Bullismo

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Classe 1AE - A.S. 2017/2018

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INTRODUZIONE AL QUESTIONARIO Il bullismo è uno dei temi che gli studenti della classe 1 AE hanno approfondito nel corso dell'anno scolastico 2017/2018. Il tema è stato analizzato sia dal punto di vista scientifico, attraverso l'organizzazione di un'indagine statistica, che da quello umanistico, attraverso la lettura e la scrittura di temi riguardanti il bullismo. In questa sezione, vi presentiamo la "parte scientifica": il questionario sul bullismo realizzato dagli studenti della classe e somministrato a tutte le classi prime del nostro Istituto, e l'analisi dei dati che ne è seguita. Gli studenti hanno lavorato in gruppo per decidere e scegliere le domande da somministrare ai loro coetanei; si sono preparati con molta emozione alla presentazione del questionario alle classi dei loro amici e infine, lavorando sempre insieme, hanno raccolto e analizzato i dati utilizzando fogli di calcolo in laboratorio di informatica. Il lavoro di gruppo è stato l'elemento caratterizzante la fase della loro ricerca statistica: tutti gli studenti si sono messi in gioco ed hanno contribuito in maniera personale alla realizzazione di questo e-book. Non è stato sempre semplice, e alcune attività le rifaremmo in modo diverso…. Ma forse proprio per quello abbiamo imparato di più, perché ci siamo messi in discussione con l'obiettivo di migliorare sempre. Federica Dazzan e Turido Pasian

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PRESENTAZIONE QUESTIONARIO Qui di seguito riportiamo il questionario sul bullismo somministrato alle classi prime del nostro Istituto nell'anno scolastico 2017/2018 QUESTIONARIO SU BULLISMO E CYBERBULLISMO Siamo allievi di una classe prima del liceo economico-sociale. Ci siamo posti alcune domande riguardo al fenomeno bullismo e cyberbullismo. Abbiamo deciso di costruire il questionario che proponiamo qui di seguito, da sottoporre agli allievi del biennio del nostro Istituto. Se vi sono domande a cui non vuoi rispondere lasciale in bianco, ma ti saremmo molto grati se tu potessi fornire il maggior numero di risposte possibili. Il questionario è riservato e anonimo. Il termine italiano bullismo è la traduzione letterale della parola "bullying", termine inglese usato nella letteratura internazionale per connotare il fenomeno della prepotenza tra pari in un contesto di gruppo. Il cyberbullying è una nuova forma di bullismo che prevede l'utilizzo di email, messaggi di testo (SMS), chat, siti web, telefoni cellulari o altre forme di informazione tecnologica allo scopo di tormentare, minacciare o intimidire qualcuno. Il cyberbullying può includere alcune azioni come minacce, insulti su diversa razza e ripetute prepotenze ai danni di un coetaneo tramite supporto elettronico. 1. Sei ragazzo o ragazza? M F 2. Quanti anni hai? 13-14 15 16 o più 3. Quale professione svolge tuo padre?

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Dipendente privato o pubblico Imprenditore Libero professionista Insegnante Altro (specificare) ............................................................... 4. Quale professione svolge tua madre? Dipendente privato o pubblico Imprenditrice Libera professionista Insegnante Altro (specificare) ............................................................... 5. Sei mai stato/a vittima di episodi di bullismo? Sì No (passa alla domanda n° 16) 6. Quando sono avvenuti gli episodi di bullismo? Scuola primaria Scuola secondaria di primo grado Scuola secondaria di secondo grado 7. In che modo venivi bullizzato? Con gesti aggressivi Con insulti Con derisione Tramite i social network 8. Hai mai subito comportamenti violenti di tipo fisico dai tuoi coetanei (es. calci, pugni....)? Sì No 9. Hai mai subito comportamenti violenti di tipo verbale dai tuoi coetanei? Sì

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Sì, attraverso i social network No 10. Si sono ripetuti nel tempo? Sì No Non ho mai subito comportamenti violenti 11. Ogni quanto si ripetevano? Ogni giorno Ogni settimana Non si ripetevano in modo regolare Non si sono ripetuti Altro (specificare) .......................................................................................................................... 12. Perché ti hanno preso di mira? Aspetto fisico Modo di vestire Nazionalità, religione... Modo di essere, modo di agire… Altro (specificare) .......................................................................................................................... 13. Come hai affrontato la situazione? Chiedendo aiuto ad adulti Parlando con il bullo Parlandone con amici Ribellandoti Denunciando Altro (specificare) .......................................................................................................................... 14. Ti sei mai sentito/a escluso/a? Spesso A volte

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Raramente Mai 15. Ti senti cambiato dopo questa esperienza? Tanto Poco Un po' Per niente 16. Hai mai assistito a un episodio di bullismo? Sì No (passa alla domanda n° 18) 17. Se sì, sei intervenuto? Sì No 18. Quale reazione avresti nel vedere un tuo amico intimidito da un bullo? Allarmato e preoccupato Indifferente Compiaciuto o divertito Altro (specificare) .......................................................................................................................... 19. Quale reazione avresti nel vedere un tuo amico bullizzare qualcuno? Lo aiuteresti Lo fermeresti Non faresti nulla Altro (specificare) .......................................................................................................................... 20. Hai mai avuto comportamenti da bullo o da cyberbullo? Sì No

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21. Sei a conoscenza di episodi di bullismo accaduti nella scuola che stai frequentando? SĂŹ No 22. Che carattere ha solitamente un bullo? Prepotente Debole/insicuro Altro (specificare) .............................................................................................................................. Grazie le tue risposte!

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COMMENTO AL QUESTIONARIO Commento al questionario Su un totale di 268 allievi delle classi prime hanno risposto 247 studenti, l'80% dei quali è costituito da ragazze, dato che rispecchia la situazione dell'Istituto, visto che su 1055 allievi dell'a.s. 2017-18 l'81,2% è costituito da allieve.

Il 66% degli studenti che hanno risposto ha tra i 13 e i 14 anni; il 33% ha 15 anni mentre solo l'1% ha almeno 16 anni.

Come dato di contesto abbiamo considerato le professioni dei genitori: il 44% dei padri e il 46% delle madri sono dipendenti privati o pubblici; il 16% dei padri e il 6% delle madri sono imprenditori; il 16% dei papĂ e il 10% delle mamme sono liberi professionisti; il 2% dei padri e il 7% delle madri sono insegnanti.

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Il 62% dei ragazzi a cui è stato sottoposto il questionario afferma di non essere mai stato vittima di bullismo mentre il 38% dichiara di essere stato vittima di episodi di bullismo.

Di questo 38%, come possiamo osservare dal grafico successivo, il 33% ha subito gli episodi di bullismo nel corso della scuola primaria; il 59% nella scuola secondaria di primo grado, e l'8% nel corso della frequenza della scuola secondaria di secondo grado.

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I ragazzi che hanno dichiarato di aver subito episodi di bullismo, hanno affermato di essere stati presi di mira direttamente mediante gesti aggressivi (10%), insulti (37%), derisione (40%) o indirettamente tramite i social network (13%).

L'80% delle vittime dichiara di non aver mai subito comportamenti violenti di tipo fisico da coetanei mentre il restante 20% sĂŹ.

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Il 36% delle vittime sarebbe stato preso di mira per il proprio modo di essere e di agire; il 32% per l'aspetto fisico; il 9% per la nazionalitĂ di appartenenza e per la religione professata; il 7% per il modo di vestire; il 16% fornisce una risposta personale o non risponde.

Il 46% degli adolescenti del campione afferma che i comportamenti violenti si sono ripetuti nel tempo.

La frequenza con cui si ripetevano gli episodi era giornaliera nel 22% dei casi e settimanale nell'8%. Il 48% degli studenti afferma che gli episodi non si ripetevano in modo regolare, mentre nel 10% dei casi non si sono ripetuti.

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Alla domanda posta alle vittime "Come hai affrontato la situazione?" il 51% dei ragazzi ha risposto di averne parlato con amici o di aver chiesto aiuto ad adulti, quali genitori o professori. Il 25% ha affermato di essersi ribellato o di aver affrontato il bullo. Il 3% lo ha denunciato, mentre il 2% non ha dato alcuna risposta.

Il 46% degli alunni come possiamo vedere afferma di sentirsi spesso escluso, il 30% solo a volte; il 21% raramente e il 3% mai.

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Il 52% delle vittime si sente molto cambiato da questa esperienza; il 31% si sente un po' diverso; il 10% afferma di sentirsi poco cambiato; mentre il 6% non si sente cambiato; l'1% non ha dato risposta.

Il 66% di tutti i ragazzi ha assistito a episodi di bullismo; di essi il 56% è intervenuto in aiuto.

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Al verificarsi di episodi di bullismo, nei confronti di un proprio amico, il 77% dei ragazzi assumerebbe un comportamento allarmato e preoccupato mentre il 18,5% ha dato una risposta personale. Un dato rassicurante è il fatto che nessun alunno sarebbe compiaciuto o divertito al verificarsi di un tale episodio.

Le reazioni invece nel vedere un proprio amico bullizzare un altro ragazzo

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sarebbero per l'83% di difesa e di aiuto nei confronti della vittima. Il 14% rimarrebbe indifferente o aiuterebbe addirittura l'amico bullo.

L'85% dichiara di non aver mai assunto comportamenti da bullo o cyberbullo; il 13% dichiara il contrario.

Il 13% degli alunni è a conoscenza di episodi di bullismo che si sono verificati nella nostra scuola.

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INTRODUZIONE AI TEMI, RACCONTI E INTERVISTE «Il precetto di ottobre del signor Browne era: Le tue azioni sono i tuoi monumenti. (...) Ecco quello che ho scritto io: "Questo precetto significa che dovremmo essere ricordati per le cose che facciamo. Le nostre azioni sono la cosa più importante di tutte. Sono più importanti di quello che diciamo o del nostro aspetto esteriore. Ciò che facciamo sopravvive alla nostra natura mortale. Le nostre azioni sono come i monumenti che la gente ha costruito per onorare gli eroi dopo la loro morte. Sono come le piramidi che gli egiziani hanno costruito per onorare la memoria dei faraoni. Solo che, invece di essere fatte di pietra, sono costituite dal ricordo che la gente conserva di noi. Edificare con la memoria, invece che coi sassi".» (R. J. Palacio, Wonder) Lezioni sul bullismo, progetto Unplugged, questionario conoscitivo distribuito ai coetanei della scuola, analisi dei dati, grafici, tabelle… tutto bello, tutto utile. Poi ci siamo guardati in faccia e ci siamo accorti che mancava ancora qualcosa. Mancava mettere nero su bianco esperienze vissute o viste, mancava provare a vestire i panni di bulli o bullizzati: delle vittime o dei carnefici. O di chi sta a guardare e, così, in qualche modo si rende complice. O di chi gira la testa dall'altra parte e finge di non vedere. Abbiamo provato empatia. Volevamo vedere l'effetto che fa. Mancava riflettere da soli e poi insieme su cosa significhi crescere, imparare a riconoscere il valore infinito dell'altro, usare il dono della libertà, magari sbagliare, ma avendo accanto qualcuno che ti aiuta a capire che dagli errori si può imparare, e ripartire diversi.

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Ci siamo messi in gioco, tutti, perché, quando si riflette sul bullismo, la partita è seria. Tutti hanno scritto e tutto abbiamo tenuto: ciascuno ha la sua storia da raccontare e alla vita va dato lo spazio che merita. Noi la pensiamo così. Ora giudicate voi. Luisella Saro

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COSA VORRESTI DIRE AI TUOI BULLI Cosa vorresti dire ai tuoi bulli? - Da quanto tempo vieni bullizzata? Tutto è iniziato alle medie, ma continua anche alle superiori. -In che modo vieni bullizzata? A volte vengo derisa a scuola e molto spesso succede anche nei social. -Quanto spesso vieni bullizzata? Quasi tutti i giorni. -Che sensazioni provi quando accade? Mi sento debole e impotente. All'inizio pensavo che fosse qualcosa che non si sarebbe ripetuto, ma non è così e questo mi fa sentire ancora peggio. -Ti sei mai chiesta perché vieni bullizzata? Hai trovato una risposta? Sì, Penso che sia per il mio aspetto fisico, per il mio modo di vestire e per il mio modo di comportarmi. -Ne hai mai parlato con qualcuno? Ne ho parlato con mia sorella maggiore e con le mie due migliori amiche. -In che modo ti hanno aiutata? Parlando con loro ho provato subito una sensazione di sollievo, come se mi fossi tolta un peso dallo stomaco. Mia sorella mi ha aiutata parlando con i genitori delle persone che mi bullizzano, facendo capire loro il comportamento sbagliato dei loro figli e come mi sento io. -Cosa vorresti dire ai tuoi bulli? Vorrei solo dire che non provo rancore nei loro confronti e che, però, il loro comportamento mi fa capire che hanno un problema e che devono essere

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aiutati tanto quanto ho bisogno di essere aiutata io che vengo bullizzata.

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DICONO CHE IL PERIODO DELL'ADOLESCENZA SIA IL PIÙ BELLO DI TUTTI. DICONO. Dicono che il periodo dell'adolescenza sia il più bello di tutti. Dicono. Dicono che il periodo dell'adolescenza sia il più bello di tutti; potrebbe essere vero solo se non ci fossero persone che te lo rovinano. Gli anni della prima e della seconda media per me sono stati un inferno. Ogni scusa era buona per criticarmi, in particolare per il mio aspetto fisico e il mio carattere. Per qualche chilo in più e perché mi piaceva passare molto tempo da solo, i miei compagni di classe – e poi non solo loro - mi prendevano continuamente in giro. Mi dicevano che assomigliavo ad una balena ed ero troppo grasso per un ragazzo della mia età; dicevano che il mio carattere faceva schifo, che ero troppo timido e che avevo ancora la mentalità di un bambino, nonostante avessi la loro stessa età. Praticamente quasi tutta la classe mi aveva escluso e così mi ritrovavo a passare le ricreazioni e le giornate in solitudine. Gli insegnanti si erano accorti che qualcosa non andava per il verso giusto, ma lasciavano passare, dicevano che era il periodo dei litigi tra compagni di classe. Ma questa storia stava andando avanti da troppo tempo. A casa ne avevo parlato, ma i miei genitori davano ragione agli insegnanti e dicevano anche loro che quando si è ragazzi capita e che tutto sarebbe passato nel giro di pochi giorni o di una settimana. Ma non era così. A volte tornavo a casa da scuola piangendo per quello che succedeva, mi sentivo e mi vedevo un disastro come persona; mi sentivo una nullità e non capivo perché capitasse tutto questo a me e non a qualcun altro. A quel punto ho deciso che dovevo ribellarmi e cambiare. Innanzitutto ho iniziato ad andare in palestra per mettermi in forma e poi ho cercato altri amici al di fuori della mia classe e ne ho trovati parecchi che mi hanno accettato per com'ero senza giudicarmi.

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Tornato a scuola in terza media, i miei compagni di classe, meravigliati dei cambiamenti avvenuti durante l'estate, cercarono di scusarsi per l'atteggiamento che avevano assunto gli anni passati, ma per me quei ragazzi non esistevano piÚ, come non esisteva piÚ il ragazzino cicciottello che si divertivano a prendere in giro. A quel punto mi sono sentito finalmente piÚ libero: avevo trovato le persone che mi facevano stare bene e mi è bastato quello per concludere al meglio l'ultimo anno di medie.

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LA SCUOLA AVREBBE POTUTO FARE DI PIÙ La scuola avrebbe potuto fare di più Daniela, mamma di tre femmine, ha dovuto gestire delle situazioni di bullismo perchè due delle sue figlie sono state vittime di insulti e violenze psicologiche. Ma racconterò solo una storia delle due. La prima figlia è stata vittima a 12-13 anni. Gli episodi si compivano a scuola da parte di una ragazzina che si riteneva sua amica. La ragazza ne ha subito parlato con Daniela e lei, da mamma, subito ha preso dei provvedimenti. Daniela soffriva a vedere sua figlia che piangeva la mattina perché non voleva più andare a scuola e nel vederla tornare da scuola piangendo perché c'erano stati altri episodi. Questa mamma si sentiva impotente. Capitavano cose spiacevoli anche sui social. Le mandavano insulti nelle chat di Facebook e si spingevano a insultarla anche sul gruppo di classe. Riceveva insulti, non violenze fisiche, ma psicologiche sì. Daniela portò sua figlia da una psicologa, ma non ci furono risultati. Aveva inoltre preso tre tipi di provvedimenti: era andata a parlare con i genitori della bulla, ma senza risultati, se non la frase, pronunciata anche con un certo rancore: "mia figlia non farebbe mai una cosa del genere!"; era poi andata a parlare con il preside perché prendesse provvedimenti, visto che la maggior parte degli episodi accadevano a scuola, ma purtroppo nessuno prese provvedimenti; decise allora di denunciare la famiglia della ragazza perché le cose non si sistemavano; passò ai fatti e alle prove. Per la prima figlia non si ripeterono più atti di bullismo, ma Daniela rimane dell'idea che la scuola avrebbe dovuto fare di più.

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LE PAROLE A VOLTE FANNO PIÙ MALE DEI GESTI VIOLENTI Le parole a volte fanno più male dei gesti violenti Racconterò la mia esperienza anonimamente. Non si tratta di bullismo fisico, ma verbale, e le parole a volte fanno più male dei gesti aggressivi. L'anno scorso ho passato un periodo terribile che non auguro neanche alla persona che odio di più, perché avevo quasi tutti i miei ex compagni di classe contro di me; mi davano della poco di buono, facevano tanto gli amici quando avevano bisogno di me e poi alla prima occasione sparlavano, mi offendevano, si prendevano gioco di me e della mia bontà. Gli insulti erano principalmente basati sul fatto che per loro ero una che non combinava nulla dalla mattina alla sera, che non studiava, che era inutile, antipatica. Non mi conoscevano davvero, perché le persone che frequentavo tutti i giorni, per esempio la mia migliore amica, mi apprezzavano per quello che ero e mi stimavano. Per un periodo, per colpa di queste persone che dicevano in giro cose false su di me, ho avuto una bruttissima reputazione, che per fortuna è sempre stata smentita dalla realtà e dalle persone che mi conoscono davvero. Una cosa di sicuro l'ho sbagliata: fidarmi fin da subito e troppo di queste persone che inizialmente credevo amiche. Mi hanno fatta stare talmente male che, quando tornavo a casa da scuola, a stento mangiavo, dormivo a lungo di pomeriggio e poi di notte restavo sveglia fino a tardi, fino al mattino, a piangere, a riflettere, a tentare di capire e di spiegare quello che stavo passando. Certo avrò commesso errori come tutti, ma se questi ragazzi fossero stati amici, mi avrebbero fatto capire le cose, mi avrebbero dato consigli e non mi avrebbero trattato in quel modo, ma evidentemente amici non erano. Questa situazione ha influito molto sul mio andamento scolastico: non avevo

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voglia di andare a scuola per poi chiudermi in bagno a piangere e a non vedere l'ora di andare a casa. Avevo paura di alzarmi per andare in bagno perché sapevo che mentre mi alzavo dietro di me c'era gente che commentava. Avevo paura di dire la mia opinione perché mi criticavano. Avevo paura di tutto, anche degli sguardi che incontravo nei corridoi, e mi sentivo inferiore e sbagliata, quando l'unica cosa che c'era di sbagliato era il loro atteggiamento nei miei confronti. Le amiche da un giorno all'altro mi hanno voltato le spalle, escludendomi da tutto. Ero una persona debole, non ce la facevo ad essere forte, a fregarmene, a prendere provvedimenti; non ne ho neanche parlato con i miei genitori, ne sono uscita da sola, imparando a camminare a testa alta, facendo finta di niente, però intanto sono stata bocciata. Da una parte ero felice di non essere più in classe con loro, ma dall'altra ho perso un anno di scuola. Avevo un carattere troppo debole, facevo vedere che me ne fregavo ma in realtà ci stavo male, perché sopportare tutto quello per giorni e giorni era straziante. Verso maggio ho rivalutato certe persone con cui non avevo legato, ma non perché mi stessero antipatiche; mi sono accorta che dedicavo loro poco tempo, che parlavo troppo poco per poter immaginare di costruire un vero rapporto. Poi ho iniziato a uscire con loro, a frequentarle di più e mi sono resa conto che c'era ancora qualcuno che poteva volermi bene. Quando ho scoperto della mia bocciatura ho cambiato modo di pensare, sono cresciuta, e posso dire che ora sono fiera di me stessa. Ho smesso di seguire persone che non mi meritavano e ho iniziato a camminare accanto a persone che mi davano affetto e stima. Sono stata stupida, lo ammetto, a credere per un periodo di essere proprio come mi dipingevano, ma da una parte ringrazio questi bulli perché ora sono cresciuta e non mi faccio mettere più i piedi in testa. Se qualcuno mi offende non lo bado, se invece una critica è costruttiva, è ben accetta; non ho paura a dire ciò che penso e non ho paura a prendere iniziative. Sono diventata una persona forte. Tutte le persone che ora fanno parte della mia vita sono persone che mi vogliono davvero bene, che sanno tutto di me, che mi supportano e mi

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sopportano. C'è da dire anche che tutte le offese che ho ricevuto l'anno scorso non erano solo da persone in classe mia, ma anche da gente al di fuori della mia classe.. Come detto, non credevo più in me stessa, non avevo più autostima, né riguardo l'aspetto fisico, né psicologicamente. Dalla fine dell'estate 2017 ho capito tante cose e ora sono fiera di me, di quello che faccio per gli altri, delle persone che mi dimostrano il bene che mi vogliono, che mi ammirano, che mi chiedono consigli e che mi sostengono sempre. Dopo ciò che ho passato l'anno scorso quando mi sentivo esclusa, sbagliata, stupida, direi che quest'anno ho avuto una grande rivincita su me stessa e sugli altri e sono molto felice di ciò. Ho imparato molto da questa esperienza e desidero dire che chiunque si trovi in questa situazione deve parlarne con qualcuno, perché non è detto che da soli ce la si possa fare.

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AVREI VOLUTO FARE DI PIÙ Avrei voluto fare di più Ho assistito a più episodi di bullismo, ma solo uno mi è rimasto impresso. Un caldo giorno d'estate, dato che non avevo niente da fare, ho deciso di andare in oratorio a fare una partita a calcio per rilassarmi un po'. Appena arrivato, mi aspettavo una partitella tranquilla tra noi, così da passare la giornata, ma la situazione era ben diversa. Subito sono partiti insulti molto forti contro due ragazzi di origini orientali (Cina, Giappone...) che subivano in silenzio. Ok, a giocare a calcio non erano un granché, ma questa non è comunque una ragione valida per degli insulti così pesanti e a sfondo razzista. Protagonisti di queste scene poco edificanti erano dei ragazzi poco più grandi di me che semplicemente si credevano superiori. I due ragazzi bullizzati si comportavano a mio avviso in modo strano: stavano in silenzio e subivano senza rispondere. Io cercavo di incitare i due ragazzi a lasciare perdere e allo stesso tempo dicevo agli altri di smetterla, ma niente. Alla fine i due ragazzi orientali non ce l'hanno fatta più, perché, oltre a subire insulti, erano attaccati anche fisicamente, durante la partita, quindi se ne sono andati quasi in lacrime. Io per loro ho provato tanta pena e dispiacere e avrei voluto fare di più per aiutarli.

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DA VITTIMA A CARNEFICE Da vittima a carnefice Alle medie conoscevo un ragazzo che si chiamava Mirko e che veniva spesso bullizzato da un gruppo di ragazzi più grandi a causa del suo aspetto fisico. In effetti era piuttosto grasso. Era anche basso, e quando i suoi coetanei ne avevano la possibilità lo spingevano e gli facevano dispetti. Un giorno Mirko andò dal preside e gli riferì questi episodi; il preside prese provvedimenti, i bulli vennero sospesi per una settimana e Mirko non fu più bullizzato e discriminato. Iniziò ad andare in palestra per dimagrire, seguì una rigorosa dieta e con il tempo trovò il suo posto in uno dei vari gruppi all' interno della classe e divenne addirittura amico dei bulli che una volta lo bullizzavano. Un giorno però Mirko iniziò a prendersi gioco di altri ragazzi, quasi come per una rivincita, e io gli dissi che se si comportava cosi non sarebbe stato migliore dei ragazzi che tempo prima lo avevano bullizzato. Parlammo più volte di questa cosa, lui mi ascoltò e si convinse a scusarsi con i ragazzi che erano vittime dei suoi soprusi.

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CIÒ DI CUI ABBIAMO VERAMENTE BISOGNO Ciò di cui abbiamo veramente bisogno Nella mia classe, alle medie, c'era una ragazza che, a causa di alcuni problemi legati alla salute, veniva derisa e presa di mira sia da alcuni compagni che da persone di altre classi. Da piccola aveva fatto un importante intervento per guarire da una malattia ma non ne aveva mai voluto parlare, né con me, né con le altre compagne. A causa di questo intervento aveva delle cicatrici in faccia e non camminava bene. I miei compagni e altri ragazzi la prendevano in giro proprio per questo motivo con frasi offensive come:" Oh, arriva l'handicappata", oppure, quando entrava in classe: "Ciao, Frankenstein!", perché dicevano che con quelle cicatrici sembrava un mostro. Lei però non reagiva e non rispondeva male, sembrava sorda ai loro commenti e alle loro offese. È sempre stata molto sicura di se stessa e, riguardo a questo, un po' la invidio perché, se fossi stata al suo posto, avrei sicuramente sofferto molto per le parole offensive dei nostri compagni e avrei reagito in modo diverso. Quando poi, in terza media, i professori ci hanno messe vicine di banco, la nostra amicizia è cresciuta. Ho sempre provato ad aiutarla e, conoscendola meglio, ho capito che non aveva bisogno di qualcuno che la difendesse, ma di una persona con cui poter parlare liberamente, ed è questo, in fondo, ciò di cui abbiamo bisogno tutti. Per il resto, con il tempo i miei compagni hanno visto che non reagiva ai loro insulti e l'hanno lasciata in pace. Alla fine ho capito che lei si è dimostrata superiore a loro.

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A VOLTE MI CHIEDO A volte mi chiedo Una delle maggiori motivazioni del bullismo è il razzismo, anche se prendere in giro qualcuno che ha la pelle più pigmentata non ha senso. Dopo questa introduzione desidero parlare di un ragazzo che chiameremo con un nome di fantasia: Jacopo. Questo ragazzo veniva alle medie con me e veniva preso in giro perché non aveva tanti soldi, ed era evidente. D'inverno usciva con una felpa e dei pantaloncini che arrivavano al ginocchio. I miei ex compagni di classe continuavano a ridergli in faccia perché, quando andavano nello spogliatoio e si cambiavano, lui aveva le mutande bucate. I professori sapevano benissimo cosa succedeva nel gruppo classe ma si dimostravano menefreghisti e si limitarono a farci solo una ramanzina. Le cose continuarono fino alla fine dell'anno, poi nessuno lo vide più, perché era tornato al paese d'origine. A volte mi chiedo come si sentirà ora, che ricordo avrà della sua esperienza italiana. Credo che alcuni di noi non gli abbiano dato un buon esempio.

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LE PRIME PERSONE DEBOLI SONO I BULLI Le prime persone deboli sono i bulli

Il bullismo e il cyberbullismo sono fenomeni nati con l'intervento di internet. Sono comportamenti offensivi e maleducati, che un individuo o un gruppo di individui mettono in atto per far male sia psicologicamente sia fisicamente alla vittima, per farla sentire inutile. Molte volte le prime persone deboli sono i bulli, che per motivi famigliari o altri motivi, vogliono trasferire e far provare la loro situazione agli atri. I bulli inoltre deridono le persone per l'aspetto fisico, per il modo di vestire, per il comportamento, per la bellezza. Con internet è nato il fenomeno del cyberbullismo, e proprio per questo molte volte ci viene detto di utilizzare bene e con coscienza i social. È vero: internet è molto utile, perché ormai viviamo in una società iperconnessa, ma bisogna maneggiarlo con cautela. Questi due fenomeni molto gravi sono ormai diventati cronaca quotidiana, perché se ne parla ovunque: televisione, radio… Questo avviene perché si vogliono informare i genitori, in modo che stiano attenti e che pongano domande ai figli per prevenire atti di bullismo. Le vittime sono soprattutto adolescenti, i quali, per timidezza o per vergogna, non raccontano di questi fatti a nessuno, e talvolta tentano il suicidio, perché si sentono inutili. I casi di bullismo avvengono soprattutto a scuola, dove si è da soli e non c'è nessuno che ci protegga. Al contrario, i casi di cyberbullismo avvengono in internet o nei social, dove il bullo si sente più forte perché è dietro ad uno schermo. Anche nel mio paesino è avvenuto un caso di bullismo. La vittima è, ed è tutt'ora, un mio grandissimo amico; è un ragazzo di 13 anni che veniva picchiato in autobus perché ritenuto troppo magro e perché presentava degli handicap. Lui non si confidava con nessuno, fino a quando la mia classe un giorno si è accorta che aveva un livido nero nel volto. Ormai stremato da tutte le nostre domande, cadde nelle braccia di un mio compagno, e raccontò tutto quello che gli era successo. Si venne a scoprire che il bullo era un ragazzo della nostra stessa scuola, con un anno in più, quindi di 14 anni, che si divertiva, essendo più grande, a 32


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picchiare e deridere i ragazzi più piccoli. Metteva in atto questi comportamenti per farsi grande di fronte alla sua cerchia di amici. Un giorno la mia classe si è fatta forza, ed abbiamo raccontato tutto ai professori. Loro hanno prima richiamato il bullo, e poi avvisato la sua famiglia. I genitori del bullo hanno preso gravi provvedimenti, e hanno riferito che probabilmente il figlio sfogava la sua rabbia a scuola, perché non riusciva ad ottenere buoni risultati scolastici, e così picchiava gli atri. Anche se non ho mai vissuto atti di bullismo, riuscivo a percepire il dolore del mio amico e in quel momento mi sentivo proprio male, perché ho capito che, in questa generazione, se non sei perfetto: bello, magro, alto... non sei nessuno, e per questo devi soffrire. Questa generazione si basa solo sull'aspetto fisico, e non sui sentimenti che si provano. Penso che la parola bullismo non dovrebbe esistere, perché deridere le persone per il loro aspetto fisico, carattere, modo di vestire… è da stupidi. In questo mondo nessuno è perfetto, perché la perfezione non esiste, e bisogna accettarsi tutti, cosi come siamo, perché il mondo è bello proprio perché ognuno è diverso dagli altri. Bisognerebbe pensare che tutti noi siamo un'unica grande famiglia e che nel momento del bisogno dovremmo aiutarci. Al mondo però esistono anche persone cattive, le quali pensano solo a se stesse e che tutto il mondo giri attorno a loro, e che se una persona è diversa bisogna deriderla e prenderla in giro. Se l'umanità si sforzasse a pensare che il bullismo è "ignoranza", il mondo sarebbe migliore.

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NON MI GUARDAVA MAI NEGLI OCCHI Non mi guardava mai negli occhi Ti sei mai chiesto il motivo per cui i bulli se la prendevano con te? In realtà no, ti lasci solo sopraffare dallo sconforto, dall'insicurezza. Credi a loro, a quel che ti dicono, anche se vorresti tanto avere la fermezza per difenderti. In realtà non conoscevo nemmeno gran parte dei ragazzi, eccezion fatta per quello che avevo conosciuto poco prima delle vacanze estive. Giocavamo a calcio insieme, e ricordo di non essere mai riuscito a parargli un rigore. Che effetto ti faceva guardare negli occhi quel ragazzo mentre gli altri ti deridevano e lui non accennava a difenderti? Credevo, o forse mi illudevo, che lui fosse costretto a stare lì, che in fondo anche lui fosse una vittima, che per poter entrare nel gruppo dovesse essere come loro. È un pensiero triste, anche lui aveva uno sguardo triste. Quando poi sono finite le violenze nei tuoi confronti, quel ragazzo ti ha mai avvicinato per parlarti e spiegarti il motivo per cui lo faceva, per cui restava inerme a guardare? No, ma non c'era bisogno di spiegarmi nulla, bastava guardarlo in faccia. Una cosa che mi ha colpito molto è il fatto che evitasse sempre che i nostri sguardi si incrociassero, era schivo. Non abbiamo mai più giocato a calcio insieme. Se incontrassi di nuovo i bulli cosa diresti, cosa vorresti che capissero? Con gentilezza (e una buona dose di sarcasmo) chiederei se sono cambiati o se sono rimasti gli immaturi che erano. Quindi provi ancora rancore verso di loro?

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No, mi sento cresciuto, ho realizzato che è proprio questo a distinguere noi da loro: noi non lasciamo che sia l'ira o l'odio a parlare per noi. Spero, tuttavia, che nessuno piÚ passi ciò che ho passato io. Ti auguro tutto il bene possibile e che il tuo messaggio raggiunga altri e li porti a riflettere. Grazie, lo spero anche io.

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NON È STATO UN SABATO COME TUTTI GLI ALTRI Non è stato un sabato come tutti gli altri Caro Luca, come stai? Te la passi bene lì dove ti sei trasferito, eh? Canarie, giusto? Ti sembrerà strano che io ti stia scrivendo e soprattutto che lo stia facendo con una lettera, no? Lo so, perché sembra strano anche a me. È solo che sono successe un sacco di cose e desidero metterti al corrente dell'accaduto. Non ho voluto farlo per messaggio, non tocco il cellulare da un po': non mi va. Mi fa quasi schifo e soprattutto paura, paura di tornare indietro nei ricordi o di quello che ci posso trovare dentro. Era un sabato come tutti gli altri: mi sveglio con la mia solita sveglia alle 6:20, mi dirigo in cucina e faccio colazione con i miei soliti cereali, mi preparo e vado a scuola, accompagnata da mia madre come ogni mattina. Quando entro a scuola, però, noto subito che non è tutto nella norma: c'è uno strano silenzio nei corridoi e i miei compagni hanno un'aria confusa mista a panico e nessuno parla. Anche quelli abituati a fare sempre confusione se ne stanno zitti. Non capisco cosa è successo; sto per chiedere informazioni a Irene, la mia migliore amica, quando la preside convoca tutte le terze in Aula magna. Siamo tutti seduti li, alcuni ansiosi di sapere e altri, già informati, se ne stanno con le mani in faccia, rassegnati. Quando la preside entra, si svela il mistero. Quella mattina, sabato 17 novembre 2017, E.G. è finita in ospedale dopo essere stata trovata svenuta in bagno con una lametta e il braccio sanguinante pieno di tagli profondi.

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Ti stai chiedendo la causa, Luca? Pesante bullismo. 1. è una ragazza con i capelli molto scuri e ricci, abbastanza magra e con un bel sorriso, una ragazza molto dolce e carina. Non ha mai fatto niente di male a nessuno. Eppure, a inizio anno, Jacopo e il suo gruppetto, senza un reale motivo, la prendono di mira. La offendono pesantemente e la prendono in giro nei corridoi della scuola, davanti a tutti, fra le risate dei compagni e alle spalle dei professori. Ho un ricordo di quei giorni. Quando entro in bagno la vedo, come la vedono tutti, in un angolo a piangere, ma nessuno ha il coraggio di aiutarla. Neanche io trovo questo coraggio. In classe la isolano, si comportano come se lei non esistesse e il banco a fianco a lei è sempre vuoto. So per certo che lei quel sabato non voleva suicidarsi, voleva solo alleviare il dolore interno, soffrendo un po' per quello esterno. Anche i suoi genitori erano allo oscuro di tutto. E. si vergognava a raccontare cosa le stava accadendo, perciò nessuno ha mai potuto aiutarla. Sabato 17 novembre 2017 la Preside prende un foglio e pretende che i colpevoli si facciano avanti, ma da codardi quali sono rimangono immobili sotto gli occhi di tutti. Non ricordo chi, ma qualcuno ha poi fatto i loro nomi e loro hanno dovuto raccontare tutto. 1. è uscita dall'ospedale, ma ha alcuni problemi psicologici ed è caduta nell'anoressia. Ora si trova nel "Centro delle farfalle", un istituto specializzato nella cura della sua malattia e nessuno la vede più. So anche, Luca, che ti stai chiedendo come mai non uso il cellulare; il motivo è che creavano chat di gruppo dove la insultavano e la minacciavano. Sono contenta per te e ti invidio per non aver passato questa situazione. Qui è stata davvero dura. Ciò che è accaduto dispiace tantissimo a tutti e i sensi di colpa si sono fatti sentire. Non so cos'altro aggiungere, solo… fatti sentire ogni tanto. Ah, comunque hai visto? Alla fine non è stato un sabato come tutti gli altri.

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OGGI PER ME NON È FACILE SCRIVERTI Oggi per me non è facile scriverti Cara Martina, come stai? Io abbastanza bene, spero anche tu. Sono passati alcuni mesi da quando ci siamo scritte l'ultima volta. Oggi per me non è facile scriverti, ma vorrei raccontarti di quando sono stata vittima di bullismo, perché ho proprio bisogno di sfogarmi. Tutto è iniziato all'età di nove anni e fin da piccola ho avuto la sfortuna di capire e provare cosa significa essere vittima di bullismo. Non dimenticherò mai quel giorno, quando mi sono sentita tradita, tradita dalla mia migliore amica e ti posso dire che non c'è cosa peggiore. Io e i miei compagni eravamo in mensa e lei, non so per quale motivo, disse che mio padre di mestiere faceva lo spazzino. Non ho mai capito cosa ci fosse di brutto e non dignitoso nel fare questo mestiere, peccato che i miei compagni non la pensassero così; per loro era inaccettabile, forse perché tutti loro erano figli di avvocati o dottori. Da quel giorno iniziarono ad escludermi e successivamente iniziarono pure a mettermi le mani addosso: mi picchiavano e mi insultavano. Mi dicevano di vergognarmi e di star loro lontano. Ricordo come fosse ieri un episodio molto violento nei miei confronti e voglio raccontartelo. Era una bellissima giornata e allora la maestra ci volle portare a vedere un bosco che era situato lì vicino. Arrivati, la maestra ci disse che avevamo dieci minuti di pausa e allora mi misi a mangiare da sola lontano dai miei compagni. Passeggiavo tranquillamente quando ad un tratto due ragazzi della mia classe mi presero da dietro afferrando lo zaino e, senza essere visti

dalla

maestra,

incominciarono

a

picchiarmi

ripetutamente.

Mi

riempirono di parolacce e di calci. In quel momento provavo tanta voglia di reagire, ma già sapevo che non ce l'avrei mai fatta. Ho provato a parlare di questo con gli insegnanti ma loro minimizzavano o

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facevano finta di niente: avevo la sensazione che non gliene fregasse più di tanto. Un giorno però riuscii a reagire rispondendo male a ogni loro insulto o ignorando i commenti nei miei confronti, tanto che da quel momento in poi i bulli incominciarono a non picchiarmi più. Amica mia, non vorrei rattristarti. Solo volevo condividere con te queste pagine brutte del mio passato. Desidero però dirti che essere stata vittima di bullismo mi ha reso più forte e più coraggiosa nella vita e mi aiutato a capire quando le persone accanto a me sono in difficoltà, in modo da poter stare loro vicino come si meritano. Spero che questa mia storia abbia aiutato anche te a capire tante cose. Un caloroso abbraccio.

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PARLARE DI QUESTI ARGOMENTI MI TOCCA PARTICOLARMENTE Parlare di questi argomenti mi tocca particolarmente Ciao, Michela, ti scrivo questa lettera perché vorrei raccontarti delle situazioni in cui sono stata bullizzata e cyberbullizzata dai miei coetanei. Ho deciso di scriverti perché voglio mettere un "punto" a queste brutte situazioni. Le parole bullismo e cyberbullismo, purtroppo, negli ultimi anni si sentono spesso, soprattutto nelle notizie di cronaca. Il cyberbullismo ha come luogo la rete internet, cioè i social network, le conversazioni su chat e si diffonde anche attraverso semplici messaggi telefonici, in cui le persone colpite vengono insultate e offese online. Il bullismo, invece, si rivolge direttamente alle persone, che vengono offese, colpite e a volte picchiate. Il bullo e il cyberbullo, quando compiono atti di bullismo e cyberbullismo, è come se indossassero una maschera per non farsi riconoscere e individuare. Il problema è che le persone che sono vittime di questi comportamenti subiscono un'aggressione psichica, fisica e sociale che rischia di segnarle per sempre. Nella società di oggi non si apprezza la diversità individuale; ciò che conta è essere tutti belli, magri, vestiti alla moda, saper trasgredire alle regole per sentirsi più "grandi", altrimenti sei considerato uno "sfigato/a" da deridere, insultare, criticare. Penso che le persone colpite da atti di bullismo e cyberbullismo debbano essere difese e aiutate, perché tutti nella vita abbiamo dei momenti di fragilità, ciò che è fondamentale è far capire a queste persone che quello che conta è ciò che sono dentro e non quello che mostrano esteriormente. Parlare di questi argomenti mi tocca particolarmente perché, durante la

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frequenza della scuola media, sono stata una vittima. Un' esperienza che ti voglio raccontare, molto forte per me, è accaduta il 16 Aprile 2016. Ricordo perfettamente il giorno in cui, durante un intervallo, sono stata derisa dai miei coetanei perché ero grassa, mentre, secondo la loro mentalità, dobbiamo essere tutti magri; nessuno voleva mai stare con me a causa del mio aspetto fisico e io mi vergognavo di fare merenda, perché, mentre mangiavo, venivo insultata di continuo. Sono stata esclusa da tutti i giochi di gruppo a causa del mio aspetto fisico. Un' altra esperienza che ho vissuto è accaduta un pomeriggio d'estate in cui nei social network ho pubblicato una mia foto assieme ad un mia amica. Si vedeva solo il mio volto. Da lì a poco – non erano trascorsi neanche dieci minuti - mi sono arrivati un sacco di messaggi in cui queste persone mi hanno insultata, mi hanno offesa e sotto la fotografia mi hanno scritto che avevo un volto troppo brutto e troppo robusto per poter pubblicare quella fotografia. Affrontare questo dolore non è stato per niente facile, ma grazie alla mia famiglia sono riuscita poco alla volta a superarlo. Mia mamma fin da subito sapeva di queste situazioni e ha visto in me molte sofferenze, pianti e frustrazioni. Lei però è stata per me un importante supporto psicologico e oggi sono diventata una persona più forte e motivata. Dopo queste esperienze ho deciso di lavorare sul mio aspetto fisico. Io penso che la causa di questi comportamenti da bullo non sia solo imputabile ai figli ma anche ai genitori che non educano più alle regole con dei "NO" che a volte sono necessari; ora tutto è dovuto e tutto si può. Alcuni genitori non seguono i propri figli nella loro crescita globale e non controllano più i cellulari. Tutti sono bravi a parlare, a far credere di essere solidali, ma quando ti succedono questi episodi nessuno ti aiuta. Io ho dovuto affrontare un percorso difficile e faticoso ma, anche grazie a mia sorella, oggi sono riuscita a superare quei momenti difficili. Oggi sono una nuova me, alla quale nessuno può più fare del male. Ho imparato che la parola chiave per evitare il bullismo e il cyber bullismo è

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COMUNICAZIONE, ma la comunicazione, nella societĂ di oggi, viene paradossalmente sottovalutata, anzi non esiste quasi piĂš a causa dei mass media. Credo che insieme dovremo approfondire anche questo aspetto. Scrivi presto.

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PRESENZE CONTAGIOSE Presenze contagiose A te, lettore, voglio raccontare un episodio. Era la prima media e cercavo di stringere più amicizie possibili con i miei nuovi compagni. Però in classe avevamo due bocciati, che venivano da una classe considerata la peggiore della scuola. Questa loro presenza condizionò molto alcuni miei compagni che, col passare del tempo, diventarono sempre più maleducati e presuntuosi. Io allora mi chiusi in me stesso e feci amicizia solo con persone ritenute gli scarti della classe. Più volte mi prendevano in giro e mi insultavano per i miei comportamenti diversi e io cercavo di ignorarli senza pensarci troppo, ma questo evidentemente li infastidiva e un giorno, in palestra, mentre ci cambiavamo per l'ora successiva di educazione fisica, per primo un kosovaro che non faceva nemmeno sport ma era più agile di me, mi spinse a terra da dietro mentre ero girato e mi lanciò la sua sacca, mentre gli altri ridevano e mi insultavano. A questo punto reagii. Non avevo mai alzato le mani, anche perché mi è sempre stato insegnato che è una cosa sbagliata, ma in quella occasione non seppi trattenermi e allora da terra spinsi i piedi contro i suoi facendolo sbilanciare e cadere a sua volta. Lo presi per il colletto della maglia sollevandolo di pochi centimetri per poi farlo ricadere. Mi sfogai, così per un po' stette alla larga, anche se non smise mai di insultarmi. Questo episodio, insieme ad altri che qui non racconto, mi fece riflettere e sono giunto alla conclusione che un bullo è una persona impaurita che teme di sembrare debole, oppure una persona che vuole solo vantarsi, prendere di mira i più deboli per guadagnare una forma di rispetto davanti alle persone che non lo conoscono.

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SE SI ARRIVA A DESIDERARE LA BOCCIATURA Se si arriva a desiderare la bocciatura Ebbene sì... ln terza media sono stata vittima di bullismo. Il mio tredicesimo anno è stato davvero un anno difficile dal punto di vista affettivo. Ero una ragazzina piuttosto tranquilla, che cercava di stare sempre sulle sue e che aveva pochi amici. I miei compagni di classe non mi accettavano perché ero abbastanza cicciottella e non mi vestivo con abiti di marca; mi prendevano in giro, mi isolavano senza un motivo serio. Ho passato la maggior parte dei giorni chiusa in camera a guardarmi ossessivamente allo specchio e a convincermi che erano vere le cose che mi dicevano i miei compagni di classe. Piangevo sempre e i miei non capivano perché. Andavo a scuola mal volentieri non perché non avessi voglia di studiare, ma solo perché mi toccava vedere i miei compagni e ascoltare i loro insulti. Tutto ciò mi rendeva ancora più triste. Non studiavo più, perché la testa era sempre da un'altra parte. L'unica mia speranza era che arrivasse l'ultimo giorno di scuola, così sarei stata bocciata e finalmente avrei cambiato classe. Sfogavo la mia rabbia mangiando e non mi rendevo conto che ogni giorno ingrassavo sempre di più e la mia vita peggiorava. Un giorno, stanca di tutto ciò, mi sono decisa a mettermi in dieta e ad andare in palestra. Da quel giorno la mia vita è cambiata totalmente: io ho iniziato a sentirmi bene con me stessa, più forte, più sicura e gli altri non provavano più gusto a prendermi in giro per il mio aspetto fisico.

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SE TESTA NON GLI MANCA Se testa non gli manca Il ragazzo maligno con il cuore pieno di gioia amara guarda le sue vittime soffrire. Con orgoglio racconta le sue gesta. Ma un giorno capirà, capirà che è lui quello che sta più male, quello che soffre di più. A quel punto il suo cuore si aprirà alla gioia vera e alla bontà, se testa non gli manca.

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SONO FIERO DI QUESTI ADULTI CHE PER UNA VOLTA SI SONO COMPORTATI DA ADULTI Sono fiero di questi adulti che per una volta si sono comportati da adulti Caro Luca, come stai? Ti scrivo per parlarti di un episodio che è successo a scuola. Guarda, non ci potevo credere neppure io, ma per farti capire devo raccontare i fatti dall'inizio. E' il 16 marzo, io giro tranquillo per il giardino della scuola durante la ricreazione, quando, ad un tratto, dietro a un cespuglio vedo due ragazzi picchiare un terzo. Io non so come agire: non so se fare i fatti miei oppure andare a chiamare un professore. Alla fine, un po' da vigliacco, decido di far finta di non vedere, perché non volevo che quei bulletti se la prendessero con me perché facevo la spia. E il 16 marzo la faccenda si chiude lì. Il giorno dopo lui non parla con nessuno di quanto accaduto il giorno prima, e non apre bocca nemmeno il giorno successivo. In quella scuola c'è sempre stato un problema: i professori, a ricreazione, parlano tra loro anziché fare sorveglianza; se facessero sorveglianza come dovrebbero, certamente non succederebbero questi fatti sotto il loro naso. Io comunque mi sono convinto che nemmeno i genitori del mio amico si interessino più di tanto di quello che gli sta accadendo, o forse non se ne accorgono. Io cerco di aiutarlo come posso, ma lui mi dice sempre che va tutto bene, anche se è evidente che non è così. Il 19 marzo io vengo a scoprire che non è vittima di bullismo solo a scuola; lo prendono in giro anche su WhatsApp e pure sui vari social pubblicano foto o video mentre lo picchiano o lo deridono. Questo è cyber bullismo!

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Mi chiedo perché i suoi compagni di classe non facciano niente e sono veramente deluso, perché l'indifferenza è la cosa peggiore. Decido di andare a parlargli. Vado e mi dice che non ce la fa più, sta scoppiando, è diventato anche autolesionista. Lo ascolto e veramente non capisco quanto sia bacata la mente umana se arriva a fare così tanto male a un ragazzo. Sono davvero sconvolto. Tu che ne pensi? Arriviamo al 21 marzo. Lui finalmente decide di parlare con i suoi genitori e io sono veramente felice, così questi bulli la smetteranno, una buona volta! Il 22 marzo i genitori del ragazzo finalmente sono andati dal preside! Appena so qualcosa di nuovo ti scrivo, promesso! Caro Luca, grazie per la tua lettera. Finalmente il mio amico sta bene. I bulli hanno smesso di offenderlo, grazie all'intervento della preside e dei suoi genitori. I bulli si sono presi quattro giorni di sospensione e io sono molto felice: se la meritavano! Hanno promesso che non si comporteranno più così e, se dovesse ricapitare, la preside ha detto che, oltre a bocciarli, li espellerà dalla scuola. I bulli l'hanno smessa. Il ragazzo non è più autolesionista ed è più sereno, i suoi genitori si interessano molto di più a lui, adesso. Lui ha finalmente degli amici e io sono uno di questi, e ne vado fiero, come sono fiero di questi adulti che per una buona volta si sono comportati come tali. Fratello mio, ti voglio un mondo di bene e se a te succede una cosa del genere non esitare a farmelo sapere. Io arriverò subito e cercherò di aiutarti in tutti i modi possibili, perché è così che ci si comporta tra fratelli. A presto

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SONO ARRIVATA A FARMI DEL MALE Sono arrivata a farmi del male Durante la scuola media sono stata vittima di bullismo. I primi due anni tutti erano miei "amici", ma era solo una impressione, perché con l'andare del tempo alcuni hanno cominciato a rivelarsi per ciò che erano realmente. L' ultimo anno ho litigato con la persona che ritenevo la mia migliore amica, perché aveva cominciato a giudicarmi per le cose che avevo o non avevo e ha iniziato a parlare male di me anche con tutti i miei compagni di classe e tutti i miei amici di scuola. Sentendo tutte queste voci ho deciso di allontanarmi da chi vedevo che non mi voleva bene e gli altri a loro volta mi hanno allontanato, invece di darmi spiegazioni e di chiarirci a voce. Ma questo non è tutto. Gli ultimi mesi di scuola ho trascorso tutte le ricreazioni da sola con mia sorella, perché le mie compagne facevano di tutto per escludermi dal cerchio. Alcuni ragazzi mi prendevano in giro urlandomi "balena, sei una cicciona, non vali niente!" Già io non mi piacevo, dopo quelle parole stavo ancora peggio. E non basta. Dopo gli insulti a scuola c'erano quelli sui social. Postavo una foto e tutti a commentare cose come "fai schifo, sei una…" e altre cose molto offensive e volgari, che mi hanno reso molto più vulnerabile. Su un social network che si chiama "Ask.fm" mi sono arrivate domande anonime con insulti ancora più pesanti di quelli che ricevevo a scuola. Io arrivavo a casa e piangevo e quando i miei genitori riuscivano a calmarmi, ricominciavo a piangere perché leggevo offese gratuite sul telefono. Rimanevo male per tutto questo, perché anche io sapevo che non

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avevo tutto quello che avevano gli altri e il fatto che calcassero sulla situazione di disagio economico della mia famiglia mi faceva stare male, perché so di non essere economicamente messa bene, quindi avevo solo il necessario. Venivo giudicata per il mio carattere, per il mio aspetto fisico, per il fatto che i miei sono separati, anche se queste cose le conoscevano già da tre anni. Io stavo male soprattutto perché le persone che ritenevo importanti mi avevano voltato le spalle e mi prendevano in giro. Sono arrivata addirittura più volte a farmi male per la rabbia e la tristezza che provavo e che le persone causavano dentro di me; mi hanno fatto male psicologicamente, perché ho cominciato a vedermi anche io, dopo tutti gli insulti, come mi avevano descritto loro. Eppure ora mi ritengo fortunata che nessuno sia mai arrivato alla violenza fisica. Io però avevo paura di rimanere da sola e così ho passato tutta l'estate da sola, poi tutti si sono fatti vivi il giorno del mio compleanno per farmi gli auguri come se non fosse successo niente. Ciliegina sulla torta, a ottobre 2017 mi sono trovata su Instagram una mia foto in un sondaggio, in parte alla immagine di un pagliaccio con una domanda: "chi fa più paura e chi è più brutto?" Io sapevo che quel post serviva per offendere me ed era proprio così. Sono stata male per settimane con la paura di vedere in faccia la persona che aveva pubblicato il post e con la paura di essere presa in giro davanti a tutti. Ero molto debole davanti a queste situazioni e forse lo sono ancora, ma questa vicenda mi ha fatto crescere e maturare, tanto che sapete cosa vi dico? Approfitto per salutare tutte le persone che mi hanno fatto soffrire e le ringrazio, perché sicuramente io ora sono serena, loro… non credo proprio.

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TU NON MERITI DI ESISTERE Tu non meriti di esistere La mia esperienza sul bullismo è iniziata a metà circa della seconda media. Da un po'di tempo mi ero accorta di una variazione del comportamento delle mie compagne nei miei confronti: all'inizio non venivo badata più di tanto e mi accorgevo che le mie compagne mi ignoravano, poi improvvisamente hanno iniziato a parlarmi non solo di argomenti riguardanti la scuola, ma a rivolgermi domande (anche molto personali), alle quali, per la maggior parte delle volte, rispondevo. Non mi rendevo conto che prima o poi le cose che dicevo sarebbero diventate oggetto di prese in giro e derisioni. Ogni giorno trovavano ogni pretesto per deridermi, per sparlare alle spalle per il mio modo di vestire o di comportarmi, per il mio fisico e per la mia voce e a volte mi insultavano anche in faccia, pronunciando frasi come "TU NON MERITI DI ESISTERE". Sono venuta a conoscenza delle derisioni fatte alle mie spalle grazie a colei che oggi è la mia migliore amica, alla quale le ragazze rivolgevano i loro insulti verso di me. Lei mi diceva ogni cosa, ogni dettaglio di ogni singolo insulto rivolto a me. Io ci stavo malissimo: tornavo a casa piangendo e non volevo più andare a scuola per paura. Le uniche persone con cui parlavo sono state la mia famiglia e la mia migliore amica. Questo gruppo di bulle era formato da quattro o cinque ragazze, di cui una credevo fosse un'amica sincera, ma, anziché aiutarmi in quei brutti momenti, nonostante io le avessi confidato ogni singola sensazione che provavo, lei mi ha voltato le spalle e si è schierata con quelle solo per non farsi vedere come mia amica o anzi, come diceva lei, "amica della sfigata". Ancora oggi, per uscire da quella situazione terribile, mi faccio seguire da una psicologa, perché ciò che è accaduto ha avuto numerose ripercussioni sulla mia autostima e sui miei comportamenti. Oggi, dopo undici mesi dalla fine della scuola media, mi sento meglio e soprattutto mi sento una persona diversa: più forte, ma un po'meno sicura di sé. Ringrazio la mia famiglia e la mia migliore amica per avermi sempre sostenuto e supportato in ogni

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minima incertezza. Il consiglio che mi sento di dare a coloro che sono vittime di bullismo è questo: "Coloro che credevate amici e invece vi bullizzano non sono le uniche persone esistenti sulla terra, quindi non scoraggiatevi e siate fieri di quello che siete e se qualcuno non coglie la bella persona che siete, peggio per loro"!!!

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UN PO' DIVERSI DAL RESTO DELLA MASSA Un po' diversi dal resto della massa Una mia amica, durante il percorso alla scuola media, ha subito per un periodo atti di bullismo. All'inizio della prima, quando non conosceva quasi nessuno della sua classe, veniva presa in giro per il suo modo di vestire e per certi suoi gusti musicali, che alcune amiche non condividevano. Ogni volta che scendeva per la ricreazione, alcune ragazze di un anno più grandi la deridevano e la insultavano, le parlavano alle spalle facendole però intuire che al centro della loro conversazione ci fosse lei, oppure andavano a provocarla quando si trovava da sola. A volte la ricattavano, dicendole che se non portava loro ciò che di volta in volta le chiedevano, la avrebbero umiliata sui vari social. Per fortuna si è trattato solo di minacce. Questa situazione durò per alcuni mesi fino a quando un insegnante si accorse che la mi amica era cambiata, cosi i docenti iniziarono ad osservarla e si accorsero che veniva bullizzata. Per questo cercarono di aiutarla prendendo provvedimenti disciplinari nei confronti delle ragazze e trovando dei momenti per parlare con lei, che da quel momento non subì più atti di bullismo. La mia amica, dopo questo periodo in cui è stata vittima di bullismo, è diventata più forte e coraggiosa. Non viene più giudicata per i suoi modi di vestire o per i gusti musicali, perché dimostra una personalità decisa, ed ammira molto le persone che come lei sono un po' diverse dal resto della massa.

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EPPURE SAREBBE COSÌ FACILE PARLARNE Eppure sarebbe così facile parlarne In prima media, già all'inizio dell'anno scolastico, una mia amica di classe veniva sempre presa in giro da un gruppetto di ragazzi che si credevano migliori di tutti. Ogni giorno quei ragazzi la prendevano in giro per il suo carattere e il suo aspetto fisico. Ogni volta che a scuola la prendevano di mira, lei correva in bagno a piangere; io la raggiungevo per consolarla e lei mi ringraziava sempre. Era molto sensibile e io le stavo sempre accanto e le davo sostegno. Dopo qualche mese, mi disse che non voleva più venire a scuola e quando mi diceva che stava male io mi preoccupavo moltissimo. Nei mesi seguenti cercai di trovare una soluzione a questo problema: provai più volte a parlare con i ragazzi che si prendevano gioco della mia amica, ma loro pareva non capissero: continuavano a dire che lo facevano solo per scherzare un po'. Non era così, perché la mia amica mi confidava sempre che voleva essere accettata dalla classe e non essere derisa dagli altri, e che quelle prese in giro la facevano soffrire e le facevano passare la voglia di venire a scuola. Con l'inizio della seconda media, io, la mia amica e questi ragazzi parlammo a lungo e loro alla fine si accorsero che avevano esagerato e ammisero di non essersi mai posti la domanda di come lei potesse sentirsi quando la trattavano male. Da allora in poi lasciarono in pace la mia amica e lei dimostrò un carattere molto più forte ed ebbe molta più autostima. Insieme abbiamo capito che parlare è molto importante e può risolvere tante cose.

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ERA DIVENTATA UN'ABITUDINE Era diventata un'abitudine Nella mia vecchia scuola media c'era un ragazzo un po' preso di mira da alcune persone, a causa del suo aspetto fisico. Era un ragazzo bassetto e sovrappeso, però era sempre buono con tutti e non aveva mai dato fastidio a nessuno. Il primo anno di medie non era bullizzato: I ragazzi gli facevano solo delle battutine ogni tanto, che peraltro facevano ridere anche lui, dato che difficilmente se la prendeva. In seconda media, invece, la situazione cominciò a peggiorare: quelle che erano semplici battute sono diventate vere e proprie prese in giro, a volte anche un po' pesanti. L'ultimo anno di medie era diventata una vera e propria abitudine per il ragazzo sentirsi prendere in giro ogni giorno; dopo scuola la persecuzione continuava sui social. Un giorno, allora, io e altri miei amici, stufi di stare a vedere che quel ragazzo veniva bullizzato, siamo andati dal preside a spiegargli cosa stava succedendo; lui ha preso i dovuti provvedimenti e i professori hanno fatto riflettere i bulli, tanto che si sono scusati col ragazzo in questione e da allora in poi hanno smesso di prendersela con i più deboli. Adesso questo giovane è in un liceo dove nessuno lo deride per il suo aspetto fisico ed è ben voluto da tutti.

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ERA TUTTO BRUTTO… COME UN NAUFRAGO Era tutto brutto Ho chiesto ad un mio amico che cosa ha passato e cosa ha provato nel periodo in cui era vittima di bullismo. Mi ha risposto così: "Stavo male, era tutto brutto in quel periodo. Avevo l' impressione che nessuno mi apprezzasse per come ero e per quello che riuscivo a fare. Le prese in giro erano continue, come se fossero entrate a fare parte della routine quotidiana. Ma ero troppo debole per dire agli altri di smettere. Avevo due amici ☀ erano strani ☀ ogni tanto mi prendevano in giro e altre volte si comportaveno bene con me. Dipendeva tutto da come gli girava. Ma forse loro erano ancora più deboli di me, perché erano falsi. Io almeno ero uguale con tutti. I professori intervenivano ogni tanto, ma non potevano fare molto; insomma, quasi tutta la classe era dalla parte del bullo e quindi i docenti non credevano quasi mai a me. Alla fine ne sono uscito solo perchè sono terminate le medie. Probabilmente, se rincontrassi adesso coloro che mi hanno preso in giro per molto tempo, troverebbero un qualsiasi pretesto per criticarmi ancora" Dopo averlo ascoltato con calma gli ho chiesto :"Ti senti cambiato?" "Sì. Ho imparato a non dare peso alle parole dette da gente che prima di parlare non pensa alle conseguenze, a quello che le parole possono suscitare in chi le ascolta." Come un naufrago Queste sono le parole di un mio amico che è stato vittima di bullismo: "Ogni volta che sentivo la parola "autistico" o " handicappato " mi chiedevo: perché fanno questo? Perché mi offendono per un problema che è stato condizionato un po' dalla nascita un po' dal mio comportamento? E intanto io soffrivo, mi rinchiudevo in me stesso, e ci stavo malissimo, come un uomo naufragato nell' oceano e nessuno che vuole salvarlo. Non venivo accettato da compagne e compagni di classe e pensavo solo di andarmene. Ad aggiungersi a questo c' è stato un ragazzo che mi prendeva in giro,

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offendendomi per il mio problema (che aveva pure lui, ma che non mostrava). Pensavo ormai di rinunciare a tutto e andarmene perchĂŠ nemmeno una ragazza mi voleva parlare e mi pareva che tutti mi evitassero, ma ci sono stati due miei compagni che poi sono diventati i miei migliori amici, che mi hanno difeso prendendosi la responsabilitĂ di difendere me nonostante tutto, e questo mi ha fatto rialzare da terra. Ho rialzato la testa e ho cominciato a difendermi per salvarmi la pelle. Come? Beh, rispondendo alle offese, cercando di difendermi da pugni e calci e sforzandomi di mostrare il meno possibile i miei difetti."

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E I BULLI CERTO NON SONO FELICI E i bulli certo non sono felici Conoscevo un ragazzo di nome Simone, che veniva sempre preso in giro. Io all'inizio sono rimasto a guardare, poi mi sono sentito in colpa e ho difeso questo ragazzo picchiando il bullo, perché vedevo il mio amico succube e molto indifeso. A seguito di questo episodio, io ho preso una nota, mentre il bullo è stato sospeso. Simone mi ha ringraziato, ma i miei genitori si sono molto arrabbiati. In quel momento ero molto confuso, perché vedevo i miei genitori arrabbiati con me mentre i miei compagni erano molto contenti perché avevo picchiato il più bullo della classe e secondo loro finalmente gli avevo dato una lezione. Oggi penso che fare bullismo è sempre una cosa sbagliata. Anch'io quando ero piccolo sono stato bullizzato e poi ho fatto il bullo un anno alle elementari, ma mi sono pentito di averlo fatto e di aver trattato male dei miei coetanei. Quando facevo il bullo mi sentivo più forte e gli altri mi vedevano in modo diverso, mi pareva di essere superiore, ma oggi ho capito che è sbagliato rendersi protagonisti di fenomeni di bullismo, perché le vittime restano male quando le si insulta e i bulli non migliorano se fanno i bulli, e certo non sono più felici.

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ECCO, STAVANO ARRIVANDO Ecco, stavano arrivando Ero lì, fermo ad aspettarli. Ero immobile, e come sempre avevo paura. Avevo paura di non farcela, di non riuscire più a sopportarlo. Ecco, stavano arrivando. Lui, al centro, era sempre scortato da un paio di amici, come se fosse lui quello ad avere veramente paura. Ed eccoli. Davanti a me, in posizione di sfida, mi stavano guardando. Aspettavo che mi dicessero qualcosa, ma niente: i minuti passavano e nessuno aveva il coraggio di aprire bocca. Ad un certo punto, lui disse qualcosa al suo vicino, il quale venne verso di me con aria sospettosa. Da lì in poi, come al solito cominciarono a prendermi in giro, a insultarmi e a prendersi gioco di me, non solo quando eravamo insieme, ma anche durante le lezioni a scuola e via messaggio. Ad un certo punto cambiai, capii che se fossi andato avanti così sarei stato sempre più male, e mi costrinsi a impegnarmi per non fare più caso a questi episodi. Così, ogni volta che mi dicevano qualcosa di brutto io dicevo grazie o semplicemente facevo finta di non sentire. Praticamente non li badavo, anche se quelle cose mi facevano male, mi ferivano, non mi facevano prendere sonno la sera. Grazie a questo mio comportamento, consigliatomi dagli amici più cari, il branco che mi molestava cominciò ad assillarmi sempre meno, fino al punto di lasciarmi finalmente in pace. So che la mia è stata anche fortuna, perché tante volte i bulli continuano le loro persecuzioni nei confronti della vittima, anche se la vittima pare indifferente. Io però ho avuto degli amici che in quel brutto periodo mi sono sempre stati vicini e mi hanno sempre incoraggiato a non arrendermi. Consiglio allora alle persone vittime di bullismo di non subire in silenzio, ma di parlare con qualcuno, di sfogarsi, di raccontare quello che succede e quindi di farsi aiutare da persone competenti e da tutti coloro che si rivelano

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capaci di essere un valido sostegno in questi momenti difficili della vita.

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EPPURE LUI NON SEMBRAVA CAPIRE Eppure lui non sembrava capire Frequentavo la scuola media a Ceggia, conoscevo bene i miei compagni e le mie relazioni con gli altri erano molto buone. Non per tutti era così: per un mio compagno di classe venire a scuola era straziante. Io, anche se a ricreazione non ero con lui, mi accorgevo che qualcosa non andava. Gli episodi che voglio raccontare sono iniziati i primi giorni della terza media. Il mio compagno veniva sempre preso di mira a causa dei suoi comportamenti ritenuti strani e per la sua bassa media scolastica. Quando andavo a casa sua per i compiti o per stare un po' insieme, era sempre demoralizzato ed insicuro di sé ed io non sapevo il perché, finché lui trovò il coraggio di dirmi quello che succedeva. Si sentiva molto male e anche io, dato che non sapevo del fatto che fosse continuamente bullizzato e preso di mira. Informati gli insegnanti, insieme abbiamo cercato dei modi per evitare che questi episodi si ripetessero. I docenti hanno parlato con il bullo, perché il suo comportamento era diventato intollerabile, eppure lui non sembrava capire il problema, né sembrava dispiaciuto. Continuava a ripetere che stava solo scherzando. Allora la scuola ha convocato i genitori del bullo per informarli dei comportamenti del figlio. Loro sono letteralmente caduti dalle nuvole: mai avrebbero immaginato che il figlio potesse comportarsi così male verso un coetaneo. Addolorati, hanno garantito alla scuola che si sarebbero immediatamente attivati. Dopo quel giorno, a scuola non successe più nulla ed io e il mio compagno potevamo essere finalmente liberi da un peso che era ormai diventato insopportabile. Evidentemente l'azione dei genitori ha avuto successo, perché qualche tempo dopo il bullo ha chiesto scusa al mio compagno e ha promesso che non si sarebbe mai più comportato in quel modo irrispettoso. Da allora, tutti e tre siamo diventati amici.

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FREGARSENE Fregarsene Le vittime di bullismo sono ogni giorno di più. Quando ero più piccola, dalle scuole elementari alle scuole medie sono stata vittima di bullismo. Venivo presa in giro per come ero, per cosa facevo. Non ero alla moda come tutti gli altri, e non avevo molti amici. Ero presa un po' di mira da tutti, ma soprattutto da una ragazza che aveva frequentato con me asilo, elementari e medie. Questa ragazza mi faceva sempre sentire una nullità, mi disprezzava. È stato un periodo davvero brutto per me, mi c'è voluto tanto tempo per superarlo, ma con l'aiuto dei miei genitori ce l'ho fatta. All'inizio non dicevo mai nulla degli insulti che ricevevo, anche se le maestre sapevano e cercavano di aiutarmi molto. Alle scuole medie, essendomi costruita un carattere molto forte dopo tutto quello che avevo subito, ne parlai con i pochi amici che avevo. Loro mi sostenevano e mi aiutavano tantissimo. Un bullo, se vede che reagisci in seguito ai suoi tormenti, non ti lascerà più in pace; l'unica cosa da fare è fregarsene. Ti prende in giro per quello che sei? Bene, se si diverte tanto, lasciaglielo fare. Evidentemente, poveraccio, non ha nulla di meglio da fare nella sua vita.

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IL MIO INCUBO PIÙ GRANDE Il mio incubo più grande Oggi è il giorno più brutto della mia vita. Non solo Claudia, la più bella della scuola, mi ha squadrato nel cortile prima del suono della campanella, ma a ricreazione mi ha raggiunto in classe e mi ha preso in giro davanti a tutte le mie compagne. Speravo di essere al sicuro almeno in classe ed invece lei può arrivare ovunque e nessuno la fermerà mai. Voglio cambiare classe, anzi voglio cambiare scuola. Sarebbe meglio cambiare direttamente paese e possibilmente trasferirsi all'estero, così da non incontrarla più. La settimana scorsa, all'uscita della scuola, Claudia e le sue amiche mi hanno seguito e accerchiato. Mi hanno detto che sono ingrassata e che miei capelli sono orribili. Mi hanno chiesto di togliermi gli occhiali da vista per vedere meglio come fosse orribile la mia faccia. A quel punto io non ci vedevo molto bene e cercavo di mettere a fuoco le immagini, così loro hanno iniziato a sghignazzare e mi hanno salutato come sempre con un: "Ciao, grassona!". Non ne posso più, nessuno mi aiuta e nessuno mi capisce. Con i miei compagni è inutile parlarne. I maschi pensano solo al calcio e alle ragazze e le femmine a truccarsi e fare shopping. Io non sono bella e neppure tanto in forma. Non mi piace truccarmi e non passo il tempo davanti allo specchio. Invece Claudia e le sue amiche sono sempre perfette, sono magre e sono alla moda. Mi prendono in giro per il mio aspetto ma soprattutto per i miei capelli ricci e scompigliati. Con la mamma non voglio parlare: lei ha sempre troppe cose da fare e so già cosa mi direbbe. Mi ripete sempre che non conta l'aspetto che ho, ma la persona che sono. Ma la mamma non sa come gira il mondo. Conta solo come sei fuori, altrimenti non vali niente. Mi è venuto in mente che potrei parlarne con la mia professoressa di storia,

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che è sempre disponibile e gentile. Mi auguro che almeno lei capisca quanto male mi sento al solo pensiero di venire a scuola. Tra un mese ci sarà la famosa gita scolastica a Roma con tutte le classi terze e non so come farò a stare con Claudia e le sue amiche tutto il giorno e tutta la notte. Spero che tutto questo finisca, perché mi sembra di vivere un incubo e soprattutto spero che Claudia e le sue amiche non scelgano la mia stessa scuola superiore, altrimenti sarò costretta a cambiare percorso di studi.

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IL SOLO PENSIERO MI RATTRISTA Il solo pensiero mi rattrista Alle scuole medie una mia compagna di classe veniva spesso presa di mira e bullizzata perché aveva dei problemi legati alla comprensione ed era seguita da un insegnante di sostegno. Spesso, per evitare che certi compagni se la prendessero con lei o le dessero fastidio, ci mettevamo in mezzo io e la mia migliore amica. Un episodio che più mi è rimasto in mente è quando questa mia amica è stata sfiorata da un petardo, scoppiato a pochi centimetri di distanza da lei. Ricordo che nel momento della ricreazione lei si era avvicinata al gruppo dei nostri compagni maschi per cercare di farsi notare, perché le piaceva un nostro coetaneo. Loro non volevano averla tra i piedi e così hanno iniziato ad insultarla e a farsi beffe di lei. Io e la mia amica siamo subito corse per evitare il peggio e mentre con una scusa la accompagnavamo lontano un petardo scoppiò a pochi centimetri da lei. Il gruppo di ragazzi cominciò a ridere a crepapelle, i professori però si accorsero di cosa fosse accaduto e portarono i ragazzi dal preside per poi sospenderli. Nel tempo successero altri episodi che però non me la sento di raccontare, perché il solo pensiero mi rattrista. È davvero insopportabile vedere gente che se la prende con i più deboli e non si rende conto di quanto male può fare.

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IMMAGINANDOMI LEI Immaginandomi lei Cari mamma e papà, ci sono tante cose che non vi ho detto e ora mi pare il momento per darvi delle risposte. Forse penserete che sarebbe stato meglio se ve lo avessi detto prima, ma in questo momento dovreste mettervi nei miei panni e cercare di capire quello che ho provato e che sto provando. Inizio col dirvi che capisco che per voi non è stato facile avere una figlia come me, una ragazza che si tiene tutto dentro e che fa finta di essere felice anche quando piange. Il fatto è che anche per me non è stato facile convivere con quello che sono, ossia una persona piena di difetti. Anche a scuola mi dicono che sono inutile, ma questo accade perché credono che io sia diversa da loro, solo perché non ho un determinato paio di scarpe oppure non indosso un indumento di una determinata marca. Eppure io mi sono sempre chiesta: "Cosa c'è di male nell'essere diversi?" e "Cosa vuol dire essere diversi?". Per me la diversità non esiste, perché se essere sé stessi significa essere diversi, allora siamo tutti diversi, solo che molte persone fanno finta di essere in un altro modo. Ma ormai la mia generazione si basa su questo, no? O sei "IN" o sei "OUT". Mi fanno sentire come se fossi un punto nero in mezzo a miliardi di punti bianchi, ed io mi sento come se tutti dovessimo fare un compito di scuola molto importante ed io fossi l'unica a non sapere su cos'è, e nessuno vuole dirmelo. Ho fatto un esempio un po' banale, ma è l'unico che mi è venuto in mente.

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Ora vi svelerò qualche segreto su come sono a scuola: per esempio, faccio così schifo ai miei compagni che quando passo per i corridoi della scuola loro mi stanno alla larga (bello eh?), poi è divertente quando, durante la ricreazione, mi chiamano da loro e dopo torno in classe con qualche nuova ferita o con un occhio nero. Se vi state chiedendo perché non avete mai visto nulla di tutto questo, è perché lo nascondevo sempre con po' di trucco, e so anche che vi starete chiedendo perché non ve l'ho detto prima. Beh è perché non volevo farvi preoccupare. Comunque, per dirla tutta, sappiate che ne ho parlato con i professori ma loro mi rispondevano con una risata credendo che fossi pazza. Ma non è così. Io ho sempre detto la verità e nessuno l'ha mai capito. Mi hanno portato via tutto ciò che ritengo importante e a volte temo che mi portino via anche voi. Ora mi torna in mente che una volta ho reagito e sembrava che qualcuno stesse dalla mia parte, ma non è finita come pensavo, dato che mi hanno rubato i vestiti e fatto le foto mentre ero nuda e subito dopo le hanno messe sul web. Forse, se avessi parlato con la psicologa che offre il suo servizio a scuola, avrei imparato a credere di più in me stessa, oppure lei avrebbe parlato con il preside, che avrebbe preso dei provvedimenti. Ma ormai hanno lacerato tutto di me, ormai io sono... morta. Mi mancate Vostra figlia

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INTERVISTA A UN BULLO Intervista a un bullo 1. Come ti senti a prendere in giro le persone? Quando prendo in giro le persone lo faccio senza pensarci, con leggerezza, però dopo mi pento, perché, a dire la verità, non sopporterei che qualcuno facesse la stessa cosa con me. 2. Non hai mai chiesto scusa quando ti sei pentito? No, forse per orgoglio. 3. Perché hai bullizzato/umiliato/trattato male/preso in giro? Per quale motivo? Ho preso in giro più di una volta una ragazza della mia età, l'ho fatto perché si faceva sempre vedere, era appiccicosa e non la sopportavo più. 4. Come hanno reagito i tuoi genitori se lo hanno scoperto? Mia mamma mi ha sgridato e mi ha detto che può capitare che alcune persone ci stiano meno simpatiche di altre, ma questo non ci autorizza a prenderle in giro. 5. Hai mai bullizzato qualcuno fino a fargli pensare al suicidio/autolesionismo? No, questo mai. 6. Hai mai bullizzato tramite social? No. 7. Hai mai pensato a come potresti sentirti se capitasse a te di essere vittima di bullismo?

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SĂŹ ci ho pensato, infatti, come ho detto prima, mi sono pentito perchĂŠ non vorrei mai che qualcuno facesse la stessa cosa con me: mi sentirei male e sarei triste.

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INTERVISTA ALLA PROF.SSA PAOLA FALCOMER, REFERENTE CIC Intervista alla prof.ssa Paola Falcomer, referente CIC Le è mai capitato che un alunno sia venuto a dirle che è vittima di bullismo o cyberbullismo ? No, ma qualcuno che in passato aveva sofferto, sì. Come si è comportata in tale situazione? Ho ascoltato e in una situazione ho cercato di fare in modo che non ci fossero contatti tra le persone coinvolte. Visto che mi è stato segnalato il problema, ho evitato che le due persone finissero nella stessa classe o che le classi fossero vicine. In un altro caso la persona riteneva di essere bullizata, quindi ho deciso di incontrare i genitori, che potevano intervenire e affrontare il problema con le persone interessate. Quante volte le è capitato che un alunno venisse a confidarsi con lei ? In questi anni ho incontrato diversi ragazzi che avevano subito qualche atto di bullismo, di vario genere. La sua scuola come affronta questo problema ? Esiste una prevenzione ? La scuola sta lavorando a livello di informazione. Per gli alunni di prima è stato attivato il progetto Unplugged e i genitori sono stati invitati a una mostra sul bullismo, ma purtroppo non si sono presentati in tanti, mentre bullismo e cyberbullismo sono problemi che è bene conoscere, per essere efficaci nella prevenzione. Poi nella nostra scuola esiste un regolamento ben chiaro e inoltre sta per uscire un protocollo che verrà utilizzato da tutte le scuole di Portogruaro. È un protocollo che prevede tre fasi: prevenzione, primo episodio di bullismo, caso grave. Insomma, ci stiamo dando da fare, consapevoli che si potranno ottenere

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risultati positivi agendo tutti insieme.

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LA COSA MIGLIORE CHE ABBIA MAI FATTO La cosa migliore che abbia mai fatto Gli insulti, le offese, le critiche erano durate per tre anni, il dolore provato sarebbe durato per sempre. Era iniziato tutto in prima media, da un commento sul mio peso, sui miei chili di troppo che poi troppi non erano, ma loro, i bulli, sottolineandolo continuamente, me l'avevano fatto credere. Il commento era uscito dalla bocca di Mattia, biondo, occhi azzurri, con la faccia d'angelo, ma pronto a guardare gli altri prima che se stesso. ‘'Ehi, balena!''. Questa era stata la prima di tante frasi pronunciate quotidianamente quando eravamo solo io, lui e il suo gruppo di amici che ridevano e lo incitavano. A volte mi rubava la merenda. "Lo faccio per il tuo bene" diceva. "Se non mangi, dimagrisci e poi sei contenta". Verso la fine del primo anno anche il gruppo che prima si ‘limitava' ad assistere aveva iniziato a prendermi di mira in ogni momento in cui nessuno poteva sentirli. Tutto ciò è durato fino al giorno in cui ho finalmente terminato la scuola media. Molti penseranno che avrei potuto anzi dovuto dirlo a qualcuno, ma non sono una persona forte e mi ero convinta che ciò che dicevano fosse la pura realtà. Ho iniziato ad avere il terrore della bilancia e la costante paura di ingrassare anche solo di un etto. I miei genitori avevano cercato più volte di aiutarmi e di parlarmi per capire cosa stesse accadendo, ma io non avevo mai dato loro una spiegazione. Fino al giorno in cui, l'estate degli esami di terza media, il masso che portavo nel petto era diventato troppo pesante. Ho deciso di parlarne con loro, di sfogarmi, di dire tutto ciò che in tre anni avevo voluto tenere segreto e vi posso assicurare che è stata la cosa migliore che io abbia mai fatto.

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IL BRUCO E LA FARFALLA Il bruco e la farfalla Quando mi chiedono cos'è stato per me il bullismo, io mi blocco come se tornassi proprio in quel momento, proprio in quel posto in cui sono avvenuti gli episodi che tanto mi hanno fatto male. Mi ritrovo di fronte alle stesse parole, le stesse persone, la stessa paura. Fortunatamente, però, ciò che è accaduto mi ha cambiata e mi ha fatto crescere molto. Se con una manciata di parole dovessi sintetizzare quanto mi è capitato, direi paura, angoscia, terrore, cambiamento, riscatto, rinascita, perché sicuramente soffrivo e la sofferenza era indicibile, ma dentro di me un bruco sensibile diventava una farfalla bella e forte. Cos'è successo? La mia seconda famiglia, ossia le mie migliori amiche, senza motivo un giorno hanno iniziato a voltarmi le spalle insultandomi e prendendomi in giro senza lasciarmi tregua. Ho sofferto tanto, ora però non mi faccio più mettere i piedi in testa e l'angoscia di andare a scuola non c'è più. È sparito pure il panico che arriva repentino e opprimente. Le parole che mi urlavano contro sono ancora impresse nella mia mente e purtroppo non se ne andranno mai, ma mi ricorderanno sempre come ho fatto a uscire da questo tunnel e so che, se ce l'ho fatta allora, saprò combattere per superare tutto quello che mi si presenterà davanti.

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