Abraham Kuyper

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James D. Bratt

ABRAHAM KUYPER

calvinista moderno, cristiano democratico


Abraham Kuyper Calvinista moderno, cristiano democratico James D. Bratt Proprietà letteraria riservata: BE Edizioni di Monica Pires P.I. 06242080486 Via del Pignone 28 50142 Firenze Italia Originally published in English under the title: Abraham Kuyper: Modern Calvinist, Christian Democrat Copyright © 2013 James D. Bratt Published by Wm. B. Eerdmans Publishing Co. Translated and printed by permission of Wm. B. Eerdmans Publishing Co. All rights reserved

Coordinamento editoriale: Filippo Pini Traduzione: Carlotta Rossi Revisione: Irene Bitassi Progetto grafico: Samuele Ciardelli Impaginazione: Graphom di Marida Montedori Prima edizione: Ottobre 2018 Stampato in Italia

Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla Nuova Riveduta, Società Biblica di Ginevra. ISBN 978-88-97963-67-7 Per ordini: www.beedizioni.it È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata compresa la fotocopia, anche ad uso interno didattico. Per la legge italiana la fotocopia è lecita solo per uso personale purché non danneggi l’autore. Quindi ogni fotocopia che eviti l’acquisto di un libro è illecita e minaccia la sopravvivenza di un modo di trasmettere la conoscenza. Chi fotocopia un libro, chi mette a disposizione i mezzi per fotocopiare, chi comunque favorisce questa pratica commette un furto verso l’autore e gli editori e mette a rischio la sopravvivenza di questo modo di trasmettere le idee.


A George Marsden e Ronald Wells: guide, colleghi, amici.


CONTENUTI Prefazione all’edizione italiana di Valdo Spini

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Prefazione di Mark A. Noll

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Introduzione

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Note tecniche e ringraziamenti

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I. FONDAMENTA, 1837-1877  1.  2.  3.  4.  5.

Eredità e gioventù Istruzione Il giovane pastore Il giovane politico Brighton e il crollo

29 47 69 91 115

II. COSTRUZIONI, 1877-1897  6.  7.  8.  9. 10. 11. 12.

Organizzatore Teorico politico Riformatore della chiesa Teologo della chiesa Teologo della cultura Cristiano democratico Critico della cultura

141 161 181 205 227 251 277

III. PREMONIZIONI, 1898-1920 13. 14. 15. 16. 17. 18.

Kuyper in America Vita e morte alla fine del XIX secolo Apice del potere I popoli di Dio Dilemmi della democrazia cristiana Fine del mondo

301 325 345 373 401 429

Bibliografia

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Note

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Indice dei nomi

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PREFAZIONE ALL’EDIZIONE ITALIANA

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egli anni di maggiore potenza della Democrazia Cristiana e della sua maggiore caratterizzazione confessionale in senso cattolico, era difficile spiegare all’opinione pubblica italiana come i partiti democratico-cristiani tedesco e olandese avessero o avessero avuto la presenza di protestanti vista la composizione pluralistica del cristianesimo di quei paesi. Eppure, è stato ed è così. Si pensi solo al fatto che la cancelliera della Repubblica Federale di Germania, Angela Merkel, è cristiano-democratica ed è figlia di un pastore protestante. Così è stato ed è in Olanda, dove addirittura un pastore come Abraham Kuyper ha rivestito ruoli eminenti sia nella chiesa che nelle istituzioni politiche, partendo da posizioni di conservatorismo socialmente ispirato e collaborando con i cattolici, tanto da meritarsi l’appellativo di christian democrat da parte dell’autore di questa biografia, James D. Bratt. Il nostro teologo Paolo Ricca, parlando del neo-calvinismo italiano del XX secolo, sviluppatosi negli anni Venti, Trenta e Quaranta con Giuseppe Gangale, Giovanni Miegge e Valdo Vinay, ricorda come in realtà il neo-calvinismo fosse nato in Olanda proprio per iniziativa di Abraham Kuyper e che l’idea centrale di questi è che calvinismo non è semplicemente un ordinamento ecclesiastico, è un sistema di vita, non è solo una costruzione teologica, è una visione del mondo.1 Il neo-calvinismo, anche se contrario alla visione di un mondo che prescinda totalmente da Dio come quella della Rivoluzione francese, peraltro è laico perché afferma l’autonomia delle realtà terrestri, non già rispetto a Dio,

1 Paolo Ricca, Il neocalvinismo del XX secolo in Italia, in «Dimensioni e problemi della ricerca storica», 2 (luglio-dicembre 2010), pp. 111-134. Studi inediti su Kuyper sono stati condotti in Italia anche da Emanuele Fiume.

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Abraham Kuyper

ma rispetto alla chiesa. È contro ogni assolutismo, perché questo violerebbe la sovranità di Dio, e in questo senso sarà poi, nei decenni successivi del XX secolo, origine e fonte di anti-nazismo e di antifascismo. Neo-calvinismo e democratici cristiani non confessionali sono tutti termini che in Italia non sono molto diffusamente conosciuti. Importante quindi la traduzione in italiano della bella, documentata e ponderosa biografia di James D. Bratt su Abraham Kuyper, un pastore riformato, una personalità poliedrica come poche, un uomo che nel corso della sua vita (1837-1920) ha creato un partito politico, un quotidiano (anzi due), un’università, una chiesa, ed è stato per un mandato, dal 1901 al 1905, primo ministro del governo olandese. Ancora Ricca ricorda che Kuyper organizzò anche il primo congresso cristiano-sociale, nel corso del quale pronunciò un importante discorso dal titolo: “Il problema sociale e la religione cristiana”, in cui tra l’altro sostenne, contro l’opinione dei conservatori, che lo stato e la chiesa avevano il dovere di occuparsi dei problemi del lavoro, della disoccupazione, del giusto salario e della povertà, che non è un fatto naturale, ma un prodotto sociale. Non si tratta del socialismo cristiano del pastore socialista svizzero Leonhard Ragaz (1868-1945).2 Si tratta piuttosto di un cristianesimo sociale, ma comunque una risposta alla questione sociale che si manifesta nell’Ottocento nei vari paesi europei. “Perché dovremmo occuparci oggi di Kuyper?”, si domanda nella presentazione all’edizione inglese Mark A. Noll, un eminente storico americano del cristianesimo, e si risponde che il vigore della sua fede, i suoi strenui sforzi nel metterla in pratica non solo nella religione, ma in campi come la politica e l’educazione, i risultati raggiunti in questa attività, le tante persone che riuscì a coinvolgere e a influenzare, lo rendono una figura di portata storica mondiale. Anche se, aggiunge Noll, la sua biografia va maneggiata con cura, va contestualizzata nel periodo storico in cui si è svolta la sua vita e non va certo considerata acriticamente. Per esempio importanti pastori afrikaners (cioè olandesi emigrati in Sud Africa) cercarono nella teologia di Kuyper, il sostegno per affermare che essi rispondevano a una chiamata divina in quelle terre con tutto quello che poi – drammaticamente – ne doveva conseguire. Oggi forse noi potremo dire che la biografia di Abraham Kuyper, la sua teologia, la sua fede cristiana così intensa e sentita, possono ispirare un nuovo impegno del cristiano nella politica, proprio in un momento in cui

2 Cfr. Leonhard Ragaz, Il sermone sul monte, Edizioni di Comunità, Milano, 1963.

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Prefazione all’edizione italiana

il prestigio della politica stessa sembra essere così caduto in basso, in Italia, ma non solo. Una cosa infatti era ben chiara nel suo messaggio evangelico e cioè che la povertà era un prodotto sociale da cambiare, non un dato da accettare. E questo ce lo fa sentire vicino anche in questo XXI secolo. Valdo Spini3

3 Valdo Spini è professore universitario, autore di varie opere di carattere politico ed economico, direttore della rivista «Quaderni del Circolo Rosselli», nonché promotore e presidente della Fondazione Circolo Rosselli. È stato vicesegretario nazionale del PSI, presidente della direzione dei DS e aderente a SD, deputato per diverse legislature, presidente di commissione parlamentare, ministro dell’ambiente dei governi Amato e Ciampi, sottosegretario di diversi governi, consigliere comunale e assessore del Comune di Firenze.

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PREFAZIONE

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e domande intrecciate a cui risponde questa splendida biografia sono: “Chi era Abraham Kuyper e perché dovrebbe interessarci?” Rispondere alla prima domanda non è semplice, perché la carriera di Kuyper fu colma di imprese degne di nota, come quella di qualsiasi singola persona nella storia occidentale moderna. Partendo dalla sua nascita nel 1837, nel porto olandese di Maassluis, fino ad arrivare alla sua morte a L’Aia, nel 1920, la vita di Kuyper comprese una straordinaria molteplicità di imprese. Solo per elencarne alcune, fu ministro della chiesa riformata olandese, rappresentando la forza trainante dietro una grande scissione in quella chiesa, fu professore di teologia, fu direttore di un quotidiano per molto tempo, fu il fondatore del primo partito politico di massa olandese, fu un sostenitore attivo per il finanziamento pubblico delle scuole private religiose, fu fondatore di un’università, fu un conferenziere molto acclamato in Gran Bretagna e in America, fu un membro del parlamento olandese (e successivamente del senato), dal 1901 al 1905 fu il primo ministro olandese e per tutta la vita adulta fu un autore assolutamente instancabile su temi politici, teologici, culturali e religiosi. Nonostante soffrì per lunghi periodi di crolli causati da esaurimenti nervosi, ciò sembrò soltanto farlo tornare in scena con ambizioni ancora più grandi per programmi più lunghi. Se le idee di Kuyper fossero state completamente banali, anche solo la sua serie di imprese lo renderebbe degno di un’attenzione particolare. Tuttavia, siccome le sue idee furono convinzioni ben articolate che lo motivarono nelle sue numerose attività, cercando di rispondere alla domanda: “Chi era Kuyper?”, occorre prestare la massima attenzione al suo pensiero. Kuyper fu prima di tutto un protestante convinto, che sostenne l’idea della riforma guidata dalla Parola di Dio come sommo ideale. Con altrettanta intensità, Kuyper credeva che la Rivoluzione francese avesse scatenato le forme di razionalismo, individualismo e ateismo più distruttive possibili e immaginabili. Ereditò le tendenze della cristianità europea (e il presupposto che tutti gli aspetti della

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Abraham Kuyper

vita dovessero essere tenuti assieme in modo organico), ma fu anche dedito alla pietà personale sincera (riuscendo così a scrivere in modo toccante dell’opera dello Spirito Santo). Kuyper credeva che la creazione nella sua massima estensione fosse un dono incommensurabile di Dio e che la redenzione di Cristo si estendesse fino a raggiungere le estremità della creazione. Kuyper combinò la sua fiducia nel messaggio del Nuovo Testamento sulla redenzione in Cristo con una convinzione altrettanto solida che l’Antico Testamento dimostrasse la profonda preoccupazione di Dio per la vita familiare, l’agricoltura, la politica, la struttura economica, la guerra, le relazioni internazionali e altro ancora. Fu profondamente impegnato nel tema della “sovranità delle sfere”, ossia la convinzione che Dio avesse organizzato la creazione in àmbiti di attività distinti (famiglia, lavoro, arte, istruzione, chiesa, stato), che a ciascuno fossero stati assegnati dal Creatore degli obiettivi specifici e che ognuno possedesse la propria integrità. Kuyper aveva una concezione positiva del governo, non come una soluzione multiuso per ogni problema, bensì come la “sfera” data da Dio e scelta per giudicare le controversie tra le altre sfere, per difendere i deboli contro i forti, per mantenere i doveri naturali dello stato, per lo sviluppo delle infrastrutture e la promozione del benessere generale. Al massimo livello, Kuyper sosteneva sia che Dio avesse donato a tutta l’umanità la capacità di contribuire significativamente al bene comune (“grazia comune”), sia che la rigenerazione in Cristo creasse una comunità, una mente, una predisposizione e una sensibilità del tutto opposti a ogni cosa del mondo (“l’antitesi”). La forza delle sue convinzioni, insieme ai suoi sforzi tenaci volti a metterle in pratica in Olanda per finalità educative, politiche e religiose, nonché al numero significativo di persone in tutto mondo che hanno tratto ispirazione dalle sue idee, rende Kuyper una figura d’importanza storica mondiale. Questo significa anche che una biografia come questa dev’essere redatta con cura, affinché i lettori arrivino a capire Kuyper nel suo contesto di vita, nonché l’influenza che le sue idee hanno avuto. La portata di questa influenza è notevole, poiché ha contribuito al partito democratico-cristiano europeo ed è stato una guida per gli immigrati olandesi in molte parti del mondo, una figura utilizzata per giustificare l’apartheid del Sudafrica, un riferimento per molti leader nell’àmbito dell’istruzione evangelica superiore in America, una fonte d’ispirazione speciale per i filosofi cristiani moderni, nonché uno stimolo – con il suo concetto di “visione del mondo” – a chi oggi intraprende una battaglia culturale. Il grande successo di James Bratt nel rispondere a questa sfida deriva da una sottile miscela di fatti ben documentati e giudizi ponderati attentamente. Entrambi sono importanti. Data la gamma di attività di Kuyper, la vita fu

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Prefazione

straordinariamente complicata, ma la chiarezza della narrazione che segue non viene mai meno. Alla luce dei nobili ideali di Kuyper e della rara combinazione delle sue qualità personali (cristiano umile, forza travolgente, teologo sensibile, populista entusiasta, politico astuto, statista di buoni princìpi), le aspettative nei confronti di uno studioso sono estreme, ma le opinioni di Bratt sono sempre tanto convincenti quanto empatiche. C’è anche un’altra domanda: “Perché dovrebbe interessarci?” La possibilità di riflettere sulla vita descritta nel presente libro offre molto su cui riflettere a quelli che hanno occhi per vedere. Più di qualsiasi protestante dell’era moderna, Kuyper riuscì a combinare la teologia (soprattutto la creazione e la redenzione) e la vita nel mondo (in particolare attraverso la pratica della sovranità delle sfere). Tuttavia, un protestante deve domandarsi quanto fu convincente il fondamento scritturale di Kuyper relativo a questa nozione della sovranità delle sfere. Insieme solo ad alcuni altri statisti dell’epoca moderna (forse Konrad Adenauer e il quasi cristiano Vaclav Havel), Kuyper mise in atto una strategia politica che tenne fede coraggiosamente sia alle realtà spirituali trascendenti sia alle realtà del potere concreto. Tuttavia, l’approccio di Kuyper alla politica cristiana necessita di una nazione piccola come l’Olanda di quei tempi (una popolazione di poco più di cinque milioni di abitanti) o relativamente monoculturale come gli olandesi di allora? La visione di Kuyper sulla riflessione assolutamente cristiana, che spiega con coraggio la rivendicazione di Cristo rispetto a “ogni centimetro quadrato” della vita umana, è stata uno dei principali fattori alla base della migliore istruzione cristiana superiore moderna. Cosa dovrebbero pensare, però, gli osservatori riguardo al grande progetto di Kuyper, l’Università Libera di Amsterdam, che mezzo secolo dopo la sua scomparsa si secolarizzò piuttosto rapidamente? Non ultimo, a quale corrente contemporanea della politica americana appartiene Kuyper? Alla destra, con il suo forte sostegno ai valori tradizionali e la sua difesa appassionata dei diritti della famiglia? Oppure alla sinistra, con un ruolo del governo relativamente esteso e la sua diffidenza verso i ricchi e i potenti? I lettori attenti di questa biografia storica impareranno moltissimo di una persona degna di nota e dovrebbero anche trovarsi in una posizione migliore per riflettere su questioni vitali relative al cristianesimo e all’istruzione, allo stato e alla chiesa, all’universalismo cristiano e al particolarismo cristiano, nonché su molte altre questioni che rimangono di fondamentale importanza ancora oggi, quasi un secolo dopo la scomparsa di Kuyper. Mark A. Noll

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INTRODUZIONE

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nche se fosse soltanto un personaggio storico bizzarro, Abraham Kuyper sarebbe ugualmente straordinario. La serie di cose che Kuyper riuscì a compiere nella sua patria olandese nel periodo tra il 1870 e il 1920 è sorprendente. Scrisse più di ventimila articoli di quotidiani, decine di opuscoli e numerosi trattati in vari volumi; fu direttore di due giornali, un settimanale e un quotidiano; fu cofondatore di una nuova università (dove lavorò anche come professore) e di una nuova denominazione religiosa. Infine, se tutto questo non bastasse, fu il leader di un importante partito politico in Olanda per quarant’anni e servì la nazione come primo ministro per quattro anni. Forse, però, per il nostro mondo diviso dal punto di vista religioso e culturale, il ruolo di Kuyper fu importante soprattutto per il modo in cui propose ai credenti di portare tutto il peso delle loro convinzioni nella vita pubblica, nel pieno rispetto dei diritti degli altri in una società pluralistica, sotto un governo costituzionale. La sua non fu una crociata conservatrice, perché volle inserire la convinzione religiosa sulla scia dell’onda progressista e liberatrice dello sviluppo moderno, rendendo al contempo i suoi seguaci saldi nell’impegno conservatore verso la loro tradizione. Kuyper insegnò loro come utilizzare la tradizione per contrastare gli avversari secolarizzanti, ma anche per promuovere l’autocritica e la ricostruzione. Chiese loro di rivalutare il proprio adattamento alla vita contemporanea e di riconsiderare il significato della giustizia e della libertà nel regno di un Dio trascendente. In sintesi, fu un riformatore religioso e una specie di crociato, perché sfidò i nostri stereotipi riguardo a come appare una vita pubblica orientata a livello religioso. Questo potrebbe essere particolarmente sorprendente, visti i riferimenti a Kuyper nella vita contemporanea, soprattutto negli Stati Uniti. A volte, la destra cristiana utilizza un’interpretazione molto impoverita di alcuni dei suoi concetti fondamentali, auspicando una “visione del mondo cristiana”, come anche le presunte basi cristiane degli Stati Uniti. Però, Kuyper può e dovrebbe

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Abraham Kuyper

essere citato in altri contesti. Gli evangelici più moderati hanno tratto sostegno da Kuyper per riconsiderare l’istruzione, il sapere e l’azione politica. Spostandosi più a sinistra, le analogie con il progetto di Kuyper sono presenti nell’eredità liberale americana di Woodrow Wilson e Martin Luther King Jr. Più in generale, gli osservatori di tutto il mondo potrebbero considerare i modi in cui la vita di Kuyper insegna come i devoti di qualsiasi fede – l’islam e l’induismo, così come il cristianesimo, ma anche qualsiasi “religione sostitutiva” secolare – possono vivere una vita pubblica responsabile in accordo e disaccordo con persone di altre convinzioni. Notizie frammentarie sulla vita di Kuyper sono già state pubblicate in lingua inglese e alcune sono particolarmente utili. Tuttavia, in inglese non è mai esistito un resoconto completo e dettagliato di tutta la sua vita che, come questo libro cerca di dimostrare, ripaga un’analisi attenta per comprenderne i numerosi trionfi, ma anche per dimostrare come quest’esemplare uomo di Dio fosse anche una persona molto normale, fatta di carne e ossa.

Una tradizione per la modernità Come padre del neo-calvinismo olandese, Kuyper coltivò un filone religioso esiguo, ma potente in una nazione piccola di enorme influenza storica. Kuyper rese grande questa combinazione sostenendo la rilevanza della religione in ogni àmbito della vita pubblica, non “chiesa e stato” in senso stretto, ma religione e politica, religione e cultura, religione e società. Per Kuyper, il calvinismo era una religione mondiale, anzi una religione formativa mondiale e le sue immense energie, utilizzate in molti campi nel corso di una carriera molto lunga, puntarono a creare dei modi nuovi e autentici per far funzionare la religione nel mondo moderno. Tre aggettivi in quest’ultima frase furono fondamentali per il lavoro di Kuyper. Il suo fu, prima di tutto, un progetto moderno. Nato (1837) in un periodo negativo della storia dell’Olanda, Kuyper iniziò la sua carriera negli anni Sessanta dell’Ottocento, quando la modernizzazione nei Paesi Bassi guadagnò un reale slancio: grazie ai sistemi di comunicazione e di trasporto rapidi e integrati, all’urbanizzazione e all’inizio dell’industrializzazione, alla separazione tra stato e chiesa, all’istruzione elementare obbligatoria, al maggiore prestigio per le scienze e alla visione secolare nell’istruzione superiore e all’ascesa delle assemblee elette sulla monarchia ereditaria in politica. Il genio di Kuyper fu quello di affermare la rilevanza della fede tradizionale in questo contesto di modernizzazione attraverso mezzi straordinariamente innovativi. Fondò uno dei primi giornali di diffusione di massa olandese, il primo partito politico po-

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Introduzione

polare e un’università tipicamente cristiana. Inoltre, fornì le idee e il sostegno politico per un sistema scolastico pubblico cristiano alternativo e favorì la nascita di un sindacato cristiano, che presto divenne il più grande della nazione. In modo molto controverso, divise la chiesa nazionale tradizionale, la Nederlandse Hervormde Kerk, per recuperare l’integrità della dottrina, dell’autorità e della vita, che – a suo parere – erano state compromesse dalle condizioni della sua classe dirigente. Queste furono tutte le iniziative nuove per una nuova era, articolate contro gli oppositori laici e gli avversari religiosi. Questi ultimi furono di tre tipi: i tradizionalisti, che anelavano ai vecchi tempi e ai modi antichi; i modernisti, che volevano ridurre il cristianesimo alle condizioni dettate dal nuovo ordine; i moderati, che volevano evitare entrambi gli scenari spiacevoli, rendendo la fede una questione personale con poco peso pubblico. Kuyper sostenne che tutte queste opzioni, come pure il secolarismo, violassero l’autenticità della fede cristiana o l’equità dell’ordine pubblico moderno, oppure entrambi. Il cristianesimo storico – ripeteva Kuyper – si basava sul sostegno dei fondamenti biblici e si esprimeva con un credo o confessioni di fede inappellabili che dovevano essere mantenuti, rivendicati e riaffermati contro le smentite laiche e gli indebolimenti modernisti. Allo stesso tempo, Kuyper comprese che il cristianesimo storico, come qualsiasi altro prodotto della cultura umana, era profondamente storico, vale a dire in evoluzione nel corso del tempo, dunque in una certa misura relativo a tappe specifiche lungo il percorso. In altre parole, Kuyper riconobbe che la tradizione calvinista o riformata nel cristianesimo era una tradizione. Contro i letteralisti e parallelamente ai critici modernisti, sostenne che dovesse essere aggiornata in base alle esigenze dei tempi. Cerchiamo di “tornare alla radice vivente” della tradizione, disse Kuyper, “per purificarla e annaffiarla, facendola germogliare e fiorire ancora una volta, ma questa volta in piena conformità con la nostra vita reale in questi tempi moderni e con le esigenze dei tempi a venire”. Solo nel caso in cui “l’accordo” diventava “conformità”, oppure ciò che in una determinata situazione era il “principio” perenne e una sua “espressione” relativa, poteva diventare oggetto di accese controversie. Molte delle sue battaglie epiche in una vita piena di conflitti furono dedicate a risolvere tale questione; alcune sue svolte concettuali fondamentali si verificarono mentre cercava di trovare una risposta. Altrettanto controversa fu l’insistenza di Kuyper che la militanza religiosa dovesse essere sincera per l’ordine sociopolitico moderno, ossia pluralistico. Per lui il pluralismo presentava due forme, di cui la prima era ontologica. Dal suo punto di vista, la società umana era composta da “sfere” autonome e la salute della società poteva essere misurata dalla relativa indipendenza con la

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Abraham Kuyper

quale queste sfere operavano, secondo il principio di sviluppo dato da Dio. Le sue battaglie a questo titolo si proponevano di purificare la chiesa dal residuo del controllo statale e di liberare l’istruzione superiore dal controllo della chiesa e dello stato. L’altro pluralismo era religioso e derivava dall’opera di Dio nella redenzione, proprio come il pluralismo ontologico derivava dalla creazione. Le persone nell’Europa moderna, come in varie società asiatiche tradizionali, vivevano in un sistema comune, ma in base a convinzioni fondamentali diverse, storicamente definite religioni, ma anche intese come princìpi fondamentali, valori essenziali o somme devozioni. La peculiarità moderna in situazioni simili era quella di evitare che una qualsiasi di queste “visioni del mondo e della vita” ottenesse una preferenza o un privilegio ufficiale. Kuyper sosteneva che questa mancanza di predilezione fosse una cosa positiva; infatti rappresentava l’autentica realtà calvinista. Quest’ultima affermazione lo coinvolse in polemiche con i laici, mentre la prima fece indignare alcuni tradizionalisti olandesi che anelavano ai giorni della classe dirigente riformata. La mossa più creativa di Kuyper fu quella di smascherare il regime emergente moderno della presunta “neutralità” religiosa come vero e proprio piano di egemonia secolare e di mettere a punto un sistema grazie a cui i fedeli di ogni principale blocco di credenze dei Paesi Bassi – riformati o anabattisti, cattolici romani o ebrei, protestanti liberali oppure socialisti-laburisti – potessero rivendicare un ruolo negli affari pubblici senza doversi giustificare, ma anche senza mirare a conquistare tutto e subordinare il resto. Kuyper pensava che, in fin dei conti, le due tipologie di pluralismo fossero fatte una per l’altra: una società di vigoroso sviluppo autonomo avrebbe avuto più successo in un sistema di massima affermazione religiosa secondo regole di rispetto reciproco. In sintesi, Kuyper insegnava che in una società moderna il pluralismo religioso doveva essere rispettato, ma occorreva evitare l’individualizzazione e la privatizzazione della fede. A ogni comunità confessionale (compresi i secolaristi) dev’essere concessa la sua quota legittima di accesso e partecipazione in tutti i settori della vita pubblica, soprattutto la rappresentazione politica, il finanziamento formativo e l’accesso ai media. Durante i suoi giorni felici, Kuyper disse di lasciare sbocciare una dozzina di fiori, di lasciare che la loro bellezza si contendesse l’attenzione e di lasciare che nell’ultimo giorno sia il Signore a pensare alla zizzania seminata tra il grano. Questo è un modo diverso di valutare la questione stato-chiesa rispetto a come se ne sente oggi parlare più spesso. Si tratta di un modello di non poca rilevanza per le nazioni di tutto il mondo che sono coinvolte in simili tensioni: dal Ghana e dalla Nigeria alla Turchia e a Israele, all’India e al Pakistan, all’Indonesia e alla Corea e forse più pericolosamente alla Cina.

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Introduzione

Principio e paradosso Kuyper fu una rara combinazione tra intellettuale e organizzatore di prim’ordine. Le idee a cui aderì formarono una potente teoria astratta, ma esse non furono solo questo, grazie alle istituzioni che creò. Questa combinazione introdusse una nota pragmatica in ogni affermazione delle sue idee. Giustamente, Kuyper poté insistere di essere un pensatore coerente e sistematico, che procedeva da princìpi fissi alle relative conclusioni logiche. Il suo approccio architettonico eccelse nel rivelare connessioni nascoste che collegavano domini disparati, anche perché ambiva a individuare la coerenza divina in tutte le cose. Quest’approccio sfidava la normale ragionevolezza, soprattutto le proposte sociopolitiche che le persone potevano trarre dai dogmi teologici. Non ultimo, garantì a lui e ai suoi seguaci sicurezza nel sostenere le loro posizioni contro chi asseriva che stessero sfidando il buon senso. Allo stesso tempo Kuyper fu istintivo e creativo; la sua deduzione logica dalla dottrina riusciva a essere straordinariamente adattabile, e come dissero i suoi critici “opportuna”. Qualsiasi innovatore è suscettibile alla contraddizione, soprattutto un innovatore che sostiene di guidare mediante la tradizione e l’ortodossia, ma in particolare l’innovatore che sta anche cercando di essere un leader popolare. Ogni osservatore ha il diritto di giudicare i casi in cui il paradosso arriva all’auto-contraddizione o alla malafede evidente. Nel corso della sua vita, Kuyper fu accusato spesso di entrambe le cose. A mio parere, non fu né del tutto coerente né indegnamente pragmatico, anzi operò attraverso una terza modalità muovendosi in un campo di forza sospeso tra poli opposti, in cui fu proprio l’opposizione a garantire la tensione creativa. Tuttavia, il paradosso lo caratterizzò ugualmente, sia nel contenuto sia nello stile. Di conseguenza, il generoso Kuyper, che avrebbe avuto la possibilità di scegliere tra una dozzina di ideologie diverse presenti nella vita pubblica di allora, fu soprattutto l’edificatore del movimento che mobilitò le proprie forze con toni di allarme: le zizzanie dell’errore e dell’incredulità minacciavano d’invadere tutte le terre olandesi di Dio e i fedeli calvinisti erano un residuo virtuoso chiamato a riconquistare quanto più potevano. Altri suoi paradossi apparenti, invece, si basano sui nostri preconcetti e li mettono in discussione. Ad esempio, gli attuali esponenti di destra, che applaudono le invettive di Kuyper contro lo stato usurpatore, rimarranno sconcertati leggendo nella pagina successiva i suoi avvertimenti riguardanti le ingiustizie dei mercati liberi. Si può dire lo stesso anche per la sua insistenza sia sulla giustizia sociale che sul liberismo. Nella sfera intellettuale, Kuyper sarebbe stato subito pienamente al corrente delle recenti polemiche post-moderne. Illustrò la sua posizione intermedia in questo dibattito oltre cent’anni fa, all’alba dell’alto

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