Finalmente in italiano un classico della teologia che ha arricchito per secoli il pensiero evangelico.
Francesco Turrettini
Dio va pensato solo come il Creatore di tutta la realtà o anche come Colui che provvede regolarmente ad essa? Se nella mentalità pagana la provvidenza è pensata come qualcosa d’impersonale per cui il mondo è l’accadimento di eventi ineluttabili, per l’insegnamento biblico si ha a che fare con un Dio che governa il mondo in modo personale. Egli agisce in modo efficace e particolare al punto da permettere il coinvolgimento delle creature. Grazie a questo tipo di provvidenza si possono prendere le distanze dalle varie forme di determinismo o fatalismo che caratterizzano varie visioni del mondo. Il Dio biblico sa, infatti, coniugare causalità primarie e secondarie secondo un giusto ordinamento. In questa cornice si pone la questione del rapporto dei peccati con la provvidenza di Dio. È lecito attribuire a Lui la responsabilità dei vari peccati? Turrettini aiuta ad evitare certe semplificazioni permettendo una comprensione della provvidenza in termini rigorosamente biblici.
Pietro Bolognesi È docente di teologia sistematica all’Istituto di Formazione Evangelica e Documentazione di Padova. È stato membro della commissione teologica dell’Alleanza Evangelica Mondiale, direttore della rivista Studi di teologia e di Ideaitalia. Tra le sue pubblicazioni: il Dizionario di teologia evangelica, Eun, 2007, insieme a L. De Chirico e A. Ferrari; Tra credere e sapere. Dalla Riforma protestante all’Ortodossia riformata, Alfa e Omega, 2011. È anche membro del Collegio dei Garanti della Comunione dei teologi evangelici europei. Esercita inoltre il ministero pastorale nella chiesa evangelica riformata battista di Padova.
Istituzione Fascicolo 6 - Copertina.indd 1
12,00 €
Istituzione della teologia persuasiva: Sulla provvidenza di Dio
Apparteneva a una di quelle famiglie che dovettero lasciare l’Italia causa religionis. Nipote di Giovanni Diodati, compì studi di filosofia e teologia con i maggiori maestri del tempo, frequentando i centri di pensiero più importanti come Leida, Utrecht, Parigi, Saumur, Montauban e Ginevra. Nel 1648, divenne pastore della chiesa di Ginevra, con l’incarico di curare anche la comunità italiana. Succedette a Théodore Tronchin nella cattedra di teologia all’Accademia di Ginevra (1653) dove divenne anche rettore (1668). La sua opera fondamentale rimane la Institutio theologicae elencticae (1679-85), ma pubblicò anche trattati sulla morte di Cristo e sul cattolicesimo, oltre ad alcuni suoi sermoni. Morì il 28 settembre 1687 a Ginevra nella “maison Turrettini”.
Francesco Turrettini
Francesco Turrettini (1623-1687)
Piano dell’opera Il testo è stato suddiviso in venti fascicoli corrispondenti ai loci in cui è suddiviso l’imponente volume latino: 1.
Sulla teologia
2.
Sulla Sacra Scrittura
3.
Su Dio uno e trino
4.
Sui decreti divini
5.
Sulla creazione
6.
Sulla provvidenza di Dio
7.
Sugli angeli
8.
Sullo stato dell’uomo prima del peccato
Sulla provvidenza di Dio
9.
Sul peccato in generale e in particolare
A cura di Pietro Bolognesi
12. Sull’alleanza di grazia
ISTITUZIONE DELLA TEOLOGIA PERSUASIVA Fascicolo 6:
10. Sul libero arbitrio 11. Sulla legge di Dio 13. Sulla persona di Cristo 14. Sull’ufficio di mediatore di Cristo 15. Sulla vocazione e sulla fede 16. Sulla giustificazione 17. Sulla santificazione e le buone opere 18. Sulla chiesa
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19. Sui sacramenti 20. Sui novissimi
8/28/19 9:43 AM
L’Istituzione della teologia persuasiva è un classico della scolastica riformata. – Norman L. Geisler, Veritas Evangelical Seminary, Murrieta, California.
...Una delle più complete formulazioni della teologia calvinista mai pubblicate. – Wayne Grudem, professore di teologia biblica al Phoenix Seminary, Phoenix, Arizona.
Se c’è un’ottima opera teologica che è stata ingiustamente trascurata, si tratta proprio dei magistrali volumi di Francesco Turrettini sull’intera dottrina cristiana... Ovunque li raccomando caldamente ai predicatori, agli studenti di teologia e ai laici. – James M. Boice, Tenth Presbyterian Church, Philadelphia.
...Un evento notevole per le chiese riformate e per tutti quelli che s’interessano di storia e di sviluppo della teologia riformata... – Sinclair Ferguson, professore di teologia sistematica, Redeemer Seminary, Dallas.
...Teologi di qualsiasi scuola saranno felici che questo classico sia disponibile. – Leon Morris, Ridley College, Melbourne, Australia.
Sono ancora stupito dalla grandezza del risultato [raggiunto da Turrettini]... Si può trovare una profonda tensione devota e pastorale in Turrettini... un insegnamento meravigliosamente edificante. – John Frame, professore di filosofia e teologia sistematica, Reformed Theological Seminary, Orlando, Florida.
...Un contributo eccezionale alla letteratura teologica... Non si sbaglia mai a leggere i giganti e Francesco Turrettini è un gigante. – Paul Feinberg, Trinity Evangelical Divinity School, Deerfield, Illinois.
...Dovrebbe dimostrarsi un enorme passo per rimediare alla diffusa trascuratezza e incomprensione, persino rappresentazione fuorviante, dell’ortodossia riformata del XVII secolo. – Richard B. Gaffin Jr., professore di teologia biblica e sistematica, Westminster Theological Seminary.
Una delle maggiori opere dogmatiche riformate del XVII secolo, ha conservato la sua influenza a causa del suo uso a Princeton. Questi volumi ci danno un eccellente rappresentante dell’ortodossia riformata importante e della teologia polemica. – R. Scott Clark, professore di storia della Chiesa e di teologia storica, Westminster Seminary, California.
...Insieme a Pietro Martire Vermigli (1499-1562), il teologo protestante italiano più importante della storia della chiesa... Proprio per il suo pensiero biblicamente limpido e teologicamente netto, Turrettini è stato oggetto di una presa di distanza da parte del liberalismo teologico, che voleva persuadere il mondo moderno non più con gli argomenti della Rivelazione biblica, ma con i melliflui richiami del sentimento religioso. Non è un caso, quindi, che Turrettini sia stato dimenticato, perché troppo ingombrante dal punto di vista confessionale. Il fatto che, per la prima volta, l’opus magnum di Turrettini sia proposto in edizione italiana è motivo di compiacimento, perché, finalmente, il meglio della teologia protestante italiana è messo a disposizione di coloro che parlano la lingua che fu anche di Turrettini. – Leonardo De Chirico, professore di teologia storica all’Istituto di Formazione Evangelica e Documentazione, Padova.
Francesco Turrettini
ISTITUZIONE DELLA TEOLOGIA PERSUASIVA
A cura di Pietro Bolognesi
Francesco Turrettini
ISTITUZIONE DELLA TEOLOGIA PERSUASIVA Fascicolo 6:
Sulla provvidenza di Dio A cura di Pietro Bolognesi
Istituzione della teologia persuasiva Fascicolo 6: Sulla provvidenza di Dio Francesco Turrettini A cura di Pietro Bolognesi Proprietà letteraria riservata: BE Edizioni di Monica Pires P.I. 06242080486 Via del Pignone 28 50142 Firenze Italia Coordinamento editoriale: Filippo Pini Impaginazione: Graphom di Marida Montedori Revisione: Irene Bitassi Copertina: Alan David Orozco Prima edizione: Settembre 2019 Stampato in Italia Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla versione Diodati. ISBN 978-88-97963-99-8 Per ordini: www.beedizioni.it È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata compresa la fotocopia, anche ad uso interno didattico. Per la legge italiana la fotocopia è lecita solo per uso personale purché non danneggi l’autore. Quindi ogni fotocopia che eviti l’acquisto di un libro è illecita e minaccia la sopravvivenza di un modo di trasmettere la conoscenza. Chi fotocopia un libro, chi mette a disposizione i mezzi per fotocopiare, chi comunque favorisce questa pratica commette un furto verso l’autore e gli editori e mette a rischio la sopravvivenza di questo modo di trasmettere le idee.
Locus sesto: Sulla provvidenza di Dio Quaestio I Esiste una provvidenza? Lo affermiamo I. Così come le opere della natura s’inseriscono normalmente nelle opere della creazione e della provvidenza, la dottrina della creazione è giustamente seguita da uno studio sulla provvidenza che non può essere ignorata senza subirne un grave danno o conoscerla senza riceverne una singolare consolazione. Significato della parola “provvidenza”. II. La parola “provvidenza” fu chiamata dai greci πρόνοια perché πρότερον νοεῖ (come dice Favorino, Dictionarium Varini Phavorini [1538], pp. 1569-70) racchiude, in particolare, tre cose: πρόγνωσιν, πρόθεσιν e διοίκησιν, la conoscenza della mente, la delibera della volontà e la gestione efficace delle cose deliberate; conoscenza che orienta, volontà che comanda e potenza che realizza, come espresso da Ugo di San Vittore. Il primo prevede, il secondo provvede e il terzo procura. Pertanto, la provvidenza può essere considerata sia nel decreto antecedente che nell’esecuzione successiva. Il primo riguarda la destinazione eterna di tutte le cose alla loro conclusione; il secondo riguarda il governo temporale di tutte le cose secondo quel decreto. Il primo è un atto immanente di Dio; il secondo è un’azione transitiva che proviene da Dio. Qui trattiamo principalmente la provvidenza di Dio per ciò che riguarda il secondo punto (σχέσει). Esiste una provvidenza? III. La prima domanda, ovvero se la 7
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Istituzione della teologia persuasiva
provvidenza esista, non dovrebbe sussistere tra i cristiani, a meno che non vi siano degli atei tra di loro che, pur professando il nome di Cristo, negano la sua verità sia con le loro lingue che nelle loro vite e non solo mettono in discussione con gli antichi epicurei la dottrina della salvezza, la vera eredità della chiesa, ma si prendono la libertà di negarla del tutto, attribuendo tutte le cose alla fortuna e alla casualità e si sforzano di eliminare Dio dal mondo o renderlo indifferente (ἀπρονόητον), non curandosi né delle sue né di altre cose. Contro tali mostruosità umane, si deve ribadire la verità ortodossa. Da ciò sarà evidente che esiste una provvidenza nel mondo per cui tutte le cose, anche le più piccole, non sono soltanto e allo stesso tempo molto saggiamente e potentemente dirette, ma anche collegate a tal punto con la divinità da non poterla negare del tutto senza, allo stesso tempo, negare Dio. Si prova la provvidenza: (1) dalla natura e dal consenso popolare. IV. Per dimostrare questo punto primario della fede e della religione e per demolire l’empietà dei nemici che si beffano di Dio (θεομάχων) potrebbe essere sufficiente soltanto la voce della natura e il consenso popolare, nonché l’approvazione dei più saggi tra i pagani. Tutti loro, infatti, a una sola voce, tranne qualche epicureo, testimoniano di continuo questa verità. Platone, nel suo discorso riguardante Dio, mette queste basi: “Ci sono dèi che sovrintendono a ogni aspetto della realtà, grande o piccola che sia” (ὥς εἰσιν ἐπιμελούμενοι θεοὶ πάντων μικρῶν καὶ μειζόνων, Epinomide 980D [Platone tutti gli scritti, a cura di G. Reale, R. Radice, Milano 2000, p. 1776]). Aristotele, o chiunque sia l’autore del libro: “Il timoniere è nella nave, il cocchiere sul cocchio, il direttore nel coro, la legge nella città, il generale nell’esercito, lo è Dio nel cosmo” (ὥσπερ ἐν νηὶ κυβερνήτης, ἐν ἅρματι ἡνίοχος, ἐν χορῷ δεv κορυφαῖος, ἐν πόλει δεv νόμος, ἐν στρατοπέδῳ ἡγεμὼν, τοῦτο Θεὸς ἐν κόσμῳ [Il trattato
sul cosmo per Alessandro attribuito ad Aristotele, Giovanni Reale Abraham P. Bos, Milano 1995, p. 231]). Gli stoici insistono molto Fascicolo 6
Locus sesto: Sulla provvidenza di Dio
su questo punto. Lo asserivano in modo così frequente e unanime, dice Lipsius, da diventare la barzelletta e motivo di divertimento per i loro avversari che erano soliti definire ciò “la vecchia profetessa degli stoici”. Seneca lo prova usando molte argomentazioni in un particolare trattato che esamina il perché i mali accadano agli uomini buoni: “La provvidenza sovrasta tutto e Dio si prende cura di noi”; e poi: “È assolutamente inutile dimostrare al momento che un’opera tanto grande può esistere senza un guardiano né che questo avvicinarsi e allontanarsi di stelle è un impulso casuale, e che le cose che il caso muove spesso sono turbate e si scuotono facilmente, e che questa velocità senza ostacoli proceda sotto il comando di una legge eterna portando con sé tantissime cose per terra e per mare, tante e luminose stelle che brillano ordinatamente; [è inutile spiegare] che quest’ordine non è di una materia errante” (La provvidenza 1.1,2 [a cura di Alfonso Traina, Milano 1997]). Cicerone fonda la questione solidamente con varie argomentazioni sul movimento, la situazione, ecc. dei cieli; la stabilità, la forma, l’abbellimento della terra e altre simili argomentazioni (De Natura Deorum 2 [La natura degli dei]). E alla provvidenza (πρόνοια) fu dato talmente tanto rilievo tra i pagani da adorarla come dea a Delo perché assistette Latona durante il travaglio. In questo contesto, significa che la natura, eletta da Latona, non può fare niente senza la provvidenza come ostetrica, che l’assiste come se fosse gravida e in travaglio; cioè, le cause seconde non possono nulla senza le prime. (2) Dalle Scritture. V. Ancora più fortemente e chiaramente è corroborato dalla testimonianza delle Scritture. La Scrittura solitamente unisce la creazione delle cose con la provvidenza. Presenta Dio, che non è soltanto il Creatore (κτιστὴς), ma anche il Provveditore (προνοητὴς), non solo il Creatore momentaneo, che abbandona immediatamente il lavoro da lui eseguito, bensì pure colui che provvede costantemente, curando con affetto e sostenendo il suo lavoro con la sua influenza continua prendendosene Sulla provvidenza di Dio
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Istituzione della teologia persuasiva
cura perpetuamente: “Poiché Dio non è come un costruttore che, dopo aver costruito un edificio, se ne va, ma la sua opera sussiste anche quando egli cessa di agire e se ne va; il mondo invece non potrebbe continuare a esistere neppure un batter d’occhio se Dio gli sottraesse la sua azione reggitrice” (come dice Agostino, Genesi alla Lettera 4.12 [PL 34.304]). “Costruire bene e prendersi cura di ciò che si è fatto entrambi appartengono a Dio” (καλῶς ποιῆσαι, καὶ τῶν γενομένων καλῶς ἐπιμεληθῆναι, Nemesio di Emesa, La natura dell’uomo 42.2*, Bologna 2018; PG 40.788). È inutile citare tutti i passaggi della Scrittura che confermano questo punto. Ve ne sono tanti quasi quante sono le pagine della Bibbia, poiché niente è sottolineato più frequentemente, niente è più chiaro nella Parola di Dio. Potete consultare Giobbe 12; 38; 39; 40; 41; Salmi 19; 91; 104; 107; 136; Proverbi 16,20; Geremia 10; Matteo 6,10; Atti 14,17. Cristo dice: “Il Padre mio opera infino ad ora” (Gv 5,17), non come se creasse nuove cose, ma conservando e governando quelle già create. Pertanto, “cinque passeri non si vendon per due soldi? Eppure non uno d’essi è dimenticato dinanzi a Dio; anzi, perfino i capelli del vostro capo son tutti contati” (Lc 12,6-7; Riveduta). E Paolo dice “senza però lasciare sé stesso privo di testimonianza (ἀμάρτυρον), facendo del bene, mandandovi dal cielo pioggia e stagioni fruttifere, dandovi cibo in abbondanza, e letizia nei vostri cuori” (At 14,17; Nuova Riveduta). Testimonia anche che “lui […] dà a tutti la vita, il respiro e ogni cosa […] Difatti, in lui viviamo, ci moviamo, e siamo” (At 17,25,28*; Nuova Riveduta). E altrove insegna che Dio “opera tutte le cose secondo il consiglio della sua volontà” (Ef 1,11); Il Figlio “sostiene tutte le cose con la parola della sua potenza” (Eb 1,3; Nuova Riveduta); e “tutte le cose consistono in lui” (Cl 1,17) e così via in molteplici altri passaggi. Proprio questa cosa è anche adombrata da vari simboli, ma soprattutto dalla triplice tipologia: (1) il monte Moria (Gn 22,8), dove Dio fornisce una prova considerevole della tutela d’Isacco, sostituiFascicolo 6
Locus sesto: Sulla provvidenza di Dio
to da un montone, per cui la chiesa rivendica questo simbolo come proprio e peculiare a sé: “Il Signor provvederà” ( ; 22,14). (2) La scala di Giacobbe (Gn 28,12,13), chiamata da Filone la scala celeste (οὐρανοκλίμακα, De somniis 1.3 anche 1.159 e 2.3 [Filone di Alessandria, a cura di C. Kraus Reggiani, Milano 1986]), in cui Dio è rappresentato seduto sulla scala, mentre governa e regola molto saggiamente tutte le cose celesti, terrene, visibili e invisibili. (3) Il carro di Ezechiele 1, in cui non solo le ruote piene d’occhi con il loro spirito vitale grazie al quale si muovevano, indica non solo un’intima provvidenza che possiede un occhio eterno e penetrante, che contempla tutte le cose (come descritto altrove, Zc 4*; 10*) e una potenza molto efficace che lo muove, ma una ruota è collocata “in mezzo di un’altra ruota”, la più piccola nella più grande, a indicare la concatenazione e la dipendenza delle cause seconde con la prima. 3) Dalla natura di Dio. VI. Terzo, si evince la stessa cosa: (a) dalla natura di Dio stesso. Perché “Se vi è Dio, senza dubbio, in quanto Dio, è provvido” (Lattanzio, La collera di Dio 9 [PL 7.98]. Inoltre, il mondo non può sussistere senza di lui né essere creato perché le stesse ragioni che lo hanno spinto a creare gli impongono di governare. (b) Dalla sua indipendenza e causalità, per cui tutte le cose create e le cause seconde devono dipendere da lui sia nell’essere che nell’operare. (c) Dalla sua saggezza, potenza e bontà. Perché se Dio non si cura del mondo è perché non conosce o perché non può o perché non desidera farlo. Ma come si può affermare questo senza bestemmiare enormemente contro di lui, in quanto egli è estremamente saggio, prevedendo tutto e tutti, e potente (niente gli è impossibile [ἀδύνατον]) e il migliore, poiché avendo creato il mondo all’inizio con la massima bontà, non può che conservarlo e governarlo. 4) Dalla natura delle cose create; 5) dall’armonia e ordine del mondo; 6) dalle predizioni; 7) dalle rivoluzioni degli Sulla provvidenza di Dio
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Istituzione della teologia persuasiva
imperi; 8) dalle benedizioni e giudizi; 9) dalla coscienza. VII. Quarto, la stessa cosa è dimostrata a posteriori. (a) Dalla natura e condizione delle cose create, che essendo state prodotte dal niente, non posseggono in loro stesse la potenza di sussistere né potrebbero sussistere neanche per un momento, se non fossero costantemente sostenute dalla stessa mano che le ha formate. “Se tu nascondi la tua faccia, sono smarriti; se tu ritiri il fiato loro, trapassano, e ritornano nella lor polvere. Se tu rimandi il tuo spirito son creati; e tu rinnuovi la faccia della terra” (Sl 104,29-30). Inoltre, poiché molte di esse non prevedono né possono prevedere la loro fine, e tuttavia vi sono condotte da alcune leggi e dal corso costante, devono essere tutte dirette da una Mente superiore che prevede tutte le cose. (b) L’armonia e l’ordine ammirevoli osservabili nel mondo tra così tante cose, confusi tra le specie e mutualmente opposti l’uno all’altro, non possono essere concepiti senza un reggente e governante superiore. (c) Le predizioni degli eventi futuri fatte molto prima che avvengano, e che, senza la divina provvidenza, non potrebbero essere ammesse o concepite. Perché, se tutte le cose non furono previste e non accaddero grazie al suo volere immutabile, tali predizioni sarebbero soltanto delle mere congetture e poggerebbero sull’incertezza. (d) La costituzione e le rivoluzioni degli imperi e delle repubbliche in cui la segreta provvidenza della Deità interviene, togliendo e conferendo le corone a piacimento, suscitando e deponendo, trasferendo e costituendo re, cambiando i tempi e le stagioni, che anche il peggiore tra gli uomini deve ammettere. È per questo che gli imperi sono instaurati nel mondo, che sono conservati dopo la loro fondazione, che si pone attenzione alla legge e all’ordine politico? O che il mondo non diventi un vespaio di ladri malgrado la moltitudine sempre più numerosa di persone maldisposte che desiderano che le leggi siano eliminate rispetto ai buoni che le difendono? Sicuramente, non si può supporre che questo accada senza Dio e che possa essere diretto da altri oltre a Dio per Fascicolo 6
Locus sesto: Sulla provvidenza di Dio
mezzo del quale “regnano i re” (Prv 8,15): “L’Altissimo signoreggia sopra il regno degli uomini, e ch’egli lo dà a cui gli piace” (Dn 4,32). (e) Le benedizioni e gli straordinari giudizi che Dio riversa sui buoni e sui malvagi, oltre e sopra qualsiasi ordine o sistema delle cose umane. (f ) Il senso della coscienza, perché “la coscienza è un dio per tutti i mortali” (βροτοῖς ἅπασιν ἡ συνειδησις Θεὸς, Menandri sententiae 107 [a cura di Carlo Pernigotti, Firenze 2008], p. 39). Per cui, se non esiste la provvidenza, e tutte le cose sono dirette dalla casualità e dalla fortuna, perché la coscienza accusa e scusa gli uomini (Rm 2,15)? Perché tremano al ricordo dei crimini e al senso del giudizio? Perché gli empi, spinti dalle furie delle loro coscienze malvagie, “tremano ad ogni lampo, e diventano pallidi, e restan senza flato ai primi tuoni” (come dice Giovenale, Le Satire 13.223-24 [trad. di Raffaello Vescovi, Firenze 1885])? Perché questo testimone e giudice inesorabile non può essere eliminato del tutto per non farlo tornare mai più? Infatti, cosa ci sarebbe di più vano di questa paura, se, trascurando la cura dell’universo, Dio considerasse e stimasse allo stesso modo la pietà e la malvagità degli empi? VIII. Infine, tutti gli argomenti che abbiamo utilizzato per provare l’esistenza di Dio confermano anche la sua provvidenza. Infatti, la provvidenza è talmente connessa alla divinità da non poterla asserire o negare senza asserire o negare Dio stesso. Pertanto, in tutte le Scritture Dio è separato dagli idoli usando l’argomento della provvidenza (Is 41,22-23; 42,8-9; Gb 12,7-9). I pagani, usano Dio e la provvidenza in modo promiscuo (Θεὸς καὶ πρόνοια). Non solo coloro che negano l’esistenza, ma anche coloro che negano la provvidenza di Dio, sono condannati come atei (ἀθεότητος). Fontes solutionum. IX. La provvidenza di Dio non toglie la contingenza delle cose, perché ciò che diventa necessario per la provvidenza rispetto alla causa prima rimane sempre indifferente rispetto alla causa seconda; né sovverte la libertà della volontà, perSulla provvidenza di Dio
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ché la necessità ipotetica del decreto non porta alcun’azione congiunta alla volontà, ma le permette di esercitare il proprio moto liberamente, anche se inevitabilmente. Non elimina nemmeno l’utilizzo dei mezzi, poiché la certezza del fine non elimina, ma presuppone la necessità dei mezzi; né il concorso delle cause prime esclude il concorso delle cause seconde, infatti, lo trascina con sé. Perciò, Dio ha decretato di produrre un tale effetto con l’azione della provvidenza e ha decretato ugualmente di eseguirlo con l’intervento di mezzi e cause seconde. Non abolisce nemmeno la relazione tra punizioni e ricompense, perché la necessità che apporta la provvidenza non è assoluta, fisica e obbligatoria, distruggendo la libertà, ma relativa, dall’ipotesi del decreto d’immutabilità che, effettivamente, rende l’uomo dipendente e responsabile (ὑπεύθυνον), pur lasciandolo sempre razionale e libero e, pertanto, degno di ricompensa o punizione nelle opere buone o malvagie. X. Il peccato, contrario alla volontà divina, non può essere prodotto effettivamente dalla provvidenza di Dio, ma niente impedisce che sia decretato dalla sua provvidenza in modo permissivo e diretto efficacemente senza alcun biasimo nei confronti della provvidenza divina, come sarà provato in modo più esaustivo qui di seguito. XI. Le cose confuse a tal punto da non poter essere organizzate in alcun modo non si può dire che siano governate dalla provvidenza. Ma in questo senso, niente può essere detto confuso e disordinato (ἄτακτον) nel mondo. Infatti, se alcune cose sembrano confuse e disorganizzate, lo sono solo rispetto a noi che non vediamo le cause delle cose, le modalità e le finalità, ma non in loro stesse e rispetto a Dio dal quale sono dirette molto saggiamente. Ciò che a noi sembra sconvolgente, brilla comunque di un notevole ordine dato dalla saggezza e giustizia divina. Pertanto, nella vendita di Giuseppe e nella crocifissione di Cristo, vi era un disordine terribile (ἀταξία) secondo l’opinione umana, ma un ordine molto saggio secondo il Fascicolo 6
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decreto di Dio che così come suscita la luce dal buio, suscita anche il bene dal male. Volle dirigere questi eventi a manifestazione della propria gloria e per la sicurezza della chiesa, poiché niente fu fatto qui che la volontà e il consiglio di Dio non avessero già prestabilito che avvenissero (At 4,28). “Voi certo avevate pensato del male contro a me; ma Iddio ha pensato di convertir quel male in bene” (Gn 50,20). XII. Benché la felicità dei malvagi e le calamità dei pii abbiano spesso fatto dubitare i pagani della provvidenza e, in effetti, abbiano spesso messo alla prova anche i credenti e santissimi uomini di Dio che spesso se ne lamentavano, come leggiamo nelle Scritture, questo però non dovrebbe indebolire la nostra fede nella provvidenza. (1) La relazione della provvidenza e della giustizia richiede in effetti che vi sia il bene con i buoni e il male con i malvagi, ma non richiede che vi sia, allo stesso modo, sempre il bene con i buoni e sempre il male con i malvagi. La meravigliosa saggezza di Dio è evidente in questa dispensazione delle cose; infatti, mentre desidera che molte malvagità siano punite adesso, in questa vita, affinché l’uomo sia istruito sulla giustizia e provvidenza, molti li lascia impuniti per indicare che esiste un altro mondo dopo questa vita in cui renderà a ciascuno secondo le sue opere. Agostino lo spiega in modo eccellente: “Se una pena palese colpisse ogni peccato nel tempo, si potrebbe pensare che nulla è riservato all’ultimo giudizio. Se al contrario un palese intervento di Dio non punisse nel tempo alcun peccato, si potrebbe pensare che non esiste la divina provvidenza” (La città di Dio 1.8 [PL41.20]). Aveva già dato la ragione di questa dispensazione: “È ordinamento infatti della divina provvidenza preparare per il futuro ai giusti dei beni, di cui non godranno gli ingiusti, e ai miscredenti dei mali, con cui non saranno puniti i buoni. Ha voluto però che beni e mali nel tempo siano comuni a entrambi affinché i beni non siano cercati con eccessiva passione, poiché si vede che anche i cattivi li hanno, e non Sulla provvidenza di Dio
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Pietro Bolognesi È docente di teologia sistematica all’Istituto di Formazione Evangelica e Documentazione di Padova. È stato membro della commissione teologica dell’Alleanza Evangelica Mondiale, direttore della rivista Studi di teologia e di Ideaitalia. Tra le sue pubblicazioni: il Dizionario di teologia evangelica, Eun, 2007, insieme a L. De Chirico e A. Ferrari; Tra credere e sapere. Dalla Riforma protestante all’Ortodossia riformata, Alfa e Omega, 2011. È anche membro del Collegio dei Garanti della Comunione dei teologi evangelici europei. Esercita inoltre il ministero pastorale nella chiesa evangelica riformata battista di Padova.
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Apparteneva a una di quelle famiglie che dovettero lasciare l’Italia causa religionis. Nipote di Giovanni Diodati, compì studi di filosofia e teologia con i maggiori maestri del tempo, frequentando i centri di pensiero più importanti come Leida, Utrecht, Parigi, Saumur, Montauban e Ginevra. Nel 1648, divenne pastore della chiesa di Ginevra, con l’incarico di curare anche la comunità italiana. Succedette a Théodore Tronchin nella cattedra di teologia all’Accademia di Ginevra (1653) dove divenne anche rettore (1668). La sua opera fondamentale rimane la Institutio theologicae elencticae (1679-85), ma pubblicò anche trattati sulla morte di Cristo e sul cattolicesimo, oltre ad alcuni suoi sermoni. Morì il 28 settembre 1687 a Ginevra nella “maison Turrettini”.
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Piano dell’opera Il testo è stato suddiviso in venti fascicoli corrispondenti ai loci in cui è suddiviso l’imponente volume latino: 1.
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3.
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Sulla creazione
6.
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7.
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Sul peccato in generale e in particolare
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