoziare sa lari migliori. Chi può contare su un margine di manovra dovrebbe asso lutamente prendere in considerazione anche il terzo pilastro, ossia la previ denza privata.

La previdenza per la vecchiaia di venta quindi sempre più compito del privato anziché dello stato?

È ormai sotto gli occhi di tutti che la popolazione invecchia sempre di più.

Che dovremo lavorare più a lungo è per me un fatto inevitabile. La pro messa pensionistica per cui il primo e il secondo pilastro garantiscono in sieme il 60-70% dell’ultimo reddito non può più essere mantenuta. Non abbiamo altra scelta che risparmia re in prima persona per mantenere il nostro abituale tenore di vita.

Ha l’impressione, come colla boratrice della Banca Migros, che la gente sia consapevole di questa cosa?

L’argomento è di certo complesso, ma nelle nostre consulenze notiamo una scarsa conoscenza in materia di pre videnza. A volte registriamo anche una certa rassegnazione e molta in certezza. A questo proposito sarebbe necessaria una maggiore informazio ne, così che anche il cittadino medio possa valutare al meglio le proprie possibilità di previdenza per la vec chiaia. La maggior parte delle perso ne che si rivolge a noi per la pianifi cazione finanziaria ha 50 anni o più.

Soprattutto per i lavoratori a basso reddito è quasi troppo tardi, no? Sì. L’ideale sarebbe pensarci sin dall’ingresso nella vita lavorativa, al massimo entro i 30 anni. Nella con sapevolezza che la pensione statale non sarà sufficiente.

Come nascono le lacune nel secon do pilastro?

Il più delle volte si verificano in se guito a un salto di stipendio, cioè quando una persona si trova a guada gnare improvvisamente di più. Au menta quindi anche il salario assicu rato, che funge da base per calcolare l’entità delle prestazioni in vecchiaia. Questo comporta l’insorgere di lacu

ne nel finanziamento pensionistico, che possono essere colmate trami te versamenti aggiuntivi. La politica si sta dando attualmente da fare per consentire tali versamenti aggiuntivi anche nel terzo pilastro, ad esempio dopo un congedo parentale.

Da tempo si discute anche di una ri forma del secondo pilastro, perché anche lì le uscite sono superiori al le entrate.

Le pensioni vengono erogate a vita in base a un importo fisso calcola to in base alla cosiddetta aliquota di conversione, che si fonda a sua volta sull’aspettativa di rendimento e di vi ta. Ne deriva che sono i lavoratori at tivi a sovvenzionare i pensionati. Ma poiché l’aspettativa di vita aumen ta e le opportunità di investimen to sono limitate, i conti non tornano più. A lungo termine non c’è modo di evitare una riduzione del tasso di conversione.

È sufficiente per garantire il finan ziamento del secondo pilastro? Purtroppo temo di no. Finché le pensioni rimarranno fisse per tutta la vita, non sarà un rimedio sufficiente.

Quale che sia la riforma adottata, infatti, coloro che già percepiscono una pensione continueranno a rice verla della medesima entità.

È proprio su questo punto che fanno

perno le discussioni sulla flessibiliz zazione dell’intero sistema. Il tasso di conversione dovrebbe essere adeguato alla reale aspettativa di vita e ai ren dimenti effettivi.

Quindi bisognerebbe batter cassa anche dai pensionati? Sì, per ragioni di equità. Un siste ma flessibile o quanto meno non così rigido non significa, peraltro, sem pre e solo meno soldi. Può funziona re anche al contrario – per esempio quando il mercato azionario va bene. Alcune aziende hanno già adottato soluzioni di questo tipo.

Cos’è politicamente più realistico: lavorare più a lungo o ricevere ogni mese una pensione inferiore?

Quello di cui abbiamo bisogno è una maggiore flessibilità. Età di riferi mento meno rigide, tassi di conver sione più mobili. Questo implica però anche una maggiore responsabilità personale nel gestire la propria previ denza e nel trovare un modello adat to alle proprie esigenze.

Oggi solo chi ha un reddito elevato può permettersi di andare in pen sione anticipatamente; chi ha un reddito basso non ha altra scelta che lavorare a lungo. E il pensionamento anticipato è fon damentalmente costoso. Esatto. Nel settore edile esiste già la possibilità di

andare in pensione a 60 anni, perché il lavoro comporta elevate sollecita zioni fisiche. Ma ci sono altre cate gorie professionali, come quella in fermieristica, cui potrebbe applicarsi il medesimo principio. Si potrebbe anche prendere in considerazione un ritiro scaglionato dalla vita lavorati va, cioè una progressiva riduzione dei tempi di lavoro. In questo modo la persona potrebbe continuare a versa re i contributi previdenzali.

Per contro, chi vuole lavorare an che oltre l’età pensionabile fissata per legge si trova ad affrontare tut ta una serie di ostacoli. E, soprat tutto, non trova nessuno disposto a impiegarlo...

Oggi come oggi, di fatto, molti ven gono tagliati fuori dal mondo del la voro ancora prima di aver raggiunto l’età pensionabile. Dovremmo cre are nuovi profili professionali. Con l’avanzare dell’età si diventa meno efficienti, ma si possono comunque trasmettere le competenze acquisi te nel corso di una vita, si può fornire aiuto e consulenza. Quando ho a che fare con gli imprenditori non posso nemmeno nominare la parola pensio ne che subito mi rispondono «Per me non esiste. Amo il mio lavoro, smet terò di farlo solo da morto». Altri, in vece, si danno alla beneficenza.

Cosa consiglia ai giovani, cioè ai futuri pensionati?

Di pensare alla previdenza il prima possibile. Che copertura previdenzia le ho? Ho delle lacune? Quali e dove sono? Come posso colmarle? Si do vrebbe fare attenzione alla previden za come si fa attenzione al proprio budget. E guardarsi bene gli estrat ti conto pensionistici che si ricevono ogni anno.

In che modo ognuno di noi può acquisire maggiore conoscen za e consapevolezza in materia di previdenza?

Dovremmo davvero prendere in con siderazione l’idea di introdurre la ge stione delle finanze personali come materia scolastica. Dopo tutto il rap porto con il denaro è un aspetto fon damentale della vita.

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della
◆ La revisione dell’AVS è stata accolta, ma la sicurezza economica in vecchiaia non è ancora garantita. Jeannette Schaller, esperta di pianificazione finanziaria presso la Banca Migros, auspica più consapevolezza su questo tema Rüdi Steiner, Kian

Il Mercato e la Piazza

Dal portamonete al telefonino

Ogni due o tre anni devo compera re un nuovo portamonete. E ogni vol ta che devo effettuare questo acquisto prendo rabbia perché non riesco a tro vare il portamonete che vada bene per me. Come vedo il problema io, i por tamonete che vengono venduti in tut to il mondo (dal coloratissimo merca to dell’artigianato di Otavalo, nel nord dell’Ecuador, agli enormi centri com merciali di Shanghai, per non parlare dei negozi di casa nostra) dovrebbero essere almeno tre millimetri più lar ghi. Il problema, come il lettore avrà già capito, me lo pongono le carte di credito e di debito, nonché quelle di fedeltà dei diversi commerci, la cui di mensione standard è uno o un milli metro e mezzo più grande di quella che consentono quasi tutti i portamo nete. Mia nipote mi dice che dovrei aggiornarmi e lasciar perdere il por tamonete per prendere un portacarte come si deve. Io sono ancora indeci

Affari Esteri

so. Ho già però capito che i possessori di portamonete sono una categoria di persone oramai destinata a scompari re. E questo mi riempie di malinconia. E ora me lo confermano le inchieste degli specialisti.

Ovviamente queste persone non si oc cupano del mio problema con la lar ghezza del portamonete, ma di quello a sapere quanto tempo ancora soprav viverà, in Svizzera, il pagamento in contanti. Prima constatazione: stan do ai risultati di due recenti inchie ste, condotte una da Moneyland e l’al tra da due istituti universitari, le carte di credito e di debito sono diventate in Svizzera i due strumenti di paga mento più importanti. Sembra inol tre che la pandemia di Coronavirus abbia fatto diminuire in modo signi ficativo la quota di persone che paga no in contanti. È possibile che questa diminuzione sia determinata dal fat to che oggi, alla cassa della Migros,

protetta oramai da una parete di pla stica, allungare un biglietto da venti o da cinquanta alla cassiera diventa un’o perazione da contorsionista. Ma mol to più probabilmente la ragione del la rapida diminuzione del pagamento in contanti è data dall’incessante au mento delle vendite degli on-line shop. Come corollario della prima si può fa re una seconda constatazione: il paga mento in contanti diventa sempre me no importante. Nel corso degli ultimi tre decenni la cifra d’affari realizzata in contanti è diminuita, in Svizzera, an nualmente dell’1,8%. Oggi solo il 30% delle transazioni viene pagato in con tanti. Se estrapoliamo questa tenden za ci accorgiamo che il pagamento in contanti potrebbe sparire tra circa ven ti anni. Sarà allora stato praticato per qualche cosa come due secoli. C’è già chi si chiede come i nostri nipoti fis seranno la paghetta dei loro figli, visto che non ci sarà più denaro circolante.

Quando sterlina e credibilità colano a picco

Il Governo di Liz Truss è in carica da circa un mese e deve già rimettere in sieme i pezzi della sua credibilità den tro e fuori il Regno Unito. La premier, assieme al suo cancelliere dello Scac chiere Kwasi Kwarteng, ha annunciato il cosiddetto «mini-budget» (che mini non è) il 23 settembre e l’accoglienza è stata pessima. Il problema di questa manovra, la quale vale quasi 70 mi liardi di franchi, è creare un disavanzo che ancora non si sa come sarà coper to. Per quanto Truss, premier conser vatrice amante del rischio (ha detto lei), si richiami all’esperienza di Margaret Thatcher, la sua ispiratrice non ave va mandato in deficit il Regno con le sue riforme. Questo Governo inglese, al contrario, è accusato di irresponsa bilità fiscale, oltre che di voler perse guire cocciutamente una strategia pro crescita che molti economisti defini scono pericolosa in questa contingenza economica (inflazione, crisi energetica, guerra, costo della vita in esplosione).

Zig-Zag

I mercati hanno punito con forza la scelta di Truss e, quando si sono cal mati, il caos è arrivato fin dentro al Partito conservatore e al Governo stesso. La premier ha così deciso di fare un passo indietro politicamente rilevante (economicamente no, si ri sparmiano 2,5 miliardi di franchi cir ca): ha eliminato il taglio delle tasse previsto per i redditi più alti. La mi sura aveva scatenato un’opposizione forte perché era a favore dei ricchi.

Questo è in realtà un perno della filo sofia economica di Truss, secondo cui se i redditi più alti consumano e inve stono, rimettono in moto l’economia e aiutano la crescita che a cascata toc ca anche le fasce di reddito più basse. Ma il sostegno ai ricchi, in un mo mento in cui il potere d’acquisto dei meno ricchi è in grosso calo, non è per nulla popolare, nemmeno tra i reddi ti alti stessi. Molti donatori del Parti to conservatore hanno infatti detto a Truss che non hanno bisogno di que

sti soldi, che non li vogliono e che an zi si sentono «screditati».

Liz Truss ha così eliminato il taglio alle tasse, ma i passi indietro hanno spesso un duplice effetto: da un lato rassicurano, perché mostrano nuove consapevolezze, dall’altro però fanno pensare che chi cambia idea in realtà un’idea chiara non ce l’abbia e che sia suscettibile ad agenti esterni che pos sono essere di volta in volta diversi. Il Partito conservatore si è spaccato: chi diceva di non aver mai dato il proprio assenso all’intera manovra; chi soste neva che un «golpe» interno aveva co stretto Truss al passo indietro; chi di ceva che bisogna rifare tutto da capo, magari cominciando a levare di torno il cancelliere dello Scacchiere che su questo «mini-budget» ci ha messo la faccia. Proprio Kwarteng si è infilato in un pasticcio comunicativo: alcune fonti vicine alle autorità hanno detto ai media che il Governo avrebbe an ticipato l’annuncio dei dettagli su co

Terza constatazione: la tendenza che si fa largo oggi è quella di pagare con il «mobile», ossia con il tablet o col tele fonino. A proposito di questo modo di pagare bisogna distinguere tra il paga mento con il mobile in senso stretto e quello in senso largo. Il pagamento in senso stretto è quello che viene fatto utilizzando la App Twint. La defini zione più ampia include invece anche i pagamenti con Google Pay, Apple Pay, Samsung Pay o anche con FFS Mobile. Qui siamo nel campo dell’in novazione pura ed è quindi molto pro babile che nei prossimi anni potremo registrarvi importanti trasformazioni. Stando all’inchiesta di Moneyland, con Twint si pagano oggi, in Svizze ra, il 9% delle transazioni. Se inclu diamo nella definizione di pagamento con mobile anche le altre App arrivia mo al 16,6%. Sempre stando ai risulta ti dell’inchiesta di Moneyland, Twint sarebbe, attualmente, la App vincen

te nella concorrenza per il pagamen to con tablet o telefonino. Del cam pione di 1500 persone interrogate un incredibile 56% avrebbero dichiarato di non voler più fare a meno di que sta possibilità di pagamento. Sembre rebbe quindi che, come nel caso degli iceberg, anche per il pagamento con il telefonino, la parte nascosta (degli in teressati) sia molto più ampia di quella che si può vedere. Certo si può essere scettici, ma le trasformazioni in ma teria di modi di pagamento sono ora mai in marcia e determineranno cam biamenti importanti nel nostro modo di vivere. Pensate: in futuro i nonni non saranno più in grado di raccon tare storie di corsari o altri scopritori di marmitte piene di zecchini o ducati d’oro. E il termine tesoro non si appli cherà più a quantità di contante, più o meno importanti, ma solamente alle persone più care. Paperon de Paperoni ci resterà di sicuro male.

«C’è il calendario da girare» dice mia moglie. Così, mentalmente, faccio un bilancio e scopro che del settem bre di quest’altro annaccio ricorderò due funerali: uno reale, nel senso che riguardava la scomparsa di una vera e grande regina; l’altro virtuale, visto che era quello di un mito dello sport, grande e forse re nella sua disciplina. Lo so: troverete strano che conceda spazio a personaggi (li avrete già in tuiti anche senza fare nomi) e avve nimenti che quasi un mese fa hanno quasi monopolizzato per giorni inte ri tutta la galassia mediatica. Oppure strano che io pretenda attenzione o interesse per temi praticamente cotti e riscaldati in tutti i modi possibili e immaginabili coinvolgendo emotiva mente milioni di cittadini del mondo intero. Ma l’ho detto: ripassando tut to settembre alla ricerca di argomenti da commentare incontro una grigia

sequela di nomi e fatti intrisi di una negatività che inizia da guerre truci e incomprensibili per terminare con al larmi, distruzioni e disastri che con fermano il degrado tristissimo e inar restabile che colpisce il globo, a tutti i livelli, con crisi economica, dissesti e apocalittiche ferite ambientali, de bolezze ormai patologiche in politica, insicurezze sociali, crescenti violenze contro i diritti umani e minacce con tro la pacifica convivenza fra le genti. Davanti a un simile quadro parlare di funerali è più che giustificato. Torno alle due cerimonie per dire che, oltre alla concomitanza, in fili grana spicca il fatto che entrambe si siano svolte nella stessa città: Lon dra. Non a caso, con umorismo non proprio «british», qualcuno ha col legato i due addii con altri due av venimenti negativi subiti dal paese (pessimo avvio del nuovo governo

conservatore con la nuova «premier» Truss e parallela forte svalutazione della sterlina), esprimendo il timore che la serie funerea possa prosegui re. Ma è ora di fare i nomi, di dare finalmente conferma che le due ceri monie sono quelle che hanno segna to una la fine del regno di Elisabetta II sulla Gran Bretagna e tutto quel che resta del Commonwealth britan nico, l’altra la conclusione della para bola straordinaria (parlare di regno è forse irriverente) compiuta da Ro ger Federer nel tennis e nello sport in generale. Certo, un filino di irri verenza è presente nell’accostamento, ma è una pecca inevitabile perlome no per due fattori. Innanzitutto per le cause che hanno sancito il defini tivo duplice addio. «Old Age» hanno scritto sul certificato di morte della regina Elisabetta; «Old Age» è an che la causa della fine della carriera

me coprire il disavanzo per calmare i mercati, ma Kwarteng ha dichiarato: no, la data prevista è il 23 novembre e quella resta. Anche qui: il cancelliere dello Scacchiere non anticipa questo piano a medio termine delle copertu re perché non lo ha ancora delineato?

Ha proposto una manovra senza pen sare a dove trovare i soldi?

A mettere ancora più in difficoltà Kwarteng è stata la stessa Truss che all’inizio lo ha difeso con forza, ma poi è diventata più vaga, quasi si fosse convinta che, se qualcuno andrà sa crificato, quello sarà il cancelliere del lo Scacchiere. Tutto questo caos forse non sarebbe emerso se non fosse che negli stessi giorni si è tenuta a Bir mingham la conferenza annuale dei Tory. Avrebbe dovuto celebrare l’in coronazione di Truss ed è invece di ventata uno spettacolo di anarchia. In pratica, chiunque andasse sul palco o agli eventi che si tengono a margine degli interventi dei membri del Go

verno diceva quel che gli pareva. La premier ha chiuso i lavori della con ferenza con un discorso scandito dal le parole «crescita, crescita, crescita» e dalle proteste nella stessa sala in cui parlava. Truss ha cercato di spiegare sia la sua convinzione – «oggi vi sem bra che questa mia proposta sia di sastrosa, ma il popolo britannico ne trarrà beneficio» – sia la sua «capaci tà di ascoltare» e quindi di cambiare idea. Poi ha fatto l’elenco di chi par tecipa alla «coalizione anti-crescita», cioè i nemici suoi e del popolo bri tannico: «Il Labour, i Liberaldemo cratici, il Partito nazionale scozze se, i sindacati militanti, i conflitti di interesse, gli opinionisti, i negazio nisti della Brexit, Extinction Rebel lion (gli ambientalisti, ndr.) e alcune persone che erano qui poco fa», cioè i contestatori. Ma dopo il suo discor so, con cui voleva chiudere la crisi di credibilità e mettersi a lavorare per il Paese, la sterlina è crollata di nuovo.

sportiva di Federer dopo anni di in certezze e interrogativi.

C’è però anche un altro e ben più importante fattore che contribuisce a rafforzare la somiglianza fra le due cerimonie: il cordoglio decretato dal popolo inglese e da quello sportivo. Comprensibile e anche legittimo che qualcuno sia o si dica ostile, contrario o refrattario a quanto politicamente e socialmente rappresenta oggi la mo narchia, sia pure rivestita da un man to democratico. Ma quel che gli in glesi, praticamente tutti uniti, hanno mostrato nelle strade, nelle chiese, nei palazzi e soprattutto nei cuori per la scomparsa della loro regina, con sente di dire che nessun altro per sonaggio di tutto il mondo sarebbe oggi in grado di conquistare un simi le ultimo omaggio e saluto estremo. Analogo in forza ed estensione, il supporto spontaneamente giunto da

milioni di cittadini del mondo intero, su media e social, come corale tributo riconoscimento al tennista elvetico. Alla fine, ricordando che la regina è morta mentre il campione del tennis è ancora vivo e mitico, mi sono però chiesto se non ci fosse qualche altra differenza nei due funerali. Sono così arrivato al pianto, alla macroscopica diversità fra quello contagioso di Ro ger e quello aristocratico, appena ac cennato, mostrato dai reali inglesi. E proprio le lacrime mi hanno istillato un dubbio: forse non è per caso che, su muri e strade di casa nostra, so no ricomparsi cartelloni di una cas sa malati capace, pochi giorni prima di comunicare i rialzi dei premi, di preoccuparsi di noi consigliando un «Piangi, è liberatorio». Messaggio chirurgico. Aggiungerei solo la fo to di Federer e il sottotitolo «Game! Set! Match!».

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXV 10 ottobre 2022 azione – Cooperativa Migros Ticino 25 ATTUALITÀ / RUBRICHE ◆ ●
di Ovidio Biffi
Game! Set! Match! ◆ ●
di Angelo Rossi
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di Paola Peduzzi

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Meravigliosa casa museo di John Soane Al numero 13 di Lincoln’s Inn Fields a Londra c’è la residenza di John Soane, una casa museo con una grande collezione d’arte, tutta da scoprire

La traccia di Ermi

Benjamin Grosvenor e l’OSI al LAC Incontro con il pianista inglese che il 20 ottobre eseguirà il celeberrimo Concerto per pianoforte e orchestra in la minore op. 16 di Edvard Grieg

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la penna e lo spirito di Erminio Ferrari in una raccolta di racconti inediti

Lo vedeva dalla finestra, il Pizzo di Claro. Finché un giorno una nuo va palazzina lo nascose al suo sguar do. Nel solco lasciato dai suoi passi a metà febbraio durante una salita alla vetta che domina Bellinzona, si na scondono alcune delle perle dissemi nate nella neve e sulla carta da Ermi nio Ferrari. Il bel volumetto postumo Ma liberaci dal male (Tararà Edizio ni), riporta alla luce alcuni di quei preziosi intrecci di parole che erano l’impronta inconfondibile di Ermi, come lo chiamavano gli amici, colle ghi e famigliari.

Nella neve del Pizzo di Claro, in uno dei nove racconti, l’autore sfode ra la sua invidiabile capacità di rende re epiche anche azioni semplici come quella del cammino: «c’era della poe sia, volendo, nell’economia di gesti di quell’avanzare silenzioso, come si do sano nei versi le parole per dire della vita che passa. Passo su passo, alter nandoci a battere una traccia, che il franare su di sé di una neve inconsi stente presto cancellava»

L’editore Giovanni Margaroli, e la figlia Marta hanno salvato gli ultimi racconti inediti di Erminio, morto il 14 ottobre di due anni fa per una ca duta nella sua Valgrande, per riunirli in questo libretto. Come si legge nel la nota iniziale, sono pagine spunta te dai suoi cassetti «dove atterrava no, nei ritagli di tempo tra il lavoro, lo studio, le mucche, il soccorso alpi no e la montagna, le sue storie di vita e di speranza».

L’eclettismo dell’autore emerge con prepotenza. Quasi ci si perde nel seguire le sue molteplici attività. Lo intuisce anche lui mentre scala la pa rete del Fletschorn che domina il pas so del Sempione: «mi scopro ogni vol ta portatore di un leggero handicap, che mi fa inevitabilmente inciampare nelle storie che mi hanno preceduto: nomi volti parole letture, talvolta la Storia. Mi ci perdo, nelle storie» Er mi anche nella sua scrittura percorre va una traccia senza virgole, quasi vo lesse evitare di inciamparci.

Da queste nuove pagine spuntano vette di «casa nostra» come il Pizzo di Claro, la Cima dell’Uomo e il Sas sariente, ma anche nomi più alti(so nanti) quali il Cervino, il Fletschorn e il Monte Bianco. Sul tetto delle Al pi è ambientato il primo racconto che dà anche il titolo al libro: Ma liberaci dal male. Seduti sul terrazzino del bi vacco Ghiglione con le gambe a pen zoloni nel vuoto, Erminio e l’amico guida alpina Alberto Paleari, tan to bravo nell’armeggiare la piccozza quanto nel mettere in fila le parole nei suoi libri, parlano di letteratura. Lì a 3700 metri, seduti su quel tram polino letterario, citano pagine incise nelle loro memorie. Tra queste spic ca il capolavoro di Luigi Meneghello intitolato appunto Libera nos a malo

Il racconto di Ferrari si sfilaccia toccando corde diverse fino a perder si tra l’assassinio di Kennedy e il gior no del giudizio con il riferimento al finale del cristiano Padre Nostro: «li beraci dal male». E se potesse rimet ter mano oggi a quel racconto, Ermi aggiungerebbe all’intreccio anche il filone del cambiamento climatico. Proprio alla fine dello scorso ago sto, a poco meno di un chilometro da quel terrazzino, un altro piccolo bi vacco è sparito nel vuoto. La scatola metallica del rifugio Alberico-Bor gna al Col de la Fourche, si è disin tegrato sul ghiacciaio sottostante do po un volo di 300 metri. Il pilastro di granito su cui poggiava si è polve rizzato perché stracotto dalla torrida estate. Entrambi i bivacchi erano la porta d’accesso alla vetta del Monte Bianco dal versante della Brenva. A quella cima su cui, quando Ermi mi se piede la prima volta, arrivò « pieno di magone» e chiedendosi «se ci sarà mai una montagna alla quale chiede re di liberare nos a malo ».

Come chiunque che calchi da tempo le nevi e i ghiacci d’alta quota, anche lui camminava con quell’ango scia che ti prende la gola quando vedi la pelle disidratata della dorsale alpi na. Ermi lo aveva già raccontato an ni fa nel suo magnifico Cielo di stel

le, libro in cui ha narrato una delle più drammatiche tragedie del lavoro tra le montagne ticinesi. Diciassette furono i morti nelle gallerie per gli impianti idroelettrici della Valle Be dretto e della Val Bavona. Era il 1966 e quel dramma ebbe come scenogra fia lo sfondo del ghiacciaio del Gries. Potenti le parole dello scrittore: «Se un tempo parlare di “nevi eterne” era appannaggio di una letteratura colma di retorica, oggi è una povera illusio ne: se ne vanno come ce ne andiamo noi, persino più in fretta».

Queste parole, sospese tra la cru dezza di uno storico fatto di cronaca e una profonda riflessione sul senso della vita, sintetizzano il pensiero di fondo di Ferrari.

Lo ha confermato con emozione l’amico e collega di redazione Ste fano Guerra nel suo intervento al la recente presentazione del libro al Monte Verità. Il caporedattore della «Regione», ha proiettato l’immagi ne dell’agenda che ogni giorno tro neggiava sulla scrivania di Ermi. Al centro della copertina rossa, un’eti chetta bianca con una citazione di Italo Calvino: «Non si può stare fuo ri dalla storia, non si può rifiutar ci di fare tutto quello che possiamo per dare un’impronta ragionevole e umana al mondo, quanto più esso ci

si configura davanti come insensato e feroce». Una sorta di mantra eti co-letterario che probabilmente Er mi leggeva ogni giorno mentre ac cendeva il computer.

Tutto questo per non perdere la traccia. Anche quando la tempesta di informazioni, vere e false, ti tra volge. Per questo Erminio sapeva che ogni tanto nella bufera mediatica oc corre gridare, anche controvento, per far capire agli altri da che parte biso gna andare per porsi in salvo.

Lo aveva fatto in modo magistra le in un editoriale scritto nel 2010 e riletto da Stefano Guerra al Mon te Verità. Prendendo spunto da una preoccupante serie di fatti sanguinosi avvenuti in Italia, Erminio propose la sua riflessione sulla delicata scelta di parole e modi con cui il giornali sta si deve confrontare nel racconta re i più orribili fatti di cronaca: «È una ferocia che si esercita per mestie re, e lo si dice come scusante. Fero ce due volte: a infierire con microfo ni e telecamere, potete esserne certi, sono proletari della disinformazione di massa, gente con contratti – se ne hanno uno – da precari, malpagati.

Che asciugherebbero le lacrime di una madre se appena potessero ave re l’esclusiva sulla morte del figlio. Gli sfruttati non vanno per il sottile.

Sopra di loro marcia un sistema con paghe e contratti di altro tenore, che decide, impagina, titola, commen ta. Un sistema che dispensa cronaca nera come oppiaceo a buon merca to. Brioche al popolo che non aveva il pane…».

Il titolo di quell’editoriale era Dac ci oggi il nostro orco quotidiano. Una sorta di ironica eco, in anticipo sul grido che prorompe da questo libro postumo e intitolato Ma liberaci dal male. Ferrari camminava costante mente su quella cresta che divide il mondo del bene da quello del male. Passo dopo passo ci aveva raccontato la fatica di rimanere in quella traccia.

Da due anni siamo rimasti soli, ognuno in cammino sul proprio cri nale, tanto simile a quello del Pizzo di Claro. Tentiamo di arrangiarci. Cerchiamo di seguire la traccia se gnata da Ermi. Con nel cuore quel lo stesso magone che lui evocava nel racconto della sua prima salita sul Monte Bianco. Soli sì, ma con la for tuna di avere tra le mani, come una bussola, un libro che forse può aiu tarci a capire molte cose.

Bibliografia

Erminio Ferrari, Ma liberaci dal male, Tararà Edizioni, Verbania, 2022.

CULTURA ● ◆ Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXV 10 ottobre 2022 azione – Cooperativa Migros Ticino 29
Sullo sfondo a destra il massiccio del Monte Rosa. (Mario Casella)
Pubblicazione ◆ A due anni dalla scomparsa ritroviamo
Mario
Casella Pagina 33
Pagina 35
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Il capolavoro di John Soane

Case Museo/4

John Soane nasce a Whitchurch nel 1753 e muore a Londra nel 1837. Stu dia architettura sotto il sovrintenden te di Londra George Dance e Henry Holland. Dal 1778 soggiorna a Roma per tre anni dove ammira l’arte anti ca, anche se è influenzato maggior mente dall’architettura funzionale di Claude Nicolas Ledoux. Dieci anni dopo riceve l’incarico per i lavori di ristrutturazione e ampliamento del la Banca d’Inghilterra; nel 1792 ini zia la costruzione dello Stock Office e nel 1796 della Rotonda. Tra il 1800 e il 1803 progetta e realizza Pitzhan ger Manor e nel 1813 la galleria d’arte Dulwich College.

Siamo nel periodo storico in cui regna Giorgio III, rimasto al trono dal 1760 al 1820. In questi anni l’In ghilterra da paese agricolo diventa un paese industriale. Dal Sublime – te orizzato da Edmund Burke nel 1756 con il suo Inchiesta sulle origini del le nostre idee del sublime e del bello che Immanuel Kant nella Critica del giu dizio sostiene essere «ciò che è grande al di là di ogni comparazione. Le roc ce che s’elevano ardite e minacciose, le nuvole temporalesche che s’ammassa no nel cielo tra lampi e tuoni… Ma la loro vista c’esalta tanto più quanto è spaventevole…» – giungiamo al Ne oclassicismo. Simultaneamente so stenuto da Giovan Battista Piranesi a Roma e Horace Walpole a Lon dra il Neoclassicismo inizia a Londra con Robert Adam (1728-1792) per poi sfociare nel lavoro difficilmente clas sificabile di due architetti: John Na sh (1752-1835) e appunto Soane, con siderato il precursore dell’Eclettismo.

Soane, come detto, studia le ope re di Palladio e Piranesi e lo si vede dall’impianto della Banca d’Inghil terra ma soprattutto dai suoi proget ti di case unifamiliari. Ernst Gom brich scrive a proposito del disegno di una casa di campagna di rinasci ta dello stile dorico nella forma ori ginale di ciò che conosciamo del Par

tenone. «Se lo paragoniamo alla villa palladiana costruita da William Kent un’ottantina di anni prima vediamo che la somiglianza superficiale non fa che mettere in risalto la diversi tà. Kent nel comporre il suo edificio aveva impiegato liberamente le forme tramandate dalla tradizione. Il pro getto di Soane, al paragone, sembra un’esercitazione sull’uso corretto degli elementi stilistici greci». E in effetti le sue lezioni di architettura alla Royal Academy of Arts che tiene dal 1809 sono incentrate sulla formazione tec nico-pratica degli allievi. L’arte neo classica è una netta condanna degli eccessi e dell’individualismo Barocco e Rococò e che Cesare Piva, nel ca

so di Soane, descrive come opere in compiute, frammentate che convivo no con la speranza di «delineare una forma di compimento».

Il suo capolavoro rimane la pro pria casa al 13 di Lincoln’s Inn Fields a poca distanza dal British Museum. Contiene opere d’arte, frammen ti o parti di architetture, disegni, li bri, sarcofagi egizi, sculture classiche, incisioni, mobili, maioliche, meda glie… Nella Description della sua ca sa, redatta tra il 1834 e il 1835 e pub blicata a sue spese in 150 copie, scrive di averli messi assieme per dimostrare «l’unità delle arti».

L’esterno presenta una facciata sti lizzata con due coppie di archi a tutto

sesto e finestre rettangolari negli ulti mi due piani. Greche ad architrave e due statue ai lati. L’interno, al contra rio, appare caotico, sovrabbondante, magmatico, con le luci dall’alto e gli specchi che amplificano ogni elemen to. Per descrivere gli oggetti presenti non basta la guida di 172 pagine, per cui l’unica soluzione è visitarla di per sona, tenuto conto che la pianta dei 4 piani è tutt’altro che regolare. Non prima però di un giretto introduttivo nello splendido sito che presenta una visione interattiva, tramite la piatta forma digitale Explore Soane, della Pi cture Room, della Sepulchral Chamber e del Model Room

La Picture Room al piano terra con

Tredici cattive ragazze protagoniste al FIT

Spettacoli ◆ Una 31esima edizione in nome della differenza e di una lingua/donna

Dopo l’avventura primaverile con il Lugano Dance Project, la conferma che il pubblico della nostra regione nutre un certo appetito per la dan za di qualità si dimostra soprattut to quando si rinnova l’appuntamento con il FIT, il Festival Internazionale del Teatro e della scena contempora nea. Giunta alla sua 31.esima edizio ne, la manifestazione luganese riem pie le sale del LAC e del Foce con un programma ricco snocciolando le produzioni migliori e più interessanti. Dopo le cinque ultime edizioni dedi cate ad approfondimenti sulla dram maturgia orientata sul vivere con temporaneo, la direzione artistica del FIT ha deciso di avviare una serie di riflessioni sulle scritture femminili la sciando parlare una lingua/donna. In tendendo così avviare un processo ne cessario per cercare di rispondere alle molte domande che ancora emergono dalla scena contemporanea.

Prende così forma uno scenario che rispecchia l’immagine di una so cietà dove l’assenza di artiste o, come

spiega Paola Tripoli nel suo editoria le, l’assenza della loro visibilità non è un fenomeno recente. Soprattutto quando l’arte è colma di assenze o di nebbiose o invisibili presenze. D’al tronde non è un caso, come fa anco ra notare la Tripoli, che quest’anno la Biennale di Venezia, a firma di Ceci lia Alemani, abbia sentito il bisogno di una fortissima predominanza fem minile. Ma non è una tendenza mo daiola o un post-femminismo di ma niera, bensì è il riflesso di una realtà che deve ancora consolidare l’inclu sione della donna a fronte di una so cietà in cui è ancora evidente lo squi librio con l’universo maschile.

Mentre andiamo in pagina il Fe stival sta proseguendo nella propo sta degli spettacoli in programma fra i quali abbiamo scelto soprattutto quelli incentrati sulla danza contem poranea. Tutte produzioni che, in un certo senso, stanno lasciando un se gno. A partire da Chasing A Ghost (in seguendo un fantasma) di Alexandra Bachzetsis, un progetto del 2019 che

ben riassume lo stile delle sue ricer che che poi sfociano nella coreogra fia. Per i suoi lavori, l’artista zurighe se di origini greche trae ispirazione da colti approfondimenti interdisciplina ri: dalla musica alla letteratura, dalla cultura popolare alla musica, alle ar ti plastiche e visive fino all’architet tura, la fotografia e il cinema. È forse la produzione, fra le molte, che me glio ha raccontato il processo di una ricerca artistica che oltre a mettere in campo diverse materie si traduce in un discorso chiaro e coerente. In sce na cinque danzatori, compresa la Ba chzetsis, due pianoforti a coda, uno schermo su un lato della scena e una telecamera sull’altro. Una scacchie ra artistica per raccontare una deci na di brevi scene in cui esplora il te ma del doppio farcito di citazioni in cui prevale il primato femminile sul corpo-oggetto maschile. Su un ver sante ancora più esplicito, si pone la scrittura ribelle della giovane coreo grafa francese Tatiana Julien, autrice di Interscribo/Uprising (Rivolta), uno

tiene 118 dipinti fra i quali le quattro parti di The Humours of An Election di William Hogarth del 1754-55. Si trat ta di un’elezione nell’Oxfordshire tra i partiti Whig e Tory avvenuta nel 1754. Il primo dipinto mostra una cena sfre nata; nel secondo a un giovane agri coltore vengono offerte tangenti; nel terzo elettori morenti o mentalmen te malati vengono accompagnati alle urne e nell’ultimo è illustrata la lotta che scoppia mentre il candidato vitto rioso sfila per le strade. Poi vedute di Venezia di Antonio Canaletto, di Pa estum di Giovanna Battista Piranesi, oli di Henry Fusely, William Hamil ton, William Hodges… Alcune delle opere maggiormente fragili, per evita re i danni della luce, sono state sostitu ite con delle copie.

La Sepulchral Chamber nel semin terrato contiene tra l’altro l’ogget to più famoso della casa: il sarcofa go del faraone egizio Seti I, morto nel 1279 a.C. e sepolto nella Valle dei Re. Il sarcofago fu scoperto da Giovan ni Battista Belzoni nel 1817 che cer cò di venderlo al British Museum. Il prezzo richiesto dall’archeologo era di 2000 sterline e, dopo il rifiuto del museo, Soane se lo aggiudica.

Ma è tutta la casa un luogo del le meraviglie, dall’ordinatissima cu cina alla stufa nera, dal salottino dei monaci agli affollatissimi dome e bre akfast room

Dove e quando

Sir John Soane’s Museum, Londra. Me-do, 10.00-17.00. Ingresso gratuito, www.soane.org

Bibliografia Margaret Richardson e MaryAnne Stevens, John Soane Architect: Master of Space and Light, Londra, Royal Academy Publications, 2014.

Sir John Soane’s Museum. A complete description, London, 2018.

nimento attraverso i linguaggi della danza urbana fino a interrogarsi sul senso dell’arte citando ampi stralci da L’homme révolté di Albert Camus. Vogliamo anche ricordare il ritorno al FIT di Ruth Childs con Blast! (Raf fica), la narrazione di un incubo. Tre quadri dove emerge la scuola coreo grafica della performance svizzera-a mericana, una somma di gesti, suo ni e perfette coordinazioni del corpo, la cifra stilistica della sua architettura compositiva.

Le ultime righe le dedichiamo a Love Me, di Marina Otero (nella fo to), protagonista della scena alternati va argentina. Seduta e silenziosa, die tro di lei si proiettano le parole di una confessione. Un teatro dell’assenza, impegnativo, dove dolore e perdono si confondono in una danza consola toria. Alibi inutile. Meglio il silenzio.

Dove e quando

FIT Festival, Palco Teatro LAC e Studio Foce, Lugano fino al 10 ottobre. www.fitfestival.ch

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXV 10 ottobre 2022 azione – Cooperativa Migros Ticino CULTURA 31
◆ Architetto, innovatore, tra le
personalità più illustri della sua epoca, ci ha lasciato in eredità
la
sua abitazione
al numero 13 di Lincoln’s
Inn Fields a Londra. Ricca di preziose opere d’arte è stata spesso visitata dalla Regina Elisabetta
II
An Election Entertainment from the series Humours of an Election, William Hogarth, Scene 1. (Sir John Soane’s Museum, London) strepitoso assolo per Violette Wanty, artista multidisciplinare che ha stre gato la platea con un emozionante turbinìo di immagini danzate con in domabile potenza fisica. Un messag gio di rabbia narrativa imbastito dalla Julien contro il regime dell’intratte
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Se vinci a 11 anni il concorso BBC per giovani musicisti, a 19 diventi il più giovane solista ad aprire i mitici Proms di Londra e alla domanda dei giornalisti rispondi: «Ma non sono un talento», o sei un falso modesto che lambisce l’ipocrisia o sei Benjamin Grosvenor (nella foto). Il trentenne pianista inglese è atteso settimana prossima al LAC come solista nel ce leberrimo Concerto di Grieg, accom pagnato dall’Orchestra della Svizzera Italiana che Markus Poschner dirige anche nella prima Sinfonia di Shosta kovich; e a chi gli chiede oggi se do po altri dieci anni di carriera superba abbia cambiato idea, conferma la tesi formulata da teenager, seppur appro fondendola: «Non sono un talento se con questa parola definiamo il bam bino prodigio che siede alla tastiera e come per magia crea suoni perfetti, anzi: mia madre, pianista autodidat ta, provò ad avviarmi allo strumento

quando avevo cinque anni, ma ero a dir poco riluttante. Iniziai seriamente solo quando, a scuola, dei miei amici iniziarono a suonare ed io, per non es sere da meno, incominciai a mia vol ta». Nessuna folgorazione improvvisa, nessuna via di Damasco avente come pietra miliare l’ascolto di un grande interprete o un capolavoro di Beetho ven, «anzi devo confessare di non ave re ricordi giovanili; tutto quello che so è quanto mi racconta mamma, mi devo fidare della sua parola» sorride; ed è questa: «Mi ha spiegato che ini ziò a intravvedere in me un barlume di musicalità quando mi sentì suona re un valzer di Chopin con l’espres sività di un diciottenne; diciamo che non sono stato un enfant prodige, ma ho avuto in dono una buona e preco ce musicalità. Io stesso, ascoltando un Notturno di Chopin eseguito a dieci anni e registrato da mamma, ho ap prezzato l’asincronia della mano si

Galeotto fu Chopin

al pianista inglese Benjamin Grosvenor

nistra che anticipava la mano destra, un effetto cui in passato ricorrevano grandi pianisti come Schnabel o Cor tot, che all’epoca non conoscevo: mi era venuto naturale».

Con lo stesso candore confessa che, ormai già avviato nella carriera inter nazionale, mentre studiava a casa (do ve ha condiviso la camera con un fra tello affetto dalla sindrome di Down) «la mamma mi faceva dei commenti; la mia prima reazione era quasi sem pre di uno scetticismo quasi offeso, le rispondevo immancabilmente: “Ma che dici?”, poi ci pensavo, provavo a fare come diceva lei e quasi sempre aveva ragione… Lo ammetto, un po’ mi scocciava…» Oggi i confronti so no soprattutto con i direttori e le or chestre con cui si trova a collaborare. «Mi piace molto suonare con l’orche stra, ancor più se ha un’impronta, una dimensione e uno spirito di tipo ca meristico. Già affrontando i grandi concerti, come lo è quello di Grieg, il solista non può stare tutto curvo sul la tastiera, con la testa reclina sui ta sti, magari con i capelli a cadergli sul volto e sugli occhi, impedendogli di guardarsi attorno, e lasciare tutto il lavoro di concertazione al direttore: dalla serie “io vado per la mia stra da, tu direttore e voi orchestrali se guitemi e fate come potete”. Il bello di preparare questi concerti è il con

fronto, è il costruire assieme un’inter pretazione, un’idea unitaria del brano e un comune cesello dei dettagli; e se i professori di un’orchestra sono abi tuati ad ascoltarsi con l’intensità e la continuità che c’è tra i membri di un quartetto o di un altro ensemble da camera, allora è fantastico».

Altra cosa di cui è contento «è l’es sere cresciuto e vivere in quest’epo ca; non voglio fare i soliti discorsi sul pubblico, sull’attenzione alla classi ca, sui bei tempi passati, ma piuttosto sottolineare un punto per me crucia le: la vita del concertista era solistica anche nel senso di una distanza, ma potrei dire mancanza, di rapporti co stanti, di frequentazioni di amici, pa renti, conoscenti. Oggi c’è ancora la routine aereo-albergo-teatro, ma ci basta schiacciare uno schermo per parlare o vedere chi vogliamo, e que sto per chi è sempre in giro fa tutta la differenza del mondo».

Altro aspetto in cui Grosvenor esce dai cliché riguarda l’ascolto di sé: «Non pochi interpreti dicono che non amano ascoltare i propri concer ti; anch’io, se avessi potuto scegliere tra l’esistenza o meno delle registra zioni, avrei preferito non averle avu te a disposizioni – parlo ovviamente solo delle mie registrazioni. Però, dal momento che esistono, mi ascolto, so prattutto le registrazioni dal vivo, per

ché uscire dall’emozione del momen to e ascoltarsi in modo non oggettivo, ma più distaccato, come fa il pubblico, è istruttivo, a tratti anche rivelatorio». Come l’OSI è assai attiva nell’ambi to didattico e divulgativo, con spetta coli e concerti appositamente pensa ti per giovani, scuole e famiglie, così anche Grosvenor ama cercare altre vie per comunicare alla gente la bellezza della musica: «In Inghilterra mi capi ta spesso che prima o il giorno dopo un concerto qualche scuola mi chie da di andare a incontrare gli studenti; sono momenti sempre belli, di grande apertura, credo che servano per crea re un nuovo pubblico allo stesso modo di suonare bene un concerto».

Con «Azione» al LAC

«Azione», mette in palio alcuni bi glietti per il concerto dell’OSI diret to da Markus Poschner con Benja min Grosvenor al pianoforte giovedì 20 ottobre al LAC. Per partecipare al concorso inviate una email con oggetto «Chopin» all’indirizzo gio chi(at)azione.ch con i vostri dati (no me, cognome, indirizzo, numero di telefono), entro le 24.00 di domeni ca 16 ottobre.

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Che classe, questa lotta di classe!

Spettacoli ◆ Don Giovanni di Mozart inaugura la stagione al Teatro Sociale di Como

Sarà stato forse l’arrivo in teatro del regista Mario Martone a ritardare l’i nizio dello spettacolo di una ventina di minuti abbondanti. Immagino che abbia voluto mettere a punto alcune cosette concernenti la ripresa del suo applauditissimo e pluripremiato alle stimento di Don Giovanni, che inau gurò la stagione al Teatro San Car lo di Napoli nel 2002 e che oggi, a distanza di vent’anni, viene ripreso –come già in passato – dal suo fedele collaboratore Raffaele Di Florio per inaugurare la Stagione Notte 2022-23 al Teatro Sociale di Como. La stagio ne, dal titolo Natura est Vita, è dedi cata a Plinio il Vecchio, autore della Naturalis Historia, nato a Como nel 23 dC, dunque in procinto di spegne re 2000 candeline. E poiché succede che per molte ragioni si riprendano regie del passato con operazioni tal volta discutibili, diciamo subito che questo allestimento di Martone non sente il peso degli anni e conserva la sua bellezza e freschezza immutate. Martone, lo sappiamo, ha un rap porto speciale con Mozart. Que sto stesso Don Giovanni rappresen tò il secondo passo della trilogia, da lui avviata nel 1999 con Così fan tutte, terminata poi con Le nozze di Figa ro nel 2006. L’idea registica si fonda su una tribuna – scena fissa – che ac coglie il colorato popolo di contadi ni, spettatori e attori, dell’opera stes sa, ma anche gli stessi protagonisti, e due passerelle che dal palcoscenico si allungano verso la platea, permetten do a gran parte dell’azione di svolgersi a stretto contatto con il pubblico. Su una di queste irrompe subito Leporel lo, cencioso e povero, con il suo arrab biato «Voglio fare il gentiluomo, e non voglio più servir…».

È la Rivoluzione francese che bus sa alle porte, e uno dei segni forti di questo spettacolo, che sottolinea il fi lo rosso della lotta di classe tra patrizi e plebei, nobili e popolani. La tribu na è oscura, polverosa, vagamente eli sabettiana e di lì si muoveranno pa stori e pastorelle per partecipare alla vicenda del padrone arrogante e cru dele che trova giustizia solo per volere divino, ossia per mano del Commen datore. E quando il mai pentito Don Giovanni sprofonda nell’inferno, è uno di quei momenti in cui il teatro

trionfa con la sua accattivante finzio ne: fiamme corrusche e panche di le gno che crollano, mentre una stret ta gelida imprigiona senza scampo il dissoluto punito.

È impressionante vedere la tri buna-tribunale sempre più evocativa svuotarsi per trasformarsi in una sorta di cimitero, in cui morta – si direbbe – è innanzi tutto la classe lavoratri ce. Ma non ha bisogno di attualizza re, di portare l’azione ai tempi nostri, Martone, che punta tutto sul dinami smo interno dell’opera, poiché è gra zie a questo, dichiarò lui a suo tempo, «che si rigenera la tradizione». E forse proprio per questo il segno è convin cente. Scene e costumi accarezzano i colori dell’autunno e sono di Sergio Tramonti. La ripresa comasca dell’al lestimento è all’insegna della giovi nezza. Tutti giovani gli interpreti, al cuni usciti dal concorso AsLiCo, dal Don Giovanni esuberante e vitale di Guido Dazzini, all’altrettanto vita le Leporello di Adolfo Corrado, che oscilla tra rabbia e timori in una co mica disperazione, entrambi al debut to nei rispettivi ruoli. E giovani sono anche Francesco Samuele Venuti nei panni di Masetto, la deliziosa Ge sua Gallifoco in quelli di Zerlina e le due donne strapazzate da Don Gio vanni, la dolorante Donna Elvira di Marianna Mappa e una Donna An na (Elisa Verzier) che è, per dichia razione di Martone stesso, una sor ta di Amleto al femminile, inseguita dal fantasma del padre che vuole ven dicare, ambedue i soprani voci note volissime e innegabilmente dotate sul piano interpretativo. Il tenore Didier Peri, delicato e credibile nel ruolo di Don Ottavio, ha al suo attivo qual che anno di esperienza in più, mentre davvero giovanissimo (22 anni) è Ric cardo Bisatti, che dirige l’orchestra I pomeriggi musicali di Milano: entu siasmo, imperfezioni e un futuro da costruire che per tutti si prospetta ric co di soddisfazioni.

E dopo Como e Pavia, questo ri uscitissimo allestimento di Mario Martone sarà di nuovo in scena con lo stesso cast e direttore al Teatro Ponchielli di Cremona (21-23 otto bre), mentre nel gennaio 2023 potre mo vederlo al Teatro Regio di Parma, con cast e direttore diversi.

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Il gus to di c a s a!

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXV 10 ottobre 2022 azione – Cooperativa Migros Ticino CULTURA 35
Il Don Giovanni in scena al Teatro Sociale di Como. (© Alessia Santambrogio) Knorr
è in
vendita
alla tua MigrosAnnuncio pubblicitario

COSÌ CI

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PROTEGGIAMO

Vivamente raccomandata alle persone a partire dai 65 anni

Vivamente raccomandata alle persone a partire dai 65 anni

PROTETTI MEGLIO

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CON LA VACCINAZIONE

CON LA VACCINAZIONE DI RICHIAMO

DI RICHIAMO

Per proteggersi al meglio da un decorso grave di COVID-19 in autunno e inverno, la vaccinazione di richiamo è raccomandata in particolare alle persone a partire dai 65 anni, alle donne in gravidanza e alle persone affette da determinate malattie preesistenti. Possono riceverla anche tutte le persone a partire dai 16 anni.

Per proteggersi al meglio da un decorso grave di COVID-19 in autunno e inverno, la vaccinazione di richiamo è raccomandata in particolare alle persone a partire dai 65 anni, alle donne in gravidanza e alle persone affette da determinate malattie preesistenti. Possono riceverla anche tutte le persone a partire dai 16 anni.

ufsp-coronavirus.ch/vaccinazione

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Coronavirus
Coronavirus
PROTEGGIAMO

Settimana

Approfittane e gusta

Migros TicinoOfferte valide solo dall’11.10 al 17.10.2022, fino a esaurimento dello stock. Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli M-Budget e quelli già ridotti. 3.75 invece di 5.40 Filetto di maiale, IP-SUISSE per 100 g, in self-service 30% Il nostro consigliosettimana:della Con olive 100% italiane 19.50 invece di 27.90 Olio d'oliva Monini Classico o Delicato, per es. Classico, 2 x 1 l conf. da 2 30% Zucchero fino cristallizzato M-Classic Cristal 1 kg o 4 x 1 kg, per es. 1 kg, –.60 invece di 1.–40% Caffè Boncampo Classico, in chicchi o macinato per es. macinato, 4 x 500 g, 14.60 invece di 24.40 conf. da 4 40% Pentolame delle serie Prima e Gastro e pentole a pressione Kuhn Rikon per es. padella a bordo basso Gastro, Ø 24 cm, il pezzo, 19.95 invece di 33.30 40% Tutte le mele sfuse (prodotti bio e Demeter esclusi), per es. mele Gala, Svizzera, al kg, 2.30 invece di 3.30 30% 11. 10 – 17. 10. 2022
Migros
Arriva l’autunno Frutta e verdura Migros Ticino IDEALE CON 7.35 invece di 9.20 Carne secca affettata Tradition Germania, in conf. speciale, 124 g 20% 1.20 invece di 1.55 Avocado Perù, il pezzo 22% 4.25 Cottage Cheese bio al naturale, 450 g 20x CUMULUS Novità 3.80 invece di 5.50 Clementine foglia Spagna, al kg 30% 3.90 invece di 4.90 Cachi Italia, 700 g, confezionati 20%
Offerte valide solo dall’11.10 al 17.10.2022, fino a esaurimento dello stock.Migros Ticino Prodotto con cavolo bianco bio svizzero 4.95 invece di 6.40 Crauti bio cotti, 2 x 500 g conf. da 2 22% Tutto l'assortimento di verdure, surgelate (prodotti Alnatura esclusi), per es. spinaci alla panna Farmer's Best, 800 g, 2.90 invece di 3.60 a partire da 2 pezzi 20% 2.40 Insalata autunnale 200 g Hit 4.20 invece di 5.50 Uva Italia Sélection Italia, al kg 23% 2.70 invece di 3.60 Pomodorini ciliegia a grappolo Svizzera/Italia/Spagna, vaschetta da 500 g 25% Tutte le zucche per es. zucca a spicchi bio, Svizzera, al kg, 6.20 invece di 7.80 20% 5.95 invece di 8.95 Castagne Italia, rete 1 kg 33%
Bontà per i carnivori ... Carne e salumi Migros Ticino Con carnedi cervo selvatico Petto di pollo Don Pollo al naturale e al curry, affettato finemente per es. al curry, 150 g, 2.40 invece di 2.95 a partire da 2 pezzo 20% 7.50 invece di 11.–Luganighetta Svizzera, 2 x 250 g conf. da 2 31% 2.25 invece di 2.85 Mortadella Beretta Italia, per 100 g, in self-service 21% 3.60 invece di 5.20 Salsiz di cervo selvatico M-Classic, affettata prodotta in Svizzera con carne proveniente da Europa/ Ungheria/Svizzera, per 100 g, in self-service 30% Prosciutto saporito cotto secondo una ricetta tradizionale 6.95 invece di 9.–Prosciutto contadino Tradition Svizzera, 2 x 150 g conf. da 2 22% 1.25 invece di 1.75 Fleischkäse affettato finemente, IP-SUISSE in conf. speciale, per 100 g 28%
Offerte valide solo dall’11.10 al 17.10.2022, fino a esaurimento dello stock.Migros Ticino 2.85 invece di 3.40 Fettine di pollo Optigal al naturale Svizzera, per 100 g, in self-service 15% 2.40 invece di 3.–Spezzatino di manzo, IP-SUISSE per 100 g, in self-service 20% Cosce di pollo Optigal al naturale e speziate Svizzera, per es. al naturale, 4 pezzi, al kg, 8.10 invece di 13.50, in self-service 40% 4.85 invece di 6.50 Costa schiena di manzo, IP-SUISSE per 100 g, in self-service 25% 2.40 invece di 3.05 Arrosto di spalla di manzo, IP-SUISSE per 100 g, in self-service 20% 4.05 Arrosto collo di vitello arrotolato, IP-SUISSE per 100 g, in self-service Hit 10.70 invece di 17.90 Sminuzzato di petto di pollo M-Classic al naturale surgelate, 2 x 500 g conf. da 2 40%

Questo pesce è pronto in un batter d’occhio

CONSIGLIO DEGLI ESPERTI

I gamberi già cotti e sgusciati vanno riscaldati solo brevemente. Sono ideali come stuzzichino per l'aperitivo con un dip alla frutta oppure per impreziosire le insalate. Più consigli di preparazione e informazioni sull'assortimento di frutti di mare sono disponibili al banco del pesce.

pesce fresco,

selvatico/Oceano

Pronto da cuocere

l'assortimento di pesce fresco

vaschetta per la cottura al forno

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In vendita anche

coriandolo,

i gamberetti in self-service

Pesce e frutti di mare Migros Ticino
al bancone
Tutti
(prodotti surgelati esclusi), per es. M-Classic, cotti, d'allevamento, Vietnam, ASC, per 100 g, 2.95 invece di 3.70 20%
al forno Tutto
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per es. filetto di salmone
limone e
ASC, 400 g, 13.50 invece di 16.90, in self-service 20% 9.70 invece di 13.90 Bastoncini di merluzzo Pelican, MSC prodotto surgelato, 2 x 720 g conf. da 2 30% 8.60 invece di 10.80 Filetti di platessa M-Classic, MSC pesca, Atlantico nordorientale, in conf. speciale, 300 g 20% Tutto il
MSC per es. filetto dorsale di merluzzo,
Atlantico nord-orientale, per 100 g, 3.40 invece di 4.30, al banco a servizio e in self-service 20%
Irresistibili! Pane e prodotti da forno Offerte valide solo dall’11.10 al 17.10.2022, fino a esaurimento dello stock.Migros Ticino Il nostro pane della settimana: di qualità biologica, con crosta aromatica e ben dorata e mollica particolarmente soffice Tutti i panini confezionati M-Classic per es. sandwiches, IP-SUISSE, 4 pezzi, 260 g, 1.75 invece di 2.20 20% Le paste sfoglie e per dolci bio per es. pasta per dolci, 270 g, 1.60 invece di 2.–a partire da 2 pezzi 20% 4.50 Fougasse bio 500 g, confezionato Biscotti freschi discoletti, nidi alle nocciole o biscotti al cocco, per es. discoletti, 3 x 207 g, 5.80 invece di 8.70 conf. da 3 33%

SAPEVI?

sostenibile.

valutazione

disponibile

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sulla

Una delizia dal reparto frigo Formaggi e latticini Migros Ticino Novità in qualità bio 1.65 Vegurt di cocco plant-based V-Love bio al naturale, ai mirtilli o al mango e frutto della passione, 150 g 20x CUMULUS Novità 3.–invece di 3.80 Yogurt alla panna Yogos al naturale, ai fichi o al miele, per es. al naturale, 4 x 180 g conf. da 4 21% 5.60 invece di 7.05 Caffè Starbucks, Fairtrade Cappuccino, Caramel Macchiato o Caffè Latte, per es. Cappuccino, 3 x 220 ml conf. da 3 20% 12.50 invece di 13.40 Burro da cucina panetto, 4 x 250 g conf. da 4 –.90 di riduzione 4.40 invece di 5.20 Mezza panna UHT Valflora, IP-SUISSE 2 x 500 ml conf. da 2 15% m-check.chKlimaverträglichkeit Compatibilité climatique Compatibilità climatica Tierwohl Bien-être anima l Benessere d egl i animali LO
L’M-Check è la scala di sostenibilità della Migros. È già disponibile per più di 30 000 prodotti con una scala da 1 a 5 stelle relativa ai principali criteri di sostenibilità. Più stelle ottiene un prodotto, più è
La
è
su migros.ch, nell’app
direttamente
confezione del prodotto.
Offerte valide solo dall’11.10 al 17.10.2022, fino a esaurimento dello stock.Migros Ticino Da non perdere le varietà al naturale, alla paprica e al Consiglio: oltre al pane,ancheimmergi pezzetti di pera migros .ch La spesa facile 16.95 Fondue moitié-moitié Caquelon Noir, AOP Le Gruyère e Vacherin Fribourgeois, 800 g 20x CUMULUS Novità pepe 9.95 Vassoio di formaggi assortiti per raclette M-Classic al naturale, alla paprica e al pepe, 20 fette, 540 g, confezionato 20x CUMULUS Novità 4.65 invece di 5.85 Camembert Suisse Crémeux Baer 300 g 20% 1.45 invece di 1.85 Le Gruyère dolce, AOP circa 450 g, per 100 g, prodotto confezionato 21% Raclette a fette bio Surchoix al naturale o formaggio di montagna per es. Surchoix al naturale, 2 x 400 g, 15.95 invece di 20.–conf. da 2 20% 7.35 invece di 8.70 Latte Valflora UHT 6 x 1 l, IP-SUISSE per es. intero 15% 2.–invece di 2.55 Formaggella Blenio Ra Crénga dra Vâll da Brégn per 100 g, confezionata 20% 1.50 invece di 1.90 Asiago pressato, DOP per 100 g, confezionato 21%
Questo e quello Scorta Il tè per più calore e momenti di coccola Con le patate dolci per un tocco speciale Caffè in capsule M-Classic compatibili con il sistema Nespresso®*, per es. Lungo, 30 capsule, 5.05 invece di 7.50, *questa marca appartiene a terzi che non sono in alcun modo legati alla Delica AG. a partire da 2 pezzi 33% 2.50 Oat Rings M-Classic 500 g 20x CUMULUS Novità 3.– Marmellate bio Mango-frutto della passione o mela cotogna-rosa canina, per es. Mango-frutto della passione, 350 g 20x CUMULUS Novità Mandorle o noci di anacardi Sun Queen in confezioni speciali, per es. mandorle, 500 g, 6.60 invece di 8.25 20% 3.95 Tisana Messmer Plus Vit B mango arancia bio, 20 bustine 20x CUMULUS Novità Tutti i Farm Rösti bio per es. Original, 500 g, 2.20 invece di 2.80 20% Crema di nougat alle nocciole Nocciolata bio, bianca, al cacao o al cacao senza latte, per es. bianca, 270 g, 4.75 invece di 5.95 20% 3.95 Hummus Anna's Best Sweet Potato 200 g 20x CUMULUS Novità Tutto l’assortimento Chop Stick per es. olio di sesamo, 190 ml, 4.60 invece di 5.80 20% Funghi misti o funghi prataioli M-Classic per es. funghi misti, 3 x 200 g, 7.80 invece di 11.70 conf. da 3 33% Tutto l'assortimento Knorr per es. brodo di manzo povero di grassi, 240 g, 7.60 invece di 9.50 a partire da 2 pezzi 20% 4.70 Balsamo per l'anima Yogi Tea bio, 17 bustine 20x CUMULUS Novità
Bevande Offerte valide solo dall’11.10 al 17.10.2022, fino a esaurimento dello stock. Evian 6 x 1,5 l, 12 x 330 ml o 6 x 750 ml, per es. 6 x 1,5 l, 4.15 invece di 6.20 conf. da 6 33% Lenticchie, lenticchie con pancetta, fagioli bianchi o chili con carne M-Classic per es. lenticchie, 4 x 440 g, 3.75 invece di 5.60 conf. da 4 33% 2.35 invece di 3.55 Ice Tea in bottiglia Lemon o Peach, 6 x 1,5 l, per es. Lemon conf. da 6 33% Lasagne Buon Gusto prodotto surgelato, verdi o alla bolognese, per es. verdi, 2 x 600 g, 6.90 invece di 10.40 conf. da 2 33% Tutta la pasta Agnesi per es. pennette rigate, 500 g, 1.45 invece di 2.40 30% 5.55 invece di 9.30 Sugo di pomodoro al basilico Agnesi 3 x 400 g conf. da 3 40% Pizze Anna's Best Margherita o al prosciutto, per es. Margherita, 4 x 390 g, 11.90 invece di 17.–conf. da 4 30% 11.50 invece di 21.60 Coca-Cola Classic o Zero, 24 x 330 ml, per es. Classic conf. da 24 46% 24.90 invece di 35.60 Red Bull Energy Drink o Sugarfree, 24 x 250 ml, per es. Energy Drink conf. da 24 30% Pasta Anna's Best gnocchi alla caprese, fiori al limone e formaggio fresco o spätzli alle verdure, in confezioni multiple, per es. gnocchi alla caprese, 2 x 400 g, 7.90 invece di 9.90 conf. da 2 20% 11.–invece di 14.30 Tortine al formaggio M-Classic surgelate, 2 x 12 pezzi, 1,68 kg conf. da 2 23% Tutti i tipi di tonno in scatola M-Classic, MSC per es. tonno rosa all'olio, 155 g, 1.45 invece di 1.90 a partire da 2 pezzi 25%
L’angolo dei golosoniti dà il benvenuto Dolce e salato Biscotti classiciin confezione grande Cialde finissime con ripieno di crema al latte, ricoperte di cioccolato Per i golosi che apprezzano a sostenibilità 18.95 Palline Lindt Lindor al latte o assortite, in conf. speciale, 200 g in omaggio, per es. al latte, 700 g Hit Bastoncini alle nocciole, zampe d'orso o schiumini al cioccolato in confezioni speciali, per es. bastoncini alle nocciole, 1 kg, 6.50 invece di 8.40 22% Tavolette di cioccolato Frey Giandor o Noxana, per es. Giandor, 10 x 100 g, 11.70 invece di 19.50 conf. da 10 40% Tutto l'assortimento di dolciumi bio (prodotti Alnatura esclusi), per es. cioccolato al latte Au lait, Fairtrade, 100 g, 1.50 invece di 1.90 20% 3.40 Cialde finissime Black & White Choc Midor 200 g 20x CUMULUS Novità 9.65 invece di 13.85 Branches Milk Midi Frey in conf. speciale, 650 g 30% Blévita in monoporzioni sesamo, timo e sale marino o Gruyère, AOP, per es. sesamo, 3 x 228 g, 6.70 invece di 10.05 conf. da 3 33%
Accessori da bagno Bellezza e cura del corpo Offerte valide solo dall’11.10 al 17.10.2022, fino a esaurimento dello stock. idealePratico,per i bambini Cosmesi naturale certificata 5.60 invece di 8.40 Prodotti per la doccia Nivea per es. bagnodoccia Creme Soft, 3 x 250 ml conf. da 3 33% Prodotti per la cura e lo styling dei capelli Syoss o Gliss Kur per es. shampoo Syoss Volume, 2 x 440 ml, 6.75 invece di 9.–conf. da 2 25% Assorbenti Always Ultra in confezioni speciali, per es. Normal Plus, 38 pezzi, 5.35 invece di 6.70 20% Carta igienica Hakle, FSC® pulizia trattante, seducente o incredibile, in confezioni speciali, per es. pulizia trattante, 30 rotoli, 17.75 invece di 29.60 40% 5.90 Tampax Regular, Super o Super Plus, in conf. speciale, per es. Regular, 30 pezzi Hit Prodotti per lo styling Taft per es. spray per capelli Ultra, 2 x 250 ml, 5.90 invece di 7.90 conf. da 2 25% Tutto l'assortimento I am Natural Cosmetics (confezioni da viaggio escluse), per es. deodorante spray limetta e salvia, 75 ml, 4.45 invece di 5.90 a partire da 2 pezzi 25% 19.95 invece di 39.95 Termometro auricolare Mio Star Thermo 100 misurazione nell'orecchio, con display, alimentazione a batterie e allarme temperatura, il pezzo 50% 7.65 invece di 12.80 Salviettine umide Hakle, FSC® pulizia trattante, sensibile o delicata, per es. pulizia trattante, 4 x 42 pezzi conf. da 4 40%
Oggi facciamo pulizia! Varie Particolarmente efficace 21.–invece di 42.25 Detersivi Total, 5 l flacone, in conf. speciale 50% 16.95 Calze da uomo bio disponibili in nero, n. 39-42 e 43-46 conf. da 10 Hit 9.90 invece di 12.40 Ammorbidenti Exelia in busta di ricarica per es. Florence, 2 x 1,5 l conf. da 2 20% 16.95 Calze da donna bio disponibili in nero, n. 35-38 o 39-42 conf. da 10 Hit 29.95 Slip midi da donna bio disponibili in nero o bianco, taglie S-XL conf. da 10 Hit 24.95 invece di 50.10 Detersivi Total, 7,8 kg Color o Classic, in conf. speciale 50% Tutto l'assortimento di biancheria da uomo da giorno e da notte per es. slip bianchi bio, tg. M, il pezzo, 7.95 invece di 9.95 20%
Fiori e giardino Offerte valide solo dall’11.10 al 17.10.2022, fino a esaurimento dello stock. Prodotto nel rispetto dell'ambiente e molto ben biodegradabile Consiglio: evitare i ristagni d’acqua Flacone di riciclataplasticaal 100% 2.95 Spugne per la pulizia del bagno conf. da 3 Hit Tutti i detergenti e i detersivi Migros Plus per es. detergente all'aceto, 1 l, 2.80 invece di 3.45 a partire da 2 pezzi 20% 14.95 Bouquet autunnale Splendide M-Classic il bouquet Hit 8.95 invece di 9.95 Mini rose M-Classic, Fairtrade disponibili in diversi colori, mazzo da 20, lunghezza dello stelo 40 cm, per es. arancione, il mazzo 1.–di riduzione Tutti i detersivi per lavastoviglie o stoviglie a mano Migros Plus per es. detersivo per stoviglie al profumo di limone, 750 ml, 3.– invece di 3.70 a partire da 2 pezzi 20% Detergenti Potz per es. detergente per cucina con busta di ricarica, 2 x 500 ml, 6.40 invece di 8.–conf. da 2 20% Tutto l'assortimento Tangan per es. pellicola salvafreschezza N°10, antiodore, 20 m x 29 cm, 2.30 invece di 3.25 a partire da 2 pezzi 30% 19.95 invece di 29.90 Phalaenopsis, 3 steli disponibile in diversi colori, in vaso, Ø 12 cm, per es. pink, il set set da 2 33% 5.50 invece di 6.90 Spazzole per WC Miobrill conf. da 2 20%

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