Azione 41 del 7 ottobre 2024

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edizione

MONDO MIGROS

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SOCIETÀ Pagina 3

Ragione ed emozione: alleate o nemiche? È necessario instaurare un equilibrio tra esse

Anche chi studia deve trovarsi dei momenti di svago e degli intermezzi per staccare un po ’

TEMPO LIBERO Pagina 13

Gaza, un anno dopo

ATTUALITÀ Pagina 25

Un filo invisibile intreccia i destini politici del presidente americano e del premier giapponese

Il pittore valmaggese Renato Tagli e il suo sguardo sulla natura sono protagonisti alla Fondazione Ghisla

CULTURA Pagina 33

Rampini Pagina 21

Migranti, la politica del «purtroppo»

I populisti vanno forte in Occidente Anche quando hanno palesemente torto, il tempo (cronologico) e i tempi (infami) che stiamo vivendo finiscono col premiarli Non avevano sfondato alle ultime Europee di giugno e gli equilibri politici nel Parlamento europeo sono rimasti inalterati: l’avanzata della destra radicale non ha superato la «maggioranza Ursula» (von der Leyen) Ma intanto nei singoli Paesi europei hanno fatto man bassa di voti Nelle regionali di settembre in Germania, Alternative für Deutschland (AfD) che alle Europee aveva avuto il 15,9% (in crescita di oltre il 5% dalle politiche del 2021), ha raccolto addirittura il 32,8% dei favori in Turingia, il 30,6% in Sassonia (un punto meno della Cdu) e il 29,2% in Brandeburgo (qui dietro l’SPD del cancelliere Scholz in crisi, come racconta Stefano Vastano a pag 23) La scorsa settimana in Austria a stappare champagne è stato il Partito della libertà FPÖ, con il 28,8% dei consensi, davanti ai Popolari dell’ÖVP, partito

del cancelliere Nehammer, attestati al 26,3% e ai Socialdemocratici dell’SPÖ, con il 21,1% Non vuol dire che riusciranno a governare, visto che nessuno degli sconfitti pare volersi alleare con loro, ma questo nulla toglie al successo «di pubblico» di cui godono alle urne Ad accomunare AfD e FPÖ, ma anche buona parte dei partiti della destra vincente europea degli altri Paesi del continente c’è una narrazione demonizzante del solito e frusto tema della migrazione L’AfD predica l’espulsione di massa, anche detta «remigrazione», di due milioni di persone a suo dire non sufficientemente integrate L’FPÖ è una formazione anti-Islam e pro-Cremlino che ha condotto una campagna elettorale dominata dal dibattito sull’immigrazione sulla falsariga «remigratoria» dei cugini tedeschi, e dalla questione della dipendenza energetica da Mosca Tutto questo mentre a metà settembre l’Olanda politicamente dominata dalla destra xenofoba e anti-Ue di Geert

Wilders e l’Ungheria di Viktor Orbán, hanno chiesto di uscire dal Patto per la migrazione europeo, minacciando di inviare pullman carichi di migranti a Bruxelles I successi elettorali di queste formazioni spingono anche i partiti più moderati e aperturisti a rivedere al ribasso le proprie convinzioni e proposte politiche Dal 16 settembre la Germania del socialdemocratico Scholz ha rafforzato ed esteso i controlli temporanei alle frontiere E il premier britannico laburista Starmer, anch’esso assai criticato in patria, è andato a trovare Giorgia Meloni in Italia per prendere appunti sulla sua politica migratoria a dir poco restrittiva Perfino la prima ministra danese socialdemocratica Mette Fredriksen ha ammesso che «dobbiamo purtroppo essere molto duri in materia di immigrazione» Ormai, nelle politiche migratorie europee, la differenza tra destra e sinistra non la fa lo scarto fra visioni e soluzioni, ma quell’unico avverbio:

«purtroppo» Perché «purtroppo» dire qualcosa di diverso non è politicamente pagante Eppure gli arrivi irregolari in Europa sono diminuiti del 39% dall’inizio del 2024, come riferiva «Le Monde» il 2 ottobre Certo, tutto può cambiare molto in fretta, visto che oltre un milione di sfollati cerca rifugio dal Libano dopo gli attacchi israeliani Ma la retorica anti migranti è quasi sempre bugiarda Per esempio, come ha osservato Milena Gabanelli sul «Corriere della Sera», il programma dell’AfD «rivela contraddizioni che minacciano i principi fondamentali della Costituzione tedesca e, se applicate, anche il benessere della ricca Germania e ancor più della fascia sociale ed economica a cui appartengono proprio gli elettori della AfD» Chi mette maggiormente in pericolo la democrazia: chi fugge dai fronti di guerra infuocati o chi racconta ai propri cittadini in difficoltà che tutti i loro problemi spariranno cancellando i migranti?

Federico

Arriva la rivoluzione logistica

Attualità ◆ Parte il progetto di Migros Ticino e Migros Lucerna per una ottimale gestione del flusso di merci dai fornitori ai consumatori – Parla il direttore Mattia Keller

Non sempre chi fa la spesa si rende conto di essere solo uno degli anelli di una catena per lui invisibile che parte dai fornitori di merci e finisce con i clienti che le acquistano Questa catena invisibile è la «logistica» e comprende un gigantesco complesso di attività organizzative, gestionali e strategiche per governare in modo efficace i flussi di materiali e le relative informazioni dall’origine presso i produttori-fornitori fino alla consegna-disponibilità dei prodotti finiti agli utenti-clienti

Proprio la logistica di Migros Ticino sta per entrare in una nuova era È infatti appena partito il progetto strategico in quattro tappe che tecnicamente si chiama «MLM (Migros Logistik Mitte) INSIEME» e coinvolgerà le Cooperative Migros di Ticino e Lucerna «Si tratta di un ’operazione – spiega il direttore di Migros Ticino Mattia Keller – grazie alla quale entro il 2030, a realizzazione ultimata, la logistica di rifornimento verrà garantita dalla Cooperativa Migros Lucerna fin nel singolo Supermercato di Migros Ticino Nel progetto sono perciò coinvolte le due Cooperative regionali Migros Ticino, Migros Lucerna e la logistica nazionale Migros con i suoi centri di stoccaggio e distribuzione L’iniziativa si orienta al modello logistico nazionale Migros (MSCR) del futuro e porterà benefici a più livelli

Per esempio?

Senza questo progetto per Migros Ticino si prospetterebbero ingenti investimenti nell’infrastruttura logistica di Sant’Antonino: mi risulta che rafforzeremo le forniture via treno fino al 95% del totale gli investimenti andrebbero fatti a livello di software per il commissionamento e la gestione delle merci, che presto potranno essere evitati grazie a una cooperazione più stretta con altre Cooperative Migros che già sono pronte, come Lucerna, appunto Tutto questo ci permetterà di focalizzarci sui nostri Supermercati, di ridurre il costo dei trasporti su rotaia, facendo uso di treni dedicati a Migros Ticino Ma anche di ridurre marcatamente l’impronta ambientale in termini di CO2 e di commercializzare gli spazi vuoti nei container traffico combinato (KV) di ritorno in Svizzera interna, oltre che di trovare nuovi inquilini per i magazzini che si libereranno a Sant’Antonino

Li avete già trovati?

Ci stiamo già adoperando per far sì che la superfice logistica coperta di Migros Ticino (pari a circa 8000 mq) che non sarà più necessaria entro il 2030 venga ben sfruttata, dal Gruppo Migros oppure da inquilini terzi, con loro si apriranno nuove opportunità professionali e di impiego

Uomini che lavorano alacremente e merci animano la catena invisibile della logistica che per quanto riguarda Migros Ticino e Migros Lucerna sta per inaugurare una nuova era che rafforzerà i trasporti regionali e offrirà nuove opportunità (foto Migros/ Thomi Studhalter)

Banca Migros, una nuova offerta

Banca Migros ◆ Alla scoperta del conto bancario M+

Che cosa faranno concretamente la Cooperativa di Lucerna e cosa quella di Migros Ticino?

La Cooperativa Migros Lucerna è già strutturata per garantirci una logistica affidabile, automatizzata e completa fino alla filiale La sede di Sant’Antonino rimarrà al suo posto e manterrà la sua funzione di fondamentale crocevia logistico Migros Ticino lavorerà quindi nei prossimi cinque anni per rendere armonica questa trasformazione In ottica di sostenibilità ambientale, la Cooperativa farà un enorme passo avanti, rafforzando sensibilmente il trasporto su rotaia, che raggiungerà oltre il 95% del totale delle merci in arrivo, grazie anche al previsto ampliamento del vicino snodo ferroviario di Cadenazzo, riducendo – come detto – drasticamente il bilancio delle emissioni di CO2 e l’impatto ambientale delle nostre attività

La Centrale di distribuzione di Migros a Sant’Antonino, quindi, rimarrà?

Esatto Resterà al suo posto come crocevia logistico e permetterà di organizzare l’interfaccia ferrovia-camion nord-sud e sud-nord Tutti i servizi necessari per il trasporto su camion verranno mante-

(redattore responsabile) Simona Sala Barbara Manzoni Manuela Mazzi Romina Borla Natascha Fioretti Ivan Leoni

nuti e potenziati: garage, disposizione, ecocentro

Era una scelta obbligata?

Sì I crescenti requisiti di trasparenza per i flussi delle merci e dei dati richiedono nuovi processi e software I sistemi operativi logistici della Centrale di Sant’Antonino saranno a breve obsoleti e necessiterebbero di ingenti investimenti per essere sostituiti Inoltre, il commissionamento per singola filiale garantito sinora in larga parte dall’Industria Migros verrà in larga parte a cadere D’altro canto, i nostri supermercati devono essere riforniti anche in futuro in modo affidabile e con la massima qualità del servizio: la logistica del futuro deve però soddisfare le esigenze del Gruppo Migros in modo duraturo e più sostenibile Per il Gruppo Migros la decisione di Lucerna e Ticino di implementare MLM INSIEME è particolarmente importante perché mostra la via per le cooperative Migros che non si sono ancora mosse nell’ambito del modello logistico nazionale o lo hanno fatto solo parzialmente

Cosa cambierà per i collaboratori di Migros Ticino?

Come detto, il progetto è struttura-

to su 4 fasi (la preparazione e 3 fasi di realizzazione) nei prossimi 5 anni (nel 2030 anche l’infrastruttura ferroviaria FFS sarà stata potenziata) Dunque, abbiamo tutto il tempo per gestire il cambiamento e per trovare soluzioni

I posti di lavoro toccati sono una quarantina, tuttavia ci sarà tempo per attenuare gli effetti del progetto, e con un po ’ di ambizione possiamo immaginare che essi potranno essere compensati dalla creazione di nuove attività Siamo molto fiduciosi che le superfici logistiche della Centrale Migros di Sant’Antonino, anche in futuro, saranno interamente occupate I nuovi processi apriranno la porta a nuove opportunità: il rafforzamento dei trasporti regionali, per esempio, ma anche della disposizione e della competenza legate al traffico combinato Nord-Sud-Nord Inoltre, i partner logistici regionali verranno coinvolti maggiormente e avranno bisogno di collaboratori e collaboratrici di logistica capaci e formati/e

E per i clienti Migros?

Per il cliente non cambierà nulla: le filiali devono continuare a ricevere la merce giusta, nelle quantità previste e con la qualità e la freschezza che la nostra clientela merita / C S

La Migros amplia la sua offerta di servizi con un nuovo prodotto bancario, creato su misura per le esigenze finanziarie quotidiane della sua clientela Il conto bancario M+, appena lanciato, comprende un conto privato e di risparmio gratuito, una carta di debito e di credito senza quota annua, nonché la possibilità di prelevare gratuitamente contanti presso i supermercati Migros e i bancomat della Banca Migros Inoltre, il conto bancario M+ con carta di debito e di credito facilita la raccolta di punti Cumulus nel programma bonus della Migros Questo pacchetto di vantaggi va stipulato online e offre alla clientela una soluzioneconvenientepergliacquistiquotidiani e altre transazioni finanziarie

Banca Migros come partner bancario

La Banca Migros è partner del conto bancario M+ «Fin dal lancio della Banca Migros, avvenuto oltre 65 anni fa a opera del fondatore della Migros Gottlieb Duttweiler, portiamo avanti la sua idea di rendere prodotti e servizi accessibili al grande pubblico», spiega Manuel Kunzelmann, CEO della Banca Migros

Che cosa comprende il conto bancario M+?

• Contoprivatogratuito:nessunaspesa di tenuta del conto né spese di registrazione

• Carta di debito gratuita: nessuna quota annua

• Carta di credito gratuita (facoltativa): carta di credito Cumulus senza quota annua e senza commissioni amministrative supplementari per le transazioni in valuta estera

• Conto di risparmio gratuito (facoltativo): remunerazione interessante

• Prelievodicontantisenzacommissioni: alle casse di oltre 1500 punti venditadelGruppoMigrosepressooltre 250 bancomat della Banca Migros

• Punti Cumulus: con la carta di debito e di credito è ancora più semplice raccogliere punti per il programma bonus della Migros ed è inoltre possibile partecipare al concorso a premi Cumulus dal 9 settembre 2024 all’8 dicembre 2024 con estrazione a sorte di 10 milioni di punti Cumulus in totale

• E-banking semplice e pratico

• Consulenza per tutte le questioni finanziarie: online o in una delle succursali della Banca Migros

Informazioni

Accesso semplice: stipulazione online su migros ch/mplus

SOCIETÀ

Una casa degli emigranti

Nell’ex residenza Tognazzini di Someo si vorrebbe creare un centro di ricerca e divulgazione

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I «Baby Boomers» oggi

Nel 2029 raggiungeranno tutti l’età della pensione,un grande mutamento sociale già in atto

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Contro i colpi di sonno

Un auricolare potrebbe prevenire la causa diretta o concausa di un quinto degli incidenti stradali

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Ragione ed emozioni in equilibrio

Psicologia

Pro Senectute, corsi per tutti Anzini: rimanere attivi migliora la qualità di vita e favorisce lo sviluppo di relazioni sociali

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Riconoscere e dare un senso al vissuto interiore permette di colorare il nostro vocabolario e la nostra vita

Tutti noi ne parliamo e, in fondo, pochi sanno cosa sono e cosa rappresentano per davvero Ognuno viene al mondo con il bagaglio delle sei primarie e ne acquisisce un ampio ventaglio nel corso della vita Resta indiscutibile l’importanza del loro ruolo

Sono le emozioni, la cui funzione è determinante per l’intera vita, malgrado sia culturalmente condizionata da una visione che le contrappone alla ragione, e si tratti di un’interpretazione non suffragata da vere basi scientifiche

Per provare a comprendere meglio l’importanza e il ruolo delle emozioni, secondo la psicologa e psicoterapeuta Nadine Maetzler bisogna innanzitutto partire dall’etimologia del termine, con la premessa che la parola emozione entra nel nostro vocabolario attraverso il francese emotion: «L’etimologia di quest’ultima è da rintracciarsi nel verbo latino “ movere ” col prefisso “ e ” : qualcosa che dal di dentro va verso l’esterno» Come l’azzeccato titolo del lungometraggio InsideOut, tornato recentemente sugli schermi con il suo sequel che, descrivendo l’insorgere delle ansie legate alla fase dell’adolescenza, porta alla ribalta l’importanza del ruolo delle emozioni

«Rabbia, paura, disgusto, tristezza, gioia e stupore sono le sei emozioni cosiddette primarie con le quali nasciamo, e rivestono un ruolo fondamentale lungo tutto ciò che è il nostro percorso: nella comunicazione, nelle decisioni, nel ragionamento, nel giudizio e via dicendo; in fondo, sono quelle che ci aiutano a comprendere l’interazione tra noi e gli altri, tra cosa possiamo o non possiamo fare» È la premessa della nostra interlocutrice che ricorda come, poi, dalle sei emozioni primarie nasceranno tutte le altre: «Sono imparate, insegnate, acquisite, tramandate nel corso della vita Senso di colpa e vergogna, ad esempio, rappresentano due classiche emozioni che il neonato non ha ancora, ma che imparerà perché gli verranno insegnate»

E abbiamo davvero bisogno anche di quelle che ci sembrano negative: «Ad esempio, la paura è un ’emozione salvifica: pensiamo all’evoluzione dell’uomo che uscendo dalla caverna per la caccia si era trovato dinanzi un orso: se non avesse avuto paura non sarebbe scappato e sarebbe potuto morire mangiato, mentre la paura lo spingeva a rientrare e uscire solo a pericolo scampato Oggi, la paura fa sì che non ci imbattiamo in pericoli che possano produrre incidenti o decisioni pericolose: se non temo la strada e attraverso le strisce pedonali mentre sopraggiunge un ’automobile, la cosa si fa dura Certo, quando la paura prevale, è chiaro che siamo in un altro campo che diventa invali-

dante: torniamo quindi alla necessità di creare un equilibrio fra razionalità ed emozioni Altro esempio è il senso di colpa, fondamentale per una persona che commette un reato: se lo matura, significa che ha consapevolezza di aver commesso qualcosa di errato

Nominare le emozioni rende consapevoli del fatto che ne possediamo molte di più rispetto ai semplici stare bene o male

Un passaggio essenziale, fondamentale, che innesca il processo di scuse nei confronti della vittima e della società: pensiamo a quando gli individui che commettono qualcosa di vietato, non accettato socialmente, non sono in grado di chiedere scusa perché non hanno il senso di colpa; ciò significa che non hanno maturato la consapevolezza della gravità del loro atto»

Dunque, tra ragione ed emozione, si ribadisce ancora la necessità di instaurare un equilibrio: «Siamo quasi propensi a considerare ragione ed emozione come due alleate o due nemiche perché tendiamo a dividere le persone in razionali e irrazionali Ma

se consideriamo l’intelligenza emotiva, al netto di tutto, è chiaro come ci siano dentro ragione ed emozione Quindi, l’equilibrio tra le due è essenziale, proprio perché l’intelligenza emotiva congloba entrambe, ed è così che nasce quell’abilità della conoscenza delle proprie emozioni, della loro regolazione, e quell’empatia verso l’altro che aiuta nella gestione delle relazioni»

Allora, ribadisce Maetzler: «Per vivere, anche socialmente, l’equilibrio fra le due è davvero importante, altrimenti diventiamo degli analitici, oppure delle persone iperemotive» Scopriamo sempre più due facce di una stessa medaglia: le emozioni non sono di per sé né buone né cattive, e non si possono suddividere in belle o brutte, utili o inutili, mentre è importante imparare a individuarle: «La parte più difficile è riconoscere la mia emozione ed esserne consapevole per riuscire a dare un senso a ciò che percepisco Ma per riconoscere e maturare la consapevolezza delle mie emozioni devo imparare ad accettarle: un passo senza il quale non posso arrivare a un cambiamento Infine, resta il dare un senso a ciò che provo» Secondo la psicologa, la difficoltà nel riconoscere le emozioni risiede

pure nel nostro analfabetismo emotivo: «Significa che usiamo poche parole per colorare il nostro vocabolario delle emozioni Ad esempio, in “ sono contento” si possono leggere un ventaglio di emozioni come “ sono entusiasta, sono emozionato, sono grato, sono esaltato, sono apprezzato” Alla domanda “ come stai?”, rispondiamo “Bene” o “Male”, mentre pensando alla tristezza, ad esempio, le sfumature del mio sentimento spaziano tra “ sono ferito, affranto, infelice”: tutti sottotipi di una stessa emozione che però difficilmente riusciamo a verbalizzare per quello che davvero è» D’altronde, fa notare Maetzler, la nostra società preferisce una certa superficialità: «Se qualcuno ti chiede come stai, poi non sa cosa farne della tua emozione se questa non è positiva» La buona notizia è che oggi l’istituzione scolastica sta facendo parecchio per contrastare l’analfabetizzazione emotiva, retaggio della nostra cultura del nascondere le emozioni, verso un ’apertura e una sensibilizzazione: «Già dalla scuola dell’infanzia, si sta operando con un ottimo lavoro votato a insegnare le emozioni ai bambini piccoli La questione delle emozioni è tematizzata anche nei percorsi scolastici dell’obbligo e dob-

biamo complimentarci con la scuola che da qualche anno sta provando a promuovere quest’alfabetizzazione emotiva Non dimentichiamo che alla base di tutto ci sono l’ascolto e il fermarsi: siamo una società frenetica in cui fermarsi, ascoltarsi e ascoltare sono diventati necessari, se non fondamentali, e forse salvifici Ascoltarsi e ascoltare l’altro fa comunità, in un ’ era di individualismo da cui dovremmo staccarci per andare nuovamente verso un discorso comunitario Davanti ai nostri giovani, ascoltiamo cosa li affligge, cosa li preoccupa, cosa li rende contenti » La psicologa sottolinea come questo atteggiamento di accoglienza appartenga da sempre ai professionisti, i cui casi «stanno diventando sempre più complessi, a causa della complessa evoluzione della famiglia e della società stessa» Nell’antichità molti pensavano che la sede delle emozioni fosse il cuore, oggi sappiamo che ha la sua importanza e, come diceva Pascal, ha sempre le sue ragioni: «Forse sono in controtendenza, ma tra psiche e cuore scelgo sempre la pancia: è ciò che, come dire, rappresenta un dissidio tra razionalità e irrazionalità Mi fermo e ascolto la mia pancia Quella cosa mi dice?»

Maria Grazia Buletti

È il momento di fare provviste!

Attualità ◆ Nei supermercati Migros sono arrivate le mele e le patate svizzere in grandi confezioni per le scorte invernali Alcune informazioni e consigli sui prodotti e la loro conservazione

Con l’inizio dell’autunno è tempo di riordinare le scorte in cantina, preparandosi ad affrontare i mesi più freddi dell’anno ben riforniti di beni di prima necessità Tra i prodotti da tenere sempre a portata di mano a casa propria, sono naturalmente indispensabili le mele e le patate, beni che possono essere conservati anche per più mesi e trasformati in deliziose ricette ogni volta che si desidera Ecco alcune informazioni sulle varietà attualmente disponibili nei negozi Migros

Dall aroma dolce e fruttato che ri corda la pera, la mela Gala può avere diverse tonalità di rosso ed è molto popolare in tutto mondo È nata da un incrocio tra la Kidd’s Orange e la Golden Delicious Molto amata anche dai bambini è ottima sia mangiata cruda sia come ingrediente per irresistibili dessert

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Dalla classica forma tondeggiante, con base a cinque punte, questa mela possiede una buccia che va dal rosso rubino al rosso scuro con sfumature marroni o gialle Il suo gusto è pieno, intensamente dolce, con polpa succosa e croccante Facile da conservare e dalle eccellenti proprietà nutritive

Mele Starking conf da 2,5 kg Fr 5 90

Mele Starking conf da 10 kg Fr 18 –

Una particolarità della mela Boskoop è la sua dimensione: può infatti arrivare a pesare anche 200 g Di base ha un colore giallo, con una parte rossastra dovuta alla maggiore insolazione La polpa è inizialmente soda e succosa, poi friabile Ha un sapore tipicamente acidulo e un aroma intenso Ideale per la cottura

Mele Boskoop conf da 2,5 kg Fr 5 90

Mele Boskoop conf da 10 kg Fr 18 –

Questa mela si caratterizza per la sua dolcezza pronunciata e la relativamente poca acidità

La Golden Delicious Possiede un gusto che ricorda al contempo l’anice e la cannella con leggere note di miele e pera La polpa è delicata, croccante e succosa Ideale anche per la cottura in forno e padella

Mele Golden Delicious conf da 2,5 kg Fr 5 90

Mele Golden Delicious conf da 10 kg Fr 18 –

Le principali varietà di patate adatte alla conservazione sono Bintje, Laura e Charlotte La Bintje è la più antica varietà coltivata in Svizzera È una patata a polpa farinosa particolarmente versatile, ideale per la preparazione di rösti, patate fritte o patate arrosto Charlotte è una patata resistente alla cottura a buccia fine, coltivata in Svizzera da diversi decenni È perfetta per insalate, patate bollite o patate stufate Polpa color giallo intenso, farinosa e buccia rossa sono le caratteristiche della patata Laura Si conserva bene ed è ottima per preparare purè, gnocchi e gratin

Consigli per la conservazione

Mele

Le mele vanno conservate in un ambiente fresco, idealmente con una temperatura tra 2 e 6 gradi Una cantina o una dispensa sono perfette Lumidità dell aria dovrebbe essere del 90% Si può aumentare l umidità posizionando una vaschetta d’acqua vicino alle mele Utilizzare una cassetta di legno o di paglia affinché l aria possa circolare bene Evitare i sacchetti di plastica in quanto trattengono l umidità e favoriscono il deterioramento delle mele Le mele contengono etilene un gas che accelera la maturazione dell’altra frutta Pertanto vanno tenute lontane da altri frutti in particolare banane e pomodori Controllare regolarmente le mele ed eliminare i frutti danneggiati per prevenire la diffusione del marciume

Patate

Idealmente le patate si conservano in una cantina con un elevato tasso di umidità dell 85-90%, in modo che non si deteriorino e si raggrinziscano La temperatura dovrebbe essere tra gli 8 e i 12 gradi e il luogo di conservazione dovrebbe essere il più scuro possibile per evitare che le patate diventino verdi

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Il progetto di una casa degli emigranti

Maggia ◆ Nell’ex residenza Tognazzini di Someo si vorrebbe creare un centro di competenza per chi ha cercato – e a volte trovato – fortuna all’estero

«Io sono stato sempre bene di salute, e ho avuto un buon viaggio non avendo mai avuto burrasche e grandi contrattempi eccetto una serata I viveri mi furono consegnati buoni e abbondanti, ma si faceva grande fatica per cucinarli essendovi solo 12 fornelli per circa 250 persone che erano nel bastimento; poi dopo la prima quindicina il carbone fu scarso Io ho poi pagato 5 franchi al cuoco per me e per gli altri tre compagni ed esso cucinava per noi due volte al giorno» Così Virgilio Rotanzi, di Peccia, scriveva ai genitori rimasti in Vallemaggia descrivendo il suo viaggio da emigrante in Nord America e lo sbarco a New York Era il31marzo1861equalchegiornodopo Virgilio informava papà Luigi e gli altri famigliari del suo itinerario, durato seisettimane,perapprodarenelnuovo mondo a cercare fortuna La lettera di Virgilio, insieme agli altri scambi epistolari dei componenti della famiglia Rotanzi, potrebbe far parte della documentazioneespostanellafuturaCasa degli emigranti che il Comune di Maggia vorrebbe realizzare a Someo, nell’exresidenzaTognazzini Anchela famigliaTognazzinipartìperl’America, in California, e lì fece fortuna, tanto che nel loro paese d’origine, Someo, costruirono una villa in stile liberty, su tre piani, proprio in centro paese Altri emigranti valmaggesi si stabilirono nel Nuovo Mondo, costruendo poi nel villaggio d’origine un vero e proprio quartiere «californiano» composto da ville e villette

Era il 9 gennaio 1925, allorquando gli eredi di Antonio Germano Tognazzini (la vedova Maddalena, i figli Clelia, Valerio e Ida con i nipoti Lionello ed Ellid), sottoscrivevano il lascito dello stabile di loro proprietà all’allora Municipio di Someo Due le condizioni poste: che la municipalità utilizzasse in maniera esclusiva lo stabile quale ricovero per gli abitanti che fosseroincondizionidifficili,insecondoluogochequaloralostabilenonfosse stato destinato agli anziani, la pro-

prietà venisse ritornata ai donatori, o loro eredi o procuratori Destinazione e funzione sociale e curativa che fu mantenuta per 75 anni, fino a quando cioè non intervenne la pianificazione cantonale che sancì la chiusura del ricovero di Someo in favore dell’ampliamentodellaCasaanzianidiCevio,più moderna e confacente alle mutate esigenze dell’assistenza agli anziani Da qui l’idea maturata da qualche anno, di destinare il prestigioso immobile donato dalla famiglia Tognazzini alla comunità ad un ’altra funzione pubblica, quella di un museo, di una casa dell’emigrazione, che raccogliesse e mettesse a disposizione del pubblico la copiosa documentazione e le storie di centinaia di famiglie che tra la metà dell’Ottocento e gli Anni ’50 del Novecento partirono dalla Vallemaggiapersopravvivere «Propriorecentemente abbiamo raggiunto un accordo con gli eredi Tognazzini, che vivono negli Stati Uniti La loro casa di Someo, che nel frattempo è stata formalmente acquisita dal Comune, potrà cambiare destinazione ed essere trasformata in un centro di ricerca e divulgazione storica Stiamo anche rimettendo insieme il gruppo di lavoro che fu costituito un lustro fa per valutare i nuovi contenuti Non vogliamo concepireunmuseo,bensìuncentrodi competenzasull’emigrazione,unpunto di riferimento storico, che raccolga e diffonda le testimonianze del passato in un contesto dinamico, al fine di davveroonorarelamemoriadegliemigranti», ci spiega Andrea Sartori, sindacodiMaggia,dicuiSomeoèfrazione dall’aggregazione del 2004

«L’opera è ancora lungi dal realizzarsi, in quanto vogliamo e dobbiamo seguire il giusto iter per completare il progetto e ottenere il relativo credito in Consiglio Comunale; contemporaneamente, sarà nostra premura comunicare in modo trasparente il progetto alla popolazione Vi è infatti il timore, presso alcuni abitanti, che si concepisca una casa-museo statica, che è

proprio ciò che non vogliamo Nostro desiderioèdidarvitaauncentrodinamico,popolatodaricercatori,studenti, privati interessati, scolaresche» Il progetto di recupero e rilancio di Palazzo Tognazzini era stato avviato nel 2018 cioè dalla volontà espressa dallo storico Giorgio Cheda di donare alla sua comunità d’origine la ricca bibliotecael’archiviocheeglihacostituito in mezzo secolo di studi e ricerche sull’emigrazione Sitrattadi12-15’000 volumi da catalogare e dell’inventario

Palazzo Tognazzini fa parte del «quartiere californiano» di Someo (M Giacometti)

del materiale che compongono il Fondo Cheda «Nelle nostre intenzioni, l’istituto di competenze sull’emigrazione vuole inoltre essere anche un punto di contatto tra le iniziative e i progettipresentisulterritoriochetrattano la stessa tematica, eventualmente integrandoli», precisa Sartori Tra i servizi che il Centro sull’emigrazione potrebbe offrire una volta aperto, vi sono la possibilità di effettuare ricerche genealogiche e l’offerta di visite guidate «In valle vi è trac-

L’associazione di migranti valmaggesi

Una «tre giorni» nella storia e nella cultura locale alla scoperta della provenienza degli antenati partiti dalla Svizzera Lo scorso mese di giugno, dal 21 al 23, l’evento è coinciso con il battesimo dell Associazione Vallemaggia Family Reunion sodalizio che appunto raggruppa alcuni discendenti di chi tra la metà dell’800 e gli anni 60 del secolo scorso andò a cercar fortuna oltreoceano Ai Ronchini di Aurigeno dov’era previsto il primo raduno, erano un ottantina le famiglie di migranti perlopiù

provenienti da California Nuova Zelanda e Canada che hanno riabbracciato parenti e amici della Vallemaggia cogliendo l’occasione per visitare i luoghi d’origine dei propri antenati E come ci conferma il presidente Giuseppe Del Notaro è piaciuta molto l iniziativa del Comune di Maggia di creare un Centro di competenza sull’emigrazione a Someo, nello storico stabile Tognazzini Chi fosse interessato all’attività della Vallemaggia Family può consultare l omonimo profilo su Facebook

Il pittore ticinese da un milione di dollari

cia un po ’ ovunque, dall’architettura all’arte sacra, del fenomeno dell’emigrazione e si è dunque pensato di sviluppare una serie di offerte turistiche tematiche, magari avviando una collaborazione con l’Organizzazione Turistica e il Museo di Valmaggia Il gruppo di lavoro aveva inoltre già individuato l’opportunità di organizzare o di ospitare convegni, conferenze, esposizioni e proiezioni, promuovendo così una divulgazione a tutto campo, non solo per i visitatori ma anche per gli abitanti, gli studiosi e i ricercatori, proponendosi come polo di promozione della ricerca scientifica, anche coinvolgendo gli istituti accademici presenti sul territorio», sottolinea il sindaco di Maggia

Non tutto però filerebbe liscio per l’apertura delle porte del Centro di competenze sull’emigrazione di Someo nello storico stabile Tognazzini Un gruppo di cittadini di Maggia e dintorni ha nel frattempo lanciato una raccolta firme per sollecitare il Municipio a considerare altre alternative per il palazzo: da una cellula socio-educativa per i minorenni problematici alla creazione di alloggi temporanei per persone in difficoltà e bisognose di soccorsooancoraunacasaprotettaper le donne e i loro figli o un bed&breakfast per anziani con limitata disponibilità economica Tutte destinazioni –adettadeipetizionisti–checreerebbero un maggiore indotto economico «Nei prossimi mesi sarà nostra premurarispondereinmodocircostanziatoai firmatari, portando anche l’argomentazione che Palazzo Tognazzini potrà creare valore aggiunto e un indotto positivo in ambito culturale e sociale, come espresso poc ’anzi (nonché evidenziare le oggettive difficoltà di realizzare le varianti da loro proposte) Desideriamo infatti inserire Palazzo Tognazzini in un percorso culturale e storico inedito che ci possa caratterizzare anche internazionalmente come polo d’eccellenza sull’emigrazione», conclude Sartori

Il Ticino nel cybermondo – 8 ◆ Figlio di Paolo Ponziano Piazzoni, cercatore d’oro originario di Intragna, Gottardo Piazzoni è stato uno dei più famosi paesaggisti della West Coast statunitense del secolo scorso Giovanna Caravaggi

Quante volte ci sarà capitato di visitare un museo al di fuori dal Ticino e dalla Svizzera e di passare davanti a opere di artisti ticinesi senza nemmeno accorgercene? Sarà di certo accaduto, soprattutto in posti molto lontani, dove non ci aspetteremmo di trovarne

La ricollocazione dei suoi 14 grandi dipinti murali che decoravano la loggia della San Francisco Main Library è stata al centro di un’aspra polemica

A volte si tratta di acquisizioni dovute al prestigio dell’artista, altre volte di un risvolto della nostra storia di migrazione, con fama e successo ottenuti lontano da casa

A chi una volta gli chiese quale fosse il suo credo, Gottardo Piazzoni

(Intragna 1872-Carmel Valley Village 1945), dopo una breve esitazione, rispose che la sua religione era la California Figura tra le più preminenti fra gli artisti paesaggisti della West Coast statunitense del secolo scorso, Piazzoni è figlio di Paolo Ponziano Piazzoni, cercatore d’oro originario di Intragna, in seguito fattore, e di Teresa Cavalli Insieme alla madre e al fratello, dopo il ginnasio Gottardo raggiunge il padre a Carmel Valley, in California, e si innamora istantaneamente del paesaggio incredibile di Monterey Data la sua scarsa propensione ai lavori nella fattoria di famiglia, il padre gli concede di seguire una formazione artistica, dapprima presso la California School of Design e al Mark Hopkins Institute of Art a San Francisco e successivamente, a Parigi, all’Académie Julian e all’École des Beaux-Arts Per lunghi anni insegna nella Califor-

maggio 1932 (© San Francisco History Center, San Francisco Public Library www digitalsf org)

nia School of Fine Arts Artista, incisore e scultore, è conosciuto come pittore di paesaggi e fra i maggiori esponenti del Tonalismo, all’epoca la corrente stilistica più in voga nell’a-

rea della baia di San Francisco Le sue opere sono esposte in numerosi musei, tra cui il San Francisco Museum of Modern Art, progettato da Mario Botta

I 14 grandi dipinti murali (12 metri per 6 e mezzo), commissionati per decorare la loggia della San Francisco Main Library e collocati nella biblioteca fra il 1931 e il 1932, sono considerati il suo capolavoro e sono stati al centro di un ’ aspra polemica a cavallo del millennio, quando la biblioteca ha cambiato sede e al suo posto si è insediato l’Asian Art Museum, che ne chiedeva la rimozione: una specie di beffa del destino, se si considera che le opere di Piazzoni risentono anche dell’influenza dell’arte giapponese La controversia, legale e culturale, si è risolta destinando 4 opere, dipinte nel 1945, al Treasure ’ s Building di Sacramento in qualità di prestito a lungo termine, men-

tre altre 10 (cinque rappresentano la terra, The Land, altre cinque il mare, The Sea), di proprietà della città di San Francisco, sono state ricollocate in uno spazio studiato appositamente nel De Young Museum, progettato dagli svizzeri Herzog e DeMeuron nel Golden Gate Park La delicata operazione di rimozione dei dipinti, il loro accurato restauro e la posa nella nuova prestigiosa sede sono costati un milione di dollari e i capolavori di Gottardo Piazzoni possono ora essere ammirati nella splendida e luminosa cornice del museo dalle migliaia di visitatori che ogni anno ne varcano la soglia

In collaborazione con l’Ufficio dell analisi e del patrimonio culturale digitale, Divisione della cultura e degli studi universitari, Dipartimento dell’educazione della cultura e dello sport

Gottardo Piazzoni dipinge il murale The Land 20

La carica dei «Baby Boomers»

Interviste ◆ Il mondo, anche quello degli anziani, cambia velocemente e oggi, osserva il prof Stefano Cavalli, troviamo nella stessa categoria più generazioni e, tra loro, ci sono genitori e figli

Hanno dominato il mercato del lavoro fino al 2011 Da lì in poi hanno cominciato a diminuire e nel 2029 saranno i maggiori artefici del mutamento sociale in atto in Svizzera Proprio grazie ai «Baby Boomers» un terzo della popolazione si troverà infatti a essere al beneficio della pensione Loro però, nati tra il 1946 e il 1964, come tutti gli umani accedono alla terza età in momenti e modi differenti Le uniche cose che i «Baby Boomers» hanno in comune tra loro sono i diciotto anni della categoria alla quale appartengono e il giudizio che su di loro ha il resto della società Le generazioni X (1965-1980), Y (1981-1995) e Z (1996-2010) li guardano come si può guardare una possibile minaccia al proprio futuro; la Generazione Silenziosa – ovvero quella che comprende le persone nate tra il 1925 e il 1945 – e la «Great Generation» – ovvero i nati tra il 1900 e il 1924 – ormai già rodate nel ruolo di «anziano» se non addirittura di «vecchio», li stanno attendendo al varco del cambio di status, mentre i giovanissimi – i nati dal 2011 in poi, quelli della generazione Alfa – sono troppo impegnati nel restare al passo con il cambiamento epocale della digitalizzazione per occuparsi di gente che, sebbene abbia concorso all’aumento della speranza di vita, tra Woodstock e guerre, ha messo in ginocchio l’intero pianeta Situazione tutt’altro che semplice quella dei «Baby Boomers», per capirla meglio ci siamo rivolti al prof Stefano Cavalli, direttore del Centro competenze anziani della SUPSI

I «Baby Boomers», nel giro di poco tempo, sono tutti destinati a diventare degli «umarell»?

Non direi proprio I neo-anziani arrivano alla terza età in condizioni fisiche, materiali e spirituali assai diverse rispetto a ciò che l’immaginario collettivo attribuisce all’anziano Potrei, in una battuta, dirle che alle giornate passate a osservare i lavori nei cantieri o seduti sulle panchine al parco, preferiscono optare per la sdraio, possibilmente su spiagge assolate di Paesi lontani Ma, al di là della battuta, non va dimenticato che molti «Baby Boomers» forniscono un importante contributo alle famiglie e alla società accudendo – ad esempio – i nipoti, prendendosi cura dei genitori o impegnandosi attivamente in varie associazioni

Professor Cavalli, la interrompo per un chiarimento: cosa sono, per lei, anzianità e vecchiaia?

Partirei da un dato di fatto Ovunque e in ogni società ci sono sempre stati dei vecchi, ma, fino all’introduzione della pensione, la vecchiaia come età della vita non esisteva Da noi, in Svizzera, l’Assicurazione

vecchiaia e superstiti (AVS) nasce il 6 luglio 1947 È dunque due anni dopo la seconda guerra mondiale che i vecchi sono riconosciuti come un gruppo sociale a parte, con uno status e dei diritti – ad esempio smettere di lavorare – specifici Riconoscimento e aiuto inizialmente sono quasi simbolici: una cinquantina di franchi al mese Poi, anno dopo anno, le condizioni di vita e di salute delle persone che raggiungono il «traguardo della pensione» cambiano Si delinea così una nuova fase della vita: la terza età, quel periodo in cui si gode ancora di buona salute e si può vivere senza lavorare Questa, per rispondere alla sua domanda, è l’anzianità La vecchiaia, o quarta età, invece, la definirei come l’età della fragilità, che si manifesta in modi e tempi diversi Interrogando diverse persone over 85 sul tema è emerso come per molti l’ingresso nella vecchiaia abbia coinciso con un evento traumatico (una caduta, la morte di una persona cara), mentre per altri si sia insinuata a poco a poco, inconsapevolmente Ricordo una persona, in particolare, che mi ha detto: «Una mattina, svegliandomi, mi sono accorto che non funzionavo più come prima Certo, c ’ erano stati dei segnali, ma mi ero detto che era normale per la mia età Invece è stato così che, da un giorno all’altro, mi sono ritrovato vecchio» Penso

che la vecchiaia arrivi così, di botto, senza accorgersene

Torniamo ai «Baby Boomers». Entro il 2029 saranno tutti anziani e, se ho ben capito, tra loro, tra qualche anno, ci saranno però anche dei vecchi Tutto nella norma dunque?

Le rispondo partendo da uno studio – SWISS100 – del quale ha riferito anche «Azione» (si veda l’articolo Il segreto dei centenari sotto la lente del 18 marzo 2024, n d r), nel quale ci siamo occupati dei centenari Il Ticino è il cantone svizzero con il maggior numero di centenari in rapporto alla popolazione (più di 150) Si tratta di persone molto longeve che hanno attraversato buona parte del secolo scorso Alcuni partecipanti al nostro studio sono nati durante la Prima guerra mondiale e allo scoppio della Seconda stavano diventando adulti I centenari che abbiamo incontrato sono gli ultimi membri della cosiddetta «Great Generation» Nella maggior parte dei casi i loro figli sono nati dopo la guerra, sono parte dei «Baby Boomers» Genitori e figli che appartengono entrambi alla categoria degli anziani, ma che tutto divide, che rappresentano mondi diversi Tutto ciò è una novità Pensi al Ticino e, in generale, alla Svizzera I centenari sono spesso legati al mondo rurale: le mani nodose del contadino, quelle screpolate della

casalinga; l’orto, il pollaio, la festa campestre, la partita a carte all’osteria, la tombola o la cantata in compagnia Ecco, prenda solo quest’ultimo aspetto Centri diurni e case per anziani propongono il canto insieme come momento aggregativo Provi adesso a immaginare i «Baby Boomers» in questa situazione Sono cresciuti con le canzoni dei Beatles, di Joan Baez e dei Doors, al ritmo del rock dei Rolling Stones, di Jimi Hendrix, degli Emerson Lake & Palmer e potrei continuare, ma mi fermo e le chiedo: se li vede aggregati per cantare la «bella verzaschina»?

No, sebbene conosca la «bella verzaschina», non me li vedo proprio (forse perché anch’io sono una «Baby Boomer»)… Immaginavo È ben chiaro però che tutto ciò mette in discussione dei modelli che, anno dopo anno, stanno mostrando tutti i loro limiti I «Baby Boomers» sono cresciuti nella società dell’abbondanza, delle rivoluzioni giovanili, della pillola anticoncezionale Molti hanno iniziato a utilizzare il computer durante la vita lavorativa e oggi passano il tempo su Facebook, mentre la maggior parte dei membri della generazione precedente era già in pensione quando si è diffuso l’utilizzo della posta elettronica Arrivano alla pensione in salute e, nella maggior parte dei ca-

si, in condizioni economiche tali da consentire loro di dedicarsi a quello che in passato, a causa del lavoro, avevano accantonato: un viaggio, un hobby o, più semplicemente, una vita più libera

Eppure anche i «Baby Boomers» sanno che, prima o poi, dovranno morire Certo che lo sanno, ma anche di fronte a questo tema l’atteggiamento è cambiato La fragilità, associata all’anticamera della fine, è sicuramente presente, ma in modo completamente diverso Uno studio del 2016, nel quale SUPSI e HESAV (Haute école de santé Vaud) avevano affrontato il tema del fine vita intervistando 1214 membri di EXIT (di 65 o più anni), permise di stabilire che il motivo principale di adesione all’associazione era la possibilità di autodeterminare, in scienza e coscienza, la fine della propria vita (uno su due l’aveva menzionato) Gli altri motivi, nell’ordine: evitare la possibilità di malattie dolorose o di una vita in stato vegetativo (41%) e, ancora, di essere di peso ad altri (27%) Pur ammettendo che lo studio è sempre uno spaccato della realtà e non la verità rivelata, mi sembra abbastanza evidente che vi sia una trasformazione importante anche sul versante della morte In generale, i «Baby Boomers» mostrano una maggiore apertura a temi considerati tabù in passato (ad esempio, oltre alle scelte riguardanti il fine vita, l’affettività e sessualità in età avanzata) e accordano una grande importanza a valori quali l’autonomia e la realizzazione personale

Viste tutte queste differenze ha ancora senso svolgere studi sull’insieme della popolazione anziana?

Sì, ma è sempre più difficile Confrontare generazioni diverse, persone della terza e della quarta età, è estremamente interessante, ma anche molto complesso Immagini di dover preparare delle domande da porre sia a un sessantacinquenne sia a una centenaria e magari il primo è figlio della seconda Approfondire temi quali la fragilità e la dipendenza con un giovane anziano non ha molto senso, così come parlare delle conseguenze del pensionamento con chi ha vissuto la transizione 35 anni fa Ci sono però delle tematiche di grande attualità che riguardano potenzialmente tutte le persone anziane al di là delle diversità anagrafiche Penso, ad esempio, alla solitudine e all’isolamento sociale che, badi bene, non sono la stessa cosa Fenomeni che toccano tutte le generazioni di anziani (e non solo), ma che assumono forme e significati diversi a seconda delle esperienze passate e delle caratteristiche individuali È su questo che stiamo lavorando

Molti «Baby Boomers» hanno iniziato a usare il computer durante la vita lavorativa e oggi hanno un profilo Facebook, una grande differenza rispetto a chi appartiene alla generazione precedente la «Great Generation» eppure tutti appartengono alla categoria degli anziani (Freepik com)

Vincere la stanchezza al volante

Tecnologia ◆ Un prototipo di auricolari è oggi in grado di rilevare i segnali di sonno nel cervello

Per proteggere i conducenti e gli operatori di macchinari dai pericoli derivanti dal sonnolenza, gli ingegneri dell’Università della California, Berkeley, hanno creato un prototipo di auricolari in grado di rilevare i segnali di sonno nel cervello I dispositivi rilevano le onde cerebrali allo stesso modo di un elettroencefalogramma (EEG), un test che i medici usano per misurare l’attività elettrica nel cervello Mentre la maggior parte degli EEG rileva le onde cerebrali usando una serie di elettrodi attaccatiallatesta,gliauricolarilofanno usando elettrodi integrati, progettati per entrare in contatto con il condottouditivo Isegnalielettricirilevati dagli auricolari sono più piccoli di quellicaptatidaunEEGtradizionale

Lo sviluppo tecnologico punta su un auricolare riutilizzabile, adattabile a più varietà di persone e che sia facile da produrre

Tuttavia, in un nuovo studio, pubblicato sulla rivista scientifica «Nature Communications», i ricercatori dimostrano che la loro piattaforma Ear EEG è abbastanza sensibile da rilevare le onde alfa, un modello di attività cerebrale, che aumenta quando si chiudono gli occhi o si inizia ad addormentarsi

«Ho trovato l’ispirazione quando ho acquistato il mio primo paio di AirPods nel 2017 Ho pensato subito, “Che piattaforma incredibile per la registrazione neurale”» afferma Rikky Muller, professore associato di ingegneria elettrica e informatica presso la UC Berkeley e autore senior dello studio «Riteniamochequestostrumento abbia molti potenziali utilizzi e che la classificazione della sonnolenza sia un buon indicatore del fatto che la tecnologia può essere utilizzata per classificare il sonno e persino diagnosticare i disturbi del sonno»

L’eccessiva sonnolenza è associata approssimativamente (come causa diretta o concausa) a un quinto degli incidenti stradali ed è una delle principali cause di incidenti mortali in autostrada Dormire meno di 5 ore per notte aumenta di 4,5 volte la probabilità di avere un incidente stradale Stare svegli per 24 ore induce errori alla guida simili a quelli commessi da chi ha livelli di alcol nel sangue uguali o superiori a 1,00 g/l

L’uso di un auricolare come elettrodo EEG pone però una serie di sfide pratiche Per ottenere un EEG accurato, gli elettrodi devono avere un buon contatto con la pelle Ciò è relativamente facile da ottenere negli EEG tradizionali, che utilizzano elettrodi metallici piatti attaccati al cuoio capelluto Tuttavia, è molto più complicato progettare un auricolare che si

adatti perfettamente e comodamente a un ’ampia varietà di dimensioni e forme di orecchie

Quando il team di Muller ha iniziato a lavorare al progetto, in parte sostenuto dal Ford University ResearchProgramedalBakarSparkAward, altri gruppi impegnati nello sviluppo di piattaforme Ear EEG avevano già ideato degli auricolari simili, ovviando al problema con un gel umido per elettrodi, per garantire una buona tenuta tra l’auricolare stesso e il condotto uditivo, oppure creavano auricolari personalizzati per ogni singolo utente L’idea innovativa del progetto era quella di creare un modello asciutto

e generico per l’utente, in modo che chiunque potesse inserirli nelle orecchie e ottenere letture affidabili «Il mio obiettivo personale era provare a realizzare un dispositivo che potesse essere utilizzato ogni giorno da qualcuno che ne avrebbe realmente tratto beneficio» aggiunge Ryan Kaveh, borsista post-dottorato presso l’UC Berkeley e co-primo autore dello studio «Per riuscirci, sapevo che avrebbe dovuto essere riutilizzabile, adatto a una varietà di persone e facile da produrre» Kaveh ha co-diretto lo studio con il suo team, progettando l’auricolare finale in tre misure: piccola, media

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e grande Esso incorpora più elettrodi in un design a sbalzo, che applica una delicata pressione verso l’esterno al condotto uditivo e utilizza componenti elettronici flessibili, per garantire una vestibilità confortevole I segnali vengono letti tramite un’interfaccia elettronica wireless personalizzata a basso consumo

Inunarticoloscientificodel2020,i ricercatori hanno dimostrato che questiauricolaripossonorilevareunaserie di segnali fisiologici, tra cui ammiccamenti, onde cerebrali alfa e la risposta uditiva allo stato stazionario, che è la risposta del cervello all’ascolto di un tono costante Nel nuovo studio, hanno migliorato il design dell’auricolare e hanno incorporato l’apprendimento automatico per dimostrare come gli auricolari potrebbero essere utilizzati in un ’applicazione nel mondo reale Come parte dell’esperimento, hanno chiesto a nove volontari di indossare gli auricolari mentre svolgevano una serie di compiti noiosi in una stanza buia Ogni tanto, ai volontari è stato chiesto di valutare il loro livello di sonnolenza e sono stati misurati i loro tempi di risposta «Abbiamo scoperto che anche quando la qualità del segnale degli auricolari sembrava peggiore, potevamo comunque classificarel’insorgenzadellasonnolenzaconlo stesso livello di accuratezza di sistemi molto più complicati e ingombranti», conclude Kaveh

mesi di punti moltiplicati per 5 alla Migros

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Rimanere attivi migliora la qualità di vita

Pro Senectute ◆ Fare movimento, imparare una lingua o conoscere meglio le applicazioni sullo smartphone: tante le iniziative proposte per offrire stimoli diversi a tutte le persone over 60

Trovare un buon equilibrio tra innovazione e tradizione per offrire agli anziani numerose possibilità di continuare a imparare, muoversi e comunicare È un po ’ questo il leitmotiv del Programma corsi 2024/25 offerto da Pro Senectute Ticino e Moesano Non è mai troppo tardi per apprendere non solo esercizi a favore del benessere fisico, ma pure le lingue e in modo particolare l’uso dello smartphone e delle applicazioni a esso associate L’interesse per questo dispositivo digitale e le sue possibilità è vivo anche fra la popolazione anziana che ha solo bisogno di essere accompagnata nel suo utilizzo I continui aggiornamenti –principale problema per l’utenza della terza e della quarta età – sono un ostacolo che può essere superato con il sostegno di un insegnante che accoglie i singoli bisogni all’interno di un piccolo gruppo I corsi, sempre più incentrati su temi specifici, sono proposti tenendo in considerazione le aspettative dei destinatari in sintonia con l’evoluzione della società In generale si punta a favorire, oltre all’apprendimento, lo scambio delle conoscenze e lo sviluppo delle relazioni Pro Senectute mette a disposizione il corposo Programma corsi anche in formato digitale, senza comunque rinunciare alla versione cartacea e al contatto telefonico

I corsi di Pro Senectute cercano di favorire oltre all’apprendimento anche lo scambio di conoscenze e lo sviluppo di relazioni

Qualità di vita e autonomia sono due componenti essenziali di un invecchiamento attivo al quale Pro Senectute contribuisce da oltre un secolo con molteplici attività L’appuntamento autunnale con l’inizio dei corsi è uno di quelli sentiti, perché permette di organizzare il tempo secondo i propri interessi Sibilla Frigerio Zocchetti se ne occupa da un ventennio per la Svizzera italiana, per cui conosce bene il loro sviluppo e le mutate esigenze dei potenziali destinatari, ossia tutte le persone in età AVS In primo piano c’è il mondo digitale, che dall’uso del computer (ad esempio per scrivere le lettere) si è spostato sui vantaggi offerti dallo smartphone Con il motto «Si@mo connessi – spiega la responsabile dei settori Corsi, Formazione e Cultura, Sport e Movimento, Vacanze – affrontiamo la digitalizzazione con l’intento di approfondire i temi utili nella vita quotidiana Essere in contatto con figli e nipoti, gestire le fotografie, effettuare pagamenti, consultare orari e acquistare biglietti dei trasporti pubblici, prenotare alberghi, acquistare in modo sicuro, sono operazioni che interessano molto alle persone anziane desiderose di rimanere al passo coi tempi» Più che l’età è il desiderio di adattarsi o meno ai cambiamenti che fa la differenza nell’utilizzo del cellulare, ma pure in altri ambiti «Il principio vale anche per i corsi dedicati al movimento o alle lingue», spiega la nostra interlocutrice, precisando che nel primo caso «la generazione anziana è comunque in generale più consapevole rispetto al passato della necessità di un ’attività strutturata per prolungare il benessere fisico al quale si aggiunge sempre l’aspetto so-

ciale di contatto con le altre persone»

Per quanto riguarda le lingue, l’ente si è adattato ai nuovi bisogni offrendo corsi che permettono agli anziani di allenare conoscenze già acquisite, evitando quindi di perdere capacità di lettura, ascolto e comunicazione Nel complesso i corsi proposti sono tutti più brevi e mirati

Questa scelta, tornando alla digitalizzazione, permette di rispondere a richieste puntuali (l’uso delle app) oppure, come lo suggerisce il titolo Da zero a , di iniziare dal punto di partenza ossia dall’accensione del cellulare Attraverso poche lezioni si può entrare nel mondo dello smartphone e, a un livello superiore, esercitarsi con le applicazioni, superando la paura di sbagliare, cancellare, rovinare «Questi timori – spiega Antonio Armeni, insegnante nell’ambito dell’atelier digitale di Pro Senectute Ticino e Moesano – sono ricorrenti

Possono però essere superati da un lato con spiegazioni strutturate e risposte personalizzate fornite con la dovuta calma e dall’altro valorizzando il confronto fra pari nell’ottica di un aiuto reciproco Sovente però la difficoltà segnalata da un o una partecipante è tale anche per gli altri iscritti I corsi sono frequentati soprattutto da donne, la cui età varia fra i 65 e gli 80 anni con diversi casi che vanno oltre questa età L’obiettivo di lavorare con un gruppo di 6-7 persone non è quindi quello di completare un programma, bensì di rendere i presenti sicuri nelle operazioni che desiderano effettuare Inserire un nuovo contatto nella rubrica, far parte di un gruppo WhatsApp, archiviare le fotografie ricevute, sono alcuni esempi di queste prime azioni» Non va inoltre dimenticato l’aspetto fisico dello smartphone con pulsanti laterali e schermo touch le cui funzioni possono variare a dipendenza della pressione esercitata e della durata del contatto «Queste caratteristiche – prosegue il formatore – sono oggettivamente spiazzanti per gli anziani, sia per la sensibilità dei loro polpastrelli, sia per la radicata abitudine a schiacciare pulsanti più resistenti Lo smartphone, come gli altri dispositivi digitali, è uno strumento di grande potenza, che ognuno deve poter utilizzare secondo le proprie esigenze»

I partecipanti lamentano non di rado la limitata pazienza dei figli ai quali di solito si rivolgono per primi Il corso mirato, animato da un o una insegnante accogliente che permette di provare e riprovare un ’operazione fino a interiorizzarla, risponde quindi meglio ai loro bisogni Il senso di frustrazione può così lasciar posto alla fierezza di nuove capacità acquisite Per le questioni più semplici, ad esempio quando si cambia modello di smartphone, anche gli operatori dei centri diurni forniscono agli utenti aiuti puntuali I corsi, come evidenziato, tendono invece ad approfondire utilizzi specifici Sempre molto richiesto è quello riguardante la app Mobile FFS organizzato con il supporto delle FFS i cui funzionari in pensione diventano formatori motivati nello spiegare il suo funzionamento Questa applicazione è importante a livello di mobilità e quindi di autonomia delle persone anziane «La decisione di utilizzare maggiormente i trasporti pubblici – spiega la responsabile dei corsi – va di pari passo con la necessità di saper gestire que-

sta applicazione Ai cambiamenti che intervengono nella vita personale o nella società devono potersi adeguare tutte le fasce di età compresa quella delle persone più in là con gli anni» Da rilevare, ancora, il ruolo fondamentale svolto dagli insegnanti Alla motivazione dei partecipanti, desiderosi di raggiungere il loro obiettivo perché consapevoli dei vantaggi che

comporta, si affianca quella dei formatori, da Antonio Armeni ai pensionati FFS, agli insegnanti dei corsi di movimento e di lingue L’incontro intergenerazionale è arricchente per entrambe le parti, poiché da un lato vi sono le conoscenze professionali e dall’altro l’esperienza di vita che in particolare nei corsi di lingue permette di modulare la lezione intrec-

ciando i due aspetti Non va infine dimenticata la preparazione dei monitori e delle monitrici formati nello sport degli adulti che assicura l’offerta dei corsi in palestra in modo capillare sul territorio La varietà delle proposte contenute nel Programma corsi di Pro Senectute Ticino e Moesano è ampia e copre appunto tutto il territorio della Svizzera italiana Online (sul sito di Pro Senectute Svizzera, www prosenectute ch), oltre al Programma, è possibile effettuare ricerche mirate per tema o per località La società cambia, l’età pure, ma con l’accompagnamento adeguato ogni individuo può continuare a essere partecipe di ciò che accade attorno a lui senza sentirsi inadeguato vuoi perché l’agilità non è più la stessa, vuoi perché l’innovazione tecnologica per alcune generazioni è una vera e propria rivoluzione Pro Senectute offre più livelli di partecipazione e formazione in modo da assecondare le diverse necessità personali, con il fine ultimo di fungere da stimolo per le capacità fisiche, cognitive e sociali

Informazioni

www prosenectute org mail: creativ center@prosenectute org; tel 091 912 17 17 (da lunedì a venerdì 8 00-12 00/13 00-17 00)

Corso di FitGym organizzato da Pro Senectute (Keystone/Gaetan Bally)
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La grande battaglia del Delta del Nilo

Aumento delle temperature e innalzamento del livello del mare sono sintomi di una crisi climatica sempre più evidente

Pagine 14-15

Crea con noi

Per chi ama dare nuova vita agli oggetti: ecco come realizzare delle zucche di carta utilizzando le pagine di vecchi fumetti

Pagina 17

Laddove il turismo incontra il benessere Non si viaggia più solo per cambiare orizzonte, sempre più spesso si parte per cure mediche o trattamenti di benessere: questione di costi

Pagina 19

La Londra dei dottorandi a passo di jogging

Tra il ludico e il dilettevole ◆ Sullo sfondo londinese, una riflessione su come studio e svago si alternino e si completino

Lo scrittore David Lodge, che per molto tempo ha insegnato letteratura inglese all’Università di Birmingham, nei suoi libri non manca mai di restituire un’immagine ironica che, a tratti, sconfina nel grottesco, del variegato mondo accademico Nelle pagine del suo romanzo Scambi (Bompiani, 1988), per esempio, descrive così uno dei tipici dottorandi che si possono incontrare nelle università britanniche: «Un’anima persa, un essere solitario privo di certezze su quel che sta facendo e su chi desidera compiacere», che si aggira per la British Library con «l’occhio vacuo del veterano con shock da bombardamento»

Quando lessi per la prima volta questa descrizione stavo svolgendo il mio dottorato presso la University College London (UCL) e, pur riconoscendo una certa esagerazione in quel ritratto stilizzato, provai conforto nel pensare che in quelle parole c ’ era qualcosa di profondamente vero Del resto, è facile che uno studente dottorando venga percepito, dall’esterno, come un essere solitario abituato all’anonimato e agli scaffali polverosi delle biblioteche, che passa le sue giornate con la testa china su delle pubblicazioni il cui contenuto è ermetico ai più Chi ha vissuto l’esperienza del dottorato, sa che effettivamente tale scelta di vita prevede periodi di let-

tura intensiva che si alternano a lassi di tempo in cui, più o meno faticosamente, ci si accinge a scrivere i capitoli che poi vengono sottoposti al proprio direttore di tesi Dopo alcuni anni, se tutto va bene, si consegna il proprio lavoro e, alla data convenuta, ci si presenta per difenderla davanti al direttore e agli esaminatori esterni

La difesa consiste in una discussione al termine della quale, generalmente, il lavoro viene accettato senza riserve o, più spesso, con la richiesta di apportare delle revisioni minori

Studiare è più o meno come mangiare la stessa cosa ogni giorno, e in più devi cucinartela da solo: ogni tanto serve staccare

Prima di presentare la tesi però, ricordiamocelo, passano alcuni anni, che tendono a essere di più se lo studente ha a che fare con una materia letteraria o, in generale, umanistica È risaputo che per portare a termine la scrittura di una tesi sia necessaria, oltre che un ’autentica passione per la ricerca, per la lettura e per la scrittura, anche una buona dose di pazienza e autonomia L’alternanza della lettura e della scrittura tende infatti a rendere le giornate piuttosto ripetitive, e può capitare che, all’infuori di queste

due attività, non succeda molto altro Un altro aspetto centrale è la scelta del tema che si decide di sviluppare, e che ci accompagna per il lungo periodo durante in quale la tesi prende progressivamente una forma compiuta Non è come quando, per dire, uno lavora come giornalista, e ogni giorno è alle prese con un nuovo fatto di cronaca Un dottorando lavora sempre sullo stesso tema attorno al quale, pazientemente, giorno dopo giorno, elabora le proprie riflessioni Una volta per spiegare in cosa consiste l’esperienza di un dottorando affermai che è più o meno come mangiare la stessa cosa ogni giorno, e in più devi cucinartela da solo

Questa ripetitività finisce per diventare, a seconda dei momenti, amata o odiata, ricercata o evitata, ma in ogni caso richiede una particolare disciplina, molto impegno, e applicazione Inoltre, a causa di questo carico mentale, solitamente non si riesce a lavorare più di un certo numero di ore al giorno, e ogni tanto ci si concede qualche giornata di pausa: per cui bisogna trovarsi, com’è giusto che sia, dei momenti di svago e degli intermezzi che permettano, come si suol dire, di staccare un po ’

Svolgendo il mio dottorato a Londra, mi muovevo liberamente per la città, preferibilmente a piedi, e questo mi permetteva di conoscerne strade

e quartieri Avevo fatto la tessera di membro della Tate Modern in modo da non perdermi le prestigiose esposizioni d’arte che il museo ospita con regolarità Scoprii, mentre ero a Londra, l’esistenza del British Film Institute (la cineteca di Londra) e dell’Institute of Contemporary Art, dove una sera assistetti a un incontro pubblico con l’artista Tracey Emin Non disdegnavo neppure, di tanto in tanto, le zone più turistiche, come Leicester Square, Oxford Street e Covent Garden Avendo piena autonomia sull’organizzazione delle mie giornate, ben presto presi l’abitudine – che conservo tuttora – di praticare sport quasi tutti i giorni, alternando nuoto e corsa Cambiai casa due volte, e se mantenni una certa assiduità nella pratica del jogging, lo devo al fatto che ho abitato nelle vicinanze di ben due parchi storici Hampstead Heath, che raggiungevo facilmente dalla mia residenza studentesca situata a Kentish Town, e in seguito Regent’s Park, che si trovava non lontano dall’appartamento che ho condiviso nella zona della stazione ferroviaria di Euston, a due passi dal mio campus universitario Hampstead Heath e Regent’s Park sono piuttosto diversi Il primo è un vasto terreno leggermente collinoso nella zona nord di Londra, che comprende zone erbose e boschive, vasti

prati ideali per i picnic e alcuni stagni dove d’estate si può anche fare il bagno Ilsecondo,situatonellapartesettentrionale del centro cittadino, è uno dei Parchi Reali di Londra ed è decisamente più pianeggiante e, con i suoi vialetti concentrici e alberati, si avvicina di più all’idea che ci facciamo del parco addomesticato Entrambi sono abbastanza grandi da offrire a chi vuole farsi una corsetta un percorso di alcuni chilometri: a fronte delle geometrie più precise di Regent’s Park, Hampstead Heath potrebbe risultare più tortuoso al passo, e dare più filo da torcere a chi vi si inoltra per la prima volta senza conoscerne i confini Quantoalnuoto,invece,ilpuntodi riferimento era la piscina dell’Università, una vasca di 33 metri situata nella zonadelcampusuniversitario,nelsottosuolo dello stabile dell’associazione studentesca A due passi da lì, oltre al British Museum, c’è una libreria Waterstones di cinque piani specializzata in libri accademici, a quanto pare una delle più grandi librerie accademiche al mondo L’ultima volta che sono stato a Londra, però, ho scoperto che la piscina è stata chiusa Peccato, una vasca di quelle dimensioni al centro di Londra era un vero lusso E per me era un modo per passare la giornata al campus, unendo l’utile della biblioteca al dilettevole della piscina e della caffetteria

La vista dalla cima di Primrose Hill verso il centro di Londra (Diliff)
Sebastiano

Il canto delle ultime sirene nel legg

Le sirene del Delta Le ho sentite per giorni, ma non erano avvenenti creature nascoste tra gli ormai quasi inesistenti papiri, bensì auto della polizia che mi scortavano spingendo quasi fuori dalla carreggiata furgoncini e auto in un rosario di colorite maledizioni D’altronde, da sempre, il Delta del Nilo è una delle aree più strategiche dell’Egitto Per capirlo basta guardare un’immagine della Valle del Nilo dal satellite, un oceano di sabbia tagliato dalla striscia verde del fiume che serpeggia faticosamente verso il grande triangolo del Delta da oltre cinque milioni di anni; da quando il Nilo si scavò un letto fino al Mediterraneo portando la vita Ecco perché, forse, non è un caso che l’Ankh, antico Simbolo della Vita, ricordi una mappa dell’Egitto in cui la parte circolare rappresenta il Delta

Chi controllava il Delta, controllava l’Egitto da questo triangolo impastato d’acqua tra Africa e Asia

Lungo il Nilo, in tempo di pace, passavano ferro, spezie, rame, mentre sempre da qui, ma in tempi di guerra, si difendeva l’Egitto da qualsiasi invasore (nubiani, libici, persiani, macedoni, arabi, turchi francesi e inglesi) a partire dagli Hyksos, i misteriosi conquistatori semiti che introdussero nel Paese i carri da guerra e il cavallo Chi controllava il Delta, controllava l’Egitto da questo triangolo impastato d’acqua tra Africa e Asia dove Kemet – che si traduce in «Terra Nera» a indicare quella del greto del Delta (antitesi di Deshret la «Terra Rossa» del

deserto) – sarebbe diventata la protagonista indiscussa di oltre settemila anni di storia, e soprattutto il motore di uno sviluppo agricolo che avrebbe favorito la nascita del primo Stato del Mondo Antico

Tani e Ipredatori dell’ArcaPerduta

«Qui c ’ erano più obelischi che in tutto il resto dell’Egitto, che poi sono finiti ovunque, da Roma a Port Said Solo la gente dei villaggi viene ancora ogni tanto a Tani per risolvere i suoi problemi Soprattutto le donne che vogliono avere figli Sono convinte che lui porti loro fortuna» sospira un solitario custode indicando una statua spezzata di Ramses II, la parte inferiore che si alza verso il cielo, la parte superiore distesa in un gigantesco cataclisma di pietre sparse in una pianura arsa dal sole, avvolta da un silenzio rotto solo dal rauco richiamo di un muezzin tra le case polverose del villaggio oltre il cimitero

Oggi quasi nessuno sa nemmeno dove si trovi Tani, che nell’undicesimo secolo avanti Cristo controllava il Delta e il suo ultimo, labile sprazzo di gloria è legato a un film che ha creato l’icona cult di un esperto di archeologia, I predatori dell’Arca Perduta dove Indiana Jones gigioneggiava per salvare l’Arca da un archeologo francese in combutta con i nazisti

Proprio a Tani, secondo alcuni studiosi, sarebbero nascoste le tracce di una presenza ebraica ai tempi della

nascita di Mosè Un enigma mai svelato, l’unica certezza è che qui negli

anni Trenta del secolo scorso gli archeologi francesi scoprirono gli splendidi corredi funerari di alcune tombe reali oggi conservati al Museo del Cairo, uno scoop archeologico da prima pagina, ma purtroppo per loro in quegli anni il mondo era troppo occupato dall’arrivo della Seconda guerra mondiale

Tani è un’immagine svanita per sempre, una sfida per l’immaginazione perché il terreno impregnato d’acqua ha cambiato la geografia del sito, non un solo tempio è rimasto in piedi e gli eserciti sono stati sostitui-

ti da uno spericolato fiume di camion

sull’autostrada che collega direttamente il Cairo ad Alessandria, attraversando una regione certamente meno spettacolare della Valle del Nilo, ma indispensabile per capire l’Egitto

Contadini e coltivazioni

La maggior parte delle terre coltivabili del Paese, un misero tre per cento, è infatti nel Delta e persino Napoleone aveva sentenziato in una delle sue fatidiche previsioni, stavolta azzeccata: «Con una buona amministrazione il Nilo vince il deserto, con una cattiva il deserto vince il Nilo» Alla metà del secolo scorso, nel Delta, 5 milioni di egiziani avevano a disposizione oltre 12 milioni di metri quadrati di terra coltivabile Oggi poco più di 17 milioni di

Enrico Martino testo e foto
Alessandria, costa sullo sfondo la moschea Ibrahim alShurbaji (1757
sotto:
barche
Qanater, dove inizia

gendario Delta del Nilo

acqua e la terra indispensabili alla sopravvivenza di oltre cento milioni di egiziani

tivate del mondo sta provocando altissimi livelli di salinità I prodotti chimici minacciano anche la sopravvivenza della pesca e se l’Egitto aveva il 25% delle terre umide del Mediterraneo fino agli anni Ottanta, oggi la costa arriva ad abbassarsi di tre centimetri l’anno Sfide epocali, a cui gli scienziati egiziani tentano di rispondere lavorando per creare piselli, patate e meloni più resistenti a virus, insetti e stress ambientali

Oggi la fertile terra del Delta è un campo di battaglia per salvare l’acqua e la terra indispensabili alla sopravvivenza di oltre cento milioni di egiziani, messa a rischio da una crisi climatica sempre più evidente, dall’aumento delle temperature e dall’innalzamento del livello del mare Lungo i canali, però, tra innumerevoli ritratti del presidente Abdel Fattah al-Sisi che sorride davanti alla Sfinge o guarda crescere le messi in blazer blu, i contadini continuano la vita di sempre, la stessa descritta nel Diario di un procuratore di campagna di Tawfiq al-Hakim, un amaro ritratto scritto nel 1937 ma sorprendentemente attuale di un Egitto profondo in cui uno Stato lontano e assente governa le vite di tutti

L’acqua potabile ha raggiunto i villaggi ma molti contadini usano ancora quella dei canali inquinata da parassiti, pesticidi e fertilizzanti che provocano molte malattie

«I profumi dell’infanzia? Ci sono solo quelli al villaggio, però io ne ho avuto abbastanza» sospira Mahmoud, un laureato in storia e archeologia che lavora al Cairo ma è nato vicino a El Mansoura «Mio nonno ha costruito la moschea del villaggio ma ormai sono posti per vecchi, non ci sono neanche internet e McDonald Magari quando andrò in pensione mi ritirerò a fare il contadino, ma lì se sei malato non c’è l’ospedale, non ci sono scuole per i bambini e i contadini ancora oggi lavorano dall’alba a notte fonda»

L’acqua potabile ha raggiunto i villaggimamolticontadiniusanoancora quella dei canali inquinata da parassiti, pesticidi e fertilizzanti che contribuiscono a malattie come la bilharziosi L’urbanizzazione si è mangiata molte terre coltivabili, facendone salire il prezzo a livelli tali da costringere molti fellah (contadini) all’emigrazione verso la capitale e c’è stato persino un preoccupante aumento di casi di suicidio tra gli stessi Chi rimane si aggrappa alla fede per il suo Dio partecipando a qualche mawlid, pellegrinaggi che sono essenzialmente occasioni di incontro, prove di convivenza di una terra in cui si vive insieme da sempre nonostante fanatismi e integralismi

Tanta, capoluogo di Gharbiya

I musulmani si recano a Tanta, famosa per i suoi dolci e per una moschea che durante il mawlid in onore di Syed Ahmad al-Badawi attira anche molti cristiani «Era un venerato sufi nato in Marocco e apparteneva alla famiglia di Maometto ma era anche un grande studioso» spiega infervorato il decano della moschea tra

una chiamata e l’altra di un cellulare, dotato di un’imperdibile suoneria che recita versetti del Corano «Anche qui, sono arrivati smartphone e computer, ma la vita è vita e le famiglie continuano a essere le famiglie» sorride sornione La pensa nello stesso modo anche padre Botros durante il mawlid di Santa Damiana, guardando vecchi bus che sembrano liquefarsi nel calore della pianura del Delta da cui scendono folle di pellegrini, giovani e vecchi tutti insieme tra cui molti musulmani, disposti a convivere per giorni in giacigli accatastati persino dentro la chiesa «Le nuove generazioni devono mantenere le tradizioni, non è come in Europa o negli Stati Uniti, fare il monaco è l’ideale di ogni fedele»

In fuga dalla megalopoli

Qualche decina di chilometri a nord del Cairo un pellegrinaggio molto diverso va in scena a bordo dell’Horus, un battello che al posto di devoti fedeli ha imbarcato famiglie in fuga per

un giorno dal sovraffollamento della megalopoli e torme di scatenati teenager, rigorosamente maschi, che improvvisano balli indiavolati al ritmo di giganteschi altoparlanti che fanno vibrare persino l’aria stagnante del Nilo Nel frattempo, a bordo, l’attrazione sono io perché nel Delta la presenza di stranieri è a dir poco scoraggiata senza autorizzazione e una scorta ufficiale, ma nessuno controlla questi battelli e così mi sono imbarcato per raggiungere le dighe di Qanater, dove tutti si precipitano a terra per un picnic all’ombra degli alberi o sotto festoni di lampadine che addobbano grandi tendoni

Qui il Nilo si divide in due bracci che si allargano marcando languidamente i confini del grande triangolo del Delta da cui rimane fuori per pochi chilometri la leggendaria Alessandria d’Egitto, la città più importante del mondo ellenistico fondata nel 331 avanti Cristo da Alessandro Magno Il suo imponente faro di Pharos era una delle sette meraviglie del mondo antico e la sua Grande Biblioteca era considerata l’archivio del

sapere antico Poi il faro crollò, la Biblioteca fu incendiata, l’antica Alessandria scomparve sotto il mare coi suoi edifici, compreso il leggendario palazzo di Cleopatra, oggetto proibito del desiderio per generazioni di archeologi

Un passato glorioso quasi svanito nel nulla, all’altezza dello spericolato destino di una città capace di riemergere come un’Araba Fenice nel XIX secolo grazie a una strategica posizione commerciale tra Mediterraneo e Mar Rosso che attirò una brillante e spregiudicata società cosmopolita Altro colpo di spugna dopo la crisi di Suez del 1956, quando tutti capirono che i bei tempi erano finiti e si dispersero per il mondo lasciando caffè spesso fatiscenti lungo quella che un tempo era l’orgogliosa Corniche sul lungomare, dove la nuova imponente Biblioteca di Alessandria è l’unico simbolo sopravvissuto del suo antico ruolo di capitale culturale Nel frattempo, dopo la conquista ottomana del 1517, il porto più importante dell’Egitto era diventato Rashid, più conosciuta come Roset-

ta e famosa soprattutto per una scoperta che cambiò la storia dell’archeologia, la celeberrima Stele con un testo inciso in tre lingue, geroglifici egiziani, greco e demotico, un antico egizio usato proprio nel Delta che ha permesso all’egittologo francese Jean-François Champollion di decifrare i geroglifici egiziani Poi Alessandria si riprese il posto che le spettava e Rashid ripiombò nel suo secolare torpore da sonnolenta provincia egiziana, con i suoi vicoli polverosi dove oggi solo pochi palazzi di mercanti mangiati dal tempo ricordano i tempi d’oro

Sbucano quasi tutti sulla luce accecante del lungofiume dove ormai attraccano solo rari pescherecci e piccoli traghetti che attraversano il Nilo prima che si perda nel Mediterraneo Dopo un viaggio di oltre 6680 chilometri iniziato sugli altipiani africani e finito in questo mondo di terra e acqua

Informazioni Su www azione ch si trova una più ampia galleria fotografica

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*Basato su uno studio di consumo sensoriale con 165 partecipanti, Germania, Settembre 2023.

Vecchi fumetti diventano zucche

Crea con noi ◆ Per chi ama dare nuova vita agli oggetti ecco come realizzare delle zucche di carta molto decorative

Un tutorial che unisce creatività e sostenibilità per realizzare splendide zucche decorative utilizzando vecchi fumetti Un progetto pensato per chi ama riciclare e dare nuova vita a oggetti che altrimenti verrebbero dimenticati o gettati Le zucche di carta fatte a mano diventano una decorazione autunnale originale e unica Seguendo pochi e semplici passaggi, creerete zucche che, abbinate a qualche elemento naturale caldo, si prestano perfettamente per decorare un angolo della casa per l’autunno

Procedimento

Stampate il cartamodello (lo trovate su wwwazione ch), ritagliate la forma e riportatela su un cartoncino Utiliz-

zate questo modello per ritagliare dal fumetto gli spicchi necessari Calcolate almeno 100 spicchi per ogni zucca che desiderate creare Potete velocizzare il processo tagliando più pagine alla volta

Prendete una striscia di carta da pacco alta 12 cm e arrotolatela strettamente Fissatela con la colla a caldo e accartocciate la parte superiore per formare il picciolo

Sempre con la colla a caldo, attaccate piccoli mazzetti di 6-8 spicchi, applicando la colla sul lato dritto Continuate ad aggiungere gli spicchi attorno al gambo, distribuendoli in modo regolare a raggiera per riempire tutta la circonferenza Eseguite questo passaggio mantenendo il progetto sul

Giochi e passatempi

piano di lavoro, così da posizionare tutti gli spicchi alla stessa altezza e ottenere una zucca che si appoggerà perfettamente, garantendo stabilità e un aspetto armonioso

Quando la zucca sarà abbastanza piena, potete piegare leggermente la base degli spicchi per far sì che le pagine rimangano separate tra loro, conferendo più volume alla decorazione Avvolgete un filato attorno a uno stecchino di legno e cospargetelo di colla vinilica bianca Lasciate asciugare, quindi sfilate i riccioli che si saranno formati Incollate questi riccioli e un po ’ di filato al picciolo per simulare le foglie

Per completare la presentazione, potete disporre le zucche sopra scatole craft o vasi in vetro riempiti con materiali naturali, aggiungendo calore alla composizione Per un tocco finale, inserite una piccola ghirlanda luminosa a batteria e otterrete una de-

Materiale

• Vecchi fumetti

• Corda in iuta da giardinaggio

• Filato in lana bianco «wash+filtz-it»

• Resto di carta da pacco

• Vaso in vetro di riciclo

• Ghirlanda luminosa a batteria

• Materiali naturali (ghiande pigne )

• Forbici, matita, stecchino in legno

• Colla a caldo e colla vinilica bianca

• Stampante per cartamodello

(I materiali li potete trovare presso la vostra filiale Migros con reparto Bricolage o Migros do-it)

corazione autunnale davvero originale Buon divertimento!

Tutorial completo azione ch/tempo-libero/passatempi

Soluzione della settimana precedente

Vinci una delle 2 carte regalo da 50 franchi con il cruciverba e una carta regalo da 50 franchi con il sudoku

d’Occidente

Turismo medico, la nuova frontiera delle vacanze

Certo spiagge, montagne o città d’arte vengono in mente per prime In realtà però molte delle novità più interessanti nel campo del turismo crescono nell’ombra, incrociandosi con altri settori all’apparenza molto diversi e distanti Il turismo medico è un buon esempio Sempre più persone si recano all’estero per cure mediche, anche solo per evitare lunghe liste d’attesa Nella maggior parte dei casi tuttavia la motivazione principale è il costo ridotto delle cure, a fronte spesso di una buona qualità (o comunque accettabile) Ecco perché, per esempio, i Paesi balcanici, in particolare l’Ungheria, offrono cure dentistiche a migliaia di pazienti provenienti dall’Europa occidentale La Turchia invece è specializzata in trapianti di capelli e chirurgia plastica La Thailandia infine è la meta perfetta per un check-up annuale, anche grazie alla leggenda-

ria gentilezza del personale E dopo una settimana di esami in un ospedale più simile a un albergo, restano comunque abbastanza risorse per un ’altra settimana di vacanza in un albergo vero

All’altro estremo della scala sociale, i ricchiovviamentesiconcedonolecure migliori senza badare al costo e viaggiano all’estero per farsi visitare dai medici più famosi in strutture all’avanguardia Maaltrettantoimportante è la medicina preventiva Si parte da un radicale ripensamento del tradizionale modello di vacanza all’insegna dell’eccesso, con troppo cibo poco sano, troppo alcool e poco sonno, tanto che al ritorno ci si sente spesso più stanchi e appesantiti In questa nuova prospettiva la vacanza diventa invece un tempo nuovo, dove sperimentare comportamenti virtuosi

Per esempio, la compagnia Storylines pensa a residenze permanenti a bordo

Cammino per Milano

di una nave da crociera, senza viaggio di ritorno per così dire La routine quotidiana comincia da pasti coltivati nella fattoria biologica alimentata a energia solare della nave, ma si va molto oltre E così durante una crociera nel Mediterraneo i passeggeri potrebbero assumere vitamine e ormoni, utilizzare camere iperbariche (un trattamento medico in cui i pazienti respirano ossigeno puro in un ambiente a pressione atmosferica superiore rispetto a quella normale), sottoporsi a una terapia endovenosa per un trattamento con cellule staminali

A bordo ci sarà anche una grande palestra, nonché spazi per lezioni di yoga, sessioni di meditazione e allenamenti con il personal trainer Al bar solo frullati, naturalmente (scordatevi i cocktail)

Quello di Storylines è un progetto ambizioso, forse troppo (non a caso il varo della nave dedicata, MV Narra-

La fuga prospettica di Aldo Rossi

«Volete anche vedere com’è fatto il mio cesso?» chiese uno un po ’ sbiellato un pomeriggio di agosto cinque anni fa mentre vagavo con il mio amico Davide lungo un corridoio del Gallaratese Nella parte più teatrale, progettata da Carlo Aymonino (1926-2010) – «architetto e comunista» come ha voluto scolpito sulla sua lapide – che propose ad Aldo Rossi (1931-1997) – architetto e designer milanese noto per il cimitero capolavoro di Modena, due caffettiere, L’architettura della città (1966) eccetera – di collaborare con un ’unità di abitazione al suo più vasto complesso residenziale battezzato, all’epoca, Monte Amiata Così si chiamava la società mineraria mercurifera livornese che l’ha commissionato in località Trenno, zona San Leonardo: un ex lotto di terreno agricolo diventato insediamento abitativo meglio noto oggi come il Gallaratese Prenden-

do il nome dal quartiere, Gallaratese 2, sorto alla periferia nord-ovest di Milano E meta, come testimonia l’abitante sbiellato – già preso a calci dal destino e magari pure ai domiciliari – di forse troppe passeggiate architettoniche-ficcanaso

Dalla fermata del metrò San Leonardo, linea rossa, a piedi è un attimo scorgere, al cinquantatré di via Enrico Falck, l’edificio di Aldo Rossi a cui limiterò stamattina il mio sguardo Mica per demerito di Aymonino, il cui luogo vale eccome la pena e vive in simbiosi con la parte di Aldo Rossi nata nel 1969-70, ma per sentimento e ragione: mi è rimasta negli occhi la fuga prospettica del portico lamellare al pianterreno che vorrei studiare meglio L’idea di base della lunga coda bianca del dinosauro rosso, utilizzando le parole, ricomposte, di Aldo Rossi, per le due unità abitative, è il ballatoio: cuore,

Sport in Azione

oltre la corte, delle case lombarde di un tempo A colombario, le aperture quadrate del ballatoio al secondo e terzo piano Rettangolari e più alte al primo, mostrando meglio il ballatoio e continuando lo stesso tragitto verticale diventando le pareti-pilastro del piano terra porticato Sono queste lamelle in cemento alte non so quanti metri, adesso color beige una volta pare avorio, e le loro ombre soprattutto, uno dei motivi del grande fascino di questi spazi ariosi che corrono sotto l’edificio per centottantadue metri

Due donne delle pulizie, lente e silenziose più di due suore nel chiostro di un convento, punteggiano la fuga prospettica del porticato questa tarda mattina di fine settembre dal tempo incerto Cinguettii provengono dal giardino a destra dove si potrebbe deviare; a sinistra entrano frammenti del dinosauro di Aymoni-

E se tornassimo ai fasti di un tempo?

Dopo la rinascita dalle sue stesse ceneri, il Football Club Lugano è tornato a essere parte stabile dell’élite nazionale Negli ultimi anni si è persino ritagliato uno scampolo di paradiso, con tre finali di Coppa Svizzera (una vinta) e una serie di ottimi piazzamenti in campionato, che gli hanno consentito di flirtare con l’Europa Dal canto suo, l’Associazione Calcio Bellinzona, in questa ristretta élite, ci vorrebbe tornare Nella capitale non si scherza I Granata, con un mercato ancora aperto, con l’ingaggio di capitan Sabbatini, una delle icone dell’ultimo Lugano, e con il successo sul campo del Thun, uno dei candidati alla promozione in Super League, mirano a un posto nella massima serie Senza l’inghippo «tecnico-amministrativo» costato la sconfitta a tavolino contro il Wil, il club presieduto dall’ex sindaco Brenno Martignoni Polti sarebbe ancora più in

tive, è slittato al 2025) ma altre iniziative simili e su scala minore stanno entrando nella fase operativa: hotel, ristoranti, spa, centri di longevità eccetera Non ospedali, ma luoghi dove imparare stili di vita diversi al fine di vivere più sani e più a lungo

In questo modo due dei settori economici più importanti dell’economia mondiale, turismo e benessere, si stanno collegando in forme nuove; e all’interno di questi immensi mercati la nicchia della longevità è in rapida espansione Le risorse non mancano Numerosi potenziali clienti sono anziani agiati disposti a spendere anche migliaia di franchi al giorno senza fare una piega per un soggiorno confortevole, unito a trattamenti e insegnamenti per prevenire l’invecchiamento Per 70mila dollari l’imprenditore Peter Diamandis offre loro un «viaggio di cinque giorni a cinque stelle nella longevità», lavorando su

qualità del sonno, alimentazione ed esercizio fisico Inutile sottolineare come la Svizzera in generale, e il nostro cantone in particolare, avrebbero molte potenzialità in questo campo Se invece tutto questo un po ’ vi spaventa, o comunque non vi attrae, potete sempre consolarvi con diversi studi («Journal of Travel Research») che mostrano come qualunque viaggio abbia effetti positivi sulla salute fisica e mentale, riducendo stress, ansia e depressione, grazie a sempre nuovi orizzonti, incontri, esperienze Ovviamente viaggiare con amici, familiari o partner rafforza i legami sociali e migliora la felicità (Cornell University) Funziona anche per la longevità: secondo l’APA (American Psychological Association) viaggiare contribuisce a mantenere il cervello attivo, riducendo il rischio del declino cognitivo Senza cellule staminali, endovene e camere iperbariche

no Tra memoria e destino, sprofondo in un pianosequenza ambulatorio, perdendo un po ’ di vista l’architettura per essere del tutto in questo spazio umbratile e assoluto con sprazzi perfetti di tristezza sironiana Caccio le ombre, la luce, il taglio obliquo tra le due, per cui vado matto, sulle lamelle-pilastri, catturandone così la linea che per Kandinsky «può indicare ascesa e caduta, tensione e dinamismo» Nel punto di fuga appaiono delle scale, colonne gigantesche poco prima, cambio drastico di altezza delle lamelle, maggior luce che entra dai lati «Il portico lamellare subisce un improvviso scarto altimetrico, laddove l’ordine gigante è maliziosamente evocato dai quattro imponenti cilindri, associabili a un astratto ordine tuscanico» osserva Claudia Conforti: Il Gallaratese di Aymonino e Rossi (1981) Le quattro colonne cilindriche esa-

gerate, del diametro di un metro e ottanta, sono splendide nella loro semplicità e al contempo sono colpo di scena Tra il terzo e quarto gradino, avviene la spaccatura tra i due corpi, una fessurazione luminosa di massima tensione È il giunto di dilatazione: coincide con il taglio corrispondente alle colonne Sulle scale mi volto e qui è il momento estremo di ombre e luci, sbalzi di volume Dopo i ventitré gradini si può uscire di lato, in una delle piazze pensate da Aymonino e lassù, nel suo ballatoio dalle tinte rosso mattone (gli interni-choc sono rosso vulcano e giallo segnaletico), avvisto un gruppo di giapponesi che fotografa in questa direzione Scappo sotto il porticato percorribile tutto, a passo distratto ma non troppo, in tre minuti Mi rifugio a cercare ancora le ombre che con le occhiate di sole, si proiettano più lunghe e decise

alto Tutto a gonfie vele, quindi? Qualche perplessità sorge a proposito della presenza di due club ticinesi nella prima fascia del calcio nazionale È vero che in passato ne abbiamo avute anche quattro, con Chiasso e Locarno a fare la spola tra A e B È altrettanto vero che, ciclicamente, ci si è avviati verso un ’unica squadra ticinese d’élite, attraverso una sorta di processo di selezione naturale Era capitato una ventina di anni fa con il Lugano del presidente Helios Jermini, che veleggiava come se fosse Alinghi, in un contesto in cui le altre tre società, per ragioni diverse, erano vicine al naufragio Poi ci fu il fallimento del Lugano, con il povero Jermini finito nelle acque del Ceresio, zavorrato da debiti pesantissimi Ci fu un azzeramento

I quattro club si presentarono di nuovo ai cancelli di partenza alla ricerca dell’Eldorado A imporsi, ancora una

volta, sono stati i bianconeri, complici i fallimenti delle tre rivali Il Ticino è però un caso speciale Lo spirito di campanile è una delle nostre principali peculiarità, non meno del boccalino di Merlot o della polenta e brasato Non siamo mica il Vallese, che si accontenta di un «ballon de Fendant avec râclette», e punta tutto sul Sion! Da noi, nessuno vuole cedere il passo Chiasso e Locarno hanno ancora del cammino da percorrere per poter respirare il grande calcio Il Bellinzona, invece, si ricandida Calcisticamente ci potrebbe stare In Super League regge il Winterthur, stretto nella morsa Zurigo-Grasshoppers E pure l’Yverdon, anche se offuscato da Losanna, Servette e Sion Quindi, perché non anche il Bellinzona? Se da svariati decenni riusciamo ad avere due squadre nel massimo campionato di hockey su ghiaccio, perché non provarci an-

che nel calcio? Qui sta l’inghippo Nell’hockey, la rivalità tra Lugano e Ambrì-Piotta è una sorta di autoalimentatore in grado di convogliare sui due schieramenti entusiasmo e risorse finanziarie. Nel calcio, questo non accade A Lugano ci si basa su una struttura societaria solida e professionale, eredità potenziata di quella lasciata dall’ex presidente Angelo Renzetti Una struttura che può contare sul denaro dell’imprenditore miliardario italoamericano Joe Mansueto, e anche sul carisma di un allenatore nostrano come Mattia Croci-Torti Tuttavia, e soprattutto nonostante gli ottimi risultati e l’eccellente qualità di gioco, l’entusiasmo popolare stenta a decollare Una media di 11mila bianconeri hanno affrontato la trasferta a Berna in occasione delle tre finali di Coppa Svizzera Ma a Cornaredo, si fa fatica staccarsi dalle 3mila presenze

Bellinzona è stata tradizionalmente una piazza calda Un tempo, il Comunale stracolmo era la regola Oggi, i granata fanno fatica a rilanciare l’affetto e la passione dei fans La squadra vola sul campo Ma la società, nelle redini della famiglia Bentancur, non fa l’unanimità Con i tifosi granata divisi e non più motivati come un tempo a prendere la via dello stadio, le premesse non sono delle migliori Tuttavia, si sa, nel calcio, un ruolo fondamentale lo giocano le emozioni

Se Manuel Benavente e Mario Rosas Montero riusciranno a mantenere la squadra ai vertici, il dio del calcio potrebbe completare il miracolo e riunire di nuovo tutti attorno ad un colore Per un club dal passato glorioso come quello granata, l’essenziale sarà compiere il passo secondo la gamba, onde evitare il ripetersi di spiacevoli scivoloni

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ATTUALITÀ

Brasile e i social

Alla fine,sommessamente,Elon Musk per non perdere un immenso mercato ha ceduto alle richieste dei giudici

Pagina 23

Destini incrociati

Lontani migliaia di chilometri l’uno dall’altro il presidente americano e il premier giapponese hanno diverse cose in comune

Pagina 25

Londra, Harrods e l’ombra di al Fayed Brutta storia quella del miliardario Mohamed al Fayed che ha abusato di almeno 150 donne: ma non per lui che è morto senza subire processi

Pagina 27

Le lezioni incomplete di un anno di guerra

Medio Oriente ◆ Dodici mesi dopo l’inizio delle ostilità a Gaza è ancora presto per i bilanci definitivi, ma una chiave di lettura può venire da una analisi del conflitto dello Yom Kippur nel 1973

Federico Rampini

Nel terribile anniversario del 7 ottobre, proprio oggi, è inevitabile tracciare dei bilanci Sul piano umanitario non possono esserci dubbi, è una tragedia immane, tale da superare per il numero di vittime molte altre guerre che insanguinarono il Medio Oriente In quanto ai bilanci militari, e politici, questi invece cambiano continuamente Siamo in una fase di rilancio delle fortune di Benjamin Netanyahu Che ci piaccia o no, gli ultimi successi spettacolari dell’intelligence e dell’esercito israeliano lo stanno rafforzando Di sicuro, in patria All’estero: si vedrà

I bilanci sono soggetti a revisione continua, e lo saranno anche molti anni dopo la fine del conflitto, qualsiasi forma prenda questa fine Proclamare vincitori e vinti quando un conflitto è in corso è presuntuoso e soprattutto imprudente La storia si prende beffe di noi, nel lungo periodo può ribaltare ciò che oggi ci sembra una certezza

Perciò è utile riflettere su un precedente-chiave, l’ultima guerra che ebbe inizio con un attacco arabo contro Israele, e lo colse gravemente impreparato: quella dello Yom Kippur del 1973 È una guerra carica di simbolismo in Medio Oriente Non a caso Hamas decise di lanciare la sua carneficina l’anno scorso quasi esattamente nel cinquantesimo anniversario della guerra dello Yom Kippur Ma proprio il bilancio finale di quel conflitto fu soggetto a profonde revisioni e correzioni radicali col passare degli anni

L’errore di Israele

Il conflitto arabo-israeliano combattuto dal 6 al 25 ottobre del 1973 prese il nome dalla festività ebraica durante la quale ebbe inizio Gli eserciti della coalizione araba guidata da Egitto e Siria (cui parteciparono contingenti da Arabia, Algeria, Marocco, Tunisia, Libia, Giordania, Iraq, Sudan, e perfino da Cuba) inizialmente ebbero la meglio anche grazie all’effetto-sorpresa legato alla festa religiosa Ma al di là di questo effetto-sorpresa, le cause profonde dell’impreparazione israeliana furono poi attribuite a un eccessivo senso di superiorità, a sua volta un lascito avvelenato della vittoria-lampo di Tel Aviv nella Guerra dei Sei Giorni (1967) Nell’autunno 1973 dopo un panico iniziale le forze israeliane riuscirono a recuperare Sul piano strettamente militare, superata l’iniziale débâcle le forze armate di Israele ebbero la meglio, anche grazie alle forniture di armi americane, e strapparono una vittoria «tecnica»

La percezione iniziale fu molto diversa, però In molte parti del mondo lo Yom Kippur 1973 fu impresso nella memoria collettiva come un episodio di sconfitta e arretramento per Israele e per i suoi alleati in Occidente Visti i successi dell’offensiva iniziale, l’effetto-sorpresa che aveva spiazzato gli israeliani, la guerra fu vissuta come un riscatto da parte della coalizione araba dopo l’umiliazione subita in quella del 1967 Il Medio Oriente si confermò come un epicentro e una posta in gioco della guerra fredda, con la tensione ai massimi fra Stati Uniti e Unione sovietica: Mosca appoggiava la coalizione araba che si sentiva così «dalla parte giusta della storia», in una fase ascendente per l’influenza mondiale del blocco socialista

L’arma economica

Il senso di riscatto e rivincita nel mondo arabo fu rafforzato da un ’altra componente decisiva di quel conflitto: l’uso efficace dell’arma economica da parte dei produttori di petrolio, la novità più dirompente Alcune delle conseguenze più profonde e durature dello Yom Kippur 1973 coinvolsero proprio la sfera energetica ed economica L’Opec (cartello che rappresenta molti Paesi petroliferi) usò con un successo formidabile le sanzioni

economiche razionando il greggio a diverse nazioni occidentali accusate di avere armato Israele Il rincaro dei carburanti creò gravi difficoltà alle economie avanzate (ricordiamo le «domeniche a piedi» e altre misure di austerity in Europa) Fin qui, si spiega perché i bilanci storici sulla guerra del 1973 assegnarono una vittoria geopolitica ed economica al mondo arabo contro Israele e i suoi sostenitori in Occidente Quel verdetto però si rivelò effimero, non resse al logorio dei tempi Perché al Cairo, e anche ad Amman, due vicini arabi di Israele trassero una lezione autocritica Egitto e Giordania si convinsero che non avrebbero mai sconfitto Israele sul piano militare Iniziarono così una dolorosa revisione strategica e diplomatica, che avrebbe portato al loro riconoscimento dello Stato d’Israele Questo era anche il frutto di una presa di distanza nei confronti della leadership palestinese – Yasser Arafat, allora capo dell’Olp –che egiziani e giordani consideravano fallimentare

La pace tra Egitto e Israele viene firmata a Washington il 26 marzo 1979 ed entra in vigore a tutti gli effetti nel gennaio 1980 Quella con la Giordania arriverà anch’essa, nel 1994 Da allora Israele non ha più dovuto temere attacchi militari da questi suoi due vicini Di recente, la Giordania ha perfino contribuito al-

la difesa dello spazio aereo israeliano dai missili iraniani Dal punto di vista israeliano, la lezione finale fu che almeno una parte del mondo arabo aveva seguito la logica dei rapporti di forze Molti decenni dopo un percorso simile a quello egiziano e giordano è stato compiuto dalle potenze sunnite del Golfo e dal Marocco, con gli accordi di Abramo (2020) e con il nuovo corso del principe saudita Mohammed bin Salman

Il problema dell’Iran

E oggi? Oggi il problema è l’Iran

Al dibattito tra i due candidati alla vicepresidenza Usa, J D Vance e Tim Walz, la prima domanda è stata sul Medio Oriente Se Israele lancia un attacco preventivo contro una base iraniana dove si sviluppa l’arma nucleare, l’America deve appoggiare questa operazione oppure no?

Il vice di Kamala Harris non ha risposto Quello di Donald Trump ha detto di sì Nel dibattito Vance-Walz ha fatto capolino l’accordo sul nucleare iraniano che era stato raggiunto dall’Amministrazione Obama, poi cancellato dall’Amministrazione Trump La versione del partito democratico Usa è quella condivisa da molti europei, tanto più che l’accordo con l’Iran sul nucleare coinvolse Germania,

Francia, Regno Unito, e l’Unione europea in quanto tale (più Cina e Russia) Secondo Barack Obama, Hillary Clinton, Joe Biden e Kamala Harris quell’accordo pur senza bloccarlo avrebbe rallentato di un decennio la possibilità di una «atomica islamica» nelle mani del regime di Teheran Questo avrebbe ridotto le tensioni nell’area Inoltre, con la levata di molte sanzioni si poteva avviare un percorso di disgelo, al termine del quale forse l’Iran sarebbe diventato meno aggressivo Strappando quell’accordo, Trump avrebbe contribuito a rendere il Medio Oriente più instabile e pericoloso che mai

La versione repubblicana, al contrario, descrive quell’accordo come un grave cedimento, che dava molto all’Iran e otteneva poco in cambio Alcune di queste critiche erano peraltro condivise non solo da Israele, ma anche da molti alleati arabi dell’America, a cominciare dai sauditi: questi ultimi fra l’altro lamentavano di essere stati tagliati fuori dai negoziati di Obama, come se la minaccia nucleare iraniana non li riguardasse Le accuse principali: quell’accordo non implicava un ridimensionamento del programma iraniano nel settore dei missili balistici (quelli che sono stati scagliati contro Israele); né obbligava l’Iran a ridurre gli attacchi terroristici delle milizie come Hezbollah e Hamas in Medio Oriente

I palestinesi celebrano gli attacchi missilistici iraniani contro Israele a Deir al-Balah, nella Striscia di Gaza, il 1 ottobre scorso (Keystone)

Le marche del cuore a prezzi convenienti

Brasile, alla fine Elon Musk ha ceduto

Social network ◆ Non si placano le polemiche dopo l’oscuramento di X (ex Twitter) da parte del Tribunale supremo Angela Nocioni

Elon Musk, il proprietario di X (ex Twitter), ha ceduto nel braccio di ferro con il Tribunale supremo del Brasile e ha accettato di pagare i 4,76 milioni di euro di sanzioni impostegli dal giudice dell’Alta Corte Alexandre de Moraes che il 30 agosto ha oscurato il social network in tutto il grande Paese latinoamericano Per consentire il versamento è stato ordinato alla Banca centrale verdeoro dal Tribunale supremo di sbloccare i conti bancari della piattaforma X in Brasile Risolto il problema dello scongelamento dei conti, rimane però lo scontro su tutto il resto

La piattaforma è considerata dall’Alta corte responsabile di alimentare l’incitamento all’odio con la diffusione di notizie false e di calpestare norme della legge brasiliana tra cui quella che impone a ciascuna azienda la nomina di un rappresentante legale

Dopo tre settimane di muro contro muro, Musk ha fatto nominare un responsabile legale di X in Brasile Senza rendere pubblica la notizia, che è uscita comunque Giorno dopo giorno, stanno scomparendo dal socialnetwork alcuni profili che amplificano messaggi di propaganda xenofoba È durato poco il tentativo dell’imprenditore sudafricano con cittadinanza canadese di fare la parte del magnate che non si piega agli ordini del Tribunale supremo di un Paese che non è il suo Già negli ultimi dieci giorni la sua retorica incendiaria si era piegata alla convenienza economica per non perdere un mercato in cui il suo socialnetwork conta oltre 22 milioni di utenti

I provvedimenti su Musk e il futuro di X in Brasile sono stati firmati dal giudice Alexandre de Moraes contro cui l’imprenditore si è scagliato accusandolo di voler mettere a tacere il socialnetwork e di essere «un dittatore e un impostore» Per Musk sospendere X è negare la libertà di espressione Ma ora Musk sta silenziosamente dando disposizioni alla sua azienda di adeguarsi a quanto disposto dal giudice Moraes

Lo scontro con Musk è quasi quotidiano sui i tg in Brasile ed è raccontato con l’enfasi della telenovela politica Determinante è stata la presa di posizione contro Musk dal presidente della Repubblica, Luis Inácio Lula da Silva (Lula), punto di riferimento della sinistra latinoamericana Ma un grande ruolo lo gioca anche il fatto che in Brasile i giudici del Tribunale supremo sono estremamente popolari: sono solo 11, ma hanno un enorme potere e il grande pubblico ha imparato a conoscerli durante le vicissitudini politiche della Tangentopoli brasiliana, una gigantesca inchiesta giudiziaria che ha terremotato la politica e il sistema imprenditoriale arrivando più volte a sfiorare Lula Fino a travolgerlo nella campagna elettorale del 2018 da cui fu estromesso alla vigilia del primo turno di elezioni poi vinte dall’estremista di destra Jair Bolsonaro, i cui messaggi vengono costantemente amplificati dalla rete di Musk

Le facce degli 11 magistrati del Tribunale supremo sono familiari al grande pubblico e le loro requisitorie, trasmesse in tv, fanno parte dell’informazione politica in Brasile Il fat-

to che Musk abbia personalizzato lo scontro presentandolo come un braccio di ferro tra lui e il giudice Alexandre Moraes – il magistrato più noto del Paese – ha reso la vicenda una notizia incredibilmente popolare E le proteste di Musk contro l’oscuramento di X sono state commentate da Lula con la frase: «La magistratura brasiliana ha probabilmente inviato un importante segnale al mondo che non è obbligato a tollerare l’ideologia di ultra destra per la semplice ragione che lui è ricco»

L’assalto al Parlamento

Dopo la sospensione di X, il giudice Moraes prima ha disposto una multa di quasi 9 mila dollari a chiunque cerchi di aggirare il divieto a rendere identificabile il responsabile legale

di un ’azienda digitale mediante l’uso di un Virtual private network che occulta il luogo di residenza dell’utente Poi ha ordinato il blocco dei conti bancari di Starlink, il servizio internet satellitare di Musk L’argomento che più appassiona il dibattito in Brasile è quanto X sia o non sia responsabile della diffusione di notizie false Moraes ha indicato numerosi post su X che nel 2022 propagandavano la necessità di reagire con violenza alla sconfitta dell’ex presidente Bolsonaro In quei giorni i sostenitori di Bolsonaro tentarono un assalto al Parlamento e alla sede del Tribunale supremo a Brasilia Ma Musk, dichiaratosi bolsonarista e entusiasta di Trump, rifiuta l’accusa di aver avuto un ruolo nel sostegno all’assalto dicendo che X ha già un meccanismo per eliminare post «potenzialmente fuorvianti» Poi ha

attaccato personalmente il giudice Moraes accennando a una lista di «crimini» compiuti dal giudice senza però spiegare a cosa si riferisse Il Center for Countering Digital Hate (Ccdh), una onlus britannica che monitora la violenza verbale e l’incitamento all’odio nel mondo digitale, ha analizzato i post di X del 2024 Sostiene che abbia propagato almeno 50 false notizie tra gennaio e luglio di quest’anno e che quei post siano stati letti da un miliardo di persone L’ultimo mercoledì di settembre è successo che all’improvviso, alcuni utenti brasiliani dell’ex Twitter si sono accorti che potevano entrare in X, che i post erano stati aggiornati La notizia si è diffusa a macchia d’olio attraverso innumerevoli gruppi WhatsApp, ma molti di quelli che ci hanno provato non sono riusciti a twittare di nuovo L’azienda ha poi riferito che si è trattato di un ritorno involontario motivato da un cambio di fornitore di rete Ma il rischio di una super multa ulteriore per la piattaforma è concreto Gli utenti brasiliani orfani di X hanno cercato spazi alternativi con cui sostituirlo Bluesky, creato tra gli altri dal fondatore di Twitter Jack Dorsey, li ha accolti a braccia aperte Quella piattaforma rivale sta capitalizzando un esodo virtuale di massa Dalla chiusura di X in Brasile ha guadagnato più di tre milioni di utenti, l’ultima settimana di settembre ha raggiunto i 10 milioni Magicamente una nuova lingua sta scalando la classifica di quelle più usate per comunicare nella piattaforma: il portoghese Da qui l’allarme di X e la decisione di Elon Musk di aggiustare il tiro

Scholz sarà Kanzler anche il prossimo inverno?

Germania ◆ Il 66enne amburghese mantiene la sua tipica flemma anseatica, ma il Governo che guida è profondamente in crisi Stefano Vastano

Il cielo è terso a New York e Olaf Scholz, il 23 settembre scorso, sorride, nel suo elegante gessato blu, nel giardino del palazzo dell’Onu Dove il Kanzler annuncia ai telespettatori in Germania di aver appena firmato un documento di 30 pagine, «un “Patto per il futuro” per risolvere i problemi del pianeta», dice orgoglioso in tv Peccato che il giorno prima, dall’altra parte dell’Oceano, a Potsdam, capoluogo del Brandeburgo, la Spd del cancelliere ha evitato per un soffio un ’altra batosta elettorale Il simpatico Dietmar Woidke infatti, premier Spd nel Brandeburgo, ha ottenuto il 30% dei consensi Ma il partito d’estrema destradellaAfd,hariscossoil29%dei voti In Sassonia e Turingia, dove si era votato a inizio settembre, Afd ha spuntato rispettivamente circa il 31% e quasi il 33% Per non parlare dei successi, nei tre test regionali, del partito d’estrema sinistra di Sahra Wagenknecht, la BSW, che con le sue posizioni pro Putin, e contro i migranti ha rastrellato oltre il 12% dei consensi Sia per i Verdi del ministro dell’economia Robert Habeck sia per i liberali della Fdp, invece, gli ultimi test elettorali sono stati una catastrofe: nel Brandeburgo e in Turingia i Grünen non hanno superato la soglia del 5%, i liberali si sono eclissati, crollando in Brandeburgo sotto l’1% Segnali evidenti che non è solo la Spd a essersi avvitata in una profonda

crisi, ma tutta la coalizione-semaforo a Berlino tra Spd, Verdi e la Fdp del ministrodelleFinanzeChristianLindner Un Governo guidato dal Kanzler Scholz che fa acqua da tutte le parti A dar retta ai sondaggi pubblicati a fine settembre dalla Faz, appena il 3% degli interpellati si dichiara soddisfatto del suo lavoro Se domenica andassero a votare, il 35,5% dei tedeschi darebbero il voto alla Cdu di Friedrich Merz; e solo il 16% alla Spd di Olaf Scholz Che diventerebbe quindi il terzo partito in Germania, superato persino dai radicali di Afd (al 17%)

Una convivenza tossica

L’atmosfera nel Governo è talmente tesa che la convivenza tra socialdemocratici,Verdieliberaliè«ormaitossica per lo sviluppo economico del nostro Paese», spiega Bijan Dijr-Sarai, segretario dei liberali Ministri e frazioni parlamentari battagliano da mesi su tutto, specie su come far quadrare il bilancio, e far ripartire l’ex «locomotiva» Germania, che ha perso in competitività «Possiamo salvare il nostro benessere?», titolava in prima pagina il settimanale «Die Zeit» il 26 settembre Tra Friedrich Merz, presidente della Cdu e candidato alla cancelleria, e Olaf Scholz è scontato chi goda nei tedeschi di più fiducia: per il 47% di loro, in un sondaggio pub-

blicato da «Stern», sarebbe Merz oggi «a dare più impulsi all’economia tedesca» Solo il 16% riconosce a Scholz unaqualchecompetenzaineconomia Non è tutto Dopo il brutale attentato a Solingen che lo scorso agosto ha scosso la Germania, la questione dei migranti e del diritto di asilo è diventata una spina nel fianco per Scholz Nancy Faser, ministro degli Interni della Spd, ha annunciato più controlli alle frontiere e il respingimento di afgani pregiudicati Ma la linea dura invocata da Scholz sta smuovendo forti resistenze sia all’interno della Spd sia tra i Verdi Di questo clima di estrema tensione nell’Esecutivo e Parlamento sono in particolare le truppe

Tempi duri per il cancelliere tedesco Scholz e per i suoi alleati (Wikipedia)

dei Verdi e i liberali a risentirne Dopo la lunga serie di sconfitte elettorali (già alle Europee di giugno i Verdi avevano incassato il 12%, cioè il 9% in meno delle Europee precedenti) Ricarda Lang e Omid Nouripour, il duo che dal gennaio 2022 è alla presidenza dei Grünen, ha gettato la spugna, insieme all’intera direzione nazionale dei Verdi «Il risultato elettorale nel Brandeburgo è la più grande crisi del nostro partito da una decade», ha sintetizzato Nouripour Tra i giovani sotto ai 30 anni, i Verdi hanno perso il 18% delle simpatie (mentre la Afd ha registrato tra i più giovani il 10% in più) Robert Habeck in ogni caso, il vice Kanzler

dei Verdi, non ha dubbi su chi sarà il prossimo candidato dei Grünen alle politiche del 2025: lui, e non Annalena Baerbock, l’attuale ministro degli Esteri Se nella centrale dei Verdi già si confabula di coalizioni con la Cdu, per Cristian Lindner, il ministro delle Finanze dei liberali, il futuro si restringe al prossimo Natale «L’autunno delle decisioni è iniziato», ha detto LindnerdopolacatastrofediPotsdam (dove la Fdp ha ottenuto un risicatissimo 0,8 per cento) Molti fra i liberali, tra cui il vice-presidente Wolfgang Kubicki, scommettono che il «semaforo» di Berlino ha i giorni contati Scholz sarà Kanzler anche il prossimo inverno? Il 66enne amburghese mantiene la sua tipica flemma anseatica «Ripeterò ciò che abbiamo fatto ora nel Brandeburgo e alle ultime politiche, e nel 2025 la Spd sarà il partito più forte», giura lui È vero che nel 2021, dopo i sedici lunghi anni dell’era Merkel, Scholz ce la fece, contro tutti i pronostici, a vincere le elezioni Allora puntò tutto sul tema del salario minimo, e sul valore del «Rispetto» Già, ma oggi su cosa punterebbe Scholz che, a quanto pare, è davvero intenzionato a ripresentarsi alla corsa per la cancelleria del 2025? «Per me contano le persone normali, con dei desideri normali; la gente che non si lamenta, ma che le cose le fa», così Scholz, il sedicente Kanzler «della normalità»

Elon Musk, a destra, e il suo amico ed ex presidente brasiliano Bolsonaro a San Paolo nel 2022 (Wikimedia Commons)
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I destini intrecciati di Biden e Kishida

Indo-Pacifico ◆ Il mandato del premier giapponese e quello del presidente Usa

Giulia Pompili

Il 21 settembre scorso, seduti attorno a un tavolo rotondo nella città di Wilmington, nello stato americano del Delaware, c ’ erano quattro dei leader più importanti per la stabilità e le alleanze strategiche dell’occidente nell’area dell’Indo-Pacifico Ospiti del presidente americano Joe Biden, il primo ministro indiano Narendra Modi, il primo ministro australiano Anthony Albanese e il primo ministro giapponese Fumio Kishida si sono incontrati per il sesto summit dal 2021 del Quad, il dialogo quadrilaterale di sicurezza fra Stati Uniti, Giappone, India e Australia Come da prassi, per dare il via al vertice, Biden, Modi, Albanese e Kishida hanno fatto i saluti introduttivi alla stampa, prima che le porte si chiudessero a occhi e orecchie indiscrete Solo che poi è successo qualcosa: mentre i giornalisti uscivano dalla sala delle trattative politiche, qualcuno ha lasciato il microfono di Biden aperto

Con Pechino sia Washington che Tokyo cercano competizione, attenzione alle tattiche rapaci e dialogo

Non sapremo mai se è stato un errore voluto oppure no, ma il presidente americano, di fronte ai suoi tre più strategici alleati dell’Indo-Pacifico, ha preso la parola con una dichiarazione forte e chiara: «La Cina continua a comportarsi in modo aggressivo, mettendoci alla prova in tutta la regione, e questo vale per il Mar cinese Meridionale, il Mar cinese orientale, la Cina meridionale, l’Asia meridionale e lo Stretto di Taiwan», ha detto Biden E ha proseguito parlando del leader cinese, Xi Jinping, che secondo l’ormai ex candidato del Partito democratico alle elezioni americane di novembre starebbe cercando «di comprarsi un po ’ di spazio diplomatico, a mio avviso, per perseguire aggressivamente gli interessi della Cina», mettendo l’Occidente e i suoi alleati alla prova «su diversi fronti, anche su questioni economiche e tecnologiche» Poi Biden ha aggiunto che «un’intensa competizione richiede un’intensa diplomazia» I giornali critici dell’attuale amministrazione americana l’hanno trattata come l’ennesima gaffe del presidente Biden, ma in realtà la Casa

Bianca e gli stessi giornali giapponesi hanno minimizzato: è esattamente questo che, da sempre, sia Washington sia Tokyo stanno cercando di promuovere nelle relazioni con la Repubblica popolare cinese Competizione, attenzione alle tattiche rapaci, e dialogo Nessuna dichiarazione avrebbe potuto essere più efficace per descrivere la politica estera con la Cina portata avanti non solo dalla Casa Bianca di Biden, ma anche dal Governo giapponese di Fumio Kishida, giunto ormai al termine La più recente riunione del Quad, infatti, è stata l’ultima del presidente americano Joe Biden, ma è stata l’ultima anche per il premier Kishida, una figura che ha trasformato la politica estera giapponese e il sistema delle alleanze nell’area dell’Indo-Pacifico E negli ultimi tre anni le storie politiche di Biden e Kishida si sono intrecciate più di quanto si potesse immaginare A metà agosto scorso, Kishida ha annunciato a sorpresa che non avrebbe concorso per un secondo mandato quando alla fine di settembre sareb-

be finito il suo mandato triennale alla guida del Partito liberal democratico, che nel sistema istituzionale giapponese significa di fatto rassegnare le dimissioni Da tempo ormai l’indice di gradimento del primo ministro era in caduta libera a causa di diversi scandali interni al Partito liberal democratico, che in Giappone è al potere ininterrottamente sin dal 1946 (a parte qualche breve parentesi di governo di partiti più progressisti)

L’eredità di Shinzo Abe

Di stampo conservatore, e costruito da un gran numero di fazioni interne, il Partito liberal democratico ha così di fatto eliminato quello che secondo l’opinione pubblica era il volto più rappresentativo degli scandali, assicurandosi un nuovo boom di consensi grazie a un nuovo leader Eppure fino a qualche tempo fa, e non solo dagli osservatori internazionali, Kishida era considerato uno dei principali eredi dell’ex primo mini-

stro Shinzo Abe, assassinato l’8 luglio del 2022 durante un comizio Pur non facendo parte della fazione di Abe, particolarmente conservatrice e nazionalista, Kishida aveva lavorato a lungo con Abe come suo ministro degli Esteri, e poi era tornato a tessere le fila della diplomazia dentro al partito, in attesa della sua occasione per prendersi la leadership Era arrivata nel settembre di tre anni fa, quando era stato votato con una sottile maggioranza ed era diventato così anche primo ministro, con l’ingrato compito di risollevare il Paese dopo il Covid e rilanciarne il profilo anche dal punto di vista turistico Ma non tutto è andato secondo i piani: a livello economico, Kishida ha provato a lanciare la politica del «nuovo capitalismo», che però, brand a parte, non è mai davvero decollata Per i giapponesi, in politica interna l’Amministrazione giapponese di Kishida non ha dato rassicurazioni Ma al contrario, sul piano della diplomazia internazionale, è riuscito a far tornare il Giappone a contare

Sin dall’inizio dell’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte della Russia, il governo Kishida ha deciso di allinearsi completamente sulle posizioni dell’Occidente Non era scontato: il Giappone aveva diversi negoziati aperti con Mosca sui cosiddetti Territori del nord o Isole Kurili, amministrate dalla Russia e di cui Tokyo rivendica la territorialità Nel 2014, ai tempi dell’invasione russa della Crimea, il Giappone di Shinzo Abe era stato particolarmente tenero con il presidente della Federazione russa Vladimir Putin proprio in virtù di quei negoziati

I progetti economici del leader nipponico non sono decollati, ma a livello internazionale oggi il Giappone conta di più

Ma Kishida ha parlato di quella decisione di cambiare rotta alla diplomazia giapponese: «La Russia di oggi è la Cina di domani», ha ripetuto spesso nei vertici internazionali sottolineando l’idea di un rafforzamento preoccupante dell’alleanza fra le autocrazie Col tempo, Kishida ha rafforzato il suo rapporto non solo con Joe Biden, ma con quasi tutti i leader occidentali e perfino con il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol, con il quale ha ristabilito relazioni diplomatiche amichevoli, anche sul piano della Difesa comune

Recentemente l’aviazione giapponese ha dovuto usare razzi di avvertimento contro un aereo spia russo che aveva violato il suo spazio aereo Poco prima, una flotta congiunta di navi da guerra cinesi e russe aveva navigato intorno alle coste settentrionali giapponesi Le provocazioni russo-cinesi – diplomatiche ma anche militari – aumentano di giorno in giorno e il governo Kishida è riuscito finora a evitare un ’escalation Il prossimo capo del Governo, a Tokyo, dovrà gestire questo con un’Amministrazione americana imprevedibile, guidata da Kamala Harris o da Donald Trump La sfida principale è riuscire a mantenere la leadership di una nuova geografia di alleanze senza colpi di testa, dialogando con la Cina ma mantenendo ferma l’opposizione al bullismo e alle provocazioni Non è scontato che il prossimo capo del Governo a Tokyo ci riesca

Il primo ministro giapponese Fumio Kishida e il presidente americano nel loro ultimo incontro a Wilmington, nello stato americano del Delaware lo scorso 21 settembre (Keystone)

ATTUALITÀ

Quale prodotto Migros viene creato qui?

Nei suoi stabilimenti industriali la Migros realizza prodotti molto apprezzati. Scopri di quali si tratta in base alle immagini

Testo: Kian Ramezani

1

Suggerimento: è molto più raffinato di quanto possa sembrare

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c Massa al cacao per cioccolato Frey

2

Ok, una bibita Ma quale?

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c Succo d’arancia Sun Queen

3 4 5

Piuttosto difficile. Qualcosa con latte e vaniglia.

a Yogurt alla vaniglia M-Classic

b Gelato alla panna alla vaniglia con la foca

c Crème dessert alla vaniglia M-Classic

Un biscotto Non ti diremo di più

a Blévita al farro bio

b Barretta con croccante di sesamo Alnatura

c Petit-Beurre M-Budget

Caffè o cioccolato?
Frey Coaties b Coffee Balls di CoffeeB
Palline di cioccolato

La fortezza di Harrods e il Barbablù al Fayed

Londra ◆ I numerosissimi abusi sessuali del miliardario egiziano erano noti, ma fanno rumore solo dopo la sua morte Cristina Marconi

Per decenni Harrods è stato il castello di Barbablù, addirittura più inviolabile del vicino Buckingham Palace, se è vero che il principe Andrew è uscito di scena coperto di vergogna già da qualche anno, mentre Mohamed al Fayed è morto nel suo letto a 94 anni nel 2023 Eppure si sapeva che le ragazze che entravano nella sua orbita finivano male, molto male E non si parladipochicasi,madinumerienormi,centinaiadidonneaddirittura,che nonostante il MeToo hanno dovuto aspettare molto per vedere la loro storia presa sul serio, mentre per anni al Fayed è stato una figura quasi patetica: il padre disperato per la morte del figlio Dodi, il depositario del santuario kitsch per Lady Diana nel seminterrato del grande magazzino, l’uomo che aveva sfidato la corona inglese con le sue teorie complottiste e che nonostante i miliardi, i figli nati in Inghilterra, le donazioni faraoniche a ospedali e charities non ha mai ottenuto l’agognato passaporto britannico Invece no, era soprattutto un predatore, termine fin troppo lusinghiero per chi ha violentato quindicenni e ha sequestrato donne in yacht di lusso o in stanze d’albergo trasformate in prigioni Alla fine, l’Establishment britannico, da lui tanto odiato, l’ha protetto fino alla fine per ragioni che forse verranno fuori col tempo, o forse no Tutto è emerso grazie a un programma della BBC, o meglio: a un

certo punto si è deciso che la storia dovesse venire a galla, perché già nel 1995 l’edizione britannica di «Vanity Fair» aveva fatto un reportage, firmato da Maureen Orth, in cui si gettavano documentatissime ombre su di lui L’emittente ITV ci aveva provato nel 1997, ma poi c ’ era stata la morte di Diana e Dodi alla fine di agosto di quell’anno, e per una forma di rispetto verso un padre distrutto, o forse per evitare di scuotere un ’opinione pubblica già traumatizzata della faccenda, non si era più parlato per vent’anni Nel 2009 Keir Starmer, allora procuratore capo, decise di non perseguirlo dopoleaccusedimolestieneiconfronti di una ragazzina di 15 anni, sempre nella fortezza di Harrods E quando nel 2017 Channel 4 aveva trasmesso un’inchiesta, l’impatto è stato limitato, i grandi magazzini erano già passati di mano a un fondo legato alla famiglia reale del Qatar Poi Elisabetta II è morta così come il miliardario egiziano, e in questo nuovo assetto, in cui anche la BBC ha dovuto fare ammenda per la gestione di casi di molestie di altoprofilo,lavicendaèvenutafuoriin tutta la sua squallida potenza Nessuno ha mai pensato fosse un santo Mohamed al Fayed ha mentito sulle sue origini – era figlio di un maestro, da ragazzo vendeva limonata per strada ad Alessandria d’Egitto, avevafattoisoldilavorandoperilmercante di armi Adnan Khashoggi – e

documenti del Governo lo definiscono «inaffidabile, falso e truffaldino» Inoltre, le sue erano malefatte molto organizzate, piene di complici Come gliuominidellasicurezza,cheinqualche caso hanno denunciato quello che accadeva dentro Harrods, ma anche i cinque medici, tra cui tre donne, che dovevanooccuparsidiunodegliaspetti più agghiaccianti, ossia le visite molto intrusive per sincerarsi che le impiegate fossero sane e soprattutto non avessero l’HIV

In tutti i racconti questo dettaglio è presente: una giovane donna, spesso bionda, viene contattata per un ’offerta di lavoro spuntata dal nulla e viene portata dal medico per un certificato necessario per lavorare Poi iniziano le avances, e solo le più fortunate riescono a sfuggire alla violenza A una diciannovenne al Fayed aveva detto che doveva fare un casting per Peter Pan e che doveva recitare la parte di Wendy che diceva «Prendimi!» Una hostess di uno dei jet privati ha raccontato di avances ripetute, di essere stata ospitata in stanze senza serrature né chiavi, e di quando, respingendo le sue avances, si è sentita dire: «Sei una ragazza stupida Perché pensi che io ti abbia invitata qui? Voglio fare sesso con te» SiparladiattacchiaParigi,Saint-Tropez, Abu Dhabi, fin dal 1979 Al Ritz, al Fulham, dove già da un po ’ la squadrafemminilevenivaprotettadagliallenatori per evitare che qualcuna finis-

Il miliardario egiziano l ha fatta franca per tutta la vita approfittando persino del lutto per la morte del figlio con Lady Diana (flickr)

se nelle grinfie del capo, il «mostro» EDiana,lanuorasognata,ilgioiello della corona? Secondo l’ex maggiordomo Paul Burrell, sempre in vena di confidenze,leavrebbeaddiritturafatto delleavancespesanti,millantandouna tradizioneegizianasecondolaqualese una donna sposa un uomo, prima deve trascorrere una notte con il padre Lei erasconvolta Altrericostruzionidicono che i due si stavano comunque simpatici, uniti forse dal loro essere degli outsider di spicco Tutti dicono di aver cercato di farle sapere con chi avesse a che fare e che ogni suo movimento sarebbe stato spiato, in privato, anche sotto la doccia Mentre l’ex capo della security di Buckingham Palace ha

allertato la famiglia reale prima che Diana portasse William e Harry in vacanza a Saint-Tropez «Sua maestà è consapevole», si è sentito rispondere Come faceva a non essere consapevole anche il fondo del Qatar quando ha acquistato Harrods per 1,5 miliardi di sterline nel 2010? Già da un anno ha iniziato a pagare dei risarcimenti alle donne; i costi rischiano di essere esorbitanti,malasocietàstafacendodi tuttopersventareilrischiopiùgrande: una crisi d’immagine in grado di mettere in ginocchio questo paradiso delle signore pieno di sofferenza e di appelli ignorati sotto lo scintillio degli stucchi e delle merci di lusso Gli occhi delle clienti rischiano di non brillare più

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Sempre più imprese, sempre più piccole

I commentatori della congiuntura economica, quando vogliono illustrare l’andamento dell’economia citano, di solito, il tasso di crescita del prodotto interno lordo, il tasso di disoccupazione o quello del rincaro Oltre a essere indicatori di fenomeni aggregati, questi tassi vengono rilevati dalla nostra statistica, almeno ogni trimestre Consentono quindi di seguire quasi dal vivo quello che sta succedendonell’economianazionale Astatistiche annuali, come quella delle nuove imprese, quelle create nel corso di un anno, si fa meno ricorso perché hanno scadenze troppo lunghe Se però a un osservatore interessa non quello che sta succedendo o sta per succedere, ma la tendenza in atto – gli economisti parlano di analisi del medio termine – allora anche le statistiche annuali servono Per esempio quella sulla creazione di nuove imprese In effetti le prospettive di sviluppo di un ’ eco-

nomia nel medio termine dipendono in maniera diretta anche da come si evolve l’effettivo delle sue imprese In un ’economia che si sviluppa questo effettivo tende a crescere In una invece che ristagna o decade, a diminuire L’andamento dell’effettivo delle imprese di una nazione o di una regione è simile all’evoluzione demografica Tuttaviamentreperlapopolazione conosciamo il movimento naturale e quello migratorio, per le imprese la statistica ci fornisce solo i dati riguardanti la creazione di nuove imprese o la cessazione di attività di imprese già esistenti È possibile che parte delle nuove imprese di un Cantone non siano nuove fondazioni ma trasferimenti da un altro Cantone Nello stesso modo parte delle cessazioni di attività in un Cantone possono essere dovute a trasferimenti dell’attività altrove L’analogia con il movimento demografico è quindi solo parziale

Il presente come storia

Cosa ci dicono i dati? Il 2023 sarebbe stato un anno record, per la Svizzera, per quel che riguarda la creazione di nuove imprese Questa informazione proviene da una «analisi nazionale» effettuata dall’Istituto delle giovani aziende di San Gallo Stando a quella fonte, nel 2023, si sarebbero create in Svizzera 39’166 nuove imprese Il tasso annuale di crescita dell’effettivo delle nuove imprese sarebbe stato pari al 3 2% Prendiamo nota di questi risultati, ricordiamoci però anche che le nuove aziende vengono contate pure dall’Ufficio federale di statistica in un rilevamento i cui risultati vengono pubblicati solo in dicembre e, purtroppo, con due anni di ritardo Alla fine del 2024 verremo così a conoscere i dati del 2022, mentre fino ad ora disponiamo solo dei dati dal 2021 Ma questa non è la sola differenza tra le due fonti Gli effettivi di nuove aziende contati dall’Ufficio fe-

derale di statistica sono infatti notevolmente superiori a quelli ai quali si riferisce l’Istituto delle giovani aziende Per il 2021, unico anno per il quale possiamo effettuare il confronto, la differenza è maggiore di 4000 unità Di conseguenza ci si può chiedere quale dei due risultati sia il più attendibile Lasciamo agli esperti dei dati l’onere di rispondere a questo quesito e diamo invece un ’occhiata ai dati della statistica pubblica che riguardano il Ticino Costatiamo così che nel corso degli ultimi anni in Ticino si è manifestata una tendenza alla diminuzione del numero di nuove aziende create annualmente Con l’eccezione del 2021, che è però il primo anno dopo la fortissima recessione dovuta al Covid Così, dal 2014 al 2020, il numero delle nuove aziende, create annualmente in Ticino, è diminuito da 3164 a 2450 Nel 2021, come si è già ricordato, si è manifestata una ripresa: il numero

Trafiletto in cronaca, riportato dai nostri due quotidiani circa un mese fa: alle quattro del mattino due ragazzine baruffano davanti ad una discoteca nel quartiere Maghetti di Lugano

Ad un certo punto una delle contendenti brandisce un coltello, che finisce – non gravemente, per fortuna –nelle carni dell’altra Che ci facevano due adolescenti di quattordici-quindici anni nelle ore dell’alba? I genitori sapevano, avevano dato il loro benestare? E soprattutto: com ’ era possibile che una delle due andasse in giro con un taglierino nella borsetta? Era consuetudine in quelle «infide» viuzze del centro città? Sono domande inevitabili, che a loro volta generano altri interrogativi su episodi di micro-criminalità che credevamo appartenessero ad altri contesti urbani: di degrado, violenza, abbandono

Poi c’è questo utensile che tutti noi conserviamo in cucina: il coltello

Che a un tratto diventa un ’ arma bianca, uno strumento di offesa e spesso di morte Un protagonista indiscusso di efferati delitti fin dai tempi remoti, conepisodichehannosegnatopassaggi d’epoca: l’agguato a Giulio Cesare, la congiura dei Pazzi contro i Medici nella Firenze rinascimentale, l’assassinio dell’imperatrice d’Austria («Sissi») a Ginevra nel 1898 ad opera dell’anarchico Luigi Lucchesi, fino all’esaltazione delle truppe d’assalto che durante la guerra del 14-18 si gettavano nelle trincee nemiche con il pugnale tra i denti E come dimenticare il gesto di Gabriele d’Annunzio che alla testa dei suoi legionari estrae platealmente il pugnale dalla guaina durante la spedizione a Fiume Il profondo taglio riportato sulla copertina dell’ultimo volume di Salman Rushdie, intitolato significativamenteKnife,ricordaallettore l’aggressione subìta dallo scrittore al volto, con la perdita di un occhio

Negli Stati Uniti si preferisce ricorrere alle armi da fuoco, facilmente reperibili e autorizzate dal secondo emendamentodellaCostituzione:«Essendo necessaria alla sicurezza di uno Stato libero una ben organizzata milizia, il diritto dei cittadini di possedere e portare armi non potrà essere violato» Nel vecchio continente vige per fortunaunanormativamoltopiùrestrittiva; anche la Svizzera sottopone l’acquisto e la vendita di fucili e pistole a precise condizioni (necessità comprovata di autodifesa, attività sportive, collezionismo, pratiche venatorie) Uno degli argomentichesempresorprendeestupisce la stampa estera è la facoltà, per il cittadino-soldato, di portarsi a casa l’arma di ordinanza dopo il servizio Il timore è che possa servire per compiere rapine o, peggio, per uccidere familiari o suicidarsi (accade anche questo, ma non nella misura che molti paventano)

Il coltello è per contro onnipresente nelle pagine di cronaca nera Appare in quasi tutti i femminicidi, nei drammi familiari, negli scontri tra tifosi, negli atti terroristici motivati da fanatismi religiosi, com’è accaduto recentemente in Germania, a Solingen, per ironia della storia nota come la «città delle lame» Il coltello è un aggeggio facilmente reperibile e occultabile, a portata di tutti Mentre gli aristocratici tirano di scherma, i proletari tengono in tasca il serramanico Le cronache giornalistiche otto-novecentesche riferiscono di situazioniincuigliaccoltellamentisono all’ordine del giorno nei sobborghi delle principali città (Berna, Zurigo, Basilea)eneicantieriferroviari Igiornali mettono sotto accusa soprattutto gli immigrati italiani, considerati delle «teste calde», sempre pronti a regolare i conti a coltellate Ecco dunque apparire lo stigma dei popoli latini sangui-

delle nuove aziende è risalito a 2608 Varrà infine la pena di ricordare che l’aumentonettodell’effettivodelleimprese operanti nell’economia ticinese è dato dalla differenza tra il numero delle nuove aziende e quello delle chiusure di azienda Per esempio, nel 2021, in Ticino sono state chiuse 2383 imprese Per saldo, quindi, l’effettivo delle aziende operanti nella nostra economia è aumentato, in quell’anno, di 225 unità Quanto alla natura delle nuove imprese possiamo ricordare che si tratta di piccolissime aziende, con una, al massimo due persone occupate, attive, al 90% circa, nel settore dei servizi Nel corso degli ultimi dieci anni, come conseguenza della terziarizzazione della struttura produttiva dell’economia ticinese, la tendenza è stata chiaramente verso la diminuzione della dimensione media e all’aumento dell’effettivo delle persone indipendenti

gni e istintivi, eroi del coltello («Messerhelden»), in preda ai fumi dell’alcol e appassionati di giochi suscettibili di degenerare in rissa come la morra Ma già qualche secolo prima, stando ai resoconti dei viaggiatori che osavano avventurarsi nelle nostre alte valli, gli uomini usavano recarsi all’osteria con infilatinellacintolafalcettieroncole Regolare il mercato delle armi da fuocoèpossibile(fuorchénegliStatiUniti, Paese insensibile alle stragi, soprattutto nelle scuole) Limitare e monitorare la circolazione dei coltelli è invece un’impresa disperata La Germania, dopo Solingen, ha provato ad allestire un catalogo delle armi bianche potenzialmente letali in base alla lunghezza delle lame, alle dimensioni e alle forme, ma la proposta si è subito arenata Morale: teniamo d’occhio la cucina, locale domestico pericoloso quanto un ’armeria Allarmiamoci subito non appenauncoltellospariscedalcassetto

di Angelo Rossi
di Orazio Martinetti

GUSTO

Uno spicchio di zucca, quattro ricette

Acquistare una zucca intera? È troppo! Ecco perché Migros le propone in spicchi.

Tortilla di cavolo e zucca alla coreana

Brunch/Colazione

Per 4 persone

100 g di cavolo bianco

100 g di zucca Hokkaido (Orange Knirps), pesata mondata

1 cipollotto

4 uova

50 g di farina sale

2 cucchiai d’olio di colza

4 cucchiai di salsa dolce al peperoncino

1 Taglia il cavolo e la zucca a striscioline sottili con una mandolina o un coltello

Sminuzza il cipollotto e metti da parte un po’ di verde per guarnire

Dividi i tuorli dagli albumi

Metti da parte i tuorli

Sala le verdure e impastale un po’, poi mescolale con gli albumi e la farina

2 Scalda l olio in una padella bella ampia Versa ca 1 mestolo da minestra bello pieno d’impasto nella padella per tortilla, e distribuiscilo uniformemente in modo da formare una tortilla di ca 1 cm di spessore Forma al centro un incavo e adagiaci un tuorlo di quelli messi da parte Dora la tortilla a fuoco medio Procedi allo stesso modo con il resto dell’impasto e dei tuorli Cospargi il cipollotto messo da parte sulle tortillas e servile con la salsa dolce al peperoncino

Consiglio utile

Se ti piace il piccante, aggiungi un po’ di peperoncino all’impasto delle tortillas

Sbucciare o meno la zucca?

La zucca Hokkaido (arancione) si consuma con la buccia che cuoce altrettanto rapidamente della polpa

Quella di altre varietà invece è coriacea anche quando la zucca è ben cotta

È consigliabile quindi sbucciare la Butternut come pure la Mantovana, ad esempio

Mangiare la zucca cruda? Sì, ed è squisita

A tale scopo taglia lo spicchio di zucca in bocconi sottili

Come evitare di dover sbucciare la zucca?

Dimezza o taglia la zucca in quarti e togli i semi con un cucchiaio

Cuoci la zucca o lo spicchio di zucca nel forno a 130 gradi per una trentina di minuti

Estrai la polpa con un cucchiaio Ideale per puree e vellutate di zucca

Quale coltello usare?

È preferibile usare un coltellino anziché un coltello grande I coltelli di grandi dimensioni tendono infatti a incastrarsi nelle zucche voluminose e scivolano difficilmente mentre le si pela

Un altro vantaggio dei coltelli piccoli è che consentono di esercitare meno forza, riducendo così il rischio di ferirsi

Testo: Claudia Schmidt
Ricetta
Buono a sapersi
Zucca
tagliata, al kg, al prezzo del giorno

Zucca al pane croccante con burrata

Un antipasto semplice e subito pronto che unisce il pane croccante e la burrata a lingue di zucca marinate Un’ottima idea anche per un pasto leggero

Alla ricetta

Spaghetti o pe t i u a

con pesto di zucca

Uno squisito piatto di pasta dai sapori autunnali, condito con un pesto di dadini e semi di zucca, profumato all’aceto balsamico

Cake alle nocciole e alla zucca

Prepara in poche mosse un cake delizioso con nocciole e zucca grattugiata, servito con un goloso frosting al formaggio fresco

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Alla ricetta
Alla ricetta
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Smoothies e succhi di frutta innocent. Frutta appena spremuta, nient’altro.

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CULTURA

Nina non chiudere gli occhi

Paolo Mascheri si disallinea dalla recente e ipertrofica produzione di romanzi sulla maternità e opta per la figura di un vedovo

Pagina 34

Lo spettacolo dell’intelligenza

Privi di grandi riferimenti spirituali,ci affidiamo ai guru della scienza Nell’editoria,aumentano i titoli sulla vita e le scoperte dei geni della fisica

Pagina 35

Cristo si è fermato a Seveso

Il viaggio sonoro di Manuel Perrone,regista e poeta che vive fra Origlio e Marsiglia,è la storia della famiglia Perrone,una vera e propria saga

Pagina 37

La ricerca creativa e colorata di Renato Tagli

Mostre ◆ Il pittore valmaggese e il suo sguardo sulla natura sono protagonisti alla Fondazione Ghisla di Locarno

Alessia Brughera

RenatoTagliconsideralanaturalasua indiscussamaestracreativa Perquesto non poteva che affidarle un ruolo fondamentale nella propria vita andando ad abitare a Cevio, al centro della Vallemaggia Qui, la dimora che l’artista ha scelto quarant'anni fa insieme alla compagna Sabina Oberholzer è una tipica casa ticinese del 1600 molto ben conservata, isolata rispetto al paese e circondata da rocce imponenti e grandi alberi Tagli trascorre dunque le sue giornate a stretto contatto con un paesaggio di fitti boschi, ampi prati e cime di montane che paiono stuzzicare il cielo: un paesaggio ostile e prodigo allo stesso tempo, dalla forte valenza identitaria e pregno di memorie

Immerso in questo spaccato di natura valmaggese ancora in gran parte preservato dall’invadenza umana, Tagli,natoaLocarnonel1956,hasviluppatolasuaricercacreativaconestrema libertà, fondando la sua idea di arte proprio sul complesso ma imprescindibile rapporto tra uomo e ambiente

C’è un motto dell’artista che condensa bene le sue riflessioni su questo tema: «L’uomo ha bisogno della natura La natura non ha bisogno dell'uomo», un pensiero che ha come presupposto la forte preoccupazione per una situazione che è ormai arrivata a un punto di non ritorno e che per Tagli non è una questione recente, sensibile com’è stato nei suoi confronti già a partire dagli anni Sessanta e Settanta, quando ancora le problematiche ecologiche non erano percepite nella loro urgenza

Mosso dalla volontà di ricostruire una convivenza sostenibile e razionale tra uomo e natura, Tagli ha incominciato a dar vita alle sue prime espressioni artistiche, in sintonia con lo spirito della Land Art e dell’Arte Ambientale, attraverso interventi attuati nel giardino di casa volti a modificare il paesaggio senza alcuna prevaricazione Come a dire che l’individuo può interagire con la natura e finanche trasformarla solo se a guidare le sue azioni c’è un profondo rispetto La vita in valle ha più che mai insegnato a Tagli a concepire la natura nella bellezza delle sue forme e dei suoi colori («Penso che la natura sia completa, quindi non ho altre fonti di ispirazione», sottolinea spesso l’artista), ma anche nella sua grande fragilità Quella di Tagli è una visione che non prevede la mimesi del creato bensì l’appropriarsi delle suggestioni visive e sensoriali che il paesaggio offre per poi rielaborarle con tecniche e mezzi espressivi differenti e restituirne così l’infinita ricchezza compositiva e cromatica

Non è un caso, dunque, che il filo conduttore della mostra dedicata a Renato Tagli allestita negli spazi della Fondazione Ghisla a Locarno sia la natura nelle sue molteplici sfaccetta-

ture Una natura che non solo stimola la definizione di fogge e l’accostamento di colori, ma che in molti casi entra a far parte dell’opera stessa, come elemento carico di valenze simboliche che richiama l’uomo a un atteggiamento empatico nei suoi confronti

La rassegna non si articola secondo un percorso cronologico, ma predilige la presentazione dei lavori dell’artista per tipologia, andando così a radunare nella medesima sala opere appartenenti a periodi anche lontani tra loro Una scelta, questa, che rende subito evidenti alcune delle caratteristiche di Tagli, ovvero la varietà e l’interdisciplinarietàdellasuaproduzione,sfociatedallaconvinzionedellavirtuosità dell’interazione tra tutte le arti

LecreazionidiTaglidifattispaziano dalla pittura di stampo minimalista alle arti applicate, dalla Land Art all’arte programmata, e sono la testi-

monianza di un modo di concepire l’opera quale punto di convergenza di stimoli provenienti da ambiti diversi, proprio come all’artista ticinese hanno insegnato non solo i suoi professori negli anni di formazione allo CSIA di Lugano (da Bruno Monguzzi a Sergio Libis e Livio Bernasconi), ma anche alcune figure per lui fondamentali che rispondono ai nomi di Christo, Alexander Calder e Fausto Melotti

Per quanto differenti tra loro, i lavori di Tagli hanno una componente ludica e giocosa che li accomuna e che li rende ricchi di inventiva e di spontaneità La loro semplicità e la loro leggerezza sono però solo apparenti poiché, sebbene si presentino ai nostri occhi in una spensierata vivacità cromatica e in soluzioni formali concise, richiamano sempre le importanti tematiche tanto care all’artista

Ne sono un esempio le raffinate e

RenatoTagli, Mobile in legno di frassino e sassolini neri su viola e giallo 2024 (Ghisla Art collection)

coloratissime stoffe che pendono dal soffitto delle sale al piano terra, opere cucite con cura dall’artista utilizzando materiali acquistati durante i suoi numerosi viaggi in Asia L’artista lavora con i tessuti dal 1989 e produce grandi drappi composti da ritagli assemblati tra loro seguendo l’ispirazione del momento, accostando forme e tinte secondo la sua sensibilità e lasciando libero corso al movimento del filo del cucito Visibili su entrambi i lati poiché il retro è «un altro mondo da scoprire», queste opere rievocano il passato, quello delle preziose stoffe rinascimentali e barocche, così come luoghi lontani, quelli delle civiltà e delle culture orientali, avendo sempre però come punto di riferimento la natura, di cui riprendono le trame e gli intrecci in una perfetta simbiosi tra lavoro umano e meraviglia del creato Un’istallazione particolarmente si-

gnificativa ci accoglie poi al piano superiore Si tratta di Terra-Terra, un ’ opera che appartiene a una serie a cui l’artista si dedica dal 2010, anno in cui viene realizzato il primo esemplare di questo tipo al Parco Ciani a Lugano Il progetto intende dar vita a piccole e grandi isole di «terra intoccabile» dove la presenza dell'uomo è bandita, così da renderle spazi governati dagli animali e dalle piante che le occupano in libertà A Locarno l’artista ha utilizzato simbolicamente i quattro elementi all’origine del mondo: un sasso sospeso è metafora dell'aria, poi c’è dell'acqua raccolta in un contenitore, pezzi di carbone sono il fuoco e trucioli di legno sono la terra Il modo in cui questi materiali sono disposti suggerisce l’idea di un ordine cosmico, quasi sacro, che invita l’uomo a preservarlo e a custodirlo

La natura è altresì protagonista delle sculture che attorniano la grande installazione Ad alcune di queste opere Tagli lavora con pazienza da molto tempo, come nel caso del grande ramo di frassino che pende dal soffitto, la cui delicata manipolazione ha avuto inizio ben trentacinque anni fa Nella produzione di Tagli la natura interagisce anche con la pittura Le opere denominate Mobiles, in cui l'influenza di Calder è evidente, sono costituite da tele monocromatiche dai colori complementari che accolgono elementi vegetali e animali sospesi e residinamicidaiflussid’aria(sianoessi frammenti di cortecce di castagni o uova di struzzo), generando una stretta relazione tra l’esperienza creativa umana e il mondo naturale Tagli riesce a ottenere risultati di grande dinamismo anche con le opere elaborate con il supporto del computer, presentate a fine percorso Seguendo le teorie dell'artista svizzero Johannes Itten e unendo le proprie conoscenze nell’ambito della grafica e in quello della pittura, Tagli saggia le infinite possibilità combinatorie che si possono ottenere attraverso la continua variazione di forme e di colori

E non stupisca che queste opere siano realizzate con la tecnologia, per certi versi «antagonista» della natura, poiché nel variegato cammino artistico di Tagli essa diventa parte dei processi del mondo in cui viviamo, spartendo con l’universo naturale la medesima ricchezza di soluzioni Una ricchezza che porta con sé il seme di una feconda connessione tra uomo, arte, cultura e ambiente

Dove e quando: Natura / Colore / Forma Fondazione Ghisla Art Collection Locarno

Fino al 5 gennaio 2025

Orari: da mercoledì a domenica dalle 13 30 alle 1730 www ghisla-art ch

Nina, non chiudere gli occhi

Romanzi ◆ Paolo Mascheri racconta il rapporto padre-figlia in seguito alla scomparsa di Chiara, la moglie del protagonista

Roberto Falconi

Nina ha undici anni Il mattino è sempre di poche parole, fa colazione con gli occhi fissi su un telefilm americano Andrea le siede accanto, per rompere il silenzio butta lì un pretestuoso «Se non ti sbrighi perdi il pullman!» Lei sale in camera sua, si veste di nero Va in bagno e rovista tra i trucchi che furono della madre Chiara Si passa «un leggero strato di mascara, un accenno di fard e un tocco di lucidalabbra che poi smorza con un velo di carta igienica» Esce di casa

Andrea la guarda dalla finestra: «Tiro un sospiro di sollievo egoista nel momento in cui se ne va: finalmente la sua vita è delegata alla società, al conducente dell’autobus, agli insegnanti, alle amiche Non sono più solo, mi illudo e sento un peso levarsi dallo stomaco»

Lo scrittore si disallinea dalla recente e ipertrofica produzione di romanzi sulla maternità e opta per la figura di un vedovo

Chiara è morta da un mese, Andrea e un ex collega di lei sono gli unici a sapere che non si è trattato di un arresto cardiaco Nella casa della campagna toscana sferzata dal grecale sono rimasti solo lui e Nina, che Chiara ha avuto da una relazione precedente Andrea non ha tempo per il dolore, bisogna scongelare i filetti di salmone che preparerà per pranzo, quando Nina rientrerà da scuola (e che poi lei si limiterà a piluccare «con le gambe scomposte e la manica sopra il piatto», già sazia delle caramelle e delle patatine consumate durante il viaggio di ritorno)

Paolo Mascheri si disallinea dalla recente e ipertrofica produzione di romanzi sulla maternità e opta per la figura di un vedovo che si deve occupare di un ’adolescente che non è sua figlia ma è come se lo fosse, avendola cresciuta sin dall’età di due anni La sofferenza inizialmente non esplode (il romanzo si estende su 208 pa-

gine: la frase «Perché non sei morto tu al posto della mia mamma?» arriva solo a pagina 67; le prime lacrime di Andrea a pagina 148) e resta confinata negli interstizi della quotidianità Bisogna fare la spesa, rassettare la casa, sentire gli insegnanti di Chiara, sbarcare il lunario rimettendo a nuovo il giardino di una villa in abbandono che il proprietario vuole sia «tutto fiorito, un tripudio di colori» entro la primavera Un dolore trattenuto e rispecchiato da una provincia aretina in cui sgraziatamente convivono «un paesaggio da cartolina, ancora parzialmente intatto, ancora idealizzabile» e il parcheggio del Carrefour di Pieve al

Toppo, con i suoi «cumuli di cartacce infradiciati dalla nebbia che stazionano nei posti abbandonati, e due gazze che beccano qualcosa dall’orlo di un cestino»

Una geografia lontanissima dagli stereotipi del Chiantishire (è questione cara a Mascheri sin dai tempi de Il gregario), fatta di idillio e disfacimento, istinto di conservazione e senso della fine: le foreste di conifere devastate dalla processionaria; i «rivoli di acqua sudicia che scorrono dagli uliveti nei fossi di scolo» Non c’è spazio per riflettere sul senso degli eventi, Andrea-Malpelo può solo prendere atto della loro inelutta-

Limmagine di copertina del libro di Mascheri

bilità: «Penso ai muli da soma che arrancano in salita crepando senza voltarsi, senza chiedersi se esiste di meglio, fedeli al loro carico e alla loro sorte» Salvarsi significa confinarsi entro il perimetro della materialità e delle occupazioni, in cui l’uomo può ancora illudersi che le cose siano controllabili e meno minacciose: Andrea che si spacca la schiena spostando pietre; Nina che ripassa la lezione di scienze mentre spinge il carrello nel reparto latticini; i due che si ingozzano di pici e di dolci dopo aver lasciato in fretta il funerale di Chiara Anche se per proteggere una ragazzina dal male

del Mondo non bastano certo l’acquisto di un cucciolo di maremmano o una giornata sulla spiaggia di Baratti o una notte nel più costoso hotel di San Vincenzo Fin qui tutto abbastanza bene Convince il rapporto tra questo quarantenne «che lavora con le mani» e la sera legge Le braci e questa ragazzina con gli occhi perennemente sul cellulare; figure che emergono anche a causa dell’esiguità dei personaggi laterali, decisamente più sbozzati (con l’eccezione di Patrizia, sorella di Chiara)

«Perché non sei morto tu al posto della mia mamma?»

Peccato che Paolo Mascheri non abbia voluto scommettere fino in fondo sulle proprie indubbie capacità di fissare il dettaglio memorabile, facendo cadere il protagonista in qualche improbabile eccesso didascalico (Andrea dopo aver strappato, alla fine del romanzo, il biglietto lasciato da Chiara: «Le ultime parole di una madre non arriveranno mai su questa terra alla figlia, i versi da testamento rimarranno muti Se parleranno, lo faranno solo nella mente solitaria del vedovo E quando non sarò più a questo mondo, chiunque aprirà questa cassaforte non ci troverà niente di quello che è accaduto quel giorno Le prove saranno estinte Murate per sempre nel silenzio»); lasciandosi prendere la mano da elementi simbolici un po ’ scoperti (la trasformazione di un giardino come metafora di una ricostruzione esistenziale); cedendo alla tentazione di un finale edificante (in cui il ritorno del padre naturale di Nina meritava, semmai, ben altra trattazione)

Levigaretroppounoggetto,foss’anche un libro, rischia di snaturarlo

Bibliografia Paolo Mascheri, Chiudi gli occhi Nina Edizioni Clichy, Firenze, 2024

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Lo spettacolo dell’intelligenza

Feuilleton ◆ Dal cinema all’editoria, sono sempre di più i titoli dedicati alla vita e alle scoperte dei geni della fisica Pietro Montorfani

Tornasse per miracolo tra noi, Aristotele di Stagira si guarderebbe attorno dapprincipio con aria stordita, salvo iniziare poi a interpretare il mondo secondo le sue rassicuranti categorie È da credere che, dopo una breve immersione nella nostra società e nella nostra cultura, giungerebbe presto a una semplice quanto drastica conclusione: troppa fisica, e troppa poca metafisica Per il filosofo che ha praticamente inventato lo studio del mondo naturale, le prospettive che ci staccano da terra erano parte integrante del nostro vivere quotidiano Impastoiati come siamo in una complessità che si fa ogni giorno più disorientante, noi siamo invece molto più terra-terra dei nostri antenati

Forse anche per questo motivo, rivolgiamo sempre più spesso le nostre attenzioni a chi, della dimensione fisica dell’esistenza, ha provato a capirci qualcosa, non sempre con successo Non si contano infatti i titoli e gli studi, anche di alta divulgazione, dedicati ai protagonisti della rivoluzione scientifica che ha attraversato il Novecento ed è tuttora in corso Un tempo si faceva quasi soltanto il nome di Albert Einstein; oggi non c’è libro, film o spettacolo teatrale che non intercetti in qualche modo la vita o le scoperte di Werner Heisenberg o Kurt Gödel, Paul Dirac o Alan Turing, Robert Oppenheimer, Janos von Neumann o John Nash (quello di A Beautiful

Mind, nella foto una scena del film con Russell Crow) Privi di grandi riferimenti spirituali, o aperti tutt’al più a un generico spiritualismo, ci affidiamo ai guru della scienza nella speranza che sappiano fornirci una parola, come diceva Montale, «che squadri / da ogni lato l’animo nostro informe, / e a lettere di fuoco lo dichiari» Una parola fatta più di numeri che di lettere – di STEM, più che di umanesimo – ma ugualmente necessaria alla definizione del nostro senso del mondo

Nella grande mole di pubblicazioni arrivate recentemente sugli scaffali colpisce la coerenza del catalogo delle edizioni Adelphi, che già nel lontano 1990 avevano tradotto in italiano il capolavoro un po ’ folle di Douglas R Hofstadter (Gödel, Escher, Bach: un ’ eternaghirlandabrillante) e che in tempi più vicini a noi ha contribuito a creare il caso Rovelli, dalle meravigliose Settebrevilezionidifisica(2014) ai Buchi bianchi (2023), passando per L’ordine del tempo (2017), per me del tutto inaccessibile ed Helgoland (2020) Di Adelphi sono pure le versioni italiane dei fortunati libri di Benjamín Labatut, lo scrittore cileno noto per Quando abbiamo smesso di capire il mondo (2021), e che ora sta facendo man bassa di premi con l’ultimo Maniac (2023), dedicato al padre dei supercalcolatori, il Mathematical Analyzer Numerical Integrator and Automatic Computer Model (MANIAC,

appunto) Labatut ha colto, e sfruttato molto bene, la nostra infatuazione per queste personalità geniali e tormentate, dalla vita non sempre invidiabile, malati nel fisico e/o nella mente, i protagonisti assoluti di quello spettacolo dell’intelligenza che non tutela dai pericoli del cinismo e dell’autodistruzione Non è un caso infatti se, da qualsivoglia direzione la si prenda (chimica, fisica, informatica, logica o matematica pura), la perlustrazione delle scoperte scientifiche più importanti del Novecento finisca sempre per aggirarsi attorno alla bomba atomica e ai suoi terribili derivati, battezzati con nomi tristemente ironici (FatMan, LittleBoy) Come se al centro di tutto non ci fosse che il grande buco nero dell’apocalisse

Un nome che torna più di altri, affascinante come pochi per la sua parabola esistenziale e le sue capacità cognitive, è quello dell’ungherese Janos von Neumann, divenuto poi un americanissimo John, fiero nemico di tutto quanto giungeva da un’Europa devastata da nazismo e comunismo

Passato alla storia come l’uomo più intelligente della sua generazione (e di molte altre prima e dopo di lui), matematico sopraffino ma persona a tratti insopportabile, von Neumann era un edonista con la passione per le auto veloci e una straordinaria propensione per i problemi complessi, che tendeva a risolvere con disarmante faci-

lità Il suo nome è associato a scoperte cruciali nell’ambito della fisica quantistica, dell’informatica, della teoria dei giochi (quindi dell’economia) e infine dell’intelligenza artificiale, come se davvero – come suggerisce

Ananyo Bhattacharya nella sua ricca biografia – von Neumann fosse giunto da un futuro lontano per indicarci la strada O meglio, le strade

Perché a seguire passo passo il dispiegarsi della sua avventura intellettuale si rimane senza parole, tanti sono gli ambiti ai quali ha dedicato relativamente poche energie, giusto il tempo di fondare e inaugurare ogni volta una nuova branca della scienza, per poi passare subito ad altro Irrequieto per natura, saltò di ramo in ramo

seguendo il suo personalissimo fiuto, collaborando quel tanto che bastava con il mondo accademico o le agenzie militari statunitensi Un Aristotele mai veramente appagato (o forse sì?), con soltanto un po ’ più di cinismo dato anche dalla sua esperienza di ebreo sfuggito per un soffio alle catastrofi del XX secolo

Bibliografia

Benjamín Labatut, Maniac, traduzione di Norman Gobetti Adelphi, Milano, 2023 Amanyo Bhattacharya Luomo venuto dal futuro La vita visionaria di John von Neumann, traduzione di Luigi Civalleri Adelphi, Milano, 2024

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Cristo si è fermato a Seveso

Podcast ◆ Il viaggio sonoro di Manuel Perrone, regista e poeta che vive fra Origlio e Marsiglia, alla ricerca del padre Olmo Cerri

Non mi capita spesso di ascoltare dei progetti audio che mi coinvolgono con tanta intensità emotiva Eppure è proprio quello che mi è successo con il podcast Cristo si è fermato a Seveso di Manuel Perrone, vulcanico e inafferrabile autore, attore, regista e poeta, che vive fra Origlio e Marsiglia

Ispirandosi al titolo del romanzo autobiografico di Carlo Levi, Manuel, da poco diventato padre di una bimba, sente il bisogno di riflettere sulla propria storia e di intraprendere un viaggio sonoro alla ricerca di quello che definisce il suo fantasma preferito: quello di suo padre

La storia della famiglia

Perrone è una vera e propria saga: la bisnonna, di nobile famiglia decaduta, attrice e spiritista, la nonna e il nonno di Manuel arrivano in Svizzera come operai per la Knorr di Sciaffusa

È un racconto difficile da definire, perché scarta continuamente fra piani narrativi e formali differenti Da una parte la vicenda personale di Manuel e di suo padre, «l’Antonio», come lo chiama lui: giovane medico e militante ecologista che aderisce al collettivo di lotta per la salute «Medicina democratica» Dall’altra il lato oscuro dietro all’industrializzazione massiccia e all’ottimismo che l’accompagna, il buio tra i colori sgargianti degli oggetti di plastica che invadono il mercato: una commistione di sete di profitto e assenza di scrupoli della quale il drammatico incidente di Seveso – con la sua fuga di diossina – diventa spunto narrativo e simbolo La storia della famiglia Perrone è una vera e propria saga: la bisnonna, di nobile famiglia decaduta, attrice e spiritista, la nonna e il nonno di Manuel arrivano in Svizzera come operai

per la fabbrica Knorr di Sciaffusa; si trasferisconopoiinTicino,perlavorare alla Saica, la fabbrica di imballaggi di Bellinzona È qui che li raggiunge anche il figlio Antonio, il quale più avanti, per poter frequentare gli studi di medicina a Milano, si trasferisce a Chiasso, in via Soldini, a pochi metri dallo scambio merci della stazione di confine Mentre Antonio frequenta l’università, lascia un insolito compito ai figli: osservare con il binocolo, dalla finestra della cucina, i treni in transito, e prendere nota del numero identificativo riportato sui vagoni bianchi con la riga arancione, quelli che trasportano sostanze chimiche pericolose: «Noi, cow-boy pre-puberici, dalla nostra collina a controllare i pascoli di vagoni sospetti» Il padre di Manuel si interessa in prima persona del trasporto ferroviario di materie prime pericolose, non sempre dichiarate, portando avanti una campagna per mettere in guardia la popolazione sui rischi che queste sostanze portavano con sé Fondatore di un movimento ecologista, nel 1989 scrive un libro-denuncia intitolato Un treno che non scoppia di salute, libro di cui alcune copie sono conservateancoraneimagazzinidellabibliotecacantonale Ecomeinunaprofezia che si auto avvera, Antonio Perrone si ammala giovanissimo di cancro ai polmoni, uno specifico tipo di tumore che potrebbe essere riconducibile all’inquinamento, ma che è impossibile ricollegare a un episodio puntuale Sullo sfondo il Mendrisiotto che era, ed è, una delle regioni più inquinate della Svizzera L’autore, durante le sue ricerche negli archivi della RSI, scopre un’intervista al padre Il giovane medico racconta di non aver mai fumato e di non avere altri fattori di rischio, e denuncia: «Ho un solo elemento che può generare sospetto, ho abitato per molti anni a Chiasso» proprio vicino a quei binari dove transi-

tavano, un paio di volte a settimana, «quasi cinquantamila chili di cloruro di vinile» Accuse che creeranno sdegno e riprovazione nelle autorità cantonali «Di mio padre ricordo molte cose, soprattutto dettagli, ma non mi ricordavo la sua voce», racconta Manuel, scavando nella propria memoria Voce che invece noi, ascoltatori di questo densissimo racconto, impariamo a conoscere grazie ai frammenti audio riscoperti L’autore in questo lavoro ricorda affettuosamente «l’Antonio»: i capelli (prima lunghi, come si usava in quegli anni, e poi spariti a causa della chemioterapia), il naso prominente, che l’autore del podcast riconosce anche sul proprio volto E poi ci racconta le crisi epilettiche, che sopraggiungono proprio mentre tutta la famiglia è riunita a guardare Indietro tutta di Renzo Arbore, ogni volta che, sul vecchio televisore a tubo catodico un’interferenza crea «la nebbia» Fino all’ultimo mese di vita del padre, a letto, con le gambe in cancrena, a leggere con i figli, di nove e undici anni, Aspettando Godot di Beckett, pièce

che in questo podcast prende vita grazie alla voce di un gruppo di attori Mentre i treni corrono accanto a Casa Perrone, un secondo binario narrativo attraversa la storia delle industrie pericolose e inquinanti Il benessere dell’Europa del dopoguerra, creato anche dalla crescita rapidissima dell’industria, dall’ottimismo generato dall’industrializzazione massiccia, dai consumi, stride con le preoccupazioni legate all’ambiente e allo smaltimento più o meno legale dei rifiuti «La mafia è la gemella trisomica del capitalismo, quella che si tiene in cantina» dice Manuel, raccontando dalla centrale nucleare di Sessa Aurunca in provincia di Caserta, costruita a pochi chilometridallacasanataledellafamiglia,nelbelmezzodella«terradeifuochi» Vengono ricordati i bagni estivi durante le vacanze alla foce del Garigliano, proprio dove il fiume si gettava nel mare dopo essere passato nel bel mezzo della centrale, per raffreddarne il reattore Qui l’acqua si diceva avesse il potere quasi miracoloso di curare le verruche alle mani in maniera più ef-

Il fascino dei paesaggi ai margini

ficace del cortisone E il racconto autobiografico ci riporta con regolarità al disastro di Seveso: a quel 10 luglio 1976 quando, a soli trenta chilometri dal confine svizzero, una fuga di diossina, «il veleno più tremendo del mondo», venne tenuta nascosta per giorni allapopolazionelocaledagliindustriali svizzeri dell’ICMESA di Meda L’incidente, causato forse dal tentativo di far rendere il più possibile un impianto industriale già sotto pressione, ancora oggi è considerato dal «Time» l’ottavo peggior disastro ambientale della storia L’incidente provocò tra l’altro l’inquinamento di centinaia di migliaia di tonnellate di terreno, e una grande inquietudine nelle donne in gravidanza: il pericolo di veder nascere bambini malformati scosse l’interapopolazione Fuancheaseguitodi questo incidente che in Italia si iniziò a discutere di una legge che garantisse la possibilità di accedere all’aborto terapeutico, fino a quel momento vietato, e oggi rimesso in discussione in molti Paesi europei: «Quando finisce il medioevo, e quando ricomincia?» si chiede Manuel Il podcast mescola con coraggio ricordi personali e collettivi, audio d’archivio, brani pop, passaggi biblici e caroselli pubblicitari È un susseguirsi di sorprese, di momenti intimi e pubbliche accuse, di ricordi delicati e immagini forti «Quei feti sono quasi miei coetanei, che oltre alla paura di vederli nascere malformati, si sottintende la paura di offrirgli quel mondo così apocalittico I figli della diossina siamo noi» Momenti lirici e poetici, a voltequasisurreali:laGenesi,remixata sulla base di The Final Countdown degli Europe È possibile ascoltare questo podcast – prodotto da Francesca Giorzi per il settore Audio Fiction e sonorizzato da Thomas Chiesa – sul sito della RSI e sulle principali piattaforme di streaming

Fotografia ◆ Ventitreesima mostra alla Fondazione Rolla, Scenescape riflette la potenza di singole scene immortalate

Gian Franco Ragno

L’attuale collettiva alla Fondazione Rolla di Bruzella, dal titolo Scenescape, si configura immediatamente come un ’esposizione singolare soprattutto per la scelta del soggetto, ovvero quella di un paesaggio senza un ’ eredità pittorica, senza un risultato estetico immediato, perlomeno al primo sguardo Essa infatti cerca di elencare luoghi anonimi ma, in qualche modo, nobilitati dallo sguardo del fotografo, colui che è capace di definire una nuova idea di bellezza

Si sono seguite le tracce, visive e concettuali, del fotografo americano Robert Adams (1937), capostipite e rappresentante di una nuova tendenza della fotografia contemporanea, il cui inizio viene fatto coincidere con la mostra del 1975 alla George EastmanHouse,TheNewTopographics Lo stessoautore,amicodellaFondazione, è presente in mostra con quattro straordinarie immagini, tra cui un notturno Dello stesso gruppo legato alla storia esposizione è presente anche un’immagine dell’artista Lewis Baltz (1945-2014)

Veniamo agli altri artisti in esposizione: il comasco Fabio Tasca (1965),

autore anche di un saggio introduttivo, già presente in diverse personali e collettive, presenta una lettura di alcuni paesaggi ai margini, paesaggi di frontiera, periurbani secondo una seriedicriteridiindaginechesipropone a ogni serie di immagini Giuseppe Chietera, suo compagno di ricerca in numerosi progetti di carattere topografico (1966), continua la sua inchiesta intorno ai territori del Locarnese, trovando nelle sue immediate vicinanze – come da lezione di Robert Adams – i soggetti, le inquadrature capaci di esprimere una propria visione del paesaggio antropizzato in una luce, e con delle scelte di colore che riecheggiano il punto di riferimento di tutta una fotografia di paesaggio contemporaneo italiana: Luigi Ghirri Anche Phil Rolla (1937) ripropone nuovamente delle immagini del suo archivio (come quella nella foto scattata a Madrone) risalenti agli anni Settanta, riguardanti una California natia e sconosciuta, un luogo di transito, popolato non dall’uomo ma da auto abbandonate

Come di consueto, sono presenti immagini di grandi autori della storia

dellafotografia:un’immagineoblunga sulle dighe della Francia di Josef Koudelka(1938),ilcecoJosefSudek(18961976) e il recente premio svizzero della grafica, Luciano Rigolini (1950) Le fotografie possono riguardare ammassi anonimi di materiale di scavo – scelti come espressione di pura forma – come nel caso di Vincenzo Castella (1952) oppure trasparenze di un luogo sfumato e indefinito, descritte da poche linee di profilo, raccolte

durante un viaggio in Cina dall’artista Francine Mury (1947) Si può persino arrivare al grado zero del soggetto, la linea dell’orizzonte tra cielo e mare nelle sue infinite declinazioni, in mille luoghi diversi, di uno dei più grandi fotografi e artisti contemporanei, Hiroshi Sugimoto (1948) Nuove presenze e nuove proposte nelle sale sono due autrici, Aline d’Auria (1982), videoartista romanda e ticinese di adozione, e Linda Fregni

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Nagler (1976), che si rivela e sorprende per la sua interessantissima prospettiva di utilizzare, riprodurre e riordinare in una nuova cornice di senso delle fotografie storiche della sua collezione Chiude l’esposizione collettiva uno scatto di rara malinconia urbana, con unafiguradispalle,operadiIgorPonti (1981) – un luogo che nel frattempo, a Molino Nuovo, è già scomparso Nell’insieme,quindi,unacollettiva che si presenta agli antipodi dall’immaterialità e dalla resa estetica del paesaggio in voga nei media digitali odierni, così invasive e ossessive nel quotidiano: quelle che uno dei pensatori più influenti del nostro tempo, Byung-chul Han, chiama le «non cose»,proprioprivediquellamaterialità, di quell’essere frutto dell’esperienza fisica In breve, il gruppo di immagini scelto da Phil Rolla si impone per la sua tensione morale verso una concretezza fisica

Informazioni

Dieci giorni di diritti umani

Cinema – 1 ◆ Temi e ospiti dell’undicesima edizione del FFDUL

Case distrutte, militari in azione, sguardi impauriti, ma anche molte storie di solitudini in mezzo al caos, alla guerra Sono solo alcune delle immagini, molto toccanti, che si potranno vedere durante l’undicesima edizione del Film Festival Diritti Umani che si terrà a Lugano dal 10 al 20 ottobre Una rassegna che promette punti di vista diversi e molto attuali sui conflitti in corso (Ucraina e Palestina), ma anche su altri temi come le rivendicazioni femminili, le emergenze climatiche e le condizioni detentive dei prigionieri negli Usa Undici giorni di programmazione e una trentina di film (tra cui tredici prime svizzere e otto prime per la Svizzera Italiana) nelle sale del Cinema Corso e del Cinema Iride di Lugano per raccontare i diritti umani Mentre al cinema LUX art house di Massagno verrà proposto – per la seconda volta – il Concorso internazionale di lungometraggi che prevede la proiezione di otto pellicole, tutte in anteprima nazionale

Il Festival propone una masterclass con il regista e sceneggiatore Daniele Gaglianone che ha segnato gli ultimi 30 anni del documentario italiano

Opere, come ha tenuto a sottolineare il presidente del festival Roberto Pomari durante la presentazione che «al contrario di altri festival, saranno sottotitolate in italiano È uno sforzo non indifferente dal punto di vista finanziario, ma è per noi un aspetto importante al quale teniamo particolarmente»

Il festival è stato creato ed è sostenuto dall’omonima fondazione che ne garantisce continuità e attendibilità «Non solo», ha evidenziato la presidentessa Morena Ferrari Gamba «Affrontiamo la questione dei diritti umani con conferenze puntuali tutto l’anno, sensibilizziamo sul tema i ragazzi nelle scuole Tremila sono gli allievi che frequentano il Festival negli undici giorni» Pomari ha anche sottolineato «il consolidamento delle relazioni e del sostegno istituzionale grazie ad accordi pluriennali che riescono a dare una solida base alla manifestazione e a costruire una programmazione duratura nel tempo»

Il Premio Diritti Umani quest’anno sarà attribuito al regista Avi Mograbi, un documentarista israeliano da sempre interessato al confitto tra il suo popolo e i palestinesi In particolare, ha sottolineato il direttore Antonio Prata, Avi Mograbi «è critico verso la politica che sta portando avanti il Governo israeliano ed è in favore della pace Un punto di vista che cerca di mettere nei film, intervistando soldati israeliani pentiti di aver combattuto contro i propri vicini Il suo è un cinema molto forte, basato su testimonianze, ma è anche, dal punto di vista formale, molto sperimentale» Mograbi sarà a Lugano il 18 di ottobre e per l’occasione saranno proiettati due suoi lavori

Oltre al premio, il festival propone una masterclass con il regista e sceneggiatore italiano Daniele Gaglianone, «un autore che ha segnato gli ultimi 30 anni del documentario italiano, ma non solo» dice Prata Gaglianone è un regista che spesso e volentieri si è concentrato su tematiche umanitarie come la marginalità, ma non ha disdegnato di occuparsi della storia e della memoria del suo Paese

E il concorso? Lo illustra lo stesso direttore «Non è stato semplice – tra le cento pellicole ricevute – sceglierne otto Abbiamo voluto dare spazio sia a produzioni indipendenti, sia a opere conbudgetpiùimportantieunastruttura più solida alle spalle Una varietà d’offerta che abbiamo sottolineato con la loro provenienza: dall’Europa, dagli Usa, dal Canada e dal resto del mondo»

Le opere concorreranno per il Premio della giuria e per il Premio del pubblico, oltre al Premio ONG, che quest’anno sarà consegnato da FRA-

La saga di Costner

Cinema – 2 ◆ Epica e romanticismo di Horizon

Nicola Falcinella

SI, un ’associazione che opera a favore dei diritti di persone che si trovano in condizioni di vulnerabilità, in particolare di bambini e donne «Storie intime e familiari, ma anche conflitti, lotte per la difesa del territorio e l’affascinante intreccio tra storia naturale e mito: i film del festival offriranno una visione profonda e diversificata della realtà contemporanea», ha spiegato il direttore

Come accennato all’inizio, la presenza degli studenti è sempre stata un punto di forza del festival Per questa ragione i curatori hanno selezionato sei film per coinvolgere attivamente i ragazzi che, dopo le proiezioni, avranno l’opportunità di partecipare a incontri e approfondimenti con esperti e figure chiave legate ai temi trattati Quest’anno si va dalla gentrificazione climatica al film realizzato da un collettivo israelo-palestinese che mostra la distruzione di Masafer Yatta in Cisgiordania Passando per la storia delle donne Yazidi, rapite durante l’invasione dell’Iraq da parte di Daesh nel 2014 e dei loro bambini nati dalla violenza Il popolo delle donne (nella foto un’immagine del film) dell’artista e regista Yuri Ancarani evidenzia il rapporto fra la crescente affermazione sociale delle donne e l’aumento della violenza sessuale maschile Sarà poi la volta di un film che documenta quanto succede in un carcere di massima sicurezza in California e si parlerà pure della visione della guerra a Kharkiv, da parte di due bambini che cercano di mettersi in salvo

Dove e quando

Film Festival Diritti Umani dal 10 al 20 ottobre a Lugano www festivaldirittiumani ch F F D U L

«Sono deciso a completare quel che ancora manca», ha detto Kevin Costner presentando le prime due parti di Horizon: an American Saga fuori concorso nell’ultimo giorno dell’81esima Mostra del cinema di Venezia Dopo la deludente uscita in sala del primo capitolo (ora già in dvd, oltre che su varie piattaforme) dell’ambizioso progetto articolato in quattro parti, il resto dell’opera ha rischiato di restare bloccato Le proiezioni veneziane, accolte molto calorosamente dal pubblico, potrebbero rilanciare le sorti del secondo segmento in vista di un ’uscita cinematografica e incoraggiare l’attore e regista a proseguire le riprese del terzo capitolo, per completare un lavoro nel quale sta investendo anche i propri risparmi Si tratta di un colossal western senza tempo, che torna ai fondamentali, al genere da cui deriva tanto cinema americano (dall’azione all’avventura al road-movie), e alle origini di una Nazione Non è un caso che i primi episodi abbiano un prologo nel 1859 e siano ambientati nel 1863, in piena Guerra di secessione, mentre Horizon rappresenta la terra promessa, la città che non c’è ancora e già richiama pionieri anche grazie a un ’abile strategia pubblicitaria In questi tratti si intuisce l’attualità del progetto di Costner, uno degli ultimi portabandiera di un cinema classico, romantico e puro, forse l’autore più vicino a Clint Eastwood che ci sia e non è un caso che insieme abbiamo realizzato quel gioiello di Un mondo perfetto (1993) Il cineasta di Balla coi lupi ha costruito,conicosceneggiatoriJonBaird e Mark Kasdan, un intreccio di storie destinate a convergere nella Pedro Valley in Arizona, lungo le anse di un fiume dove nelle prime inquadrature si piantano picchetti per delimitare un insediamento senza notare le tombe poste sull’altra sponda Sono territori letteralmente sconfinati, zone di caccia dei nativi americani, con i quali nascerà l’inevitabile conflitto Dopo la prima distruttiva scorribanda notturna degli apache, alla quale scampano solo Frances (Sienna Miller) e la figlia Lizzie, Costner prende le cose alla larga La prima parte ha un respiro ampio ma una narrazione frammentata nell’alternarsi rapido delle diverse storie e dei diversi percorsi, la seconda ha un ritmo più disteso e permette di entrare più in sintonia con i tanti personaggi, sembrando più coinvolgente e

accessibile Dal centro si allargano via via cerchi che assorbono molte storie e diversemotivazionidichiparteeviaggia verso ovest Il regista non si perde incitazioni,maguardaaigrandissimi, a John Ford o Howard Hawks, e si ritaglia il ruolo del cowboy Hayes, venuto dal nulla, senza legami, dalla mira infallibile e in fondo romantico, un po ’ alla Eastwood, insomma Horizon parla molto dell’oggi, del sogno di una vita migliore, del migrare, del ricominciare da zero, dello sfidare la natura e delle contese per la terra Significativo che i pionieri siano migranti veri e propri abbagliati dall’orizzonteenondalletombeedalle paure che dovrebbero incutere, proprio come chi oggi rischia la vita per attraversare il Mediterraneo o il confine, poco lontano dall’azione del film, tra Messico e Stati Uniti In questo senso la saga è anti-trumpiana Altracomponenteimportantesono

le donne, tante volte solo comprimarie nel western, che diventano il motore delle storie nel secondo capitolo della saga

Sututtec’èFrances,interpretatada una Sienna Miller dal fascino ormai maturo, dura e sofisticata nel ruolo deciso e dolente della vedova che non indietreggia e, anzi, punta a ricostruire La preadolescente Lizzie acquista spessore nel seguito della vicenda, stringeamiciziaconunacoetaneaapache e fa immaginare che si possa instaurare un rapporto tra le parti, non solo confliggere, un po ’ come in Balla coi lupi Horizon è una vera saga americana, un film di epica e romanticismo, di questioni eterne, opera di un uomo di cinema deciso a realizzare ciò che crede nel modo in cui crede: se Costner rischia di sbagliare, è solo per eccesso

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