Bren Gattonero - Terra di Nessuno

Page 1





borgo dei ginepri. chiesa di sant’elmo. 724 ruote dalla capitale.

“Perdonatemi, padre, perché ho peccato...e non c’è, lo giuro, non c’è un solo fiato che tiri senza implorare la vendetta divina...”

sono qui che aspetto trepidante il momento in cui la Sagitta mi crollerà sulla testa spedendomi dove merito di stare... nella Fossa e poi ancora più giù, a bruciare fino al giorno del giudizio, essia...

Perdonatemi padre, anche se poi c’è poco da perdonare...


e mi consola giusto il fatto che tutti gli scempi che ho combinato a destra e a manca, tutte le schiene che rotto, tutti i colli che ho appeso, tutti i corpi che ho arso, hanno solo liberato i Feudi da gente che in fondo se lo meritava...

e questo non cambia la sostanza, perché giusto il buon Dio può decidere chi, quando, come e dove debba schiattare, ma ciò non toglie che i Feudi saranno un posto migliore dopo il mio passaggio...

e io brucerò, padre, e quanto sarò felice di bruciare, e voi ne sapete qualcosa, vero? sì che lo sapete...

perché fra noi peccatori ci intendiamo al volo, no? E io, padre...

sto per peccare ancora...


Ma dovevi proprio incendiarla la chiesa, Bren?

Una chiesa che ospita un servo del buio non è più una chiesa.

Ho capito, ma c’erano due arazzi del Maestro Lavarone là dentro e tu... Mi ci faccio un cappotto con gli arazzi! E poi, scusa, ma com’è la vostra regola? “Rifuggo ogni bene terreno e blablabla...”


Quegli arazzi erano opere sacre! Il Maestro Lavarone le ha realizzate col cuore traboccante di fede!

Mi spieghi cosa accidenti dovevano fare, staccarsi dal muro e traslocare?

sì.

e tu? dove credi di andare?

Spicciamoci, Adso, sganciamo questo sacco di vermi ai tipi del Tribunale e filiamo a Ponterotto. avremmo già dovuto essere in cammino.

Vediamo un po’ cos’abbiamo qui?

Ricordati la tua benedetta regola, Adso da Freddariva... o giuro che te la marchio a fuoco sulle chiappe!

accidenti, che cattivone... niente po’ po’ di meno che l’occhio di Anthraxus!

Bren, ti prego... sono due settimane che non dormo in un letto.


Adso!!!

Aiutami! ti prego!

RARRARARGHH!


No!

incubi, eh?

bah, se non ne faccio almeno un paio a notte mi sveglio con la luna...

A volte i giorni scorrono via senza che riesca a contarli, come se fossero sospesi...

mi sveglio senza sapere dove sono e mi aggrappo a tutti i gesti consueti, alle abitudini, per non naufragare...

lavorare col più grande cacciatore di streghe vivente non era mai rientrato fra i miei programmi, mi ci ero ritrovato...

se è per quello non era stata mia neanche l’idea di unirmi all’ordine dei Lafkadiani... mi ci ero ritrovato anche lì...

diciamo che questo è sempre stato il ritornello della mia vita... “mi ci sono ritrovato”...

e, guarda un po’, ora mi ritrovo sulla strada per Ponterotto, nel bel mezzo della Palude dei Cappi, affamato, rattrappito e stanco come non mai...

Adso... La vedi anche tu?

la vedo eccome! sembra così...

uh?


...spaventata...

ehi, piccola... che ci fai qua fuori da sola? Sai che non è prudente...

ehi!

Aspetta! Non vogliamo farti del male!

Ma dove...?


Scommetto è colpa tua! Ti ha visto in faccia e si è spaventata!

Neanche a me piace l’idea di una ragazzina che si aggira da sola nella palude...

come darle torto... e comunque, non mi piace.

andiamo, Bren, non andarmi già in paranoia, per favore... aspetta almeno di arrivare al villaggio.

se tu questa la chiami vita...

Non mi piace la situazione, Adso... quella magari non è neanche una bambina.

E’ grazie alla mia paranoia se siamo ancora vivi.

va bene, sto zitto!

il fatto è che il mio compare non ha molto il senso dell’umorismo.


ponterotto. 708 ruote dalla capitale.

“Buonasera a voi, brava gente!”

“Stiamo cercando il vostro borgomastro o il vostro prete o chiunque diriga la baracca qua a Ponterotto.”

Allora, pecoroni? Vi si è seccata la lingua o siete solo duri di comprendonio?


Non abbiamo un vero e proprio borgomastro... e l’ultimo prete... beh Padre Silvestro se l’è portato via la malaria molti anni fa...

io mi chiamo Casimiro e sono, come dire, il capo villaggio... con chi abbiamo il piacere di parlare?

Questi è Adso da Freddariva, frate esorcista dell’ordine di San Lafkadio. quanto a me...

...vengo chiamato Bren Gattonero.

V-vi fa-facevo più alto.


E’ sempre la stessa storia, dovunque si finisca per sbattere... se Bren va a piedi, la sua leggenda va a cavallo, se Bren cavalca, lei vola... fatto sta che le imprese di Bren Gattonero arrivano sempre prima di lui...

per questo tutti restano un po’ confusi quando se lo trovano davanti in carne e ossa.

c’è chi se lo fa più alto, grosso e cattivo...

chi con un diavolo...

chi lo vuole imparentato con un angelo...

chiunque si aspetta qualcosa di maestoso, imponente, terribile... la realtà è di gran lunga peggiore, ma i poveracci che lo incontrano non possono saperlo...

nessuno vuole credere che il leggendario Bren Gattonero, IL cacciatore di streghe sia in realtà una specie di bravaccio straccione e male in arnese.

prima sappiamo qual è il problema, prima Non lo risolviasiamo qui per mo... discutere della mia altezza...

...e prima ci caviamo da questa fogna.

Il fatto è che il mio compare è un fine diplomatico...


Il problema sono gli spettri...

prima si limitavano a terrorizzare i viandanti, poi hanno cominciato a farli sparire...

ora siamo arrivati al punto in cui alcuni nostri compaesani sono stati strappati via dai loro letti... abbiamo sentito le loro urla nella notte...

vedete, c’è un tempio degli Antichi nella palude e ogni abitante di Ponterotto sa fin da bambino che deve starne alla larga... che è infestato dagli spiriti...

E l’aiuto è arrivato... bene, è quanto basta. Andremo a dare un’occhiata a questo tempio...

E non avete fatto nulla per aiutarli?

mastro frate, siamo povera gente, bravi Emanueliti, non guerrieri... per questo abbiamo chiesto aiuto alla Santa Madre Chiesa... ah, una cosa... nessuno di voi sa niente di una ragazzina? avrà si e no dodici anni, i capelli rossi... io e il mio compare l’abbiamo intravista aggirarsi nella palude da sola.

Non ne sappiamo nulla... c’è stato un tempo in cui i nostri bambini andavano a giocare nella palude, io stesso l’ho fatto...

ma temo che quel tempo sia destinato a non tornare più.


Non dirmi che pensi quello che stai pensando.

Invece sĂŹ.

E va bene, anche secondo me non ci hanno raccontato tutto...

Hai visto quella donna?

Lei sa qualcosa...

No, sei tu lo specialista in queste cose.

se lo dici tu...


Eccoci arrivati al tempio... è dedicato a Mor’ga, un classico da queste parti...

Vuoi essere più preciso?

Mor’ga era una variante della Madre Terra, adorata nei tempi antichi in questa parte del Feudo del Drago... e non prendermi in giro, Bren, sai benissimo chi era Mor’ga...

Lo so, ma mi diverto a sentirti sproloquiare... so chi era Mor’ga e so ancor meglio chi sono i suoi adoratori... pagani sottosviluppati, ma non certo malvagi.

Heh! in parte è davvero così... ma dovrei strapparti lo stesso le orecchie per quello che hai appena detto.... sugli dei e tutto il resto, sai.

A volte penso che la malvagità sia un affare degli uomini e che gli dei siano solo un’altra scusa...

Fai un po’ te... e comunque è vero, Mor’ga non era una dea malvagia. Non ci troviamo davvero di fronte a un altare degli inferi o roba simile...

quasi-quasi mi dispiace.


Fermati, piccola, vogliamo solo parlare!

Ehi, la bambina!


bren...

Oh, San Lafkadio!

Vediamo di non scomodare i santi, per favore.


Buonasera, marsia. i vostri compaesani sono stati così gentili da indicarci la vostra dimora.

Me lo avete letto in faccia, vero?

è da troppo tempo che ci teniamo dentro questa storia...

ora, se non vi dispiace, gradiremmo saperne qualcosa di più sulla ragazzina.

Diciamo che ve l’ha letto solo il mio compare, ma la tomba nella palude l’ho vista con i miei occhi.

penso... penso sia giunto il momento di raccontarla...


“Eva era sempre stata strana... una bella donna che vive da sola lo è per forza... metteteci che qua a Ponterotto era l’unica a capirci qualcosa delle erbe e dei cicli della luna e comprenderete la diffidenza che l’accompagnava...”

“Padre Silvestro non l’aveva mai accusata apertamente, ma il fatto che Eva non si facesse mai vedere in chiesa non giovava affatto...”

“quando rimase incinta nessuno pensò troppo male...”

“in fondo, visto che Eva era una bella donna e che in paese al tempo non mancavano certo dei bei giovani, nessuno ci fece caso... una volta, sapete, questo era un posto tranquillo, abitato da gente timorata di Dio, certo, ma non per questo prevenuta...

“quando però cominciarono le voci, la situazione cambiò del tutto...”

“fu Casimiro il primo a dire di averla vista danzare di notte al vecchio tempio... la voce che la bambina fosse in realtà la figlia degli spiriti arrivò subito dopo, e quando la piccola alla fine nacque eravamo tutti sul chi vive...”

“ma la goccia che fece traboccare il vaso fu Padre Silvestro... la sua malattia, la sua morte... “

“Casimiro e altri dissero che era colpa di Eva, che era stata lei a maledire il prete, a scatenare gli spiriti contro di lui...”


“Successe una sera di autunno... trovammo Eva e la sua bimba da sole al tempio...�


E la bimba? Che ne avete fatto della bimba?

L’abbiamo abbandonata al suo destino...

Quindi, se ho capito bene, gli spiriti che starebbero infestando Ponterotto sono stati evocati dalla maledizione di quella strega, giusto?

Buon Dio...

giusto, signora?

Mi sa che ci siamo.

GiĂ ... ora comincia il bello.

signora...?!


come immaginavo.



Quando cominciano a volare gli schiaffi è bello mettersi dietro a Bren e gustarsi la scena...

è come starsene al riparo di un portico mentre la grandine intorno distrugge il raccolto...

nel senso che Bren è il portico, direte voi...

No-no, nel senso che Bren è la grandine.


La ragazzina! credi di poterla raggiungere adesso? Credi di poterla esorcizzare?

Penso di sĂŹ!

Allora datti una mossa!

Fermati, ti prego! Ferma questa follia!

per favore, ascoltami!

VADE RETRO!


Credi che non lo sappia? Credi che non capisca? Dammi retta, so cosa ti è successo, lo so bene... ma tutto questo non migliorerà davvero le cose.

Io lo so, so cosa vuol dire... so che non sempre possiamo sceglierci la vita che vogliamo, anzi quasi mai... è successo a te e in parte anche a me...

E forse mi sbaglio, e io non sono quello spiraglio... ma perlomeno, ascoltami, fatti aiutare...

Ma a volte, a volte capita che si apra uno spiraglio, uno piccolo piccolo... ma grande abbastanza da infilarci dentro la testa e ricominciare a respirare...

fatti aiutare...


uff!

Eccola! E’ lei la causa di tutti i nostri mali! La vedete? è sotto i vostri occhi!

uh-oh... grazie...

Chi vi ricorda? eh, chi vi ricorda?!


Già, Casimiro, chi ti ricorda?

Sua madre! E’ stata tutta colpa di sua madre! Lei e la sua barbara fede, le sue erbe...

Sì e le sue tisane e i suoi decotti! Strano, ma io sto cominciando a farmi un’idea un tantinello diversa sulla faccenda... perché mi venga uno sbocco di sangue dal culo se in tutti i posti che ho visitato, e ti assicuro che ne ho visitati tanti, non ho visto un bugiardo più patetico e scarso di te...

E’ stata sua madre, è stata lei...

Già, ti ho sentito sai, non sono sordo... io però più ci penso e più mi accorgo di essere qui a guardare un omuncolo che punta un coltello alla gola della figlia...

solo uno sputo di Anthraxus che sta per commettere il più atroce dei crimini e che, diciamola tutta, ha causato la rovina della sua gente...



E’ andata così, vero? Perché sei stato tu a scatenare quegli spiriti, è stato il tuo capolavoro... facci un piacere, Casimiro, sotterrati ed evitaci la fatica di un processo...

E’ stata tutta colpa di Eva, nessuno le avrebbe mai torto un capello, ma lei no, lei voleva spifferare tutto... ai paesani, a Padre Silvestro, alla mia moglie buonanima... Ma io riparerò al danno, ammazzastreghe... e se fai un’altro passo ti giuro che la sgozzo! La sgozzo!

E ne saresti anche capace, scommetto... io in teoria dovrei lasciarti fare, dopotutto pare che questa creatura sia stata cresciuta dagli spiriti della palude... è sicuramente contaminata, vero Casimiro?

Però, ed è un però che fa tutta la differenza del mondo...

E, che ti piaccia o no, io sono la voce del Signore in questa storia e tu farai quello che dico.

perché sono più carogna di te, più stronzo di te o semplicemente perché così mi va, trovati pure la giustificazione che vuoi...

io non la vedo così!

ma in nome della Santa Madre Chiesa, dell’Emanuele e della Sagitta, ti ordino di lasciare la bambina...


ora!!

fa’ una cosa di giorno, Bren. occupati di lei, Adso. qua finisco io.

Uccidimi ti prego, so di meritarlo, fallo in fretta, per favore.

Io? Ucciderti? No, no, mi sai che hai capito male...


io sono il Gattonero. ho steso demoni e stregoni, sono venuto alle mani con vampiri e mannari, ho visto in faccia tanto di quel buio che il tuo cuore di coniglio si spaccherebbe in due solo a sentirlo scoreggiare... Io? Ucciderti? Credi che mi abbasserei a tanto?

Allora io no.... ma di loro non sarei tanto sicuro.

Ma... allora...


A volte mi sembra proprio che non ci sia una via di fuga dall’orrore e dalla disperazione... ci vivo calato dentro e anche se giorno dopo giorno provo a uscirne, scopro solo di esserne invischiato più a fondo...

A volte mi chiedo se alla fine non diventerò come lui... anche se poi, com’è lui, posso solo immaginarlo... io vedo un uomo spietato e selvaggio, un fanatico sanguinario... ma forse è solo quello che lui vuole farmi vedere, forse è solo il suo modo per non naufragare...

allora la morale è che non c’è una morale, se non che mentre precipiti puoi evitare almeno di trascinare altri poveracci con te...

A volte credo che Bren l’abbia capito...

Ed è proprio questo il motivo per cui non l’ho ancora abbandonato.

fine.



da qualche parte nel ducato di agra. 454 ruote dalla capitale.

oggi.

Ascoltaci, o Signore...


accogli e proteggi questo tuo figlio che tanto ha sofferto e lottato perché il nome tuo, quello di tuo figlio, l’Emanuele, e quello di sua madre Maria squarciassero le tenebre di quest’epoca oscura... lascia che le sue membra stanche riposino finalmente all’ombra fresca del tuo giardino ancestrale...

...che le sue mani logore ricevano il balsamo della tua benedizione...

che i suoi piedi piagati siano avvolti nell’abbraccio frusciante di acque cristalline.

Per questo, noi preghiamo...


da qualche parte nel ducato di agra.

ieri sera.

tutto a posto una ceppa, Bren! sto stirando le zampe!

“E allora, vecchio? Tutto a posto?”

sto tirando le cuoia, sto rendendo l’animaccia al creatore... sto schiattando!

e sarebbe anche l’ora, dico io! maledetto vecchiaccio... Bren, ma cosa stai...?

e il fratino chi è? la tua nuova ragazza?

può darsi, ma è successo dopo che ho conosciuto te! mi hai contagiato!

veramente eri tu quello che pendeva verso l’altra sponda del fiume...


sìsì, continua a parlare... dillo che te la stai facendo sotto... lo sai che in fondo-in fondo il capo non ti ha mai potuto soffrire... come minimo ti spedirà dritto in pasto a belzebù... e laggiù sai come sarebbero contenti di vederti...

parla per te, smidollato scialacquatore di un buonoanulla! vorrei esserci quando toccherà a te... vorrei proprio vederla la tua faccia!

ahem... andrete avanti così ancora per molto?

sì! va bene... era giusto per sapere...

razza di screanzato, neanche per vergogna! non mi hai ancora presentato i tuoi amici!

essia, facciamo le presentazioni... Adso questo è Draxus, Draxus questo è Adso...


Ddraxus? quel draxus?

dopo di me, s’intende.

esatto, fratino. il solo e unico. il piĂš grande cacciatore di streghe della terra di Nessuno.

ma sentitelo! che discepolo ingrato!

e la signorina?

la signorina non ci ha ancora detto il suo nome. diciamo che non chiacchiera un granchĂŠ... ma dal suo sguardo si evince benissimo cosa pensi di te...

beh... vecchio pervertito!

e cioè? illuminami...


allora, vediamo se ho capito bene...

voi vorreste strapparmi le palle degli occhi e portarle in dono al vostro tizio come-si-chiama che poi sarebbe una qualche specie di signore infernale di stocazzo...

hai capito bene...

dico, ma un modo meno doloroso di suicidarvi...?

siamo in quattro, vecchio... e tu sei ubriaco fradicio...

che sia ubriaco è un bene, ve lo garantisco... perchÊ da sobrio non avrei davvero retto tutte queste stronzate.


così invece... ops!

perché invece di scusarti non stai un po’ attento?!

ehi, scusa, amico...

e cosa, dormire?

ma tornatene a dormire, va’, che qui ho da fare!

brutto caprone, tu hai da fare? io avevo da fare!

...se per voi non è un problema possiamo accopparvi tutti e due!

esatto! ora mi hai svegliato e ho il mal di testa e ho una voglia matta di scuoiarti come un coniglio!

oh, ragazzo! proprio non sai a chi stai rompendo i santissimi!

a chi? al nonno di Matusalemme?

ahem... scusate...


bwahahahahhha!

e voi... cos’avete fatto?

beh, noi...

“...diciamo solo che al nostro primo incontro non è corrisposta un’impresa memorabile.”


ad ogni modo, figliolo... vieni un secondo qui, voglio parlarti di una cosa...

è un bene che tu sia passato perchÊ ho una sorpresa per te...

taglia corto... quanto mi sganci?

sai, non ho mai avuto molta fortuna con le donne, mai trovata quella giusta... cosĂŹ, non mi ritrovo neanche della figliolanza a cui...

e ora vieni con me!

ti sgancio una pedata nel sedere se non la pianti!


non è un maiale, suonato! è una scrofa!

e cosa ci dovrei fare con una scrofa? un arrosto e un paio di prosciutti?

beata ignoranza... hai mai sentito parlare dei frati di Montecedro?

Io sì! sono...

non l’ho chiesto a te, fratino!

un maiale!

e poi, date un po’ di soddisfazione a un povero vecchio in punto di morte, checazzo!


“allora, i frati di Montecedro non sono esattamente il ritratto dei tipi che si ammazzano di lavoro... e, a parte grattarsi lo scroto tutto il santo giorno e pregare il Signore, c’è una sola cosa che gli riesce veramente bene... allevare i porci...”

“e non stiamo parlando di porci comuni, nossignore... sono bestie speciali, con un olfatto fuori dal mondo... potrebbero seguire una pista vecchia di giorni, per chilometri e chilometri....”

“i nostri fraticelli, ovviamente, usano tutto questo bene di Dio per andarci a funghi e a tartufi, ma non è questo il punto...”

“anche se la varietà di porcelli che allevano è rigorosamente nera, ogni tanto, badate bene, ogni tanto... tipo una volta ogni dieci anni o giù di lì... ogni tanto salta fuori una maialina bianca... ”

“ecco, quella basta a giustificare tutto il solenne cazzeggio di quei panzoni... ”

“perché bestie come quelle potrebbero stanare anche Satana in persona... sono i segugi dell’Emanuele. che mi venga un colpo, avrei sempre voluto averne una...”

“ora, si dà il caso che ai frati di favori gliene abbia fatti davvero un sacco e una sporta... così, quando finalmente è nata Gelsomina, hanno ben pensato di donarmela...”


e io, figliolo, la sto donando a te... cioè, fammi capire... questa braciola ambulante può stanare i demoni?

preciso.

beh... che cazzo!

ehi, cosina, non stuzzicarla troppo!

nnon m-mi chiamo co-cosina... m-mi chiamo... Magritta...

cosa?

i maiali sono bestie strane... se le gira male potrebbe darti una boccata...

mmagrit... ta...

ha parlato!

che mi venga un colpo...


...e mi venga secco! era grosso, eh?

grosso e cattivo come una burrasca nella baia di Holm...

beh, sia lodato iddio eccetera eccetera... ora però proporrei di andare in quella locanda che...

koff! kaff!!

uoh, vecchio! che ti prende?


ttoglimi le zampe di dosso, figliolo...

Allora?

finisce qui...

cosa hai detto?

ho detto che finisce qui! che c’è, sei sordo oltre che scemo? ho chiuso, bren...


andiamo, lo dici sempre... poi finiremo in quella locanda, con quella locandiera con quel gran paio di mammelle e...

non sto scherzando... stavolta ho chiuso. davvero. Draxus il Grigio esce di scena...

sai, non avrei mai pensato che un tipo come te, un essere vuoto come una canna da zucchero come te avrebbe preso il mio posto... non credevo che avrei mai pronunciato queste parole... ma è così, bren... sei tu il mio erede...

beh, bella eredità che mi lasci...

già, sangue e merda a vagonate... ma questo sono, un ammazzastreghe, il migliore... almeno, lo ero... da questo preciso istante, tocca a te...

dici sul serio?

già...

beh, vorrà dire che la locandiera me la cucco io...

non pensarci neanche figliolo!


ti sei mai pentito? di che? della scelta... di aver scelto me... ogni santo giorno.

che gran bastardo!

mai, bren... o posso chiamarti Brenno, adesso?

lasciamo in pace, brenno, vecchio mio, brenno è morto.

allora la domanda dovresti farla a te.

cioè?


dovresti chiederti.. “ho mai dato motivo di pentirsi a quel vecchio pazzo? ho mai fatto qualcosa che disapproverebbe, qualcosa per la quale potrebbe appendermi per gli alluci a un palo di tre metri?”

naa... sostanzialmente no.

bene, finché quella sarà la risposta non avrò niente di cui pentirmi.

ora però dimmi, bren... io so che tu non mi hai raccontato tutto... e so che c’è una parte di te che in fondo muore dalla voglia di farlo...

Draxus, non...

no, non fraintendermi... non lo voglio sapere... so già tutto quello che c’è da sapere su di te... la mia domanda è un’altra...

spara...

potrai mai convivere col tuo passato, bren gattonero? io sto per morire e morirò felice, tutto sommato... ma tu? riuscirai mai a scacciare quell’ombra che ti porti sul gobbone?

non lo so, draxus. proprio non lo so.


oink! oink!

merda... demoni! demoni?

sĂŹ... uomini bestia, probabilmente... ogni tanto si fanno vivi... ora che sono vecchio e fiacco sperano sempre di farmi lo scalpo... poveri illusi.

oink! oink!

grigio! ci sei ancora?! sei ancora lĂŹ? sei ancora vivo?


stiamo venendo a prenderti, vecchia carogna! pagherai per tutti i nostri fratelli che hai ricacciato nelle tenebre!


certo che sono dei geni, ‘sti tizi...

dico io, ma non avevano niente di meglio da fare? possedere qualche mentecatto? traviare qualche anima pia? sacrificare qualche vergine? no, dovevano venire proprio qui...

...a rompere le balle ai due peggio figli di troia del bigoncio!

Ehi, Bren,

se stai leggendo questa lettera vuol dire che ti sei messo a trafficare con la mia cassa delle armi.


e sappiamo benissimo entrambi che ti permetterei di fare una cosa simile in un’occasione soltanto... ci siamo capiti.

così, finalmente il giorno è arrivato. sono morto. andato. arrivederci, ragazzi. a quest’ora mi troverò lassù in cielo, a suonare l’arpa con gli angeli...

o laggiù nella Fossa, dove dovrei beccare un sacco di vecchi amici... o forse, come sostengono quei poveri sfigati dei Senza Dio, non sarò da nessuna parte ed è davvero finita com’è finita.

Ma ovunque mi trovi, voglio dirti una cosa.

Lo so. L’ho sempre saputo.


So che li vedi ancora bruciare, ogni notte. I tuoi genitori, tuo fratello, tua sorella.

So di lei. So che non passi giorno senza che tu ti maledica per quello che hai fatto... o non hai fatto. Non conosco i dettagli ma non ha importanza. So solo che lei non c’è più.

Vedi, Bren, quello che facciamo, il nostro mestiere, la nostra missione...

affrontare tutti quei demoni, quegli stregoni, quei mostri...

E’ una cosa che non puoi evitare. Tutti noi ammazzastreghe - quelli veri - ne abbiamo una, piccola o grande che sia.

beh, dopo un po’ ti si appiccica addosso un’ombra.

E se tutto il male non viene necessariamente per nuocere, anche le nostre ombre non sono tutta questa sciagura...


a volte sono utili, a volte ti prestano la loro forza oscura... quella che, in situazioni di vita o di morte, può sempre salvarti la buccia.

ma poi, dobbiamo essere capaci di tenerle lì, a cuccia... dobbiamo scenderci a patti... l’ombra fa parte di noi, figliolo... l’importante è stare attenti che non le spuntino le zanne.

Ecco, fin dal primo giorno che ti ho conosciuto ho capito che la tua non solo aveva già messo il primo dentino... ma aveva anche cominciato a rigirartelo nelle budella.


E questo, caro Bren, fa di te una bestia pericolosa. Ho accettato di addestrarti nella speranza che uno scopo potesse salvarti da una fine che, in altri casi, mi sarebbe parsa già scritta a lettere cubitali.

Spero sia servito. Hai imparato a camminare con le tue gambe, è vero, ma mi piace pensare che io fossi sempre la tua ancora, qualcosa che t’impedisse di scendere quello scalino in più.

E allora guardati dalle ombre, Bren Gattonero, e, se puoi, cercati un nuovo appiglio, una nuova ancora

Adesso, sei ufficialmente solo.

Andare alla deriva è un attimo.


E questo, era l’ultimo insegnamento.

Stammi bene, ammazzastreghe.

Draxus?

Draxus...?


L’Eterno riposo dona loro, o Signore. e splenda ad essi la luce perpetua. riposino in pace.

amen.

vuoi dire qualcosa, Bren?

cazzo, no.

fine.




meno male che conoscevi la strada...

e infatti la conosco! la conosco come le mie tasche! pensa te se non la conoscevi, allora!

“Bren, al bivio dobbiamo prendere a destra o a sinistra?”

perché non vorrai ammettere di aver sbagliato, una volta tanto! guarda che mi stai facendo incazzare...

perché io non sbaglio! mai!

ma falla finita, fratino! ti dico che questa è roccamara! mi ci gioco il testicolo destro!

modesto!

attento, è l’ultimo che ti resta!

ha ragione lo spilungone...

uh?

toh... guarda chi si è svegliato!

ero bello sveglio prima che mi dessi quella botta in testa... e comunque, hai ragione tu... siete a roccamara...


“...anche se, adesso come adesso, questo posto assomiglia più all’inferno...”

villaggio di roccamara. 234 ruote dalla capitale.


quanto a te, bello maruzzo... mi dispiace per la botta in testa ma sai com’è... cercavamo un riparo, quei robi là fuori ci inseguivano, tu sei comparso all’improvviso e... beh, capita. piuttosto, che diavolo è successo da queste parti?

sentito! mai dubitare del sottoscritto, pistolino! mai!

ahio!

eravate diretti a dragovia?

non credo siano affaracci tuoi.

un cacciatore di streghe, un lafkadiano, una bambina e una scrofa... e sì, siamo diretti a dragovia. pensavamo di fermarci qui per la notte, ma...

rodolfo! fratello mio! ti stiamo aspettando! ci siamo tutti, manchi solo tu! lei? lei...

ma che stracazzo...?

ecco cosa è successo a roccamara...

era solo per sapere... sembrate...


andiamo, rodolfo! esci da quella baracca!

“...lei...”

non ti faremo del male, prometto!

mai vista una cosa simile?

ho visto anche di peggio, adso... ma una cosa simile? cioè, una roba così... così stramba? beh, faccio fatica a ricordarmela.


va bene, Rodolfo... perché tu sei Rodolfo, giusto?

beh, stranieri, vi presento Albina, mia sorella...

stai scherzando?

non potrei essere più serio.

quella che avete visto là fuori, Albina... beh, lei è... meglio, era mia sorella... e non è sempre stata così.

solo pochi mesi fa, prima dell’estate, era una bellissima ragazza di sedici primavere... la più bella ragazza della contea, oserei dire...

a quanto pare.

ora prendiamo tutti un bel respiro e tu ci spieghi con calma cosa è successo da queste parti.


“vivevamo in una fattoria poco fuori Roccamara... lavoravamo per il duca e lavoravamo sodo, ma non ce la passavamo affatto male. potevamo tenerci una discreta parte del raccolto e del bestiame, al duca non importava...”

“mio padre era un veterano della sua miliza e gli era particolarmente riconoscente. non eravamo ricchi, questo no, ma nemmeno lontanamente poveri. eravamo... felici...”

“mia sorella aveva una cavalla, una puledra... l’aveva chiamata Pioggia e l’aveva tirata su praticamente da sola. ecco, era assolutamente impossibile vederle separate. Albina adorava quella bestia e quella bestia stravedeva per lei.”

“Come vi ho già detto, mia sorella era una gran bella ragazza e, naturalmente, le erano già arrivate un sacco di proposte di matrimonio... alcune molto buone. i miei genitori, capirete bene, spingevano perché lei si decidesse... a sedici anni, una ragazza deve pur prendere marito, giusto?”

“ma lei niente. pensava solo a quella dannata bestiaccia. diceva che sposandosi avrebbe dovuto abbandonarla e non voleva sentire ragioni.”

“un giorno, mio padre perse le staffe.”

“prese un’ascia e trascinò Pioggia nel bosco... la legò a una albero e...”


“io assistetti a tutta la scena. e vi giuro, ho sentito quella bestia urlare...

“purtroppo, la sentì anche Albina.”

“quello che successe dopo, beh...”

non nitrtire, badate bene... urlare come un ossesso mentre mio padre la macellava...”

“faccio fatica a descriverlo...”

“era come se i brandelli di quella povera bestia, si fossero animati e...

...avessero trascinato Albina giù... sottoterra...


“due settimane dopo cominciò l’estate...”

“fu un massacro. nemmeno una goccia d’acqua per settimane e settimane... un caldo asfissiante, desertico, malevolo... il fiume prosciugato... i raccolti... distrutti...”

“strani insetti comparvero all’improvviso per divorarsi quelle poche piante che riuscivano a crescere... i loro pungiglioni grondavano veleno e le loro punture s’infettavano subito buttando pus a tutto spiano...”

“quando ormai eravamo in ginocchio, quando non ce la facevamo veramente più... arrivò lei...”

“Disse di chiamarsi Oshira e disse che ci avrebbe aiutato... “

“disse che ci avrebbe sfamato... e in cambio...”

“noi l’avremmo servita... per sempre.”


“come avrete già potuto intuire, io non ho mangiato i vermi... gli altri, là fuori, sì.”

così, non vogliono ammazzarci... vogliono farci diventare come loro!

sì, siamo condannati.

accidenti, che sollievo! mmh... no, io credo di no. mi è venuta un’idea.

non è il momento di scherzare, Bren.

Bren?

che c’è, vuoi che vada là fuori e li faccia tutti secchi?

dovresti andare là fuori...

...e farli tutti secchi!

ma mi fai finire?! non che non ne saresti capace... però ho un’idea migliore.

spara.

dicevo, Bren andrà là fuori è terrà impegnati quei mostri... noi usciremo di soppiatto e ci dirigeremo nel punto in cui è stata uccisa la cavalla. tu sai ritrovarlo, vero, Rodolfo? sì, penso di sì.

scusa se metto in dubbio questo tuo sfavillante piano, genio... ma per quanto dovrei tenere a bada un’orda di cavalli mannari assetati di sangue?

oh, lo capirai!


spero che quello stupido frate non si sbagli, altrimenti...

bene! un nuovo amico ha deciso di unirsi alla nostra famiglia! diamogli il benvenuto!

veramente vorrei solo fare due chiacchiere con te, Albina.

Albina non esiste piu’, ometto. rendi onore alla grande Oshira!

come vuoi, Albina... solo mi chiedevo, quando hai deciso di sposare il tuo cavallo...

ti ho gia’ detto che non sono Albina! e non ho mai sposato nessun...


capito, capito... perchĂŠ vedi, io avevo un amico che si era sposato il cane e...

tu! chi sei per rivolgerti cosi’ a Oshira, la signora di roccamara?!

che sarebbe un po’ come dire la Principessa di Culonia... comunque non era qui che volevo arrivare...

taci!!!

ecco! era esattamente qui che volevo arrivare!


indietro! lasciatelo a me! questo cialtrone non merita il dono di Oshira!

cosĂŹ ti voglio! andiamo, fammi a pezzi, su! come ha fatto tuo padre con quello sgorbio di un ronzino!

merita solo la morte!

raaargh!

eccheschifo!


ci siamo? è questo il posto?

sĂŹ. ne sono sicuro.

Mina? senti niente?

come sospettavo...

brava, piccola!

signore e signori, vi presento una cappella votiva dedicata a Lord N’ezzek! Patrono delle mutazioni e degli uomini-bestia, vescovo nero del quinto girone infernale!


andiamo... tutto qui? non ti vergogni neanche un po’?

cioè, cosa pensi che diranno i tuoi “sudditi”? la principessa di culonia che non riesce a schiacciare un microbo come il sottoscritto!

Ora basta...

stai zitta un po’ tu!

stai zitto!


troppo forte per questo pianeta!

cavoli... devo davvero imparare a controllarmi!


eeeee....

fatto! dovremmo aver scacciato la maledizione di Oshira da Roccamara...

ma se è andata come è andata, credo che tu sia rimasto l’unico ad abitarci...

ma cosa... come...? cos’è successo qui?

niente, rodolfo, niente... diciamo solo che tuo padre ha scelto il posto sbagliato per fare la cosa sbagliata.

chiamalo fato, chiamalo volere divino... chiamala sfiga...

cose che capitano, in questo pazzo mondo.

fine.

liberamente tratto dalla fiaba giapponese “il dio oshira”.




Passo dell’Orco. 98 ruote dalla capitale.

Ora.

la storia non la fanno i vinti.

e i vincitori... guarda caso, alla fine sono sempre loro, i “buoni”.

come se male e bene si potessero definire tracciando una linea, un confine.

e tu? da che parti credi di stare? da quella dei buoni?

l’importante è da quale parte della linea stai.

è un problema che non mi pongo... ...e che, arrivati a questo punto...


...non dovresti porti neanche tu.

Mi chiamo Estelle de Klerk en Provence. Ma il mio vero nome, quello che mi è stato dopo, quando ho capito realmente chi fossi, è sempre stato Sirigust... Siri, per gli amici.

C’è stata una guerra... una grande guerra, terribile. Da una parte c’eravamo noi. Dall’altra, un mondo che crede di sapere cosa è bene e cosa è male. Un mondo che ogni domenica si inginocchia davanti all’effige di una Sagitta e invoca un tizio morto, a quanto pare, per la salvezza di tutti. Il messia di una terra di schiavi.

Noi... noi eravamo liberi. eravamo geniali e folli e spensierati e profondi... eravamo vita allo stato puro. E abbiamo perso. Abbiamo perso la guerra, la libertà, la dignità... Abbiamo perso tutto.

Mi chiamo Siri. E sono una strega.


Ricordo ancora il mio primo giorno da Apprendista...

Benvenuti, miei giovani amici. come già saprete, mi chiamo Leonardo Da Rive, noto anche come Theofondus. e se vi trovate qui, nella mia amata Torre di Smeraldo, significa che avete già sfiorato, per un attimo, la vera essenza delle cose...

avete capito che la nostra mente, la nostra semplice forza di volontà può imporsi sulle leggi visibili e invisibili di questa terra.

amici miei, non vi mentirò... non è un buon momento per essere quello che siamo. ci aspettano secoli bui.

C’è uno spettro che attraversa la Terra di Nessuno, uno Spettro chiamato Fede. Banale, subdola, incondizionata.

Uno Spettro che continua a fare proseliti allontanando gli uomini e le donne dalla verità. Ovvero; la vita è un mistero e a noi spetta risolverlo.


A noi, alla nostra intelligenza, alla nostra curiosità, alla nostra voglia. La cieca fede non spiegherà mai le meraviglie di questo nostro grande, imperfetto mondo.

che c’è, crodo?! non vedi che ho da fare?

Preparatevi a...

sì, ma è arrivato il nunzio del Pontifex... vuole vedervi subito...

ehm, capo?

sicuro, capo!

scusate il mio famiglio... non è bene educato ma vi garantisco che è un ottimo servitore!

ora, tornando a noi...

potresti riferirgli un messaggio da parte mia...

ahio!


Poche ore fa, nei pressi del Passo dell’Orco.

oink! oink!

uh?


staremo a vedere...

Bren, cosa...?

prima di fare commenti di cui potresti pentirti amaramente ricordati che fa un freddo caino.


e tu vai a farti un bagno? con questo gelo?

ne avevo bisogno... per schiarirmi le idee.

hai già pensato a cosa ne faremo della piccola? Una volta arrivati, intendo... a Dragovia?

non abbiamo molta scelta...

Bren, sappi che non tollererò...

...aspetta a infervorarti, fiocco di neve.

pensavo di farla entrare all’Ateneo.

L’Ateneo delle Scienze arcane? La scuola di magia?

Ti viene in mente una soluzione migliore?


San Lafkadio, è solo una ragazzina... no, no... è che... dopo quello che le abbiamo visto fare a Ponterotto... se fosse...?

corrotta? contaminata? Come ti ho detto, Adso, non abbiamo molta scelta... o l’Ateneo... o il Tribunale...

appunto. se c’è una speranza per lei, una speranza che impari a controllare i suoi poteri e a indirizzarli nella giusta carreggiata, quella è l’Ateneo...

tutte le alternative, sono vicoli ciechi.

vicoli ciechi...


Magister, mi avete fatta chiamare...

sai che posto è questo?

ne ho sentito parlare.

sì, Siri. entra pure.

e cosa avresti sentito? che chi beve un sorso di quell’acqua avrà delle visioni... visioni del futuro.

Non è esatto.

vedi, siri, noi maghi traffichiamo con forze che la maggior parte dei mortali faticherebbe a comprendere. col tempo, con l’esperienza, diventiamo capaci di imprese incredibili, sublimi... o spaventose.

quando hai a che fare con tutto quel potere, non è difficile cominciare a credere di essere qualcosa di più di un semplice umano.

alcuni di noi, possano arrivare addirittura a credersi... dei. e questo, li rende sovente capaci di azioni agghiaccianti, folli... contro natura.

non siamo dei, siri. non dobbiamo dimenticarlo mai. per questo ho creato il pozzo. chi beve quest’acqua avrà una visione e una soltanto...


...e sarà quella dell’ultima cosa che vedrà... prima di morire.

sei pronta, siri?

sì, magister.

cosa hai visto?

Occhi, magister.


rieccola...

“gli occhi di un gatto...�

cosa...?

Theofondus, mio magister... amore mio.

consoci quella donna, Bren?

quanto ti sbagliavi...

sĂŹ. la conosco. ne ho conosciute tante come lei.

non moriremo. non moriremo mai.

Bren Gattonero! Ti porgo i saluti di Leonardo da Rive e di tutti gli studenti della Torre di Smeraldo!


sempre pieno di amici, eh, Bren... oh, sta’ un po’ zitto! pensa piuttosto a come risolvere questa situazione!

non ce la faccio... è... troppo... troppo...


bene... meno uno...

ccosa...?


bben... jee...



bella performance, fenomeno.

quella donna... giĂ , un osso duro. vecchia scuola, scommetto.

Magritta!

Magritta, stai bene?

prenditi cura di lei, adso...

perchĂŠ? dove stai andando?

a fare il mio lavoro.


aspetta che mettano il naso ad Arendur! gli farò vedere di cosa è capace una vera strega! vedrai dove gliela ficco quella dannata sagitta!

Arendur. La Torre di Smeraldo. Cinquant’anni fa...

quei bastardi! quei pecoroni! profanare l’altare di balion! il più antico tempio di Mor’gra!

la mia ben jee... ha! ha! ha!

cosa?

cosa c’è? perché ridi? non è divertente!

ben jee... per un attimo ho creduto che fossi tu... la maga suprema, quella destinata a portare ordine dal caos...

non ne è ho mai sentito parlare...

è una vecchia leggenda. a quanto pare, quando la prima era della magia volgerà al termine, sarà la ben jee a sancirne la fine per iniziarne una nuova.


così non sarei io, questa ben jee... beh, grazie per la fiducia!

credimi, siri, amore mio... è molto meglio così.

fede contro ragione... non possiamo perdere.

siamo ufficialmente in guerra, quindi... così pare...

non dobbiamo perdere.


passo dell’orco. ora

la storia non la fanno i vinti. e i vincitori... alla fine sono sempre loro, i “buoni”. come se male e bene si potessero definire tracciando una linea, un confine.

l’importante è da quale parte della linea stai.

e tu? da che parti credi di stare? da quella dei buoni? è un problema che non mi pongo... e che, arrivati a questo punto, non dovresti porti neanche tu.

e invece me lo pongo! theofondus, il mio magister... l’uomo più saggio che abbia mai conosciuto... sai cosa gli avete fatto?

gli avete tagliato il naso e le orecchie, lo avete castrato, ricoperto di pece e di piume, trascinato per le strade di arendur, consegnato al pubblico ludibrio... e infine l’avete bruciato, come un cerino... è questo il vostro bene?

e quello che avete fatto a me... tutti quegli anni in prigione... come posso... come posso solo ricordare...?


cercavamo la conoscenza... e voi, voi ci avete strappato tutto, in nome della piĂš cieca ignoranza...

ci avete ucciso due volte quando avete fondato l’ateneo delle scienze arcane... per darci il contentino, per tenerci al guinzaglio, come cani sottomessi, come scimmie ammaestrate... magia al servizio della fede... che assurdità !

avete distrutto la mia vita, mi avete umiliata in modi che non posso nemmeno raccontare... avete ucciso il nostro sogno. mi avete...

...annientata.

hai finito?

eh?


adesso cosa dovrei fare? mettermi a piangere? dovrei provare rimorso? stracciarmi le vesti per te?

dici di aver vissuto una lunga, orribile esistenza? ultime notizie, sorella, io so per certo che non arriverò a trent’anni.

tu dici di aver perso tutto... beh, anch’io ho perso tutto. due volte.

dici che la tua vita è finita? la mia è finita che ero appena un ragazzino... anzi, la mia vita non è proprio mai iniziata.

ma sai qual’è la differenza fra noi due? sai qual’è la sola, unica, enorme differenza? che tu hai potuto scegliere.


tu non capisci...

hai scelto tu da che parte stare. potevi accettare la parodia dell’ateneo... non sarebbe stato il massimo, va bene, ma sbagli quando dici che abbiamo ucciso il il vostro sovostro gno... sogno va avanti, come prima. magari adesso non potete piÚ fare il cazzo che vi pare, come ai vecchi tempi, ma, ehi... sempre meglio di niente, no?

no, io capisco benissimo. la differenza fra me e te è proprio questa, stella.

tu hai scelto di essere il male... io non ho potuto scegliere di essere il rimedio...

...ma lo sarò.


la ragazzina... la piccola ben jee... proteggila...

ci proverò.


vaffanculo.

vaffanculo.

fine.




boschi del cervo nero. 34 ruote dalla capitale

guardali... dei tre solo la scrofa possiede un po’ di decoro. e ho detto tutto. cosa ti ho insegnato, magritta? qual’è la regola numero uno, piccina mia?

brava. e invece tu, sciocchina dal cuore d’oro, ci sei cascata. cosa credi che ne faranno di te quando scopriranno tutta la verità?

non fidarti. non fidarti di nessuno.

come credi che la prenderanno?

lasciami stare...


la figlia di una strega... cresciuta da spettri e spiriti elementali... lo sai cosa ti aspetterà al tuo arrivo a Dragovia? sai come ti accoglieranno?

...mamma.

andrà tutto bene, mamma.

ma certo... guarda cos’hanno fatto a me... è andata benissimo dopotutto. ehi, siamo ancora insieme, vero? nessuno ci ha divise.

se non l’avessi capito sto cercando di fare del sarcasmo.

non ti ascolto.

sarà bene che cominci a farlo, signorina!

lo vedi quell’uomo? sai quanto sangue c’è sulle sue mani? vuoi che te lo mostri?


Guarda, stupida! Guarda!

lasciami... non... non...


non è vero... lui non è così...

sai come si dice... l’importante e crederci. credi anche che si farà dei problemi quando arriverà il tuo turno, se serve a farti stare meglio.

e il frate? il tuo caro adso con chi credi che si schiererà? pensi davvero che si metterà in mezzo quando di porteranno alla tortura e al rogo? Per te? povera illusa.

Mamma, ti prego...

prega! brava! proprio quello che ti ho sempre insegnato! prega come quei caproni mandati ogni giorno al macello! prega come tuo padre! anche lui l’ha fatto sai, mentre mi passava il cappio intorno al collo...

tu non sei qui! tu non sai niente! vattene! se mi vuoi bene davvero, vattene! ...vattene...

oh, me ne andrò, Magritta... farò come dici, perché ti voglio bene... ma resterò in zona, sai. perché voglio esserci quando i tuoi nuovi amici ti tradiranno, e prima o poi accadrà, non dubitarne... e allora, con rammarico, sarò costretta a sussurrarti...


...te l’avevo detto.

fine.



Geografia I cartografi dell’Accademia di Dragovia hanno stabilito che la Terra di Nessuno è in realtà una grossa penisola dalla forma vagamente ellittica. Gran parte del territorio è suddiviso in Cinque Feudi: quattro si trovano nel corpo centrale, uno su un’isola a nord. Le terre confinanti, tutte separate da un braccio di mare, sono Le Brume a est, Le Polveri a sud, mentre di fronte alle coste occidentali si trova l’arcipelago delle Isole delle Maschere. Un po’ di storia Per millenni La Terra di Nessuno è stata sotto il giogo di un’antica stirpe chiamata Re Dragoni. I Dragoni avevano la loro capitale nel sud, nella città di Dragovia: erano una stirpe di natura profondamente guerriera, si definivano i discendenti di esseri soprannaturali, i Seuii, che adoravano come divinità. Al massimo della sua estensione, l’Impero dei Draghi si espandeva dalle Polveri alle Brume, regnando con un dispotico pugno di ferro. L’Emanuele L’avvento dell’Emanuele ha portato all’inevitabile caduta dell’Impero dei Draghi. Quello che sarebbe passato alla storia come il Messia cominciò la sua opera di evangelizzazione nelle Polveri, dove da secoli le tribù avevano preso ad adorare una versione monoteistica del pantheon dei Seuii, chiamata Mor’gra (la Madre Terra): questo culto si era sparso clandestinamente nell’impero, con diversi nomi e sfaccettature. L’Emanuele trasformò Mor’gra in un Padre amorevole e misericordioso e cominciò a predicarne il Verbo dichiarandosi suo unico Figlio. Nel suo vangelo Mor’gra prendeva il nome di Maria, sua madre. I Dragoni sulle prime ignorarono la minaccia costituita dall’Emanuele, limitandosi a qualche sanguinosa repressione. Cominciarono a prenderne atto quando il Messia fece il suo ingresso trionfale a Dragovia, dopo aver predicato in ogni angolo della Terra di Nessuno. Questo li convinse a prendere decisioni drastiche. Da sporadica, la repressione si fece feroce e sistematica e culminò con la cattura e il supplizio dell’Emanuele: il Messia venne legato e colpito a più riprese da alcuni arcieri, la sua agonia durò nove ore. Tre giorni dopo il suo corpo scomparve. Assunto in cielo. A quel punto, gli Apostoli dell’Emanuele si ritrovarono fuori Dragovia per fondare quella che in seguito sarebbe diventata la Santa Madre Chiesa Emanuelita. Si dispersero nell’Impero diffondendo il Verbo dell’Emanuele. L’Avvento di Legione e la Caduta dei Dragoni. Con la morte dell’Emanuele, da ogni angolo dell’Impero cominciarono a girare voci di creature demoniache che si univano per sferrare attacchi improvvisi contro le cittadelle dei Dragoni. Il culmine venne raggiunto quando un vero e proprio esercito di demoni, guidati da un misterioso cavaliere chiamato Legione, spazzò via i Protettorati delle Brume, trasformando le Terre ad Est in un ribollente calderone di caos. Incapaci di fornire una risposta compatta alla minaccia, sfilacciati da secoli di lotte clandestine, i Dragoni si preparavano a soccombere: fu l’intervento del giovane Principe Drago Chegano I (passato alla storia come la Spada di Dio) a salvarli. Chegano abbracciò la fede Emanuelita, trascinando con sé tutta la popolazione della Terra di Nessuno: istituì un corpo di cavalieri devoti al culto, denominandoli Cavalieri di Spada e Sagitta. E la Sagitta, il simbolo del supplizio dell’Emanuele, cominciò a campeggiare negli stendardi, insieme al dragone.


Chegano rintuzzò la minaccia di Legione, impedendogli di mettere piede nella Terra di Nessuno e rispedendolo nelle profondità delle Brume dove si limitò a degli attacchi sporadici. Ma i demoni cominciarono a farsi sotto anche dalle Polveri e, a questi punti, Chegano indisse le Crociate Contro il Caos, attualmente in corso. D’accordo con gli Apostoli, il Principe costruì un tempio sul terrazzamento più alto di Dragovia e venne eletto Pontifex all’unanimità col nome di, Petrus I. Dichiarò che i Dragoni erano comuni mortali e che non potevano arrogarsi nessun diritto divino. Riunì i Principi e sotto la minaccia dei Cavalieri di Spada e Sagitta, li convinse a spartirsi La Terra di Nessuno e ad accettare L’Emanuelesimo come religione unica. Così nacquero i Feudi del Drago, del Lupo, di Baar, del Corvo e del Falco. Ogni Feudo avrebbe avuto un solo Principe eletto da un Consiglio di Nobili, e tutti avrebbero fatto capo al Pontifex. Correva l’anno 451 DE. I Secoli Bui e La Guerra dei Golem. La Chiesa Emanuelita non doveva affrontare solo la minaccia politica degli ex-dragoni, ma anche l’infiltrazione demoniaca nella Terra di Nessuno. Gli agenti di Legione si sparpagliavano sobillando Principi e soprattutto una categoria che fin dall’alba dei tempi aveva avuto un’enorme influenza nella vita della Terra di Nessuno: gli Stregoni. Per far fronte alla minaccia, la Chiesa, con un atto del 771, firmato dal Pontifex Genserico II, accettò di benedire e sostenere l’opera di alcuni, selezionati Cacciatori di Streghe; scelti fra i ranghi più alti dei Cavalieri di Spada e Sagitta, i primi Cacciatori vennero scatenati nei Feudi con l’ordine di porre fine a qualsiasi minaccia di contaminazione demoniaca, con qualunque mezzo. La spirale di violenza che seguì nei secoli a venire portò la comunità magica a preoccuparsi: se all’inizio i Cacciatori erano esperti soldati che colpivano con precisione chirurgica gli agenti di Legione, col passare del tempo e l’ingigantirsi delle loro fila, complici anche i legami con alcuni Vescovi, alcuni Cacciatori di Streghe avevano cominciato ad abusare della loro posizione prendendo a colpire anche su basi inventate, pur di scalare gradini nei ranghi della Chiesa. I Maghi, decisamente stanchi della situazione, si riunirono in una Lega Magica e, costituito un esercito di Golem, si arroccarono nella capitale del feudo del Falco, Arendur. Questo diede il via a una terribile guerra intestina fra Chiesa e Maghi, passata alla storia col nome di Guerra dei Golem. La Guerra è terminata ufficialmente solo nel 1190 DE, ma in realtà era già finita molto tempo prima, quando le truppe dei Feudi avevano raso al suolo Arendur, nel 1051, costringendo la Lega Magica a riparare sulle Isole delle Maschere. Con la fine della Guerra venne anche istituito a Dragovia un Ateneo delle Scienze Arcane, a cui qualunque praticante di Magia è tenuto a iscriversi: l’Accademia concilia i principi della Magia con quelli della Chiesa ed è l’unico modo che ha un mago per non passare da Adoratore del Buio. Con la fine della guerra molti Golem sono stati smantellati. Molti altri però, si sono trasformati da accozzaglie di materia varia per uso bellico a veri e propri esseri senzienti dotati di enormi capacità magiche. Alcuni di loro si sono uniti al Buio e a Legione. Altri vivono in clandestinità meditando vendetta. La Grande Pax Con la fine della Guerra dei Golem, la Chiesa Emanuelita ha suggellato l’inizio di un’era di prosperità per i Feudi. Certo, le Crociate Contro il Caos continuano nelle Brume e nelle Polveri. Certo, gli agenti del Buio continuano l’opera di corruzione nei Feudi. Ma la situazione politica è fondamentalmente stabile. Si respira un clima generale di paranoia e di paura ma il Pontificato sembra in grado di portare avanti infine quella Grande Pax che ha sempre cercato. Sembra. Corre l’anno 1205 DE.


Sapete cosa, adoro le postfazioni. Adoro scriverle e adoro leggerle. Un libro o un fumetto sprovvisto di una postfazione, fosse anche un ringraziamento per il cane che è stato così gentile da non papparsi il manoscritto, mi sembra, come dire... triste. Trovo quasi doveroso, che tu, dopo esserti sobbarcato la pena di mettere in fila così tante parole, così tante emozioni, debba fare un ultimo, piccolo sforzo e comunicare ai tuoi lettori qualcosa che resti fra te e loro, un segreto, una piccola confessione. Così, cari i miei bon-bon, ho deciso di regalarvi una sorta di diario di viaggio postumo nel quale ho cercato di racchiudere il lungo rapporto, non sempre amichevole, che lega il sottoscritto a Messer Gattonero. Correva l’Anno del Signore 1990 ed era autunno quando, per la prima volta, ho incontrato Bren. Al tempo non era quello che avete appena conosciuto, ma un assassino senza volto che faceva parte di un allegro gruppo di avventurieri in perfetto stile Tolkien: il fatto è che in quel periodo divoravo vagonate intere di romanzi fantasy, non tutti esattamente memorabili, e, di riflesso, scrivevo anche parecchia roba fantasy, non esattamente memorabile (sempre che quella che scrivo adesso lo sia, s’intende!). La cosa morì lì, ma l’esatte successiva mi ritrovai inspiegabilmente a pensare a lui: accadde su un traghetto che stava portando le mie chiappe di diciottenne a York. E tutti quei pensieri finirono in una bozza di racconto pesantemente influenzato da mesi e mesi passati a spararmi l’intera bibliografia di Moorcock. Bren era ancora un assassino, sì, ma un assassino solitario e tormentato (originalissimo!). Avrei scoperto la sua vera vocazione solo un anno più tardi, mentre mi accingevo a frequentare il corso di Sceneggiatura alla Scuola Internazionale di Comics di Roma: Cacciatore di Streghe. Che non è una cosa bella, che non è una cosa di cui andare tanto fieri. Ma il personaggio, con la sua carica di follia, cominciava finalmente a prendere forma... a piacermi. E, incredibile, non piaceva solo a me. Scrissi un breve ciclo chiamato “Stagioni di Passaggio” (sì, avevo appena scoperto Sandman!) composto tre storie brevi (Crocevia, Paura del Buio e Per Sempre) mentre un altro allievo del corso rimase così folgorato dal mio ammazzastreghe da dare il suo contributo tirando giù una storia chiamata La Ballata dei Poveri Diavoli. Pochi mesi dopo, conobbi alcuni ragazzi che stavano producendo un rivista di giochi di ruolo e che si rivelarono estremamente interessati alle mie fatiche. Mi misero in contatto con un disegnatore che cominciò a realizzare “Crocevia”: feci in tempo a vedere tre tavole più qualcuna esposta a Lucca 93, poi non ne seppi più nulla: del disegnatore (al quale mi sembrava di stare pure un po’ sui coglioni) e della rivista. Qualche settimana più tardi, partii per servire la patria. E una domenica, nel Centro Addestramento Reclute di Albenga, mentre un caporale brufoloso ci faceva “accomodare” in chiesa per la messa cercando di farci stare un po’ calmini (“State zitti! State zitti, porco...” sì avete capito bene! Il fatto che ci trovassimo in chiesa sembrava non turbarlo affatto!) mi venne in mente la storia più bella di Bren, quella che non ho mai nemmeno provato a scrivere e che prima o poi dovrò decidermi ad affrontare. Da quella domenica, sarebbero passati più di dieci anni prima che le nostre strade s’incrociassero nuovamente. Dieci anni di punk rock in cui misi da parte tutti i progetti a fumetti per dedicarmi al gruppo, alla musica. Anche se, di quando in quando, mi ritrovavo a parlare col Gattonero: una chiacchierata informale, nel cuore della notte magari, nella quale lui mi raccontava con quel suo ghigno strafottente cosa aveva combinato negli ultimi tempi. Non mi ha mai chiesto di riprendere a raccontare le sue gesta, non gliene fregava assolutamente niente. Sapeva che comunque fosse andata, mi sarebbe rimasto incollato addosso fino alla fine dei miei giorni. A lui bastava. A me no. Nella primavera del 2004 convinsi Mik Bertilorenzi a realizzare la prima tavola tratta da un soggetto nuovo, chiamato “A Volte”. Ero pronto a tornare nella Terra di Nessuno e sapevo che stavolta Bren non sarebbe stato solo: mi aveva presentato Adso, Magritta e Mina, i suoi nuovi compagni di viaggio.


Se li era scelti con cura; strambi e disperati all’eccesso, proprio come lui. Perfetti. Mik realizzò solo una tavola poi fu costretto a passare la mano e così, da bravo, rimandai tutto a giorni migliori. Questi giorni. E’ andata così: dopo la Lucca del 2009 mi è arrivata una e-mail da un giovane disegnatore, Michel Mammi. Aveva appena letto Madadh, gli era piaciuto da pazzi e mi ha gentilmente chiesto se mi andasse di lavorare a un nuovo progetto con lui. E se già la situazione in sé bastava a mettermi di buon umore, una volta data un’occhiata alla roba di Michel ho accettato senza riserve e con enorme gioia. Presto, anche altri suoi amici, Antonino Zingone e Davide Castelluccio, con i quali Michel stava frequentando la Scuola di Fumetto di Reggio Emilia, hanno chiesto di unirsi alla comitiva E a quel punto, Bren ha fatto toc-toc. E dal suo sguardo ho capito che era l’ora. Completata la banda con l’arrivo di Simona Di Gianfelice e di Francesca Ciregia, le due disegnatrici più in gamba dell’emisfero occidentale ( e anche di quello orientale, va!), non restava che mettersi al lavoro. Il risultato, lo state tenendo fra le mani. Quindi, carissimi bon-bon, ora sapete anche quanta strada ha fatto il nostro Bren prima di diventare un uomo in carta e inchiostro. E, ve lo garantisco, l’ho fatta breve. Così, quando ripenserete, se mai ripenserete, all’albo che avete appena letto, cercate di farlo con dolcezza e un pizzico simpatia. Non è stato un capriccio, un esperimento o qualcosa raffazzonato alla bell’e meglio. Ci sono voluti solo vent’anni. Ringraziamenti E ora via con i grazie: ai tre esordienti, Michel, Antonino e Davide, senza i quali Bren non avrebbe preso vita. Che dire, sono rimasto estremamente colpito dalla precisione, dall’affidabilità e dalla professionalità di questi tre giovanotti. E se è vero che frequentare una Scuola del Fumetto aiuta a esaltare certe doti, resta sempre il fatto che certe doti devi avercele: e i nostri amigos, fidatevi, sono ben provvisti. Un grazie sentitissimo a Simona per l’entusiasmo con cui ha accettato nuovamente di collaborare con me, dopo lo splendido lavoro fatto per Madadh; stavolta si è addirittura superata e non vedo l’ora di coinvolgerla al più presto in un nuovo progetto! I grazie che devo a Francesca, invece, cominciano a essere davvero troppi e temo fortemente il giorno in cui Miss Marvel mi dirà addio una volta per tutte e in cui per chiederle una pin-up dovrò superare il muro dei suoi numerosi agenti! Poi c’è Mik che ancora una volta mi ha stupito con una copertina pazzesca: ed è davvero incredibile come riesca a stupirmi di volta in volta, è una spirale senza fine. Stavolta è stato aiutato da Claudia e neanche sapete quanto sia felice di aver finalmente messo in cantiere una collaborazione con quella che reputo la migliore colorista sulla piazza. Oltretutto, stiamo parlando di una ragazza di una gentilezza, di una disponibilità e di un’educazione fuori dal comune: sono estremamente orgoglioso che ci sia anche la sua firma su questo albo. Un grazie specialissimo va a Ambra che mi ha aiutato nella creazione del personaggio di Mina, uno dei miei character preferiti di sempre: e già che ci siete, se vi capita, fate un salto sul sito della LAV e aderite alle campagne contro il maltrattamento dei maiali. No, non vi sto chiedendo di diventare vegetariani, vi sto solo chiedendo di preoccuparvi che queste bestie nobili e magnifiche, che tanto ci fanno felici, ricevano perlomeno un trattamento decoroso. L’ultimo grazie, il più importante, lo riservo al Signor Angelo Destefanis: quest’uomo si è letto ogni cagata che il sottoscritto ha messo sulla carta dall’età di dodici anni... e vi assicuro che sono tante! Quest’uomo mi ha accompagnato personalmente a Roma per iscrivermi alla Scuola di Fumetto; è stata una sua idea, io non avrei mai osato chiederlo, non dopo le mie brillanti performance al liceo. Quest’uomo ha sempre amato Bren e avrebbe sempre voluto che diventasse un fumetto con tutti i crismi. Beh, eccolo qua, Babbo. Non diventerà un best seller ma chissenefrega... è una cosa vera ed è fatto col cuore. E, se andate a vedere, è l’unica cosa che conti davvero. Tommy, Ottobre 2010.



Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.