Piazza Montessori, Catania

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piazza Montessori

Concorso di progettazione “Piazze Botaniche - recupero di cinque piazze cittadine”-piazza Montessori (2° premio con menzione speciale della giuria) anno : 2006 località: Catania (CT) Ente banditore: Comune di Catania (CT) Gruppo di progetto: A. Balla, S. Calvagna Giuria: M. Galeazzi, C. Aymonino, G.Fede, L. Zevi, E. Caire balla | calvagna architettura e paesaggio

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La piazza-giardino espressione di una utopia contemporanea: la coscienza ecologica La piazza è intesa come luogo di sosta e di interscambio per funzioni urbane ma anche, e soprattutto, come 'giardino', dimora di essenze vegetali composte in maniera armonica dall'uomo alla ricerca della propria utopia. Una utopia, quella di piazza Montessori, che si identifica con la coscienza ecologico-ambientale del XXI secolo: la dimensione ecologica dell'impianto vege-

tazionale coincide con la sua dimensione estetica e dialoga con tutte le altre scelte spaziali e materiche nella consapevolezza globale di una progettazione sostenibile. La piazza-giardino esprime e concretizza la propria carica utopica su più livelli. 1. La coscienza della finitudine ecologica e della salvaguardia della biodiversità è presente come metafora nella proposta di portare, all'interno della città, associazioni


tipiche di ambienti naturali con il giardino delle biocenosi, o nella valorizzazione puntuale e caratterizzante dell'acqua, elemento primario della vita, con il percorso-canale che attraversa longitudinalmente la piazza. 2. La coscienza civica è presente nella proposta degli orti urbani — aree dedicate alla coltivazione di piante aromatiche e officinali — da affidare alla cura degli abitanti e delle scuole innescando un meccanismo di appropriazione sociale dei luoghi che induca un impegno diretto nella loro salvaguardia. 3. L'utilizzo di materiali da costruzione naturali o provenienti da riciclaggio si realizza nelle scelte di pavimentazione e di parte delle opere murarie.

Disvelare le identità nascoste: valorizzazione delle emergenze Una precisa attitudine progettuale si intreccia con le istanze ideologiche appena enunciate: la riqualificazione dello spazio urbano passa per il disvelamento delle sue identità nascoste. Il progetto quindi si pone più come 'chiave interpretativa' di uno spazio con precise caratteristiche e qualità che come volontà di modificazione di una realtà. La griglia compositiva e spaziale proposta attinge le sue leggi dalla presenza dei resti dell'acquedotto benedettino, isolato e dimenticato dagli spazi pubblici contigui, e dalla direzione da esso tracciata; questa direzione, sottolineata dal nuovo percorso d'acqua, stabilisce il tracciato regolatore della piazza, ridefinendo le visuali possibili e le relazioni tra cortine edilizie e spazi vuoti. La conseguente rotazione planimetrica ha come effetto anche la valorizzazione della seconda emergenza identificata, quella dell'antica cava di pietra di piazza A. Fusinato, conosciuta come Cava Daniele, che diventa scenario privilegiato per tutte le visuali verso Sud. L'integrazione della antica cava avviene non solo a livello percettivo: il sistema di illuminazione sottolinea la continuità del tracciato dell'antico acquedotto benedettino, le cui rovine si spingono sin sopra il fronte di cava; i 'giardini delle biocenosi' si prolungano idealmente dalla piazza fino alle 'reali' biocenosi vulcaniche che sormontano il fronte di cava, esaltandone il valore di serbatoio di naturalità all'interno della città. Disvelare le identità nascoste: ripensamento delle relazioni tra pieni e vuoti La proposta di intervento stabilisce una ridefinizione dello spazio della piazza attraverso il ripensamento delle relazioni reciproche tra le differenti funzioni e dei rapporti tra i



pieni e i vuoti. L'idea di base lega tra loro una serie di piccoli interventi mirati a risolvere incongruenze e conflitti specifici: 1. ridefinizione della sezione viaria di via F. Filzi 2. ripensamento del rapporto tra via Filzi (traffico veicolare) e la piazza (spazio pedonale): la separazione spaziale e visiva tra i percorsi veicolari e gli spazi di attraversamento e di sosta pedonale avviene attraverso l'interposizione di filtri vegetali ('giardini delle biocenosi'). I giardini realizzano una sorta di trincea accessibile dal lato della strada e attraversabile puntualmente mediante passerelle in legno che acquistano la funzione di accessi preferenziali alla piazza 3. ridefinizione dei rapporti reciproci piazza-scuola elementare M.G.Deledda e piazza-istituto Turrisi Colonna: la riperimetrazione dello spazio aperto riservato alla scuola restituisce alla città le rovine dell'acquedotto, seguendo la griglia compositiva della nuova logica progettuale e mantenendo invariate le superfici. La demolizione dell'alloggio abbandonato del custode, necessaria per liberare la visuale sull'acquedotto, permette la realizzazione del boschetto dei cipressi che riqualifica questa area a funzionalità complessa.

La lettura per sistemi e per elementi Il progetto si compone di elementi semplici, organizzati in sistemi, che attuano le strategie fin qui descritte attraverso un intervento formalmente 'debole' ma forte nelle motivazioni. La lettura-decodifica della piazza si effettua per sistemi: - il sito: da spettatore indifferente e disarticolato diventa protagonista attivo della nuova configurazione spaziale; - il sistema della pavimentazione: si alternano materiali diversi per le aree a funzionalità specifica, assicurando una superficie permeabile per almeno il 25 % dell'area di progetto; - il sistema dell'illuminazione: scandisce aree a diversa luminosità, maggiore nelle zone di sosta e minore nei camminamenti; - il sistema dei muri e delle sedute: il tracciato regolatore della piazza è segnato attraverso la presenza di un sistema di muri che corre in direzione Nord-Sud e che realizza sedute, elementi di arredo urbano, separazioni tra aree a funzionalità diversa, nonché elementi artistico-scultorei (i 'monoliti'). - il sistema del verde: organizzato in 'momenti' tematici, accomunati dall'idea di giardino ecologico e sostenibile, caratterizza i 'limiti' dell'intervento.


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