Anno LXXXV 24 gennaio 2022
Cooperativa Migros Ticino
G.A.A. Sant’Antonino
Settimanale di informazione e cultura
edizione
04
MONDO MIGROS
Pagine 2 / 4 – 5 ●
SOCIETÀ
TEMPO LIBERO
ATTUALITÀ
CULTURA
La pipistrellina Delta e il suo amico Hypsi: una storia per riflettere su diversità e disuguaglianze
Una giornata ad Andermatt con Judith Wegmann, sciatrice ipovedente pluricampionessa
I nuovi «imperialismi» russo e cinese minacciano gli interessi vitali dell’Europa
Un ricordo del grande scrittore siciliano Giovanni Verga a cent’anni dalla morte
Pagina 3
Pagina 13
Pagina 19
Pagina 29
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Il richiamo della memoria
Martino, Parenzo, Montorfani
Enrico Martino
Pagine 17 e 31
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Una spada di Damocle sulla testa del Dragone Peter Schiesser
Sarà un’inaugurazione sottotono, il febbraio, per il presidente cinese Xi Jinping: le olimpiadi invernali si svolgeranno senza pubblico e diversi governi occidentali non invieranno rappresentanti, in segno di protesta per quello che sempre più Stati considerano un genocidio ai danni della popolazione uigura. Un momento di gloria mancato. Tuttavia, se sarà ancora vivo e al comando a anni, Xi Jinping potrebbe rifarsi nel con le celebrazioni per il centenario della nascita della Repubblica popolare cinese, la Cina comunista fondata da Mao Ze Dong, quando, secondo le ambizioni della sua dirigenza odierna, sarà la conclamata potenza mondiale numero uno. Nessuno di noi può immaginarsi come sarà il mondo fra anni, ma siamo impressionati e intimoriti dalla volontà di ascesa della Cina al punto di crederla ineluttabile. Eppure qualcosa all’interno del neo Impero Celeste scricchiola, anche se quasi non si ode, subissato dalle roboanti affermazioni di potenza (economica, politica, militare): il problema demografico, con i conseguenti rivolgimenti nel-
la struttura sociale e famigliare. E questo mette una pesante ipoteca sul futuro della nuova superpotenza asiatica. I dati dell’Ufficio nazionale di statistica cinese indicano che il tasso di natalità è calato per il quinto anno consecutivo nel , e il rinomato sociologo Wang Feng, della California University Irvine, ha sentenziato che «il potrebbe venire ricordato come l’ultimo anno in cui la popolazione della Cina è cresciuta, nella storia». Certo, tutte le economie evolute, lo vediamo in Occidente, hanno problemi demografici, la popolazione invecchia ed è solo attraverso l’immigrazione che si mantiene un equilibrio demografico. Ma per la Cina è diverso: immigrazione ce n’è pochissima, e anche se aprisse le frontiere non troverebbe i milioni di persone di cui abbisogna per invertire la tendenza. Come scrive in uno studio del il ricercatore tedesco Stefan Eberstadt, il problema è che «la Cina è una società a bassa immigrazione, bassa fertilità, bassa mortalità». Un mix demografico esplosivo. Per capirne le origini bisogna riandare agli anni
Sessanta, quando Mao Ze Dong impose la politica del figlio unico e poi aggiungerci i - decenni di enorme sviluppo economico inaugurati da Deng Xiao Ping alla fine degli anni Settanta: questa combinazione ha generato una nuova struttura demografica, cui non hanno fatto seguito i necessari adeguamenti culturali e politici. La politica del figlio unico ha ridotto il tasso di natalità, la crescita economica e il maggiore benessere hanno allungato la vita media dei cinesi, risultato: sempre meno giovani in età di lavoro, sempre più anziani da mantenere – nel , stima Eberstadt, la Cina avrà una popolazione pari a quella odierna, miliardo e milioni di abitanti, ma rispetto al si conteranno milioni di persone «over » in più e altrettanti in meno sotto i anni. Ma non è solo una questione di numeri, ci sono anche altri aspetti problematici. Per esempio, già oggi il tasso di fertilità nelle aree urbane è molto basso. Da un lato molte giovani coppie che vogliono affermarsi professionalmente non fanno figli, anche gli incentivi promessi dopo aver innalzato l’obiettivo
demografico a due e ora a tre figli per coppia non stanno invertendo la tendenza. Dall’altro esiste in Cina un sistema arcaico di controllo degli abitanti, chiamato hukou, che assegna ad ognuno una residenza, per cui chi viene dalla campagna in città a cercare lavoro vive in condizioni, anche legali, da cittadino di serie B, senza diritto a sussidi, assicurazione malattia, senza possibilità di ricongiungimento famigliare, ciò che impedisce loro di aver figli. Oggi risultano «residenti urbani temporanei» ben milioni di persone. Tutto ciò, a partire dagli anni Sessanta, ha scardinato l’ordine tradizionale, confuciano della famiglia, in cui un numero consistente di figli si occupava degli anziani, mentre oggi un/a figlio/a si deve spesso occupare dei genitori e dei suoceri. Infine, Eberstadt solleva un quesito interessante: la Cina vuole essere una potenza militare, ma la sua società odierna, frutto della politica del «figlio unico», è disposta ad accettare la morte dei propri «figli unici» in guerra? La via cinese al potere mondiale potrebbe essere meno facile di quel che sogna Xi Jinping.