CIVIDALE SI RACCONTA TRA PRESENTE E PASSATO
Classe 2AU A.S. 2018-2019 1
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CIVIDALE SI RACCONTA TRA PRESENTE E PASSATO
Classe 2AU A.S. 2018-2019
La presente piccola guida alla città di Cividale del Friuli è stata realizzata dagli studenti della classe 2^ A del Liceo delle Scienze Umane Base durante l’anno scolastico 2018-19 in preparazione alla visita d’istruzione della città stessa.
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Gli studenti della classe 2AU ANTONINI MARTA BASSO GIULIA BELLINAZZI FILIPPO CADAMURO MARTINA CASSIN VALENTINA CORDANI ATTILIO COSSUTTA SARA D’ANDREA GIORGIA DE VITA MARTINA FACCHIN ANNA FACCHIN GRETA FISCHER PERNILLA FUMAGALLI AURORA GIACOMINI ALESSIA GIACOMINI ALICE GRANATO GIORGIA MANCIN SARA MARCHESAN ALESSIA PINNA IRENE SALVADOR AURORA SIRICO SARA STRIULI DIANA TREVISAN EDOARDO FABRIZIO ZOCCARATO GIORGIA
I docenti: Ferrara Imma, Maria Rita Bellomo e Anna De Santis.
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Indice CIVIDALE NELLA STORIA ............................................................................................................................... 6 ETÀ ANTICA............................................................................................................................................... 6 ETÀ MEDIEVALE ........................................................................................................................................ 6 ETÀ MODERNA ......................................................................................................................................... 7 DA NAPOLEONE ALL’AUSTRIA .................................................................................................................. 7 Il NOVECENTO........................................................................................................................................... 7 I LONGOBARDI IN ITALIA E A CIVIDALE......................................................................................................... 9 I LUOGHI DI CIVIDALE ................................................................................................................................. 12 PIAZZA PAOLO DIACONO ........................................................................................................................ 12 PALAZZO DEI PROVVEDITORI VENETI ..................................................................................................... 13 DUOMO .................................................................................................................................................. 14 PALAZZO COMUNALE ............................................................................................................................. 16 PONTE DEL DIAVOLO .............................................................................................................................. 18 MONASTERO DI SANTA MARIA IN VALLE ............................................................................................... 19 TEMPIETTO LONGOBARDO .................................................................................................................... 21 BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA ...................................................................................................................... 26
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CIVIDALE NELLA STORIA ETÀ ANTICA
Cividale si trova ai piedi delle Alpi Giulie, arroccata sul Natisone, posizione che ha favorito l’occupazione del territorio già dalla preistoria. Molti reperti infatti confermano la presenza dell’uomo fin dal paleolitico. È tuttavia in età romana che Cividale acquista grande importanza e prestigio: i romani vi si stabilirono già nel II sec. a. C., creando un castrum di ovvia natura militare. Il precedente castrum fu poi elevato da Giulio Cesare a forum e per tale motivo la località assunse il nome di “Forum Iulii” divenuto poi identificativo di tutta la regione. Successivamente la città fu elevata a municipium e quando Aquileia fu distrutta dal terribile Attila (452 d.C.), Cividale diventò la Caput Venetiae, cioè la capitale della Regio X Venetia et Histria dell'Impero romano e punto di riferimento del sistema difensivo. ETÀ MEDIEVALE
L’importanza strategica di Cividale rimase invariata anche quando Alboino, capo dei Longobardi, conquistò l'Italia settentrionale e Gisulfo I, suo nipote, entrò in Forum Iulii senza incontrare resistenze. Destituito l'ultimo duca longobardo nel 776, si insediarono nella regione i duchi franchi: Forum Iulii rimase il centro politico dell'area, ma fu chiamata Civitas e più tardi nel VII-VIII secolo assumerà il nome di Civitas Austriae. Il nome si evolverà successivamente in Cividale. Nel corso dell'età altomedievale la regione fu incorporata prima come comitato nella marca veronese e poi fu riunita nel Regno d’Italia retto da Ottone; nel 1077, quando l'imperatore Enrico IV concesse alla chiesa di Aquileia il controllo e la gestione di tutto il territorio friulano, nacque lo Stato patriarcale friulano. Cividale fu parte integrante dello Stato patriarcale friulano e divenne anche il luogo dove il patriarca, neoeletto dal Capitolo di Aquileia, riceveva ufficialmente sia il compito di governare la Chiesa che lo Stato friulano. La cerimonia avveniva nel Duomo di Cividale: seduti sulla cattedra marmorea i patriarchi ricevevano la spada nuda, simbolo del potere temporale. La residenza abituale del Patriarca era Cividale. Durante tutto il periodo patriarcale Cividale fu il primo tra i centri friulani a costituirsi Comune e a godere di una certa autonomia: la comunità cividalese infatti si dava propri statuti, vi era un'assemblea popolare, un consiglio maggiore e delle figure istituzionali molto importanti tra le quali ricordiamo quelle dei Provveditori. Grazie alla grande rete di transito, Cividale aveva una grande attività commerciale che si basava sulla fabbricazione del cuoio, delle pellicce e della carta. 6
Nell’organizzazione religiosa ebbe un ruolo fondamentale il Duomo di Santa Maria Assunta. A partire dal XIII secolo iniziarono i conflitti con la città di Udine, sempre più importante per la sua posizione geografica; Cividale si alleò spesso con i Conti di Gorizia. Alla fine le lotte intestine friulane comportarono rivolte all'interno della stessa comunità cividalese e la fine dell'istituzione patriarcale ad opera della Repubblica di Venezia con la quale Cividale subito stipulò una solenne pace e un'alleanza.
ETÀ MODERNA
La dominazione veneta a Cividale ha avuto una durata di ben 378 anni dal 1419 al 1797. La città godette di una particolare condizione giuridica: dal 1553 Cividale fu staccata dall'amministrazione del restante Friuli e posta sotto il governo di un Provveditore ordinario, autonomo e dipendente direttamente dal Doge. Gli anni della dominazione veneta, nonostante numerose avversità, videro operare nella città parecchi uomini di cultura come Palladio o Palma il Giovane; inoltre furono realizzati a Cividale i primi libri a stampa del Friuli, una scuola umanistica e un seminario per le difficoltà connesse alla peste del 1598. Il civico consiglio, nel 1717, acquistò la Gastaldia, un ente dotato di beni immobili e prerogative amministrative-giudiziarie.
DA NAPOLEONE ALL’AUSTRIA
Nel 1797, con il trattato di Campoformido tra Napoleone e L’Austria, Cividale passò all’impero asburgico; dopo la breve permanenza nel napoleonico Regno d’Italia essa fu riassegnata all’Austria dal congresso di Vienna nel 1815. Fra il 1848 e il 1866 ci fu la presenza del movimento risorgimentale e nel 1866, dopo la terza guerra d’indipendenza, Cividale fu annessa nel Regno d’Italia e nel periodo noto come Belle Epoque ci fu un’effervescente attività politica.
Il NOVECENTO
Nel XX secolo le due guerre mondiali hanno segnato la vita della città. Durante la Prima guerra mondiale, Cividale ospitò il comando della II armata e rimase danneggiata da bombardamenti aerei; occupata dagli Austro-Tedeschi in seguito alla disfatta di Caporetto, la città venne riconquistata dagli Italiani alla fine di ottobre 1918 dopo la vittoria sul Piave. Nel corso della Seconda Guerra mondiale (1943) la città insieme a tutto il resto del Friuli venne annessa al III Reich. Nel secondo dopoguerra Cividale è stata la sede del comando di alcuni reparti della brigata meccanizzata “Isonzo” posta a difesa della frontiera orientale in caso di 7
invasione da parte delle forze militari del patto di Varsavia; alcune componenti della Fanteria d’arresto custodivano diverse opere difensive, tra cui la Galleria di Purgessimo. La particolare posizione portò alla presenza in zona dell’organizzazione Gladio a cui aderirono principalmente alpini ed ex alpini organizzati a una resistenza armata in caso di invasione Sovietica. Il territorio subì gravi danni nel terremoto del 1976.
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I LONGOBARDI IN ITALIA E A CIVIDALE I Longobardi erano una popolazione germanica e invasero l'Italia nel 568 d.C, creando un regno indipendente. Guidati dal re Alboino1 i Longobardi, infatti, dopo aver superato con facilità la debole resistenza bizantina, conquistarono nel 569 Milano e nel 572 Pavia. Gisulfo I entrò senza incontrare resistenza in Forum Iulii. Cividale è stato il primo dei 36 ducati che i Longobardi istituirono in Italia; il dominio longobardo durerà fino al 776 d.C. e Cividale fu retta da circa venti duchi. Il ducato longobardo del Friuli corrispondeva pressappoco all’area regionale odierna spingendosi però sino al fiume Livenza; comprendeva il territorio dei municipi romani di Aquileia, Concordia, Zuglio Carnico e Cividale. Nella città friulana risiedevano il duca con la sua corte e il gastaldo2, rappresentante personale del re. Tra i più noti duchi longobardi di Cividale ricordiamo Ratchis, nipote del re Liutprando e Astolfo.
1 Alboino è il famoso re longobardo che, sconfitto il re dei Gepidi Cunimondo, ne sposò la figlia Rosmunda; la tradizione tramanda che il re dei Longobardi abbia costretto la sua sposa a bere del vino dal teschio del padre, trasformato in una coppa. Furiosa per il macabro gesto, Rosmunda avrebbe organizzato con l'amante una congiura per uccidere l'odiato marito. 2 Nell’ordinamento longobardo il gastaldato serviva da contrappeso alla quasi indipendenza dei duchi, i quali amministravano circa 1/3 delle terre.L’ufficio era temporaneo e la sua importanza venne meno con il crescere della potenza ducale di fronte a quella regia.o i loro domini in molti gastaldati ognuno dei quali era in mano a un gastaldato.
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Il nome di Ratchis è associato a uno dei più importanti manufatti cividalesi di età longobarda: l'Ara di Ratchis che il duca donò alla chiesa di Cividale tra il 737 e il 744 ed oggi è conservato nel Museo Cristiano. Un importante evento del periodo longobardo riguarda il trasferimento della sede patriarcale a Cividale nel 737 ad opera del patriarca Callisto: costui fece abbattere il precedente palazzo vescovile e ne fece cotruire uno nuovo, più imponente ed adatto al prestigio patriarcale. Il dominio longobardo in Italia e a Cividale terminerà nel corso della seconda metà dell'VIII secolo quando Carlo Magno, su invito di Papa Adriano I, scenderà in Italia e sconfiggerà i Longobardi.
Ara di Ratchis, situata nel Museo cristiano e Tesoro del Duomo di Cividale.
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CIVIDALE DEL FRIULI: MAPPA DELLA CITTÀ E PERCORSO PEDONALE 1) Piazza Paolo Diacono 2) Piazza Duomo, Palazzo dei Provveditori e Palazzo comunale 3) Ponte del diavolo 4) Monastero di S. Maria in Valle e Tempietto longobardo.
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I LUOGHI DI CIVIDALE PIAZZA PAOLO DIACONO
Piazza Paolo Diacono si trova nel centro di Cividale del Friuli. Inizialmente chiamata Piazza del Mercato, viene dedicata a Paolo Diacono (720799) nel 1898, il monaco e storico longobardo, scrittore della celebre “Historia Longobardorum”, la più grande opera narrante le vicende sui Longobardi. Paolo Diacono infatti nacque a Cividale nel 720 e tradizione vuole che abbia vissuto in uno dei palazzi che si affacciano sulla piazza.
PIAZZA PAOLO DIACONO
La piazza ha forma irregolare ed è circondata da numerosi edifici: sul lato est della piazza si trova una casa a torre del XV secolo che sulla facciata mostra diversi affreschi - tra cui vari stemmi come quello civico e quello della Natività - e finestre archiacute con cornici caratterizzate da eleganti bassorilievi. Vi è una lapide che ricorda la casa di Paolo Diacono.
CASA DI PAOLO DIACONO
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Nel corso del tempo la piazza è stata il foro di Cividale, il luogo più favorevole per gli scambi commerciali nel Medioevo e il punto di raduno per il popolo, per assemblee civili e politiche. Al centro della piazza vi è una fontana che ha sulla cima la statua di Diana, la Dea Romana della caccia. A lato vi è una grande lapide, la quale contrassegna il luogo in cui nel 1874 è stato ritrovato un sarcofago, che al tempo fu attribuito al Duca Gisulfo I, duca Longobardo dal 569 al 581 circa, nipote del re Alboino. In realtà la datazione degli oggetti rinvenuti ci porta a poco più tardi della metà del VII secolo quindi ad epoca successiva alla morte di Gisulfo. Rimane pertanto aperto il dubbio sull'identità dell'altolocato personaggio a cui apparteneva il ricchissimo corredo rinvenuto. Il sarcofago è ora conservato nel Museo Archeologico di Cividale.
PALAZZO DEI PROVVEDITORI VENETI
Il Palazzo dei Provveditori Veneti (o del Pretorio) fu costruito fra il 1565 e il 1596 sulla base di un progetto di Andrea Palladio. Il luogo sul quale è stato edificato il Palazzo dei Provveditori è lo stesso luogo dove nel 1511 sorgevano le rovine del Palazzo Patriarcale. Il palazzo divenne operativo solo nel 1615: qui si tenevano le udienze e si svolgevano le funzioni pretoriali, inoltre era anche il luogo in cui si riuniva l’arengo dei cittadini cividalesi. Successivamente Venezia cedette il Palazzo alla comunità che lo elesse nel 1796 come sede del Consiglio. Dal 1990 ospita il Museo Archeologico Nazionale. Il Palazzo è di due piani: quello inferiore è più grande e ha un sottoportico con dieci pilastri in bugnato rustico massiccio e sono presenti inoltre tre portali d’ingresso.
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Palazzo dei Provveditori Veneti (fine XVI secolo)
Solo diciannove dei centocinquanta Provveditori Veneti lasciarono epigrafi, busti, stemmi, risalenti al 1596-1610 circa. DUOMO
Il Duomo di Cividale è dedicato a Santa Maria Assunta.
Facciata anteriore del Duomo di Cividale
Il luogo dove sorge attualmente è sempre stato destinato a ospitare un edificio importante da un punto di vista religioso. La prima chiesa, sorta in questo luogo, 14
risale all’VIII secolo e fu voluta dal Patriarca Callisto (Patriarca di Aquileia dal 726 al 756 anno della sua morte). Dopo l’incendio del 1186 e il terremoto del 1448, nel 1502 una colonna cadde e il restauro venne affidato a Pietro Lombardo che lo sistemò come lo vediamo noi oggi, in stile gotico-veneziano e rinascimentale. Guardando la facciata esterna è evidente il compromesso tra i due momenti di esecuzione diversi, con le nitide masse organizzate in stile gotico rinascimentale, solcate dal robusto cornicione traversale. Infine Giorgio Massari e Bernardino Maccaruzzi ne realizzarono un’ampia ristrutturazione della zona interna. La chiesa venne consacrata nel 1526. Di notevole interesse è l'elaborato portale maggiore, eseguito nel 1465 da Jacopo Veneziano che lo realizzò nel 1465 in stile gotico fiorito. I tortiglioni e la cornice con fogliame rampante trovano corrispondenza con il portale della chiesa di San Paolo a Venezia.
Portale maggiore del Duomo
Sull'area del sagrato sorgeva l'antico battistero di S. Giovanni Battista, che accoglieva il fonte di Callisto. 15
La vasca battesimale fu appunto commissionata da Callisto e costruita tra il 730740; presenta una pianta ottagonale (l’otto era considerato legato alla resurrezione essendo ottenuto dalla somma del 7, che significava l’eternità, e l’1 che rappresentava Dio). È costruito in marmo greco con decorazioni a motivi vegetali con la presenza di animali fantastici che assumo un significato simbolico. Si trova nel Museo Cristiano di Cividale del Friuli. Dell’intera opera di Callisto rimane anche il Pozzo. Il pozzo è profondo 27m, venne riscoperto il 24 aprile 1783 durante i lavori di pavimentazione cittadina.
Pozzo di Callisto
Battistero del Patriarca Callisto
PALAZZO COMUNALE
Il Palazzo Comunale è situato di fronte al Duomo; la presenza di una casa comunale ove si trova l'odierno Municipio, è attestata dal 1286. L'edificio originario fu poi ristrutturato e trasformato in municipio dal 1545 al 1588. In passato era presente una scalinata esterna che conduceva al piano superiore dove venivano annunciati avvisi e sentenze verso i rei. Quando nel 1935 venne ristrutturato, la scala venne distrutta. Nel portico sono presenti archi a sesto acuto. Nella facciata del palazzo posta verso il duomo sono murati un bassorilievo con il Leone di S. Marco con epigrafe del 1560 dedicata al provveditore Leonardo Lombardo; più sotto, una lapide in ricordo della visita dell'imperatore Francesco I d'Austria nel 1816. 16
Sul prospetto principale, contenuto da una cornice barocca c’è il busto di Domenico Mocenigo, provveditore veneto che fu molto capace durante la peste del 1682, ma a causa dei suoi successivi errori come condottiero, Venezia decise di abbatterne l’epigrafe sottostante. Sotto la loggia sono infisse due lapidi ottocentesche, dedicate a Garibaldi e a Vittorio Emanuele Ⅱ. Davanti alla facciata principale, è collocata la statua di Giulio Cesare, fondatore della città, ma è solo una copia di un’opera in marmo di epoca Traianea che si trova a Roma.
Palazzo comunale
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PONTE DEL DIAVOLO
Il ponte del diavolo è il simbolo della cittadina di Cividale. Esso è un ponte ad arco, costruito in pietra a partire dal 1442. Prima le due sponde erano unite da un passaggio ligneo. Il fiume che scorre al di sotto è il Natisone. Il ponte ha subito diversi restauri ed è stato abbattuto il 27 Ottobre 1917, durante la ritirata di Caporetto, combattuta durante la Guerra Mondiale tra Italiani, Tedeschi e Austroungarici. È stato poi ricostruito dagli Austriaci e nuovamente inaugurato il 17 Maggio 1918. Il nome “Ponte del Diavolo” deriva dalla leggenda di cui è protagonista.
Ponte del diavolo oggi
Ponte del diavolo nel passato 18
La leggenda narra che anticamente i cittadini di Cividale si ritrovarono riuniti in assemblea per escogitare il modo di costruire un ponte che congiungesse le due sponde del fiume Natisone. Dopo numerosi tentativi, invocarono il Diavolo che giunse in loro aiuto. Quest’ultimo offrì il proprio aiuto a una condizione: avrebbe preso in cambio l’anima del primo cividalese che vi sarebbe passato. Il ponte fu costruito durante tutta la notte. Si scomodò anche la madre del Maligno, trasportando nel suo grembiule l'imponente scoglio centrale. La mattina seguente il Diavolo pretese la ricompensa. Venne però ingannato: i cividalesi fecero attraversare il ponte ad un cane. Il Diavolo furioso fuggì. Da qui il nome: Ponte del Diavolo. MONASTERO DI SANTA MARIA IN VALLE
Rappresenta uno dei più importanti nuclei urbani della Cividale longobarda; è stato costruito nella zona della Valle, un’area marginale della città romana situata a ridosso delle mura urbane, che qui scendevano fino al fiume, in prossimità di un’antica porta, Porta Brossana, che permetteva una delle uscite della città verso est. In età altomedievale la zona della Valle era adibita alla Gastaldaga, residenza del Gastaldo, rappresentante del re longobardo che amministrava il potere.
Monastero di Santa Maria in Valle visto dall’esterno (immagine ricavata da: tempiettolongobardo.it)
Un’antica tradizione cividalese attribuisce la fondazione del monastero all’opera di una regina longobarda. Ma chi è questa regina: Tassia, moglie di Ratchis, oppure Giseltrude, moglie di Astolfo? Non lo sappiamo e tale origine del monastero rimane una storia leggendaria. 19
In realtà, la presenza di un cenobio nell’area di Valle venne testimoniata per la prima volta dalle fonti scritte nell’ 830, in un diploma con cui gli imperatori carolingi concedevano al Patriarca di Aquileia la giurisdizione del monastero femminile benedettino di Santa Maria, situato entro le mura cittadine e confinante con la chiesa di San Giovanni. Fino a quella data, anche il monastero rientrava tra i possedimenti del re. La sua nascita potrebbe rientrare nel grande fervore di fondazioni monastiche promosse nella tarda età longobarda dai maggiorenti del regno, che videro anche altrove l’attiva partecipazione dei nobili legati al ducato del Friuli e a Cividale. Appare perciò probabile che la fondazione del monastero si collochi tra la tarda età longobarda e il primo periodo carolingio (seconda metà dell’VIII secolo). Il monastero in origine occupava solo una parte della Gastaldaga e probabilmente utilizzò fin dal principio il culto del Tempietto Longobardo, la cappella del palazzo regio, che divenne l’oratorio monastico di Santa Maria in Valle. Verso la fine del IX o gli inizi del X secolo, tutto l’ambito dei possedimenti rimasti sotto il controllo dei funzionari imperiali, ovvero la zona occidentale dell’area di Valle con la chiesa di San Giovanni, venne definitivamente concesso per l’ampiamento del monastero. In epoca medievale la rilevanza del monastero nel panorama delle istituzioni ecclesiastiche fu tale da divenire sempre più oggetto di privilegi e donazioni che contribuirono ad accrescerne il potere ed il prestigio. Tutto ciò favorì la crescita monumentale del Monastero che ebbe ampio sviluppo soprattutto tra Cinquecento e Settecento, portando il complesso alla configurazione attuale, con gli edifici di culto e gli spazi monastici imperniati attorno al grande chiostro. Negli ultimi due secoli però, anche il Monastero cividalese subì quell’involuzione che caratterizzò le altre istituzioni religiose. Non perse comunque la sua rilevanza monumentale e la sua funzione di polo urbanistico; l’istituzione monastica fu però soppressa durante il periodo napoleonico e il complesso divenne proprietà demaniale. Nel 1812 venne destinato a sede di una scuola pubblica per le giovani cividalesi sotto la guida di suore benedettine. Dal 1843, per dare supporto alle poche Benedettine rimaste, venne insediata anche una comunità di Orsoline, provenienti da Gorizia, che rimasero nel monastero fino al 2000 quando divenne proprietà del comune di Cividale del Friuli. Oggi il monumento è stato ristrutturato per una funzione turistica ed è Patrimonio dell’umanità dal 2011. Le strutture più importanti all’interno dell’oratorio sono: il chiostro, la chiesa di San Giovanni e il Tempietto longobardo. 20
Il chiostro, di forma irregolare, quasi a trapezio scaleno, è circondato da un ampio porticato che immette a un ombroso giardino, ricco di vegetazione che muta colore con l’evolversi delle stagioni; entrando nel silente quadrilatero ci si immerge in una particolare atmosfera che emana un sereno invito alla contemplazione. Sotto alle ritmiche arcate è ben conservato un affresco del pittore Francesco Colussi, che nel 1795 dipinse l’annunciazione.
Entrata al chiostro all’interno dell’oratorio (Immagine ricavata da: viaggi.fidelityhouse.eu)
Infine è visibile l’ingresso al Tempietto longobardo costituito da un corpo quadrangolare preceduto da un portico definito sul lato frontale. All’interno del complesso monastico c’è la chiesa di San Giovanni. La chiesa è molto piccola e compatta ed è caratterizzata da un arco tudor, un arco basso e ampio con la punta schiacciata. Sopra l’altare si possono notare alcuni resti di affreschi cinquecenteschi. TEMPIETTO LONGOBARDO
Dalla piazza del Duomo, con una breve passeggiata si giunge al Tempietto Longobardo, situato sulle rive del fiume Natisone. Questo monumento fu edificato verso la metà dell’VIII secolo e si presuppone sia stato costruito da Astolfo, duca del Friuli, successivamente divenuto re dei Longobardi, e da sua moglie Giseltrude. Sorse nella zona chiamata “Gastaldaga”, ovvero la residenza del rappresentante del re, e si ritiene che la sua funzione fosse quella di Cappella Palatina, la cappella privata situata nel palazzo del regnante.
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Mappa del Tempietto Longobardo
Negli anni successivi è diventato sala capitolare del convento benedettino femminile sorto nell'area dell’Oratorio di Santa Maria in Valle e ha subito numerose modifiche e ristrutturazioni a causa dei terremoti che si sono verificati nell'area. Attualmente, invece, la sua funzione è quella di attrazione turistica, in quanto Patrimonio dell’Umanità dall’estate del 2011. All'interno il tempietto si presenta piccolo, con un'aula centrale a pianta quadrata, coperta da archi e da volte a crociera, e un presbiterio articolato in tre navate con volte a botte adornate da affreschi trecenteschi, dove ci troveremo noi una volta entrati. Il tempietto è diviso in due parti da una struttura composta da: un asse di legno, due colonne e una balaustra di marmo. La forma prevede che ci fossero appesi dei tendaggi raffiguranti quattro martiri.
Struttura separatoria rimanente del monumento all’interno del Tempietto 22
Sulla parete d'ingresso occidentale dell'ambiente centrale, al di sopra del grande archivolto riccamente decorato, si trova l'attrazione principale del monumento: le sei statue femminili in gesso suddivise in due gruppi simmetrici da una finestrella con funzione sacra.
Tempietto Longobardo visto internamente
Le statue non presentano un’identità precisa, ma si può evincere che abbiano funzione religiosa in quanto possiedono un nimbo rotondo dietro al capo. Le due statue adiacenti alla finestrella vestono delle tonache semplici e si volgono in atto di preghiera verso di essa chiedendo di accettare le offerte delle statue che le affiancano. Le altre quattro, infatti, indossano abiti regali con alla testa un diadema e tra le mani una corona e una croce ciascuna pronte a darle in dono alla propria divinità. La loro posizione alta e la nostra visione dal basso, fanno sì che la loro altezza di due metri ciascuna sia più accentuata.
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Le figure femminili ai lati della finestrella
Le sei Sante sono racchiuse da cornici con motivi floreali ideate per abbellire la costruzione. Sotto di queste, in tutte e tre le pareti, sono presenti degli archi a forma di lunetta contenenti al loro interno degli affreschi: in quella d’occidente si può notare la raffigurazione di Cristo Benedicente tra gli Arcangeli Michele e Gabriele, in quella della parete sud si intravede, molto rovinata, la figura della Madonna col Bambino tra due Arcangeli; l’affresco nella lunetta della parete nord invece non è più leggibile in quanto rovinato. Tutto intorno sono presenti affreschi che vengono ripresi anche nelle due pareti laterali. Questi, si presume, dovevano essere ornati con vivacissimi colori per ragioni estetiche in un tutt’uno sfavillante. L’edificio, all’interno, presenta i tipici caratteri artistici e architettonici dei longobardi e dei bizantini.
Ricostruzione della facciata frontale con statue e affreschi con colori vivaci 24
Tempietto longobardo: Facciata frontale oggi
Per concludere, questo edificio è unico nel suo genere in quanto è ritenuto l’espressione più alta, completa e complessa dell’Altomedioevo Occidentale.
Tempietto longobardo visto esternamente
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BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA A.A.V.V., I Longobardi: origini mitiche, storia e archeologia di un popolo millenario, a cura di Francesca Morandini e Francesca Guerini, Brescia 2013.
Mattaloni Claudio, Cividale del Friuli, Guida storico artistica, Edizioni Arti Grafiche Friulane, Udine 2018
Torp Hjalmar, Il tempietto longobardo, a cura di Valentino Pace, Udine 2006.
https://www.cividale.com/
http://www.tempiettolongobardo.it/
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