periodico per il miglioramento qualitativo della produzione olivicola lucana
XIII Edizione Premio regionale Olivarum Matera 28-29 giugno 2014 GIROLIO D’ITALIA
n.13 - giugno 2014
TAPPA NELLA CITTÀ DEI SASSI SPECIAL EDITION
PSR-FEASR 2007/2013
LA VALORIZZAZIONE DELLE FILIERA OLIVICOLA IN BASILICATA TRA PASSATA E FUTURA PROGRAMMAZIONE
OPPORTUNITÀ COMMERCIALI
PER L’OLIO EXTRAVERGINE D’OLIVA LUCANO IN CINA
www.regione.basilicata.it | www.basilicatapsr.it | CAMERA DI COMMERCIO MATERA COMUNE DI MATERA
PROVINCIA DI MATERA
Basilicata Rurale |
ruralbasilicata
OLIVARUM Periodico del Dipartimento Politiche Agricole e Forestali della Regione Basilicata n. 13 - giugno 2014 XIII Edizione Premio regionale Olivarum
Numero speciale dedicato alla “Valorizzazione della filiera olivicola lucana tra passata e futura programmazione”. Direttore responsabile: Maurizio Vinci Finanziato nell’ambito della Misura 511 - Psr Basilicata 2007/2013 Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (Feasr) Autorità di Gestione Psr Basilicata 2007/2013 Dipartimento Politiche Agricole e Forestali - Regione Basilicata Via Vincenzo Verrastro 10 - 85100 Potenza www.basilicatapsr.it - www.regione.basilicata.it - adg.psr@regione.basilicata.it
Comitato di Direzione Michele Ottati Giovanni Oliva Giuseppe Eligiato Fernanda Cariati Ermanno Pennacchio
Gruppo di lavoro Michele Brucoli, Mariateresa Cascino, Vincenzo Castoro, Stefania D’Alessandro, Giovanni Lacertosa, Filippo Radogna, Nicola Rossi Stampa: Antezza Tipografi Zona Industriale La Martella, Matera 75100 Iscrizione Registro dei Giornali Periodici Tribunale di Matera n.172 del 10-07/1271997 Diffusione gratuita con Licenza Creative Commons CC BY-NC* *Permette di distribuire, modificare, creare opere derivate dall’originale, a condizione che venga riconosciuta la paternità dell’opera all’autore, ma non a scopi commerciali. Chi modifica l’opera originale non è tenuto ad utilizzare le stesse licenze per le opere derivate.
INDICE
p 4 / Intervista al Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Maurizio Martina di Filippo Radogna, Dipartimento Politiche Agricole e Forestali, Regione Basilicata p 7 / Il sostegno dell’Europa per l’olivicoltura lucana Michele Ottati, Assessore alle Politiche Agricole e Forestali, Regione Basilicata p 8 / Olio ed enogastronomia: grandi temi per narrare il territorio Salvatore Adduce, Sindaco della città di Matera p 9 / Agroalimentare: principale vocazione del nostro territorio Franco Stella, Presidente della Provincia di Matera p 9 / Stimolare il miglioramento e la qualità del principe della tavola e della dieta mediterranea con il coinvolgimento della rete delle Città dell’Olio Angelo Tortorelli, Presidente CCIAA e Coordinatore “Città dell’Olio’’ di Basilicata
p 14 / Gli interventi per la competitività delle aziende olivicole lucane Fernanda Cariati, Dirigente Ufficio Sostegno alle imprese agricole e forestali Dipartimento Politiche Agricole e Forestali, Regione Basilicata p 15 / Il progetto integrato di filiera territoriale, Eufolia Mediterranea Piermichele La Sala, Responsabile LESVIL (Potenza) p 20 / L’innovazione nel progetto integrato di filiera territoriale “Eufolia Mediterranea” p 21 / L’esperienza del frantoio Oleario Grassanese Intervista a Paolo Colonna di Mariateresa Cascino, AT Senior Comunicazione Pubblica Psr Basilicata 2007/2013 p 24 / La prima Dop d’Italia. L’esempio di Brisighella Franco Spada, Presidente Consorzio Olio Dop Brisighella
p 10 / I vent’anni delle Città dell’Olio Enrico Lupi, Presidente Associazione Nazionale Città dell’Olio
p 25 / Le attività del Cesp per la valorizzazione dell’olio extravergine d’oliva Vito Signati, Direttore CESP / AS CCIAA di Matera
p 11 / Qualità totale, tracciabilità, diversificazione e marketing per il successo dell’olio extravergine di oliva lucano Giovanni Oliva, Dirigente Generale Dipartimento Politiche Agricole e Forestali, Regione Basilicata
p 27 / Le opportunità commerciali per l’olio extravergine d’oliva lucano Maria Moreni, High Quality Italy Project
p 13 / La progettazione integrata territoriale nella filiera olivicola lucana Giuseppe Eligiato, Dirigente Ufficio Autorità di Gestione Psr Basilicata 2007/2013 Dipartimento Politiche Agricole e Forestali, Regione Basilicata
p 31 / La storia del Premio regionale Olivarum
p 30 / L’olivicoltura in Basilicata
p 33 / La valutazione degli oli della XIII edizione del Concorso regionale Olivarum Giovanni Lacertosa, Alsia Centro Ricerche Metapontum Agrobios - Stefania D’Alessandro, Dipartimento Politiche Agricole e Forestali, Regione Basilicata
3
NELLA NUOVA POLITICA AGRICOLA COMUNE FONDAMENTALE IL RUOLO DEL SETTORE OLIVICOLO Intervista con il ministro Maurizio Martina che sottolinea anche l’impegno per il miglioramento della qualità dell’olio di oliva, il ricambio generazionale in agricoltura e la lotta contro le frodi e le sofisticazioni dei prodotti. di Filippo Radogna Dipartimento Politiche Agricole e Forestali - Regione Basilicata
“La nuova Politica agricola comune darà un contributo fondamentale per costruire la nostra agricoltura da qui ai prossimi anni. Abbiamo a disposizione una dotazione complessiva di 52 miliardi di euro e li utilizzeremo per dare maggiore competitività al settore, che è una leva fondamentale per l’intera economia nazionale”, ne è convinto il ministro delle politiche agricole agroalimentari e forestali, Maurizio Martina (Pd), entrato a far parte dallo scorso febbraio del governo Renzi dopo aver ricoperto per quasi un anno l’incarico di sottosegretario nell’esecutivo Letta. Trentacinque anni, nativo di Calcinate (Bg), appassionato del settore primario, Martina ha svolto gli studi intermedi all’Istituto tecnico agrario di Bergamo, ha conseguito la laurea in Scienze politiche e ha una lunga militanza politica. La sua visione pertanto gli permette di inquadrare l’agricoltura sia sotto il profilo tecnico sia sotto quello più squisitamente politico,
4
cosa quanto mai utile nello sforzo di raccordo teso a contemperare le diverse esigenze delle Regioni sul pacchetto di regole nazionali della nuova Politica agricola comune (Pac).In proposito, nell’intervista che segue, gli abbiamo chiesto di illustrarci i punti nodali della nuova Pac, che andrà in vigore dal prossimo anno, con particolare riferimento all’olivicoltura, alla figura dell’agricoltore attivo e alle azioni da porre in essere in favore dei giovani imprenditori agricoli. Ma ci siamo soffermati anche su altri argomenti di stringente attualità concernenti la difesa delle produzioni italiane dalle sofisticazioni e la promozione dell’export. Ministro Martina, con la nuova Politica agricola comune che cosa cambierà per l’agricoltura italiana? Finalmente i contributi comunitari verranno dati a chi fa davvero agricoltura. Infatti uno dei punti principali
riguarda l’ampliamento della black list. Abbiamo escluso banche, assicurazioni, società immobiliari, finanziarie, tutti quei soggetti che rientravano prima nella lista dei beneficiari. Nelle scelte sulla Pac abbiamo deciso di puntare sui giovani per incentivare il ricambio generazionale che è una priorità, visto che in Italia solo il 5% degli agricoltori è sotto i 40 anni. Per questo, abbiamo lavorato a Bruxelles per ottenere la maggiorazione degli aiuti diretti del 25% per i primi 5 anni di attività per le aziende condotte da under 40, garantendo circa 80 milioni di euro all’anno che è il massimo di plafond disponibile.
simbolo di tutto il nostro patrimonio agroalimentare e nell’accordo raggiunto con le Regioni è stato riconosciuto il ruolo centrale che ha il settore olivicolo anche dal punto di vista ambientale, sia in termini di preservazione del paesaggio che del territorio. Proprio per questo l’olivicoltura rientra tra i settori su cui sono stati concentrati i contributi degli aiuti accoppiati. Con questi il settore olivicolo viene sostenuto attraverso una serie di misure che prevedono l’utilizzo di 70 milioni di euro per anno e che saranno destinate sia alla difesa del comparto nelle zone dove esso è rilevante dal punto di vista economico ed ambientale, che nel quadro
Sempre a proposito di Pac, i produttori olivicoli hanno espresso preoccupazione per la riduzione del sostegno al comparto la cui conseguenza potrebbe essere l’allontanamento dallo stesso. Crede che si sia dato il giusto peso nell’ambito degli indirizzi di politica nazionale? Vorrei prima di tutto ricordare che nel corso del negoziato sulla Pac abbiamo ottenuto la fondamentale esclusione per le colture permanenti, olivo incluso, dagli obblighi di misure greening, come la destinazione di superfici per le aree ecologiche. Il livello dei pagamenti diretti, poi, viene attenuato dalla decisione di applicare come modello di convergenza il cosiddetto “metodo irlandese”, che prevede una perdita massima dei titoli più alti del 30%. Questo è un risultato importante. L’olio di oliva rappresenta un prodotto
di sostegno per gli oliveti che hanno una importanza anche dal punto di vista qualitativo ed ambientale. Stanno per chiudersi i programmi di miglioramento della qualità dell’olio d’oliva (Reg. Ce 867/2008 e successive modifiche). Per il prossimo triennio che partirà nel 2015 quali sono novità in merito alle attività e alle risorse finanziarie? L’Unione europea ha approvato le disposizioni normative che consentiranno la prosecuzione dei programmi di attività per le organizzazioni di produttori, come previsto dalla nuova Ocm unica. In questo modo continueremo il percorso che avevamo già intrapreso, favorendo così la semplificazione normativa per un settore strategico come quello del comparto olivicolo-oleario. L’Italia ha lavorato molto per
5
ottenere queste nuove disposizioni e dall’aprile 2015 le organizzazioni potranno beneficiare di un nuovo ciclo triennale di finanziamenti comunitari per un importo complessivo di circa 108 milioni di euro, pari a quasi 36 milioni di euro all’anno.
E sull’agropirateria, che danneggia molto il made in Italy, dopo le iniziative del Ministero della salute tese a rendere più accessibile le informazioni dei flussi sulle materie prime importate, ci sono altre iniziative che intende prendere il Ministero delle politiche agricole?
Uno dei problemi fondamentali per l’olio d’oliva sono frodi e sofisticazioni. Sono allo studio strumenti di lotta in proposito?
È di importanza centrale. L’agroalimentare italiano paga un prezzo inaccettabile, sia in termini economici che di immagine. Dobbiamo ricordare, però, che il sistema di controlli italiano funziona e anche bene, come dimostra anche il fatto che è preso a modello da altri Paesi. Solo nel 2013 sono state effettuate 130mila operazioni su tutto il territorio nazionale. Nei primi 5 mesi abbiamo portato a termine già circa 44mila operazioni. Di importanza strategica sono inoltre le questioni della tracciabilità e dell’etichettatura. Su quest’ultima con #campolibero, approvato da poco in Consiglio dei ministri, poniamo le condizioni per consentire l’attuazione della normativa nazionale. E a livello europeo, durante il semestre italiano di Presidenza Ue, ci impegneremo per portare avanti la battaglia del nostro Paese per ottenere strumenti adeguati.
La questione dei controlli è prioritaria. Il nostro patrimonio va difeso e dobbiamo agire a più livelli, aumentando e intensificando anche il lavoro di squadra tra i diversi organismi di controllo. Stiamo contrastando con grande impegno le importazioni di falso extravergine come il cosiddetto olio deodorato, facendo controlli sempre più incisivi presso i porti. Questo ci permette di monitorare grandi quantitativi e di bloccare direttamente prima dell’ingresso nel nostro Paese le merci contraffatte. Vorrei poi ricordare anche uno strumento fondamentale come la protezione ex officio, una misura del cosiddetto Pacchetto qualità, che ci consente di intervenire in ambito europeo attraverso l’Ispettorato repressione frodi (Icqrf) e che ci ha permesso, per esempio, di bloccare la commercializzazione di un olio imbottigliato nel Regno Unito e venduto come Igp sugli scaffali di Harrod’s di Londra.
6
Il nostro Paese punta molto sull’export agroalimentare, in particolare su quello certificato. Non ritiene che dovrebbe essere ulteriormente rafforzato il ruolo dei prodotti biologici e i marchi di origine per aumentare la competitività italiana? Il biologico e i prodotti a denominazione sono strategici e rappresentano il fiore all’occhiello del nostro patrimonio agroalimentare. Parliamo di segmenti che nel loro complesso valgono 15 miliardi di euro. Nel semestre di presidenza italiana dell’Ue lavoreremo anche sul nuovo regolamento per il bio. Insomma, biologico e denominazioni sono elementi su cui puntare al massimo e che saranno protagonisti anche a Expo grazie alla realizzazione di eventi specifici. Sulle denominazioni riconosciute, inoltre, in linea con quanto fatto anche in collaborazione con Google, abbiamo firmato proprio di recente, insieme all’Associazione italiana consorzi indicazioni geografiche (Aicig), un protocollo di intesa per la tutela e la valorizzazione delle Dop e Igp sulla piattaforma online eBay. Un passaggio strategico, visto che è uno dei più grandi marketplace online del mondo e il primo in Italia, con oltre 4,5 milioni di utenti attivi.
IL SOSTEGNO DELL’EUROPA PER L’OLIVICOLTURA LUCANA Michele Ottati Assessore alle Politiche Agricole e Forestali - Regione Basilicata
Saluto con estremo orgoglio lucano la XIII Edizione del Premio regionale Olivarum. Negli anni questa manifestazione è riuscita a consolidarsi e a favorire una buona selezione degli oli extravergini prodotti in Basilicata, contribuendo ad accrescere la cultura della qualità e del gusto. Simbolico e straordinario, con una storia profonda e radicata, l’olivo in Basilicata, rappresenta sin dai tempi più remoti un settore importante sia per le produzioni che per il paesaggio e il contrasto al dissesto idrogeologico. La filiera olivicola lucana è una voce importante con un forte potenziale di crescita per il futuro dell’economia regionale. Praticata in maniera specializzata sia nel Materano, dove tra le varietà autoctone spiccano la Maiatica e l’Ogliarola del Bradano, sia nel Potentino dove prevale l’Ogliarola del Vulture, la coltura dell’olio d’olivo copre 27 mila ettari del territorio lucano e coinvolge 32 mila aziende per lo più di piccole dimensioni. Gli agricoltori, grazie alle misure adottate nell’ambito della Politica agricola comune, hanno nuove opportunità di crescita e sostegno. Con un plafond di 13 milioni di euro, la misura dedicata all’olivicoltura nell’ambito del primo pilastro per gli aiuti diretti prevede un sostegno sotto forma di premio a beneficio degli olivicoltori italiani, contribuendo ad accrescere la rilevanza economica territoriale ed ambientale del settore. Le superfici olivicole coinvolte devono essere iscritte a disciplinari di produzione Dop/Igp. La Dop del Vulture in Basilicata è da qualche anno una realtà. Nel disciplinare si dichiara che l’olio extravergine d’oliva Dop del Vulture deve essere ricavato dalla frangitura di olive ottenute per il 70% dalla cultivar Ogliarola del Vulture. Superando la logica legata alla territorializzazione, attraverso una crescita della cultura dell’aggregazione e raggiungendo un grado di maturità più elevato anche nella progettazione integrata di filiera, mi auguro che si ottenga presto la certificazione di qualità per un olio Dop/Igp lucano, per apportare all’intero settore grandi vantaggi per la produzione, la commercializzazione e il marketing sui mercati nazionali. Le sfide si possono cogliere adesso
grazie ai sostegni dell’Europa, adottando forme di associazionismo per accrescere la competitività sui mercati e ottenere maggiore produzione, ottimizzando i canali di distribuzione, accrescendo i volumi di vendita nella ristorazione, presso i consumatori e diversificando la produzione. Oltre ai premi, pari a 130 euro per ettaro, gli olivicoltori potranno ottenere i contributi del Programma di sviluppo rurale (Psr) Basilicata 2014/2020 partecipando ai progetti integrati di filiera (Pif), ai regimi di qualità dei prodotti agricoli e alimentari, cofinanziando investimenti in immobilizzazioni materiali e praticando l’agricoltura biologica, anche a salvaguardia della sostenibilità ambientale e della sicurezza alimentare.
7
OLIO ED ENOGASTRONOMIA GRANDI TEMI PER NARRARE IL TERRITORIO Salvatore Adduce Sindaco della città di Matera
La città di Matera è in grado di raccontarsi al mondo non solo con i suoi Sassi e il suo ricco patrimonio culturale, storico e architettonico, ma anche attraverso le sue straordinarie specificità enogastronomiche. Per questa ragione nei giorni scorsi la troupe della Bbc ha scelto Matera per parlare di alcuni piatti tipici nella famosa e seguitissima trasmissione “Italy UnPacked”. E non a caso, a metà luglio ospiteremo un centinaio di giornalisti provenienti da tutta Europa, fra cui il food editor del Guardian, per conoscere da vicino i sapori della nostra terra e per raccontarli ai loro cittadini. La tappa di Girolio d’Italia e la celebrazione della XIII edizione del Premio regionale Olivarum si inseriscono in questo contesto anche perché costituiscono momenti importanti di valorizzazione della filiera olivicola lucana e di riconoscimento del grande sforzo profuso dai produttori per poter emergere in un contesto sempre più competitivo. La manifestazione, grazie alla felice intuizione del Dipartimento Politiche e Forestali della Regione Basilicata, in sinergia con la Camera di Commercio di Matera, rappresenta una originale forma di narrazione del nostro territorio, della nostra terra e dei suoi principali prodotti. C’è una lunga storia dietro ogni
8
produzione olivicola che parla della nostra identità, del nostro patrimonio culturale. L’ esperienza di Olivarum, inserita all’interno della tappa Girolio d’Italia, viene proposta al Paese intero e all’Europa con una originale formula che non si ferma alla parte esteriore del gusto, ma va in profondità per disegnare un cammino più ampio che i nostri produttori hanno meritoriamente avviato, anche con la collaborazione delle istituzioni attraverso gli investimenti delle risorse europee della passata programmazione 2007/2013. Il settore agroalimentare, fra l’altro, rappresenta un capitolo fondamentale del cammino di Matera verso la capitale europea della cultura per il 2019. Per tutte queste ragioni il Comune di Matera ha aderito all’Associazione Città dell’Olio per potenziare la valorizzazione delle produzioni locali, intraprendendo un’opportunità per lo sviluppo turistico e culturale dell’intero territorio. E ringrazia la Regione Basilicata per aver scelto Matera come luogo dove raccontare al mondo la nostra terra.
AGROALIMENTARE PRINCIPALE VOCAZIONE DEL NOSTRO TERRITORIO Franco Stella Presidente della Provincia di Matera La Basilicata si distingue tra le regioni italiane per la produzione di olio extravergine di oliva. Nella provincia di Matera, in particolare, la coltura dell’olivo è molto diffusa. La Majatica presente sulle colline e montagne materane, in particolare nel territorio di Ferrandina, affonda le sue radici anche nei comuni di Salandra, Miglionico, Pomarico, Oliveto Lucano, San Mauro Forte, Stigliano, Craco, Aliano, Accettura, Cirigliano, Pisticci, Montescaglioso e Gorgoglione. L’eccellenza di cui questo territorio è autorevole interprete e motivo di orgoglio per una provincia che da sempre considera l’agroalimentare la sua principale vocazione.
In linea con l’obiettivo di promuovere una seria e concreta politica di rilancio dello sviluppo economico di tutto il territorio, riteniamo indispensabile la partecipazione dei protagonisti. Ed è in questa ottica di coinvolgimento attivo che si inserisce il progetto di valorizzazione della filiera olivicola, con la tappa di Girolio d’Italia e con la celebrazione della XIII edizione del premio regionale Olivarum. Essere portavoce di un sapiente lavoro di sinergia improntato a incrementare la visibilità di una terra che molto può offrire in termini di cultura enogastronomica diventa guida della nostra azione politica.
STIMOLARE IL MIGLIORAMENTO E LA QUALITÀ DEL PRODOTTO CON IL COINVOLGIMENTO DELLA RETE DELLE CITTÀ DELL’OLIO Angelo Tortorelli Presidente Camera Commercio Coordinatore “Città dell’Olio’’ di Basilicata Se le produzioni di olio extravergine di oliva della Basilicata hanno potuto, negli anni, conquistare buongustai e mercati, merito è della tenacia degli imprenditori della filiera e di iniziative come il Premio regionale Olivarum che hanno contribuito a far conoscere e a segnalare le eccellenze del comparto. Un “riconoscimento’’ conquistato sul campo e che negli anni, accanto all’azione del Dipartimento Politiche Agricole e Forestali della Regione Basilicata, dell’Alsia, di Agrobios, delle associazioni professionali, si è arricchito di ulteriori supporti come l’Associazione delle Città dell’Olio che a Matera -in occasione del Girolio- ha allargato prospettive di crescita e di promozione. A Matera, per l’edizione 2014 del Premio, assisteremo alla attribuzione dei riconoscimenti delle tre categorie per il miglior olio extravergine, biologico e Dop Vulture oltre a un premio speciale sul confezionamento . Ma è anche l’occasione per
stimolare il miglioramento e la cultura della qualità dell’olio extravergine d’oliva prodotto e imbottigliato in Basilicata, favorirne la valorizzazione e il consumo. Non dimentichiamo, inoltre, che il “principe’’ della tavola e della Dieta mediterranea va assaggiato, per apprezzarne le qualità, sul pane o nei tanti genuini piatti tipici della cucina lucana. Il Premio regionale Olivarum è anche questo e la Camera di commercio, Casa di tutti gli imprenditori, sta lavorando per favorire questi percorsi -coinvolgendo i centri che fanno parte della rete delle Città dell’ Olio - a tutela delle produzioni e dei consumatori, consapevole della validità e della competitività di una filiera, quella olivicola, tra le più interessanti dell’agroalimentare della Basilicata. Lo confermano le iniziative di internazionalizzazione che abbiamo attivato come il Siaft, Medita e Mirabilia che mettono in rete eccellenze turistiche, produzioni agroalimentari e la cultura millenaria dei luoghi.
9
I VENT’ANNI DELLE CITTÀ DELL’OLIO Enrico Lupi Presidente Associazione Nazionale Città dell’Olio
Sono trascorsi 20 anni dalla nascita della nostra Associazione e di strada ne abbiamo fatta. Nel 1994 - anno di fondazione delle Città dell’Olio - siamo partiti da Larino con soli 17 soci e attualmente siamo più di 350, presenti da Nord a Sud. Un risultato importante, a dimostrazione del fatto che, in tanti, hanno condiviso la nostra mission, riconoscendone il grande valore. Oggi, siamo la “casa comune” delle molteplici istituzioni - Comuni, Province, Camere di Commercio e Comunità Montane - che hanno a cuore la tutela e la promozione del patrimonio olivicolo italiano. In questi anni, abbiamo lavorato su progetti di educazione alla conoscenza dell’olio come “Mipaaf Bimboil” (12 edizioni, 800 scuole, 75.000 bambini coinvolti), sul Turismo dell’Olio come “Girolio d’Italia” (4 edizioni, 59 tappe, 1500 espositori, 5.000 bambini coinvolti), senza dimenticare il contenitore di tutte le feste dell’olio nuovo “Andar per Frantoi e Mercatini”. Abbiamo messo in campo strategie di marketing territoriale, creando occasioni qualificate di incontro diretto tra domanda e offerta con la partecipazione a fiere e saloni di settore come Olio Capitale di Trieste che ci vede protagonisti sin dalla prima edizione, Mia di Rimini, Sapori da Sfogliare a Genova, Fiera dei Siti Unesco di Assisi, Premio Montiferru ed Ercole Olivario. Con la Carta degli Oli Dop, un innovativo strumento volto a qualificare l’offerta di oli extravergine nei ristoranti, le Città dell’Olio sono diventate portavoce dell’eccellenza della produzione olivicola italiana. Con lo sguardo rivolto all’Europa l’Associazione ha partecipato a bandi per progetti territoriali (PSR) e a bandi europei di progetti strategici come il progetto Enp Cbc “MeDiet” che ha ottenuto un finanziamento di un circa 5 milioni di
10
euro. Un progetto che ha l’obiettivo di promuovere la Dieta Mediterranea, migliorare la sostenibilità dei modelli di consumo, incentivare il know-how tra agricoltori, produttori e ristoranti nel proporre un autentico marchio Dieta Mediterranea. Sullo stesso tema, l’Associazione è impegnata dal 2010 - grazie all’Azienda Speciale della CCIAA di Imperia - nella realizzazione del Forum Dieta Mediterranea. Un momento di confronto tra tutti gli stakeholder del settore, che ci vede insieme a ReCOMed, la Rete delle Città dell’Olio del Mediterraneo che riunisce 13 Paesi del Bacino. Quest‘anno festeggiamo il Ventennale con una serie di eventi, primo fra tutti Girolio d’Italia in una edizione speciale, non più concentrata sul periodo della raccolta ma spalmata su tutto l’anno. Girolio sarà anche la vetrina di Expo 2015 con la presenza di infopoint/ corner dedicati. Nell’occasione abbiamo lanciato il progetto della Bottiglietta antirabbocco nei Ristoranti italiani attraverso un accordo con tutta la filiera, dalle Associazioni ristoratori alle Associazioni olivicole e ideato due concorsi: di fotografia con Instagram su tema “Paesaggio olivicolo delle Città dell’Olio” e di food con ricette della cucina tradizionale italiana a base di olio extravergine in collaborazione con AIFB, l’Associazione Italiana Food Blogger. Siamo sempre più consapevoli dell’importanza di avere un contatto costante e diretto con i consumatori in piazze reali e virtuali. Con questo scopo abbiamo potenziato la nostra dimensione social con il nuovo portale www. cittadellolio.it che in un anno ha fatto registrare più di 4milioni e 600 accessi, la pagina ufficiale delle Città dell’Olio che attualmente ha 6.019 fan e i nostri profili Instagram e Twitter. Da giugno 2013 è ripartito anche il Club degli Amici delle Città dell’Olio, la communty di appassionati di olio che organizza iniziative sui territori. In previsione dell’Expo 2015 dovremo lavorare ancora più intensamente sul riconoscimento del Paesaggio olivicolo a Patrimonio dell’Umanità Unesco perché crediamo nel valore monetario del nostro “paesaggio museo” e sui temi dell’alimentazione, della salute, della cucina e della ristorazione, a partire dalla Dieta Mediterranea. E lo faremo con la stessa passione di sempre.
QUALITÀ TOTALE, TRACCIABILITÀ, DIVERSIFICAZIONE E MARKETING PER IL SUCCESSO DELL’OLIO EXTRAVERGINE DI OLIVA LUCANO Giovanni Oliva Dirigente Generale Dipartimento Politiche Agricole e Forestali, Regione Basilicata
Oggi, l’olivo è coltivato in modo moderno in quasi tutto il mondo, con impianti tecnologicamente all’avanguardia, dotati di irrigazione con operazioni colturali interamente meccanizzate. I costi di produzione sono contenuti e la produttività degli impianti è molto elevata. La Spagna è diventato il primo produttore mondiale, con una produzione di olio intorno a un milione e mezzo di tonnellate, e impone il prezzo sui mercati mondiali. L’Italia, produce circa 400mila tonnellate
l’anno, resta il primo Paese consumatore di olio e primo importatore di olio al mondo; detiene il secondo miglior piazzamento, dietro la Spagna, tra i paesi esportatori. Con riferimento al 2013 la bilancia commerciale nazionale fa registrare un saldo in valore tra export ed import di oltre 150 milioni di euro. Si tratta del terzo anno consecutivo in cui il valore delle esportazioni supera quello delle importazioni. In dettaglio l’Italia ha importato 481 mila tonnellate di olio di oliva e di sansa, (prevalentemente dalla Spagna, Grecia, Tunisia e
11
Turchia) per un controvalore di oltre 1,2 miliardi di euro e ne ha esportate 385mila, per un corrispettivo di quasi 1,4 miliardi di euro, soprattutto verso gli Stati Uniti, Germania, Francia, Spagna, Canada. ( Fonte: Ismea su dati Istat). Gli oli a marchi di origine occupano nicchie di mercato e per lo più sono destinati all’esportazione. Il loro peso sul mercato si aggira complessivamente intorno al 2%. In questo contesto generale si inserisce la produzione olivicola-olearia lucana che ha fatto registrare notevoli progressi in termini di qualità e imbottigliamento (70 aziende) negli ultimi anni. La produzione regionale di olio della scorsa campagna 2013-2014 è stata di 6mila tonnellate e rappresenta l’1,25% di quella nazionale. Tuttavia i punti di debolezza del comparto si riflettono negli elevati costi di produzione, nei prezzi di vendita in diminuzione, nella polverizzazione aziendale. Gli impianti spesso sono obsoleti. La mancanza di manodopera e l’invecchiamento degli addetti rendono il comparto olivicolo lucano non abbastanza competitivo. Da un raffronto costi e ricavi, il risultato, a livello di azienda agricola, assume alcune ombre. Nell’olivicoltura tradizionale di Basilicata è possibile aumentare la produttività delle piante e soprattutto è possibile ridurre sensibilmente i costi, specie di potatura e di raccolta. Ma occorre sottolineare che i maggiori costi di
12
produzione sono dovuti al lavoro, non comprimibile oltre una certa soglia. La vera sfida non è abbassare i costi di produzione o rincorrere l’abbassamento dei prezzi, ma è vendere meglio, facendo leva sulla qualità totale, sulla tracciabilità e sul marketing. L’occasione del Premio regionale Olivarum, grazie al quale promuoviamo la qualità delle nostre produzioni lucane, rappresenta un momento per riflettere con serietà sulle opportunità da cogliere per sfruttare maggiormente le enormi potenzialità di crescita che le produzioni olivicole hanno sul nostro territorio. Per il prossimo futuro, con gli strumenti offerti dalla Pac e dal Psr ,dovremo abbattere i punti di debolezza presenti lungo la filiera, ridurre gli oneri della burocrazia, intervenire sul credito, sostenere la diffusione delle conoscenze e dell’innovazione, incentivare l’imprenditorialità giovanile. Tra gli obiettivi da perseguire nel mostro mercato globalizzato c’è la diversificazione anche per nostre aziende lucane, l’introduzione delle innovazioni, e in ultimo, ma non per importanza, la diffusione della cultura organizzativa essenziale per la costituzione delle reti d’impresa, insieme alla certificazione dei marchi di qualità per una promozione vincente dell’olio extravergine lucano sui mercati nazionali e internazionali.
LA PROGETTAZIONE INTEGRATA DI FILIERA COME LEVA PER LO SVILUPPO E LA CRESCITA DEL SETTORE OLIVICOLO Giuseppe Eligiato Autorità di Gestione Psr Basilicata 2007/2013 Dipartimento Politiche Agricole e Forestali - Regione Basilicata
Aggregazione, condivisione, cooperazione tra gli attori della filiera, concentrazione dell’offerta, promozione delle tipicità e crescita del potere contrattuale delle imprese: i progetti integrati di filiera nella programmazione 2007/2013, nascono con lo scopo di creare nuove condizioni culturali e organizzative. Con la consapevolezza che i cambiamenti culturali richiedono tempi lunghi per l’adozione di nuovi processi e relazioni di scambio tra gli attori della filiera, l’Autorità di gestione, nell’ambito dell’attuazione del Psr Basilicata 2007/2013, ha finanziato i progetti integrati di filiera di livello territoriale e regionale con un investimento pubblico di € 80.290.465 suddiviso per i comparti ortofrutticolo, cerearicolo, zootecnico, vitivinicolo, olivicolo del settore primario lucano. In particolare, per l’asse 1 dedicato alla competitività, le risorse assegnate ammontano a € 57.311.760 e per l’asse 3, dedicato alla diversificazione dell’economia agricola e alla crescita della qualità nelle aree rurali, le risorse sono pari a € 22.978.675.
Le modalità di attuazione, nuove e per la prima volta sperimentate in Basilicata, hanno previsto la partecipazione dei beneficiari ad un insieme coordinato e organico di operazioni riferibili a più misure del Psr alle quali hanno avuto accesso diversi operatori della filiera produttiva agroalimentare. Le modalità di partecipazione hanno previsto l’inoltro di una domanda collettiva presentata da un soggetto proponente capofila del partenariato. Il numero totale dei progetti ammessi è 1154 per tutti i comparti del settore primario. Come effetto fisiologico nella realizzazione stessa dei progetti, si registrano 170 rinunce, corrispondenti a circa 13 milioni di euro avanzati nel bilancio dei progetti integrati di filiera. Per la filiera olivicola territoriale (Eufolia Mediterranea) ammonta a 4,2 milioni l’investimento corrisposto per la realizzazione di 102 progetti presentati per perseguire gli obiettivi di raggiungere il miglioramento della competitività aziendale a sviluppare la qualità della vita nelle aree rurali accrescendo le occasioni di diversificazione dell’economia. Non senza difficoltà, questa prima sperimentazione sul territorio ha visto anche la Regione Basilicata adottare nuove modalità di attuazione acquisendo ad oggi, rispetto ai risultati raggiunti, un bagaglio di esperienza utile per poter affrontare la nuova programmazione con maggiore conoscenza degli strumenti più idonei per gestire un processo partecipativo dal basso così complesso e così strategico per il futuro dello sviluppo rurale. In tal senso, con il Psr Basilicata 2014-2020, va ulteriormente esteso il processo di integrazione delle aziende agricole nelle filiere regionali sostenendo la creazione e lo sviluppo di canali produttivi e l’espansione di quelli commerciali in risposta alla scarsa propensione all’associazionismo dei produttori agricoli e degli operatori del settore che rappresenta un fattore limitante per la competitività delle filiere regionali.
13
GLI INTERVENTI PER LA COMPETITIVITÀ DELLE AZIENDE OLIVICOLE LUCANE Fernanda Cariati Dirigente Ufficio Sostegno alle imprese agricole e forestali Dipartimento Politiche Agricole e Forestali Regione Basilicata - Responsabile Misure 121-123-124 Psr Basilicata 2007/2013 Accrescere la competitività del settore agricolo e forestale è uno degli obiettivi generali di carattere tematico del Programma di sviluppo rurale della Regione Basilicata per il periodo 2007/2013. Nel corso di questi anni, attraverso gli interventi attuati a favore delle imprese agricole e forestali, abbiamo sostenuto progetti inerenti gli investimenti materiali e immateriali funzionali all’ammodernamento delle aziende agricole per il miglioramento globale dell’azienda, per la trasformazione e la commercializzazione dei prodotti agroalimentari, per la cooperazione per lo sviluppo di nuovi prodotti, processi e tecnologie nel settore agricolo e alimentare e in quello forestale. Nell’ambito della filiera olivicola, oltre al finanziamento concesso per gli interventi attuati in modalità ordinaria- portati avanti da frantoi oleari per la trasformazione e la commercializzazione dell’olio extravergine di oliva lucano- le operazioni più ambiziose sono state realizzate nell’ambito della progettazione integrata di filiera. Gli investimenti hanno favorito, in coerenza con l’obiettivo generale tematico legato alla crescita della competitività del settore, l’adozione di nuovi modelli per l’integrazione verticale della filiera fra coltivatori e stabilimenti di trasformazione; realizzazione di strutture efficienti per la raccolta, trasformazione e commercializzazione del prodotto; implementazione di sistemi di tracciabilità nel quadro delle politiche di sicurezza alimentare; coinvolgimento dei servizi di terziarizzazione convenzionati (lavorazioni, trattamenti, potatura, raccolta) per ottimizzare i costi di conduzione delle superfici olivicole e per migliorare la qualità del prodotto. In particolare, i beneficiari coinvolti nel progetto integrato di filiera territoriale, Eufolia Mediterranea, attraverso gli investimenti realizzati per l’ammodernamento delle proprie aziende (Misura 121) hanno ricevuto contributi pubblici per un totale pari a € 1.367.502,47. Per la trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli le aziende coinvolte nei nuovi processi associativi e aggregativi hanno trovato un sostegno pubblico di € 274.912,30 mentre, per la ricerca e la
14
cooperazione, i contributi concessi ammontano a € 297.499,99. Per il 2014-2020, le azioni a sostegno della crescita della competitività sono inserite nella priorità 2 legata al potenziamento della redditività, con interventi volti a incoraggiare la ristrutturazione e l’ammodernamento delle aziende per accrescere le quote di mercato, la diversificazione delle attività agricole e forestali. Attraverso la priorità 3 si intende promuovere l’organizzazione della filiera alimentare, comprese la trasformazione e la commercializzazione dei prodotti agricoli, ma è soprattutto la cooperazione ad avere un ruolo di protagonismo per il prossimo futuro con interventi di valenza trasversale volti a promuovere il trasferimento di conoscenze e l’innovazione nel settore agricolo e forestale nelle aree rurali. La cooperazione potrà riguardare progetti pilota, sviluppo di nuovi prodotti, processi e tecnologie, anche comuni per il turismo rurale, per lo sviluppo di filiere corte e mercati locali. L’approccio comune sarà importante anche per gestire pratiche ambientali nonché per la gestione efficiente delle risorse idriche, l’uso di energia rinnovabile e la preservazione dei paesaggi agricoli. Agli imprenditori agricoli il compito di acquisire e consolidare la conoscenza delle nuove priorità contenute nel Programma di sviluppo rurale 2014-2020 per cogliere le sfide che l’Europa propone e che la Regione Basilicata adotterà per la crescita del settore.
LE TESTIMONIANZE DEGLI OPERATORI
EUFOLIA MEDITERRANEA: IL PROGETTO INTEGRATO TERRITORIALE PER LA FILIERA OLIVICOLA Piermichele La Sala Responsabile Laboratorio di Economia dello Sviluppo Locale (LESVIL / Potenza)
Nel comparto olivicolo, il Pif territoriale “Eufolia Mediterranea” nasce nel 2010 grazie ad un’intensa attività di animazione condotta dal Distretto Agroalimentare di Qualità del Metapontino che, riscontrando l’attenzione e l’interesse di gruppi di imprenditori agricoli e frantoiani verso l’opportunità di strutturare una filiera di fatto poco organizzata e molto frammentata quale quella olivicola della provincia di Matera, hanno deciso di mettersi insieme per sviluppare un progetto integrato di produzione, trasformazione e valorizzazione commerciale dell’olio extravergine di oliva del materano. Soggetto proponente del Pif, nelle prime fasi previste dal “Bando pubblico per la presentazione dei progetti integrati di filiera”, è stato il Distretto Agroalimentare di Qualità del Metapontino che ha promosso il Pif coinvolgendo il territorio, organizzando la partecipazione dei soggetti pubblici e privati e raccogliendo le adesioni alla filiera.
In particolare, ha organizzato incontri territoriali, ha promosso e raccolto le manifestazioni di interesse (I fase) e le adesioni al progetto (II fase) curando tecnicamente la presentazione del progetto integrato di filiera e la successiva fase negoziale con la Regione fino alla costituzione formale del partenariato e alla sottoscrizione del Contratto di filiera. Successivamente all’approvazione del Pif, la cooperativa Oleificio Obelanum di Ferrandina è stata individuata dal partenariato di filiera quale soggetto capofila, delegato a rappresentare il progetto integrato; coordinare i beneficiari ed i partner; monitorare e valutare l’attuazione del progetto integrato nel suo complesso e dei singoli progetti di investimento. L’atto di presentazione è risultato composto da operatori singoli o associati, pubblici, pubblico-privati e privati, che partecipano in qualità di: - soggetti beneficiari, indicati nelle singole schede
15
delle misure del Psr nonché sottoscrittori del contratto di filiera che individua obblighi, ruoli, responsabilità: 25 aziende agricole (Ferrandina, Rotondella, Nova Siri, Stigliano, San Mauro Forte, Calciano, Pisticci, Tricarico, Policoro, Bernalda, San Giorgio Lucano); 7 frantoi (Ferrandina, Rotondella, Bernalda, San Mauro Forte, Tricarico, Montalbano Jonico); 2 enti di ricerca; 3 società di servizi. La delibera di approvazione del progetto riporta 31 beneficiari per la Misura 111; 30 beneficiari per la Misura 114; 17 beneficiari per la Misura 121; 5 beneficiari per la Misura 123; 1 beneficiario per la Misura 124; 8 beneficiari per la Misura 132; 8 beneficiari per la Misura 311; 4 beneficiari per la Misura 331. - Partner, non richiedenti sostegno finanziario ma semplicemente interessati ad aderire alle iniziative di valorizzazione della filiera: Provincia di Matera; Comune di Ferrandina; Comune di Rotondella; Comune di Montalbano Jonico; CCIAA Matera; Distretto Agroalimentare di Qualità del Metapontino. La dotazione finanziaria complessiva del progetto, pari ad oltre 4 milioni di euro di risorse pubbliche, è stata investita per circa il 70% nell’Asse 1 e per il restante 30% nell’Asse 3, con un avvio di progettualità individuali, a distanza di circa due anni pari ad oltre il 90% delle risorse previste per l’Asse 1 e a circa il 30% delle risorse previste per l’Asse 3. Lo strumento che regola, di fatto, i rapporti interni al Pif, è il contratto di filiera: accordo siglato tra gli aderenti, successivo all’approvazione del Pif, con cui gli stessi condividono e sottoscrivono gli obiettivi e le strategie operative, gli obblighi, i ruoli e le responsabilità, secondo quanto previsto dal bando pubblico per la presentazione di progetti integrati di filiera. In particolare, il contratto di filiera di “Eufolia Mediterranea”, regola e definisce: l’obbligo di realizzare i progetti di investimento; l’obbligo da parte delle aziende di produzione primaria di conferire almeno il 70% della produzione aziendale ai frantoi del Pif; l’obbligo da parte dei trasformatori del Pif di ritirare la produzione conferita dalle aziende di produzione primaria; il prezzo massimo di molitura a freddo; la condivisione nel Pif delle strategie di promocommercializzazione del prodotto finito; la durata, fissata in anni tre dalla sottoscrizione (settembre 2012-settembre 2015). Il contratto di filiera di “Eufolia Mediterranea”, regola un conferimento di oltre 16.000 quintali di olive da olio, ottenute sia con metodo di produzione convenzionale sia con metodo biologico, dai quali si ottengono circa 3.800 quintali di olio extravergine di oliva. Nel territorio della fascia Jonica vi è la presenza preponderante della varietà Ogliarola del Bradano e
16
delle cv Leccino, Coratina, Frantoio inseriti nella fase di Bonifica del territorio dopo gli anni 50. L’Area della Collina Materana è caratterizzata dalla presenza della cultivar denominata Majatica di Ferrandina. Il Pif rappresenta bene al suo interno questa distribuzione territoriale delle varietà, in virtù della diversa localizzazione delle aziende di produzione e dei frantoi aderenti al progetto (fascia jonica metapontina e collina materana). La dimensione media delle aziende coinvolte nel Pif varia dalla piccolissima alla medio-grande dimensione: ciò che ha permesso di mettere insieme i diversi aderenti al progetto è stato il fabbisogno comune di perseguire un incremento competitivo, basato sulla qualità delle olive e, di
conseguenza, dell’olio extravergine di oliva, attraverso la possibilità di condividere e migliorare gli aspetti connessi alle tecniche di produzione e trasformazione della materia prima e di valorizzazione commerciale della stessa e del prodotto finito. Questa condivisione ha riguardato, per parte degli aderenti, anche alcuni sbocchi di mercato al fine di migliorare le condizioni di vendita dell’olio extravergine di oliva oltre che la possibilità di sviluppare e valorizzare produzioni complementari quali l’oliva infornata di Ferrandina. Tuttavia, è diffusa tra gli aderenti la percezione che i tentativi di crescita siano stati ostacolati dall’eccessiva complessità di alcune procedure collegate all’attuazione del Pif, dai ritardi nell’apertura di alcune misure (ad esempio, le Misure 111 e 114)
e dall’assenza di certificazioni di prodotto (Dop, Igp, Biologico) che hanno impedito, di fatto, l’attivazione nel Pif della Misura 133 utile alla valorizzazione delle produzioni olivicole dell’area. Nell’analizzare gli interventi finanziati con le risorse rivenienti dalla riforma Health Check Pac (risorse aggiuntive su nuove sfide) del Pif, frutto di una serie di rapporti periodici di monitoraggio della spesa e dell’attuazione dei singoli progetti di investimento
condotta dal soggetto capofila, è stato possibile raccogliere anche informazioni di natura qualitativa utili ad elaborare un’analisi swot i cui risultati sono sintetizzati nella seguente tabella in cui sono stati accorpati i fattori di natura endogena ed esogena:
Punti di forza-opportunità
Punti di debolezza-minacce
Condividere un progetto comune (integrato) di investimenti tra aziende
Possibile scorciatoia per l’accesso alle misure strutturali del PSR
Integrare la filiera
Basso impatto sull’assistenza tecnica, certificazione, valorizzazione e commercializzazione
Concentrare l’offerta
Cultura d’impresa
Migliorare la struttura produttiva del territorio
Procedure troppo lunghe e complesse
Definire strategie comuni di commercializzazione del prodotto finito
Assenza di assistenza tecnica
Definire strategie comuni di promozione e valorizzazione
Eccessiva burocrazia
Diffondere informazioni (conoscenze e pratiche) e migliorare la qualità delle produzioni
Difficoltà di accesso al credito
Incentivare l’innovazione ed il trasferimento tecnologico
Difficili condizioni congiunturali oltre che strutturali del settore primario
Sulla scorta dell’esperienza maturata nel corso dell’attuale periodo di programmazione, si ritiene utile sottolineare come, con qualche dovuto e fondamentale miglioramento, l’esperienza Pif possa considerarsi positiva. Questo giudizio, utile per la programmazione 2014-2020, non può non considerare anche l’importanza di un passaggio storico per la filiera agroalimentare: la presenza di un nuovo soggetto giuridico che opera sul territorio e che sintetizza il nuovo approccio all’analisi di filiera, rappresentando una nuova concezione della filiera agroalimentare, individuabile territorialmente e settorialmente in soggetti giuridici definiti. Questa novità testimonia la spinta verso la creazione del nuovo modello di agricoltura - sostenibile, competitiva e multifunzionale - che non può prescindere dalla definizione e dallo sviluppo di un nuovo modello di imprenditore
agricolo, più attento agli investimenti in conoscenza e innovazione e maggiormente supportato dal ruolo del pubblico, specie per quanto concerne, da un lato, le procedure burocratiche e i processi di semplificazione, e, dall’altro, gli strumenti per la distribuzione del valore nella filiera, per la gestione del rischio e per l’erogazione dei cosiddetti servizi di sviluppo agricolo. Proprio il contesto di filiera può rappresentare un “luogo” in cui questi nuovi modelli possono trovare sperimentazione ed attuazione.
17
L’INNOVAZIONE NEL PROGETTO INTEGRATO DI FILIERA TERRITORIALE “EUFOLIA MEDITERRANEA” L’obiettivo della proposta progettuale finanziato a valere sulla Misura 124 nell’ambito del Pif “Eufolia Mediterranea”, è finalizzato ad aumentare il tasso di innovazione delle imprese del Pif e, in generale, la competitività del sistema produttivo territoriale attraverso il trasferimento di tecnologie innovative, a basso impatto ambientale, da soggetti attivi nel mondo della ricerca ai diversi attori del settore olivicolo sulla base delle esigenze di questi ultimi e del mercato, e delle caratteristiche pedoclimatiche/strutturali del territorio. L’accordo di cooperazione si propone di raggiungere dei risultati in termini di: aumento degli investimenti delle imprese in R&D; miglioramento progettazione di nuovi prodotti e processi; miglioramento dell’offerta aziendale attraverso certificazioni e immissione sul mercato di nuovi prodotti; aumento della concentrazione dell’offerta di prodotti agricoli e forestali. Il progetto è stato articolato nei seguenti obiettivi realizzativi: O.R. 1. Gestione della chioma e risposta vegeto-produttiva delle piante di olivo; O.R. 2. Gestione del suolo e della fertilizzazione finalizzata al miglioramento della fertilità chimica, fisica e biologica del terreno; O.R. 3. Gestione dell’irrigazione finalizzata al risparmio della risorsa idrica ed al miglioramento quali–quantitativo del prodotto; O.R. 4. Bilancio del Carbonio: Carbon footprint e certificazione; O.R. 5. Valutazione della qualità chimico-fisica degli oli provenienti da olivi condotti secondo le tecnologie colturali a basso impatto; O.R. 6. Studio di fattibilità relativo alla costruzione di un database di riferimento; O.R. 7. Implementazione di una piattaforma prototipale dedicata alla filiera; O.R. 8. Analisi di mercato; O.R. 9. Studio di mercato basato sulla verifica, nei
20
confronti dei buyer e dei consumatori; O.R. 10. Attività di divulgazione e promozione dei risultati ottenuti. Gli indicatori di progetto sono di tipo tecnico (report), di risultato (n. partecipanti convegni, seminari, numero di questionari somministrati), di impatto (var. % dei costi produttivi). Il trasferimento delle conoscenze acquisite sarà finalizzato all’ottenimento dei seguenti risultati specifici: a) perseguimento di una olivicoltura sostenibile mediante l’adozione di tecnologie colturali, in campi pilota, e di trasformazione del prodotto, in frantoio, innovative, a basso impatto ambientale ed elevata efficienza; b) miglioramento qualitativo della produzione; c) differenziazione del prodotto; d) valorizzazione del prodotto tramite certificazione del prodotto utile alla migliore e/o più ampia collocazione commerciale. Attraverso l’analisi di mercato saranno, invece, ottenuti i seguenti risultati: analisi dei fattori di criticità e di sviluppo della filiera olivicola; analisi dell’impatto delle innovazioni introdotte nel processo produttivo ed organizzativo della filiera; elaborazione di un paper con i risultati dell’esperimento scientifico compiuto sul panel test e focus group. La partnership di progetto è costituita da: Università della Basilicata, con la Scuola di Scienze Agrarie, Forestali, Alimentari e Ambientali (Safe), responsabile dell’O.R. 7, e con il Dipartimento delle Colture Europee e del Mediterraneo: Architettura, Ambiente, Patrimoni Colturali (DiCEM), responsabile degli OR 1, 2, 3 e 4; Laboratorio di Economia dello Sviluppo Locale (L.E.SVI.L.), responsabile degli O.R. 6, 7, 8, 9 e 10; l’Azienda agricola Leonardo Fortunato (Stigliano) e Oleificio Obelanum di Ferrandina Soc. Coop. (Ferrandina), entrambe coinvolte in tutti gli O.R. di progetto. (www.eufoliamediterranea.it)
L’ESPERIENZA DEL FRANTOIO OLEARIO GRASSANESE
Si scrive OLIOFOG, si legge Frantoio Oleario Grassanese. Produzioni di qualità, ecommerce e un Oil Bar a Bergamo. Un esempio di come con il Psr si riesca a coltivare il proprio futuro. Intervista con Paolo Colonna di Mariateresa Cascino AT Senior Comunicazione Pubblica Psr Basilicata 2007/2013
Paolo Colonna, socio del Frantoio Oleario Grassanese, racconta l’esperienza dell’impresa agricola Grassanese in provincia di Matera. Innovazione tecnologica, marketing e comunicazione sono le leve su cui l’azienda ha puntato per rendere competitivo l’olio extravergine lucano di sua produzione sui mercati nazionali e internazionali. Grazie al cofinanziamento ottenuto con la Misura 123 del Psr Basilicata 2007/2013, per la trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli, il frantoio
ha ottenuto un contributo pari a € 150.000,00 su un costo totale dell’investimento di € 398.169,05. Oggi, su internet, Oliofog.it propone un paniere di prodotti lucani acquistabili con un clic e, per i palati più esigenti, ha inaugurato a Bergamo un Oil Bar dove i sapori lucani sono di casa.
21
Misura 123: Trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli - Azione A Cofinanziamento ottenuto: €150.000,00 Totale costo progetto: € 398.169,05 Con gli investimenti realizzati grazie anche alla risorse comunitarie, l’azienda si è dotata di un impianto di tipo continuo a freddo di ultima generazione, un sito web per il commercio elettronico, nuovi laboratori per il confezionamento ed etichettatura, sala degustazione e uffici commerciali. Quando è nato il Frantoio Grassanese e quale è la sua storia? Il Frantoio Oleario Grassanese nasce all’indomani del sisma del 1980 per sopperire a un’esigenza reale del proprio territorio rimasto senza nessun laboratorio per la trasformazione delle olive, attività assai importante in quel periodo, soprattutto nell’entroterra lucano. La passione per il mondo dell’olio e per il mondo rurale sempre più dimenticato, è stata la “mission” dei soci fondatori, i quali sono stati capaci di trasferirla alle nuove generazioni che, con grande dedizione, passione e continui aggiornamenti dell’innovazione tecnologica hanno portato oggi il frantoio oleario Grassanese a essere una azienda “simbolo”, espressione della propria territorialità, con la creazione di un paniere di prodotti che rappresentano l’autenticità della terra di cui sono il frutto. La famiglia fondatrice, sin dagli anni ’40 possedeva tenimenti nella località “Giardini di Grassano”, area
22
agricola di particolare fertilità, storicamente vocata alla coltivazione di ulivi, agrumi, piante da frutti e ortaggi. In questi terreni fu impiantato il primo uliveto e agrumeto, da dove oggi si ricavano buona parte delle materie prime che sono la base delle proprie produzioni. Di seguito, per un’alternanza delle produzioni, si è deciso di espandere la coltivazione dell’olivo in collina per l’ottenimento di un prodotto finale dal carattere più deciso e marcato. Oggi l’azienda coltiva una superficie olivetata pari a 9 ettari con circa 2200 piante. Grazie ai finanziamenti europei, il frantoio è riuscito a migliorare il proprio processo produttivo e a migliorare la presenza sul mercato accrescendo così anche la competitività d’impresa. Quali erano le premesse che l’hanno spinta partecipare ad un processo di rinnovamento? La nuova generazione, che è subentrata nella gestione del frantoio, ha un occhio attento all’innovazione tecnologica, all’eco-compatibilità dei processi di produzione, con l’obiettivo di migliorare il servizio alla propria clientela ed ottenere un prodotto di alta qualità, nel rispetto delle tradizioni e dei costi ambientali. Per questo, nel 2011, il Frantoio Oleario Grassanese con questo tipo di premesse, grazie al Psr 2007/2013, ha candidato un progetto alla Misura 123 azione A “Trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli”. Con la sua approvazione e il suo relativo cofinanziamento con fondi comunitari, il Fog snc si è dotato: di un impianto di tipo continuo a freddo di ultima generazione capace di rispondere a tutte le esigenze in termini qualitativi che la filiera e il mercato
privo di difetti. Infatti, un olio extravergine lo possiamo definire tale, nel momento in cui è capace di essere espressione della territorialità da cui trae origine, nella misura in cui porta con sè tutti quei profumi e sentori tipici dell’ambiente in cui l’ulivo viene coltivato. Con queste prerogative, il Frantoio Oleario Grassanese ha differenziato e diversificato le sue produzioni, creando un vero e proprio paniere: olio extravergine monovarietale, oli aromatici (Mediterraneo, Vulcano, Agrumolio, Limonolio) produzioni tipiche tra patè e sottoli.
richiedono; sito web per il commercio elettronico; nuovi laboratori per il confezionamento ed etichettatura; sala degustazione e uffici commerciali. Quali sono i vantaggi ottenuti dal frantoio oleario grazie ai fondi del Psr Basilicata 2007/2013 ? Grazie alla realizzazione di questo progetto, l’azienda ha migliorato notevolmente le condizioni ambientali di lavoro e con la nuova tecnologia ha potuto conseguire significativi e sostanziali progressi qualitativi in termine di processo e di prodotto. Il processo di estrazione adottato ha consentito di raggiungere standard elevati di qualità su diversi fronti: controllo totale di tutte le fasi del processo estrattivo mediante pannello touch screen; massimo controllo dei sistemi di sicurezza sul lavoro; notevole riduzione dei punti critici sistema Haccp; impatto ambientale e consumi energetici notevolmente ridotti; riduzione dei tempi di lavorazione. Abbiamo così ottenuto un olio extravergine di alta qualità grazie all’impiego di materie prime di indiscussa bontà, utilizzando tecnologie di ultima generazione. Oggi abbiamo un prodotto eccellente e
Cosa ha favorito l’apertura verso nuovi mercati? Grazie alla territorialità e alla qualità, in poco tempo le produzioni hanno consentito all’azienda di superare i confini regionali, con l’apertura, nella bassa bergamasca, a dicembre 2013 di un Oil-Bar con relativo punto vendita, dove i nostri prodotti riscuotono sempre maggiori e crescenti successi. Tutto ciò è stato possibile realizzarlo, non senza difficoltà, anche in una piccola regione come la Basilicata, con i numeri che noi tutti conosciamo e i limiti infrastrutturali che a volte condizionano le scelte delle piccole aziende. Ma bisogna sognare e crederci per saper cogliere le opportunità. Tra queste, il sostegno che arriva dall’Europa con le misure del Programma di Sviluppo Rurale. Se siamo capaci di coglierle e realmente si crede in quello che si fa, la qualità, i nuovi mercati, non sembreranno più obiettivi lontani. Di sicuro c’è ancora molto da fare sul piano della cooperazione tra i soggetti dell’intera filiera olivicola, e non solo. La nuova programmazione dovrà tener conto delle territorialità e delle mutate situazioni in cui questi agiscono. Occorrerà puntare ancora una volta sulla qualità, e quindi fare molta formazione per accrescere le competenze e le conoscenze di noi operatori. C’è ancora molto da imparare. E non ultimo, continuare a creare strumenti di promozione efficaci a favore delle nostre produzioni, soprattutto in quelle realtà dove si intende accrescere i volumi di vendita. Non basta più puntare solo sulla qualità, si devono rafforzare le azioni di marketing e comunicazione per far aumentare le vendite, e stare sul mercato anticipando le sfide di concorrenti, per soddisfare clienti sempre più esigenti, sempre più in cerca di esperienze di qualità legate al gusto.
23
LA PRIMA DOP D’ITALIA L’ESEMPIO DI BRISIGHELLA Franco Spada Presidente Consorzio Olio Dop Brisighella
In queste occasioni, la domanda nasce spontanea: l’esempio di Brisighella può essere utile per altre realtà in Italia? Pur rimanendo dubbi sulle diverse specificità fra zone e zone del Paese , normalmente chi ascolta può cogliere dei suggerimenti applicabili, se pur soggetti ad adattamenti specifici caso per caso. L’olivicoltura Brisighellese è secolare (così come lo è nel bacino del Mediterraneo); L’olivicoltura Brisighellese ebbe la crisi che oggi riscontriamo in molte aree del Mediterraneo negli anni 1960/1970 . Negli anni ’70 venne impostato il progetto olivicolo di recupero colturale/culturale della olivicoltura brisighellese. In sintesi il percorso prevedeva una regia unica dove gli attori erano i coltivatori stessi; questi fatta l’analisi della situazione (dopo lunghe discussioni, coadiuvati da tecnici preparati sulle strategie già applicate in Francia), passarono alla progettazione, attività che continua tuttora perché il progetto è in progress, cioè soggetto a continue messe a punto. Di cosa si parla nell’esempio Brisighella: trecento olivicoltori; unico frantoio sociale; unica regia di assistenza tecnica; unica regia di marketing per circa 300 ettari di superficie ad uliveto; circa 100.000 piante di ulivo; circa 1.000 tonnellate di olive da olio di cui 80% della cultivar nostrana di Brisighella; circa 120.000 kg. di olio extravergine di oliva; di cui: 40.000 kg sono utilizzati dai coltivatori e famiglie per autoconsumo; 60.000 kg sono commercializzati come oli extravergini di oliva; 20.000 kg sono certificati Dop Brisighella, quindi la produzione dell’olio Dop corrisponde al 30% dell’olio extra vergine commercializzato.
24
La Dop Brisighella è un olio monovarietale 100% della cultivar nostrana di Brisighella (si va oltre al disciplinare che prevede almeno il 90% di cultivar nostrana di Brisighella e fino al 10% di altre varietà); il riconoscimento è avvenuto con decreto Ue del 1 luglio 1996, dove oltre che la Dop Brisighella venivano riconosciute altre quattro zone Dop in Italia. L’esempio di Brisighella in Italia è utile da un punto di vista organizzativo. L’importante è progettare uno sviluppo a tappe “mature“. In agricoltura non è sempre facile innovare e quando questo succede spesso si creano delle disconnessioni fra i diversi attori della filiera, comprensibili, ma vanno superate perché minano il progetto di sviluppo nella sua globalità. Le soddisfazioni economiche concrete e durature si hanno quando tutti gli attori della filiera trovano più o meno lo stesso interesse a portare avanti il progetto. Importantissima è l’organizzazione e l’ottimizzazione di tutti i fattori: produzione, trasformazione, marketing. È importante coinvolgere in tutte le fasi della filiera addetti specializzati, quindi diventa utile progettare anche le fasi di formazione per ottenere olivicoltori con una buona preparazione tecnica, personale di frantoio aggiornato e intraprendenti addetti alla commercializzazione (se questi poi sono figli degli attori della filiera spesso si ha una crescita culturale fantastica, che fa sviluppare in progress il progetto). Ultimo concetto, che ritengo, fondamentale è la trasparenza e la tracciabilità in una filiera che viene percepita dal consumatore spesso come nebulosa. Il prezzo di vendita dell’olio prodotto lo determina sempre il mercato. Forse è più facile spuntare buoni prezzi (come avviene dalla Dop Brisighella) rispetto al prezzo dell’olio in Meridione dove c’è una massiccia presenza di oliveti. Se migliorassero i processi di filiera e l’organizzazione per nuclei produttivi e servizi comuni, si potrebbero avere notevoli margini di miglioramento commerciale nei prezzi degli oli tracciati lucani. Infine, la forte cultura che le genti del Sud hanno dell’olivicoltura non può che far pensare con ottimismo al futuro del comparto.
LE ATTIVITÀ DEL CESP PER LA VALORIZZAZIONE DELL’OLIO EXTRAVERGINE D’OLIVA Vito Signati Direttore CESP / Azienda Speciale CCIAA di MATERA
La cucina italiana è nota nel mondo, quale modello strettamente connesso allo stile di vita, alla genuinità e qualità dei suoi piatti, alla varietà degli ingredienti e alle tecniche di preparazione. Grande attenzione e fascino suscita da sempre tutto ciò che ruota intorno ai prodotti della terra, alle storie che raccontano le tradizioni culinarie in famiglia, alla
ricerca delle esperienze, preparazione e consumo. Il cibo italiano ha una storia con radici profonde, ed ogni sito può interpretare e condividere un tassello di tale straordinaria trama narrativa. L’olio rappresenta un prodotto importante della nostra terra, che esalta e rende uniche le nostre pietanze nelle forme tradizionali e in quelle più innovative.
25
Numerose le iniziative che il Cesp, Azienda Speciale della Camera di Commercio di Matera, ha messo in campo per promuovere e valorizzare “l’oro verde” lucano. Siaft, www.siaft.it, il progetto che, con cadenza annuale, nel 2014 alla sua quinta edizione, favorisce l’incontro da domanda internazionale e offerta locale e riserva all’olio un evento specifico, il B2B Siaft Oil che ha coinvolto la partecipazione di 190 sellers e oltre 70 buyers specializzati, oltre ad interventi di formazione su vendita e strategie di penetrazione all’estero dell’olio. Mirabilia, www.mirabilianetwork.eu, il progetto che, sviluppando la rete dei siti Unesco così detti “minori”, promuove il turismo attraverso i territori, la loro cultura, coniugandolo alle specialità enogastronomiche locali. L’olio è stato selezionato quale simbolo per veicolare la bontà e l’eccellenza dei territori coinvolti in Giappone, dove è programmata, per questa annualità di progetto, una degustazione in collaborazione della Ccia di Tokyo. Le partecipazioni ad “Olio - Capitale - Salone degli extravergini tipici di qualità” annualmente programmata presso la Fiera di Trieste, con numerose
26
aziende ospitate in uno spazio allestito ad hoc. E che l’extravergine materano conquisti fascino e successo nei mercati europei, è oramai consuetudine, considerati i numerosi riconoscimenti ottenuti dalla partecipazione ai concorsi internazionali, tra cui il prestigioso 1° premio ottenuto, nella categoria medium, da una nostra azienda Siaft al Joop Japan Olive Oil Prize 2014. L’impegno di Cesp sostiene la migliore riuscita della tappa lucana di “Girolio d’Italia 2014” programmata per il prossimo 28 giugno a Matera, contribuendo alla realizzazione delle azioni promozionali che la Camera di Commercio mette in campo: “I Ristoranti dell’Olio: la bottiglietta antirabbocco” con la selezione di ristoranti del territorio nella prospettiva della adozione della bottiglietta antirabbocco (come da progetto nazionale Città dell’Olio) e “Allestimento delle vetrine della Città” ovvero delle attività commerciali secondo il tema oggetto dell’iniziativa, in occasione del periodo di svolgimento dell’evento in collaborazione con le locali associazioni di categoria. Numerosi gli interventi per portare le produzioni di eccellenza locali sotto i riflettori dell’Expo’ 2015, “Italian Quality Esperience: il Bel Paese, la sua storia, le sue aziende, e le sue produzioni in mostra all’Expò” fortemente voluto da Unioncamere per presentare in forma armonica le eccellenze italiane, e il percorso dell’olio, teso a incentivare l’attrazione del flusso di visitatori di Expo’, fuori Expo’, nel nostro territorio, presso le nostre aziende. Professionalità e costanza dell’intera filiera consentono di progettare occasioni di crescita e confronto con operatori nazionali ed internazionali sempre più interessate alla ricerca di qualità, genuinità, tracciabilità e conformità ai canoni salutistici della Dieta Mediterranea, riconosciuta patrimonio Unesco dell’Umanità. In ultimo, Medita, www.meditanetwork.eu, il progetto che raccoglie, analizza, documenta e descrive la ricchezza delle tradizioni sulla tavola, recuperando le consuetudini orali nella preparazione dei piatti, tramandate da generazioni, rendendola fruibile digitalmente nel tempo; un progetto ambizioso, di grande valore culturale, educativo ma soprattutto teso a realizzare un archivio della memoria, dove nulla si dimentichi delle preziose e sane abitudini culinarie di una “povera” ma sana cucina, ricca di storia, cultura e grandi sapori.
OPPORTUNITÀ COMMERCIALI PER L’OLIO EXTRAVERGINE D’OLIVA LUCANO IN CINA Maria Moreni High Quality Italy Project L’olio extravergine di oliva sta conquistando la Cina. Secondo uno studio di Coldiretti, nel 2013 le esportazioni sono più che quadruplicate rispetto all’anno precedente, registrando un tasso di crescita del 340%. Si tratta di quaranta milioni di chili di olio italiano, mentre nel 2012 la quantità era di 10 milioni di chili. Questi dati sottolineano l’enorme potenziale che ha il mercato cinese per la commercializzazione dell’olio, nello specifico di quello lucano, essendo un prodotto di alta qualità. L’interesse dei cinesi nei confronti dell’olio extravergine di oliva è molto alto poiché, come altri prodotti italiani, è sinonimo di una giusta nutrizione. Concetti molto importanti per la Cina che, in quest’ultimo periodo, ha deciso di puntare sulla sana alimentazione per migliorare le aspettative di vita della popolazione. La sfrenata corsa per diventare una potenza economica ha comportato ingenti danni all’ambiente e alla salute dei cinesi: ora invece c’è un’inversione di tendenza in cui il benessere dei cittadini viene di nuovo posto in primo piano. Mangiare bene quindi diventa un imperativo e sicuramente l’olio extravergine di oliva, elemento fondamentale della dieta mediterranea, rappresenta un alimento da introdurre sulla tavola cinese. Per garantire un successo prolungato di questo prodotto in Cina sono però necessari dei passi fondamentali come diffondere la cultura dell’olio e superare delle barriere legate all’export. Per una efficace commercializzazione dell’olio lucano, bisogna abituare i cinesi al suo gusto, far conoscere la sua origine, insegnare a riconoscere la qualità e indicare in quali modi è opportuno utilizzarlo per la preparazione di piatti, anche della tradizione orientale. È importante quindi improntare dei corsi di formazione per promuovere l’olio extravergine di oliva in Cina evidenziandone le caratteristiche e l’alta qualità ma, nello stesso tempo, andando incontro alle esigenze dei consumatori cinesi. Solo attraverso una diversa impostazione culturale sarà possibile avere dei risultati di lungo termine ed esportazioni continue. La Cina rappresenta una grande opportunità commerciale, tuttavia la presenza di prodotti italiani di alta qualità è ancora insufficiente rispetto alla sempre
maggiore richiesta del mercato. Questa situazione è dovuta anche alle numerose difficoltà che incontrano le aziende italiane a causa delle dimensioni mediopiccole delle imprese, dei quantitativi insufficienti di prodotti che non garantiscono la copertura del fabbisogno cinese o della mancanza di flessibilità nel packaging. Non bisogna poi tralasciare il labirinto distributivo che ogni azienda italiana esportatrice è costretta ad affrontare. In Cina il mercato non è organizzato, i canali di importazione e distribuzione non sono stabili e le normative sono ancora incerte. Solo da poco è stato raggiunto un accordo tra le autorità cinesi e quelle italiane per la tutela dell’olio di oliva di qualità che dovrebbe proteggere i prodotti importati dall’Italia. Un rigoroso regolamento stabilisce infatti i criteri di qualità e le modalità di vendita a cui gli importatori italiani dovranno conformarsi poiché la Cina vuole favorire l’ingresso nel paese solo di olio certificato e di alta qualità. Alle esigenze specifiche da un lato dei distributori/ buyer e consumatori esteri e dall’altro delle aziende italiane risponde High Quality Italy, il progetto di internazionalizzazione per promuovere l’alta qualità italiana “Certificata e Garantita” sul mercato cinese. Attraverso un sistema realizzato in collaborazione con il Centro di Ricerca e Sviluppo Physeon, la novità e l’unicità di High Quality Italy è il metodo, con cui il mercato è costantemente presidiato, che agisce contemporaneamente su tre fronti: istituzionale, marketing e comunicazione, commerciale. In questo modo i produttori lucani di olio di oliva potranno entrare dalla porta principale in Cina, limitando i rischi imprenditoriali, ed ottenere dei risultati vincenti per tutti e prolungati nel tempo.
27
28
29
L’OLIVICOLTURA IN BASILICATA Areali e cultivar In Basilicata gli areali più vocati alla produzione di oli sono contraddistinti rispettivamente dalle cultivar Ogliarola del Vulture, maggiormente presente nel comprensorio del Vulture; dalla varietà autoctona Maiatica di Ferrandina, principalmente presente negli agri di Ferrandina, Aliano, S. Mauro Forte e Salandra; e dalla cultivar Ogliarola del Bradano, predominante nei territori di Matera, Bernalda, Grottole, Miglionico, Montalbano Jonico, Montescaglioso, Pomarico, Pisticci e Scanzano Jonico.
La Dop Vulture
Simbolico e straordinario, con una storia profonda e radicata, l’olivo in Basilicata, come dimostrano gli scavi archeologici nell’area della Magna Grecia Metapontina, è coltivato sin dall’antichità. Nei secoli, oltre a far parte della storia e della difesa del suolo, la coltivazione della preziosa pianta si è sviluppata integrandosi con il territorio, diventando un’autentica risorsa economica. Con forti potenziali di crescita, il comparto olivicolo in Basilicata, nel settore primario, ha possibilità di avere margini di sviluppo. La coltura dell’olivo è praticata in maniera specializzata sia nel Materano, dove tra le varietà autoctone spiccano la Maiatica e l’Ogliarola del Bradano, sia nel Potentino dove prevale l’Ogliarola del Vulture. La superficie coltivata si estende su 27 mila ettari con circa 32mila aziende per lo più di piccole dimensioni, pari al 54,26% della SAU regionale impiegata nella coltivazioni legnose agrarie. Sono 5milioni le piante presenti e 154 i frantoi annualmente impegnati nelle campagne di molitura, con macchinari di frangitura tecnologicamente avanzati. La produzione di olio dell’ultima campagna 2013-2014 è stata di 5.996 tonnellate, mentre sono state 39.561 tonnellate le olive prodotte.
30
La Denominazione di origine protetta – Dop “Vulture”da qualche anno è una realtà. Nel disciplinare si dichiara che l’olio extravergine d’oliva Dop del Vulture deve essere ricavato dalla frangitura di olive ottenute per il 70% dalla cultivar Ogliarola del Vulture. Possono, inoltre, concorrere all’ottenimento dell’olio altre varietà quali: Coratina, Cima di Melfi, Palmarola, Provenzale, Leccino, Frantoio, Cannellino e Rotondella. Relativamente alla zona di produzione, le olive devono essere prodotte e trasformate nei territori dei comuni di Melfi, Rapolla, Barile, Rionero in Vulture, Atella, Ripacandida, Maschito, Ginestra e Venosa.
LA STORIA DEL PREMIO REGIONALE OLIVARUM
Il Premio regionale Olivarum nasce nel 1999 come concorso annuale che premia il miglior olio extravergine di oliva prodotto e imbottigliato in Basilicata. Promosso dal Dipartimento Politiche Agricole e Forestali della Regione Basilicata, nel corso degli anni è stato organizzato anche in collaborazione con l’Alsia, Agenzia lucana di sviluppo e di innovazione in Basilicata. Il Concorso ha l’obiettivo di stimolare il miglioramento e la cultura della qualità dell’olio extravergine d’oliva, con lo scopo di favorirne la valorizzazione, la commercializzazione e il consumo sui mercati. Vi prendono parte sia aziende singole sia associate. I campioni sono sottoposti a valutazione organolettica da parte del Panel regionale accreditato presso il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, e le analisi chimiche e sensoriali sono effettuate nei laboratori della società di ricerca
Metapontum Agrobios. Il vincitore del Concorso è proclamato nell’annuale giornata di approfondimento dedicata alla coltura dell’olivo e dell’olio, ospitata nei maggiori centri a vocazione olivicola del territorio regionale. Durante la cerimonia di proclamazione sono anche assegnate menzioni d’onore e premi speciali dedicati alla produzione biologica e alla migliore etichetta, valutata sotto il profilo del design e del packaging nel suo complesso. Il concorso, giunto quest’anno alla 13° edizione, rappresenta un appuntamento importante nel quale, oltre ad essere premiati i migliori oli extravergini, viene tracciato il bilancio dell’attività regionale e discusse le linee di sviluppo del comparto. Infine, tra gli obiettivi vi è anche quello di diffondere in Basilicata la tecnica e l’esperienza dell’assaggio dell’olio di oliva in base alla legislazione italiana ed europea.
31
I VINCITORI DEL CONCORSO
Anno 2000 1° Edizione Matera, Palazzo Lanfranchi. Vincitore: Azienda Agricola Olivicola Cifarelli Angela di Matera.
Anno 2005 6° Edizione Rapolla (Pz), Terme di Rapolla. Vincitore: Frantoio Oleario Le Vecchie Macine-Gruppo Toscana Restauri di Rotonda (Pz).
Anno 2001 2° Edizione Rionero in Vulture (Pz), Abbazia di San Michele, Laghi di Monticchio. Vincitore: Azienda Giovanni Lacertosa snc di Ferrandina (Mt).
Anno 2006 7° Edizione, Miglionico (Mt), Castello del Malconsiglio. Vincitore: Oleificio Gaudiano di Miglionico.
Anno 2002 3° Edizione Montescaglioso (Mt), Abbazia di S. Michele Arcangelo. Vincitori: Sez. Colline Materane: Ortotonico Oleificio Il Metapontino di Bernalda (Mt) del Consorzio Agrario Regionale di Lucania e Taranto; Sez. Colline del Ferrandinese: Frantoio Oleario Valluzzi di S. Mauro Forte (Mt); Sez. Colline del Vulture: Oleificio Lucano dei Fratelli Rinelli di Lavello (Pz). Anno 2003 4° Edizione Lagopesole, Avigliano (Pz), Castello di Lagopesole. Vincitore: Ortotonico Oleificio Il Metapontino di Bernalda (Mt) del Consorzio Agrario della Lucania e di Taranto. Anno 2004 5° Edizione Aliano (Mt), Scuola Elementare. Vincitore: Azienda Biscione Pietro di Cancellara (Pz).
32
Anno 2007 8° Edizione Vietri di Potenza (Pz), Sala Consiliare. Vincitore: Frantoio Oleario Valluzzi di S. Mauro Forte (Mt). Anno 2008 9° Edizione Ferrandina (Mt), Monastero di S. Chiara Vincitore: Azienda Biscione Pietro di Cancellara (Pz) Anno 2010 10° Edizione Matera, Mediateca Provinciale “A. Ribecco” Vincitore: Frantoio Oleario Valluzzi di S. Mauro Forte (Mt) Anno 2011 11° Edizione Melfi (Pz), Azienda Agricola Sperimentale Dimostrativa “Incoronata” Vincitore: Azienda Biscione Pietro di Cancellara (Pz) Anno 2012 12° Edizione Matera, Mediateca Provinciale A.Ribecco Vincitore: Oleificio Trisaia Rotondella (Mt)
LA VALUTAZIONE DEGLI OLI DELLA XIII EDIZIONE DEL CONCORSO REGIONALE OLIVARUM Giovanni Lacertosa Alsia Centro Ricerche Metapontum Agrobios Stefania D’Alessandro Dipartimento Politiche Agricole e Forestali - Regione Basilicata
La valutazione degli oli del Concorso Olivarum si basa, a differenza della maggior parte degli altri concorsi per i quali la valutazione organolettica è dominante, sia sui risultati delle analisi chimiche sia su quelli delle analisi sensoriali. È noto infatti che la qualità di un olio vergine d’oliva è dimostrabile attraverso entrambe le determinazioni, pertanto è opportuno considerarle entrambi. È questo il motivo per cui Olivarum stila la graduatoria finale considerando sia la qualità organolettica sia la parte chimica (acidità, numero dei perossidi, spettrofotometria), attraverso
una media pesata, che comunque assegna un maggiore considerazione alla parte organolettica. È noto che gli attributi positivi dell’olio sono il fruttato, l’amaro e il piccante. Per fruttato si intende fruttato di oliva ovvero, un insieme di sensazioni olfattive, dirette o percepite per via retronasale, che ricordano l’oliva sana, fresca, raccolta al giusto grado di maturazione. Questa sensazione è sempre presente nell’olio ottenuto dalle olive, ma può assumere sfumature e intensità estremamente variabili in funzione della zona di
33
boccale, in particolare in gola. Purtroppo il consumatore poco preparato giudica negativamente il sapore amaro e quello piccante. Molti consumatori confondono questo pregio con un difetto (“olio che pizzica in gola”), ritenendo che l’olio con questo gusto sia un olio “acido”. Ciò è assolutamente falso in quanto l’acidità libera dell’olio non si percepisce al gusto, poiché gli acidi grassi liberi dell’olio sono inodori ed insapori.
Il gruppo panel si riunisce a Metaponto presso i locali di degustazione ove sono presenti otto cabine di assaggio
produzione, della varietà e del grado di maturazione delle olive da cui è ottenuto, della tecnologia di estrazione e conservazione, della presenza di eventuali difetti. È il primo parametro che si valuta di un olio perché colpisce immediatamente la sensibilità olfattiva dell’assaggiatore. L’attributo fruttato si può definire verde o maturo quando le sensazioni olfattive ricordano quelle dei frutti verdi o dei frutti maturi. Il sapore amaro dell’olio extra vergine di oliva è dovuto alla presenza dei composti fenolici dell’olio. Esiste infatti una buona correlazione tra l’intensità di amaro percepita da un panel di assaggiatori ed il contenuto complessivo di composti fenolici. Alcuni fenoli complessi contribuirebbero maggiormente alla percezione gustativa dell’amaro e altri darebbero origine alla percezione del piccante e dell’astringente. La sensazione tattile pungente, caratteristica di oli prodotti all’inizio della campagna, principalmente da olive ancora verdi, viene percepita in tutta la cavità
Il comitato di assaggio Metapontum Agrobios è riconosciuto ufficialmente dal Mipaaf per l’accertamento delle caratteristiche organolettiche degli oli di oliva vergini.
34
Il Comitato di Assaggio della Regione Basilicata presso Alsia - Metapontum Agrobios è costituito da un capo panel e 16 assaggiatori professionisti iscritti nell’elenco regionale. Presso il laboratorio di degustazione della Metapontum Agrobios sono state effettuate le degustazioni utilizzando sia la scheda ufficiale (reg UE N. 1348/2013) sia quella specifica del concorso. La scheda Ufficiale è stata utilizzata per verificare l’appartenenza della classe merceologica dell’olio, ovvero extravergine, vergine o lampante. Successivamente, solamente per gli oli Extra-vergini, è stata utilizzata una scheda a punteggio analizzando le sensazioni olfattive, gustative e finali gusto-olfattive (con punteggi massimi rispettivamente di 30, 50 e 20).
Elenco dei Componenti del comitato di assaggio che ha valutato l’olio del Concorso Olivarum 2014 Capo panel: Stefania D’Alessandro Antonietta Altieri Paola Barbaro Fiorentino D’Andraia Giuseppe Festa Giovanni Giorio Francesco Montemurro Giovanni Lacertosa Donato Melfi Angelo Petrozza Nicola Vena
28-29 GIUGNO 2014
ore 9.30 / 22.00
XIII EDIZIONE PREMIO OLIVARUM SEMINARIO SU FILIERA OLIVICOLA MERCATO CONTADINO E SPESA CON GLI CHEF LUCANI SHOW COOKING DEGUSTAZIONI
CITTADELLA DELL’OLIO - TERRAZZA HOTEL SAN DOMENICO | VIA ROMA, 15 RECINTO ROMA - PALAZZO DELL’ANNUNZIATA
www.regione.basilicata.it | www.basilicatapsr.it |
Basilicata Rurale |
CAMERA DI COMMERCIO MATERA COMUNE DI MATERA
PROVINCIA DI MATERA
35
Rural Basilicata
AutoritĂ di Gestione Psr Basilicata 2007/2013 Dipartimento Politiche Agricole e Forestali - Regione Basilicata Via Vincenzo Verrastro 10 - 85100 Potenza www.basilicatapsr.it - adg.psr@regione.basilicata.it