Anno scolastico 2014-2015 - Partecipazione al Concorso
Storia del Caporale Barbuio Giuseppe di Portogruaro, del caporale Stival Matteo e del soldato Stival Sante di Summaga. A cura del gruppo di ricerca dell’Istituto Statale “Marco Belli” Studenti: Artico Elisa, Bigai Lola, Carbonera Mary Grace, Franzo Andrea, Petracco Francesca, Pozzobon Aurora, Stival Carolina. Prof.sse: Ortis Emanuela e Scalon Anna. Con la collaborazione della prof.ssa Pizzolitto Vittoria e di Bellomo Graziella.
1. Studenti del gruppo di ricerca dell’Istituto Statale “Marco Belli” Nell’ordine da sx a dx: Artico Elisa, Franzo Andrea (classe 3^AU - Liceo delle Scienze Umane), Stival Carolina (classe 3^AL- Liceo Linguistico), Pozzobon Aurora, Bigai Lola, Petracco Francesca, Carbonera Mary Grace (classe 3^AU - Liceo delle Scienze Umane).
INDICE PREMESSA .................................................................................................................. 4 LA GRANDE GUERRA .................................................................................................. 6 La fronte ................................................................................................................ 6 Il fante, il moschetto, la mitragliatrice ................................................................... 8 Le trincee ............................................................................................................. 11 I prigionieri italiani ............................................................................................... 15 Il campo di prigionia di Branau Am Inn, Austria. ................................................. 16 BIOGRAFIA DI TRE SOLDATI PORTOGRUARESI ......................................................... 18 Caporale Barbuio Giuseppe di Portogruaro (1889/1918) .................................... 18 Il soldato Stival Sante (1887-1916) ...................................................................... 22 Il caporale Stival Matteo (1891-1918) ................................................................. 25 LA FAMIGLIA DEL CAPORALE GIUSEPPE BARBUIO NEL DOPOGUERRA – NOTE DI VITA QUOTIDIANA .................................................................................................... 27 Lettere alla famiglia dal fronte della Grande Guerra ........................................... 27 La lettera di Barbuio Giuseppe al padre .............................................................. 28 Scolari e contadini: dal libro di lettura, al libretto del conto del mezzadro. ....... 30 LA MEMORIA DI PIETRA: I MONUMENTI DI SUMMAGA E DI PORTOGRUARO. ....... 39 Il monumento di Summaga ha 95 anni ................................................................ 39 Il monumento di Portogruaro .............................................................................. 42 INVENTARIO DEI DOCUMENTI ................................................................................. 44 Corpi e divise…Fotografie tratte dall’album Sfriso/Bigai ..................................... 44 I documenti della ricerca ..................................................................................... 47 Opere di consultazione ........................................................................................ 49
2. Il 28 giugno 1914, giorno di San Vito, a Sarajevo, Gavrilo Princip, giovane studente serbo, colpisce a morte Francesco Ferdinando erede d’Austria. E’ l’inizio della Grande Guerra
BIBLIOGRAFIA ........................................................................................................... 49
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hanno coinvolto drammaticamente come protagonisti della Grande Guerra il caporale Barbuio Giuseppe di Portogruaro ed i fratelli Stival Matteo e
PREMESSA
Sante di Summaga. La ricerca è stata condotta sui documenti che gli studenti hanno raccolto
Le insegnanti Emanuela Ortis, Anna Scalon e Vittoria Pizzolitto
sulla figura di tre soldati portogruaresi – Barbuio Giuseppe ed i fratelli Stival Matteo e Sante – i cui nomi appaiono scolpiti nei monumenti della città. La loro biografia ha consentito di affrontare alcuni aspetti della Grande Guerra:
Le condizioni di vita del fante nelle trincee, l’arrivo della posta, le
Ringraziamenti
licenze
La presa di Gorizia e la II^ Battaglia del monte Grappa
La prigionia, i dispersi, la sepoltura, la morte e la commemorazione
Il quotidiano vissuto dalle vedove e dagli orfani
La Grande Guerra vista con gli occhi della nonna-bambina nella
Desideriamo ringraziare le persone che ci hanno aiutato nella nostra ricerca: la signora Anita Barbuio, nipote di Giuseppe Barbuio, la maestra Loredana Rado in Bigai, il cav. Luigi Goi presidente dell’Associazione Combattenti e Reduci di Summaga, il dr. Franco Rossi dell’Archivio di Stato di Venezia e il prof.re Patrizio Manoni
scuola elementare durante il Regime.
Portogruaro, maggio 2015
Poiché la produzione sulla Grande Guerra è davvero immensa e la conoscenza storica dal punto di vista politico, militare e sociale non sarebbe stata possibile, si è ritenuto di coinvolgere gli studenti in un percorso storico circoscritto al territorio natale dei soldati protagonisti. Partendo dallo studio di un documento dettagliato e specifico come il foglio matricolare, i ragazzi hanno descritto il profilo biografico e militare dei tre soldati e successivamente hanno integrato la ricerca con altri documenti, testi, foto e cartine per definire meglio il contesto e gli avvenimenti che 4
La Grande Guerra 1915/1918: “la fronte, il fante, le trincee, i prigionieri italiani�.
3.
Carta del fronte.
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La Grande Guerra 1915/1918: “la fronte, il fante, le trincee, i prigionieri italiani”.
Cadorna ha appena scritto un libretto d’istruzione di come si conduce la
LA GRANDE GUERRA
guerra, il “libretto rosso” dal colore della copertina, intitolato “Attacco frontale ed ammaestramento tattico” e sulle basi teoriche di questo
La fronte
libretto, condurrà la guerra.
Il fronte, che il Comando Supremo chiama al femminile “la fronte”, è come una “S” rovesciata che va dall’Ortles a Monfalcone, dalle Alpi all’Adriatico, attraversando Riva del Garda, Rovereto, Folgaria, Asiago, Passo Cinque Croci, Cortina, Tre Cime, Monte Peralba, Monte Zermula, Pontebba, Monte Nero, Gorizia, Monfalcone.1 Il bollettino di guerra numero 1 del 25 maggio 1915 segnala l’occupazione del villaggio di Caporetto, nell’Alto Isonzo, sovrastato dal Monte Nero. Paradosso della Storia! Caporetto, che oggi si chiama Kobarid e si trova in territorio sloveno, avrebbe segnato pochi mesi dopo, il 24 ottobre 1917, la tragedia dello sfondamento del fronte italiano da parte dell’esercito austrogermanico. Nel 1914 viene nominato Capo di Stato Maggiore dell’Esercito Luigi Cadorna, per l’improvvisa morte del generale Alberto Pollio. Luigi Cadorna, 65 anni, piemontese di Pallanza porta un nome illustre: il nonno aveva combattuto in Crimea con i bersaglieri, il padre aveva preso a cannonate Porta Pia, lo zio Carlo era stato ministro con Carlo Alberto e con Vittorio Emanuele II. 4. Generale Luigi Cadorna (1850/1928) 1
Pittalis E., La guerra di Giovanni. L’Italia al fronte: 1915-18, Ed. Biblioteca dell’Immagine 2006, p.75.
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La Grande Guerra 1915/1918: “la fronte, il fante, le trincee, i prigionieri italiani”.
I^ Armata a Verona, agli ordini del generale Roberto Brusati II^ Armata a Udine, agli ordini del generale Pietro Frugoni III^ Armata a Portogruaro agli ordini del generale Vincenzo Garioni IV^ Armata a Vittorio Veneto con truppe indietro rispetto al fronte e con il controllo dei magazzini avanzati La Riserva alle dirette dipendenze del Comando Supremo. Il Comando della III^ Armata aveva sede nella scuola “Dario Bertolini” oggi liceo “Marco Belli” e l’allora preside don Arturo Grandis ebbe modo di scrivere, “Portogruaro diventò la sentinella avanzata nel grande teatro della guerra che si combattè nel Carso e fu sede dell’Intendenza dell’invitta III Armata”3 e forse, anche per questo motivo fu più volte bombardata dall’aviazione austriaca.
5. Durante la G.G. la scuola “Dario Bertolini”, oggi Liceo “Marco Belli”, fu la sede della III^ Armata.
Cadorna divide la frontiera in sette punti principali: 600 chilometri di fronte, una lunghezza pari quasi al percorso del fiume Po. Può schierare 14 corpi d’armata, 35 divisioni, 4 di cavalleria, una speciale di bersaglieri, 560 battaglioni di fanteria (compresi i 52 alpini e i 67 di bersaglieri), 177 squadroni di cavalleria e 18 battaglioni di Guardia di Finanza. L’esercito
2
è raggruppato in Quattro Armate: i comandi sono così
distribuiti: c’è la ‘divisione’ costituita da due brigate con un reggimento di artiglieria da campagna. Due divisioni col supporto d’artiglieria di maggior calibro formano il ‘corpo d’armata’. La massima unità dell’esercito è ‘ l’Armata’ formata da più corpi d’armata.
2
L’unità di base dell’esercito è il ‘reggimento’ formato da tre ‘battaglioni’, ciascuno di quattro ‘compagnie’: in tutto tremila uomini. I reggimenti contraddistinti da un numero progressivo, si accorpano in ‘brigate’ che prendono il nome da regioni, fiumi, città e che sono caratterizzate da mostrine di colore diverso. La brigata Sassari ad esempio aveva le mostrine di colore rosso-bianco. Poi
3
Sandron R., Storia di Portogruaro. Dalle origini ai giorni nostri, Edizioni Biblioteca dell’Immagine, Pordenone 2013, pag.249.
7
La Grande Guerra 1915/1918: “la fronte, il fante, le trincee, i prigionieri italiani”.
dotazione s’impregnano d’acqua e gli uomini sono privi di impermeabili,
Il fante, il moschetto, la mitragliatrice
perché costano troppo.
Nel corso della guerra, furono mobilitati sei milioni di italiani su una
L’arma di base è il Moschetto 91
popolazione di 36 milioni. Secondo questi dati approssimativi, nel 1914 gli
T a sei colpi, un fucile collaudato
italiani all’estero erano circa sei milioni. Per la guerra ne rimpatriarono
nel 1891 e aggiornato nel 1908.
304.000, di cui 155.000 dalle Americhe. Metà dell’esercito italiano della
Ad arma inastata è lungo un
Grande Guerra era composta da contadini; quasi tutti appartenevano alla
metro e mezzo e può sparare 12
fanteria destinata ad assorbire da sola il 90% delle perdite.
colpi al minuto. Le cartucce
La classe sociale dei contadini, da sempre la più contraria alla guerra, offrirà
erano custodite nella coppia di
alla Patria il più alto contributo di sangue: 218.00 orfani di guerra, pari al
giberne ed un soldato poteva
4
64% del totale.
contare su 500 colpi al giorno
Il fante vestiva grigioverde: la divisa era composta da giacca e pantaloni di
che erano pochi, ma si arriverà
panno fornito dalla Ditta Rossi di Schio. La giubba era ad un petto, chiusa da
al massimo ad una dotazione di
una bottoniera nascosta di cinque bottoni e spallini a salsicciotto fissati
900 colpi per arma.
all'attaccatura delle maniche che terminavano con dei paramano a punta.
Le mitragliatrici ancora meno; i
Sul colletto erano cucite le mostrine, in seta o in panno con i colori del
soldati italiani disponevano di
reggimento, sormontate dalle stellette di metallo. Un gilet di taglio classico
due mitragliatrici ogni seimila
veniva indossato sotto la giacca. I pantaloni erano rigidi e chiusi alle
uomini, contro gli austriaci che
caviglie: i polpacci stretti dalle fasce mollettiere, larghe strisce di lana. I
disponevano di due ogni mille
soldati italiani avevano il chepì, non avevano l’elmetto d’acciaio per
uomini. E’ l’arma più terribile perché può sparare anche 500 colpi al minuto
proteggere la testa: i primi arriveranno dalla Francia, sei elmetti ogni 250
e può fermare anche 200 uomini all’attacco.
uomini. Il chepì è floscio, di panno grigioverde. Le mantelline di lana in 4
6. Il fante - disegno di Elisa Artico.
Isnenghi M., Rochat G., La grande guerra, Il Mulino, 2014, pp.236-237.
8
La Grande Guerra 1915/1918: “la fronte, il fante, le trincee, i prigionieri italiani”.
“Contro quelle rocce e quei reticolati, difesi da numerosi nemici e da ben celate mitragliatrici, la fanteria spiega inutilmente il proprio valore”.5 Paradosso della Storia! Mentre l’Italia resta neutrale per un anno per poter organizzare il proprio esercito, con esito insufficiente, l’Austria aveva già provveduto, anche con manodopera stagionale italiana, a fortificare il proprio fronte e a realizzare le infrastrutture d’appoggio indispensabili al trasporto di mezzi e di uomini.
5
Procacci G., Soldati e prigionieri italiani nella Grande guerra. Con una raccolta di lettere inedite, Bollati Boringhieri, Torino 2000, p.72.
9
La Grande Guerra 1915/1918: “la fronte, il fante, le trincee, i prigionieri italiani�.
7. Soldati della guerra 1915/1918 (Album Sfriso-Bigai)
10
La Grande Guerra 1915/1918: “la fronte, il fante, le trincee, i prigionieri italiani”.
Le trincee
il duro suolo carsico, l’assoluta mancanza d’acqua, l’ardente calura estiva, la impossibilità di far pervenire alle truppe qualsiasi cosa e di sgomberare dal fronte i feriti, tutto ciò portò i valorosi e fedeli soldati alla disperazione”.6 L’acqua è il bene più prezioso: è trasportata in barili e in otri di tela, le ghirbe. Scrive un soldato bresciano, Cesare Barbieri “Vedevamo lontani i conducenti dei muli che dovevano portare l’acqua, mentre noi morivamo dalla sete e dalle cannonate”.7
8. Trincea italiana. www.cimeetrincee.it/
Sul Carso, a differenza del Trentino, della Carnia o dell’Alto Friuli, a causa della struttura geologica della zona, le truppe erano soggette a disagi e sacrifici enormi: il clima era insopportabilmente caldo d’estate (ma con notevoli escursioni termiche durante la notte), e terribilmente freddo d’inverno. La scarsità di vegetazione, specie nelle regioni più alte, offriva un insufficiente schermo ai venti nei mesi freddi, mentre la mancanza d’acqua 9. Muli e soldati durante la Grande Guerra. www.cimeetrincee.it/
rendeva ancora più dura la permanenza nei periodi caldi. Scrive l’austriaco Seifert 6
“Ma che razza di combattimento! Non solo contro il nemico, no […] anche
Procacci G., Soldati e prigionieri italiani nella Grande guerra. Con una raccolta di lettere inedite, Bollati Boringhieri, Torino 2000, p.73.
contro la natura e le particolari circostanze. Il terreno aperto, privo di ripari,
7
11
Ibidem
La Grande Guerra 1915/1918: “la fronte, il fante, le trincee, i prigionieri italiani”.
Anche il mulo è un protagonista della G.G.! Eugenio Bucciol dedicherà a
C’è la trincea di massima resistenza che sfrutta la particolare difensiva del
loro un bellissimo libro “Animali al fronte. Protagonisti oscuri della Grande
terreno: è profonda, collegata con camminamenti protetti, circondata da
Guerra”.8
reticolati fissi e mobili. Divide la linea delle operazioni dalle retrovie. Le trincee in prima linea sono le più protette. Larghe un metro e mezzo, hanno un parapetto di pietra e sacchi di terra, feritoie a distanza di un metro e mezzo l’una dall’altra.
“Uomini/ritratti/nelle
trincee/come
lumache nel lor guscio”, dicono i versi di Ungaretti. “I cadaveri ammorbano l’aria che i soldati devono respirare […]
Ho
visto
volontariamente
10. Trincee francesi a Verdun. www.cimeetrincee.it/
soldati dalla
uscire trincea
rischiare la vita, pur di spostare i Sul Carso e lungo il fiume Isonzo si consumano quasi due terzi del conflitto.
cadaveri”. Non ci sono punti coperti
Esistono caverne e ripari naturali, ma la roccia resiste alla vanga e al
per improvvisare latrine… la terra
piccone, rendendo difficile scavare la trincea.
bruciata si colora di nero e il giallo
Esistono vari tipi di trincee: quelle avanzate, i piccoli posti d’osservazione, le
della polvere da sparo copre ogni
trincee di prima linea scavate nella roccia a colpi di esplosivo, armate di
cosa.
mitragliatrici leggere, difendibili con fucili e lanci di bombe a mano. 11. Fanteria russa in trincea.
Ogni uomo al fronte riceveva nei primi mesi una razione di 750 grammi
di pane, 375 di carne fresca, 150 grammi di riso o pasta, 350 di patate, 15 di 8
Bucciol E., Animali al fronte. Protagonisti oscuri della Grande Guerra, Nuova Dimensione, 2003.
caffè, 20 di zucchero, 20 di sale, 25 millilitri di vino. La popolazione italiana 12
La Grande Guerra 1915/1918: “la fronte, il fante, le trincee, i prigionieri italiani”.
nei decenni prima del conflitto aveva conosciuto la fame e circa la metà dei giovani di leva venivano esonerati per insufficienza fisica, da ricondurre quasi sempre alle carenze dell’alimentazione. Durante la guerra le visite mediche furono rifatte con dura severità, ma i riformati per ragioni fisiche rimasero poco meno del 30 per cento. E’ documentato che non pochi dei giovani arruolati aumentavano di peso e di statura perché nelle caserme si mangiava pane bianco e carne. I fanti-contadini non avevano mai visto la cioccolato o bevuto il caffè.
12. Fanteria in trincea
Per fornire all’esercito sei milioni di uomini, vennero richiamati in servizio uomini anziani e giovinetti: nel 1917 verranno chiamati alla guerra i
13. Giornale di trincea “La Tradotta”
“Ragazzi del ‘99” onorati con il titolo di “Cavalieri di Vittorio Veneto”.
Nelle trincee, l’arrivo della posta era l’unica consolazione. La realtà era fatta di sangue e di fango, di paura e di privazioni.
13
La Grande Guerra 1915/1918: “la fronte, il fante, le trincee, i prigionieri italiani”.
“Nella stampa nazionale invece le immagini erano edulcorate e le tavole di Antonio Rubino nel più diffuso dei giornali di trincea, “La Tradotta”, ritraevano microcosmi giocosi completi di ogni rustico comfort, popolati di una giovane umanità maschile intenti ai mille compiti e mestieri della vita quotidiana: lavare, lustrare, cucinare, cantare, chiacchierare, scrivere, leggere, suonare tutto fuor che ammazzare e farsi ammazzare”.9 In trincea i soldati dovevano trascorrere la maggior parte del tempo quasi immobili, per non essere colpiti dal nemico, dentro buche colme d’acqua e di fango. I soldati erano torturati giorno e notte dai parassiti che infestavano la paglia e le vesti. Per settimane e settimane l’acqua era indisponibile per lavarsi e non avevano vestiti di ricambio. A causa delle inesistenti condizioni ambientali le truppe furono decimate da gravi epidemie di tifo e di colera. Nei diari, la guerra era un’immagine spesso stereotipata, vanamente gloriosa mentre la realtà restava grigia e fangosa: i soldati non erano eroi, avevano paura e impazzivano dal dolore, ma il paese reale lo scoprirà molto più tardi.10 “Dite su, perché i signori che fanno i giornali non vengono a dare un’occhiata?”11
14. Giornale nazionale “La Domenica del Corriere” 9
Isnenghi M., Rochat G., La grande guerra, Il Mulino, 2014, p.237 Isnenghi-Rochat, op.cit., p.245.
10 11
Salsa C., Trincee, Milano Sonzogno, 1924, p.125.
14
La Grande Guerra 1915/1918: “la fronte, il fante, le trincee, i prigionieri italiani”.
I prigionieri italiani
governi nemici e averli integrati con testimonianze, documenti e notizie di diversa provenienza, ha reso noto che i prigionieri italiani furono 600.000.
Dal libro di lettura di classe terza di Maria Barbuio, “Casa mia! Patria mia!”
Se si pensa che la forza dell’esercito era costituita da 6 milioni di uomini, 1
di Fabio Fabiani ed Andrea Perugini, del 1922, abbiamo ricavato un brano
soldato su 10 subirà il campo di concentramento.
utile ad introdurre il capitolo sui prigionieri italiani della Grande Guerra nei
Ma ancora più impressionante è la cifra dei morti. Sempre secondo la
campi di detenzione austro-ungarici:
suddetta Commissione più di 100.000 prigionieri non fecero più ritorno in
“Eravamo appena giunti ad un paesello del basso Tagliamento, quando tre
Italia. La stragrande maggioranza, circa il 90%, morì per malattia, e la
giovani macilenti, sparuti, che vestivano una divisa vecchia, stinta, logora, si
malattia più ricorrente fu, insieme alla tubercolosi, l’edema per fame
presentarono a noi. Lì per lì, li avevamo scambiati per nemici venuti ad
(Hungerödem) cosiddetto per il gonfiore che si produceva nelle mani e
arrendersi. Erano invece tre soldati del nostro reggimento, fatti prigionieri
nella faccia prima di morire.
l’anno prima, che gli Austriaci, fuggendo, avevano lasciati liberi…”
Ma la relazione finale della Commissione venne censurata e bisognerà
I tre reduci però, nonostante tutti i patimenti, non dimenticano di
attendere il secondo dopoguerra ed in particolare gli anni 70 per conoscere
nascondere sotto le lacere giubbe un pezzo del tricolore ciascuno.
le gravi responsabilità del Governo Italiano e del Comando Supremo nel
“L’avevano strappata [la bandiera] dall’asta appena l’alfiere era rimasto
negare qualsiasi forma di aiuto umanitario per sostenere i prigionieri italiani
ucciso, e se l’eran divisa e nascosta in seno perché il nemico non se ne
nei campi di detenzione di Austria, Germania, Ungheria, causando la morte
impadronisse…” Era questo il clima e l’ideologia sulla guerra nella prima
per fame e malattia di oltre 100.000 uomini su 600.000 prigionieri.
metà del 900.
I prigionieri vennero accusati di aver abbandonato il posto di
Tutti gli scritti, i testi, i manifesti prodotti sui prigionieri italiani reduci dai
combattimento, di essere disertori e di aver causato la disfatta di
campi di detenzione avevano il carattere della retorica patriottica e
Caporetto. Da qui la giusta punizione della prigionia. Lo Stato Italiano non
rispondevano all’ intento di far conoscere al popolo italiano la crudeltà del
avrebbe soccorso i disertori.
nemico nel trattamento dei prigionieri.
A differenza di Francia ed Inghilterra che concordarono con i governi nemici
Nel 1920, la Commissione parlamentare d’inchiesta sulle violazioni dei
le modalità e l’organizzazione per far giungere cibo, vestiario e medicinale
diritti delle genti commesse dal nemico, dopo aver raccolto i dati forniti dai
ai propri prigionieri, l’Italia negò il pane ai propri uomini, ostacolò la Croce Rossa e impedì ai famigliari di inviare i pacchi di sostentamento, pur 15
La Grande Guerra 1915/1918: “la fronte, il fante, le trincee, i prigionieri italiani”.
essendo a conoscenza delle gravi condizioni in cui erano costretti a vivere e pur essendo a conoscenza che la penuria di alimenti colpiva la stessa
Il campo di prigionia di Branau Am Inn, Austria.
popolazione civile di Austria e Ungheria, nel cui territorio insistevano i vari campi di detenzione.
Stival Matteo, come risulta dal suo foglio matricolare, soldato di Leva il 22
I due campi di concentramento più grandi, avevano nomi che torneranno
giugno 1916, viene chiamato alle armi e giunge al fronte il 10 luglio 1916
tristemente famosi durante la seconda guerra: Mauthausen nell’Austria superiore
e
Theresienstadt
in
Boemia.
Altri
campi
nell’8° Reggimento Bersaglieri. Nominato Caporale il 31 marzo 1917, viene
furono:
mandato in zona di guerra italiana nel novembre del 1917. Viene fatto
Sigmundsherberger in Bassa Austria, Katzenau bei Linz e Josefstadt in
prigioniero di guerra per fatto di armi il 29 gennaio 1918. Il 27 maggio 1918
Boemia, Milowitz sempre in Boemia, Dunaszerdahely, Nagymegyer e Csot
giungerà la notizia della sua morte avvenuta per malattia nell’ospedale di
bei Papa in Ungheria. In Germania furono: Celle nello Hannover, Meschede
Branmann presso il nemico e sepolto nel locale cimitero, tomba 14/2
in Westfalia, Ellwagen nel Baden Wurttemberg, Lagensalza in Turingia,
(come consta da elenco ministeriale).
Rastatt nel Baden. Un’altra pagina dolorosa fu il rientro dei reduci in Patria dopo Vittorio Veneto. Mancarono i soccorsi, i mezzi di trasporto e vennero approntati male e tardi campi di internamento dove dovevano essere curati e sottoposti ad interrogatorio sulle reali condizioni in cui avvenne la cattura. Insieme alla disastrosa accoglienza materiale, ai prigionieri non era stata risparmiata nemmeno l’umiliazione morale. Per loro non era stata organizzata alcuna manifestazione celebrativa. (Tratto da, Giovanna Procacci, Soldati e prigionieri italiani nella Grande guerra. Con una raccolta di lettere inedite, Bollati Boringhieri, Torino 2000).
15. Campo di prigionia Branau Am Inn
16
La Grande Guerra 1915/1918: “la fronte, il fante, le trincee, i prigionieri italiani”.
Il nome Branmann trascritto nel suo foglio matricolare, è un errore, risultato dalla fusione di più parole che corrispondono alla città di Branau sul fiume Inn, detta anche semplicemente Branau, nell’alta Austria. E’ nota anche per aver dato i natali ad Adolf Hitler. Nella nostra ricerca Branau è invece tristemente famosa per aver ospitato un campo di prigionia dove morirono migliaia di prigionieri italiani soprattutto per fame, fra cui Stival Matteo, che venne sepolto nel cimitero locale.
.
16. Branau am Inn ieri e oggi
17
Biografia di tre soldati portogruaresi
BIOGRAFIA DI TRE SOLDATI PORTOGRUARESI Caporale Barbuio Giuseppe di Portogruaro (1889/1918) Barbuio Giuseppe, figlio di Domenico e Trevisan Maria era
nato
a
Fossalta
di
Portogruaro il 21 dicembre 1889. Figlio di contadini, prima della Grande Guerra si era trasferito con la famiglia in località San Nicolò di Portogruaro, per lavorare un podere ottenuto in mezzadria dalla famiglia Sidran Noel di Fossalta di Portogruaro. 17. Barbuio Giuseppe in divisa di Caporale (Archivio famiglia Barbuio Anita)
Luigia di Marco della stessa età.
Poco
più
Giuseppe
che
ventenne,
sposa
Vignando
18. Luigia Vignando in Barbuio con in braccio Giovanni, a sx Domenico e a dx Maria, (Archivio famiglia Barbuio Anita)
Avranno quattro figli: Maria (1911),
Domenico (1913), Giovanni (1914) e Assunta (4 marzo 1918) nata dopo una licenza del padre
18
Biografia di tre soldati portogruaresi
Nell’agosto del 1915 Giuseppe scrive una lettera al padre, dalla quale non lascia trapelare alcuna condizione materiale della guerra (la vita in trincea, la paura degli assalti, i morti, i nomi di luoghi e battaglie) ma unicamente il suo bisogno di essere ricordato dai suoi cari, dagli amici, da quanti ha lasciato e lo hanno conosciuto. Tra questi, Giuseppe ricorda la sua maestra “Vicentini” e prega il padre di portarle i suoi saluti. Chiede alla moglie di pazientare, di essere buona con i figli e di non usare il bastone, quando questi sono particolarmente vivaci. Prima di firmarsi, si scusa se non può scrivere di più perché deve “fare columia anche con la carta”. Giuseppe Barbuio è alfabetizzato, sa leggere e sa scrivere e questa sua competenza verrà apprezzata dai suoi superiori: verrà fatto Caporale nel novembre del 1915 e nell’ottobre dell’anno successivo, dopo aver frequentato un breve corso d’addestramento, verrà assegnato al 74° Reggimento Fanteria – 414° Reparto Mitraglieri 1188.
19. Foglio Matricolare di Barbuio Giuseppe (ASVE)
Dal foglio matricolare veniamo a sapere che l’8 febbraio 1913 Giuseppe si
Nell’Esercito Italiano l’arma di base era il Moschetto 91 T a sei colpi, un
trova come emigrante in Germania, quasi certamente in qualità di
fucile collaudato nel 1891 e aggiornato nel 1908 che poteva sparare 12
lavoratore stagionale nelle fornaci tedesche, per integrare le magre risorse
colpi al minuto. Nel primo anno di guerra per l’esercito italiano le
economiche che ricavava dalla terra e mantenere la famiglia che si andava
mitragliatrici erano una rarità; i soldati italiani disponevano di due
via via accrescendo per la nascita dei figlioli.
mitragliatrici ogni seimila uomini, contro gli Austriaci che ne possedevano
L’anno dopo, il mondo entrerà in guerra, mentre l’Italia restava ancora
due ogni mille uomini. Era l’arma più terribile perché poteva sparare fino a
neutrale.
500 colpi al minuto e poteva fermare anche 200 uomini all’attacco
Il 24 maggio 1915 Giuseppe, classe 1889, riceve la cartolina e viene
Il 31 gennaio 1916 Giuseppe rimane ferito e ottiene una licenza di 20
chiamato alle armi per mobilitazione diretta con R.D. del 22/05/1915, e
giorni da trascorrere in uno dei tanti “convalescenziari” che stanno a
subito inviato in territorio di guerra. Ha 26 anni e tre figli.
ridosso degli ospedali da campo, intorno al fronte. Trascorso il breve 19
Biografia di tre soldati portogruaresi
periodo di licenza per malattia, viene di nuovo fatto rientrare al fronte, in
Armata, articolati in nove divisioni, uscirono dalle trincee per separare i
territorio di guerra.
nemici del Trentino da quelli lungo il Piave. Il 24 ottobre 1918 le truppe
In guerra, Giuseppe Barbuio vi rimarrà per ben 37 mesi, dal 24 maggio 1915
italiane entravano vittoriose a Vittorio Veneto, mentre l’esercito nemico
al 15 giugno 1918, quando verrà dichiarato disperso durante i
ripercorreva a ritroso la via del ritorno.
combattimenti della II^ battaglia sul monte Grappa.
Ma per Giuseppe Barbuio non
In tutti questi mesi, cambierà spesso reparto, compagni di vita, capitani,
ci sarebbe stato il giorno del
comandanti:
ritorno
• 39° Regg. Fanteria Comando Divisionale di Bologna 18/07/1915
famiglia. Come si può leggere
• 36° Reggimento di Fanteria 20/11/1915
nell’Albo d’oro dei Caduti della
• 74° Reggimento Fanteria – 414° Reparto Mitraglieri 1188 il 22/10/1916
Grande
• 50° Reggimento Fanteria – 414 Reparto Mitraglieri 1/01/1917
Giuseppe
di
Domenico,
Riuscirà a scampare alla tragedia di Caporetto del 24 ottobre del 1917 e a
Caporale
414
Compagnia
ricongiungersi al suo reparto, per l’ultima grande prova di difesa e
Mitraglieri FIAT nato il 21/1888
respingimento del nemico sulla linea del Piave, ma nel mese di giugno del
a
1918 viene inviato a difendere la parte orientale del fronte, verso le
distretto militare di Venezia,
montagne del Trentino, dell’Altopiano d’Asiago e del massiccio del Grappa.
disperso il 15 giugno 1918 sul
La 4^ Armata, agli ordini del generale Gaetano Giardino subirà ingenti 20. Albo D’Oro dei militari caduti nella Grande Guerra
perdite dall’esercito austro-ungarico proprio nel mese di giugno del 1918 in quella che viene chiamata la “seconda battaglia del monte Grappa”. Era iniziata la battaglia di Vittorio Veneto, ed era iniziata per mano italiana con l'obiettivo di attaccare l'esercito austro-ungarico su un altro fronte, quello del Grappa appunto, oltre a quello del Piave. Il 19 ottobre Giardino riceverà l'ordine da Armando Diaz di attaccare ripetutamente a partire dal 24 dello stesso mese. I 75.000 fanti della 4ª 20
a
casa,
Guerra
Fossalta
monte
dalla
di
“Barbuio
Portogruaro,
Grappa
combattimento.”
sua
in
Biografia di tre soldati portogruaresi
La dichiarazione d’irreperibilità verrà rilasciata il 18 ottobre 1920.
medaglia venne consegnata alla
vedova
il
6/08/1922
Otterrà anche la medaglia commemorativa della Grande Guerra e come si
durante gli anni del Regime,
usava scrivere nella motivazione, era “Autorizzata a fregiarsi della medaglia
quando
commemorativa nazionale della guerra 1915/1919 istituita con R.D. n. 124
carico
dei
reduci
in data 29/07/1920” e poteva “apporre sul nastro della medaglia le fascette
combattenti
della
corrispondenti agli anni di campagna 1915-16-17-18 – 55363”
Guerra,
Mussolini
per
si
fece
e
dei
Grande
rinverdire
la
retorica e la gloria degli eroi morti per la Patria, per ridare Trento e Trieste all’Italia. I figli del caporale Barbuio Giuseppe
continueranno
la
loro vita da orfani, lavorando la 21. Il Decreto della pensione alla vedova ed agli orfani di Barbuio Giuseppe. (Archivio famiglia Barbuio Anita)
terra
sotto
la
guida
dell’unica
figura
parentale
rimasta a fare sia da padre
che da madre: mamma Luigia. La vedova otterrà la pensione di guerra il 9 gennaio 1922, con gli assegni per i figli che avevano: • • • •
22. Medaglia di bronzo commemorativa della Prima Guerra Mondiale che venne data a tutti i reduci della Grande Guerra. Ha inciso sulla faccia superiore "Guerra per l'unità d'Italia 1915-1918". Su quella inferiore "Coniata nel bronzo nemico".
La medaglia di Giuseppe Barbuio era coronata dalle fascette tricolori che
Maria (28/10/1911) - 11 anni Domenico (1.2.1913) - 9 anni Giovanni (20.5.1914) - 8 anni Assunta (4.3.1918) - 4 anni
L’assegno pensionistico per i figli durerà fino alla maggiore età.
indicavano il numero degli anni di guerra effettivamente prestati. La 21
Biografia di tre soldati portogruaresi
Il soldato Stival Sante (1887-1916) Era sposato con Bozza Maria, dalla quale ebbe due figli: Ernesta, che aveva
Sante Stival nacque a Portogruaro, il 3 novembre 1887. Era figlio di Antonio e Donadoni Maria.
tre anni quando egli partĂŹ, e Sante, il quale non conobbe mai il padre e al
Secondo il foglio matricolare,
quale fu messo lo stesso nome del padre.
egli fu arruolato nel 227esimo Reggimento Fanteria il 1° maggio 1916. Inoltre sulla colonna sinistra del foglio, sono
riportate
alcune
caratteristiche fisiche che ci fanno immaginare il profilo di questo valoroso soldato. Era alto un metro e 63, i capelli erano castani e di forma ondulata e gli occhi color 25.Il piccolo Sante Stival nato orfano del padre Sante. (Archivio famiglia Stival Carolina)
castano. Il naso era di forma 23. Soldato Stival Sante
regolare e il mento sporgente.
Non erano presenti segni particolari. In questa immagine indossa la divisa
24.Bozza Mara e la figlia Ernesta.
militare e la sua espressione risulta essere tanto triste e rammaricata probabilmente a causa del richiamo al fronte.
22
Biografia di tre soldati portogruaresi
Sante Stival era un contadino e di conseguenza non sapeva né leggere né
LA VI^ BATTAGLIA DELL’ISONZO 8 AGOSTO 2016 - LA PRESA DI GORIZIA
scrivere, a causa del fatto che non aveva potuto frequentare a lungo la scuola. Stando a ciò che è riportato nel suo foglio matricolare, egli è morto
Dal 4 agosto al 17 agosto del 1916 si svolge sul Carso la VI battaglia dell’Isonzo, chiamata
il 15 agosto 1916 a san Pietro di Gorizia, durante un combattimento per
anche la battaglia di Gorizia. Comanda tutto il fronte dell’Isonzo il duca d’Aosta, Emanuele Filiberto di Savoia, 47 anni. Gli austriaci non si aspettano un’offensiva italiana così a ridosso
27. Cartolina Postale con immagine di propaganda della presa di Gorizia della battaglia delle Alpi. Il 9 agosto gli italiani entrano a Gorizia e il successo è talmente inaspettato che non c’è un piano per proseguire l’avanzata e prendere la seconda linea austriaca. I durissimi combattimenti che per oltre un anno si sono svolti intorno al San Michele e al Podgora, con costi enormi soprattutto per gli italiani, continueranno, quindi, un po’ più a est, attorno a posizioni come il Monte Santo e il San Gabriele, altrettanto ben difese dagli austriaci. La presa di Gorizia tuttavia, ebbe grande risonanza nel paese, perché era la prima volta, dall’epoca del Risorgimento, che l’esercito italiano infliggeva da solo una secca sconfitta in campo aperto al nemico12. 26. Foglio matricolare di Stivale Sante (ASVe) 12
23
Gibelli A., La grande guerra degli Italiani, RCS Libri S.p A., Milano, 1998, pag.23.
Biografia di tre soldati portogruaresi
Nel 1938 venne eretto il Sacrario Militare di Oslavia, su progetto
OSLAVIA in provincia di Gorizia
dell'architetto Ghino Venturi di Roma. Raccoglie 57.201 salme dei Caduti italiani e 539 Caduti austro-ungarici, tutti esumati dai cimiteri di guerra sparsi dall'Altipiano della Bainsizza al Vipacco. L'opera monumentale, che ha l'aspetto di un severo e robusto fortilizio, è costituita da una grande torre centrale con sottostante cripta e tre torri laterali situate ai vertici di un triangolo, collegate internamente con gallerie sotterranee.
28.Fotografia del luogo di sepoltura di Stival Sante
29.Foto del sacrario militare di Oslavia
24
Biografia di tre soldati portogruaresi
Il caporale Stival Matteo (1891-1918)
Anche il fratello di Sante, Stival Matteo fu richiamato alle armi. Anch’egli nacque a Portogruaro, il 31 ottobre 1891. Figlio di Antonio e Donadoni Maria, non si sposò e di conseguenza non ebbe alcun figlio. Secondo i dati e i contrassegni particolari presenti nel foglio matricolare, era alto 1 metro e 82. I capelli erano castani e lisci, il mento regolare, il naso aquilino e gli occhi castani. Anche lui non aveva segni particolari.
Dall’immagine a lato, possiamo capire come egli fosse un bell’uomo, con i
30.Il Caporale Stival Matteo ritratto in divisa. (Archivio famiglia Stival Carolina)
baffi e come gli piacesse fumare, visto che in mano ha un sigaro.
25
Biografia di tre soldati portogruaresi
Riguardo la professione, anche lui era contadino, ma a differenza del fratello, aveva studiato in seminario. Sapeva quindi leggere e scrivere. Egli è stato chiamato alle armi il 10 luglio 1916 nell’8° Reggimento Bersaglieri. Successivamente è passato come caporale il 31 marzo 1917. Il 29 gennaio 1918 è stato fatto prigioniero di guerra durante il combattimento. È morto per malattia nell’ospedale di Branmann presso il nemico e sepolto nel locale cimitero tomba 14/2 (come consta da elenco ministeriale) il 27 maggio 1918.
Il campo di prigionia di Branau am Inn, nell’alta Austria. Stival Matteo, come risulta dal suo foglio matricolare, muore il 27 maggio 1918 per malattia nell’ospedale di Branmann presso il nemico e sepolto nel locale cimitero, tomba 14/2 (come consta da elenco ministeriale). Il nome Branmann trascritto nel suo foglio matricolare, è il risultato della fusione di più parole che corrispondono alla città di Branau sul fiume Inn, (Branau am Inn) detta anche semplicemente Branau, nell’alta Austria. E’
31. Il nome dei fratelli Stival, Sante e Matteo, sono scolpiti nel Monumento ai Caduti della Grande Guerra eretto dai cittadini nel 1920 a Summaga.
nota anche per aver dato i natali ad Adolf Hitler. Nella nostra ricerca Branau è invece tristemente famosa per aver ospitato un campo di prigionia dove morirono migliaia di prigionieri italiani soprattutto per fame, fra cui Stival Matteo che venne sepolto nel cimitero locale.
26
La famiglia del Caporale Giuseppe Barbuio nel dopoguerra
Durante i periodi di scarsità di carta, come nell’estate del 1918, i comandi
LA FAMIGLIA DEL CAPORALE GIUSEPPE BARBUIO NEL DOPOGUERRA – NOTE DI VITA QUOTIDIANA
distribuiscono ai soldati 4 cartoline in franchigia al mese, due foglietti di
Lettere alla famiglia dal fronte della Grande Guerra
Scrive Barbuio Giuseppe nella sua lettera del 16 agosto del 1915 “…dili che
carta e mezzo lapis ogni cinque soldati.
li saluto e che si ricorda di scrivermi anche se qualche volta non riceve mie La solitudine della trincea è vinta spesso dall’arrivo della posta. Dai fogli
notizie perché io avia il cuore di scrivere ma mi tocca far columia anche con
matricolari dei soldati italiani, veniamo a sapere che quasi la metà sono
la carta perché non si neritrova”.
contadini e molti sono analfabeti o semialfabetizzati. Eppure, durante il
La guerra aiuta l’alfabetizzazione, favorendo l’incontro di popolazioni di
primo grande conflitto mondiale, si assiste ad un fenomeno di scrittura ed
diverso dialetto che nella scrittura fondono, secondo Tullio De Mauro, i vari
alfabetizzazione forzata straordinaria. Milioni e milioni di lettere e cartoline
regionalismi dando vita per la prima volta, ad un livello linguistico popolare
in franchigia, cioè già affrancate, stampate ad uso dei soldati, attraversano
e unitario ricco di regionalismi, ma non regionale. 14
l’Italia dal Nord al Sud, dall’Est all’Ovest, in un viaggio incessante e dalla
Le lettere contengono molte espressioni dialettali, ma fin dall’inizio
portata numerica inusitata.
sembrano assumere una struttura comune che utilizza indicatori come: le
La quantità di posta in transito raggiunse livelli elevatissimi: la media
formule di saluto, le scuse per la cattiva scrittura, la gioia di ricevere una
giornaliera nel maggio-giugno del 1915 era di 1.600.000 unità 8 di cui
lettera, la lontananza, il ricordo fedele, l’attesa della pace, i bambini e la
700.000 dal paese e 900.000 dall’esercito, per passare nel mese di agosto a
moglie, i genitori e le parole di conforto. 15 Quasi uno stile unitario.
due milioni di pezzi. Il mese di maggior circolazione di tutto il periodo
La grande massa di posta in circolazione produsse più di una volta ritardi e
bellico si ebbe nel giugno del 1917: dal fronte dirette alle famiglie partirono
intoppi nelle consegne, determinati soprattutto dai procedimenti di
in media ogni giorno 2.780.000 lettere e cartoline e 1.500.000 ne giunsero
censura ai quali tutta la posta proveniente dal fronte e in larga parte anche
ai soldati.
13
dal paese furono sottoposti. 14
Pittalis E., La guerra di Giovanni. L’Italia al fronte: 1915-18, Ed. Biblioteca dell’Immagine 2006, p. 115. 13
15
Procacci G., Soldati e prigionieri italiani nella Grande guerra. Con una raccolta di lettere inedite, Bollati Boringhieri, Torino 2000, p.29.
Spitzer L., Lettere di prigionieri di guerra italiani. 1915-1918, Bollati Boringhieri, Torino 2014.
27
La famiglia del Caporale Giuseppe Barbuio nel dopoguerra
Gli uffici della censura agivano infatti non solo e non tanto per impedire la
mi a mandato e dili che li saluto e che si ricorda di scrivermi anche se
diffusione di notizie militari, o comunque attinenti agli obiettivi di guerra,
qualche volta non riceve mie notizie perche io avia il cuore di scrivere ma mi
quanto soprattutto per captare attraverso la corrispondenza lo “spirito dei
toca far columia anche con la carta perche non si neritrova. Loro padre
soldati al fronte”.16
quando vidi la maestra Vicintini salutatela a nome mio e di se a ricevuto il Biglieto postale che li o spedito ancora i primi Agosto che non so niente se la ricevuto. Essendo statto il giorno della Beata vergine assunta io spero che
La lettera di Barbuio Giuseppe al padre
voi non siete di menticati di pregare perme di sodisfare i doveri dela santa comunione a nome mio che la beataVergine Maria dela Cintura protega se
Confini nuova Itaglia li 16 del 8/1915
non la vete fato fattelo. […] dico che salutare il zio Giuseppe con tutto la
Caro padre e famiglia
famiglia fattimi sapere di Angelo e natale, Saluta Givani e suoi fili saluti ala
Vi facio sapera lottimo statto di mia perfeta salute e cosi spero di voi tutti di
famiaCiandoto Luigi e ditte a Miglio che mi scriva e che mi facia sapere
famiglia. Finalmente ricevei abastanzanottizie che o ricevuto 4 lettere e
qualche novita di quelo che dice il giornale Saluti alla famiglia Trevisan e
cartoline intesi tutto quelo che voi mi ditte, intesi che voi sareste molto
tutti chi dimanda di me perche e posibile a metere il nome di tutti.
contento di venirmi a ritrovare ma e imposibileperche per tutto dove si gira
Saluttimilebacci a tutti voi di famiglia per sempre il vostro figlio Marito
si e sempre provisori si puo stare un giorno come 10 ma non si sa. L’altra
Padre
sera sono venuti a trovarmi Musso Angelo, Zanon Girolamo suo cognato del
Barbui Giuseppe
caselante e lina di Sanicolò e tanti altri compagni. Dove Musso mi dice che suo fratello V Umberto e statto a trovarlo e che ano cercato di me e erano vicini ma e un possibile trovarsi perche qui ce una confusione di soldati e fuori del campamento non mi lasciano andare lui mi dice che suo fratelolia detto che vi statte tutti bene. Loro moglie ti racomando di tenere da conto i Bambini e portare pasiensa se qualche volta sono cattivi non bastonarli, quando vedi tuo fratelo Luigi di che o ricevuto il suo biglieto postale che lui 16
Procacci G., Soldati e prigionieri, ibidem.
28
La famiglia del Caporale Giuseppe Barbuio nel dopoguerra
32. Lettera del Caporale Barbuio Giuseppe del 16/08/1915 (Archivio Famiglia Barbuio Anita)
29
La famiglia del Caporale Giuseppe Barbuio nel dopoguerra
Scolari e contadini: dal libro di lettura, al libretto del conto del mezzadro.
Libro di lettura – “Casa mia! Patria mia!”
I figli di Barbuio frequenteranno la scuola elementare fino alla terza classe nel borgo di San Nicolò. Chi poteva proseguire fino alla classe quinta, ma erano pochi, doveva andare nella scuola Urbana Maschile e Femminile di Portogruaro. Fra i documenti della famiglia Barbuio c’è la foto di scuola di Giovanni Barbuio (classe 1914), in posa con i compagni e con la maestra davanti alla scuola di Portogruaro. Subito dopo la grande guerra, infatti, si ebbe una impennata nella crescita demografica della popolazione e le aule erano insufficienti a contenere tutti gli alunni: quelli di San Nicolò vennero temporaneamente ospitati nelle aule della Maschile Urbana di Portogruaro. Per questo il figlio di Giuseppe Barbuio, Giovanni frequentava la scuola
33. Barbuio Giuseppe con la sua classe e la sua maestra nell’ a.s. 1922. E’ segnato nell’ultima fila in alto (da dx il 4°). (Archivio famiglia Barbuio Anita)
andando a piedi fino al capoluogo del comune.
30
La famiglia del Caporale Giuseppe Barbuio nel dopoguerra
Libro di lettura per la classe terza mista “Casa mia! Patria mia”!
Ci rimane anche il libro di lettura di Maria Barbuio: “Casa mia! Patria mia!” corso di lettura di Fabiani-Perugini per la classe terza, della casa editrice Vallardi di Milano del 1922. Libro conforme alle istruzioni ministeriali volute per tutte le scuole elementari del Regno dal ministro Guido Baccelli che intendeva con questa riforma “Istruire quanto si deve, educare più che si può”. Conteneva numerosi brani destinati all’Educazione Morale, all’Istruzione Civile, alla Coltura speciale dell’intelligenza ed alla Poesia. Spulciando fra i titoli, troviamo testi sugli affetti famigliari, sulla gratitudine, sull’ordine e la nettezza, sulla fortezza d’animo nelle sventure. Gli alunni venivano educati a fuggire l’ozio, a resistere alle tentazioni, a salvare il prossimo, a non essere vendicativi, a mostrare affetto per il paese natio. Con il titolo “Savie parole” viene presentata una poesia, facile da imparare a memoria perché in rima, con l’intento di aiutare i piccoli ad amare l’igiene, ad essere più puliti, a combattere la sporcizia: “Con l’acqua fresca mi lavo il volto/ le mani, il collo, la testa, i piè. /Oh! La nettezza mi piace molto: / un bimbo netto, brutto non è”. Non mancano le letture che portavano ad amare i reali della famiglia Savoia, prima fra tutte la regina Elena del Montenegro, la madre degli 34.Corso di lettura per la classe terza del 1922 di Barbuio Maria (Archivio famiglia Barbuio Anita)
orfani “…non come regina d’Italia, non come principessa del Montenegro,
31
La famiglia del Caporale Giuseppe Barbuio nel dopoguerra
ma come donna e come madre…Quanti, quanti bambini, rimasti senza
Libro: Conto del Mezzadro di Barbuio Domenico - Podere di S. Nicolò” Anno Agricolo 1934.
babbo e senza mamma, ha confortato di carezze, ha fatto sorridere”! Molte le pagine dedicate agli eroi italiani della Grande Guerra, come nella
Un altro libro ci dice come nel frattempo gli orfani di Barbuio Giuseppe,
lettura “La bandiera ritorna” dove si descrive la vittoria riportata dal
sono cresciuti sono diventati uomini e non si siedono più sul banco di
Battaglione di Vittorio Veneto “…
scuola.
non vi so dire figlioli, l’entusiasmo
E’ il libretto del “Conto del Mezzadro di Barbuio Domenico - Podere di S.
con cui ricalcammo allora le
Nicolò” - Anno Agricolo 1934.
nostre terre, avviandoci verso
Sul frontespizio campeggiano a sinistra il logo della Federazione Provinciale
Udine, mentre, dalle Alpi, una delle
nostre
Armate
Fascista degli Agricoltori, a destra quello dell’Unione Provinciale Sindacati
correva
Fascisti dell’Agricoltura. Siamo negli anni del Fascismo e il Regime ha
trionfante a Trento e da Venezia partivano
le
corazzate,
soppresso tutti i partiti e le associazioni democratiche, ed ha assorbito e
che
fascistizzato tutte le Organizzazioni sociali comprese quelle dei lavoratori
dovevano sbarcare i marinai e i
della terra.
soldati a Trieste”!
Si tratta di un libro contabile dove vengono annotati i Debiti e i Crediti che
Gli Austro-Ungarici “… avevano
il mezzadro ha nei confronti del padrone. Vengono riportati i quantitativi di
saccheggiato le case, asportato
prodotti seminati e raccolti nei campi, che ci dicono come l’agricoltura si
da esse le inferriate, le ringhiere,
35. Regina Elena del Montenegro
diversificava poco fra il granoturco e il frumento con cui si nutriva la famiglia e si pagavano gli affitti, ed il trifoglio e l’avena, impiegati
le serrature, le imposte i battenti;
nell’allevamento del bestiame. Vengono indicate poi le spese per i concimi
avevano tolte dai campanili le
e le sementi.
campane; avevano rubato ai contadini le mucche e i raccolti, ai negozianti
I concimi usati nel podere di Domenico Barbuio figurano il nitrato di calcio,
le derrate e le altre merci. Non si contava il numero delle donne, dei
il perfosfato, la cianamide, il solfato di rame e lo zolfo ramato che quasi di
bambini e dei vecchi morti di fame e di miseria.”
certo erano acquistati nel locale Consorzio Agrario che si riforniva dalla 32
La famiglia del Caporale Giuseppe Barbuio nel dopoguerra
Fabbrica Perfosfati di Portogruaro. Fra le sementi figurano i grani selezionati e indicati con i nomi risorgimentali di Villa Glori e Mentana. Il salario del mezzadro corrispondeva al cinquanta per cento del prodotto finale. Il lavoro della famiglia del mezzadro era conteggiato a braccia e tutti, grandi e piccoli dovevano contribuire con la propria manodopera alla conduzione del podere ed al lavoro dei campi, così come previsto nei contratti colonici del tempo. Il salario del mezzadro corrispondeva al cinquanta per cento del prodotto finale. Il prodotto veniva suddiviso al cinquanta per cento, ma il contadino doveva pagare la fornitura delle sementi e dei concimi, il lavoro con le macchine, le tasse per l’assicurazione e la spesa per il veterinario. All’inizio dell’anno 1934, Domenico si vede riportato un debito dell’anno precedente pari a £ 684,85 compresa la quota Sindacati Fascisti per il 1934 di £ 30. A credito si ritrova il I° acconto sulla raccolta dei bozzoli per l’importo di £ 282,63 e l’utile netto dei lavori 1934 di £ 1225,15. Dopo aver riportato per il 1935 un debito che nel frattempo è aumentato a £ 684,85, Domenico va a pareggio con il suo padrone. A pareggio anche la Consegna e il Movimento Bestiame. Nella stalla vengono conteggiati l’allevamento e la vendita di 2 buoi, di 4 vacche, di 9 vitelli di diversa pezzatura ed età, che dopo essere stati accuditi 36. (Archivio famiglia Barbuio Anita)
e nutriti vengono venduti ai diversi allevatori locali. Nel 1934 non vengono piantate le barbabietole da zucchero, mentre vien compilata la pagina dedicata al Conto Bozzoli. 33
La famiglia del Caporale Giuseppe Barbuio nel dopoguerra
L’allevamento dei bachi da seta, la raccolta delle foglie di gelso, la vendita dei bozzoli alla locale Filanda dei fratelli Moro erano affidate in genere alle donne, che ne ricavano un po’ di denaro con cui prepararsi la dote per le nozze. Tolto lo scarto, la semente incubazione, le spese per disinfezione le spese ammontano a £ 160,50 mentre il totale netto del raccolto ammonta a £ 565,26 che viene spartito al 50% con il mezzadro al quale viene dunque riconosciuto a credito £ 282,63. Fra le pagine del libretto sei ricevute di pagamento all’Esattoria Consorziale di
Portogruaro
effettuate
da
Luigia
Vignando
vedova
Barbuio
semestralmente negli anni 1939/1940/1941, a riprova che Luigia contribuisce all’andamento economico della conduzione mezzadrile del podere insieme al figlio Domenico.
37. Ricevute di pagamento semestrale effettuate dalla vedova Barbuio Luigia Vignando al Consorzio Agrario di Portogruaro. (Archivio famiglia Barbuio Anita)
34
La famiglia del Caporale Giuseppe Barbuio nel dopoguerra
CATOLOGO GENERALE N.160 (AUTUNNO 1926 – PRIMAVERA 1927) DI BENEDETTO SGARAVATTI Si tratta del catalogo dei fratelli Sgaravatti vivaisti di Padova. La ditta fratelli Sgaravatti di Saonara si era proprio in quegli anni organizzata in due ditte distinte, con propri uffici, contabilità e spedizioni. Una ditta seguiva le piante e l’altra le sementi. Nel catalogo vengono proposte varietà di piante: alberi da frutto, viti da uva, piante ortofrutticole, grandi alberi forestali, arbusti d’ornamento e rampicanti, geli innestati per bachi da seta, gelsi selvatici, giovani piante forestali ed ornamentali, rosai e rosai rampicanti, conifere, arbusti sempreverdi, piante erbacee perenni, crisantemi e piante ornamentali diverse. Sul frontespizio vengono riportati i consigli e le avvertenze per i signori committenti e sull’ultima di copertina, si leggono le condizioni di vendita.
38. Catalogo del vivaista Benedetto Sgaravatti del 1926. (Archivio famiglia Barbuio Anita)
35
La famiglia del Caporale Giuseppe Barbuio nel dopoguerra
LA GRANDE GUERRA “A RIGHE”. Il tema della Grande Guerra a scuola, dopo Vittorio Veneto.
Rado Leonarda in Bigai è la mia nonna paterna. E’ nata a Venezia nel 1930 e vive a Lison, dove è stata la maestra di scuola elementare fino al 1961, quando è andata in pensione. Giorni fa, sono andata nella soffitta di casa ed ho trovato alcuni suoi quaderni di scuola elementare, quando frequentava la “G. Carducci” di Venezia negli anni 1936/1940. Cinque sono i quaderni rimasti: tre di classe II^ (a.s. 1937/38) e due di classe V^ (a.s. 1940/41). Sfogliandoli con grande emozione, ho potuto leggere pagine di Diario, compitini, pensierini, dettati scritti da mia nonna-bambina, anche sul tema della Grande Guerra, della commemorazione dei Caduti, del valore dei soldati italiani. Sono gli anni del Fascismo! Sulla copertina di un quaderno è raffigurato un ragazzino che tiene in braccio un fascio di spighe avvolte in un nastro tricolore per “La battaglia del grano”. Ho pensato di trascrivere alcune di queste pagine, per comprendere oggi quali valori venivano insegnati a scuola a quel tempo, relativamente alla Grande Guerra. Lola Bigai 39. Quaderno di Rado Loredana, II^ Classe
36
La famiglia del Caporale Giuseppe Barbuio nel dopoguerra
Venezia 3 novembre 1937 XVI
Mestre 11 aprile 1941 XIX
Pensierini
I soldati d’Italia
Domani si ricorda la grande vittoria di Vittorio Veneto. La Signora Maestra à distribuito le bandierine. Noi abbiamo sventolato le bandierine, e abbiamo gridato viva il Re e anche viva l’esercito italiano. Per onorare i Caduti siamo state in silenzio un minuto.
Io li ho visti, questi soldati; perché ho vissuto fra loro soldato semplice, la vita del soldato semplice; li ho visti in tutte le più diverse contingenze della vita militare; li ho visti nelle caserme, nelle tradotte mentre s’andava al fronte; nelle trincee, nelle caverne, sotto i bombardamenti, quando tutti si chiedono se il rimbombo finirà una buona volta, quando le granate piovono, piovono a morte; li ho visti quando tutti i cuori sono sospesi, perché si attende l’ufficiale che dice: “Fuori dalla trincea!”. Io li ho visti, questi figli d’Italia e vi dico che non sono stati qui dei soldati, ma dei santi e dei martiri.
________________________________________________________ Venezia 6 novembre 1937 XVI Pensierino
B. Mussolini
Oggi con la signora Maestra e con le mie compagne sono andata alla posta a spedire la cartolina del Re Vittorio Emanuele III Re d’Italia. _______________________________________________________
Mestre 5 maggio 1941 XIX Dalmazia
Venezia 22 aprile 1938 XVI E.F.
La Dalmazia è la regione che da Fiume fino le bocche di Cattaro e dall’Adriatico fino le Alpi Dinariche che culminano col monte Dinara (m.1851). Queste separano nettamente la regione dalmata, italiana per lingua, civiltà, coltura, tradizione, dalla Bosnia e dall’Erzegovina. La Dalmazia è in diretta comunicazione con l’Italia attraverso l’Adriatico. Solo la città principale, Zara, appartiene all’Italia; le altre città importanti sono: Sebenico, Traù, Spalato, Ragusa, Cattaro. Queste città sono ricche di monumenti che ricordano il secolare glorioso dominio della Repubblica di Venezia.
Milite Ignoto Copia Erano trascorsi tre anni dalla grande vittoria italiana che aveva determinato la fine della guerra europea, quando fu stabilito di dare sepoltura nel Altare della Patria, a Roma, alla salma di un soldato ignoto. Lungo tutto il fronte della guerra furono raccolte le salme di undici soldati italiani rimasti sconosciuti, e furono trasportate nella Basilica di Aquileia. Allineati davanti all’altare maggiore, gli undici feretri furono benedetti dal Vescovo di Trieste, mentre un gruppo di madri e di vedove pregavano in ginocchio.
37
La famiglia del Caporale Giuseppe Barbuio nel dopoguerra
Il libro di Maria Barbuio
Il libro di Maria Barbuio, Quel che la
Titolo: Quel che la Giovane deve sapere Autrice: Dottoressa Maria Wood-Allen Casa editrice: S.T.E.N - Anno di pubblicazione: 1912
Giovane deve sapere, è suddiviso in tre parti e contiene argomenti che riguardano l’igiene del corpo e le malattie e riportano consigli utili
Questo libro appartiene alla figlia del caporale Barbuio Giuseppe, Maria
durante il fidanzamento e dopo il
Barbuio. E’ un manuale destinato all’educazione morale, sessuale ed
matrimonio.
igienica delle giovinette, pubblicato alla vigilia della Grande Guerra. L’autrice è un’americana: la dottoressa Maria Wood-Allen che pubblicò diversi di questi manuali destinati sia alle ragazze sia ai ragazzi, con l’intento di educarli dal punto di vista scientifico, per combattere le malattie attraverso l’igiene fisica e morale del proprio corpo. Vennero tradotti e
41. La dottoressa Maria Wood-Allen autrice del manuale per le giovani donne.
pubblicati anche in Italia dalla Casa Editrice Società Tipografico-Editrice Nazionale (S.T.E.N.) con sede a Torino. Fra i titoli:
1.
Quel che il ragazzo deve sapere
2.
Quel che la fanciulla deve sapere
3.
Quel che il giovanotto deve sapere
4.
Quel che la giovane deve sapere
5.
Quel che il giovane marito deve sapere
6.
Quel che la giovane moglie deve sapere
7.
Quel che l’uomo di 45 anni deve sapere
8.
Quel che la donna di 45 anni deve sapere
40. “Quel che la giovane deve sapere”
38
La memoria di pietra: i monumenti di Summaga e di Portogruaro.
Fin dal 1920 si era costituito a Summaga un Comitato d’Onore per
LA MEMORIA DI PIETRA: I SUMMAGA E DI PORTOGRUARO.
MONUMENTI
DI
l’erezione di un monumento che ricordasse il sacrificio dei caduti per la Patria di Summaga. Il Comitato, presieduto dal Sig. Pasquale Nosella, aveva il compito di raccogliere i fondi e realizzare l’opera.
Il monumento di Summaga ha 95 anni
Nell’ottobre del 1920 la gente di Summaga inaugurava il suo monumento ai caduti della Grande Guerra.
In data 17 aprile 2015, Carolina Stival ha intervistato il cav. Goi Luigi (classe
L’eco dei cannoni aveva da
1922) Presidente dell’Associazione Combattenti e Reduci della Sezione di
poco finito di vagare sulle
Summaga, per conoscere la storia del monumento ai caduti della Grande
nostre terre, posando il suo
Guerra.
requiem su famiglie e corpi dilaniati, e cantando vittoria per i vivi. L’8 febbraio del 1921 veniva firmata dal costruttore edile Pietro
Boschin
la
“quietanza” a saldo delle opere di costruzione del Monumento ai Caduti di Summaga di Portogruaro. Per
la
realizzazione
43. Monumento ai caduti di Summaga di Portogruaro.
del
monumento, a ricordo dei 40 giovani summaghesi caduti nella prima guerra mondiale, erano state raccolte, tra i cittadini di Summaga, ben 6.353 lire. 42. Carolina Stival e Goi Luigi, 17 aprile 2015
39
La memoria di pietra: i monumenti di Summaga e di Portogruaro.
A perenne ricordo dei Figli Caduti da Eroi nella guerra mondiale per gli Ideali della Patria. Summaga che diede loro i natali ne consacra il nome nel marmo. Ottobre MCMXX 1915-1918
1915-1918
Zordan Augusto
Zanet Attilio
Minusso Natale
Spimpolo Luigi
Bozza Luigi
Piccolo Ermenegildo
Dazzan Bonaventura
Zucchetto Antonio
Samassa Angelo
Gerolin Luigi
Mior Giovanni
Bravo Antonio
Scapin Annibale
Benvenuto Luigi
Spironello Luigi
Minusso Luigi
De Bortoli Giovanni
Samassa Marco
Bon Luigi
Travain Adamo
Stival Sante
Bandiziol Antonio
Bozza Antonio
Vendrame Carlo
Dominici Ilario
Lazzaretto Umberto
Papais Giovanni
Zavattin Pietro
Lenardon Natale
Trevain Carlo
Miglioranza Gino
Stival Matteo
Tesolin Pietro
Bandiziol Giuseppe
Mior Antonio
Travain Sante
Drigo Giuseppe
44. Dal quadro dei caduti portogruaresi – Frazione di Summaga
Canciani Enrico
Toniolo Angelo Moretto Benvenuto
40
La memoria di pietra: i monumenti di Summaga e di Portogruaro.
45. Quadro ricordo dei combattenti di Portogruaro della guerra 1915/1918. (Per gentile concessione del prof. Patrizio Manoni) .
41
La memoria di pietra: i monumenti di Summaga e di Portogruaro.
Il monumento di Portogruaro IL COMITATO “PRO MONUMENTO”
Il 7 marzo 1922 in una assemblea di cittadini veniva approvato un ordine del giorno nel quale si dava incarico ad uno speciale Comitato di iniziare gli studi per l’esecuzione del Monumento. Il 13 marzo 1922 il Comitato rese di pubblica ragione il seguente ordine del giorno:” Il Comitato Pro Monumento ha deliberato di erigere in Piazza Umberto I° un Monumento intonato al carattere architettonico del Palazzo Comunale e da dato incarico alla Presidenza di raccogliere tutti i bozzetti che verranno presentati”. Indetto il 28 Ottobre del 1922 un regolare bando di concorso, chiusosi il 30 Aprile 1925 con esito negativo, ne venne indetto un altro il 20 Giugno, con le modalità del primo. Il 15 dicembre 1923 si chiuse il secondo concorso con 22 bozzetti presentati.
46. Foto tratta dalla pubblicazione in ricordo dell’inaugurazione del monumento ai caduti della città di Portogruaro
42
La memoria di pietra: i monumenti di Summaga e di Portogruaro.
La commissione giudicatrice era così composta: Comm. Prof. Gino Fogolari, Direttore RR. Gallerie d’Arte di Venezia; Prof. Cesare Laurenti; Comm. Dott. Nino Barbantini, Direttore Galleria Ca’ Pesaro. Venne scelto il bozzetto distinto col motto “Resurgo”, opera dello scultore Prof. G. Orsolini, autore delle porte della R. Università di Padova. Il Dott. Giorgio Dal Moro svolse ottimamente la funzione di Presidente del Comitato per l’erezione del Monumento con la valida cooperazione del Dott. Gino Dal Moro. Lo zoccolo del Monumento è in granito di Biella, mentre il piedistallo è in botticino di Brescia. Il dado di finimento del basamento ed il gruppo equestre, pure in botticino, pesano complessivamente 170 quintali. La altezza complessiva è di m. 7.20; alla base la lunghezza è di m. 4.70, la larghezza di m. 3.70. Il Monumento venne eseguito in pietra dal sig. Navari Norville e collocato in Piazza Umberto I° dalla Ditta Boschin Pietro di Portogruaro.17
47. Monumento ai caduti di Portogruaro, opera di G. Orsolini 17
Pubblicazione / Ricordo della inaugurazione del monumento ai caduti della città di Portogruaro. 30 settembre 1929, Ristampa Anastatica 2011, Asso Arma Portogruaro, cit. p.5
43
Inventario dei Documenti
INVENTARIO DEI DOCUMENTI Corpi e divise…Fotografie tratte dall’album Sfriso/Bigai
48. Artiglieria da campagna.
44
Inventario dei Documenti
52. Non identificata.
50. Non identificata.
49. Aviatore Schiroli Edo
51. Bersagliere Sfriso Tommaso di Venezia
45
Inventario dei Documenti. VOLONTARI CICLISTI AUTOMOBILISTI (V.C.A.)
La storia di questi volontari si incrocia con quella dei bersaglieri ciclisti d'inizio secolo. Nel 1908, con legge dello Stato (l. 16/02/1908 n. 49) fu riconosciuto il Corpo nazionale volontari ciclisti ed automobilisti. Era una organizzazione civile sottoposta alla tutela e vigilanza del Ministero della guerra, allo scopo di difendere la patria. Raccoglieva i civili che possedevano una bicicletta o un'automobile che, organizzati in vere e proprie unità, accorrevano con il mezzo di proprietà, su chiamata del Ministero. Nel mese di maggio del 1915 si forma il Battaglione Lombardo V.C.A., del quale fecero parte numerosi rappresentanti del movimento culturale Futurista come Umberto Boccioni, Anselmo Bucci, Achille Funi, Antonio Sant'Elia, Ugo Piatti, Carlo Erba, Mario Sironi, ed il suo fondatore, lo scrittore Filippo Tommaso Marinetti. Il C.V.A. si proponeva di addestrare i 53. La foto ritrae un amico della famiglia Sfriso-Bigai. (Archivio Famiglia Sfriso- Bigai)
volontari all’imminente guerra contro l’Austria e la Germania per la liberazione di Trento e Trieste. Venne sciolto il 1° Dicembre 1915 ed i volontari si arruolarono nell’esercito regolare.
46
Inventario dei Documenti.
I documenti della ricerca
Inventario dei Documenti che riguardano la storia del caporale Barbuio Giuseppe classe 1889.
La ricerca si è avvalsa di fonti edite e inedite.
Foto del caporale Barbuio Giuseppe
Fra le fonti inedite vi sono: le foto, le lettere, i libri, i documenti anagrafici,
Foto della famiglia di Giuseppe
il foglio matricolare dei protagonisti, i quaderni della nonna.
Certificato di matrimonio
Fra le fonti edite vi sono manifesti, foto, cartoline, saggi ed opere di
Lettera di Giuseppe, dal fronte di guerra al padre, datata 16
consultazione sulla Grande Guerra.
agosto 1915.
Decreto Ministero della Guerra, assegnazione medaglia in data 9/06/1921
Decreto Ministero del Tesoro per l’assegnazione della pensione agli orfani ed alla vedova del 9/01/1922
Foto della classe elementare di Barbuio Giovanni a.s. 1922
Libretto del mezzadro Barbuio Domenico, podere di S. Nicolò (1934/35
Catalogo Generale Autunno 1926/Primavera 1927 vivai “Benedetto Sgaravatti”
Libro di lettura del 1922 per la classe 3^ “Casa mia! Patria mia!” di Barbuio Maria
54. Foglio matricolare di Barbuio Giuseppe (ASVe)
47
“Quel che la giovane deve sapere” Edizioni S.T.E.N. 1912.
Inventario dei Documenti. Inventario dei Documenti dei fratelli Stival Sante (1887) e Matteo (1891). 1. Foto di Stival Matteo 2. Foglio matricolare di Stival Matteo (1891) 3. Foto di Stival Sante 4. Foto della famiglia di Stival Sante 5. Foglio matricolare di Stival Sante (1887) 6. Foto del luogo di sepoltura di Stival Sante: Oslavia 7. Estratto Albo d’oro dei caduti della G.G. 8. Lettera del Comando dell’80° Reggimento Fanteria con la partecipazione del decesso di Stival Sante (classe 1887) La documentazione appartiene a Carolina Stival, nipote del bisnonno Stival Sante. Oltre ad aver recuperato documenti nell’archivio della propria famiglia, Carolina ha recuperato nell’Archivio Storico del Comune di Portogruaro la lettera del Comando che annunciava la morte del bisnonno ed ha intervistato il Presidente della Sezione Combattenti e Reduci della Sezione di Summaga, sig. Goi Luigi.
Le foto dall’Album della Famiglia Sfriso/ Bigai e i quaderni della nonna La famiglia di Bigai Lola ha messo a disposizione l’album della famiglia Sfriso/Bigai, dal quale sono state tolte numerose foto di soldati e divise della G.G. Sono stati messi a disposizione anche i quaderni di scuola
55. Foglio matricolare di Stival Matteo (ASVe)
elementare della nonna Loredana Rado in Bigai (1930), già maestra elementare a Lison.
48
BIBLIOGRAFIA
Opere di consultazione
AA.VV., Sui sentieri della grande guerra, a cura di Enrico Fantin, la bassa, 2013.
Per i dispersi e caduti della prima guerra mondiale è stato consultato l’Albo dei Caduti della Grande Guerra. La pubblicazione dell'Albo d'Oro dei Caduti della Grande Guerra vuole essere una rinnovata onoranza per il sacrificio di quanti combatterono e caddero nella prima guerra mondiale del novecento. La memoria di essi sia imperitura e di monito vivente per le nuove generazioni. Nel database presente su questo sito sono visibili le schede di tutti i Caduti contenuti nei 28 volumi più le tre appendici del Veneto costituenti l'Albo d'Oro pubblicato dal Ministero della Guerra.
Gibelli A., La grande guerra degli Italiani, RCS Libri S.p A., Milano, 1998. Isnenghi M., Rochat G., La grande guerra, Il Mulino, 2014. Pittalis E., La guerra di Giovanni. L’Italia al fronte: 1915-1918, Edizioni Biblioteca dell’Immagine Pordenone 2013. Pubblicazione / Ricordo della inaugurazione del monumento ai caduti della città di Portogruaro. 30 settembre 1929, Ristampa Anastatica 2011, Asso Arma Portogruaro.
BARBUIO GIUSEPPE DI DOMENICO Veneto I - (Vol XXVI) TV - VE – VI 33 -29 Fossalta Di Portogruaro 21 Dicembre 1888 Caporale 414 Compagnia Mitraglieri FIAT nato a Fossalta di Portogruaro il 21/12/1889, Distretto Militare di Venezia, disperso il 15 giugno 1918 sul Monte Grappa in combattimento.
Portogruaro 1917-1918. La grande guerra in un piccolo centro, Catalogo della mostra, a cura di I.R.Pellegrini, U.Perissinotto, R.Sandron, Portogruaro, 2007. Portogruaro e la grande guerra. Memorie del conflitto 1918/2008, Catalogo della mostra, a cura di I.R.Pellegrini, U.Perissinotto, R.Sandron, Portogruaro 2008.
STIVAL MATTEO DI ANTONIO Veneto I - (Vol XXVI) TV - VE – VI 710-19 Portogruaro 31 Ottobre 1891 Caporale 20° Reggimento Bersaglieri nato il 31/10/1891 a Portogruaro Distretto Militare di Venezia, morto il 27 maggio 1918 in prigionia di malattia.
Procacci G., Soldati e prigionieri italiani nella Grande guerra. Con una raccolta di lettere inedite, Bollati Boringhieri, Torino 2000. Rogato V.-Romanin F.-Tracanelli N.- San Michele 1917 e dintorni, San Michele al Tagliamento, 1998.
STIVAL SANTE DI ANTONIO Veneto I - (Vol XXVI) TV - VE – VI 710 - 21 Portogruaro 3 Novembre 1887 Soldato 227° reggimento fanteria nato il 3/11/1887 a Portogruaro Distretto Militare di Venezia morto il 15 agosto 1916 sul monte San Marco per ferite riportate in combattimento.
Spitzer L., Lettere di prigionieri di guerra italiani. 1915-1918, Bollati Boringhieri, Torino 2014.
49
CITAZIONI Archivio di Stato di Venezia (ASVe) Archivio Storico Comune di Portogruaro (ASCP) Archivio Famiglia Barbuio Anita Archivio Famiglia Stival Carolina Archivio famiglia Sfriso/Bigai Archivio Manoni Patrizio
SITI CONSULTATI www.it.wikipedia.it/ www.albodoroitalia.it www.lagrandeguerra.net www.cimeetrincee.it/ www.14-18.it/ www.cadutigrandeguerra.it/
56. C. Malaparte
57. C. E. Gadda Poeti soldato
58. G.Ungaretti
50
superiore "Guerra per l'unità d'Italia - 1915-1918". Su quella inferiore "Coniata nel bronzo nemico". ...................................................................... 21 23. Soldato Stival Sante ................................................................................ 22 24.Bozza Mara e la figlia Ernesta. ................................................................. 22 25.Il piccolo Sante Stival nato orfano del padre Sante. (Archivio famiglia Stival Carolina) .............................................................................................. 22 26. Foglio matricolare di Stivale Sante (ASVe) ............................................. 23 27. Cartolina Postale con immagine di propaganda della presa di Gorizia .. 23 28.Fotografia del luogo di sepoltura di Stival Sante ..................................... 24 29.Foto del sacrario militare di Oslavia ........................................................ 24 30.Il Caporale Stival Matteo ritratto in divisa. ............................................. 25 31. Il nome dei fratelli Stival, Sante e Matteo, sono scolpiti nel Monumento ai Caduti della Grande Guerra eretto dai cittadini nel 1920 a Summaga. ... 26 32. Lettera del Caporale Barbuio Giuseppe del 16/08/1915 (Archivio Famiglia Barbuio Anita) ................................................................................ 29 33. Barbuio Giuseppe con la sua classe e la sua maestra nell’ a.s. 1922. E’ segnato nell’ultima fila in alto (da dx il 4°). (Archivio famiglia Barbuio Anita) ...................................................................................................................... 30 34.Corso di lettura per la classe terza del 1922 di Barbuio Maria (Archivio famiglia Barbuio Anita) ................................................................................. 31 35. Regina Elena del Montenegro ................................................................ 32 36. (Archivio famiglia Barbuio Anita)............................................................ 33 37. Ricevute di pagamento semestrale effettuate dalla vedova Barbuio Luigia Vignando al Consorzio Agrario di Portogruaro. (Archivio famiglia Barbuio Anita)............................................................................................... 34 38. Catalogo del vivaista Benedetto Sgaravatti del 1926.................................. 35 39. Quaderno di Rado Loredana, II^ Classe .................................................. 36 40. “Quel che la giovane deve sapere” ......................................................... 38 41. La dottoressa Maria Wood-Allen autrice del manuale per le giovani donne............................................................................................................ 38 42. Carolina Stival e Goi Luigi, 17 aprile 2015 .............................................. 39
Elenco delle immagini 1. Studenti del gruppo di ricerca dell’Istituto Statale “Marco Belli” .............. 2 2. Il 28 giugno 1914, giorno di San Vito, a Sarajevo, Gavrilo Princip, giovane studente serbo, colpisce a morte Francesco Ferdinando erede d’Austria. E’ l’inizio della Grande Guerra............................................................................ 3 3. Carta del fronte. ......................................................................................... 5 4. Generale Luigi Cadorna (1850/1928) ......................................................... 6 5. Durante la G.G. la scuola “Dario Bertolini”, ............................................... 7 6. Il fante - disegno di Elisa Artico. ................................................................. 8 7. Soldati della guerra 1915/1918 (Album Sfriso-Bigai) ............................... 10 8. Trincea italiana. www.cimeetrincee.it/ .................................................... 11 9. Muli e soldati durante la Grande Guerra. www.cimeetrincee.it/ ............ 11 10. Trincee francesi a Verdun. www.cimeetrincee.it/ ................................. 12 11. Fanteria russa in trincea. ........................................................................ 12 12. Fanteria in trincea .................................................................................. 13 13. Giornale di trincea “La Tradotta” ........................................................... 13 14. Giornale nazionale “La Domenica del Corriere”..................................... 14 15. Campo di prigionia Branau Am Inn......................................................... 16 16. Branau am Inn ieri e oggi ....................................................................... 17 17. Barbuio Giuseppe in divisa di Caporale (Archivio famiglia Barbuio Anita) ...................................................................................................................... 18 18. Luigia Vignando in Barbuio con in braccio Giovanni, a sx Domenico e a dx Maria, (Archivio famiglia Barbuio Anita) ................................................. 18 19. Foglio Matricolare di Barbuio Giuseppe (ASVE) ..................................... 19 20. Albo D’Oro dei militari caduti ................................................................. 20 21. Il Decreto della pensione alla vedova ed agli orfani di Barbuio Giuseppe. (Archivio famiglia Barbuio Anita) ................................................................. 21 22. Medaglia di bronzo commemorativa della Prima Guerra Mondiale che venne data a tutti i reduci della Grande Guerra. Ha inciso sulla faccia
51
43. Monumento ai caduti di Summaga di Portogruaro. .............................. 39 44. Dal quadro dei caduti portogruaresi – Frazione di Summaga ................ 40 45. Quadro ricordo dei combattenti di Portogruaro della guerra 1915/1918. (Per gentile concessione del prof. Patrizio Manoni) .................................... 41 46. Foto tratta dalla pubblicazione in ricordo dell’inaugurazione del monumento ai caduti della città di Portogruaro .......................................... 42 47. Monumento ai caduti di Portogruaro, opera di G. Orsolini ................... 43 48. Artiglieria da campagna.......................................................................... 44 49. Aviatore Schiroli Edo .............................................................................. 45 50. Non identificata. ..................................................................................... 45 51. Bersagliere Sfriso Tommaso di Venezia ................................................. 45 52. Non identificata. ..................................................................................... 45 53. La foto ritrae un amico della famiglia Sfriso-Bigai. (Archivio Famiglia Sfriso- Bigai) .................................................................................................. 46 54. Foglio matricolare di Barbuio Giuseppe (ASVe) ..................................... 47 55. Foglio matricolare di Stival Matteo (ASVe) ............................................ 48 56. C. Malaparte ........................................................................................... 50 57. C. E. Gadda ............................................................................................. 50 58. G.Ungaretti ............................................................................................. 50
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Anno Scolastico 2014-2015 Concorso “ma che Storia!” – maggio 2015