I dirimpettai

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I personaggi e gli eventi di questo romanzo sono fittizi e interamente frutto dell’immaginazione dell’autore. Tuttavia, usando le parole di Walter Siti nel disclaimer al suo romanzo Troppi paradisi: «Compaiono nel libro molti nomi e cognomi di persone note (i cosiddetti vip); tali nomi e cognomi hanno una pura funzione segnaletica, e le biografie delle persone che essi designano sono volutamente e palesemente falsificate. All’opposto di quanto accade nei romanzi-a-chiave, dove i fatti veri sono attribuiti a personaggi “in maschera”, qui a persone reali, indicate con nome e cognome, si attribuiscono fatti esplicitamente fittizi. Così funziona la post-realtà, nel regno dell’immagine, dove il prezzo da pagare per la notorietà è di essere trasformati in personaggi quasi-veri, condensatori di fantasmi. […] Tutto l’impianto realistico, insomma, è un gigantesco soufflé pronto ad afflosciarsi in una poltiglia di finzione; […]».


UNO

La casa dei dirimpettai è abitata da esseri privi di difetti fisici che si muovono tra stanze invisibili arredate con gusto e quando sfociano in terrazzo, lucenti e idratati, sembra che li abbia appena partoriti un dio pagano. I dirimpettai sono circondati da alberi di limone, e dalle loro sdraio di vimini battono le mani davanti ai Franklin Aviator di Tom Ford per scacciare i gabbiani dal cornicione. La domestica si avvicina pensando di essere stata chiamata ma viene allontanata con sdegno. Quando dallo stereo ha inizio una vecchia hit di Belinda Carlisle, quello coi Tom Ford più scuri si alza, si sfiora la peluria bianca che gli adorna i pettorali e si versa un altro vodka lemon. Poi lo gira con la cannuccia verde. L’altro, più giovane e glabro, non parla ma fissa lo spazio tra le colonne del davanzale: non gli dispiacerebbe un séparé di bambù; intanto tiene in mano il cocktail senza berlo. Non brandisce neanche l’iPhone. Tiene l’altra mano sul bracciolo della sdraio e si limita a respirare, anche se non si direbbe. Arriva un terzo, un famoso attore di soap, che saluta gli altri due sbuffando per il caldo e si accomoda sulla sdraio appena approntata dalla domestica: a 45° da quella del più giovane e 90° dal più anziano. Tra le foglie dell’albero di limone 9


si scorgono i suoi Tom Ford. Dà lunghe sorsate al suo vodka lemon. Il ghiaccio nel bicchiere fa il suono dei diamanti. Il più anziano dei dirimpettai si alza di nuovo per parlare con il più giovane, sempre immoto e glabro sulla sdraio di vimini. Le sue parole sono coperte da un generico brano lounge mentre si accarezza la pancia a non più di quindici centimetri dalla faccia dell’altro. Forse gli sta facendo una specie di sorriso. Cosa gli starà dicendo? Avrà acconsentito a comprargli la Smart Fortwo cabrio? All’improvviso la frequenza su cui è sintonizzato lo stereo di design fa partire una ballata di Bon Jovi. Basta uno sguardo e il più giovane va a cambiare stazione. Nel frattempo un limone cade da un alberello e si posa sferico sul davanzale del terrazzo. Al tramonto i tre entrano in casa a torso nudo chiudendosi l’ampio vetro della portafinestra alle spalle. Si conclude un’altra giornata di perfezione tra i limoni.

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DUE

La prima cosa che fanno i dirimpettai quando riemergono in terrazzo dopo le ore di blackout diurno è rimanere in pantaloni corti coloniali e ciabatte infradito con la fettuccia in pelle. La seconda è suonare musica lounge da tardo pomeriggio caraibico. La terza è chiamare in viva voce il capostruttura in Rai per ringraziarlo dei nuovi stagisti: «Stiamo prosciugando il Meridione». Per congedare la donna delle pulizie il più anziano indossa una canottiera attillata di Dolce&Gabbana che mette in evidenza i pettorali e copre la peluria bianca. La conduce in terrazzo precedendola di qualche passo, estrae il portafoglio e ripete la solita formula: «Per la settimana sono quattrocentottanta, giusto?» La domestica esce dall’appartamento, poi dalla palazzina, e infine si dirige anonimamente verso la fermata dell’autobus che la riporterà in periferia dalla sua famiglia per una notte. Sotto il braccio tiene un pacco. Lo stringe come se fosse l’unica cosa che possiede. L’altro dirimpettaio intanto si è preparato una bevanda vitaminica ed è indeciso su quale terrazzo sorbirla. Sceglie sempre quello con la luce giusta. Quando i due dirimpettai interagiscono in terrazzo lo 11


fanno in modo non verbale, comunicando con pochi, studiati gesti e con gli oggetti che hanno in mano: un bicchiere, il catalogo di Bang & Olufsen, l’iPad. A volte si passano una busta di Loro Piana ancora sigillata al centro. I dirimpettai stanno cenando con una ciotola di crudité. Sul tavolino tra le due sdraio cinque smartphone. Due lampeggiano con insistenza. Il più giovane fa una battuta crudele su Rocco Papaleo. L’altro senza alzare lo sguardo dai propri addominali gli suggerisce di ripeterla direttamente a Rocco, «tanto è uno che abbozza». I dirimpettai vanno a letto presto. Alle 22 c’è la solita mezz’ora sui tapis roulant nello studio-palestra, poi fanno la doccia in due bagni diversi. Si rincontrano nell’antibagnospogliatoio, il più giovane in boxer rossi, l’altro in accappatoio. Quando abbassano le serrande elettriche il resto del palazzo sprofonda nella sua lattiginosa inutilità.

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TRE

I dirimpettai tornano da un weekend lungo all’Argentario. In terrazzo aspettano che la domestica finisca di spolverargli le sdraio prima di sedercisi. Il più giovane commenta che hanno fatto bene a prendersi anche il lunedì. L’altro dà una scorsa alle e-mail con l’iPad e quando la domestica riappare con due bicchieri lui è già pronto con la mano prensile. Non la guarda mentre agguanta il bicchiere e valuta coi polpastrelli se la bevanda è abbastanza fredda. Il più giovane ammira la forma perfetta dei propri genitali adagiati nei boxer, poi scosta leggermente la gamba per rendere equivalenti i rigonfiamenti dei testicoli ai due lati del tessuto. «Susanna, vai a giocare in terrazzo», dice il dirimpettaio più anziano alla figlia di sua sorella. La sorella porta una gonna lunga sudamericana di lino grezzo, che il più giovane stigmatizza, prima ancora di salutarla, imitando il verso di un animale selvatico. Mentre la bimba osserva i limoni in terrazzo i tre siedono nel salottino esposto a sud-est. «Non sento Mario da una settimana», fa lei, tentando di attirare l’attenzione della domestica che sta riempiendo i bicchieri dei dirimpettai. «Bevi qualcosa?» le dice il fratello ignorando il riferimento a Mario. 13


L’altro dirimpettaio, fissando la gonna: «Non mi stupisce». La bambina entra in salotto con un limone in mano. «Facciamo una spremuta?» «Susanna, vai a giocare in terrazzo», fa lo zio da dietro gli occhiali da sole. «Ma esistono ancora i mercatini?» fa l’altro dirimpettaio, gli occhi sempre fissi sulla gonna spiegazzata. Il dirimpettaio più anziano e sua sorella parlano di lavoro mentre l’altro insegna alla bambina in terrazzo alcune cose sulla vita. «Quando ero un ragazzino come te dicevo io a mia madre cosa volevo mettermi. Ho sempre avuto le idee chiare sul look.» La bambina lo guarda senza espressione; stavolta in mano ha due limoni. «Avevo i capelli lunghi come i tuoi ma al cerchietto ho sempre detto no. “Se vuoi che sia sempre bello”, dicevo a mia madre, “devi portarmi dal parrucchiere una volta a settimana.” E lei mi ci portava perché teneva a me. Dillo anche tu a tua madre. E se ti dà i ciuccetti elastici tiraglieli in faccia e dille che meriti di più.» La sorella del dirimpettaio più anziano dice che a gestire il negozio da sola non ce la fa. Lui le fa notare che gli impiegati esistono per questo. Lei che non se li può permettere. Lui conclude che allora non si capisce perché abbia un negozio. Poi risponde al telefono che gli vibra tra le dita da un po’. La sorella si sforza di trattenere le lacrime e prova a distrarsi chiamando la gatta Miuccia, che però la ignora.

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QUATTRO

I dirimpettai stanno guardando un servizio su sanità e spending review al telegiornale. «Dimissioni e tutti a casa», dice il più giovane, a torso nudo su un batik fatto a mano. Il più anziano smette di digitare un messaggio e lancia un’occhiata all’enorme Oled 4K appesa alla parete. Infine dice: «Cambia». Il più giovane ribatte: «Ma tra cinque minuti comincia Ballarò». L’altro sbuffa e scrolla le spalle con gli occhi fissi al cellulare. «Fai la stessa battuta da mesi.» Più tardi i dirimpettai si rimproverano a vicenda la cena. «Mai sentito che l’avocado vale come verdura», fa quello più giovane. «È verde, no?» replica l’altro, quasi sul serio. «Che c’entra? Allora anche la vernice verde è una verdura. E il pesto.» L’altro lo squadra per metterlo a fuoco. Poi espira piano e dice: «Tu di’ un’altra stronzata del genere e ti faccio mandare dalla Gruber». Il più giovane si alza, «Non puoi, sta a La7 adesso», ed esce impettito dalla stanza grattandosi il sedere. «Appunto. Non lavorerai mai più.» 15


I dirimpettai sono appena tornati dalle vacanze a Palawan. La domestica filippina li accoglie sorridente, sta aspettando che le dicano quanto gli è piaciuto il suo Paese. Il più giovane le rivolge un ciao strascicato senza guardarla in faccia, abbandona il trolley di Piquadro all’ingresso e va a toccare la cornice del dipinto della Accardi per vedere se c’è polvere. Ha un’escoriazione sul ginocchio coperta da un cerottino. L’altro, porgendole una busta da lettere piuttosto gonfia, dice «Grazie di tutto…» tentando di ricordare il suo nome. Poi conclude: «Semmai ci faremo risentire noi». La donna scoppia a piangere. «In taxi ho avuto un’idea fantastica», fa il più giovane, ignorando le lacrime della domestica. «Ah. Da come fissavi il poggiatesta pensavo fossi in trance.» «Quest’inverno voglio rilanciare il montone. Sai quello beige scamosciato col pelo interno bianco panna che sembra peluche?» «L’idea è buona.» «Vero?» esulta il più giovane. «Solo che senti qua che idea: invece della lana bianca ci voglio mettere la seta.» «Sì. Basta che lo rilanci lontano da qui.» «Dai!» insiste. «Ero serio.» «Dolores! Ecco come si chiama», fa il più anziano. Poi si rivolge alla domestica, rossa in volto e tutta congestionata. «Prima di andartene preparaci un estratto. Per me mela e pompelmo. Ho voglia di freshness.» «Mi stai ascoltando?» «No. Non sei uno stilista, non sei un trendsetter, in effetti non so neanche bene cosa sei. Pensa a campare.» «Invece è un’idea carina. Potrei sguinzagliare tua sorella per quei mercatini dei poveri e fargliene prendere una de16


cina. Pensa che regali di Natale pazzeschi che faremmo agli amici.» «Vai di là e di’ a quella sciagurata che se non mi porta subito l’estratto le tolgo la liquidazione dalla busta.»

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