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“L’Amico della Famiglia ho iniziato da ragazzina a portarlo nelle case e sono finita a scriverci”

Ripensare agli anni in cui ero “milite della buona stampa” mi spinge a un notevole salto indietro nel tempo, agli anni in cui si chiedeva alle ragazze che frequentavano l’oratorio Maria Immacolata di impegnarsi in qualche piccolo servizio alla comunità.

Il passaggio dai Vignoli, l’oratorio delle bambine, al Maria Immacolata segnava anche l’essere diventate grandi e quindi assumersi qualche impegno.

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Anche nella mia casa L’Amico della Famiglia entrava mensilmente, per cui non mi sottrassi quando intorno ai 13 anni mi venne proposto di farne parte. Non che mi attirasse particolarmente la parola “milite”, suonava un po’ antiquata e fuori luogo per una ragazzina, ma maturai nel tempo l’importanza di una informazione rispettosa del punto di vista cristiano e di una mia coerente testimonianza.

Così una volta rotto il ghiaccio mi ritrovai fedelmente a consegnare il “Bollettino”, come lo si chiamava comunemente, ai “miei” abbonati delle vie Stefano da Seregno, Dante, San Benedetto, Sanzio e Buonarroti, creando con alcuni di loro una sorta di familiarità.

In genere la consegna avveniva la domenica mattina, inizialmente in coppia con Daniela, che poi sarebbe entrata in convento di clausura - suor Chiara Veronica - e di cui conservo ancora il ricordo di un sorriso gentile e di una semplicità disarmante.

“Consegniamo il Bollettino” annunciavamo suonando ai citofoni: i più ringraziavano, qualcuno con voce ancora assonnata; molte volte la soddisfazione di essere attesi, altre una sensazione di lontananza.

E in effetti col passare degli anni il numero degli abbonamenti diminuì. I mesi più intensi erano quelli di ottobre, novembre e dicembre, prima per la consegna casa per casa dei depliant illustrativi delle testate della stampa cattolica, successivamente per raccogliere gli abbonamenti, perché è solo da qualche anno che la distribuzione del mensile è gratuita. Oltre a L’Amico della Famiglia si proponevano e raccoglievano gli abbonamenti a il Cittadino, Avvenire, Famiglia Cristiana, Il giornalino,

La fiaccola, tanto per citare quelli maggiormente richiesti. Ma molte di più erano le riviste che venivano proposte: per bambini, adulti, anziani, riviste missionarie o dedicate a un pubblico femminile.

E come non dimenticare l’ambiente della Buona stampa, nel cortile di via Cavour 25: inizialmente il mensile veniva consegnato alle militi in un locale con un grande tavolone sempre pieno di carte e riviste e molti armadi che contenevano annate e annate di giornali, in primis il Cittadino.

Tra quell’odore di carta e una luce soffusa ricordo soprattutto due figure: il “Giuanin de la buona stampa”, Giovanni

Redazione riunita per festeggiare il centenario con torta ‘dedicata’

Dell’Orto, un omino distinto, minuto e mai fermo, che vedevo sempre intento a preparare i pacchi per la distribuzione de L’Amico della famiglia.

La stessa dedizione per la Buona stampa ritrovai in Riccardo Ballabio, che gli subentrò. Furono anni di cambiamento: dalla sede rinnovata e più luminosa alla informatizzazione degli abbonamenti, col rumore gracchiante delle prime stampanti per predisporre gli elenchi degli abbonati. Lo ricordo intento a preparare i depliant informativi per la ‘Giornata della buona stampa’, in genere alla metà di novembre; in quell’occasione organizzava gli incontri per le militi, per rinnovare le motivazioni del servizio alla comunità e come momento di ringraziamento per la generosa disponibilità. Negli anni successivi programmò piacevoli gite, Venezia, Lucca, Bologna, Portovenere per citarne alcune, per il gruppo delle militi che si andava via via assottigliando.

Approfittando dell’appuntamento consueto per la progreammazione del numero di febbraio del mensile, la redazione de L’Amico della Famiglia si è ritrovata lo scorso giovedì 2 febbraio presso la casa prepositurale con mons. Bruno Molinari anche per festeggiare con semplicità i 100 anni di fondazione del periodico ricordati nel numero scorso. I numerosi collaboratori (oltre una ventina) con il direttore Luigi Losa hanno voluto riconfermare la loro dedizione alla realizzazione dello strumento di comunicazione della comunità pastorale.

Ma io non vi partecipai come milite, ma in altra veste, invitata da don Pino Caimi prima e successivamente da mons. Luigi Gandini a un’attività di segreteria per curare la pubblicazione di ogni numero. Non potevo immaginare che negli anni successivi, dopo una parentesi dedicata alla mia famiglia, avrei anche fatto parte della redazione: un legame quello con L’Amico della Famiglia che ho sempre vissuto come piccolo, ma doveroso servizio alla mia comunità.

Mariarosa Pontiggia

La storia attraverso le pagine de l’Amico della Famiglia - 2/Gli anni Trenta

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