Quel che rimane: Il Restauro della masseria San Mauro (CS)

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Quel che rimane Il restauro della Masseria San Mauro a Corigliano Calabro (CS)

Benedetta Buzzurro febbraio 2020


Corso di Laurea Triennale (N.O.) in Scienze dell’Architettura L-17 Anno Accademico 2019-2020


Quel che rimane Il restauro della Masseria San Mauro a Corigliano Calabro (CS)

Tesi di Laurea A cura di: Benedetta Buzzurro Relatore: Prof. Arch. Stefano Francesco Musso



Indice 3

Introduzione Parte 1 : Inquadramento storico

6

1.1 Attraversare la memoria di una rovina

8

1.2 Memorie di potere

Parte 2 : Rilievo, analisi e diagnosi 16

2.1 Il Rilievo geometrico e architettonico

24

2.2 Il Rilievo fotogrammetrico

28

2.3 Analisi dello stato di conservazione

Parte 3 : Iniziative per la salvaguardia 34

3.1 Premessa sul restauro

38

3.2 Conservazione attiva del rudere

40

3.3 Conservazione dei fabbricati

50

3.4 Interventi sulla vegetazione

51

3.5 Interventi di possibile valorizzazione

54

Bibliografia

55

Ringraziamenti


‘‘

We were making sand castles. Now we swim in the sea that swept them away. - Rem Koolhaas

What Ever Happened to Urbanism? The Monicelli Press, New York, 1995, pp.959/971.


Introduzione Questa tesi affronta il tema di un possibile progetto di restauro e di valorizzazione della masseria San Mauro, situata a Corigliano Calabro in provincia di Cosenza. La tesi parte da alcuni rilievi e studi già eseguiti da Daniele Colistra e Domenico Mediati e pubblicati nel volume ‘Masserie fortificate in Calabria’, che hanno in parte portato

alla

luce

la

storia

del

complesso

architettonico

e

le

sue

varie

stratificazioni materiali e costruttive. Tuttavia, non è mai stato eseguito un suo restauro e, quindi, non si è mai formulata una risposta compiuta al problema del recupero dell’intera area, oggi abbandonata e in stato di rovina. Questo lavoro finale di laurea in Scienze dell’Architettura si confronta, così, con diversi temi (la conservazione dei manufatti, gli interventi sulla vegetazione che caratterizza il sito e in parte invade le strutture architettoniche ponendole a rischio, il progetto di fruizione dell’area), strettamente correlati l’uno all’altro, ponendo una serie complessa di rilevanti interrogative per il futuro. Attorno a queste problematiche si sono articolate le proposte di questo lavoro conclusivo del corso di studi , che intende

proporre una conservazione “attiva”

dei ruderi, capace di valorizzare e ‘risvegliare’ la memoria di un passato dimenticato. Tutto ciò viene esposto nella consapevolezza che il presupposto per una conservazione duratura

della

masseria

stia

nell’attribuirgli

un

ruolo

dinamico

nella

vita

del territorio circostante.

3


Pa r t e

1


INQUADRAMENTO STORICO


1.1 Attraversare la memoria di una rovina Il termine ‘‘masseria’’ ha origine in età tardo-romana e bizantina e costituisce un complesso rurale di un’estesa proprietà terriera (massa) con annessa villa rustica stabilmente abitata da un proprietario, dalla sua famiglia e dai dipendenti ove si coltivano i terreni.1 L’origine è

nel

della

masseria

periodo

feudale

meridionale medievale

risale (in

cui

alla si

colonnizzazione sviluppa

romana,

un’economia

ma

rurale

raccolta e autosufficiente) che questo tipo edilizio ha il suo maggior sviluppo.2 La masseria calabrese si presenta generalmente come un organismo autosufficiente inserito in un contesto agricolo, un importante insediamento utile per la lettura e l’analisi di un doppio spazio di appartenenza, quello della residenza e quello della produzione. In Calabria, essa si adatta usualmente alla morfologia del territorio, documentando e manifestando la volontà di organizzare lo spazio agricolo ed in molti casi presentando elementi di fortificazione che la rendono somigliante ad una cittadella fortificata o ad un piccolo castello. Traspare, inoltre, una gerarchia funzionale degli edifici all’interno di ogni masseria.

La casa padronale è sempre riconoscibile per caratteristiche

architettoniche di pregio; ad essa sono annessi vari corpi edilizi minori con differenti funzioni: abitazioni per i salariati, magazzini e stalle. Ciò dipende, essenzialmente, dal numero dei corpi di fabbrica che compongono il complesso, dalla tipologia, dalla eventuale presenza di corti, e, soprattutto, dall’uso dello spazio recintato e utilizzato come corte o giardino ( Riprouzione aerea del complesso a pag. 7).

1

P. Arthur, M.Imperiale, VII Congresso nazionale di archeologia medievale, Legge 2015, pag. 384.

2

D. Colistra, D. Mediati, Masserie fortificate in Calabria,… cit., pag. 109.

6



1.2

Memorie

di

potere

La masseria a recinto fortificato di San Mauro, in contrada Cantinella di Corigliano Calabro3 è

descritta in più saggi, corredati da documentazione archivistica, che la collocano

in riferimento alle vicende feudali ed alle risoluzioni economiche di diversi detentori che si sono succeduti nei secoli.4 Queste documentazioni, associate all’analisi delle stratificazioni evidenti nelle strutture, consentono di proporre una nuova interpretazione del complesso, suggerendone alcune fasi costruttive. E’ comprovato che la Masseria San Mauro si deve a Bernardo Sanseverino, che nel 1515 edificò il complesso ( sulle macerie di un monastero risalente al 977 e distrutto a seguito di un’incursione di pirati arabi) a due corti interamente circondate da mura di cinta e con l’ingresso principale a torrione merlato. I ruderi delle grandi arcate su pilastri sono stati talora interpretati come i resti di un peristilio o anche

come

ampi

porticati.5

L’epigrafe

sottostante

lo

stemma

sanseverino,

collocato sopra l’attuale porta d’ingresso al palazzo, ne enuncia con enfasi la costruzione. Da

un’analisi

accurata

della

lastra

litica,

che

racchiude

lo

stemma

e

la

sottostante epigrafe, inserita in una ricca ornamentazione decorativa in materiale più povero, emerge un dettaglio che rivela le tracce di un ricollocamento. Tale ipotesi è rafforzata da uno studio delle strutture del palazzo: l’accesso a doppia rampa, che conduce alla loggia coperta, che ripara la porta d’ingresso sopra cui è inserita la lastra con stemma ed epigrafe, è appartenente a due diverse fasi costrutive.

Nel volume E. MANZI, V. RUGGIERO (a cura di), La casa rurale in Calabria...cit., alla pag. 197 la masseria viene identificata come castello di Giosafat, ma non si fornisce alcun documento a supporto di tale denominazione. 3

8


Lo denunciano i materiali impiegati nella costruzione, la volumtria nonchè i volumi stilistici. Dapprima dunque venne costruito il palazzo, in una seconda fase fu realizzato l’accesso a doppia rampa e solo dopo la loggia coperta, decorata con stilemi tardo secenteschi. Nel 1535 occorse dunque realizzare strutture effimere, perchè il palazzo in muratura non era sufficiente ad alloggiare tutta la corte e non esistevano ancora gli edifici di servizio. Tra la visita dell’imperatore ed il 1544 il palazzo venne trasformato in un complesso articolato di più edifici. Il grande recinto con l’ingresso a torre era stato dunque edificato. Il

dato

(una

che

seconda

viene

fornito

dimora,

riguardo

fornita

di

l’ubicazione stalla

e

delle

strutture

granaio,

posta

di

servizio

dirimpetto

al palazzo “grande”; un trappeto), fa supporre che si tratti degli edifici, oggi quasi del tutto crollati, che collegati l’un l’altro affacciavano sulla grande corte. I ruderi degli ambienti di uno di essi, probabilmente il trappeto con casa, che furono addossati al palazzo più antico, sono perfettamente visibili sul lato Ovest del complesso. Il rifornimento idrico era garantito da una grande cisterna, che alimentava un pozzo da cui era possibile attingere. Per i riti religiosi esistevano la piccola cappella interna al palazzo, riservata al Principe, e la chiesa di S.to Antero, isolata e più ampia, a cui potevano evidentemente accedere gli abitanti del contado. Un grande giardino con alberi di agrumi e frutta, recinto da mura, era contiguo al palazzo. Nel 1615 il feudo fu acquistato dal genovese Agostini Saluzzo. L’architettura del complesso doveva essere molto sobria se nel 1650 i Saluzzo avviarono restauri per abbellirne l’aspetto.

Cfr. O. Milella, Torri e masserie…cit., ; A. Savaglio, Il ducato di Corigliano. Paesaggio, città, economia, arte e famiglie durante la Signoria dei Saluzzo di Genova (1616-1806), Edizioni Ecofutura, Castrovillari 2005. 4

9


Gli interventi interessarono la chiesa, la stalla ed il palazzo. All’edificio vennero inserite cornici marcapiano, ancora visibili nel fronte sud; venne rifatto il tetto e munite le finestre di “cantoni e guarnite con li ferri ad uso di Genova”6.

Nel corso del Seicento si verificò anche la trasformazione del

giardino murato in uno o forse più edifici, tra loro comunicanti, destinati a depositi. Il

quadrilatero

che

si

realizzò

ha

su

due

lati

pianta

a

doppia

navata.

I ruderi quindi posso essere interpretati come resti di ambienti doppi, suddivisi da pilastri7 che

reggono

archi

a

tutto

sesto,

destinati

allo

stoccaggio

delle

merci

e non come arcate di un peristilio o porticato. La produzione cerealicola del feudo era dunque ingente e per ammassarla servivano magazzini adeguati. Tra il 1747 ed il 1749 le fonti documentano nuovi lavori di restauro e di ammodernamento: si tratta del rifacimento integrale delle coperture del palazzo e dell’ampliamento della chiesa di S.to Antero, alla quale fu annessa una sacrestia. I

magazzini

si

mantenevano

invece

perfettamente

efficienti

e

in

uso.

Il 13 aprile 1822 i Saluzzo davano in affitto le loro proprietà a Giuseppe Campagna, che

successivamente

tentò

di

dare

nuovi

indirizzi

alla

produzione,

fino

a

quando nel 1829 il frantoio, attivo dal 1544, venne trasformato in concio per la liquirizia, ma evidentemente con scarsi risultati se nel 1839 fu già chiuso.

Le grate giunsero via mare da Genova il 16 giugno 1651: Archivio Comune di Corigliano (ACC), Archivio Saluzzo di Coriglisno, Amminis trazione-Giornali di Cassa, vol.27 (1650-1654), foll. 1, 4, 44, 121, in Ibidem, p. 98. 6

La sezione dei pilastri non è identificata. Quelli dell’ala nord sono quadrati e ornati da lesene su tutti i lati, mentre quelli dell’ala sud sono a semplice sezione rettangolare. 7

10


1515 1535 - 1544

1615 - 1750

1829 - 1844

Fig.1 Esploso a mano libera con le fasi costruttive del complesso.


In conclusione può affermarsi che sono quattro le principali fasi costruttive del complesso, inframmezzate da interventi di restauro e abbellimento. Si riassumono qui di seguito e si evidenziano graficamente sull’esploso assonometrico (Fig. 1, pag 11) e sulla planimetria del complesso (Fig. 2, pag. 13). Prima

f a s e - 1515 / 1516

Realizzazione del Palazzo di San Mauro. Seconda

f a s e - 1535 - 1544

Il Palazzo viene trasformato in dimora signorile a carattere residenziale-produttivo. Vengono costruite le stalle, un granaio ed un frantoio. E’ presente anche un grande giardino murato. Te r z a

f a s e - 1615 - 1650

Nel grande giardino murato vengono costruiti i magazzini. Nel 1650 vengono effettuati i restauri alla chiesa, alla stalla e gli interventi di abbellimento al Palazzo. Fra il 1747 e il 1749 vengono realizzati interventi di restauro al Palazzo e annessa una sacrestia alla chiesa di S.to Antero. Quarta

f a s e - 1829 - 1844

Il frantoio viene trasformato in concio per la liquirizia.

12


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2

1 12 8

7

9 11

10

3

9

4

1 2 3 4 5 6

Fig. 2 Planimetria con le fasi costruttive del complesso.

Palazzo Giardino grande Cortile grande Granaio e dispensa Stalla per muli Torre

7 8 9 10 11 12

6

5

Trappeto con casa Cappella Magazzini per grano Giardino Ingresso monumentale Concio per la liquirizia

13


Pa r t e

2


RILIEVO, ANALISI E DIAGNOSI


2.1 Il Rilievo geometrico e architettonico Il rilievo fornisce il necessario telaio di riferimento per ogni altra analisi e costituisce l’indispensabile base per “restituire” un manufatto, ricostruendone le geometrie ed i primi segni e indizi della sua stratificazione storica e materiale.

8

Un primo rilievo, interessato a rilevare l’impianto tipologico del castello, venne elaborato da Daniele Colistra, Domenico Mediati, Daniela Chilà, Ida Hauner, Emanuela Lo Faro, Daniela Sidari e pubblicato nel 2011 nel volume “Masserie fortificate in Calabria”. Tale rilievo comprendeva: • planimetria generale della masseria • prospetti nord, est, sud e ovest • sezioni nord, est, sud e ovest • documentazione fotografica. Per quanto ricca e unica fosse la documentazione fotografica contenuta in tale rilievo, gli elaborati grafici risultavano talvolta troppo schematici e ovviamente non aggiornati alla situazione attuale. Mancava inoltre una documentazione fotografica della struttura vegetale del sito. Pertanto, preliminarmente all’elaborazione del progetto, si è svolto un sopralluogo dell’intera area, in modo da avere sufficienti informazioni riguardo alla condizioni in cui versa oggi l’architettura, toccando con mano i materiali e analizzando lo stato di conservazione degli

edifici

e

della

struttura

vegetale

e

sue

(Documentazione fotografica a pag. 17).

8

Stefano. F. Musso, Recupero e restauro degli edifice storici, EPC Editore, pagg. 32-35.

16

interazioni

con

le

murature


17




20

Prospetto nord e Prospetto ovest


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21 Prospetto sud e Prospetto est


Sezione longitudinale e sezione trasversale

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22


PRODUCED BY AN AUTODESK STUDENT VERSION Sezione longitudinale e sezione trasversale

23


2.2

24

Il

Rilievo

fotogrammetrico





2.3 Analisi dello stato di conservazione La diagnosi costituisce la prima fase dell’intervento conservativo e consente di identificare

le

cause

che

hanno

prodotto

una

determinata

situazione

di

deterioramento che rende necessario un intervento conservativo. Varcando l’ingresso della masseria San Mauro ci si trova difronte ad un’architettura che nonostante sia abbandonata all’incuria del tempo da secoli, conserva tutto il suo fascino. Lo stato attuale di rudere riduce la comprensione della volumetria del complesso nella configurazione finale del XIX secolo. Nel secondo quadrilatero sembrerebbe si sia trattato di edifici ad una sola elevazione coperti da tetti a doppia falda sia sui lati nord e sud, che ad oriente e a occidente. Nella prima corte invece emergevano sulle restanti strutture la residenza signorile e la torre posta a cavallo dell’ingresso. La localizzazione della masseria San Mauro, lontana da centri urbani ed esposto all’ambiente esterno, ha un’influenza notevole sulla conservazione dei suoi manufatti. La continua esposizione senza protezione efficace agli agenti atmosferici, quali vento e pioggia, e lo stato di abbandono in cui versa, ha influito ad incrementare il degrado delle strutture che lo compongono. Principali macro-cause di degrado rilevate sono: il

vento,

la

pioggia,

la

vegetazione

infestante

e

infine

l’abbandono.

L’esposizione ai venti provoca estesi fenomeni di erosione e perdita di elementi delle

murature.

direzione

del

Le

vento

superfici ovvero

più quelle

danneggiate

sono

che

un

hanno

quelle

parallele

orientamento

alla

est-ovest;

La mancanza di un appropriato sistema di smaltimento delle acque meteoriche causa ristagni d’acqua che possono essere pericolosi per le murature, favorendo fenomeni di umidità di risalita, sviluppo di patina biologica, licheni e vegetazione infestante.

28


A causa delle insufficienti operazioni di manutenzione e pulizia del castello, l’area è stata colonizzata da numerose specie infestanti (sia arboree che rampicanti) che la rendono inaccessibile e che danneggiano gravemente le superfici e le creste murarie. L’abbandono del castello e interventi di consolidamento delle strutture non idonei, hanno causato il manifestarsi di diffusi dissesti statici che interessano sia la cinta muraria che gli edifici isolati. Riguardo all’analisi sullo stato di conservazione in relazione ai singoli manufatti, sono state analizzate le principali patologie che sono causa di degrado o alterazione: -Vegetazione infestante: Insediamento parietale di specie vegetali erbacee, rampicanti e arboree. Le cause che provocano l’invasione sono l’esposizione alle piogge, presenza di fessurazioni e cavità che agevolano il deposito delle spore e dei semi, adeguate condizioni fisiche e chimiche di umidità, ventilazione, temperatura e luce che consentono l’attività fotosintetica. -Meccanismi di degrado dati dall’azione chimica: disgregazione dei leganti chimiciinorganici delle malte di allettamento ad opera di sostanze diffusanti acide emesse dall’apparato radicale; dall’azione fisica: decoesione e distacco delle malte di allettamento o di elementi lapidei per effetto della spinta dell’apparato radicale. -Colonizzazione biologica: Presenza riscontrabile macroscopicamente di micro e macro organismi (si manifesta prevalentemente come muschio) a cause dell’esposizione alle piogge; mancanza di un adeguato sistema di smaltimento delle acque meteoriche e ristagno di queste in prossimità della muratura; adeguate condizioni fisiche e chimiche di umidità, ventilazione, temperatura e luce che consentono l’attività fotosintetica; migrazioni di acqua/umidità nel supporto (umidità di risalita capillare dal terreno).

29


-Patina biologica: Strato sottile ed omogeneo, aderente alla superficie e di evidente natura

biologica.

Sono

presenti

prevalentemente

licheni.

La

causa

è

una

continua esposizione alle piogge; tasso d’umidità relativa superiore alla norma; migrazioni di acqua/ umidità nel supporto. -Erosione profonda per corrasione della pietra: Asportazione di materiale dal paramento murario in elementi in pietra dovuta ad azioni meccaniche di particelle solide trasportate dal

vento

a

causa

della

composizione

chimica-mineralogica

della

pietra;

azione eolica (forte turbolenza d’aria a contatto con la superficie lapidea); orientamento

nord-sud

acqua/umidità

nel

secondo

supporto

i

venti

(umidità

dominanti di

risalita

presenti;

migrazioni

capillare

dal

di

terreno).

-Erosione superficiale dei giunti di malta: Asportazione superficiale della malta di allettamento nei giunti della cortina muraria dovuta ad azioni meccaniche di particelle solide trasportate dal vento. L’erosione si rileva superficiale e la malta componente il giunto di allettamento risulta erosa a causa delle infiltrazioni di acqua in microfessure del support; migrazioni di acqua/umidità nel supporto (umidità di condensazione, umidità di risalita capillare dal terreno); cicli di gelo-disgelo; esposizione agli agenti atmosferici (vento, sole, nebbia, pioggia ecc.); mancanza di manutenzione. -Mancanza: rottura

del

Perdita

di

elementi

paramento

murario

tridimensionali

che

si

che

per

intero

interessa

manifesta il

suo

come

una

spessore.

Investe un’area estesa: la cinta muraria presenta una mancanza di parte o tutto il paramento murario e dei torrioni angolari a causa di crolli estesi del paramento murario e dei torrioni angolari dovuti all’abbandono, all’apparato radicale e alle oscillazioni

30


al vento di alberi, arbusti o rampicanti presenti nei paramenti murari o in prossimità di questi. -Fessurazione: Degradazione che si manifesta con la formazione di soluzioni di continuità nel paramento murario. La conformazione della fessura è lineare, ossia formata da un solo ramo, profonda, in quanto interessa la muratura portante ed è causata dai crolli dovuti all’abbandono e/o ad interventi incongrui che hanno portato alla graduale espulsione delle aggiunte realizzate con tecnologie non compatibili con la muratura storica; proprietà fisico-meccaniche del materiale. -Fronte di risalita: Limite di migrazione dell’acqua che si manifesta con la formazione di efflorescenze e/o perdita di materiale. È generalmente accompagnato da variazioni della saturazione del colore nella zona sottostante ed è causato da una cattiva regimentazione delle acque meteoriche, che ristagnano a terra in prossimità dei paramenti murari.

31


Pa r t e

3


I N I Z I AT I V E PER LA S A LVA G U A R D I A


3.1

Premessa

sul

restauro

Restaurare un’architettura non implica solamente curarne i dissesti statici con l’intenzione di porre rimedio alle condizioni di instabilità, ma soprattutto, per quanto possibile, intervenire nel rispetto della sua originalità. In tal modo, viene perseguita una delle due vie che il restauro si stava avviando a percorrere nel XIX secolo, cioè il restauro come conservazione, con l’obbiettivo di preservare quello che la storia ci ha consegnato e nelle condizioni in cui il manufatto ci viene dato, affinchè altri dopo di noi possano godere dell’autenticità del messaggio. In questo duplice guardare al passato e al presente, la conservazione acquisisce un significato nuovo: permette di saldare il futuro al passato, in un gioco nel quale il presente, e la sua progetazione, libera nuove possibilità di storia, mentre allo stesso tempo, viene assicurato il permanere del messaggio autentico che in essi è racchiuso. Per William Morris, ad esempio, il restauro non ci permette di guardare limpidamente il passato. Ponendosi sulla stessa scia culturale di Morris, anche John Ruskin denuncia il carattere distruttivo del restauro; Egli infatti promuoveva una manutenzione costante e una limitazione degli interventi tecnici

9

che, insieme ad una cultura dell’interesse

e del rispetto per le testimonianze del passato, avrebbero potuto supplire il restauro. In altre parole, l’intervento deve limitarsi alle sole operazioni strettamente necessarie alla conservazione dell’opera e queste devono essere realizzate quasi ‘In punta di piedi’.

10

Nei confronti di interventi ‘‘esterni’’ all’opera Ruskin scriverà: Meglio una gruccia che un membro perduto (...) alla fine dovrà pur giungere la sua ora perchè tutte le cose umane hanno una fine, così come tutte le cose della natura, ma fate che giunga apertamente, e che nessun sostituto disonorante e falso lo privi dell’ufficio funebre del ricordo. 9

10

34

Il minimo intervento nel restauro, Nardini Editore, 2004, pag. 9


“[…] Esso [il restauro] significa la più totale distruzione che un edificio possa subire: una distruzione alla fine della quale non resta neppure un resto autentico da raccogliere, una distruzione accompagnata dalla falsa descrizione della cosa che abbiamo distrutto. Non inganniamo noi stessi in una questione tanto importante; è impossibile in architettura restaurare, come è impossibile resuscitare i morti”.11 Camillo Boito, che dice di essere vicino alle idee di Ruskin (quelle del rispetto e della tutela), sostiene in realtà un ideale contraddittorio: si dichiara molto vicino all’idea della conservazione pur operando nella pratica con soluzioni incoerenti con il suo pensiero. Questa teoria intermedia, che privilegia la salvaguardia, la manutenzione e il consolidamento

piuttosto

che

interventi

di

ripristino

o

restauri

volti

alla

ricerca dell’unità stilistica, è sostenuta in Italia da C. Boito e da Gustavo Giovannoni. Egli infatti sosteneva che qualsiasi intervento di integrazione o di completamento dettato

sia

da

necessità

strutturali

che

formali,

deve

essere

sempre

distinguibile tramite l’uso di datazioni, differenziazione dei materiali o la semplificazione delle forme, elementi neutri che non aggiungono nulla né in contrasto né in armonia.12 G. Giovannoni, pertanto, abbraccierà le idee di Boito cercando di tradurle in un’organizzazione, anche scolastica, che formi gli architetti, di una profonda cultura storica. Nel 1946 egli scrive in un saggio la definizione di Monumento, inteso come qualunque costruzione del passato, anche modesta, che Ruskin, J., The seven lamps of Architecture, 1849, traduzione italiana di Pivetti, R. M., Le sette lampade dell’Architettura, Editoriale Jaca Book, Milano, 1982. 11

DONATELLA GRIFO, Il restauro come metodologia di intervento operativo nella storia e nella evoluzione culturale. In: Giovanni G. Amoroso, Materiali e tecniche del restauro, Dario Flaconi Editore, 1996, pag. 26.

12

35


abbia valore d’arte o di storica testimonianza, ivi comprendendo le condizioni esterne costituenti l’ambiente, per giungere talvolta all’intero complesso monumentale costituito da una via, una piazza, un quartiere, che proprio in questo estendersi e democratizzarsi del concetto di monumento ed in questo suo comprendere le condizioni ambientali, sta il nuovo atteggiamento del senso di rispetto, di conservazione, di difesa, e quindi di valorizzazione e di restauro.13 Quando però si passa da questo enunciato alla sua applicazione nei vari casi che si possono presentare, ci si rende conto che per tradurlo in scelte e atti concreti è necessario definire i termini di riferimento entro i quali è possibile operare. La deduzione che tutto è degno d’attenzione, e quindi potenzialmente di conservazione, ha limiti chiari: non è possible conservare tutto poichè tutto si trasforma e alcuni oggetti svolgono la loro funzione consumandosi. Dunque la tendenza ad una conservazione integrale dell’architettura ha limiti tecnici ed etici. In questo quadro l’autenticità del materiale è essenziale garanzia di verità, il rifacimento risulta escluso, l’intervento diviene ulteriore stratificazione; la

frattura

tra

“Restaurare

non

uso ha

e più

contemplazione senso”

affermerà

non

si

Amedeo

pone, Bellini,

l’uso “si

consuma. tratta

di

regolare in forma colta le trasformazioni, massimizzando le permanenze.”

14

Il dibattito tra restauro e conservazione prende diverse direzioni e la direttrice “critico-conservativa” è una di queste; Giovannoni, 1946.

13

14

I militanti. Amedeo Bellini. In: (da un’idea di B. Paolo Torsello) Che cos’è il restauro?, Marsilio Editori, Venezia 2005, pag. 21-24.

15

36

I militanti. Giovanni Carbonara. In: (da un’idea di B. Paolo Torselllo) Che cos’è il restauro?, Marsilio Editori, Venezia 2005, pagg. 25-28.


“Critica” perché muove dal convincimento che ogni intervento costituisca un episodio a sé, non inquadrabile in categorie, non rispondente a regole prefissate ma da studiare a

fondo

ogni

volta,

senza

assumere

posizioni

dogmatiche

o

precostituite.15

A questo proposito Cesare Brandi per il suo pensiero può essere considerato la chiave di volta per un’interpretazione del restauro che non si basa esclusivamente su una serie di operazioni oggettive ma diventa un vero e proprio atto di coscienza e di giudizio critico. Restaurare è quindi un’operazione molto più delicata che deve fare i conti con un mondo molto più vasto che non è solo quello ristretto al manufatto stesso.

16

Lentamente, nel corso del nostro secolo, sembra si sia arrivati a comprendere che ogni monumento-documento, a qualunque epoca appartenga e con tutte le aggiunte o sottrazioni subite nel tempo, debba essere conservato nel rispetto della stratificazione materica Il

e

compito

culturale del

che

ci

restauratore,

è

stata

consegnata

paradossalmente,

non

in è

eredità più

dalla

quindi

storia.

quello

di

restaurare, bensì conservare e consolidare l’esistente con l’obiettivo della permanenza nel tempo perseguita attraverso opportuni e calcolati nuovi apporti di progetto. Oggi è possibile dire che si è portati a ritenere la disciplina del restauro, parafrasando Marco

Dezzi

Bardeschi,

come

il

risultato

di

due

operazioni

congiunte:

quella di realizzare la massima permanenza di materia al contesto come valore prioritario da garantire attraverso il progetto di conservazione, e quella di intercalarvi un calcolato apporto del nuovo di qualità come auspicabile plusvalore nel segno della cultura del progetto contemporaneo, come ulteriore pagina scritta nella vita del monumento.

17

DONATELLA GRIFO, Il restauro come metodologia di intervento operativo nella storia e nella evoluzione culturale. In: Giovanni G. Amoroso, Materiali e Tecniche del restauro, Dario Flaconi Editore, 1996, pagg. 27-28. 16

17

I militanti. Marco Dezzi Bardeschi. In: (da un’idea di B. Paolo Torsello) Che cos’è il restauro?, Marsilio Editori, Venezia 2005, pagg. 37-40.

37


3.2

Conservazione

attiva

del

rudere

Terminata la parte di conoscenza dell’oggetto in questione e sviscerato il dibattito sul restauro, si tratteranno tutte le strategie progettuali proposte, che vogliono fornire una risposta efficace

alle

questioni

di

conservazione

e

valorizzazione

dell’area.

Come affermato nell’introduzione del presente scritto, queste strategie guardano al problema della conservazione e del riuso, con la consapevolezza che solo attribuendo alla masseria un ruolo attivo nel funzionamento del territorio circostante si possa ottenere un risultato efficace. Il fine è l’attribuzione all’intero complesso, di una funzione che si relazioni con le molteplici caratteristiche di questa, nell’ottica di un intervento leggero e reversibile, che non pregiudichi future operazioni di studio nell’area, e preservi l’immagine paesaggistica che caratterizza il rudere. Gli interventi previsti sul sito sono stati proposti in accordo con le linee guida su cui si basa la Carta del Restauro del 1972. In particolare le operazioni individuate seguono questi principi: - integrazioni riconoscibili attraverso l’utilizzo di materiali differenziati; - interventi di consolidamento che mantengano l’aspetto del manufatto originario, nelle cromie e nell’utilizzo di materiali coerenti; - mantenimento delle condizioni ambientali in cui il manufatto si trova; - operazioni che permettano un futuro intervento di salvaguardia o restauro. Gli interventi sono stati suddivisi in diverse categorie seguendo la classificazione del Manuale operativo per il restauro architettonico18 : protezione (PR), aggiunta (AG), pulitura (PU), consolidamento (CN), biocida (BIO), rimozione (RIM). 18

38

FRANCESCHINI S., GERMANI L., Manuale operativo per il restauro architettonico. Metodologie di intervento per il restauro e la conservazione del patrimonio storico, DEI, Roma, 2010.



3.3

Conservazione

dei

fabbricati

Il primo approccio al sito avverrà attraverso la potatura o l’eliminazione delle specie infestanti in modo da rendere possibile l’accesso, ora molto difficoltoso a causa della fitta vegetazione. Contemporaneamente avverrà anche una messa in sicurezza dei manufatti pericolanti attraverso un puntellamento, così da permettere l’inizio delle operazioni di restauro in totale sicurezza. • I nter vent i su lla c inta muraria Le murature della cinta muraria su cui è stato possibile rilevare lo stato di conservazione e prevedere interventi sono quelle sul lato est, ovest e nord. Infatti il lato sud della cinta costituisce un’unica ed estesa area in cui non è possible accedere. Le murature rilevate si presentano in una discreta condizione a livello statico, e non richiedono importanti interventi di ricostruzione o consolidamento, ad eccezione di un tratto completamente crollato nel lato ovest. Si riscontra però un avanzato stato di degrado sulla parte superficiale dei paramenti murari. Alcuni fattori che hanno causato la cattiva conservazione superficiale delle murature rivolte a sud-ovest sono l’orientamento, l’umidità e l’ombreggiamento dovuto alla fitta vegetazione. Ciò ha comportato una forte proliferazione di muschi, licheni, patine biologiche e piante infestanti.


Oltre a deturparne l’immagine, causano danni per via delle sostanze chimiche secrete dalle radici e provocano il distaccamento delle pietre per la penetrazione degli apparati radicali nella cartella muraria. - Interventi sulla vegetazione infestante e patina biologica : Per quanto riguarda la vegetazione infestante allo stato arbustivo ed i muschi e licheni, si interviene con un trattamento diserbante eseguito o per iniezione di agente biocida nell’apparato radicale o per irrorazione puntuale tramite irroratore a stantuffo (in questo caso si dovrà proteggere il paramento murario). Successivamente si procede con un accurato lavaggio delle superfici con acqua deionizzata, a pressione moderata, così da rimuovere i residui dell’agente diserbante e le strutture vegetali disseccate e poi si interviene con una pulitura a secco tramite l’impiego di spazzole a setole morbide, spugne ed aspiratori a bassa pressione al fine di rimuovere i depositi polverulenti. Infine si può prevedere un trattamento finale preventivo mediante vaporizzazione a bassa concentrazione di biocida, contro la

crescita

di

vegetazione

superiore

e

contro

la

formazione

di

attacchi

di microrganismi autotrofi. L’asportazione della patina biologica avviene con le stesse operazioni di lavaggio e pulitura indicate precedentemente, con l’aggiunta di una pulitura finale delle parti più coese attraverso un impacco assorbente.


- Protezione delle creste murarie : Per quanto riguarda le creste murarie, una volta eliminata la vegetazione infestante ed asportato il terreno depositato sulla superficie, si realizza un intervento di protezione che prevede la stuccatura fra i vari elementi e successivamente si procede con la stesura di un bauletto di malta che segue l’andamento irregolare della superficie muraria. - Consolidamento dei crolli superficiali del paramento murario: In varie parti della cinta muraria, come si è detto, si rilevano crolli e mancanze nella cartella esterna della muratura che si manifestano con la caduta o la perdita di materiale lapideo. Questo fenomeno è provocato principalmente dalla presenza di radici che crescono e si inseriscono

nel

paramento

murario

disgregandolo,

e

dall’erosione

dei

giun-

ti di malta che, a causa del dilavamento della superficie (e la conseguente polverizzazione della malta di calce), perdono la loro funzione legante. In questi casi si interviene consolidando gli elementi mediante presidi naturali in pietra formati da due pietre perpendicolari tra loro posizionati a sostegno del paramento murario.


Per limitare futuri crolli o distaccamenti degli elementi lapidei si interviene sui giunti di malta erosi attraverso una prima operazione di pulitura per rimuovere i detriti maggiori

ed

una

seconda

pulitura

per

eliminare

i

depositi

polverulenti.

Dopodiché si risarciscono i giunti in modo puntuale, “sottosquadro” e con una leggera inclinazione (così da favorire lo scorrimento dell’acqua piovana) con malta di calce di composizione e colore di fondo simile all’originale. - Consolidamento crollo dell’intero paramento murario: Per quanto riguarda la porzione di cinta muraria crollata nel tratto nord-ovest, si è scelto di non ricostruire il paramento murario ma di intervenire con un semplice consolidamento del terreno. Si interviene innanzitutto con una azione di pulitura e rimozione del terreno e dei detriti. Successivamente si consolida il terreno con un intervento di ingegneria naturalistica che prevede la messa in opera di

graticciate

formate

da

paletti

in

legno

di

castagno

e

talee

di

salice.


- Protezione delle buche pontaie: Un altro intervento che si prevede di mettere in opera è la protezione delle buche pontaie dalla nidificazione di uccelli e dal deposito di materiale al loro interno, attraverso la predisposizione di una rete metallica a maglie piccole fissata alle pareti interne. - Interventi su elementi lapidei erosi: Gli elementi lapidei, inoltre, sono interessati da una profonda erosione per corrasione del materiale causata dagli agenti atmosferici e dall’umiditĂ di risalita. In questi casi, dopo la pulitura, la ristilatura dei giunti di malta e, nei casi che lo richiedono, la rimozione delle pietre prive di decorazione e in avanzato stato di degrado, si esegue un intervento di consolidamento che prevede l’impregnazione degli elementi in buono stato di conservazione con composti inorganici. Nel caso in cui l’erosione abbia portato alla perdita completa di alcuni elementi lapidei si interviene con il montaggio di pietre di recupero simili per forma, dimensioni, caratteristiche fisiche e meccaniche a quelle attigue.

44



• Interventi

sulla

residenza

padronale

Le murature del complesso residenziale non presentano patologie gravi o dissesti statici compromettenti la sua stabilità. Le patologie da cui è colpito sono principalmente vegetazione infestante e patina biologica, e, su una superficie ridotta della copertura, cedimenti e crolli della struttura. Si rilevano inoltre vegetazione infestante ed erosione superficiale dei giunti di malta. Si interviene quindi con la rimozione della vegetazione e la ristilatura dei giunti di malta. All’interno inoltre vi è la necessità di prevedere un consolidamento delle murature che presentano dissesti e lesioni.

46



•Interventi

sul

torrione

- Interventi su giunti di malta ed elementi lapidei erosi: Sulla muratura si rileva principalmente una erosione superficiale dei giunti di malta su cui si interviene con una pulitura con acqua deionizzata e spazzole a setole morbide, e con una ristilatura “sottosquadro” dei giunti con malta di calce di composizione e colore di fondo simile all’originale. Presenta anche una erosione profonda per corrasione delle pietre della porta di ingresso. Dopo una pulitura con acqua deionizzata, si ristilano i giunti e si consolidano le pietre mediante impregnazione con composti inorganici tipo silicato d’etile. - Interventi sulle fessurazioni: Sono presenti anche alcune fessurazioni che dopo una pulitura vengono stuccate con malta di calce naturale con caratteristiche fisico – meccaniche simili a quella originale. - Interventi sulle riprese cementizie: In estese aree del prospetto nord si rileva la presenza di riprese cementizie che a causa dell’incompatibilità

con

i

materiali

originali

sono

in

fase

di

distacco.

Si interviene con una pulitura a secco seguita da una cauta rimozione delle riprese con vibro-incisori e micro-scalpelli ed una ristilatura dei giunti in “sottosquadro” con malta di calce di composizione e colore di fondo simile all’originale.

48



3.4 Gli

Interventi

interventi

identificati

sulla

sono:

vegetazione

manutenzione

straordinaria,

potatura

di

ridimensionamento delle chiome, eliminazione manuale o meccanica dei fusti e degli apparati radicali, eliminazione dei fusti tramite cercinatura e taglio. La manutenzione straordinaria è il primo intervento di risanamento del sito. Sul tappeto erboso si prevedono operazioni di pulizia, sfalcio, concimazione, rigenerazione e raccolta della vegetazione di risulta. Su alberi è prevista operazioni di potatura, eliminazione della vegetazione infestante, raccolta della vegetazione di risulta e l’eliminazione della parti ammalorate o secche. L’eliminazione dei fusti e degli apparati radicali si applica agli esemplari di specie infestanti che si caratterizzano per avere un comportamento arbustivo e che si trovano all’interno della dalla cinta muraria, in particolare in prossimità della residenza padronale. La localizzazione di questi esemplari permette di effettuare una operazione di estirpazione sia dei fusti che delle radici, senza il pericolo di danneggiare strutture murarie.

50


3.5 Interventi di possibile valorizzazione I termini chiave che esplicitano questi interventi sono valorizzazione e consolidamento. Per valorizzazione si intende una modalità di approccio al sito che mira a riscoprire le potenzialià architettoniche e allo stesso tempo che non ne condizioni in modo definitivo la fruizione e la funzione.19 A questo si lega la manutenzione, ovvero la messa in opera di operazioni leggere e non invasive.20 I principali materiali utilizzati sono il legno

di

castagno

(più

adatto

rispetto

ad

altri

a

resistere

agli

agenti

atmosferici), la pietra, la sabbia e la terra. Altri materiali secondari sono l’acciaio e il ferro, che vengono impiegati come elementi di collegamento, di ancoraggio e di sostegno. Per rendere nuovamente accessibile l’area è stato pensato di realizzare dei percorsi che guidano il visitatore alla scoperta dell’architettura. Sono tre i principali percorsi da cui è possibile accedere: Il percorso all’interno del complesso padronale, i percorsi dentro le mura a cui si può accedere dalle due entrate sul lato nord, e il percorso fuori le mura. Al di fuori della cinta muraria il percorso è realizzato con elementi

rettangolari

in

pietra

naturale

posati

nel

terreno,

che

guidano

il visitatore lungo tutto il perimetro del complesso. Nel percorso esplorativo della residenza padronale e dentro le mura si installano una serie di tubolari in acciaio sulla cui sommità è sagomato un pannello rettangolare che riporta notizie informative. Inserito in punti particolarmente interessanti del castello a livello storico o paesaggistico, diventa così un pannello informativo che guida il visitatore nella comprensione del luogo. Cfs. S. M. Musso, La conservazione programmata come sfida per una tutela innovativa del patrimonio culturale, in A. Canziani (a cura di), Conservare l’architettura. Conservazione programmata per il patrimonio architettonico del XX secolo, Electa, Milano 2009. 19

Cfs. S. Della Torre, La conservazione programmata: una strategia per il patrimonio storico-architettonico, in Aa. Vv., La conservazione programmata del patrimonio architettonico, Edizioni Angelo Guerini e Associati, Milano 2013. 20

51


Per quanto riguarda l’accessibilità al torrione, si prevede una messa in sicurezza della scala, posta sul lato occidentale, che consente l’accesso al piano che, in epoca medievale, costituiva il punto di controllo dell’intero complesso e costituisce quindi una tappa importante lungo il percorso che guida il visitatore alla scoperta della masseria. Questi interventi di manutenzione si esprimono con un linguaggio e con materiali contemporanei per rendere distinguibile ancora una volta l’apparato nuovo dal vecchio. Il lavoro presentato, al di là delle proposte specifiche per il recupero della masseria, ha tentato di tracciare una modalità di approccio al problema della conservazione e valorizzazione architettonica di un area avente un potenziale non ancora valutato ed indagato del tutto. Ritengo che il punto di forza di questa proposta stia nelle sue caratteristiche di non-invasività nei confronti della struttura esistente e nell’opportunità di rendere fruibile un monumento dimenticato del patrimonio storico. Ciò è volto non solo a conservare un luogo altrimenti abbandonato, ma anche a favorire la crescita e la rinomanza di una regione spesso vittima di incuria e disinteresse. ‘Quel che rimane’ è apparentemente una rovina, una storia archiviata, un passato ineluttabile e un frammento di pietra crollato.

Riportando alla luce

l’architettura si può riscoprire un fascino ancora vivo, una stratificazione di epoche e memorie di potere che nonostante l’indifferenza dell’uomo, ancora ‘rimane’.

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Bibliografia R. Koolhaas, What Ever Happened to Urbanism? The Monicelli Press, New York, 1995 D. Colistra, D. Mediati, Masserie fortificate in Calabria, Iiriti Editore, 2011. E. MANZI, V. RUGGIERO (a cura di), La casa rurale in Calabria, Olschki Editore, 1987. O. Milella, Torri e masserie. Nel «Giardino Mediterraneo». Gangemi Editore, 1997. G. SCAMARDI, La dinemsione dell’abitare. Il palazzo, la villa, la casa, in Storie della Calabria. Musso Stefano Francesco, Recupero e restauro degli edifici storici. Guida pratica al rilievo e alla diagnostica - IV edizione aggiornata e ampliata, EPC editore, Roma. Ruskin, J., The seven lamps of Architecture, 1849, traduzione italiana di Pivetti, R. M., Le sette lampade dell’Architettura, Editoriale Jaca Book, Milano, 1982. Giovanni G. Amoroso, Materiali e tecniche del restauro, Dario Flaconi Editore, 1996. B. Paolo Torsello, Che cos’è il restauro? Nove studiosi a confronto, Marsilio Editori, Venezia 2005, Restauro architettonico. Padri, teorie, immagini, Franco Angeli, Milano 1984. FRANCESCHINI S., GERMANI L., Manuale operativo per il restauro architettonico. Metodologie di intervento per il restauro e la conservazione del patrimonio storico, DEI, Roma, 2010. Il minimo intervento nel restauro, Nardini Editore, 2004. S. M. Musso, La conservazione programmata come sfida per una tutela innovativa del patrimonio culturale, in A. Canziani (a cura di), Conservare l’architettura. Conservazione programmata per il patrimonio architettonico del XX secolo, Electa, Milano 2009. S. Della Torre, La conservazione programmata: una strategia per il patrimonio storicoarchitettonico, Edizioni Angelo Guerini e Associati, Milano 2013.

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Ringraziamenti Ringrazio il Professore Architetto Stefano Francesco Musso per il grande supporto nello sviluppo di questo lavoro conclusivo del percorso triennale. Il grazie più grande va ai miei genitori, per la loro capacità di rasserenare ogni mio sfogo e per essermi stati accanto (se pur a 1.100,2 Km di distanza) in ogni istante di questo percorso. A mio fratello Giovanni, per avermi insegnato l’arte della leggerezza. A mia sorella Cristiana, la persona a cui dedico questo traguardo, che è stata il punto saldo a cui potermi aggrappare nei momenti difficili, e la complice con cui condividere quelli felici. Da sempre, ogni obiettivo diventa raggiungibile perchè ci sei tu al mio fianco. Ai nonni, semplicemente per il loro amore. Agli amici di sempre e quelli incontrati durante questi anni, per i momenti meravigliosi passati insieme, per ogni discorso e momento di condivisione. Infine a Genova, la città che mi ha accolta; Alle vie che ho percorso ad ore improbabili della notte con un modellino in mano; A tutte le sensazioni contrastanti che ho vissuto in questi anni. Per questo e molto altro, grazie della rivincita che mi hai dato.

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