Azzurro Sport
GINNASTICA RITMICA
SOFIA RAFFAELI DA BRIVIDI
ATLETICA LEGGERA
SARA SIMEONI , LA LIBELLULA
AZZURA COMPIE 70 ANNI
Il secondo numero di quest’anno ci porta nel pieno del 2023, un anno speciale perché, come avevamo già detto nel numero precedente, il nostro lungo viaggio ha raggiunto un primo, importante, traguardo spegnendo 10 candeline. Al di là di questa piccola autocelebrazione, concedetecela perché è per noi piccolo successo, il numero che abbiamo realizzato per voi vi accompagnerà, ancora una volta, alla scoperta del mondo dello sport. Siamo partiti da Baku dove le ragazze della ritmica hanno dimostrato ancora il loro valore a livello internazionale. Alle medaglie conquistate si è affiancata la loro proverbiale tenacia; quella caratterisitca che, lo diciamo da tempo, sta regalando al movimento sportivo italiano successi di prestigioso anche in discipline dove
gli italiani difficilmente si erano imposti. A dare il giusto peso alla passione che da sempre muove gli atleti abbiamo dedicato alcune pagine a due icone dello sport italiano: Sara Simeone e Giacomo Agostini. La prima nel salto in alto e il secondo in sella alla sua moto hanno cresciuto le vecchie generazioni di sportivi con le loro storie. Per i più “attempati” un dolce amarcord per i più giovani esempi sportivi da seguire e perché no da imitare. Ma il numero non si esaurisce certo qui perché come sempre lo abbiamo arricchito di contenuti, di racconti, di esperienze che hanno, tutte, in comune la stessa cosa: lo sport. Quello sport intorno al quale abbiamo costruito questa fantastica rivista. Non dilungiamoci oltre e non resta quindi che augurarvi una buona lettura!
IL DIRETTORE
2/2023 Azzurro Sport 1
EDITORIALE
SOMMARIO
2 Azzurro Sport 2/2023
8
Azzurro Sport 2/2023
Raffaeli Sofia, la protagonista degli Europei di Ginnastica Ritmica
16
20 ATLETICA
Il Caso Alex Schwazer, una fiction quasi thriller
30 SCHERMA
All’Urbe l’evento “Fencing for autism”
36 TELETHON
A Udine va in scena la solidarietà
Azzurro Sport
Periodico bimestrale di cultura spor tiva aeronautica Iscritto al n. 292/2013 del Registro Stampa presso il Tribunale Civile di Roma
Anno 10 – numero
Editore AVIATOR SRL via Gianfilippo Usellini 434 00125 Roma
Direttore Responsabile Alessio Piano
Redazione via Gianfilippo Usellini, 434 – 00125 Roma
Fax. 06.89280466 - azzurrosport@yahoo.it
26 MOTOCICLISMO
Giacomo Agostini, il mito corre sulle due ruote
30 PSICOLOGIA
Lo sport è di tutti e per tutti
© Proprietà letteraria, artistica e scientifica riservata. Per la riproduzione anche parziale di quanto pubblicato su Azzurro Sport occorre citare la fonte.
Stampa
Arti Grafiche Celori
Finito di stampare nel mese di aprile 2023
foto di coper tina: foto Simone Ferraro (FGI)
LA
IN PUNTA DI SPADA 12
SARA SIMEONI COMPIE 60 ANNI
MARATONA DI ORMA
36
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Pillole di SPORT
ATELTICA
FERDINAND OMANYALA SPAVENTOSO: 9.84 CON
VENTO CONTRARIO! MARCELL JACOBS E KERLEY LO
SFIDERANNO A RABAT
Ferdinand Omanyala si è letteralmente esaltato sui 100 metri al Kip Keino Classic, tappa del World Continental Tour (livello gold, il secondo circuito internazionale itinerante di atletica leggera alle spalle della Diamond League). Il fuoriclasse keniano ha strabiliato ai quasi 1800 metri di altitudine di Nairobi e nella sua capitale ha corso un perentorio 9.84 con addirittura vento contrario (-0,5 m/s). Il padrone di casa ha così firmato la miglior prestazione mondiale stagionale (world lead), migliorando di sette centesimi quanto il bahamense Terrence Jones fece lo scorso 15 aprile. L’africano diventa uno dei grandi favoriti per i Mondiali, in programma a Budapest tra tre mesi. Lo rivedremo all’opera il prossimo 28 maggio a Rabat (Marocco) quando affronterà il nostro Marcell Jacobs (Campione Olimpico) e lo statunitense Fred Kerley (Campione del Mondo) in occasione della seconda tappa di Diamond League. Il nostro portacolori esordirà proprio in quell’occasione, con la consapevolezza di avere un avversario di lusso in più sulla strada verso la conquista di una medaglia iridata, l’unica che manca al suo glorioso palmares.
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BEACH VOLLEY
CAMPIONATO ITALIANO. ECCO LE DATE DEL CIRCUITO TRICOLORE
2023
Tre tappe Gold con la Coppa Italia assegnata a Montesilvano in Abruzzo e la finale a settembre di Bellaria, sei tappe “normali”, tanto spazio ai giovani e un prologo con le finali del campionato italiano per società. E’ questo il menu estivo della Fipav per il campionato italiano di beach volley che si disputerà con la solita formula dei tornei da tre giorni dal 16 giugno al 10 settembre 2023. Il circuito comprenderà le tappe “Gold”, appuntamenti d’élite del circuito e altri sei appuntamenti che saranno di fondamentale importanza per guadagnare punti nella classifica nazionale, in programma a Palinuro (SA, 23-25 giugno), Montesilvano (PE, 7-9 luglio), evento che metterà in palio la Coppa Italia ’23, e Bellaria Igea Marina (RN, 8-10 settembre), che rappresenta la kermesse finale dove verranno celebrati i titoli nazionali. Le altre tappe sono in programma invece ad Albissola Marina (SV, 16-18 giugno), Beinasco (TO, 14-16 luglio), Catania (21-23 luglio), Cirò Marina (KR, 28-30 luglio), Cordenons (PN, 11-13 agosto) e Vasto (CH, 25-27 agosto). Il Campionato Italiano Assoluto sarà affiancato dal circuito nazionale giovanile con appuntamenti dedicati alle categorie Under 16, Under 18 e Under 20. Per la prima volta, da quest’anno, dal 2 al 3 settembre si disputeranno anche le Finali del Campionato Italiano Giovanile Under 14. Dall’1 al 3 agosto a Cesenatico (FC) è in programma inoltre il Trofeo delle Regioni di beach volley.
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ATLETICA FILIPPO TORTU
APRE CON 20.30 SUI 200: QUARTO POSTO A NAIROBI
Filippo Tortu ha fatto il proprio debutto stagionale a livello individuale, volando a Nairobi (Kenya) per il Kip Keino Classic, tappa del World Continental Tour (livello gold, il secondo circuito internazionale itinerante per importanza alle spalle della Diamond League). Il velocista brianzolo, reduce dal 38.38 corso con la 4×100 domenica scorsa, ha scelto i 200 metri per rompere il ghiaccio. Il Campione Olimpico in staffetta ha chiuso al quarto posto sul mezzo giro di pista, specialità in cui conquistò la Medaglia di Bronzo agli ultimi Europei dopo aver mancato la finale ai Mondiali per appena tre millesimi. Filippo Tortu ha tagliando il traguardo con il tempo di 20.30 (+0,9 m/s di vento a favore), un riscontro cronometrico interessante considerando che si trattava della prima uscita agonistica dell’anno in questa specialità. Il 24enne non è partito a tutta in sesta corsia, la curva è migliorabile ma poi si è distinto sul lanciato, il suo proverbiale punto di forza. Il nostro portacolori ha chiuso alle spalle del canadese Aaron Brown (20.12), dello statunitense Kyree King (20.18) e del liberiano Joe Fahbulleh (20.19). Ha invece preceduto il francese Mouhamadou Fall (20.49), l’israeliano campione del mondo U20 Blessing Afrifah (20.76) e il botswano Isaac Makwala (20.80). L’azzurro vanta un personale di 20.10 sulla distanza, siglato lo scorso anno durante la rassegna iridata a Eugene e in precedenza si era spinto a 20.11 proprio a Nairobi. Filippo Tortu tornerà in gara il prossimo 24 maggio per correre i 100 metri al Meeting di Savona. L’obiettivo stagionale è rappresentato dai Mondiali, dove andrà a caccia della qualificazione all’atto conclusivo sul mezzo giro di pista e dove inseguirà il risultato di lusso con la staffetta, che deve ancora ottenere il biglietto per Budapest (il riscontro di settimana scorsa lascia ben sperare, il prossimo 9 giugno il quartetto tricolore punterà a migliorarsi in Diamond League a Parigi).
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Jòf del Montasio
MONTASIO
www.montasio.com
RAFAELI DA BRIVIDI
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ritmica
LE FARFALLE RIPARTONO DA UN PODIO
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di Arturo VIOLETTA foto Simone FERRARO (FGI)
gli Europei di Ginnastica Ritmica, che si sono svolti dal
17 al 21 maggio scorsi a Baku, in Azerbaijan, hanno portato all’Italia cinque medaglie (due ori, un argento, due bronzi) delle quali ben tre portano la firma di Sofia Raffaeli, una delle nostre Farfalle Azzurre, un’altra della squadra junior. La Campionessa del Mondo all-around, se ancora ce ne fosse bisogno, ha ribadito la propria bravura por-
tando il Tricolore sul podio del concorso generale individuale per la prima volta in una rassegna continentale, rifacendosi, in qualche modo, della delusione della passata stagione quando arrivò solo al quarto posto. La “Formica Atomica” ha condotto quattro esercizi in modo impeccabile ma si è dovuta arrendere alla bulgara Boryana Kaleyn. Ma la Raffaeli si è davvero esaltata nelle finali di specialità divenendo campionessa d’Europa alla
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Palla e alle Clavette. Le attese Farfalle, invece, non hanno brillato come al solito, soprattutto nel concorso generale, dove hanno commesso diverse sbavature che le hanno relegate al quinto posto. Un risultato che, di certo, è scaturito anche a causa di alcuni infortuni e del periodo poco felice che le ra -
gazze di Emanuela Maccarani hanno recentemente dovuto affrontare. In ogni caso, le azzurre hanno portato a casa una buona medaglia di Bronzo, conquistata nella finale di specialità con i cinque Cerchi. Quello che le attende sarà un periodo duro poiché c’è da pensare alla rassegna iridata. Oc -
correrà ritrovare la forma migliore ma soprattutto la testa migliore, per tornare ad essere protagoniste in Spagna. Una rinascita, concedeteci il termine, assolutamente indispensabile, anche perché all’appello manca ancora la qualificazione alle prossime Olimpiadi di Parigi 2024. n
LA MARATONA DI ROMA CELEBRA I 100 ANNI DELL’A.M.
12 Azzurro Sport 2/2023 atletica
CIRCA 14 MILA GLI ATLETI CHE SI SONO CI-
MENTATI SUI 42,195 KM DELLA MARATONA, DUEMILA I PARTECIPANTI ALLA STAFFETTA
SOLIDALE E DECINE DI MIGLIAIA COLORO
CHE SI SONO VOLUTI REGALARE UNA GIORNATA DI SPORT, BENESSERE E SOLIDARIETÀ.
L’AERONAUTICA MILITARE PER LA PRIMA
VOLTA NELLA STORIA DELLA COMPETIZIONE CORRE ALLA RUN ROME THE MARATHON
NELL’AMBITO DELLE INIZIATIVE LEGATE ALLE CELEBRAZIONI DEL CENTENARIO.
di Emiliano SOLE
La Maratona di Roma 2023 ha regalato grande spettacolo come da tradizione, anche grazie al magnifico percorso tra le bellezze della Città Eterna: 42,195 km con partenza e arrivo ai Fori Imperiali, dopo aver toccato tutti i monumenti iconici della capitale. Nella giornata della Festa del Papà, si è svolta la “Acea Run Rome the Marathon” alla quale hanno partecipato migliaia di sportivi che, con lo sguardo rivolto verso l’alto, si sono fermati ad ammirare il cielo dove le Frecce Tricolori hanno steso il tricolore più lungo d’Italia sulla capitale. I partecipanti hanno potuto correre attraverso un percorso pieno di storia e bellezza. La partenza e l’arrivo in via dei Fori Imperiali, dove gli atleti sono stati salutati dalla maestosità del Colosseo; quindi sono passati per piazza Venezia ai piedi del Vittoriano e poi al Circo Massimo. A seguire, Terme di Caracalla, Basilica di San Paolo, Piramide Cestia, Isola Tiberina, San Pietro,
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Castel Sant’Angelo, Foro Italico, Ponte Milvio, Auditorium Parco della Musica, Piazza del Popolo, Piazza di Spagna, Piazza Navona e Piazza Venezia. Luoghi meravigliosi, immortali, crocevia di mille culture che lasciano il segno e hanno dato la forza a 30.000 gladiatori di percorrere i 42 Km e 195 mt della Maratona di Roma. A imporsi nella gara maschile è stato il marocchino Taoufik Allam con il tempo di 2h07:42, grazie a un micidiale forcing piazzato nei pressi del 38mo chilometro, quando ha lasciato sul posto tutti i suoi avversari diretti. L’Aeronautica Militare in qualità di partner istituzionale della “Acea Run Rome the Marathon”, nell’ambito delle iniziative legate alle celebrazioni del Centenario ha partecipato sia alla staffetta, competizione non agonistica a squadre con il percorso della maratona suddiviso fra quattro partecipanti, che ad una competizione simbolica di Forza Armata che prevede l’assegnazione di “Coppe del Centenario A.M.” ai primi tre team A.M. al traguardo. Alla Maratona “Acea Run Rome The Marathon”
hanno partecipato circa 100 corridori provenienti da vari Reparti della nostra Arma Azzurra. Il primo corridore dell’Aeronautica Militare a tagliare il nastro dopo 2 ore 34 minuti e 24 secondi è stato il 1° Graduato Fabrizio Meoli della Scuola Specialisti Aeronautica Militare di Caserta, che si è aggiudicato il trofeo e la medaglia del Centenario A.M.. Il secondo posto è stato conquistato dal 1° M.llo Diego Ambrogio Saltalamacchia, proveniente dall’Ufficio Tecnico Territoriale di Torino Caselle, con il tempo di 2 ore 49 minuti e 7 secondi. Il terzo posto è andato al 1° Av.Ca. Claudio Cordella, proveniente dal Comando Aeroporto di Sigonella, con il tempo di 3 ore 00 minuti e 49 secondi. Alla Staffetta “Run4Rome” hanno partecipato 132 corridori provenienti da 33 squadre appartenenti a vari Reparti dell’Aeronautica Militare. La prima squadra a tagliare il traguardo, dopo 2 ore 43 minuti e 40 secondi, è stata quella del Centro Informazioni Geotopografiche Aeronautiche, composta dal 1° Lgt. Guglielmo Civitella, il T.Col. Roberto
Diana, il Ten. Riccardo Abbenante e il M.llo 2^Cl. Federico Nappa, che si sono aggiudicati il trofeo e la medaglia del Centenario A.M..
Il secondo posto è stato conquistato da M3 Gabriele Ferrante, M3 Ernesto Arcangeli, Allievo Vladimir Zubenko e da M3 Elisa Vignoli della Squadra appartenente alla Scuola Marescialli Aeronautica Militare di Viterbo, con il tempo di 2 ore 58 minuti e 45 secondi. Il terzo posto è andato alla Squadra del 17° Stormo di Furbara composta dal 1° Aviere Scelto Alessandro Principe, il M.llo 2^Cl. Giovanni Piceci, il Magg. Riccardo Cerrato e dall’Av.Sc. Claudio Giovannetti, con il tempo di 3 ore 07 minuti e 11 secondi. Alla cerimonia di premiazione è intervenuto il Generale di Squadra Aerea Giandomenico Taricco, Comandante del COMAER – Comando Aeronautica Militare Roma – che ha premiato i vincitori della Maratona e della Staffetta. Un evento straordinario nella città eterna per celebrare una ricorrenza unica, i 100 anni dell’Aeronautica Militare. n
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I 70 ANNI DI SARA SIMEONI
LA LIBELLULA AZZURRA
il personaggio
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di Stefano COLOTTI
Nello sport come nella vita, bisogna sempre lottare contro i propri limiti e tra le discipline sportive il salto in alto è quella che incarna perfettamente questo concetto. È proprio per questo che Sara Simeoni verrà per sempre ricordata come un’eroina nazionale. E pensare che l’azzurra di Rivoli Veronese da piccola voleva fare la ballerina, un sogno però destinato a infrangersi perché troppo alta (178 centimetri), ma fu suo merito quello di reiventarsi nel salto trasformando le sue gambe lunghe da difetto a prezioso tesoro, volando come una libellula non sui palcoscenici di un teatro, ma sopra l’asticella di una pista olimpica. I primi risultati arrivano molto presto, ancora 18enne la veneta conquista l’argento ai Giochi del Mediterraneo di Smirne, saltando la misura di 1,74 m, ma è solo l’inizio e i centimetri da scalare sono ancora di più. Dopo aver conquistato la sua prima medaglia di Bronzo agli europei di Roma del 1974 registrando un salto di 1,89 m, due anni più tardi al primo appuntamento olimpico a Montreal 1976, la libellula azzurra infrange per la prima volta il muro dei 1,90 m, portando a casa la Medaglia d’Argento. Ed eccoci arrivare agli Europei di Praga del 1978. Allo stadio ‘Evzen Rosicky’ è una giornata fredda e piovosa, e il Fosbury flop, il suo stile di salto, richiede una rincorsa particolarmente lunga e veloce con stretta curvatura, rischiosa su una pedana resa viscida dalla pioggia. L’avversaria Ackermann, invece, pratica lo straddle, che sotto questo aspetto poneva meno problemi. Nonostante questo iniziale svantaggio, l’azzurra saltò e vinse l’oro europeo stabilendo il record del mondo a 2,01. Se quella era una
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Prima donna al mondo a spiccare il volo oltre i 2,00 metri, la seconda atleta donna della storia italiana a vincere un titolo olimpico. Auguri alla campionessa veneta!
gara relativamente poco seguita e pochi riuscirono a immortalare l’impresa, diverso fu il contesto olimpico due anni più tardi. Nel 1980 al monumentale stadio Lenin di Mosca, eliminata la favorita Ackermann a 1,94, l’italiana valicò l’asticella posta a 2,01 al terzo tentativo e per lei fu medaglia d’oro. L’immagine del suo sorriso e delle braccia magre allargate verso il pubblico resta indelebile. In genere non ci sono medaglie olimpiche che sono più importanti di altre, ognuna ha un valore intrinseco che non può essere scalfito. Ma se si considera il momento esatto in cui vengono conquistate, allora è vero che possono essere ricordate in modo speciale. Perché in quelle Olimpiadi in terra sovietica, solo 48 ore dopo, Pietro Mennea fece altrettanto nei 200 metri. Ed è grazie alle loro due imprese che l’atletica è entrata nelle case degli italiani, che si appassionarono davanti ai pesanti e piccoli
televisori con il tubo catodico. E la Simeoni divenne così anche un simbolo per le donne italiane, diventando la seconda atleta azzurra a vincere una medaglia olimpica, prima di lei e ben 44 anni prima c’era riuscita solo Ondina Valla sugli 80 ostacoli ai giochi di Berlino del 1936. Quattro anni dopo a Los Angeles, Sara non riuscì a ripetere l’impresa ma portò a casa un prestigioso argento, bissando così la medaglia conquistata all’edizione di Montreal 8 anni prima. Fondamentale per lei è stato avere suo marito Eminio Azzaro come allenatore. Un giorno Sara le disse “se non mi alleni tu, io smetto”, al tempo lui aveva ancora ambizioni nel gareggiare come saltatore ma di fronte a quella “minaccia” non seppe sottrarsi intravedendo le grandi potenzialità della sua compagna. Connubio che divenne ancora più sfidante perché i due decisero di adottare come stile di salto il Fo-
sbury, tecnica coniata dal saltatore americano Dick Fosbury, campione olimpico a Città del Messico nel 1968 con la misura di 2,24 m, che per primo utilizzò la tecnica che è utilizzata tutt’ora, ovvero quella di scavalcare l’asticella rovesciando il corpo all’indietro e cadendo di schiena. Corteggiata anche dalla Politica per il suo grande carisma, nel 2015 per la Simeoni è arrivato anche il Collare d’oro al merito sportivo del CONI. Mai scontata e banale, la Libellula di Rivoli Veronese è arrivata a spegnere le 70 candeline, e con gli anni si può dire che ha mantenuto una grande vitalità unita a una potente e contagiosa simpatia, vederla nei programmi televisivi come commentatrice è sempre molto piacevole e divertente. Ma il vanto più grande per lei è quello di aver fatto in era moderna da apripista alle tante medaglie olimpiche che sono arrivate dalle atlete italiane fino a oggi. n
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CALZATURE
TECNICO
IL CASO ALEX SCHWAZER, UNA FICTION QUASI THRILLER
fiction
Un’atleta, un marciatore, forse fino a qualche anno fa sconosciuto ai più ma poi balzato alle cronache non per le sue gesta sportive ma per un caso di doping da thriller. Vicenda intricata e complessa come poche, ferita aperta per lo sport italiano in genere e figuriamoci per l’atletica, disciplina ad alta esposizione a dubbi, sospetti e altro, come per qualunque sport individuale (e non solo) basato su resistenza e performance. Roba che scotta, Il caso Alex Schwazer, finito ora in una docuserie. Probabilmente se qualcuno avesse proposto un film sulla vita dell'atleta Alex Schwazer anche il produttore più coraggioso avrebbe detto: no non si può fare, non è una storia credibile! Questa l'impressione che si ha subito vedendo IL CASO ALEX SCHWAZER, la docuserie in quattro episodi prodotta da Indigo Stories “sbarcata” su Netflix il 13
aprile scorso.
L’incontro tra l’atleta olimpico in cerca di redenzione, Alex Schwazer, e un allenatore simbolo dello sport pulito, Sandro Donati, innesca un intrigo internazionale che sconvolge le loro vite e mette in crisi il sistema dell’antidoping. Il caso Alex Schwazer svela, per la prima volta, i retroscena di un’intricata vicenda senza precedenti. Una docu-serie di quattro episodi dove i protagonisti di uno dei più complessi casi politico-giudiziari nella storia dello sport italiano si mettono a nudo per provare a raccontare ciascuno la propria verità. Dopo la vittoria alle Olimpiadi, Alex Schwazer sembrava avere tutto. Ma, dietro la fama e la gloria, nascondeva un forte disagio che lo avrebbe condotto su una strada pericolosa. Una confessione scioccante, la confessione dell’uso di sostanze proibite, stravolge completamente
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di Lucio FRATTA
la vita di Schwazer e porta gli investigatori a mettere in dubbio le sue vittorie e a cercare possibili complici. Mentre i risultati di Schwazer migliorano sotto la guida di Donati, c’è chi prova a bloccare il ritorno alle gare dell’atleta. Un database incriminante diventa pubblico. Quando Schwazer lotta per l’assoluzione in un processo ad alta tensione, cominciano a trapelare email e irregolarità nei risultati dei test. «Volevo mettere un punto, raccontare come sono andate davvero le cose. Oggi a 38 anni sono un uomo contento anche perché in momenti difficili ho incontrato una donna super (Kathrin Freund, ndr) con la quale ho avuto due figli e mi sento realizzato almeno come essere umano», così ha dichiarato Schwazer. Ecco la sua storia in estrema sintesi: marciatore italiano e campione olimpico della 50 km a Pechino nel 2008, il 6 Agosto 2012 viene trovato positivo in un controllo effettuato dall'Agenzia mondiale antidoping e il 30 luglio escluso dal CONI dalla squadra della 50 km di marcia dei Giochi
olimpici del successivo 11 agosto, e sospeso per tre anni e sei mesi. Schwazer riconosce le sue colpe, piange e si dispera in tv, ma non è uno che molla. Nel 2015, ancora sotto squalifica, ricomincia ad allenarsi con Sandro Donati, allo scopo di partecipare ai giochi olimpici di Rio de Janeiro 2016. Torna ad essere il campione che è sempre stato, ma il 21 giugno 2016 risulta ancora positivo al doping per un campione di urine prelevato il 1º gennaio e squalificato fino al 2024. Dopo una lunga inchiesta piena di ombre, raccontata in tutti i particolari nella serie che non manca di denunciare e fare accuse, nonostante l'archiviazione in Italia nel 2021 del procedimento penale per doping a suo carico, Schwazer è ancora fuori gioco perché la sentenza della giustizia italiana non è stata riconosciuta da quella internazionale e dall'Agenzia mondiale antidoping. «Per me - dice ancora l'atleta - non è stato troppo doloroso raccontare certe cose perché sono fatti con i quali ho chiuso. È il mio carattere. Ho accettato di fare questa
serie per il fatto che c'era tempo, quattro appuntamenti di 45 minuti per spiegare bene le cose come sono andate nei dettagli. Una cosa a cui tenevo molto. Questa serie fa giustizia sulla mia vicenda? Sono un atleta - sottolinea Schwazer - e per me la giustizia sarebbe stata tornare alle gare». Possibilità di tornare a correre? «La mia squalifica finisce dopo luglio e questo è un dato di fatto. È troppo doloroso illudersi. Poi oggi ormai non ho più vent'anni, ho famiglia, un lavoro (Schwazer fa l'allenatore amatoriale, ndr). Chissà forse qualche gara mi ritroverò a farla un giorno, una gara paesana», dice ridendo.
Dichiara infine Sandro Donati, maestro dello sport, noto per le sue battaglie contro il doping nell'atletica leggera: «Alex si è dopato quand'era depresso. È stato abbandonato come capita spesso ai campioni che vengono usati e poi buttati via. Ma quello che gli è successo dopo è un grande imbroglio, uno schifoso imbroglio e in questo senso questa docuserie è un tributo alla verità». n
22 Azzurro Sport 2/2023
VOLA CON NOI!
Dopo una sezione storica dedicata al sogno del volo, che ha sempre suggestionato l’umanità (dal mito di Icaro ai progetti di Leonardo da Vinci, fino al primo volo dei Fratelli Wright), il libro entra nell’attualità dell’Aeronautica Militare: le Scuole di Volo, i velivoli con i quali gli allievi conseguono i brevetti, le diverse “linee” di piloti (di jet, da trasporto, di elicottero, di drone).
Un intero capitolo è dedicato alla pattuglia acrobatica delle Frecce Tricolori, che grazie alla preparazione dei suoi piloti è riconosciuta come una delle migliori al mondo.
All’interno del volume sono presenti diversi QR CODE che, inquadrati con lo smartphone, permettono di visualizzare spettacolari contenuti video per vivere una straordinaria esperienza immersiva e volare con noi.
Alla fine del libro, un breve test consegnerà ai ragazzi il “brevetto di pilota”!
Avolteisognisiavverano.Ecosìunbelgiornol’uomohafinalmente“staccato ’”fiiiiiù “Vola con noi!” è il volume realizzato per i ragazzi Nato da un’iniziativa speciale di Aeronautica Militare e Giunti Editore. Tutti in volo verso il cielo e oltre! DISPONIBILE PRESSO TUTTE LE LIBRERIE E I CANALI DI VENDITA ONLINE DI AERONAUTICA MILITARE 112 pagine - formato 190 x 225 mm 12,50
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motociclismo
GIACOMO AGOSTINI, IL
PIÙ GRANDE DI TUTTI
In sella alla sua MV Augusta il pilota italiano ha ottenuto il record di vittorie su pista di sempre e raggiunto il traguardo degli ottanta anni non ha ancora visto nessun’altro capace di eguagliarlo.
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Se si dovesse rispondere alla domanda “chi è il pilota di motomondiale più forte di tutti i tempi” in molti penserebbero ai 7 sette titoli di Valentino Rossi o ai più recenti 6 titoli di Marc Marquez, entrambi assoluti dominatori in pista nel nuovo millennio.
Se si va più indietro nel tempo, per la precisione a cavallo degli anni 60 e 70, probabilmente gli anni più rivoluzionari del 900, quando gruppi come i Beatles e i The Doors spopolavano, c’è un uomo che nell’albo d’oro della regina classe 500 (rinominata recentemente Moto Gp), conta ben otto titoli iridati, campionati che salgono a 15 se si conta anche la classe 350. Par-
di Stefano COLOTTI
liamo di Giacomo Agostini, bresciano di nascita cresciuto tra la cornice del Lago D’iseo e la Valcamonica. Sin da bambino venne fortemente attratto dal mondo dei motori, ma fu costretto a limitare i suoi primi impegni agonistici a gare clandestinamente organizzate da ragazzini, in sella all'Aquilotto di famiglia(un velomotore del tempo) sulle strade sterrate e tortuose che costeggiavano il Lago d'Iseo, sempre di nascosto dal padre Aurelio che non vedeva di buon occhio la sua passione per le due ruote che secondo lui poteva distoglierlo troppo dagli studi.
Non ancora compiuti i 18 anni di età, l’insistenza di Giacomo fu talmente forte che lo scettico papà dovette cedere e dare la sua
autorizzazione per partecipare alle prime gare. Fu così che il giovane centauro ebbe la sua prima moto, un modello desiderato da molti ragazzi dell’epoca: una Morini 175 Settebello.
Gli inizi nel mondo delle gare furono per lui da privato e autofinanziate, quindi non prive di difficoltà. Ma il suo talento andava di pari passo con la sua determinazione e il punto di svolta arrivò alla Bologna-San Luca del 1962 dove il giovannismo Giacomo vinse a tempo di record. Tra gli spettatori c’era proprio Alfonso Morini, patron della casa, che colpito da quell’incredibile tempo e considerata anche la moto di cui disponeva, gli propose subito di ingaggiarlo facendogli guidare la moto ufficiale.
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Le due stagioni successive furono molto formative per il promettente Giacomo, ma la scuderia con sede a Trivolsio aveva un budget molto limitato per il reparto corse e quindi impossibilitata a dare al giovane pilota bresciano un moto all’altezza. Agostini fu segnalato dagli esperti del settore al Conte Domenico Augusta, proprietario di una delle più prestigiose scuderie del tempo, l’Augusta. La casa di Schiranna di Varese per la stagione del 1965 gli diede l’occasione di gareggiare come seconda guida nelle classi 350 e 500, alle spalle di compagni esperti come Mike Hailwood e Jim Redman. Arrivò secondo in entrambi le classi, ma l’anno successivo Haliwood passò alla Honda e le rispettive stagioni furono caratterizzate da duelli entusiasmanti tra i due ex compagni di squadra. Nel 1966 Giacomo conquistò la vittoria nella classe 500 davanti l’inglese che a sua volta si aggiudicò la classe 350 davanti all’italiano. Nella stagione successiva stesso dualismo e stesso copione, ad Agostini la 500, ad Haliwood la 350. Però a campionato concluso l’inglese prese la clamorosa decisione di passare alla Formula 1. Agostini si ritrovò senza il suo rivale prin-
cipale e sull’onda della fiducia diventò un vero e proprio re su pista conquistando dal 1968 al 1972 una moltitudine di vittorie che lo portarono ad alzare 10 titoli mondiali piloti e 10 titoli mondiali costruttori nelle classi 350 e 500. Gli sforzi tecnici delle case rivali giapponesi, così come dell’americana Triumph, non riuscirono minimamente a scalfire o impensierire il binomio Ago-Mv. Ma la scomparsa del Conte Augusta sancì un nuovo corso nella scuderia di Varese, sicuramente più penalizzante per Agostini. La moto ufficiale e vincente fu affidata a Phil Read, pilota in rampa di lancio, mentre a Giacomo fu affidato un prototipo sperimentale con cilindrata ridotta. I risultati non furono buoni e chiuse la stagione 1973 in classe 500 al 3° posto in classifica generale. L’orgoglio di campione ferito lo portò a una inevitabile rottura con la casa italiana, e alla clamorosa firma con la giapponese Yamaha. La stampa del tempo non prese bene quella decisione titolando Ago come “traditore venduto allo straniero”. Molti critici erano anche scettici sul passaggio dal motore a quattro tempi dell’Augusta a quello a due tempi della Yamaha YZR500 0W20. E qui la risposta del
campione: dopo un anno di rodaggio in sella alla nuova moto, nel 1975 Agostini si presa la sua personale rivincita chiudendo la stagione davanti all’Augusta di Read, il rivale che lo aveva spodestato dalle gerarchie della scuderia varesina, ma soprattutto conquistando il suo ottavo titolo iridato nella classe 500. Celebre non solo in pista ma soprattutto fuori per il suo grande fascino che lo portava ad avere tante ammiratrici e a fare tante conquiste nel mondo del cinema, Agostini fu il primo sportivo italiano a gestire la propria immagine a livello manageriale.Alla domanda su quale sarebbe per lui la griglia di partenza più sfidante con cui gli piacerebbe correre: “Vorrei avere vicino a me Mike Hailwood, Kenny Roberts, Jarno Saarinen, Valentino Rossi e Marc Marquez. Ma due file non bastano, nella terza metto Phil Read, Jim Redman e Marco Lucchinelli. Con una griglia così arrivano 400mila persone a vederci”. Come dargli torto del resto, sarebbe una griglia da sogno. Ma il sogno Agostini l’ha vissuto in pista e continua a viverlo ancora oggi perché a ottant’anni di età non ha ancora visto nessun pilota capace di eguagliare il suo record. n
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GIORNATA MONDIALE DELLA CONSAPEVOLEZZA SULL’AUTISMO
Domenica 2 aprile, Giornata mondiale della consapevolezza sull’autismo, si è tenuto a Roma, presso il Centro Logistico e Sportivo dell’Aeroporto dell’Urbe, l’evento “Fencing for Autism”, prima edizione di un torneo di scherma integrata, organizzato in collaborazione con la Federazione Nazionale di Scherma. Sedici squadre miste di ragazzi autistici e loro coetanei provenienti da diverse regioni d’Italia – dalla Toscana alla Sicilia, passando per Lazio, Campa -
nia, Puglia e Sardegna – si sono confrontate in diverse gare di spada sulle pedane allestite presso il grande “Hangar 44” dell’Aeronautica Militare. Una giornata dove lo sport è stato prima di tutto uno strumento di inclusione sociale e un ideale ponte di collegamento tra soggetti fragili, le loro famiglie e tutti coloro che vi stanno attorno. L’iniziativa – denominata “AUTISMORE, consapevoli e concreti” – è stata promossa ed organizzata dal Prof. Luigi Mazzone, ordinario e direttore della Unità di Neuropsichiatria In-
fantile del Policlinico Tor Vergata di Roma, da anni impegnato nello studio del disturbo autistico nonché fondatore dell’Accademia Scherma Lia, società capofila in Italia per l’inclusione di ragazzi autistici proprio attraverso la scherma, e da Gianluca Nicoletti, papà di Tommy, ragazzo autistico, e giornalista anche lui impegnato da anni in un’opera di sensibilizzazione e diffusione della conoscenza e delle buone pratiche a favore delle persone con neuro divergenza, fondatore della Onlus “Cervelli Ribelli”.
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tennis
di Marco TANAQUILLI
ALL’AEROPORTO DELL’URBE L’EVENTO “FENCING FOR AUTISM”, PRIMA EDIZIONE DI UNA GARA DI SCHERMA INTEGRATA
“Sotto la divisa bianca da schermidore non ci sono differenze”, ha sottolineato il Prof. Mazzone nel suo intervento prima delle gare finali. “La scherma è in questo senso uno sport ideale in quanto socio relazionale: hai il tuo avversario a mezzo metro di distanza e, di conseguenza, implementi una serie di abilità meta-cognitive che, in parte, sono quelle deficitarie dell’autismo. Non appena abbiamo proposto questa iniziativa, c’è stata la massima disponibilità da parte di tutti. Voglio ringraziare sia la Federazione Nazionale Scherma ed il settore paralimpico, sia l’Aeronautica Militare, per il supporto alla realizzazione di questo evento e di averlo reso possibile”. “Creare iniziative dove i ragazzi possono svolgere attività dignitose ed inclusive è l’obiettivo delle famiglie di persone con neuro divergenza. E la nostra missione è dare voce e visibilità a ciò che facciamo, perché essere visibili significa esistere”, ha detto Gianluca Nicoletti. “Ci sono ambiti, come quello delle nuove tecnologie, dove le capacità delle menti autistiche sono un valore aggiunto, o altri come quello artistico ad esempio dove la creatività, l’eccentricità, la capacità di immaginare realtà originali fanno la differenza. Vogliamo creare i presupposti perché il mondo dove domani dovranno vivere questi giovani ragazzi e ragazze sia più accogliente di come è oggi”. Ha preso poi brevemente la parola il Generale di Squadra Aerea Giandomenico Taricco, Comandante del Comando Aeronautica Militare Roma, da cui dipende il Centro Logistico e Sportivo dell’Aeroporto dell’Urbe, per ringraziare il Prof. Mazzone e tutti i suoi collaboratori per il lavoro che svolgono quotidianamente per l’integrazione delle persone autistiche, non solo in ambito medico ma anche con iniziative come queste, dove lo sport può diventare un importantissimo fattore di
integrazione. “La scherma è tra gli sport di riferimento per il Centro Sportivo dell’Aeronautica Militare”, ha aggiunto il Generale Taricco, “e proprio l’Aeroporto di Roma Urbe ospita da anni gruppi giovanili di scherma. L’Aeronautica Militare è orgogliosa e sempre pronta a supportare questo tipo di iniziative, bisogna dare attenzione al tema dell’autismo ed investire in modo che questi ragazzi possano trovare una dimensione di vita diversa e non siano emarginati”. Ideato in collaborazione con Mosaico Studio, quello di AUTISMORE è un progetto che intende declinare la sensibilizzazione sul tema, oltre che nello sport appunto, anche attraverso l’arte e la tecnologia. La giornata di domenica è stata infatti l’occasione per presentare altre due iniziative: il laboratorio artistico “Aut in Art” per ragazzi autistici, ideato dall’artistamedico neuropsichiatra Mariella Stellato, in cui ragazzi e ragazze in cura presso il reparto di neuropsichiatria infantile del Policlinico di Tor Vergata hanno avuto la possibilità di esporre all’interno dell’hangar 44 dell’Aeronautica Militare le opere pittoriche personali realizzate durante il laboratorio; e poi “Cyber Rebel”, un progetto legato all’inclusione lavorativa delle persone autistiche grazie al quale un gruppo di giovani provenienti da varie regioni d’Italia con particolare attitudine all’uso degli strumenti informatici potrà confrontarsi con esperti di Cyber Security e avere l’occasione di mettersi alla prova in un processo di selezione lavorativa. Cyber Rebel è uno dei progetti legati all’inclusione lavorativa dei ragazzi autistici sviluppati presso l’HubLab Cervelli Ribelli, un luogo di incontro per artisti e professionisti invitati a confrontarsi e condividere il loro bagaglio di esperienza e know how per creare dei laboratori di arte, design, ceramica e dove la possibilità di usare gli strumenti propri della
computer art come “protesi emozionali” può contribuire a scoprire, rappresentare e valorizzare mondi interiori interdetti alla mente neurotipica. La giornata è stata conclusa con una breve esibizione della Banda dell’Aeronautica Militare, che ha eseguito anche l’Inno nazionale prima della premiazione. Sui primi due gradini del podio sono salite le spade delle Fiamme Oro, i cui atleti hanno gareggiato insieme a ragazzi dell’Accademia Scherma Lia di Roma; al terzo posto è salito il Club Schermistico Partenopeo, cha ha già al suo interno squadre miste di atleti. La Giornata Mondiale della Consapevolezza sull’Autismo (WAAD, World Autism Awareness Day) è stata istituita nel 2007 dall’Assemblea Generale dell’ONU. La ricorrenza richiama l’attenzione di tutti sui diritti delle persone nello spettro autistico. I disturbi dello spettro autistico (Autism Spectrum Disorders, ASD) sono un insieme eterogeneo di disturbi del neurosviluppo caratterizzati da una compromissione qualitativa nelle aree dell’interazione sociale e della comunicazione, e da modelli ripetitivi e stereotipati di comportamento, interessi e attività. I sintomi e la loro severità possono manifestarsi in modo differente da persona a persona, conseguentemente i bisogni specifici e la necessità di sostegno sono variabili e possono mutare nel tempo. In Italia, secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale per il monitoraggio dei disturbi dello spettro autistico, un bambino su 77 (età 7-9 anni) presenta un disturbo dello spettro autistico con una prevalenza maggiore nei maschi, che sono colpiti 4,4 volte in più rispetto alle femmine. Questi dati sottolineano la necessità di politiche sanitarie, educative e sociali atte a incrementare i servizi e migliorare l’organizzazione delle risorse a supporto delle famiglie.
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NON È MAI TROPPO TARDI PER PRATICARE UNO SPORT
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Non è mai troppo tardi per salire sul treno dello sport, qualsiasi esso sia, e farsi “portare” in giro per vie, strade, parchi, montagne, salite e discese. È sempre il momento del movimento, non c’è un’occasione giusta per iniziare e non importa che si tratti di un allenamento, una gara o un evento. Non importa come e quando, va bene il primo o l’ultimo giorno dell’anno, da soli o in compagnia; certo, insieme è molto meglio nella condivisione della fatica e delle gioie. Lo sport rende felici e resilienti, aiuta a condividere le fatiche, le gioie e i dolori. I suoi benefici sono diretti a tutti, anche gli ottantenni come mio padre. Rende felici nonostante la fatica, le salite, le avverse condizioni climatiche. Nella vita prima o poi si trova sempre uno sport che ti fa appassionare, mettere in gioco, sperimentare benessere e performance. Ti permette di far parte di una squadra che segue obiettivi condivisi, di condividere allenamenti, gare, trasferte e viaggi. Si può fare tutto con cautela e attenzione, fidandosi e affidandosi, iniziando con piccoli passi e obittivi minimi. Sport è anche solidarietà, inclusione, integrazione, consapevolezza dei propri limiti. Un mondo affascinante, aggregante, amichevole fatto di incontri e confronti alla scoperta di sé stessi e degli altri per evolvere e incrementare consapevolezza, autoefficacia e resilienza e cercare di trasformare sogni in realtà. Lo sport ti rimette al mondo ogni volta in modo diverso; l’importante è cavalcare l’onda del cambiamento. Lo sport ci aiuta ad acquisire la consapevolezza delle
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di Matteo SIMONE
proprie risorse e dei propri limiti, a sperimentare autoefficacia, pianificando e raggiungendo obiettivi sempre più sfidanti. In poche parole aumentare la resilienza per superare i periodi di difficoltà o crisi. Lo sport diventa un treno che ti porta in giro per città e Paesi per sperimentare fatica, incontrare gente e approfondire la conoscenza di sé stessi e degli altri. Si porta a casa sempre qualcosa: fatica condivisa, abbracci e sorrisi, nuove consapevolezze delle proprie capacità e propri limiti, medaglie di partecipazione, pacchi gara, panni sporchi, podi, vittorie, best performance e tanto altro. Lo sport incre-
menta autoefficacia, aiuta a superare momenti difficili fatti di demotivazione, infortun e sconfitte. Per ottenere qualcosa bisogna crederci, impegnarsi duramente, essere determinati, mettere in conto infortuni, avversari più forti, sconfitte e momenti bui, rialzandosi sempre e ripartendo sempre con pazienza, senza fretta.
Si può costruire una meta, un obiettivo, un risultato con piccoli passi iniziando a utilizzare risorse personali, sviluppando consapevolezza corporea, incrementando fiducia di sé. In poche parole sviluppare resilienza nello sport e nella vita condividendo gioie e fatiche. n
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TEMPO DI BILANCI PER LA 24ESIMA STAFFETTA TELETHON 24 PER UN’ORA
Per la 24esima Staffetta Telethon 24 per un’ora di Udine è tempo di bilanci. Il contatore delle donazioni, infatti, si è ufficialmente chiuso questa mattina, con la consegna, nella sede udinese di Bnl – Bnp Paribas, main sponsor dell’evento, del maxi-assegno da 47.800 euro firmato da un team di 18 aziende da sempre impegnate in prima linea per la corsa friulana, ovvero (in rigoroso ordine alfabetico) Aussafer, Biofarma, Cabert -
Cantina di Bertiolo, Calzavara, Cigierre, Coveg, Danieli, Fondazione Gruppo Pittini, Lima Corporate, Melevendi, Midolini, Ponti & Partners, Pratic, Ramo, Rizzani de Eccher, Slurry, Studio Molaro Pezzetta Romanelli Del Fabbro e Torre. Sabato 3 e domenica 4 dicembre, nonostante la pioggia, erano state 540 le squadre in pista, per un totale di quasi 15mila atleti, calcolando anche gli oltre 1.500 studenti della Staffetta Giovani del sabato mattina e i singoli corridori che hanno partecipato
'da remoto' usando l'applicazione realizzata appositamente da 3Technology. Il Comitato Udinese Staffette Telethon, ringraziando tutti, ha annunciato che l’edizione 2022 ha chiuso a quota 235mila euro, che sono stati interamente devoluti alla ricerca scientifica sulle malattie genetiche rare, confermando, numeri alla mano, quella friulana come la manifestazione più importante nel panorama nazionale della ‘maratona’ a favore della Fondazione Telethon. n
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