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Cannabusiness Il Canada si divide sull’importazione di cannabis medica. Crescono le pressioni internazionali
IL CANADA SI DIVIDE SULL’IMPORTAZIONE DI CANNABIS MEDICA. CRESCONO LE PRESSIONI INTERNAZIONALI
Francesco Colonia
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Il Canada si divide sull’importazione della canapa medica. Già da molti anni, nello stato è vietata l’importazione di questo tipo di canapa per cercare di supportare i coltivatori locali che, però, non sembrano beneficiare molto di questo divieto.
LE AZIENDE CONTRO IL MONOPOLIO CANADESE
Molte delle aziende che si oppongono allo stop delle importazioni sono, infatti, canadesi (ma con la produzione in paesi come la Colombia e la Jamaica).
Il Canada, pur essendo il maggior esportatore di canapa medica nel mondo, si è voluto chiudere alle importazioni e il problema è stato dibattuto dal governo colombiano in ottobre in occasione del World Trade Organization (WTO).
Una delle aziende che più spinge sull’apertura delle importazioni in Canada è Avicanna, con sede legale Toronto. “Questo approccio monodirezionale ai mercati internazionali è una violazione del trattato sottoscritto con la WTO e con la FTA. Al Canada piace far sapere che è una nazione libera nel commercio e che rispetta i patti, ma chiaramente non è così. Gli permettiamo una massiccia esportazione, ma loro non importano nulla”.
Detwiler Farm Market ha aggiunto ancora più particolari a riguardo.
“Lo scambio internazionale della cannabis medica è permesso dal trattato internazionale, siglato da tutti i paesi coinvolti. Il Cannabis Act canadese, in linea con il trattato, permette sia l’importazione che l’esportazione della cannabis. È l’Healt Canada che ha messo dei paletti a questo trattato”.
“Noi siamo una compagnia canadese con tutte le nostre R&D e infrastrutture in Canada, dove i nostri prodotti sono sviluppati. Noi coltiviamo i cannabinoidi in Colombia e l’unico mercato in cui non possiamo esportare è quello del nostro paese. È una cosa incredibile”. Anche la Jamaica ha voluto far sentire le proprie ragioni di dissenso sulla questione.
“È evidente che il divieto di importazione della canapa medica dalla Jamaica vada a mettere a rischio una grande quantità di denaro investito da aziende canadesi da noi”.
LA CAMERA DI COMMERCIO APRE ALL’IMPORTAZIONE
Si oppone, al contrario, Bruce Linton, ex Chief Executive Officer di Smith Falls.
“Non c’è alcun beneficio economico aprendo alle importazioni. Credo che non lo faranno mai e non dovrebbero perché si andrebbe a perdere del lavoro. Da una grande prospettiva economica, il lavoro è offerto dove c’è bisogno e così non ce ne sarebbe bisogno in Canada”. Al contrario di altri organi statali, la Camera di Commercio aprirebbe volentieri alla possibilità di importazione. Il motivo? Alla lunga i divieti potrebbero pesare sull’esportazione del prodotto canadese.
Il Co-Direttore del National Cannabis Working Group (NCWG), Nathan Mison, ha così spiegato l’importanza dell’abolizione del divieto.
I PROBLEMI DURANTE IL WTO
Durante il WTO di ottobre, Colombia, Australia e Jamaica sono intervenute contro il divieto di importazione canadese. Ricordiamo che, al contrario, il Canada è il maggior esportatore di canapa medica con più di 30.000 chili di canapa medica secca e 35.500 litri di olio di canapa.
Clever Leaves, produttore di canapa in Colombia, ma con base a New York, ha ottenuto diversi riconoscimenti (anche dalla Comunità Europea) per la qualità del proprio prodotto, che supera quella canadese. L’esportazione in Canada, però, non gli è permessa.
“Dobbiamo tornare a discutere sulle importazioni ed esportazioni al fine di non incorrere in violazioni del trattato che abbiamo firmato negli anni scorsi. Naturalmente, non stiamo agendo contro i coltivatori canadesi di cannabis.
Iniziamo queste discussioni e pareggiamo, come dobbiamo, gli obblighi di importazione ed esportazione. Maggiori saranno le importazioni e più avremo possibilità di esportazione in diversi mercati grazie al nostro adempimento alle regole.