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Fallimento del proibizionismo Supportare e non punire

SUPPORTARE E NON PUNIRE, ECCO LA VERA RIDUZIONE DEL DANNO

Marta Lispi

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Pensando al tema della “riduzione del danno” mi sento come un neonato davanti ad un brontosauro. Eppure è stato l’argomento che ho scelto per la tesina di licenza media ed oggi, a 21 anni di distanza, sono piccola come allora in confronto al mostro. Ci si potrebbe chiedere: perché una tredicenne dovrebbe preoccuparsi di tossicodipendenze? Perché è preoccupata per la dualità tra il fascino che subisce il consumatore e la pericolosità delle sostanze.

Per affrontare al meglio questo tema tanto complesso abbiamo richiesto, grazie al prezioso aiuto di Leone Barilli, segretario dei Radicali di Roma, le competenze di alcuni esperti:

Alessio Guidotti di Itanpud, Fabio Patruno di Villa Maraini e

Claudio Cippitelli di Parsec. E ovviamente lo studio degli accurati dossier pubblicati per “Roma Antipro”.

MA COMINCIAMO DALL'INIZIO: QUAL È LA FUNZIONE SOCIALE DELLE DROGHE?

Alessio Guidotti, presidente dell’associazione Itanpud, il network italiano di EuroNPUD, incentra le sue attività sull’informazione tramite campagne formative e informative e basa il proprio lavoro sulla tutela della persona e della comunità allargata. “Se guardo la mia biografia”, ci dice ancora Guidotti “le droghe hanno avuto una funzione di rottura dal sistema di valori dominanti e il contesto in cui vivevo, possono essere considerate una “stampella”, un supporto. Insomma la visione prettamente farmacocentrica non aiuta a capire la complessità che invece dobbiamo tenere ben presente quando parliamo di droghe, usi e abusi”.

IL NEMICO È LO STIGMA

“Dobbiamo superare lo stigma” ci dice il presidente di Itanpud, “anche quello tra i consumatori stessi, con un'informazione corretta e dando un senso diverso alle nostre biografie. Includere nel dibattito preventivo entrambe le parti, quella che vuole prendersene cura e quella di chi consuma, pone i partecipanti davanti lo specchio dei preconcetti e riduce realmente il danno”. “Di solito la riduzione del danno si limita alle applicazioni socio-sanitarie anziché promuovere l'azione di consapevolezza del consumatore - continua Alessio Guidotti - per noi di Itanpud, invece, deve avvenire con un nuovo approccio, con un ruolo attivo dei consumatori nei servizi. Ad esempio nell’ambito del progetto ‘I Want to be peer’ c’è 'Force', servizio di distribuzione di pipe per il crack con le istruzioni per un uso corretto scritte direttamente dai consumatori stessi.”

RIDUZIONE DEL DANNO E RIDUZIONE DEL RISCHIO

‘I want to be peer' è un servizio di riduzione dei rischi di ItanPUD per la riduzione del rischio, per l’informazione sanitaria sull’uso sicuro, avviata con Altrestrade, al pari di attività seguite in collaborazione con la coop Parsec, realtà incisiva sul territorio nazionale. Tra i soci storici della cooperativa, Claudio Cippitelli, sociologo, che ci ha aperto le porte di questa realtà nata nel 1996. Dalle droghe pesanti alla prostituzione, agisce nella consapevolezza che la cooperazione sociale influisce sulla

determinazione dei processi di democrazia, tramite la partecipazione e l’inclusione.

“Incontriamo quotidianamente persone che non sono abituate ad essere notate - spiega Cippitelli - e lo facciamo innanzitutto con le unità di strada, con i centri diurni, tramite servizi primari di accoglienza, distribuzione materiali sterili e informazione su sostanze e malattie sessualmente trasmissibili. Ma riduzione

del danno è anche sostenere il cambiamento nelle perso-

ne, anche straniere, che vogliono cambiare abitudini.”

LUOGHI DI INCONTRO E DI ACCOGLIENZA: CENTRI DIURNI E SERVIZI DI STRADA

Fabio Patruno a Roma si prende cura personalmente degli

utenti e delle attività di Villa Maraini, il centro diurno e notturno voluto da Massimo Barra. “La Fondazione Villa Maraini - ci spiega Fabio - è l'Agenzia Nazionale della Croce Rossa Italiana per le dipendenze patologiche. Fondata nel 1976 e si occupa dell'assistenza alle persone più fragili, di coloro che non vogliono cambiare stile di vita seppur pieno di rischi, con un insieme di servizi per la cura e la riabilitazione dalle dipendenze”.

La funzione dell’unità di strada non si limita alla distribuzione di materiale sterile e informazioni: “L'attività dei punti di accoglienza per dipendenze parte dall'incontro delle persone - approfondisce Fabio Patruno - creando opportunità che possano agevolare momenti di confronto diretto per comprendere quali sono le azioni da poter attuare per una concreta riduzione del danno”. Entrare, quindi, in contatto con chi ha una diversa percezione della realtà e cercare di leggere la richiesta d’aiuto che è dietro il consumo, questo è il lavoro quotidiano degli operatori dei centri di accoglienza. “L’idea nasce dai sette principi fondamentali della Croce Rossa - spiega Patruno - che ne costituiscono spirito ed etica, ossia: umanità, imparzialità, neutralità, indipendenza, volontariato, unità e universalità."

Il percorso nelle comunità può durare mesi, anni, ma anche un fine settimana, a seconda delle necessità dell’utente, è un percorso personalizzato e basato sull’aiutare la persona supportando un percorso scelto insieme: "La riduzione del danno però - prosegue Cippitelli - avviene davvero quando le persone sono seguite da un Ser.D. per 365 giorni l’anno a 360°, da qui hanno la possibilità di accedere a programmi specifici e comunità”.

CAMBI: GENERAZIONI, SOSTANZE, INFORMAZIONI

Lavorare su campo è uno studio continuo su come cambiano consumi e consumatori e, di conseguenza, su come cambiare le necessità di intervento e gli aggiornamenti

sulle informative. Dagli anni ‘90 ad oggi tantissime cose sono cambiate. Prendiamo ad esempio l'uso (e l'abuso) del metadone come forma di prevenzione. E' stata una scelta applicata sin dalle origini del concetto stesso di “riduzione del danno” e legato alla diffusione dell’HIV: "Negli anni ‘‘70 abbiamo assistito all’efficacia dell’esperienza pilota della regione di Liverpool, dove per arginare il fenomeno della diffusione dell’eroina venne deciso di aiutare le persone con dipendenze con 'abbondante metadone' - ricorda Patruno - assieme alla presenza di forze dell'ordine per strada al fine di sottrarre le persone dalle siringhe. Infatti, in quella Regione, quando l’AIDS apparve, ne vennero registrati pochissimi casi".

Le cose in Italia sono realmente cambiate con un cambio generazionale dal punto di vista medico quando, cioè, ex

tossicodipendenti sono diventati operatori sanitari. Persone che sono state nel problema, sono diventate supporto per persone che sono nel problema. Ma non è finita, ancora c'è molto da fare per quanto riguarda la gestione delle overdose. Ci racconta Cippitelli: “Dal ‘93 ad oggi i consumi sono molto cambiati, prima non esistevano le metanfetamine e la droga più usata era l’eroina. Dal 1993 sono arrivate nuove droghe e nel 2000 la prima sostanza utilizzata era la cocaina". Adesso ci troviamo a combattere con policonsumatori: 50% eroina, 50% cocaina assieme ad altro, questo complica le cose. Ci spiega Cippitelli: "Quando eseguiamo un intervento su strada non sappiamo più su quale sostanza dobbiamo intervenire, le persone fanno uso di droghe senza una preferenza specifica". Un consumo diverso, forse più complesso che mantiene, però, le stesse paure di fondo. E a cui si unisce una cultura antiproibizionista diffusa che fa dell'educazione punitiva e del senso di colpa, il mantra in cui vivere e sopravvivere. Ma non è tutto rimasto uguale agli anni '90: "La riduzione del danno nasce come attuazione politica, normativa e di intervento sociale, ad oggi è accoglienza del prossimo" dice Fabio Patruno. Anche se dal punto normativo le cose da cambiare sono ancora tante.

MA QUALI SONO I DANNI DA RIDURRE?

In Italia ogni giorno sono 48 le persone che muoiono a cau-

sa dell’alcol; oltre 17.000 ogni anno. Nel corso del 2019 si sono verificati complessivamente 43.148 accessi in Pronto Soccorso per abuso di alcolici inoltre, sono 5.117 gli incidenti stradali per i quali almeno uno dei conducenti dei veicoli coinvolti era in stato di ebbrezza su un totale di 58.872. Il tabagismo, altro mo-

nopolio statale, batte ogni record: si stimano oltre 93 mila

morti l’anno nel nostro Paese, più del 25% di questi decessi è compreso tra i 35 ed i 65 anni di età, causa di carcinomi polmonari, tumori allo stomaco, arresti cardiaci, trombosi.

E per quanto riguarda le droghe? I dati fermi al 2018 ci dicono che i Ser.D. accolgono 128 mila persone l’anno. Nel 2021 in Italia ci sono stati 158 decessi per overdose di cui il 89,9% erano uomini e l’età media era 39 anni. Il 69% di loro quando è morto era solo e il 74,7% era in un luogo chiuso (fonte geoverdose.it). “I nostri servizi quotidianamente distribuiscono naloxone e

vorremmo che questo farmaco salvavita in libera vendita

fosse sempre disponibile tra i consumatori, per poter aiutare chi è in difficoltà respiratoria nel momento dell'overdose da oppioidi- denuncia Cippitelli-. Il problema però è più complesso perché spesso non riusciamo ad intervenire perché non vengono chiamati i soccorsi. Chi si trova, infatti, vicino ad una persona in overdose, dovrebbe poter chiamare aiuto senza rischiare un reato penale. Invece, per paura delle conseguenze legali, spesso non lo fanno e non lasciano scampo a chi è in difficoltà". Negli Stati Uniti questa norma ha preso il nome di “Legge del Buon Samaritano” ed è un'ulteriore tutela per la persona.

Non si può basare un sistema esclusivamente sulla proibizione o peggio sull'isolamento di chi è ritenuto diverso ma c'è bisogno di una politica attiva per evitare che altri vengano lasciati soli davanti alle loro difficoltà. In altri Paesi europei esistono le stanze dell'assunzione, i piani di accoglienza; in Svizzera, ad esempio, è stata istituita la cosiddetta eroina di stato. Politiche sociali molto distanti da quelle adottate in Italia.

IL DIBATTITO POLITICO È APERTO E QUESTA È GIÀ UNA BUONA NOTIZIA

ItaNPUD, PARSEC e Villa Maraini sono state presenti ai tavoli tecnici propedeutici della VI Conferenza Nazionale sulle Dipendenze di Genova 2021 - “Oltre le fragilità” voluta dalla ministra alle Politiche giovanili Fabiana Dadone. “Al tavolo sul potenziamento delle modalità di intervento in ottica preventiva e nell'ottica della riduzione del danno - dice Alessio Guidotti - ho citato il Manifesto Collettivo per Liberalizzazione”. Delle relazioni finali sono tutti soddisfatti ma l’urgenza di attuare politiche inclusive anziché punitive rimane in tutta la sua drammaticità: "Perché ad essere incluse tra i partecipanti non c'erano anche persone che usano droghe, ossia associazioni costituite da consumatori?"

Criminalizzare il consumatore, oltre ad essere un dispendio di risorse pubbliche, rende la persona parte di un labirinto punitivo da cui non vi è uscita e che lo porterà a perseverare nell’errore non avendo supporto nella soluzione. La campagna “Support Don’t Punish", ci spiegano, "sostiene che l’assuntore va supportato, non punito! Infatti, chi viene sanzionato è privato di fatto di alcuni diritti, noi chiediamo possa avere maggiori tutele in sede di erogazione della sanzione”.

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