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IL CASO ALEX SCHWAZER, UNA FICTION QUASI THRILLER
Un’atleta, un marciatore, forse fino a qualche anno fa sconosciuto ai più ma poi balzato alle cronache non per le sue gesta sportive ma per un caso di doping da thriller. Vicenda intricata e complessa come poche, ferita aperta per lo sport italiano in genere e figuriamoci per l’atletica, disciplina ad alta esposizione a dubbi, sospetti e altro, come per qualunque sport individuale (e non solo) basato su resistenza e performance. Roba che scotta, Il caso Alex Schwazer, finito ora in una docuserie. Probabilmente se qualcuno avesse proposto un film sulla vita dell'atleta Alex Schwazer anche il produttore più coraggioso avrebbe detto: no non si può fare, non è una storia credibile! Questa l'impressione che si ha subito vedendo IL CASO ALEX SCHWAZER, la docuserie in quattro episodi prodotta da Indigo Stories “sbarcata” su Netflix il 13 aprile scorso.
L’incontro tra l’atleta olimpico in cerca di redenzione, Alex Schwazer, e un allenatore simbolo dello sport pulito, Sandro Donati, innesca un intrigo internazionale che sconvolge le loro vite e mette in crisi il sistema dell’antidoping. Il caso Alex Schwazer svela, per la prima volta, i retroscena di un’intricata vicenda senza precedenti. Una docu-serie di quattro episodi dove i protagonisti di uno dei più complessi casi politico-giudiziari nella storia dello sport italiano si mettono a nudo per provare a raccontare ciascuno la propria verità. Dopo la vittoria alle Olimpiadi, Alex Schwazer sembrava avere tutto. Ma, dietro la fama e la gloria, nascondeva un forte disagio che lo avrebbe condotto su una strada pericolosa. Una confessione scioccante, la confessione dell’uso di sostanze proibite, stravolge completamente la vita di Schwazer e porta gli investigatori a mettere in dubbio le sue vittorie e a cercare possibili complici. Mentre i risultati di Schwazer migliorano sotto la guida di Donati, c’è chi prova a bloccare il ritorno alle gare dell’atleta. Un database incriminante diventa pubblico. Quando Schwazer lotta per l’assoluzione in un processo ad alta tensione, cominciano a trapelare email e irregolarità nei risultati dei test. «Volevo mettere un punto, raccontare come sono andate davvero le cose. Oggi a 38 anni sono un uomo contento anche perché in momenti difficili ho incontrato una donna super (Kathrin Freund, ndr) con la quale ho avuto due figli e mi sento realizzato almeno come essere umano», così ha dichiarato Schwazer. Ecco la sua storia in estrema sintesi: marciatore italiano e campione olimpico della 50 km a Pechino nel 2008, il 6 Agosto 2012 viene trovato positivo in un controllo effettuato dall'Agenzia mondiale antidoping e il 30 luglio escluso dal CONI dalla squadra della 50 km di marcia dei Giochi olimpici del successivo 11 agosto, e sospeso per tre anni e sei mesi. Schwazer riconosce le sue colpe, piange e si dispera in tv, ma non è uno che molla. Nel 2015, ancora sotto squalifica, ricomincia ad allenarsi con Sandro Donati, allo scopo di partecipare ai giochi olimpici di Rio de Janeiro 2016. Torna ad essere il campione che è sempre stato, ma il 21 giugno 2016 risulta ancora positivo al doping per un campione di urine prelevato il 1º gennaio e squalificato fino al 2024. Dopo una lunga inchiesta piena di ombre, raccontata in tutti i particolari nella serie che non manca di denunciare e fare accuse, nonostante l'archiviazione in Italia nel 2021 del procedimento penale per doping a suo carico, Schwazer è ancora fuori gioco perché la sentenza della giustizia italiana non è stata riconosciuta da quella internazionale e dall'Agenzia mondiale antidoping. «Per me - dice ancora l'atleta - non è stato troppo doloroso raccontare certe cose perché sono fatti con i quali ho chiuso. È il mio carattere. Ho accettato di fare questa serie per il fatto che c'era tempo, quattro appuntamenti di 45 minuti per spiegare bene le cose come sono andate nei dettagli. Una cosa a cui tenevo molto. Questa serie fa giustizia sulla mia vicenda? Sono un atleta - sottolinea Schwazer - e per me la giustizia sarebbe stata tornare alle gare». Possibilità di tornare a correre? «La mia squalifica finisce dopo luglio e questo è un dato di fatto. È troppo doloroso illudersi. Poi oggi ormai non ho più vent'anni, ho famiglia, un lavoro (Schwazer fa l'allenatore amatoriale, ndr). Chissà forse qualche gara mi ritroverò a farla un giorno, una gara paesana», dice ridendo.
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Dichiara infine Sandro Donati, maestro dello sport, noto per le sue battaglie contro il doping nell'atletica leggera: «Alex si è dopato quand'era depresso. È stato abbandonato come capita spesso ai campioni che vengono usati e poi buttati via. Ma quello che gli è successo dopo è un grande imbroglio, uno schifoso imbroglio e in questo senso questa docuserie è un tributo alla verità». n