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Non solo sesso, il Tantra è molto di più
SPIRITUALITÀ
Conoscere la propria essenza e percepire che tutto è spirito ed energia: è questa la vera essenza di una via spirituale, troppo spesso incompresa dalla società occidentale
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di Silvia Stellacci
Il Tantra, però, prende in considerazione tutti i livelli energetici, da quello più pesante e vicino alla materia, a quello più etereo e vicino allo spirito. «È il concetto dei sette chakra, comune anche alla tradizione dei Veda», spiega Sharmjla.
«Tra le energie, questa è l’unica via spirituale in cui trova spazio anche quella sessuale. Nell’immaginario comune, questo aspetto viene subito connesso al pensiero: “Ah, allora il Tantra equivale a fare sesso”. Ma questa è una banalizzazione e semplificazione, che non comprende la dimensione sacra della sessualità come mezzo per arrivare allo spirito», conclude Sharmjla.
Non una pratica sessuale, dunque, ma un percorso spirituale che passa attraverso il corpo, in cui la meditazione e il contatto con se stessi hanno un ruolo fondamentale per raggiungere la consapevolezza della propria essenza divina.
È una strada che stravolge e migliora la vita di chi la percorre, come è successo a Sharmjla.
«La sessualità tantrica non ha niente a che vedere con quello che si dice in giro. Il Tantra non insegna arti amatorie o tecniche orgasmiche. Al contrario, porta a fare un lavoro su di sé, a conoscere la propria vera essenza e a percepire che tutto è spirito ed energia». Sharmjla smentisce l'immaginario comune che vede in questa via spirituale un semplice modo per fare sesso.
Quando ha fondato Formazione Tantra a Roma, aveva un solo obiettivo in mente: trasmettere quello che aveva imparato dai più grandi esperti e formare figure professionali che a loro volta potessero fare lo stesso.
«Tantra in sanscrito vuol dire “tessuto”, “trama”, “intreccio di fili”. Poi da lì il significato è diventato “espansione della coscienza”, ma la trama, i fili che si intrecciano stanno a indicare che l'immanente e il trascendente sono intrecciati insieme, che lo spirito è nella materia e la materia è spirito». Da qui la rivalutazione del corpo, che ritrova la sua dignità in quanto espressione di Shiva, il creatore e l’assoluto che permea di sé l’esistente attraverso la Shakti, la forza creatrice e dinamica. Secondo la corrente dello Shivaismo del Kashmir, le due divinità induiste rappresentano l’energia maschile e femminile del mondo, dalla cui compenetrazione trova forma l’esistente.
«Per 25 anni mi sono ritrovata bloccata in una situazione di dipendenza affettiva. Il malessere era totale e non riuscivo ad uscirne, nonostante mi fossi rivolta alla psicoterapia e negli anni – con due lauree e una formazione in counseling – avessi acquisito diversi strumenti. Il Tantra è stata quella via arrivata un po’ per caso, che mi ha permesso di ascoltarmi in maniera diversa. Il mio corpo ha incominciato a parlarmi chiaro e ho proprio percepito che c'era una parte spirituale molto concreta a cui dovevo dar retta».
Da lì i pensieri di Sharmjla sono cambiati, ha ritrovato il suo valore e ha compreso quanto fosse importante quello che poteva dare come donna a se stessa, all'uomo e all’umanità. «A quel punto il discorso “sono niente senza di te” non reggeva più e, in un modo o nell'altro, è stata la vita stessa che ha allontanato questa persona». ■