PARTECIPAZIONE CONCORSI Anno scolastico 2012/2013
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Portogruaro, 24 giugno 2013
Vorrei proporre la lettura dei testi prodotti da alcune delle mie allieve durante l’anno scolastico 2012/2013. Anche quest’anno, infatti, ho avuto la possibilità di apprezzare il loro impegno e la loro voglia di raccontare... Qui di seguito i loro nomi, l'indicazione del Concorso cui hanno partecipato, ed infine i testi. Elena Cassia della classe 4CL ha partecipato al Concorso AVIS - 16° Borsa di studio “Valentino Moro”, risultando 3° classificata. Alessandra Mostrous della classe 4CL ha partecipato al Concorso Lettura Pensata, sezione “Scrittura creativa”, risultando finalista. Erika Brollo della classe 2CL ha partecipato al Premio di scrittura - sezione A: poesia - del Liceo “G. Berto” di Mogliano Veneto. Giulia Grandin della classe 2CL ha partecipato al Concorso Lettura Pensata, sezione “Scrittura creativa”. Silvia Fregonese della classe 2BU ha partecipato al Concorso Lettura Pensata, sezione “Scrittura creativa”.
Buona lettura! Prof.ssa Isabella Rocca
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Concorso AVIS 16^ Borsa di studio “Valentino Moro”
Cassia Elena “Cosa mi aspetto dagli altri e cosa sono disposto a fare per gli altri?” “Solidarietà” è una di quelle parole che oggi sentiamo, ma non ascoltiamo; è una di quelle parole che si sentono spesso alla radio, alla televisione, da quelle persone che provano ad impegnarsi per trasmettere alcune importanti riflessioni; ma appena il cervello percepisce questo messaggio spesso si cambia canale o stazione, spesso non si vuole ascoltare. Si tratta di una specie di autodifesa della nostra mente, concentrata e soffocata dai problemi di ogni giorno, di una società in crisi, in trasformazione, in bilico; è una mente affollata e stanca che non vuole sentire ancora problemi. Si ragiona in questo modo: ”E’ vero che la gente sta male, che si ammala; è vero che non ci sono soldi e risorse per trovare cure; è vero che ci sono persone che muoiono perché non sono ascoltate, è vero che c’è una quantità infinità di situazioni per cui una persona si trova ad essere bisognosa d’aiuto: il mondo è pieno di problemi, li affronto io stesso ogni giorno, li ho davanti agli occhi, li vivo sulla mia pelle, sulla pelle delle persone che amo. Non voglio sentirlo ancora e ancora e ancora”. Ma il problema, forse, è che anche se le cose “si sanno” sono poste in una dimensione lontana dalla realtà. Si vedano ad esempio le pubblicità progresso con musichette tristi in sottofondo ed un bambino africano che ti sorride. Non è “sbagliato”. Ma bisogna riconoscere che è difficile trovare un messaggio che riesca a parlare davvero all’anima di tutti. In qualche modo,
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attraverso i mass-media (primi trasmettitori di informazioni e, in un certo senso, di valori) i concetti di volontariato e di solidarietà vengono percepiti come… astratti. Fin dall’alba dei tempi gli uomini hanno dovuto cooperare e collaborare fra loro per sopravvivere, cacciando, coltivando, allevando, lavorando, combattendo; ma è chiaro oggi come la ragione di questo non possa identificarsi con il “semplice” fattore sopravvivenza, tant’è che abbiamo dato un’importanza basilare all’etica, alla morale, a quei valori come l’empatia che, almeno nominalmente, sono comuni a tutti i popoli contemporanei (o quasi). L’uomo può vantarsi del fatto che, oltre a sopravvivere, ha anche la possibilità di “vivere”. E proprio al giorno d’oggi, quando la società vive un momento di crisi, quando si cerca ancora di sopravvivere, ma siamo così abituati a vivere e godere delle cose che abbiamo (o, come i succitati mass-media e pubblicità ci ricordano continuamente, potremmo avere), è sempre più difficile pensare ai bisogni “dell’altro”. E’ dilagato un egoismo quasi patologico, perché se non si difendono la propria posizione ed i propri guadagni - anche e forse soprattutto se essi non sono così “consistenti”- si crolla. E rialzarsi di questi tempi è davvero difficile. Ma c’è una parte della società, c’è una parte di questa umanità, che è già crollata da tempo, a causa dell’età, delle malattie, dei problemi di qualsiasi natura, economica, sociale, personale, che possono affliggere un soggetto o addirittura un’intera parte di popolazione. Pensiamo solo agli immigrati che scappano dai loro Paesi in cerca di una vita migliore, oppure direttamente ai Paesi ancora in via di sviluppo, o non ancora sviluppati, che vivono di guerra e miseria, mentre altri stanno divorando se stessi per il sovraconsumo e lo spreco delle risorse. Pensiamo agli incidenti e alla disattenzione, a 4
quella tendenza a minimizzare e a non volersi preoccupare delle cose, che ci porta alla rovina piano piano o come un fulmine a ciel sereno. Il non aver voglia di ascoltare chi ci fa notare che qualcosa è importante, come la prevenzione, e lo è proprio perché nella vita lottiamo ogni giorno anche contro gli incidenti e le malattie, e non diamo peso al fatto che una piccola accortezza in più può salvarci la vita, a volte. Nonostante tutto questo, è universalmente (o quasi) riconosciuto il diritto alla vita, il diritto alla tutela della persona, il diritto alla salute. Quasi tutti i governi mondiali si occupano, tramite enti ed organizzazioni, di aiutare le persone che ne hanno bisogno, cercando di promuovere tutti quei valori - importantissimi - di solidarietà di cui abbiamo parlato prima. Inoltre è degno di nota il numero sempre crescente di associazioni che affiancano questi enti, oppure agiscono per conto loro ma sempre impegnandosi per rimediare a quelle lacune che la società non solo non può sanare, ma che a volte, al contrario, crea. A fare riflettere sono soprattutto quei giovani e giovanissimi che decidono di entrare a far parte del mondo del volontariato, che scelgono questa strada e si impegnano per portare avanti progetti di aiuto e solidarietà per coloro che sono abbandonati da tutto e da tutti. Penso che le origini e le motivazioni profonde di questa scelta si trovino semplicemente nell’animo di queste persone, le quali ad un certo punto decidono, capiscono, oppure trovano semplicemente naturale lasciare da parte il lento ma frenetico ed egoistico scorrere della vita di ogni giorno, e dedicano le loro energie e la loro passione a migliorare le vite di altri, sollevandoli un po’ dalla solitudine e dall’abbandono che spesso sfociano anche in un deperimento psicofisico; un abbandono che crea conseguenze imprevedibili. Ognuno di noi ha diritto ad una
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vita dignitosa, ad una vita sana, ad una vita giusta. Spesso non è così. Sono del parere che ognuno di noi, per un motivo o per l’altro, ha bisogno di aiuto, per qualcosa. Ma è anche vero che dobbiamo saper riconoscere quali sono le priorità, le situazioni che devono essere prese in mano tempestivamente, che devono essere sostenute, senza aspettare un domani che per qualcuno potrebbe non arrivare, perché in molti casi si tratta di vera sopravvivenza, ed è meglio cominciare a capire che sì, dovremmo godere di tutela da parte di chi ci governa, ma anche da parte di qualsiasi altro nostro simile. Ed è precisamente in questo momento che ci si deve porre la domanda: “Cosa mi aspetto dagli altri?”. E, soprattutto, “Cosa sono disposto a fare, io, per gli altri?” Ognuno di noi, nel profondo, sa di nutrire molte aspettative verso il mondo che lo circonda. C’è chi direbbe che ciò che ci aspettiamo dagli altri altro non è che la proiezione di ciò che pensiamo di essere, ciò che pensiamo di meritare; molte volte la comprensione di questo aspetto dell’essere umano ci sfugge e ci risulta pertanto difficile anche la comprensione dell’altro, dell’esterno, del diverso, di tutto quello che vediamo come diverso, e cioè, praticamente, del mondo al di fuori di noi. L’uomo desidera comprensione, attenzione, vuole confrontarsi con la sua realtà, e vuole che essa ascolti quello che ha da dire. Se esistiamo, è perché abbiamo un ruolo, una funzione, un posto da occupare; abbiamo qualcosa da dare. Quello che non ci è chiaro è il fatto che, anche non volendolo, siamo chiamati a confrontarci con il mondo. E per quanto ognuno di noi sviluppi il proprio essere seguendo determinate correnti e linee di pensiero (come ad esempio “è giusto aiutare il prossimo”), l’uomo rimane un essere complicato, e la sua persona si concretizza nelle sue 6
idee che sono personalissime per ognuno di noi. Possiamo annoverare infatti fra le persone che seguono una linea di pensiero di giustizia ed etica sociale i missionari, le associazioni o semplici persone che desiderano aiutare il prossimo e dedicano la loro vita a questo scopo, muovendosi fisicamente e/o occupandosi in prima persona di attività di volontariato, oppure quelle persone che nel loro piccolo cercano di aiutare chi è meno fortunato o chi è malato tramite donazioni (che sappiamo essere anch’esse di varia natura: denaro, sangue, plasma, organi, midollo, con tutti i casi particolari che queste ultime comportano); c’è anche chi prega, ognuno a modo suo. Ogni persona è un caso a sé: ed è proprio per questo, forse, che ognuno dovrebbe sentirsi chiamato in causa, a prescindere, nell’atto di aiutare qualcun altro. Anche perché entra in gioco l’aspetto più naturale e delicato della faccenda (il quale, proprio per questo, non è assolutamente trascurabile): il fatto che ognuno di noi ama. Ognuno ama a modo suo; ma tutti conosciamo l’amore. E per questo conosciamo la paura di perdere qualcuno, il timore della sofferenza, il desiderio di vivere solo la felicità che il sentimento dell’amore può dare, anche se sappiamo che non può essere sempre così. Da qui dovrebbe scattare in noi il sentimento di empatia per il nostro simile che ha bisogno di aiuto e per le persone che soffrono con lui. E’ infatti nella nostra natura comprendere appieno solo ciò che viviamo in prima persona. Come fare allora per coinvolgere in atti di altruismo anche chi ignora o è sordo ai bisogni dell’altro? L’informazione, soprattutto nelle scuole e fra i giovani, è da sempre la via migliore per sensibilizzare e rendere consapevoli le persone e fare in modo che aprano la mente, gli occhi, il cuore. Dopodiché sta ad ognuno di noi decidere se la solidarietà reciproca è una strada percorribile o se è preferibile lasciar scivolare il
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problema. Infatti, per quanto le persone si impegnino a divulgare la necessità della collaborazione umana, sarà sempre la volontà individuale a far sì che il seme della solidarietà cresca rigoglioso, oppure rimanga improduttivo, sepolto dall’indifferenza.
Sono le scelte che facciamo, che dimostrano quel che siamo veramente, molto più delle nostre capacità. ( J.K. Rowling, Harry Potter e la Camera dei Segreti )
Concorso Lettura pensata Sezione “Scrittura creativa”
Mostrous Alessandra Seicento chilometri Rosso, poi verde. Parto subito e cambio le marce con foga. Prima, seconda, terza. Veloce, più veloce. Quarta. Lancio un’occhiata distratta al contachilometri. Novanta, cento, centodieci. Sento il motore dell’auto protestare. Noto appena il segnale di limite di velocità. Cambio ancora, quinta. Mi impongo di non guardare l’ora e cerco di rilassarmi sul sedile. Inutile. So benissimo che ore sono. L’una e mezza e sento altra tensione accumularsi sulle spalle già deboli e stanche. È una notte bellissima, questa. L’aria calda e profumata della primavera inoltrata mi sfiora, delicata, il viso e io la respiro a pieni polmoni. Anche le stelle sono bellissime stasera. Luminose e beffarde, sembrano volermi ricordare della sciocchezza che sto facendo. “Scusatemi…” penso, in preda alla disperazione.
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Mi rendo conto che sto parlando con degli ammassi rocciosi nel cielo. Lancio un’altra occhiata verso l’alto e accelero. Non ho idea di quanto tempo di impiegai. So solo che non appena vidi e riconobbi la piccola piazza rocciosa e i piccoli negozi illuminati lungo i lati, mi sentii come se avessi trattenuto il respiro per troppo tempo e solo allora ricominciai a sentire l’ossigeno nelle vene. Lo stomaco ed il petto, mi dolevano, gli occhi bruciavano. Parcheggiai come meglio potei, proprio a qualche metro dai gradini. Quattro gradini, ed un piccolo segnale luminoso che segnalava che la locanda era ancora aperta. Rimasi immobile qualche secondo, fissando il volante. Poi scesi e premetti il bottone di chiusura sul telecomando. Entrai. Nonostante la tarda ora, c’erano ancora diverse persone nella locanda. Tre uomini al banco, ridevano delle mogli lasciate a casa davanti al televisore. Un gruppo di ragazzi, ai tavoli, giocava a carte. Guardai al banco e la vidi, di spalle, mentre cercava di aggiustare uno strano attrezzo da bar. Non avevo dubbi fosse lei. Mi avvicinai al banco. “Mi scusi, potrei avere un caffè, per favore?”. Si voltò e mi lanciò un sorriso automatico e un’occhiata, in realtà senza vedermi davvero. Quando realizzò, la vidi paralizzarsi per lo shock. Quei meravigliosi occhi azzurri, spalancati. La bocca morbida, semichiusa nello stupore. Sorrisi. “Allora, me lo dai un bacio?” Quella notte, viaggiai per oltre seicento chilometri, per vederla. Quando arrivai, bevetti quel caffè e pagai. La baciai una sola volta e me ne andai. Non la vidi più.
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Premio Interprovinciale di Scrittura Liceo Statale “G. Berto� Mogliano Veneto
Brollo Erika
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Noi Uno sguardo. Quel parlare poco e la risata che ogni tanto scappava… Un bivio. Due percorsi diversi. Due scuole distanti. Due luoghi differenti. Il perdersi di vista. Il non salutarci per strada. Il nostro scambio di sguardi senza parole. Un noi. Un noi come l’isola che non c’è. Quel noi che vorrei. Quel noi non corrisposto. Noi due. Due persone. Un noi. Il nostro noi.
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Concorso Lettura pensata Sezione “Scrittura creativa”
Grandin Giulia La magia di un sorriso Viaggio alla scoperta del significato della vita La vita al giorno d’oggi sembra correre. Ogni secondo, di ogni minuto, è prezioso. E’ un continuo parlare, spostarsi, un continuo impegno. Penso che nessuno ormai faccia qualcosa solo per il piacere di farlo. Si fa perché si deve. E lo trovo un peccato, davvero. Credo che la vita sia un regalo; lo so, sono parole dense di significato. Lo diamo per scontato, ma non tutti hanno questa grande fortuna. Il mese scorso sono andata in un grande ospedale, a Trieste. E, come al solito, ero presa dalla fretta, dall’orario, da quello che dovevo portare con me. Mentre mi dirigevo verso il mio reparto, ho incontrato una bambina. Una bimba di dieci anni al massimo, con un lungo camice bianco, la flebo attaccata al braccio ed una mascherina che le copriva naso e bocca. Era pallida e… calva. Aveva dei grandi occhi marroni che sembravano… spenti. Penso di non essermi mai sentita tanto male. Mi sono sentita quasi in colpa…
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In colpa di avere dei capelli lunghi, dei jeans alle gambe e del trucco sulla faccia. Mi sono sentita in colpa di vivere. Ho provato raramente emozioni così forti. Io e quella bambina ci siamo incrociate per dieci minuti al massimo. E lei mi ha sorriso. Quella bimba mi ha sorriso. Quella bimba senza capelli, con gli occhi spenti. Lei che è malata di una malattia incurabile, per cui si muore, è stata capace di sorridere. Ho quindici anni e trovo ancora difficile comprendere la morte. E lei, che ha cinque, sei anni in meno di me ci convive ogni giorno, ogni ora. Mi chiedo come faccia a trovare la voglia di aprire gli occhi la mattina; sapendo che quel sole, che vede alzarsi giorno dopo giorno, non potrà più vederlo. Quel sole di un colore così acceso, capace di illuminare tutto, trovo sia qualcosa di meraviglioso. Una palla gialla che da qui sembra grande quanto un'unghia, è capace di illuminare più di quanto riusciamo a vedere. Mi chiedo come quella bambina riesca ad abbracciare sua madre, sapendo che la lascerà sola. Il dolore di quella donna è inimmaginabile. Essere coscienti che lei, la creatura che è cresciuta dentro di te, per nove mesi, se ne andrà per sempre e non poter fare nulla per cambiare le cose. Mi chiedo come quella bimba possa vivere in un mondo in cui l’aspetto di una persona conta per il novanta per cento. Come faccia a vedere le sue coetanee con lunghi capelli e guance rosa giocare insieme. 13
Poi c’è la gente stupida, la gente proprio ignorante, che deride persone come lei. Persone tanto forti, capaci di sorridere nonostante tutto. Nonostante i pregiudizi, il dolore. Quelle persone che sono… indescrivibili. Persone capaci di sopportare, di lottare ogni giorno contro qualcosa dentro di loro. Non sono solo forti. Sono tenaci. Testarde. Sono capaci a tutto. Sono più che forti; sono persone meravigliose, che non mollano, non si arrendono. Quella bimba mi è entrata dentro come il suo sorriso. Il sorriso più bello che io abbia mai visto. Un sorriso che porta ferite. Un sorriso che sta lottando per rimanere tale. Per questo vale la pena vivere. Perché abbiamo tutto. Abbiamo una fortuna sproporzionata. Abbiamo il mare, il sole, il cielo, gli sguardi, la voce, l’odio, l’amore, l’acqua, il cibo; abbiamo la forza, il pianto, la risata, l’emozione. E abbiamo il tempo per apprezzare tutte queste cose. Non occorre molto, due minuti sono più che sufficienti. E lo giuro, questo tempo me lo prenderò. Per me, per la bimba con il sorriso più bello al mondo. Perché tutto è regalato, perché abbiamo una fortuna grande. Per questo vale la pena vivere.
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Concorso Lettura pensata Sezione “Scrittura creativa”
Fregonese Silvia Viaggio nell'immaginario e ritorno Lia è davanti all'ennesima verifica di algebra. Sa che è davvero importante, perché il voto sarà cruciale per l'esito finale. Ma proprio ora che ne ha bisogno, la sua mente non vuole saperne di mettersi a ragionare. E così, dopo appena mezz'ora di verifica, Lia non ce la fa più. Cerca di riprendere la concentrazione ma è così difficile guardare in faccia la realtà, noiosa e scontata com'è. La ragazza sorride... - Certo che se potessi cambiare le cose con le mie mani...tutto sarebbe più piacevole Lia guarda fuori dalla finestra: il sole splende come mai aveva fatto prima, gli uccelli volano liberi nel cielo, così grande ed infinito. È con questo pensiero che la ragazza viene trasportata nel suo mondo perfetto, dove ogni cosa magicamente cambia secondo i suoi gusti e le sue preferenze. Guardando in alto, vede delle bolle d'aria che fluttuano libere: dentro ci sono i ricordi, le fantasie ed i pensieri che sono stati conservati con molta cura. Lia guarda fuori dalla finestra: il sole splende come mai aveva fatto prima, gli uccelli volano liberi nel cielo, così grande ed infinito. È con questo pensiero che la ragazza viene trasportata nel suo mondo perfetto, dove ogni cosa magicamente cambia secondo i suoi gusti e le sue preferenze. Guardando in alto, vede delle bolle d'aria che fluttuano libere: dentro ci sono i ricordi, le fantasie ed i pensieri che sono stati conservati con molta cura. Lia ne sceglie una e d'un tratto si trova affacciata ad un balcone che dà sul suo regno.
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Sta per essere incoronata regina, ma proprio in quel momento un ragazzo compare ed è una persona che lei conosce molto bene: è il suo compagno di avventure che è tornato, dopo cinque anni, da lei.
La ragazza esce da quel sogno e ne sceglie un altro; ora, insieme a degli amici, sta combattendo contro dei demoni, per salvare il mondo da un conte malvagio. Salta, corre e combatte. E' forte, indipendente, coraggiosa e mai si era sentita così. Ad un tratto, però, il sogno si affievolisce, perde consistenza come neve al sole. Lia si ritrova seduta sul suo banco ed il suo professore la sta guardando con uno sguardo fulmineo, perché mancano pochi minuti alla fine dell'ora. É costretta a ritornare nella realtà, però sa che tornerà presto nel suo mondo... Governerà il suo regno, combatterà demoni, viaggerà per mondi e farà cose che solo lei potrà continuare a sognare.
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Istituto Statale “Marco Belli� Portogruaro Anno scolastico 2012/2013
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