Anno LXXXV 7 febbraio 2022
Cooperativa Migros Ticino
G.A.A. Sant’Antonino
Settimanale di informazione e cultura
edizione
06
MONDO MIGROS
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SOCIETÀ
TEMPO LIBERO
ATTUALITÀ
CULTURA
La vita felice dei single: intervista alla psicologa sociale americana Bella DePaulo
Al di là delle barriere fisiche: alla Ti-Rex Sport di Murat Pelit l’adrenalina è regina indiscussa
La svolta monetaria già in atto negli Stati uniti e le conseguenze sull’economia mondiale
A Bologna con Cavazzoni per ricordare lo spirito e la genialità dell’intellettuale Gianni Celati
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Keystone
L’Ucraina e lo scacchiere Europa
Lucio Caracciolo
Una giornata particolare
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Peter Schiesser
Non so se fosse nelle sue intenzioni, all’ultima conferenza stampa del governo sulla situazione pandemica, ma con quel suo «Oggi è una bella giornata» il neo-presidente della Confederazione Ignazio Cassis ha espresso un messaggio con molti significati e destinatari. È stato il segnale di chiusura di una crisi politico-sanitaria che ha portato il Consiglio federale a esercitare un potere senza precedenti nel dopoguerra, a malapena smussato dal parlamento e comunque ratificato dalle urne popolari e dal comportamento della maggioranza della popolazione. Il segnale di un ritorno alla democrazia come la conoscevamo. E se lo Stato si ritrae, abolendo (presto) tutte le misure restrittive, dalla quarantena (subito) al certificato Covid (in gran parte fra due settimane, se il picco dei contagi da Omicron sarà superato), in parte anche l’obbligo della mascherina, la gestione del virus torna, oltre che ai cantoni, essenzialmente nelle mani del singolo individuo. Come con una normale influenza, da malati si sta a letto, e forse d’ora in avanti con un raffreddore ci verrà più spontaneo metterci una
mascherina, per non contagiare il prossimo. E la frase di Cassis è stata anche il segnale che si può cominciare a sanare il fossato sociale che si è creato fra vaccinati e non, questi ultimi fortemente discriminati nelle loro libertà negli ultimi mesi. L’abolizione dell’obbligo del sempre più presente covid pass riporta tutti sullo stesso piano di libertà. Una buona cosa, anche perché dimostra che nell’animo dei nostri governanti non c’è un insaziabile istinto di potere e di controllo, di voler istituire una dittatura. I non vaccinati riguadagnano però solo la libertà in patria, all’estero il pass è ancora richiesto. Lo sappiamo, la pandemia non è terminata, abbiamo già scritto di come nella storia umana non terminano mai in un momento preciso, si sfilacciano. E la variante Omicron vi ha fortemente contribuito. Ha sparigliato le carte in tavola. Fonti dell’Amministrazione segnalano, e gli ospedali confermano, che in cure intense ci sono pochissime persone con la variante Omicron, i decessi sono una manciata. È sempre ancora la Delta la variante più letale, ma l’avanzata della
Omicron le lascia meno spazio. Inoltre, anche chi è triplamente vaccinato e chi risulta guarito da un’altra variante può facilmente contagiarsi con la Omicron, benché le probabilità di finire in ospedale siano minori (alla terza dose), e quindi anche infettare altre persone. E questo è il motivo principale per cui il G e il certificato Covid non hanno più senso, anche a parere di molti esperti: in una situazione in cui si contagia il per cento della popolazione alla settimana, è diventato una discriminazione inutile e quindi senz’altro ingiusta. Tanto più che i malati di Covid, o con il Covid (ma ricoverati per altre patologie) in cure intense stanno calando. Certo, anche questa volta ci sono voci del mondo della scienza medica che invitano alla prudenza, a scaglionare l’abolizione delle misure restrittive per non essere obbligati poi a reintrodurle, a considerare che potrebbe insorgere una nuova variante del virus, più letale. Il Consiglio federale sa che ogni decisione comporta una dose di rischio, vista l’imprevedibilità che connota una pandemia, ma penso che le sue decisioni ri-
specchino lo stato d’animo generale della popolazione, stanco di restrizioni che ora mancano l’obiettivo di contenere i contagi, mentre quello di non sovraccaricare gli ospedali si realizza quasi da sé, nonostante gli irrefrenabili contagi. Non siamo il primo paese ad essere entrati nella fase endemica del virus, Gran Bretagna, Danimarca e Spagna (che ora considera il coronavirus come una pura e semplice influenza) ci hanno preceduto, altri seguiranno. La stessa Organizzazione mondiale della sanità prevede che con la primavera in Europa ci sarà una lunga tregua che potrebbe anche essere definitiva (con qualche rigurgito nei mesi freddi). Quindi ora tocca a noi. Di uscire dal proprio stato mentale pandemico. Di riappropriarci delle libertà perse due anni fa. È stato strano e per taluni difficile abituarsi alla mascherina, riusciremo a sentirci sicuri senza, in futuro, nella folla? Quanto tempo servirà perché disagio, incertezza, chiusura in se stessi lascino il posto a fiducia, leggerezza e voglia di riscoprire il mondo e il prossimo?