"Il disagio e la forza" - Intervista - Stage 4DS

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“IL DISAGIO E LA FORZA” Classe 4DS in collaborazione con il Centro Salute Mentale di Portogruaro Attività di stage – a.s. 2012/2013


BREVE INTERVISTA AGLI SPECIALISTI DEL CENTRO Che cosa l'ha spinta a fare questo lavoro? Dalle interviste sono emersi diversi fattori, come: la propensione a questo genere di lavoro, il fatto di volersi mettere in gioco dal punto di vista relazionale, la predisposizione all’ascolto e alla capacità di entrare in comunicazione. Inoltre è stata sottolineata da molti la curiosità rispetto ai problemi e alle dinamiche, legata anche a esperienze personali. E’ seguita una chiarificazione sul modo di lavorare al Centro. Lì si opera in equipe: figure professionali diverse che operano nello stesso campo.


Hai mai riscontrato problemi o situazioni pericolose con i pazienti? Le situazioni di violenza sono rare, ma, quando si verificano, sono dettate da situazioni impreviste, da reazioni ad altra violenza. E’ stato sottolineato che per affrontare questi casi l’equipe è preparata. Quando torna a casa non pensa mai ai vari problemi dei pazienti? E’ difficile non portare a casa questi problemi, ma l’esperienza permette di mantenere un equilibrio. Da quanto tempo opera in questo campo? Psichiatra: 25 anni Capo sala: 19 anni Erio Gobbetto :30 anni Prova soddisfazione in quello che fa? Sì, c’è soddisfazione in proporzione alla aspettative .


Che tipo di lavoro svolge il tecnico della riabilitazione? E’ un lavoro che comporta un’organizzazione precisa e utilizza diverse attività come:lettura del giornale , cucito,yoga e ippoterapia . Negli ultimi anni i pazienti hanno partecipato più attivamente alla parte organizzativa.

Come esperto della mente umana ha mai ritenuto strano il fatto di dover somministrare delle cure particolari a delle persone che si ritengono normali? Se sì, secondo lei esistono dei criteri per determinare degli standard di normalità? Il concetto che deve cambiare è quello di handicap, che non tocca l’area di disagio mentale poiché non c’è l’aspettativa che la persona arrivi necessariamente a fare determinate cose. Per questo vengono individuati due criteri, quello clinico e quello psico-sociale, in quanto ci sono diversi ambiti in cui la persona può riuscire o meno.


Esiste un modo perché le persone con varie disabilità possano vivere come gli altri o, per lo meno, vivere in condizioni migliori di quelle attuali? La qualità di vita percepita è individuale: c’è chi si sente bene anche in situazioni sfavorevoli. Non bisogna perdere di vista i bisogni delle persone, sia quelli espressi sia quelli nascosti. Partendo dal presupposto della sua figura come ‘’specialista della psiche’’, a suo parere esistono altri metodi terapeutici potenzialmente applicabili, ma impossibili ora per l’attuale legislazione; se sì, quale nazione a suo avviso presenta un programma di recupero migliore? Non c’è niente che la legge vieti. Fino al tardo ‘700 la malattia mentale era molto legata alla fascia misticareligiosa. Ci sono delle differenze legislative tra Paesi e Paesi per quanto riguarda le cure farmacologiche, nonostante la procedura usata sia simile.


Considerazioni generali della classe Il rapporto diretto con il paziente ci ha permesso di avvicinarci alla personalità e ai modi di affrontare la sua realtà. La cosa rilevante da noi percepita è stato il superamento di un possibile ed iniziale pregiudizio su questa realtà diversa da quella da noi vissuta quotidianamente. Infatti inizialmente tra i due gruppi c’era un sottile imbarazzo, ma con il tempo abbiamo capito che non esiste una diversità sostanziale tra noi e queste persone. Possiamo affermare quindi che questi incontri ci hanno suscitato interesse e la curiosità di conoscere meglio questo mondo.


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