5 minute read

EDITH BRUCK

Scrittrice poetessa a Firenze

È un giorno altamente significativo quello del 27 gennaio: “Giorno della Memoria”. Ogni anno viene ricordato tenendo presenti le vittime dell’Olocausto, in Italia nonché nel resto del mondo.

La commemorazione rappresenta un alto momento di riflessione visto che nel 1945, alla fine della seconda Guerra Mondiale, vennero finalmente abbattuti i cancelli di quel famigerato luogo che, insieme ad altri, era stato un vero e proprio teatro dell’orrore. Auschwitz, davanti alle truppe dell’Armata Rossa durante la liberazione del campo di concentramento, offrì l’agghiacciante realtà: quella d’un vero e proprio genocidio tanto da essere appellato “La fabbrica della morte”. Una scena apparsa in tutta la sua crudezza, efferatezza, con quei circa 7000 sopravvissuti, tra strumenti di tortura e morte, insieme a cadaveri, quintali di capelli, scarpe ed abiti sparsi in ogni angolo. Riteniamo di conseguenza che sia giusto, doveroso, ricordare la Shoah, lo sterminio del popolo ebraico, le leggi razziali, le deportazioni, le prigionie di coloro che le subirono, guardando con occhio diverso e speranzoso il futuro.

Sul tema della ‘Felicità’ si è espressa l’ungherese Edith Bruck, analizzando tale concetto nelle varie sue sfaccettature durante lo scorso convegno del “Festival delle religioni” per “Felici e scontenti”, tenutosi nella superba Abbazia di San Miniato al Monte alle porte di Firenze. Lucidissima coi suoi novanta e passa anni, si pose ai media in maniera cordiale, gentilissima, contenta della splendida giornata di sole che cingeva l’aria, osservando… “Beh… la scontentezza c’è da tempo! Tuttavia oggi, in questo luogo magico, mi sento in Paradiso, pensando anche alle “Chiavi della città” che riceverò dalle mani del sindaco Dario Nardella. Che dire ancora…è il massimo che si possa avere da Firenze, una delle città più belle del mondo, considerata giustamente la culla dell’arte. La conosco ma non abbastanza, è sempre un piacere riscoprirla e… grazie al sole che in questo momento ci vuole così bene!” Durante l’incontro nel bellissimo luogo di culto davanti ad una nutrita moltitudine di persone, ecco che la signora, di panno vestita color avorio, si fece più seria, pensosa, mentre veniva osservato che il tema trattato dell’Olocausto era un fenomeno da farci ben riflettere.

“No, non sono felice, la felicità è sorella della scontentezza. Mi vedo bambina, poverissima, eppure gioiosa nel ricevere una caramella ed ancora un paio di stivali di gomma. E più serena di oggi. Ricordo mia madre dopo la Pasqua ebraica che regalava la farina per fare il pane, ed ancora io, nel ghetto, che riuscivo a sorridere quando un amico di papà mi gettava patate e marmellate. Non ero triste nemmeno nel vagone delle bestie che correva verso Auschwitz mentre mia mamma dolcissima mi pettinava. Una volta arrivati i tedeschi ordinarono: destra! Sinistra! Ed io che andai a sinistra mentre qualcuno mi sussurrò d’andare a destra dove c’erano i lavori forzati. Mia madre fu colpita col calcio del fucile ed io mi trovai con Adele, mia sorella, nei campi vedendo e subendo selezione ed annientamento totale. Di conseguenza, più tardi, Dachau fu per me un paradiso con quelle patate in cucina, avendo tuttavia la consapevolezza di non essere niente e nessuno, solo un numero! Ricordo, meravigliata e non poco, quando mi sentii chiamare col mio nome, Edith, nonostante mi fosse stata gettata la gavetta malamente, però con marmellata da mangiare!

Ed ancora quella volta che mia sorella si buttò contro un tedesco per difendermi poiché trovata in terra, tra la neve, mi venne puntato il fucile, per poi risparmiarci, lanciandoci un sacco di offese.

No…non bisogna dimenticare anche se è il mondo che dimentica. Da più di 50 anni vado nelle scuole notando tuttavia che l’insegnamento è fatto poco e male. Mi dispiace dirlo ma…in questo mondo, questa violenza imperante unita al razzismo. Ed è bene essere sempre informati visto che ciò che accade ci riguarda personalmente, senza mai, mai! Voltarci! I ragazzi sarebbero curiosi ma la famiglia inculca troppo poco questo! Una volta rimpatriati, cinque soldati ungheresi ci chiesero in ginocchio di riportarli a casa – erano nemici – che avevano diviso il cibo coi fascisti, nonostante ciò una volta arrivati…

Ma è giusto che Dio benedica, benedica tutto e tutti, visto che questo è una forma di bellezza assoluta. Io, personalmente, non ho mai provato odio, nemmeno quando ci sputavano addosso. Poiché loro erano peggio di noi! L’essere umano è debole e fragile, non sono certamente io in grado di giudicare!”

Primo Levi nutriva un senso di colpa per essere sopravvissuto…mah, ricordo ancora gli incontri con Mengele senza però essere mai stata corrotta! Solo quella carta stropicciata che mettevamo sulle guance per cercare d’essere più decenti! Questo mentre Primo Levi aveva condizioni migliori, ed io! Che invece mi rifiutavo persino di rubare le rape! Ad un certo punto ci selezionarono per ucciderci e, francamente, mi chiedo ancora come faccia ad essere in vita! Nonostante tutto, chi mi ascolta, mi regala una grande energia! Proseguo osservando che gli americani arrivarono troppo tardi, prima arrivarono i russi, ed ancora, tutti quei mille chilometri per arrivare a Begen Belsen dove portavamo i cadaveri nella tenda della morte. Due di loro erano vivi: ci pregarono di raccontare…raccontare, ed è quello che sto facendo!”

“Termino dicendo che ho imparato ogni forma di rispetto, presumo proprio sulla scia di ciò che ho subito, eppure continuo a non capire come abbiano programmato tutto questo, con la complicità del mondo, continuando a negare! Una volta arrivati, dopo la guerra, nessuno, nemmeno in Italia, ci considerava, senza sapere cosa avevamo vissuto, nonostante che a Napoli mentre cantavano “Maruzzella, Maruzzella”, trovai tanta umanità.

Sono arrivata alla fine: l’uomo crea e distrugge, ma questo riguarda l’uomo e non Dio nonostante l’indegna morte avvenuta seppur in una vita buonissima e caritatevole. Sapete, mio padre aveva un amico zingaro e…sarà strano dirlo, ma siamo tutti fratelli! Con i miei occhi ho visto calci, cani che urlavano, terrore puro, con tanto di cose anche imbarazzanti, raccontate con difficoltà nelle scuole. E sta di fatto che se gli ebrei sono visti come quelli che hanno crocifisso Cristo, beh… allora l’uomo non impara mai!”

Gentilissima accolse la richiesta di una intervista per Beesness. Le domandammo: Lei ha sempre dichiarato che la propria Università è stata Auschwitz, è difficile cancellare le proprie cicatrici interne? “Non si devono e non si possono cancellare. È per sempre. Ad Auschwitz ho vissuto tale orrore, annientamento totale, considerando poi tutti gli altri campi, 1635? Di concentramento in Germania, Dakau. Il guaio è che le persone hanno volutamente la memoria corta; tutta l’Europa compreso l’Italia ha sofferto non poco, di conseguenza siamo noi delegati a parlarne, a rivivere, portando testimonianze, considerando che rimane sempre una cosa molto, molto, pesante. Ma è il nostro dovere morale ed è giusto farlo.”

Sappiamo che è stata anche consulente del regista Gillo Pontecorvo per lo splendido film ‘Kapò’.

“Si…fu una esperienza molto drammatica nonostante l’amicizia con Gillo. Gillo che mi faceva delle sorprese patetiche facendomi trovare 500 finti morti aprendo il magazzino. No…non lo rifarei più nonostante ne avessi bisogno. Da poco ero arrivata in Italia e quindi accettai tale lavoro anche se ne ho fatti diversi; tuttavia dopo un mese lasciai tutto. Troppo terrificante insegnare come mangia un affamato, spiegare quel gelo che attraversava le membra davanti a bravissime attrici che però non conoscevano le sofferenze.”

Ci racconti quando il Ministro Speranza la volle nella “Commissione Assistenza Sanitaria e Socio Sanitaria” per popolazione anziana. Come fu tale esperienza?

“Beh… facemmo varie riunioni in merito nonostante la mancanza di mezzi economici per l’assistenza domiciliare. Personalmente sono favorevolissima che gli anziani non debbano essere allontanati da casa bensì curati a domicilio. È ingiusto trascurarli, farli sentire un peso, ripeto, la medicina migliore è assisterli tra le mura di casa loro. Su questo posi l’attenzione ai vari media, anche presso il passato governo Draghi, considerando però i tempi interminabili.”

Ha avuto l’onore di essere ricevuta dal Capo dello Stato Mattarella nonché dal Papa.

“Con Mattarella fu un momento bellissimo, seppur in forma ufficiale, con tanto di cerimoniale, ed anche con il Papa Francesco fu un momento altamente toccante nel trovarlo così amichevole. Emana una grande, grandissima forza umana ed è meraviglioso. Durante l’incontro sentii agitazione davanti a una tale figura carismatica, commuovendomi non poco. Mi ha poi telefonato varie volte e… può darsi che ci rivedremo. Lo spero!

This article is from: