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VOLA CON NOI!

Dopo una sezione storica dedicata al sogno del volo, che ha sempre suggestionato l’umanità (dal mito di Icaro ai progetti di Leonardo da Vinci, fino al primo volo dei Fratelli Wright), il libro entra nell’attualità dell’Aeronautica Militare: le Scuole di Volo, i velivoli con i quali gli allievi conseguono i brevetti, le diverse “linee” di piloti (di jet, da trasporto, di elicottero, di drone).

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Un intero capitolo è dedicato alla pattuglia acrobatica delle Frecce Tricolori, che grazie alla preparazione dei suoi piloti è riconosciuta come una delle migliori al mondo.

All’interno del volume sono presenti diversi QR CODE che, inquadrati con lo smartphone, permettono di visualizzare spettacolari contenuti video per vivere una straordinaria esperienza immersiva e volare con noi.

Alla fine del libro, un breve test consegnerà ai ragazzi il “brevetto di pilota”!

motociclismo

GIACOMO AGOSTINI, IL

Pi Grande Di Tutti

In sella alla sua MV Augusta il pilota italiano ha ottenuto il record di vittorie su pista di sempre e raggiunto il traguardo degli ottanta anni non ha ancora visto nessun’altro capace di eguagliarlo.

Se si dovesse rispondere alla domanda “chi è il pilota di motomondiale più forte di tutti i tempi” in molti penserebbero ai 7 sette titoli di Valentino Rossi o ai più recenti 6 titoli di Marc Marquez, entrambi assoluti dominatori in pista nel nuovo millennio.

Se si va più indietro nel tempo, per la precisione a cavallo degli anni 60 e 70, probabilmente gli anni più rivoluzionari del 900, quando gruppi come i Beatles e i The Doors spopolavano, c’è un uomo che nell’albo d’oro della regina classe 500 (rinominata recentemente Moto Gp), conta ben otto titoli iridati, campionati che salgono a 15 se si conta anche la classe 350. Par- di Stefano COLOTTI liamo di Giacomo Agostini, bresciano di nascita cresciuto tra la cornice del Lago D’iseo e la Valcamonica. Sin da bambino venne fortemente attratto dal mondo dei motori, ma fu costretto a limitare i suoi primi impegni agonistici a gare clandestinamente organizzate da ragazzini, in sella all'Aquilotto di famiglia(un velomotore del tempo) sulle strade sterrate e tortuose che costeggiavano il Lago d'Iseo, sempre di nascosto dal padre Aurelio che non vedeva di buon occhio la sua passione per le due ruote che secondo lui poteva distoglierlo troppo dagli studi.

Non ancora compiuti i 18 anni di età, l’insistenza di Giacomo fu talmente forte che lo scettico papà dovette cedere e dare la sua autorizzazione per partecipare alle prime gare. Fu così che il giovane centauro ebbe la sua prima moto, un modello desiderato da molti ragazzi dell’epoca: una Morini 175 Settebello.

Gli inizi nel mondo delle gare furono per lui da privato e autofinanziate, quindi non prive di difficoltà. Ma il suo talento andava di pari passo con la sua determinazione e il punto di svolta arrivò alla Bologna-San Luca del 1962 dove il giovannismo Giacomo vinse a tempo di record. Tra gli spettatori c’era proprio Alfonso Morini, patron della casa, che colpito da quell’incredibile tempo e considerata anche la moto di cui disponeva, gli propose subito di ingaggiarlo facendogli guidare la moto ufficiale.

Le due stagioni successive furono molto formative per il promettente Giacomo, ma la scuderia con sede a Trivolsio aveva un budget molto limitato per il reparto corse e quindi impossibilitata a dare al giovane pilota bresciano un moto all’altezza. Agostini fu segnalato dagli esperti del settore al Conte Domenico Augusta, proprietario di una delle più prestigiose scuderie del tempo, l’Augusta. La casa di Schiranna di Varese per la stagione del 1965 gli diede l’occasione di gareggiare come seconda guida nelle classi 350 e 500, alle spalle di compagni esperti come Mike Hailwood e Jim Redman. Arrivò secondo in entrambi le classi, ma l’anno successivo Haliwood passò alla Honda e le rispettive stagioni furono caratterizzate da duelli entusiasmanti tra i due ex compagni di squadra. Nel 1966 Giacomo conquistò la vittoria nella classe 500 davanti l’inglese che a sua volta si aggiudicò la classe 350 davanti all’italiano. Nella stagione successiva stesso dualismo e stesso copione, ad Agostini la 500, ad Haliwood la 350. Però a campionato concluso l’inglese prese la clamorosa decisione di passare alla Formula 1. Agostini si ritrovò senza il suo rivale prin- cipale e sull’onda della fiducia diventò un vero e proprio re su pista conquistando dal 1968 al 1972 una moltitudine di vittorie che lo portarono ad alzare 10 titoli mondiali piloti e 10 titoli mondiali costruttori nelle classi 350 e 500. Gli sforzi tecnici delle case rivali giapponesi, così come dell’americana Triumph, non riuscirono minimamente a scalfire o impensierire il binomio Ago-Mv. Ma la scomparsa del Conte Augusta sancì un nuovo corso nella scuderia di Varese, sicuramente più penalizzante per Agostini. La moto ufficiale e vincente fu affidata a Phil Read, pilota in rampa di lancio, mentre a Giacomo fu affidato un prototipo sperimentale con cilindrata ridotta. I risultati non furono buoni e chiuse la stagione 1973 in classe 500 al 3° posto in classifica generale. L’orgoglio di campione ferito lo portò a una inevitabile rottura con la casa italiana, e alla clamorosa firma con la giapponese Yamaha. La stampa del tempo non prese bene quella decisione titolando Ago come “traditore venduto allo straniero”. Molti critici erano anche scettici sul passaggio dal motore a quattro tempi dell’Augusta a quello a due tempi della Yamaha YZR500 0W20. E qui la risposta del campione: dopo un anno di rodaggio in sella alla nuova moto, nel 1975 Agostini si presa la sua personale rivincita chiudendo la stagione davanti all’Augusta di Read, il rivale che lo aveva spodestato dalle gerarchie della scuderia varesina, ma soprattutto conquistando il suo ottavo titolo iridato nella classe 500. Celebre non solo in pista ma soprattutto fuori per il suo grande fascino che lo portava ad avere tante ammiratrici e a fare tante conquiste nel mondo del cinema, Agostini fu il primo sportivo italiano a gestire la propria immagine a livello manageriale.Alla domanda su quale sarebbe per lui la griglia di partenza più sfidante con cui gli piacerebbe correre: “Vorrei avere vicino a me Mike Hailwood, Kenny Roberts, Jarno Saarinen, Valentino Rossi e Marc Marquez. Ma due file non bastano, nella terza metto Phil Read, Jim Redman e Marco Lucchinelli. Con una griglia così arrivano 400mila persone a vederci”. Come dargli torto del resto, sarebbe una griglia da sogno. Ma il sogno Agostini l’ha vissuto in pista e continua a viverlo ancora oggi perché a ottant’anni di età non ha ancora visto nessun pilota capace di eguagliare il suo record. n

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