Traduzione
Leonardo Favia
Impaginazione e lettering
Sara Bottaini con Chiara Colucci
Supervisione
Francesco Savino
Proofreading
Vanessa Nascimbene
Volume stampato in scala di grigi su carta Mondi IQ Print da 120 g/m2 per gli interni.
Risguardi stampati in bicromia su carta Mondi IQ Print da 140 g/m2
Copertina stampata in quadricromia su carta Lecta GardaMatt Art da 130 g/m2.
Font del fumetto: Boulet (basato sulla grafia originale dell’autore).
Font del colophon: Divenire (C-A-S-T).
Stampato nel marzo 2025 presso Abo grafika d.o.o. - Lubiana (Slovenia).
Via Leopardi 8 – 20123 Milano
chiedi@baopublishing.it – www.baopublishing.it
Il logo di BAO Publishing è stato creato da Cliff Chiang.
Titolo originale dell’opera: Bea Wolf
Text © 2023 by Zach Weinersmith
Illustrations © 2023 by Gilles Roussel
All rights reserved
Per l’edizione italiana: © 2025 BAO Publishing. Tutti i diritti riservati.
ISBN: 979-12-5621-133-3
PRIMA EDIZIONE
CEO Caterina Marietti CCO Michele Foschini
Redazione Leonardo Favia, Lorenzo Bolzoni, Francesco Savino, Sara Bottaini e Vanessa Nascimbene
Ufficio stampa Daniela Odri Mazza e Chiara Calderone Contenuti digitali originali Giuditta Esposti
Ufficio commerciale Alessandro Boggiani Ufficio amministrativo Alessandro Virgara
Cherry Bomb, collana curata e diretta da Zerocalcare.
testi
Zach Weinersmith disegni
Boulet
Per Al Wachtel e Maureen O’Connor, che mi hanno insegnato la poesia, e per la professoressa Elizondo, che al liceo per la prima volta ha pronunciato le magiche sillabe Be-o-wulf.
— Z.W.
Per i miei genitori, che hanno cresciuto sette bambini e ne sanno parecchio di rumori e caos.
— B.
... il bambino considera l’invecchiamento come una calamità quasi oscena, che per qualche motivo misterioso non accadrà mai a lui. Tutti coloro che hanno superato i trent’anni sono grotteschi e privi di gioia, si preoccupano assurdamente di cose senza importanza e rimangono in vita senza – per quanto il bambino possa vedere – avere nulla per cui vivere.
Solo la vita dell’infanzia è vita vera.
George Orwell, Such, Such Were the Joys
Ehi, aspetta!
Ascolta le vite dei bimbi del tempo che fu, i paladini del mondo,
i piccoli ribelli ai genitori, gli inappropriati, gli impudichi,
Gli indomiti domatori di bulli, i sabotatori del sonno, i soffia-sberleffi, lottatori contro i limitatori di letizia, liberi dalla paura, destinati alla fama.
C’era Tanya, predatrice di prelibatezze, terrore di Halloween, il suo tesoro di travestimenti vasto, che assediava amici e affini, saccheggiando sacchi di dolciumi, sprezzante del destino dei suoi denti. Diecimila delizie depredò, quel glorioso martedì.
E Shawn, distruggi-serenità, strillò che mai dal parco si sarebbe mosso. I genitori, prostrati dalla pena, patteggiarono: gelato in cambio di silenzio.
Ma non potevano esserci vincoli validi tra leone e agnello. Quaranta tramonti rimasero, spossati e sofferenti.
Ed ecco Sonya, scagliatrice di spugne, sparò saette sino al cielo tanto che il torrido tempo estivo si tinse tetro, nero liquirizia, e sotto quella notte nuda di sole, nessuna norma regnava, salvo questa: che Sonya mai si sarebbe chinata a raccogliere dardi.
In quei giorni nacque Carl, coronato dal destino. Orfano bronzo-chiomato, ostinato come quercia e saggio come gufo.
A quattro halloween d’età, andando a caccia di metalli, trovò un tesoro dorato. lo tacque agli adulti, finché le lingue lunghe lo tradirono.
Febbrili voci franarono sul fanciullo quella notte! Lanciando lamenti lesti su Carl, sovrano sotto la sua corona di cartone: “Serbalo per gli studi!” strillavano, tentando di tracciare il suo destino.
No.
Sussurrò. E le sue parole erano legge.
La mattina trovò Carl troneggiante sul bancone. catturava con lo sguardo il cassiere.
“Chi viene nel mio negozio, cinto da tale corona?”
Carl custodì il silenzio, comunicando col tintinnio di monete dorate. Il commesso chiuse il commercio, accatastò le sue merci: caramelle, costumi, aeroplani di carta.
Molti marmocchi meravigliati miravano la montagna di giochi, premiando il suo plasmatore. Che prodigio! Ogni passatempo pescato ne celava altri due con l’aggiunta di un cucciolo.
Ma Carl, cercatore di oro, niente si concesse, perfino quando presero le preziose uova schiudi-robot.
elargì auto, fumetti, bambole, giochi di carte e da tavolo, Foderi forgiati di spugna, scudi di splendente plastica!
Forgiò una fratellanza pacifica, preparandosi per giorni più bui. Nella sua signorilità, Carl fu gentile. Tale era il temperamento dei re.
Molti nemici caddero sotto la corona di cartone. Reami di bulli furono razziati, indebite ricchezze vennero restituite.
tunnel furono scavati verso giovani in punizione, giochi donati in segreto. E nessuna palla di pelo pulciosa restò priva di pasto o posto per dormire.
Non si tracannò acqua, perché quei dì erano densi di soda, e ogni soda aveva sciroppo su sciroppo, né mancavano gli zuccherini. Teenager tormentati torcevano gli occhi d’invidia, sprovvisti di un loro proprio Carl.
Carl: modellatore di montagne, localizzatore di metalli, flagello dei bulli.
Ma il tempo trascorse. peli ruvidi ricoprirono il mento del monarca-bambino. Una crepa affossò la sua voce. egli invocò la pira.
Ogni bimbo, bagnato di lacrime, nuotò verso l’isola sul mare suburbano. Qui, Carl aveva ammonticchiato in un cumulo: spade dall’elsa spugnosa, lance dal manico plasticato.
Ognuno passò presso la pira, ponendo qualche passatempo del passato. Figurine e fuochi d’artificio furono ammassati. Quattrocento sfumature di slime.
La lingua di fiamma si librò, leccando le nubi, tingendo il cielo cremisi, e mille multinazionali di giocattoli gridarono insieme per declinare responsabilità.
Carl contemplava dalla finestra, piangendo senza sussulti.
Fu visto anni dopo nelle terre-teen, riempiendo sacchetti, sviluppando nuove skill.
Non piangetene la sorte. Il tempo non aspetta bambino alcuno,
Ma le memorie delle sue marachelle rimarranno per sempre.
Così, passò la corona. Da Carl a Sunita. Da Sunita a Sally.
Da Mo a Hrothred, che penso fosse danese.
Da Dave ad Ada. Da Ada a una scimmia, Ma il monarca macaco mangiò molto miele e la fece fuori dal vasino.
Da Sally a Mo,
Da Hrothred a Dave,
Così la corona fu ripresa da Ada, ripulita, e resa a Kai, che, sentendo il tocco del Tempo, trasferì il tesoro a Roger.
Ogni monarca bambino fu saggio, ogni portatore di corona prezioso, fortunato in battaglia, foraggiando le folle con festini senza fibre.
I piccoli che conoscevano i successori di Carl si unirono alla causa. giunti al regno di Roger, tanto ricca era la scorta di dolciumi,
tanto era il tesoro sottratto ai bulli, tanti i giocattoli per bimbi e bimbe, che il sovrano, donatore di giochi e spartitore di svaghi, rivolse il suo sguardo alle case sugli alberi.
Progetti furono preparati: un presidio per piccoli, possente contro i persecutori. Un’alta aula ardita, assemblando quercia e pioppo, ponte tra albero e tempo.
Le scale erano sottili, spalmate di moccio e scarafaggi secchi, cosicché nessun adulto apportatore di nanna potesse piegare le assi della casa sull’albero.
Cuoralbero fu il nome della sala, fortezza figlia del cielo, riparo dei piccoli. I baroni di Roger si raccolsero presso il trono, riarsi di eroismo.
scagliarono frisbee finiti oltre gli steccati dei ferma-felicità! lanciarono palloncini pieni d’acqua con la fionda, sventarono gli sbaciucchianti festini dei teenager!
Storie di quelle battaglie furono sussurrate ben oltre l’ora della nanna. Di notte, mentre i sederi piegavano le panche, Roger spezzava le barre di cioccolato,
Distribuendo bambole, gomme, giochi con contenuti non indicati per i piccoli. Roger: raffinato costruttore, rampicante di recinzioni, spezzatore di barrette. Fu un gran re.
Ma i trionfi di Cuoralbero attirarono tanti occhi turbati! Ispettori infastiditi incupirono, intimando “instabilità strutturali”. Che sanguisughe!
E adolescenti privati di privacy passavano, pensando al palazzo di pioppo.
Ma un essere vigile vessato dall’età nutriva nefandezze più oscure di tutti gli altri.