Anno LXXXIV 27 dicembre 2021
Cooperativa Migros Ticino
G.A.A. 6592 Sant’Antonino
Settimanale di informazione e cultura
edizione
52
MONDO MIGROS
Pagine 4 – 5 ●
SOCIETÀ
TEMPO LIBERO
ATTUALITÀ
CULTURA
C’è chi lo ritiene una convenzione, altri sottolineano la sua natura psicologica, ma il tempo esiste?
La luce per i fotografi: indicazioni su valore, significato e altri aspetti da considerare
La competizione fra superpotenze si gioca nello Spazio ma la navigazione è sempre più rischiosa
A Lugano Villa Ciani propone La Regionale, imperdibile selezione di arte contemporanea
Pagina 2
Pagina 11
Pagina 17
Pagina 27
Marco Abbondio
◆
◆
2021, l’anno della disillusione Peter Schiesser
Tremano un po’ le gambe all’idea di tentare un bilancio di questo anno, che ci auguravamo potesse farci dimenticare il 2020 e archiviare la pandemia. Al picco della quinta ondata, con il timore che la variante Omicron innesti direttamente la sesta, dobbiamo riconoscere che le speranze si sono vanificate. Abbiamo creduto che i vaccini ci avrebbero riportato a qualcosa di molto simile alle vecchia normalità, per diversi mesi l’abbiamo anche assaporata, in particolare chi si è vaccinato. Ma ora ci rendiamo conto che la lotta contro il tempo fra i vaccini e le mutazioni del Coronavirus segna un punto a favore delle seconde. Si tenta di giocare al rialzo con una terza dose (in Israele si è già alla quarta), sperando che sia la volta buona. E si guarda alla Omicron con un misto di speranza e rassegnazione: la sua contagiosità è tale che pochi sfuggiranno al virus, ma – pensano alcuni, anche virologi – se davvero fosse meno letale alla fine forse si otterrebbe una sufficiente immunità di gregge; sì, forse, ma a un prezzo molto alto, ribadiscono altri medici ed epidemiologi.
E abbiamo creduto che in questo 2021 avremmo colto i frutti dello slancio di solidarietà sorto durante i primi mesi della pandemia, quelli della grande serrata, confortati dalla rapida creazione di vaccini efficaci. Poi abbiamo dovuto constatare che non solo chi si era ammalato di Covid poteva riammalarsi, ma che anche chi è vaccinato può contagiarsi e contagiare, corre un rischio – anche se minore – di ammalarsi, finire in ospedale, morire. Al contempo, in Svizzera, come in molte società occidentali, si è creata una profonda frattura fra vaccinati, autorità politiche e mediche da una parte e la galassia dei non vaccinati dall’altra, colma di tensioni, astio, rimproveri vicendevoli. Le nuovissime restrizioni e imposizioni che toccano anche i vaccinati, e quelle sempre più stringenti per i non vaccinati, non aiutano a creare un clima migliore. L’insofferenza cresce e, come è facile che accada, si incolpa la controparte di come vanno le cose. Da più persone sento dire che non raggiungeremo l’immunità di gregge perché c’è chi non vuole vaccinarsi; la tesi avrebbe valore se il virus riguardasse
solo la Svizzera, ma non è così: le varianti peggiori, la Delta indiana e la Omicron sudafricana, sono sorte in paesi e condizioni diversi, e se anche fossimo tutti vaccinati il rischio di infettarci con la Omicron resta alto, poiché elude i vaccini attuali. In una pandemia l’immunità di gregge si raggiunge solo a livello mondiale, ma fintanto che i paesi del sud del mondo non ricevono i vaccini che richiedono, saremo esposti a nuove mutazioni del virus. Certo, fossimo tutti vaccinati, gli ospedali sarebbero meno pieni, ed è desolante vedere che siamo di nuovo in situazione di emergenza, ma coltivare sentimenti astiosi e pensieri totalizzanti non aiuta a sanare la frattura sociale venutasi a creare. In qualche modo la situazione va accettata e fin dove possibile si insista a convincere gli scettici e gli indifferenti. La lezione che possiamo trarre da questo 2021 è che dobbiamo imparare a vivere nell’incertezza con quanta più serenità possibile. Anche chi attesta credibilità a virologi, epidemiologi, governanti, deve riconoscere che non non sono depositari della verità, non hanno la certezza in tasca,
in questi quasi due anni sono stati smentiti in tanti. Ma l’incertezza può anche rivelarsi utile: scardina le idee preconcette, ci obbliga a rimettere in discussione quello in cui abbiamo creduto (e che in questa pandemia deve continuamente essere rivisto), ci confronta con aspetti più profondi del nostro essere. Sono i pensieri di un’amica, che mi spiegava il difficile processo che nel suo caso l’ha portata a decidere di vaccinarsi. Ma possono valere per tutti, da una parte e dall’altra. È un augurio per il 2022. Ma la vita non si è limitata alla pandemia, in quest’anno. Pur alle prese con questa crisi sanitaria, abbiamo tutti vissuto le nostre piccole grandi, belle e brutte vicende. L’attenzione è tornata anche ai grandi temi, il riscaldamento climatico, le guerre vecchie e nuove, la crescita economica e il lavoro, nella piccola Svizzera anche sulle relazioni difficili con l’Unione europea. Ed è bene così, affinché la realtà non sia totalmente preda di questa ossessione dominante. Nella speranza che il 2022 si adagi serenamente sulla nostra realtà, come nel disegno sopra.