Anche questo è per Isabel.
Traduzione Valentina Grieco Lettering e impaginazione Angela Pendolino con Officine Bolzoni Supervisione Leonardo Favia Proofreading Vanessa Nascimbene e Francesco Savino
Via Leopardi 8 – 20123 Milano chiedi@baopublishing.it – www.baopublishing.it Il logo di BAO Publishing è stato creato da Cliff Chiang. Titolo originale dell’opera: Murderabilia Copyright text and illustrations © 2014, 2019 by Álvaro Ortiz. All rights reserved. Published by agreement with Astiberri ediciones. Per l’edizione italiana: © 2019 BAO Publishing. Tutti i diritti riservati. ISBN: 978-88-3273-206-1 PRIMA EDIZIONE
Sono in camera mia a scrivere, okay?
Okay.
Non fumare, sai che tuo padre non vuole che fumi in casa.
Mi metto un po’ a scrivere, non a fumare, okay?
Okay…
Cazzo, che freddo.
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Chiudo la porta. Voglio stare tranquillo.
… ma non fumare.
capitolo 1 capitolo 1
capitolo 1
Tesoro…
Cazzo, mamma! Se chiudo la porta ci sarà un motivo!
Ha appena chiamato tuo padre…
Tuo zio Antonio…
E quindi?
Zio Antonio? Oh, cazzo…
Lo hanno appena trovato morto.
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Macché… Ti ho mandato un messaggio prima.
Vieni a farti una birra?
Ah, cazzo… Avevo il telefono scarico.
Dai, allora?
Giorni fa mi ha detto che aveva conosciuto qualcuno su internet.
Ma non pensavo che se la sarebbe squagliata.
Brutto com’è?
Davvero? John si è licenziato ieri.
Cazzo, è normale che se ha rimorchiato su internet se ne vada dovunque.
E ora dove lo trovo qualcuno che voglia lavorare qui?
Sei sempre la solita…
Ah, io non ci penso proprio a lavorare con te!
No, non ti preoccupare… Ultimamente non viene molta gente. Mi posso arrangiare da sola. Sicura?
Grazie tante, eh…
Dai, scherzo. Se vuoi posso darti una mano finché non trovi qualcuno.
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Sì, sì, vai pure a sbronzarti. Lasciami qui a morire di noia!
Ti vedi con Trevor?
La regina del dramma…
Ovvio! Tu non te lo vuoi scopare…
... qualcuno dovrà pur farlo!!!
Scordati di me.
Domani ti racconto tutto.
Okay, non fare troppi guai.
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Ciaooo!!!
Chi cazzo è a quest’ora?
Ieri ti ho detto che sarei passato.
Sì, ma non hai detto che saresti venuto così presto…
Dove sono i gatti?
E che ne so io dove sono i gatti, saranno in giro…
Vedi un po’.
Eccone uno…
La settimana scorsa ho dovuto comprargli da mangiare. Quindi mi devi questo e quello che ti ho venduto l’ultima volta, ancora non me l’hai pagato, okay?
E qui c’è l’altro. A proposito…
Quando torno avrò grana a sufficienza per pagarti tutto.
Certo che pesate, eh?
Quando torni?
miaooo!
Domani. Magari dopodomani passo di qui e ti pago.
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Sarà meglio che facciate i bravi.
Come si chiamano?
Che cos’hai lì? Due gattini?
Sì…
Oh, poveri! Faranno tutto il viaggio chiusi lì dentro.
Non c’è bisogno di essere scortese.
Non hanno nomi.
Se non me lo vuoi dire, non fa mica nulla.
Era vero che i gatti non avevano nomi.
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Fino a poco tempo fa i gatti appartenevano a mio zio, e non l’ho mai sentito chiamarli per nome.
Mio zio Antonio era morto un paio di mesi prima, all’età di 55 anni.
Era un tipo forte e sarebbe potuto pure sopravvivere all’infarto.
Sono stufo di stare tutto il giorno a pulire lo sporco di QUESTI FOTTUTI GATTI.
Ma gli venne mentre saliva le scale.
Ci misero un po’ di tempo a trovare il corpo perché viveva da solo in periferia…
Fu il postino il primo a notarne l’assenza. Gli sembrò strano, erano giorni che non apriva la porta.
Tra l’altro usciva una puzza strana…
Puzza UN BEL PO’…
A un canile?
Un canile per gatti, cazzo, che ne so io come si chiamano… mi hai capito, dai.
Dovemmo chiamare un’impresa di pulizie perché il cadavere aveva iniziato a decomporsi e c’era uno schifo dappertutto.
Quando domandai a mio padre che ne era stato dei gatti dello zio, mi disse che quelli dell’impresa di pulizie li avevano portati a un canile.
… e con mio padre negli ultimi anni si parlavano a malapena.
Però poi toccò a noi andare a casa sua per mettere in ordine.
Mi stavano simpatici quei gatti.
Sì. Cazzo…
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Puzza ancora un po’.
Scusate la maleducazione. Mi metto a parlare dei gatti e non mi sono nemmeno presentato.
Le dispiace aprire il bagagliaio, per favore?
Mi chiamo Malmö. Malmö Rodríguez.
E la mia vita, prima di salire su quell’autobus, era abbastanza normale, anonima e noiosa.
Ci fermiamo quindici minuti!
Come va il viaggio?
Vorrei assicurarmi che i gatti stiano bene.
Avevo ventitré anni. Avevo finito gli studi e non avevo un lavoro.
Vivevo con i miei. A loro dicevo che stavo cercando lavoro, ma la verità è che non cercavo un cazzo di nulla.
La sosta è finita! Tutti a bordo dell’autobus!
Quello che volevo allora era essere uno scrittore.
La verità è che non scrivevo molto.
Avevo un blog…
Però allora erano già passati di moda e qualsiasi idiota ne aveva uno.
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Mi scusi, l’autobus che parte ora per Allo sportello!
L’autobus in partenza per ?
Banchina 20. Sbrigati però perché parte ora!
Miaaaaao! Il viaggio fu una vera rottura di palle.
Comunque, dicevamo…
Qualcosa di vero.
Quello che volevo era scrivere. Ma scrivere un romanzo, una raccolta di racconti, cose così.
A casa era impossibile concentrarsi…
Volevo trovare un lavoro per poter guadagnare un po’ di soldi e svignarmela da casa.
Ero convinto che, se avessi avuto un appartamento mio, fosse pure una merda, avrei potuto sedermi tranquillamente e il fottuto romanzo si sarebbe scritto da solo.
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… e questa cosa dello scrittore maledetto che scrive nei bar squallidi non ha mai fatto per me.
Capolinea!
Ma in quel momento non avevo nulla.
Ci siamo quasi.
E voi rallegrate questa casa…
miaaaooo!
O forse sì…
E avevo un paio di gatti…
Avevo avuto un’idea folle.
… con i quali alla fine avrei rimediato un po’ di grana.
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