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Gli Angeli di Pordenonelegge 2022 raccontano
“La mia giornata in giallo” e "Succede a Pordenonelegge"
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La giornata di un Angelo inizia con il tragitto da casa verso il luogo dell’evento, che può essere più o meno corto; in ogni caso aiuta il fatto di girare in mezzo al traffico di Pordenone con una maglietta di un bel giallo vistoso, a meno che non si indossi una felpa… diciamo che ci si fa notare: la gente si volta, sorride, ci indica, ci segue con lo sguardo. Una volta arrivati al proprio presidio e aggiornati sui vari autori della giornata, si inizia a discutere su come posizionare i vari settori degli sponsor, delle autorità, delle case editrici e così via; quindi si predispongono i vari cartellini per i settori e si inizia a pensare come disporre le varie file dei posti in sala. Organizzato il tutto, si aspetta che l’orario dell’evento si avvicini; man mano, le code degli spettatori vanno a crescere fino a quando non si permette l’accesso. Dopo aver accompagnato tutti in sala e aver controllato che nessuno si sia “perso”, si chiudono le porte e l’evento inizia! Chi ha accompagnato il pubblico in sala, di solito, rimane anche per la prima mezz’ora per assicurarsi che tutto proceda “come da programma” e, finita questa mezz’ora, fa cambio con gli altri due Angeli che sono rimasti all’ingresso del presidio. Finito l’incontro, interviene un Angelo che accompagna l’autore o gli autori al firmacopie e, in caso, procura anche le penne. Concluso anche questo rito, si raccolgono i vari cartellini e la procedura si ripete per tutti gli spettacoli previsti, con l’eccezione di quella che viene considerata la “pausa pasto” che coincide con quei 20-30 minuti circa da impiegare per mangiare due bocconi, per pranzo e per cena. Finiti gli eventi della giornata si sistemano i cartellini nella borsa che verrà depositata presso la sede della Fondazione. Il lavoro è finito ma volentieri ci si ferma per scambiare un saluto e due chiacchiere: nascono nuove amicizie o si consolidano quelle già esistenti. L’appuntamento è per il giorno dopo, stesso posto ma con nuovi autori e nuovi lettori. Pietro Furlan
Mercoledì 14 settembre, sono le 07:00 della mattina, un sole assonnato albeggia appena sopra l’orizzonte, rischiarando il cielo pordenonese, sotto al quale la città che legge si prepara a ospitare per cinque giorni incontri ed eventi di letteratura, e a me suona la sveglia. Sono di corsa da giorni e resterei volentieri a dormire, ma devo cominciare a prepararmi. È il primo anno che sono angelo e non posso assolutamente tardare. Cosa? No, non intendo dire che ho cambiato nome in “Angelo”. Eh? Ma no, non sono neanche morto! Ma aspettate, volete forse dirmi che non sapete chi sono gli angeli di Pordenonelegge? Non è possibile, bisogna rimediare. Noi siamo coloro che seguono la regola delle tre A: Allestire, Accogliere e Aiutare. Noi ci assicuriamo che i vostri incontri si svolgano per il meglio, vi accogliamo all’ingresso e vi accompagniamo ai vostri posti, vi facciamo accomodare e vi prestiamo il nostro aiuto quando avete bisogno di noi. Siamo i vostri angeli custodi per tutta la durata del festival. Qualsiasi domanda voi abbiate, noi siamo pronti a rispondere (in realtà non siamo onniscienti, ma ci si prova, meglio però che non si sappia troppo in giro, quindi acqua in bocca!). Sicuramente ci avrete visti aggirarci per la città affollata indossando la nostra inconfondibile armatura dorata. Sapete, quando da bambino i miei genitori mi portavano a Pordenonelegge io ammiravo quei giovani con le ali e oggi sono fiero di poter far parte di quella schiera angelica. Certo, devo ammettere che una simile responsabilità mette un po’ in soggezione: sappiamo di avere sempre i vostri occhi addosso, così luminosi nelle nostre armature. Sì, ok, è una maglietta, ma fa lo stesso, non serve che me lo facciate notare. Ok, sono pronto per uscire. Ah, volete venire con me? Va bene, ho un po’ di tempo prima che inizi il mio turno e possiamo fare un giro per la città. Ecco, questo è il tendone dei libri. La leggenda vuole che sia impossibile attraversare Pordenonelegge senza fermarsi per comprare almeno un libro qui. Finora, non si ha notizia di nessuno che sia sfuggito a questo incantesimo. Se poi volete fare la collezione delle spille delle diverse edizioni, questo è il posto per voi. Ma proseguiamo con il nostro tour lungo Corso Vittorio Emanuele II. Guardate quante persone! Ogni anno, per questi cinque giorni, la città si riempie di vita e persone. A Pordenone, i giorni si contano in base a quanto manca a Pordenonelegge. “Che giorno è?” “267 giorni a Pordenonelegge” “Grazie!”. E guardate quanti compagni angeli! È sempre una bella occasione per conoscere nuove persone e stringere nuove amicizie. Pare che tra le nostre fila siano scoppiati persino amori che continuano ancora oggi. Adesso però devo andare, comincia il mio turno e non posso tardare. Perché, si sa, un angelo non è mai in ritardo (sì, ma non come uno stregone, noi davvero dobbiamo essere puntuali). Carlo Tomba
Sono un angelo volontario e per la prima volta quest’anno ho avuto l’opportunità di vivere Pordenonelegge dalla parte “dello staff”, un’esperienza stimolante, coinvolgente, divertente ed arricchente che spero vivamente di poter ripetere per altri anni. La sera di sabato 17 ho avuto un incontro particolare, ripensandoci non posso fare a meno di ricordarlo come un episodio di un racconto, uno di quegli avvenimenti che si è soliti vedere nei film, ve lo propongo quindi in questa veste, sperando che vi possa strappare un sorriso. “Passò così per caso, quasi non me ne accorgevo, i raggi di sole cedevano ormai il posto alle ombre dei tetti e il freddo diveniva sempre più pungente, richiamando a sé le folate di vento serali. Attendevo dinnanzi alla soglia dell’Ex-Tipografia Savio, con la maglia gialla degli angeli sopra un maglione nero che non riusciva però a contrastare il freddo di quel sabato pomeriggio. Sorridevo contenta a tutti coloro che passeggiavano in quell’aria di novità settembrina che sempre caratterizza la nostra cittadina, indicavo la mostra e scambiavo due parole con i passanti, quando giunse lei. Una ragazza vestita di un cappotto rosso, taglio corto e ciuffo sbarazzino, incarnato chiaro, una borsa marrone dalla quale spuntavano giornali e titoli gialli, con delle piccole cuffie, quasi perle sul suo viso. La fermai invitandola a vistare l’esposizione, si voltò, mi rispose uno sguardo confuso e sorpreso e delle parole francesi. Vocaboli italiani erano risuonati fra una e musica a me ignota ma l’avevano indotta a fermarsi e donarmi quella timida risposta, per me solo suoni melodiosi privi però di un reale significato. “Oh I’m so sorry I don’t actually speak French! If you’d like to visit the exposition I’ll look for someone that knows your language” diss’io, ma nemmeno quell’idioma le parve comprensibile. Parlò ancora in francese dicendo, credo, che sarebbe entrata e avrebbe fatto un giro volentieri, magari anche solo sfogliando i volumi e facendosi scivolare fra le dita i colori dell’inchiostro dei caratteri e le tinte delle copertine. Entrò sorridendo a tutti i presenti, si mescolò fra la folla, già radunatasi per l’evento di calligrafia che da lì a poco sarebbe incominciato, e non la rividi per un po’, pensai che fosse uscita e che non me ne fossi resa conto. Trascorsi una decina di minuti ad immaginarla con il cappotto rosso e quell’aria creativa mentre passeggiava per i vicoli del corso ascoltando una melodia nota a lei sola, lontana dal nostro mondo, quasi in una realtà parallela. Uscì poco dopo con una borsetta con dei libri, aveva acquistato dei titoli da quegli editori locali dei quali non le era noto nulla, senza comprendere la nostra lingua, senza la necessità di cogliere il significato delle parole, fidandosi ciecamente di quel legame inspiegabile instauratasi fra ella e i titoli solo grazie al tatto, alla vista, al profumo della carta. Mi sorrise di nuovo e mi ringraziò poi scese lo scalino, infilò le cuffie e si allontanò per la lunga via portando con sé le ultime luci del tramonto.” Grazie Pordenonelegge per aver creato un’atmosfera di tale magica vivacità nella nostra città. Gaia Pizzato La mia giornata in giallo inizia molto presto. Sono un angelo della logistica da tanti anni e cerco di essere il primo ad aprire l'ufficio la mattina in modo che i ragazzi più giovani si sentano subito accolti. Così cerco di essere operativo per le 8, accendo le luci, accendo il computer e apro la porta da dove gli angioletti poi entreranno. Ai primi che arrivano do i fogli con il programma della giornata, così con le puntine li fissano sulla bacheca "oggi a Pordenonelegge" che da un paio d'anni teniamo in piazzetta. Quando arrivano i capi delle tre squadre logistica (una per ogni zona del centro) faccio un po' il punto della situazione con loro: com'è andata la sera prima, quali allestimenti dovranno fare nei loro luoghi, dove portare i materiali, quando serviranno i microfoni per gli interpreti, quali eventi li preoccupano di più perché è previsto il pienone,ecc... La mattinata poi scorre veloce, rispondiamo alle necessità degli angeli quando chiedono l'acqua o i bicchieri per gli autori, oppure quando hanno bisogno di una sedia in più sul palco. Verso le 11 si fa pausa brioche, e poi si riprende a lavorare. Durante il pranzo mi riservo un'oretta con i capi delle tre squadre, voglio che stacchino mentalmente per poi ripartire concentrati il pomeriggio quindi cerco di parlare di sport, scuola, università, ecc. Talvolta qualche chiamata anche durante la pausa pranzo rende impossibile questa prassi. Nel pomeriggio cerco di stare più a contatto con la gente, giro con la bicicletta e verifico che vada tutto per il meglio in tutti gli eventi... La sera invece noi della logistica siamo più tranquilli perché i lavori che dovevamo fare li abbiamo fatti e non ci rimane che dare supporto agli eventi agli angeli che presidiano. Se la situazione è tranquilla verso le 23 riesco a rincasare e a riposarmi qualche ora: pronto a ricominciare la mattina dopo! Francesco Zava
6.45, suona la sveglia e come al solito la rinvio un paio di volte mentre nella penombra due ali attendono di essere indossate per farmi spiccare il volo alla volta di PordenoneLegge. Pochi minuti di treno e mi ritrovo tra il giallo del sole e dei manifesti, in una città ancora un po' assopita ma trepidante di incontrare nuovi ospiti. Il mio presidio, la biblioteca civica, in questi giorni accoglie soprattutto eventi per i più piccoli, riempiendosi di giochi, laboratori e letture tra maestre vigili e genitori divertiti; tra i sorrisi degli spettatori mi rivedo bambina, quando osservavo allegra quei ragazzi gentili, sognando di poter essere un giorno un Angelo come loro. Non potevo immaginare allora che quella maglietta gialla potesse regalarmi il vero significato di cooperazione, condivisione e responsabilità, dandomi la possibilità di conoscere persone diverse e stringere nuove amicizie. Di questa mia prima (e spero non ultima) esperienza porterò con me tante risate, chiacchiere e momenti felici; ricorderò i sorrisi dei bambini incantati da storie di mondi lontani, incontri da mille colori e poesie per cuori lontani. La mia giornata non è ancora finita, il tempo per una bella brioche e poi subito in fila, per vivere il festival dall'altro lato; dismessa per un po' la maglia da Angelo, indosso i panni della spettatrice, sognando un giorno di poter essere sul palco e raccontare con dolcezza di quei giorni in giallo. Giorgia Maggio
Mi chiamo Sara, ho vent’anni e ormai da quattro anni ad oggi faccio parte della squadra degli angeli di Pordenone legge. Serviva una presentazione così articolata? Per molti forse no, ma per me, che so cosa significa esserlo, è molto importante. Io credo che nel nostro piccolo noi angeli, insieme alla fondazione, facciamo qualcosa di fondamentale per la nostra piccola città, e cioé, darle identità. Vi spiego meglio cosa intendo con un piccolo aneddoto successo quest’anno: era un venerdì pomeriggio e mentre stavo svolgendo il lavoro di presidio durante una conferenza, mi si avvicinarono due miei amici di famiglia di vecchia data. Mi salutarono come al solito e poi però mi presentarono una loro amica da Padova, che avevano fatto venire in visita proprio per il festival. Si misero a raccontarle di quanto fossero contenti che la loro città ospitasse un evento culturale del genere, di come alla base ci fossero anche giovani come me a collaborare e di quanto fossero orgogliosi di noi. Mi è rimasto impresso il sorriso con cui mi presentarono, la felicità di potersi “vantare” della propria città e di ragazzi come noi, che contrastano il solito aggettivo di “svogliati”, che ci viene affibbiato solitamente dagli adulti. Ecco che quindi in questo piccolo scambio ho visto un po’ il frutto e il significato di quello che faccio, e questo mi ha dato una fiducia di cui farne tesoro e a cui aggrapparmi nei momenti in cui ne avrò più bisogno. Sara Miu
"Pordenone Legge 2022", la Festa del libro con gli autori a cui ho avuto l'opportunità di partecipare per la prima volta nelle vesti di Angelo Volontario. Si è trattato di un'esperienza completamente nuova, arricchente e coinvolgente che mi ha dato la possibilità di sperimentarmi in qualcosa di diverso, di sentirmi coinvolta in un grande progetto e di divertirmi. Ho svolto il mio servizio presso il Teatro Pasolini di Casarsa della Delizia, il Teatro Verdi e il Palazzo Badini di Pordenone. Nei teatri, insieme alla mia squadra, ho accolto gli ospiti degli incontri e degli eventi (pubblico, case editrici, autorità ...) e, in alcune occasioni, li ho accompagnati in sala. Ho seguito anche i momenti conclusivi degli incontri, ovvero l'acquisto dei libri da parte degli ospiti e il firmacopie. Presso Palazzo Badini, invece, sempre insieme alla mia squadra, mi sono dedicata ad attività di segreteria e, in particolare, ho preparato e consegnato, durante la fase di accredito e registrazione, le borse destinate agli autori. Il Festival mi ha permesso di misurarmi in contesti differenti tra loro, svolgendo compiti diversi e mettendo in campo tante capacità e risorse personali. È stata una grande occasione per relazionarmi con moltissime persone, dai responsabili ai compagni di squadra, che sono stati per me un grandissimo punto di riferimento e grazie ai quali ho potuto apprezzare il piacere del confronto e del lavoro in team. Indossare la maglietta gialla è stata una grandissima soddisfazione perchè la riuscita di un evento così importante è il risultato del contributo di tutti, anche delle figure che nell'organizzazione generale possono sembrare più marginali. È stato anche molto bello vivere l'atmosfera vivace, elettrizzante e travolgente che, in modo diverso, coinvolge l'intera città di Pordenone.
Martina Palese
ìAgli inizi di settembre per la prima volta ho indossato la mia nuova maglietta gialla e preso parte alla Festa del Libro, godendomi la sua atmosfera non più da spettatrice ma da componente del Festival. Ogni mattina, durante quelle cinque giornate di settembre, sono uscita di casa con un entusiasmo nuovo. Camminavo per le strade di Pordenone con la mia maglietta gialla, cercando la pasticceria dove prendere la mia brioche e il mio cappuccino, e assaporavo l’armonia già presente la mattina presto, quando la città iniziava a svegliarsi e le prime code a formarsi per i diversi incontri. Dopodiché, completata la mia colazione, mi impegnavo a raggiungere il luogo dove avrei avuto il mio turno. Io sono un angelo del presidio, perciò spesso ho dovuto distribuire i posti in platea, accompagnare gli spettatori alle loro postazioni, indicare l’uscita al termine degli incontri. Tutti compiti che mi hanno entusiasmato, perché, nel vedere le persone felici e riconoscenti nel ricevere le giuste attenzioni o un sorriso in più, ho potuto percepire ancor meglio l’atmosfera del Festival. Certamente, oltre ai momenti di serietà, ci sono stati anche diversi momenti di svago. Tra una pausa veloce in cui si approfittava di mettere qualcosa tra i denti e un passaggio in auto per raggiungere i punti di Pordenonelegge più lontani, tra angeli abbiamo avuto modo di conoscerci, scherzare, scoprirci, raccontarci aneddoti delle edizioni passate, riposarci e anche riscaldarci. Sono stati infatti giorni intensi, a volte resi ancora più complicati dal freddo e dalla pioggia, che in certi momenti non hanno voluto mancare, ma sono state giornate speciali per l’atmosfera della città e per l’intesa nata tra le maglie gialle. Grazie quindi a tutti per questa magica edizione e al prossimo anno! Pradella Sara
Sono Mattia, ho vent’anni, e si è appena conclusa quella che per me è stata la quarta edizione del festival in veste di angelo. La settimana di PordenoneLegge è sempre molto intensa e ricca di emozioni, a tal punto da essere, per noi angeli, uno dei momenti più attesi dell’anno. Le giornate del festival sono impegnative, ma ciò che anima noi angeli è lo spirito di gruppo e il lavoro di squadra, che ci permettono di portare a termine il nostro lavoro, creando un ambiente di condivisione e serenità. Ma non solo, infatti, personalmente, ciò che rende il lavoro un piacere, è l’importanza attribuita al nostro ruolo, noi angeli rappresentiamo il festival per tutti coloro che ci osservano da fuori, da spettatori; abbiamo quindi una responsabilità che non può che renderci orgogliosi del nostro lavoro, e spingerci a completarlo nel miglior modo possibile. Il mio ruolo nel festival, insieme alla mia squadra, è assicurarsi della buona riuscita di ogni incontro, tramite una serie di accortezze come l’allestimento della sala, l’accoglienza verso gli ospiti e verso il pubblico. È fondamentale in questo caso sapere relazionarsi, non solo tra colleghi, ma anche con persone sconosciute che partecipano all’incontro. Al termine degli eventi è bene, se serve, rivedere l’organizzazione della squadra, in modo da essere sempre il più efficienti possibile. Inutile dirlo, PordenoneLegge per me ha un significato speciale, è motivo di orgoglio. Ogni anno, questa settimana, così piena di emozioni, trascorre in un lampo, e nella malinconia di una Pordenone non più gialla, non ci resta che ricordarci dei momenti e dei sorrisi del festival appena concluso, e attendere per l’edizione successiva.
Mattia Girardi
Anche in quest'edizione 2022, una folla sciamante ed entusiasta ha invaso i vicoli e le caratteristiche piazze di Pordenone, avvolte negli emblematici giallo e nero, colori simbolo del Festival Pordenonelegge. Concorrenti a questo clima festoso, noi Angeli contribuiamo a quell'artificio prodigioso che s'instaura tra libri, autori, pubblico ed assistiamo appassionati ai fatti bizzarri e strampalati che possono accadere qua e là. Io ad esempio ho assistito all'arrivo, ovviamente tardivo, di un acclamatissimo Mauro Corona, atteso da una folla quasi in delirio di anziani ed Alpini che richiedevano autografi e saluti. Ma in mezzo a loro una rampicante nonnina si è fatta spazio, gli si è avvicinata e senza né pretese né penne, gli ha consegnato una stecca di cioccolato da lei stessa confezionata insieme a una lettera di ringraziamento. Lui, nell'usuale veste smanicata da uomini duri, ne ha assaggiato un pezzetto. Forse però, non gradendone il gusto, furtivo ha cercato di abbandonare la ghiotta leccornia.. ma l'azione non è sfuggita all'occhio scrutatore della signora che indignata e ferita nell'orgoglio, si è allontanata dispiaciuta a passo svelto. Corona l'ha seguita con lo sguardo, ma richiamato dagli adulatori, ha dovuto dedicarsi a loro ricevendo un'infinità di congratulazioni, a detta sua destinate “all'archivio di Creta”. Tra un brindisi e un fischiettio, ha disegnato e autografato il tavolino fornitogli, probabilmente pensando a malincuore alla delusione precedentemente inflitta all'ultima fan. Gianmaria Martinuzzi
A Pordenonelegge 2022 succede agli angeli di volare sul palco, ma non per allestirlo con le sedie e le bottigliette d’acqua necessarie, né per far scivolare in un sussurro qualcosa a proposito del tempo a disposizione ormai terminato e nemmeno per chiedere al pubblico - fremente d’impazienza davanti alla possibilità di dedica e autografo - di restare ancora una manciata di secondi seduto. Nell’edizione della spiga di grano, invece, agli angeli gialloneri succede di salire sul palco a inizio evento, sentendo il proprio nome pronunciato da uno scrittore vero
(uno di quelli con al collo l’importante badge “autore”) e succede che sia proprio quello stesso scrittore a doverli intervistare. Ebbene, il sabato mattina di Pordenonelegge 2022, mentre fuori la pioggia infrangeva decisa le sue gocce contro il tendone di piazza della Motta, dentro è successo proprio questo: un gruppetto di noi angeli ha trovato posto e voce proprio sul palco… con “dietro” la Rai, accanto Enrico Galiano e davanti, tra il pubblico, i volti emozionati di ali passate e presenti.
Judy Cover
Quest’anno ho avuto il privilegio di partecipare per la prima volta come angelo a Pordenonelegge. È stata un’esperienza indimenticabile, porterò questi ricordi sempre nel mio cuore. Le giornate di Pordenonelegge sono piene di allegria, spesso le persone ci dicono “che belli che siete, sempre sorridenti!”, ma è impossibile stare seri! Credo che maglia gialla abbia il superpotere di rendere allegro chi la indossa e tutti quelli che lo circondano. Viene naturale rivolgere sorrisi a tutti quelli che passano e scalda il cuore riceverne di altrettanto calorosi. C’è un incontro che però mi ha toccato più degli altri. Una mattina ero in piedi davanti all’entrata di Palazzo Gregoris a sorvegliare l’entrata come un vero e proprio angelo custode, quando vedo un bambino sfrecciare spensierato sotto i portici, inseguito affannosamente dalla mamma. Le sue gambette hanno smesso di correre proprio quando è arrivato davanti a me. Ho abbassato lo sguardo sul suo ciuffo spettinato per la corsa e in quel momento lui ha alzato il suo sguardo curioso su di me. Aveva dei grandissimi occhi azzurri e li ho visti illuminarsi incantati alla vista della mia maglietta gialla, la bocca era leggermente aperta in un’espressione di meraviglia pura. In quel momento nei suoi occhioni ho rivisto la piccola me che gironzolava per Pordenone mano nella mano con i nonni e sognava un giorno di poter indossare quella bellissima maglietta gialla e passare tutto il giorno circondata da libri. Le mie labbra si sono piegate in un dolce sorriso, un po’ nostalgico forse, e ho alzato la mano in segno di saluto, subito ricambiato con entusiasmo dal bambino che rideva felice; non ho avuto neanche il tempo di dire “ciao” che era già sfrecciato via. Non ho potuto fare a meno di seguirlo con lo sguardo, il petto invaso da un piacevole calore per la consapevolezza di essere finalmente riuscita a realizzare il mio sogno.Sara Biason
Sono un angelo volontario e per la prima volta quest’anno ho avuto l’opportunità di vivere Pordenonelegge dalla parte “dello staff”, un’esperienza stimolante, coinvolgente, divertente ed arricchente che spero vivamente di poter ripetere per altri anni. La sera di sabato 17 ho avuto un incontro particolare, ripensandoci non posso fare a meno di ricordarlo come un episodio di un racconto, uno di quegli avvenimenti che si è soliti vedere nei film, ve lo propongo quindi in questa veste, sperando che vi possa strappare un sorriso. “Passò così per caso, quasi non me ne accorgevo, i raggi di sole cedevano ormai il posto alle ombre dei tetti e il freddo diveniva sempre più pungente, richiamando a sé le folate di vento serali. Attendevo dinnanzi alla soglia dell’Ex-Tipografia Savio, con la maglia gialla degli angeli sopra un maglione nero che non riusciva però a contrastare il freddo di quel sabato pomeriggio. Sorridevo contenta a tutti coloro che passeggiavano in quell’aria di novità settembrina che sempre caratterizza la nostra cittadina, indicavo la mostra e scambiavo due parole con i passanti, quando giunse lei. Una ragazza vestita di un cappotto rosso, taglio corto e ciuffo sbarazzino, incarnato chiaro, una borsa marrone dalla quale spuntavano giornali e titoli gialli, con delle piccole cuffie, quasi perle sul suo viso. La fermai invitandola a visitare l’esposizione, si voltò, mi rispose uno sguardo confuso e sorpreso e delle parole francesi. Vocaboli italiani erano risuonati fra una e musica a me ignota ma l’avevano indotta a fermarsi e donarmi quella timida risposta, per me solo suoni melodiosi privi però di un reale significato. “Oh I’m so sorry I don’t actually speak French! If you’d like to visit the exposition I’ll look for someone that knows your language” diss’io, ma nemmeno quell’idioma le parve comprensibile. Parlò ancora in francese dicendo, credo, che sarebbe entrata e avrebbe fatto un giro volentieri, magari anche solo sfogliando i volumi e facendosi scivolare fra le dita i colori dell’inchiostro dei caratteri e le tinte delle copertine. Entrò sorridendo a tutti i presenti, si mescolò fra la folla, già radunatasi per l’evento di calligrafia che da lì a poco sarebbe incominciato, e non la rividi per un po’, pensai che fosse uscita e che non me ne fossi resa conto. Trascorsi una decina di minuti ad immaginarla con il cappotto rosso e quell’aria creativa mentre passeggiava per i vicoli del corso ascoltando una melodia nota a lei sola, lontana dal nostro mondo, quasi in una realtà parallela. Uscì poco dopo con una borsetta con dei libri, aveva acquistato dei titoli da quegli editori locali dei quali non le era noto nulla, senza comprendere la nostra lingua, senza la necessità di cogliere il significato delle parole, fidandosi ciecamente di quel legame inspiegabile instauratasi fra ella e i titoli solo grazie al tatto, alla vista, al profumo della carta. Mi sorrise di nuovo e mi ringraziò poi scese lo scalino, infilò le cuffie e si allontanò per la lunga via portando con sé le ultime luci del tramonto.” Grazie Pordenonelegge per aver creato un’atmosfera di tale magica vivacità nella nostra città.Gaia Pizzato