Azione 24 del 13 giugno 2022

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Anno LXXXV 13 giugno 2022

Cooperativa Migros Ticino

G.A.A. 6592 Sant’Antonino

Settimanale di informazione e cultura

edizione

24

MONDO MIGROS

Pagine 4 – 5 ●

SOCIETÀ

TEMPO LIBERO

ATTUALITÀ

CULTURA

Con le sue ricerche il professor Mark Leary cerca di capire perché essere rifiutati sia così doloroso

In gita a Gruyères per una fondue e per visitare il Museo dedicato all’artista Hans Ruedi Giger

Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca non è un’ipotesi così remota. Vediamo perché

A colloquio con l’artista siciliana Silvia Giambrone, che ci racconta e spiega il proprio processo creativo

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Keystone

Sempre più preziosa rugiada

Alessandro Focarile

Crisi alimentare, sfida globale Peter Schiesser

Niente da fare: i ministri degli esteri di Russia e Turchia non hanno trovato un accordo per permettere all’Ucraina di esportare grano dal porto di Odessa. Sarebbe comunque difficile concretizzarlo in breve tempo, poiché per sminare il Mar Nero ci vogliono mesi. Le alternative allo studio sono il trasporto per ferrovia verso la Polonia e la Romania, ma le infrastrutture mancano e la diversa ampiezza dei binari in Ucraina impone dei trasbordi costosi. Come scrive la Nzz (9.6.22), in tempi normali in maggio l’Ucraina esportava nell’Ue 10 milioni di tonnellate di grano, quest’anno solo 1,5 milioni, via terra. Così la maggior parte del raccolto dell’anno scorso resta nei silos, mentre a fine giugno comincia la nuova mietitura, circa 20 milioni di tonnellate (12 in meno dell’anno precedente), di cui 10 sono però previste per il consumo interno. E siccome molti paesi, soprattutto arabi e nel Nordafrica, dipendono dal grano dell’Ucraina, l’allarme è diventato mondiale. In realtà la guerra in Ucraina è solo l’ultimo fattore in ordine di tempo di quella che si pro-

spetta una crisi alimentare mai vista negli ultimi decenni. Già in precedenza il Programma Alimentare Mondiale aveva pronosticato che il 2022 sarebbe stato difficile, dopo che la Cina, maggiore produttore mondiale di grano, aveva preannunciato raccolti più magri a causa delle inondazioni dell’anno scorso. La situazione si è aggravata con le temperature estremamente elevate registrate in maggio in India (secondo produttore mondiale), che incideranno sui raccolti, tanto che il governo centrale ha deciso di bloccare le esportazioni di grano per garantire la sicurezza alimentare della propria popolazione. Tutto questo, assieme all’aumento del costo del carburante, ha fatto schizzare alle stelle il prezzo del grano, aumentato del 60 per cento dall’inizio dell’anno. Dunque, alla guerra si aggiungono i mutamenti climatici, che portano piogge eccessive qui e siccità là. Un esempio: il Corno d’Africa vive da mesi la peggiore siccità degli ultimi 40 anni. E a queste due catastrofi con matrice umana se n’è aggiunta una terza di origine naturale, il coro-

navirus, a completare un quadro fosco: secondo le stime dell’Onu il numero di persone sull’orlo della carestia è raddoppiato da 135 – prima della pandemia – a 276 milioni. Il 18 maggio il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha messo a fuoco lo stato delle cose e le molteplici conseguenze di questa crisi alimentare, aggravata dalla scarsità di fertilizzanti, da un lato perché delle componenti essenziali sono prodotte in Bielorussia e Russia, dall’altro perché manca il gas russo per produrli. Ma il segretario generale dell’Onu ha indicato anche la via per uscire dalla crisi. «Abbiamo i mezzi per porre fine alla fame, ma se non risolviamo questo problema oggi, saremo confrontati con lo spettro di una carenza alimentare globale nei prossimi mesi», ha messo in guardia, per poi ricordare che nel mondo c’è abbastanza cibo: si tratta di eliminare ogni ostacolo alla vendita e alla distribuzione, abolendo ogni dazio; di evitare qualsiasi impedimento all’esportazione di grano e fertilizzanti dalla Russia, la quale a sua volta deve permettere all’Ucraina di

esportare il suo grano via mare; vanno sostenute tutte le persone bisognose e le operazioni umanitarie finanziate a dovere; i governi devono favorire un’agricoltura più vicina ai piccoli produttori per rafforzare i sistemi alimentari; infine, per adempiere a questi compiti i paesi poveri devono poter avere accesso a sufficienti capitali, le istituzioni finanziarie mondiali sono quindi chiamate a investire generosamente. Tuttavia, l’Onu non è il governo mondiale, i suoi poteri sono limitati, gli appelli del segretario generale spesso cadono nel vuoto. C’è chi è pessimista: come detto in un’intervista dal presidente della Banca Mondiale David Malpass (Nzz 30.5.22): «Temiamo che il numero di persone in estrema povertà torni a salire. Pensavamo che l’aumento della povertà nel 2020 a causa della pandemia fosse un evento unico, ma questa seconda crisi rafforzerà ancora questa evoluzione». In effetti, nei paesi in via di sviluppo il reddito mediano è già diminuito negli ultimi tempi. Motivi in più per dare ascolto a Guterres, ma saranno sufficienti per essere ascoltato?


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