Quel che sara’ Progetto di restauro e riqualificazione della masseria fortificata San Mauro a Corigliano Calabro (CS)
Relatore: Prof. Arch. Stefano Francesco Musso Candidata: Benedetta Buzzurro
Corso di Laurea Magistrale in Architettura (classe LM-4) Anno Accademico 2021-2022
Quel che sara’ Progetto di restauro e riqualificazione della masseria fortificata San Mauro a Corigliano Calabro (CS)
Relatore: Prof. Arch. Stefano Francesco Musso Candidata: Benedetta Buzzurro
INDICE
01
Abstract
7
Introduzione
9
1.1 Origini e modelli insediativi della masseria fortificata calabrese
12
1.2 Il sistema delle masserie fortificate in Calabria
16
1.3 Lo stato della pianificazione
28
1.4 La masseria San Mauro dal punto di vista tipologico, 5 storico e formale
36
02
2.1 Rilievo Geometrico
50
2.2 Materiali e tecniche costruttive
66
Rilievo e diagnosi
2.3 Stato di conservazione
72
2.4 Distribuzione dei fenomeni di degrado
86
Inquadramento storico e territoriale
03 Progetto di restauro, rilievo e valorizzazione
04 Bibliografia
3.1 Interventi di conservazione e restauro
96
3.2 Interventi di consolidamento strutturale
114
3.3 I criteri e le tecniche di intervento
121
3.4 Opere di nuova progettazione
122
3.5 Esiti del progetto
130
4.1 Bibliografia
162
4.2 Sitografia
164
Ringraziamenti
166
6
Abstract Ad un primo sguardo, la masseria fortificata San Mauro emerge con i suoi archi e i suoi merli tra le cime di un vasto aranceto, lasciando trapelare solo in parte la sua maestosità. Chi percorre quella strada di passaggio viene catturato, non solo dalla bellezza del complesso, ma purtroppo, anche dal suo decadimento. Varcando l’androne voltato del torrione si viene proiettati in un luogo suggestivo, che racconta storie di un passato durato cinque secoli e interrotto lasciando posto ad abbandono e declino. Costruita per essere una dimora nel Cinquecento, assunse in seguito diverse funzioni, dimostrandosi flessibile e resistente all’azione sia antropica che naturale. Il progetto di restauro ha l’obiettivo di riportare in luce e, dove non sia possibile alla memoria, tale storia, garantendone un’adeguata valorizzazione. Questa tesi, inoltre, intende proseguire e approfondire uno studio in parte già svolto e trattato nell’elaborato finale del triennio, dal titolo: “Quel che rimane”.
fig.1
Vista dalla s. statale 106 Jonica
7
8
Introduzione L’enorme ricchezza architettonica che offre il territorio calabrese è spesso offuscata dalla generale inconsapevolezza di un ricco patrimonio esistente ancora inesplorato. Questa tesi ha un duplice scopo: da un lato, la comprensione il più possibile approfondita della masseria in oggetto e dall’altro ricucirne la storia finora in gran parte ignota. Sono state effettuate attente ricerche storiche, letture e interpretazioni dei segni stratigrafici, rilievi e diagnosi; questo studio non pretende di essere completo, ma può risultare utile in quanto propone interventi volti a eliminare le cause di degrado e la sua refunzionalizzazione. La proposta di restauro intende assicurare il rispetto delle tracce che il tempo ci ha consegnato, incentivando il diffondersi di valori e significati e coinvolgendo al contempo la popolazione nel processo di mantenimento e conservazione, garantendone così una costante rinascita.
fig.2
Dettaglio della chiave dell’arco nella loggia
9
01
Inquadramento storico e territoriale
1.1
Origini e modelli insediativi della masseria Calabrese
Le masserie presenti sul territorio calabrese rappresentano un patrimonio in gran parte abbandonato e soggetto a progressivo degrado. Dal saggio “La masseria meridionale” di Benito Spano1 possiamo comprendere e meglio definire il termine masseria, che identifica un sistema di più costruzioni rustiche destinate sia alla residenza che alla conduzione del fondo ad esso annesso, ed un utilizzo che va dalla trasformazione al deposito dei prodotti agricoli. Un’ulteriore caratteristica del sistema di masserie calabresi, distinguibili da particolari condizioni morfologiche, le categorizza come “fortificate”, in quanto presentano aspetti morfostrutturali destinati alla difesa, quali torri, bastioni e merli rettangolari. In ogni epoca, le comunità stanziali hanno ripreso codici architettonici ed elementi tipici delle civiltà con cui entravano in contatto e che venivano assimilate alla propria cultura. Le masserie fortificate calabresi si presentano, ad oggi, come l’aggregazione di elementi archetipici consolidati nei modelli insediativi peculiari dell’area mediterranea, nei quali emergono due elementi sempre ricorrenti: il recinto e la corte, che creano una sorta di filo conduttore tra presente e passato.
Il recinto e la corte: demarcazione tra dentro e fuori, tra un interno sicuro e finito ed un esterno misterioso e infinito. L’atto del recingere un luogo nasce da uno dei bisogni più primitivi dell’uomo: ricerca di sicurezza, protezione, intimità e controllo di un determinato territorio posto sotto il proprio incontrastato dominio. In questo senso, l’atto di tracciare un recinto si carica anche del valore di un rito: separa, sacralizza un luogo, escludendo e sottraendo una porzione di spazio all’ambiente naturale e separandosi da esso. Di conseguenza, si innesca un meccanismo che porta l’uomo a cercare di ricreare all’interno del recinto, spazi dedicati alla natura; nascono così frammenti di spazio aperto, come le corti e i giardini. (Fig. 3)
1 B. Spano, La masseria meridionale, in G. Barbieri, L. Gambi (a cura di), La casa rurale in Italia, Leo S. Olischki, Firenze 1970, pp. 271-290. 12
fig.3 Murad III e la sua corte nel giardino del Topkapi Sarai, dipinto a doppia pagina, copia dello Hunarmene di Loqman, bottega della corte ottomana, 992/1584 (Istambul, Tks, H. 1523, ff. 18v, 19r). Da A. Petruccioli, Il giardino... cit.
13
La domus: sintesi dell’abitare mediterraneo per eccellenza, è il modello abitativo diffuso dall’Impero romano. Si sviluppa attorno ad un “atrium”, luogo centrale della casa intorno al quale si dispongono le stanze. A questo modello venne successivamente integrato un elemento di origine greca, il “peristilium”, un’area recintata da porticati per tutti e quattro i lati, che si ritrova per lo più nelle domus aristocratiche. Vitruvio identifica nelle domus due spazi ben distinti, da un lato gli spazi riservati al padrone di casa (“loca propria”) e dall’altra quelli pubblici “communi”, destinati anche alla gente del popolo, che poteva entrare di diritto senza essere stata invitata.2 (Fig. 4)
La cellula base è la casa, realizzata con la tecnica costruttiva del pisé o in terra cruda. In alcuni casi sono presenti anche granai (“ighrem”) e magazzini (“agadir”), costruiti anche su più piani. All’interno sono presenti ambienti disposti intorno a piccoli cortili.4 (Fig. 5)
La casba: tipica della regione del Maghreb, in arabo ( ةبصقqaṣba), letteralmente “fortezza” 3 è nell’architettura islamica, una cittadella fortificata situata nella parte interna della città. La sua costruzione risale al Seicento e può essere definita come aggregazione di più unità elementari riunite in un unico recinto. Le mura sono decorate con motivi berberi a rilievo o incisi. La casba si presenta come un complesso solcato da stradine e perimetralmente cintato da mura difensive con torri ornate da merli e punteggiate da piccole aperture che ne confermano la funzione di difesa.
Il monastero: è una modello insediativo autosufficiente nato con l’intento di perseguire l’indipendenza dal mondo esterno. Tutti gli edifici sono disposti attorno ad un fulcro centrale che è il chiostro, che stilisticamente riprende l’“atrium” della domus romana. Due elementi ricorrenti nei monasteri sono la soglia ed il giardino; la prima costituisce la frontiera tra interno ed esterno, tra privato e pubblico, tra sacro e profano; il secondo è la forma tipica di giardino medievale: l’hortus conclusus, elemento non più isolato ma racchiuso tra mura. (Fig. 7)
Il castello: rappresenta il fattore di congiunzione tra la casba e la masseria fortificata e ricopre al contempo due funzioni, quello di dimora e quello di struttura difensiva. La corte, delimitata da un muro di cinta, prevede ulteriori elementi di difesa, mentre all’interno del castello sono disposti il palazzo, la torre ed altri edifici ad uso abitativo. (Fig. 6)
2 E. De Albertiis, La casa dei romani, Longanesi, Milano 1990, pp. 149,150. 3 “Casba”, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell’Enciclopedia Italiana. 4 P. Cuneo, Storia dell’Urbanistica. Il mondo islamico, Laterza, Roma-Bari 1986, p. 197. 14
fig.4
fig.5
fig.6
fig.7
Domus romana
Casba araba
Castello
Monastero
15
1.2
Il sistema delle masserie fortificate in Calabria
Le masserie sono organismi unitari e funzionalmente autosufficienti caratterizzate da una precisa gerarchia fra le parti costitutive. Nel panorama delle masserie presenti sul territorio calabrese, si possono individuare due categorie principali: “masseria a corte” e “masseriafortezza” 5.
Da quelle prese in esame (Fig. 8) emergono punti di contatto e analogie negli elementi costruttivi, affinità planimetriche e simili relazioni volumetriche, talvolta, le tipologie si ibridano dando vita a modelli misti. 6
Masseria a corte Categoria
Masserie a corte chiusa
Masserie a corte con aggregazione articolata
Masseria - fortezza
Denominazione
Comune
Categoria
Petruzzelli
Castrovillari (CS)
Malvitano
Rossano Calabro (CS)
Sant’Irene
Rossano Calabro (CS)
Castello Romano
Rossano Calabro (CS)
Trocino
Crotone (KR)
Giamiglione
Crotone (KR)
Caresi
Petilia Policastro (KR)
Forgiano
Isola Capo Rizzuto (KR)
Gallo
Castrovillari (CS)
Gonzales
Girifalco (CZ)
Varcasia
Castrovillari (CS)
Tamburi
San Basile (CS)
San Mauro
Corigliano Calabro (CS)
Parapugna
Frascineto (CS)
Pantaleo
Rossano Calabro (CS)
Camporota
Castrovillari (CS)
Migliuso
Serrastrezza (CZ)
Masserie con torre
Masserie - castello
Masserie a recinto fortificato
Denominazione
Comune
Massara
Strongoli (KR)
Torre Pinta
Rossano Calabro (CS)
Torre di Fasana
Strongoli (KR)
Sabatini
Cirò Marina (KR)
Messanelli
Crosia (CS)
Venneri
Montegiordano (CS)
Solano
Cariati (CS)
Pepe
Staletti (CZ)
Monisciano
Borgia (CZ)
5 D. Colistra, D. Mediati, “Masserie fortificate in Calabria”, Iiriti Editore, 2011, pag. 39-60. 6 A. CALDERAZZI, R. CARAFA (a cura di), “La Calabria fortificata. Ricognizione e schedatura del territorio”, Vibo Valentia, 1999. 16
Epoca
XIX - XX sec. XIX sec. XVII - XVIII sec. XVIII sec. XVII - XVIII sec. XVII sec. XVI sec. XVI - XVII
Uso attuale
7.7% 26.9% 3.8% 7.7% 23.1% 7.7% 11.5% 11.5%
Stato di conservazione
fig.8 Distribuzione delle masserie per tipologia sul territorio
Ottimo Buono Discreto Mediocre Pessimo
11.5% 19.2% 19.2% 38.5% 11.5%
Residenziale 3.8% + agricolo Produzione 7.7% agricola Attività sociali 3.8% Abbandono 50% Residenziale 15.4% Azienda 11.5% agricola Ricovero per 7.7% animali
Proprietà
Privato Pubblico
7.7% 92.3%
17
fig.9
Le masserie a corte si sviluppano tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo. Se ne distinguono due sottocategorie:
La masseria a corte chiusa. (Fig. 9) In questa tipologia, tutti i volumi (casa padronale, depositi, stalle, ecc.), sono distribuiti in modo tale da creare una corte chiusa e compatta; in alcuni casi, i fabbricati sono addossati al muro di recinzione. La casa padronale predomina sugli edifici circostanti, dove la posizione delle scale, che danno accesso al piano nobile del palazzo, sono poste in asse all’ingresso della masseria, accentuandone così la monodirezionalità;
Petruzzelli Castrovillari (CS)
Malvitano Rossano Calabro (CS)
Caresi Petilia Policastro (KR)
Trocino Crotone (KR)
Forgiano Isola Capo Rizzuto (KR)
S. Irene Rossano Calabro (CS)
Giamiglione Crotone (KR)
18
Castello Romano Rossano Calabro (CS)
fig.10
fig.11
fig.12
Riprese fotografiche di Alessandra Chemollo, masseria Caresi a Petilia Policastro 19
fig.13
Camporota Castrovillari (CS)
Migliuso Serrastretta (CZ)
La masseria a corte con aggregazione articolata o masseria a blocchi. (Fig. 13) In questa tipologia, i volumi non si presentano come un’aggregazione compatta attorno ad uno spazio aperto, bensì sono distribuiti attorno alla corte con apparente casualità. La diffusione di tale modello è fortemente relazionata alla riorganizzazione del territorio baronale e al processo di rifeudalizzazione. Le nuove strutture, o le integrazioni effettuate sulle preesistenze, non alterano il codice genetico dell’originale tipologia edilizia. Sono composte da un blocco di edifici compatti, in cui il fulcro è il corpo edile massiccio della casa padronale, collocato nella maggior parte dei casi sul lato sinistro rispetto all’ingresso. Il volume del palazzo padronale emerge in modo evidente dal complesso, guadagnando in altezza e contraddicendo l’asse simmetrico di entrata che, pertanto, risulta sbilanciato percettivamente rispetto al blocco stesso. Sul lato destro del blocco della corte si sviluppano i corpi secondari.
Varcasia Castrovillari (CS)
Gallo Castrovillari (CS)
Tamburi S. Basile (CS)
Parapugna Frascineto (CS)
Gonzales Girifalco (CZ) 20
fig.14
fig.15
fig.16
Riprese fotografiche di Alessandra Chemollo, masseria Camporota a Castrovillari 21
fig.17
La masseria-fortezza è la tipologia maggiormente diffusa sul territorio calabrese. Se ne distinguono tre sottocategorie:
La masseria con torre. In questa tipologia, le torri, elemento difensivo per eccellenza, diventano parte essenziale della struttura. La diffusione di questo elemento, risale alla prima metà del Cinquecento, quando Toledo, viceré del Regno di Napoli, mise in atto un esteso piano di difesa costiero centrato sulla realizzazione di torri di avvistamento e segnalazione; un’operazione resa necessaria dalle innumerevoli incursioni turche che saccheggiarono e distrussero sia il litorale tirrenico che quello ionico7. Le torri a basso tronco piramidale su cui si imposta il secondo livello parallelepipedo, sono spesso caratterizzate da ambienti voltati, destinati sia all’abitazione del torriere che all’immagazzinamento delle munizioni. Nella fase d’uso successiva, le torri vennero inglobate all’interno del sistema produttivo, divenendo, in alcuni casi, parte della residenza padronale o punto di stoccaggio merci. L’evoluzione degli accorgimenti architettonici mostra il definitivo abbandono delle torri medievali a vantaggio di ampi torrioni cilindrici e di bastioni pentagonali che si ritrovano sia in fortificazioni preesistenti e castelli adeguati alla difesa, sia nei castelli costruiti ex-novo. (Fig. 17) 22
Massara Strongoli (KR)
Torre Pinta Rossano Calabro (KR)
Torre di Fasana Strongoli (KR)
fig.18
fig.19
fig.20
Riprese fotografiche di Alessandra Chemollo, masseria Torre Pinta a Rossano Calabro 23
fig.21 Solano Montegiordano (CS)
Venneri Cariati (CS)
La masseria-castello. In questa tipologia si riprende la forma di una piccola fortificazione compatta, munita di accorgimenti difensivi. Questo modello si diffuse a partire dal XVI-XVII secolo e viene associato alla tipologia di castello tardo-medievale.8 (Fig. 21)
Monisciano Borgia (CZ)
Sabatini Cirò Marina (KR)
Pepe Staletti (CZ)
7 M. Mafrici, Il sistema difensivo calabrese in età viceregale, in “Rivista Storica Calabrese”, I (1980), 1-2, pp. 29-52 8 F. SALVESTRINI, F. SENATORE “La signoria rurale nell’Italia del tardo medioevo. 2 Archivi e poteri feudali nel Mezzogiorno (secoli XIV-XVI)”, Firenze University Press Editore, Firenze, 2021 24
Messanelli Crosia (CS)
fig.22
fig.23
fig.24
Riprese fotografiche di Alessandra Chemollo, masseria Solano a Montegiordano 25
fig.25
La masseria a recinto fortificato. In questa tipologia l’elemento centrale è il recinto, il cui carattere difensivo è rafforzato da elementi tipici del repertorio delle fortificazioni: torrette, merli, feritoie. Di questa tipologia spesso rimangono ben distinguibili i volumi secondari rispetto al nucleo originario. Questi complessi a pianta rettangolare con torrette angolari quadrate, costituiscono vere e proprie postazioni paesaggistiche a 360°. Le masserie a recinto fortificato sono realizzate per traguardare ad angolo giro il territorio, rendendo visibili le costruzioni sempre di tre quarti, con un gioco di prospettiva che esalta gli angoli dei volumi. Esempio di spicco è la Masseria San Mauro a Corigliano Calabro, dove la tipologia a castello e quella a corte si fondono, dando origine ad un complesso che si sviluppa su due corti e che presenta i caratteri tipici della masseria a recinto fortificato. (Fig. 25)
26
Pantaleo Rossano Calabro (CS)
S. Mauro Rossano Calabro (CS)
fig.26
fig.27
fig.28
Riprese fotografiche di Alessandra Chemollo, masseria Pantaleo a Rossano Calabro 27
1.3
Lo stato della pianificazione
Il Castello San Mauro, ubicato a Cantinella, frazione del comune di Corigliano Calabro (CS), si trova all’interno di un’area tutelata più complessa (Cozzo San Mauro) sottoposta a vincolo dalla Legge n. 1089 del 1939 “Tutela delle cose di interesse storico, artistico e archeologico”, confermata dal D.M. 06.11.1982 art. 1-3-21 (Legge n°1089/1939) e dal D.L. n. 42/2004 Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio 9. Immerso in un vasto aranceto, la masseria fortificata fu costruita sui ruderi di un precedente monastero medievale, ed essendo situato ai margini di una fertilissima pianura, divenne un importante centro di raccolta alimentare. Le trasformazioni e gli ampliamenti succedutesi nei secoli, trattati nel capitolo successivo, testimoniano la grandiosità della masseria, rimasta attiva fino al 1836. Attualmente di proprietà privata, la masseria è in cattivo stato di conservazione. 10 (Figg. 29, 30, 31) Dal 2021 è in corso un atto giudiziario per avviare i provvedimenti necessari per l’acquisizione del bene, un passaggio che può rappresentare il punto di svolta per il suo recupero e conservazione.
Infatti, i beni di proprietà privata tra i quali rientra la masseria fortificata (impropriamente chiamata castello), secondo le norme del “Codice dei beni culturali e del paesaggio” sono sottoposti ad un regime giuridico limitativo della libera circolazione che prevede, in caso di alienazione tra privati, il potere di prelazione dello Stato (o, in subordine della Regione, della Provincia o del Comune) che, dove esercitato, determina l’acquisizione dei beni in mano pubblica e la perdita di efficacia dell’atto di trasferimento già perfezionato 11. A giudicare dai materiali fortuitamente rinvenuti in quella zona negli anni passati, il vincolo archeologico posto sull’area, si riferisce all´esistenza di una necropoli non ancora esplorata.
9 https://www.famedisud.it/il-castello-san-mauro-del-xvi-secolo-sta-per-diventare-patrimonio-pubblico/ 10 https://anticabibliotecacoriglianorossano.it/mostre/castello-di-san-mauro-a-cantinella/ 11 https://coriglianocalabro.it/index.php/2021/03/15/castel-san-mauro-approvato-atto-di-indirizzo-per-l-acquisizione-nel-patrimonio-comunale/ 28
fig.29
fig.30
fig.31
Riprese fotografiche di Alessandra Chemollo, masseria San Mauro a Corigliano Calabro 29
● Segni architettonici, culturali, storici e artistici
● Stato manutentivo
● Possibile utilizzo degli spazi per eventi e attività culturali ● Presenza di strutture non idonee per attività produttive ● Contesto territoriale
● Assenza di pannelli informativi
● Frequentazione del territorio da parte di varie tipologie di visitatori ● Forte potenziale culturale e turistico ● Forte domanda di riqualificazione del bene da parte delle comunità limitrofe
Punti di Forza
Opportunità
● Domanda crescente di turismo
30
● Accesso libero che espone il manufatto ad episodi di vandalismo ● Scarsa o mancata promozione del territorio e delle sue eccellenze
S
W
O
T
● Acquisizione del bene nel patrimonio culturale ● Interventi di restauro e valorizzazione
● Mancanza di collegamenti con i centri abitati limitrofi
Debolezze
Minacce
● Edilizia invasiva ● Nascita di forme di turismo poco sostenibile ● Mancato adeguamento nell’attuazione degli interventi
fig.32
Inquadramento territoriale
31
Documenti storici
fig.33 Estratto della Relazione Generale Fonte: Piano Regolatore Generale, Comune di Corigliano C. (CS), Anno 1987, Pag. 25. 32
Inquadramento Catastale
fig.34 Estratto del catasto dei terreni. L’immobile risulta identificato nel catasto dei Fabbricati al Foglio 56, Particelle 4, 211,2. Fonte: https://www.agenziaentrate.gov.it/ 33
34
fig.35 Individuazione della masseria San Mauro nel Piano Regolatore Generale. Comune di Corigliano Calabro, Provincia di Cosenza, Tavola 1B. Fonte: http://comune.coriglianocalabro.cs.it/
35
1.4 r
La masseria San Mauro dal punto di vista storico, tipologico e formale
La storia della masseria a recinto fortificato San Mauro è descritta in più saggi e, da un’analisi attenta delle sue stratificazioni materiali, si può facilmente notare quali siano state le principali fasi costruttive del complesso. Il palazzo San Mauro fu costruito da Bernardo Sanseverino, principe di Bisignano, come edificio isolato nel 1515 sulle macerie di un monastero risalente al 977 e distrutto a seguito di un’incursione di pirati Arabi dell’emiro AI Qasim, provenienti dalla Sicilia. La data di costruzione è riportata in un’epigrafe su lastra in pietra calcarea, racchiudente lo stemma sanseverino a bassorilievo, collocato sulla porta d’accesso della loggia. La conferma dell’ipotesi che la residenza signorile appartenga alla prima fase costruttiva del complesso, è il riferimento che l’epigrafe fa alla sola domus. In seguito alla morte di Bernardino Sanseverino, avvenuta nel 1517, il figlio Pietro Antonio diede avvio a quella che viene interpretata come la seconda fase costruttiva del complesso. Tra il 1535 e il 1544, in previsione del soggiorno dell’imperatore Carlo V, fu fatto “innalzare il superbo Palagio di legname, scompartito in vari appartamenti, e fornito di Officine, scuderie, Cantine, e quanto era d’uopo per servire ad ospitare uno Imperatore con tutta 12 Cfr. G. Gatta, Memorie topografico-storiche della provincia di Lucania, Gennaro Muzio, Napoli 1732, anastatica Forni, Bologna 1966, p. 193; A. Antinori, Carlo V in Calabria, in Storia della Calabria… cit., pp. 19-28, in part. p. 25. 36
la sua gran Corte composta da Principali Signori dell’Europa”. 12 Documentazioni conservate nell’Archivio di Stato di Cosenza, descrivono dettagliatamente la trasformazione da domus a complesso organizzato in più edifici: “In primis l’Illustrissimo Principe possiede una certa dimora grande che si dice lo Palazzo di S.to Mauro in più e differenti membri di fabbrica, sale, camere e appartamenti, con grande cortile e cisterna ampissima e pozzo dentro il detto Palazzo e con stalla grande, dispensa e altri edifici che è stato edificato per mezzo di detto Illustrissimo Principe e con propri denari e adibito per propria abitazione: perciò detto Palazzo è in muratura tutto all’intorno e con torre, e con sito nella superficie piana del territorio della detta terra disabitata di S.to Mauro. Così pure possiede un giardino grande contiguo a detto palazzo tutto all’intorno in muratura edificato per mezzo dell’Illustrissimo Principe e con proprio denaro coltivato con alberi di limone, con alberi da frutto di melograno e altri alberi fruttiferi. Così pure possiede un’altra dimora circondata da mura e composta da diversi membri di fabbrica, consistente di case ed edifici, nella quale vi è una grande stalla per i muli e un fig.36
Ingresso della masseria fortificata S. Mauro
37
granaio con altra dispensa, situato nel medesimo luogo nella strada davanti a sopradetto Palazzo grande. Così pure possiede un trappeto con casa e con ogni apparato e strumento ad esso pertinente, contiguo al sopradetto Palazzo grande. Così pure una certa cappella propria del Palazzo. Così pure una certa chiesa titolata di S.to Antero.” 13 Nella documentazione citata, tratta dal libro “Torri e masserie [...]”, vengono indicate le strutture di servizio che un tempo affacciavano sulla grande corte e di cui oggi ne vediamo solamente i ruderi. Al 1616 risale la vendita all’asta del feudo al Principe Filomarino, di cui però non permangono notizie, se non l’atto notorio che ne indica la successione fino all’acquisto del genovese Agostino Saluzzo, il quale avviò lavori di restauro per abbellirne l’aspetto. La terza fase risulta datata tra il 16151750, ed interessò la chiesa, la stalla ed il palazzo signorile. Vennero arricchite le facciate con cornici marcapiano, sostituito il tetto e munite le finestre di “cantoni e guarnite con li ferri di Genova.” 14 A questa fase costruttiva risale anche la realizzazione delle arcate presenti nella seconda corte, impropriamente definite porticati, che delimitavano spazi destinati allo stoccaggio e al deposito di grano.
Fu proprio l’incremento della produzione di grano, così ingente da essere esportato, a segnare la concessione del titolo di principe ad Agostino II Saluzzo, da parte di Carlo VI nel 1726, quale premio per aver garantito la fornitura di grano oltre che per la masseria, per l’intera capitale del regno. Nel 1829, dopo gli anni d’oro del feudo, la masseria venne acquistata dai Campagna, e ciò segnò la quarta ed ultima fase costruttiva ed il passaggio d’uso da stoccaggio del grano a concio della liquirizia. Il complesso terminerà la sua nuova funzione di fabbrica di liquirizia solamente dieci anni dopo l’avvio. Ad aggravare lo stato di conservazione sono stati i lavori di sbancamento risalenti al XX sec., come nel caso della copertura della seconda corte e parte della residenza padronale. Oltre a mutare l’aspetto originale del complesso, queste operazioni improprie hanno causato il crollo di parti del manufatto; per arrestare l’instabilità di alcuni parametri murari della corte secondaria sono stati realizzati contrafforti. Attualmente, anche se la masseria risulta di proprietà privata, versa in stato di rudere, nonostante la configurazione architettonica risulti essere complessivamente quella del XIX secolo. (Fig. 37)
13 La Platea delle terre di Corigliano e del feudo disabitato di San Mauro, Terre di Corigliano: Inventario dei Corpi Feudali, dei beni già reintegrati alla Principale Corte nel 1526 e quelli da reintegrarsi, a. 1544, fasc. 7, redatta da Sebastiano della Valle, è conservata in Archivio di Stato di Cosenza (Ascs), Archivio Saluzzo di Corigliano, Carte economiche-Patrimonio (1516-1769), ed è parzialmente riscritta in O. Milella, Torri e masserie. Nel “Giardino Mediterraneo” cit., p. 156. 14 Le grate giunsero via mare da Genova il 16 giugno 1651: Archivio Comune di Corigliano (ACC), Archivio Saluzzo di Corigliano. 38
fig.37
Riproduzione planimetrica della masseria fortificata S. Mauro
39
In conclusione, si può evincere che sono quattro le principali fasi costruttive del complesso (Fig. 38):
Prima fase: 1515 / 1516
Costruzione del Palazzo di San Mauro.
Seconda fase: 1535 - 1544
Il Palazzo viene trasformato in dimora signorile a carattere residenzialeproduttivo. Viene realizzato il parametro murario che delimita le due corti, inglobando la residenza signorile posta sul lato sud-ovest del complesso; vengono costruite le stalle, un granaio ed un frantoio.
Terza fase: 1615 - 1650
Nella seconda corte vengono realizzati i porticati che fungono da magazzini insieme alla corte interna. Nel 1650 vengono effettuati i restauri alla chiesa, alla stalla e gli interventi che riguardano la costruzione della loggia che con le due rampe laterali permette di accedere alla residenza. Fra il 1747 e il 1749 viene annessa una sacrestia alla chiesa di S.to Antero.
Quarta fase: 1829 - 1844
Il frantoio viene trasformato in concio per la liquirizia.
40
1515 1535 /1544
1615 /1750
1829 /1844
XX sec. 2022
fig.38
Linea del tempo
41
42
43
44
45
46
47
02
Rilievo e diagnosi
2.1
Rilievo geometrico
Lo studio riportato è l’insieme di elaborati che permettono di comprendere lo stato attuale della masseria fortificata San Mauro. Un primo rilievo, volto a rilevare l’impianto tipologico della masseria fortificata venne raccolto nel volume “Masserie fortificate in Calabria” e pubblicato nel 2011. I successivi sopralluoghi hanno permesso di toccare con mano lo stato attuale in cui versa il manufatto, e insieme alla documentazione archivistica è stato possibile aggiornare tali elaborati grafici e ricostruire una più dettagliata
configurazione architettonica della masseria. La documentazione fotografica consente di avere sufficienti informazioni riguardo le condizioni attuali delle varie parti che costituiscono il complesso, rivelandosi fondamentali nella fase di analisi dei fenomeni di degrado. A seguire sono riportate le schede che riassumono la collocazione dei singoli fabbricati, il loro ingombro e accessibilità e infine sono inseriti gli elaborati grafici relativi allo stato di fatto della masseria San Mauro.
5
4 3 4 4
5
5
4
1
2
1 2 3 4 5 50
Mura di cinta Torrione Residenza signorile Edifici di servizio Porticati e corte interna
scala 1:1000
Elemento
Mura di cinta
Posizione all’interno del complesso Accessibilità Superficie coperta (mq) Altezza (m)
Perimetrale 2 ingressi sul fronte nord 9’136 minimo di 3.7, massimo di 5.2
Elemento
Torrione
Posizione all’interno del complesso Accessibilità Coperta Superficie coperta (mq) Netta Totale Altezza (m) Vano Elemento
Posizione all’interno del complesso Accessibilità Coperta Superficie coperta (mq) Altezza (m)
Netta Totale Vano
Elemento
Posizione all’interno del complesso Accessibilità Coperta Superficie coperta (mq) Netta
Altezza (m)
Totale Vano
Elemento
Posizione all’interno del complesso Accessibilità Superficie coperta (mq) Altezza (m)
Prima corte, nord-ovest Ingresso dalle scale esterne sul lato ovest 61.8 34 12.8 5.6
Residenza signorile Prima corte, Sud-ovest 3 ingressi al Piano Terra dal fronte Nord; 1 ingresso al Piano Terra dal fronte Est; 1 ingresso dalla loggia al Piano Nobile 523.8 Loggia: 85 Piano Terra: 189.6 Paino Nobile: 212 minimo di 9.8, massimo di 14 Piano Terra: 5.4 Paino Nobile: 5.7
Edificio di servizio Prima corte, distribuiti perimetralmente Edificio fronte Nord: 3 ingressi Edificio fronte Est: 3 ingressi Ex Concio per la liquirizia: accessibile Edificio fronte Nord: 189 Edificio fronte Est: 161 Ex Concio per la liquirizia: 32 Edificio fronte Nord: 160 Edificio fronte Est: 145 Ex Concio per la liquirizia: 27 Edificio fronte Nord: minimo di 2.6, massimo di 5 Edificio fronte Est: minimo di 2.6, massimo di 5 Ex Concio per la liquirizia: 6.6 Edificio fronte Nord: minimo di 2.4, massimo di 4.7 Edificio fronte Est: minimo di 2.4, massimo di 4.7
Porticati e Corte interna Seconda Corte 1 ingressi sul fronte nord, 1 ingresso dalla Prima corte 1’945 8.3 51
52
scala 1:1000
53
54
scala 1:1000
55
56
scala 1:1000
57
58
Prospetto nord
Prospetto ovest 59
60
Prospetto sud
Prospetto est 61
62
Sezione nord
Sezione ovest 63
64
Sezione sud
Sezione est 65
2.2
Materiali e tecniche costruttive
Il manufatto presenta una stratificazione materiale e, di conseguenza storica, articolata in quattro diverse fasi, come testimoniato dai differenti materiali, dalla posa in opera e dalla presenza di tamponamenti ricorrenti nel parametro murario (Fig. 45). Di seguito sono elencate nel dettaglio
fig.45
66
66
le singole parti del complesso, analizzando per ognuna il supposto o ipotizzabile periodo di costruzione, i materiali costitutivi, la loro posa in opera, le misure delle strutture di elevazione e finiture di particolare pregio.
0
Elemento Periodo
5m
Mura di cinta 1535-1544
Materiali
Muratura in pietra a corsi sub-orizzontali con finiture in mattoni in corrispondenza di bucature e nei cantonali; sono presenti tamponamenti realizzati in corsi orizzontali di mattoni e pietra.
Spessore
Varia da un minimo di 0.52 m ad un massimo di 1.20 m per il paramento murario esposto ad est e quello che divide le due corti.
Elementi significativi
Presenza di contrafforti murari lungo il lato est e sud, risalenti probabilmente ad una fase costruttiva successiva, così come le grate realizzate per chiudere le due finestre presenti sul paramento nord-est.
67
0
Elemento Periodo
68
5m
Torrione 1535-1544
Materiali
Muratura in laterizio in corrispondenza dell’arco d’ingresso e delle finestre del primo piano; Muratura mista a corsi sub-orizzontali di pietra e laterizio.
Copertura
Struttura lignea a quattro falde con manto in coppi.
Spessore
1.5 m.
Elementi significativi
Mensole litiche che servono a realizzare le caditoie mascherate dai merli rettangolari accuratamente scolpite con una sagoma a curve concave e convesse, intervallate da brevi settori rettilinei. Affresco poco leggibile in corrispondenza dell’ingresso ad arco, di cui non sono pervenute informazioni circa l’autore e il tema.
0
Elemento Periodo
Materiali
5m
Residenza signorile 1515/6-1535 Muratura in mattoni, infissi in legno.
Copertura
Struttura lignea a falde con manto in coppi.
Spessore
Muri esterni che variano tra un minimo di 0.69 m ad un massimo di 1.28 m. La loggia annessa alla residenza signorile ha uno spessore di 0.66 m.
Elementi significativi
Stemma della masseria San Mauro costituito da lastra in pietra calcarea racchiusa entro un’ampia cornice in stucco, il tutto scolpito a bassorilievo, e racchiudente uno stemma accompagnato alla base da un’iscrizione incisa che riporta l’anno di costruzione (1515) e il proprietario del feudo (Bernardo Sanseverino).
69
0
Elemento
Edifici di servizio
Materiali
Muratura in pietra a corsi sub-orizzontali con finiture in mattoni in corrispondenza di bucature e nei cantonali.
Periodo
Copertura Spessore
70
5m
1615-1750, 1829-1844
Struttura lignea a una falda con manto in coppi. Da un minimo di 0.42 m ad un massimo di 0.78 m.
0
Elemento Periodo
5m
Porticati e Corte interna 1615-1750
Materiali
Muratura a “sacco” con paramento esterno in corsi orizzontali in laterizio e nucleo interno in corsi sub-orizzontali in pietra di diverse dimensioni.
Spessore
Pilastri del porticato dell’ala sud di sezione rettangolare 1 x 1.43 m; Pilastri del porticato dell’ala nord di sezione quadrata di 0.38 m, ornati da lesene sporgenti di 0.24 m su tutti i lati; Corte interna di 0.84 m.
Elementi significativi
Presenza di contrafforti murari lungo sia l’interno che l’esterno della corte interna, risalenti probabilmente ad una fase costruttiva successiva; Presenza di buche pontaie nei porticati.
71
2.3
Stato di conservazione
Momento fondamentale per definire un intervento di restauro è quello dell’analisi e dell’individuazione dei fenomeni di degrado attraverso la descrizione dello stato del manufatto. Comprendere la tipologia e la localizzazione di tali fenomeni, permette di determinare le possibili cause e quindi definire interventi mirati alla loro attenuazione o eliminazione. La fase di osservazione e comprensione è seguita dalle consuete mappature del degrado (trattate nel capitolo successivo). La masseria fortezza si presenta ad oggi in condizioni di deterioramento avanzato, in quanto le azioni antropiche, l’assenza di manutenzione, le infiltrazioni delle acque meteoriche e la vegetazione infestante hanno ridotto le proprietà meccaniche delle sue mura. Molte problematiche sono legate al fenomeno del distacco riscontrabile lungo l’intero basamento; l’umidità ha causato l’insorgenza di licheni, patina biologica e vegetazione infestante diffusa sull’intera superficie muraria; in aggiunta, il manto di copertura della residenza signorile non garantisce più una protezione sufficiente dall’infiltrazione delle acque meteoriche. Di seguito sono trattati nel dettaglio i singoli ambienti che costituiscono il complesso, accompagnati da una documentazione fotografica.
fig.46
72
Ingresso dalla seconda corte
73
Mura di cinta
Fenomeni di degrado: ● Umidità di risalita ● Vegetazione infestante ● Patina biologica ● Licheni ● Crosta ● Erosione della tinta ● Distacco della malta ● Deposito superficiale ● Corrosione dell’inferriata metallica
74
I ruderi, che recintano la masseria creando le due corti, si presentano attualmente in stato di forte degrado, e questo ne riduce la comprensione volumetrica. L’accesso al sito è limitato dalla presenza di barriere di vegetazione spontanea ed infestane, cresciuta per mancanza di manutenzione. Licheni e patina biologia si sviluppano lungo la parte sommitale di ogni parete muraria. Il fronte nord-ovest, maggiormente esposto ai venti, è interessato da estesi fenomeni di erosione e da evidenti crolli. Sul fronte nord la disgregazione del muro in corrispondenza delle aperture fa emergere le travi lignee (Fig. M.1), mentre due finestre sono tutt’ora protette con inferriate metalliche che risultano naturalmente corrose (Fig. M.2). La parte sommitale delle mura di cinta, in corrispondenza dell’alloggiamento della testa delle travi, presenta un andamento irregolare dovuto a fenomeni di distacco seguiti da crosta e deposito superficiale (Fig. M.3). La parte basamentale presenta estesi fenomeni di umidità di risalita e distacco della malta che mette in luce la muratura mista a corsi orizzontali in laterizio intervallati da corsi in pietra a spacco (Fig. M.4). In corrispondenza delle aperture presenti all’ingresso della corte secondaria sul lato nord (Fig. M.5), è stato impiegato il laterizio, come evidente nei punti di distacco della malta. I tamponamenti delle aperture nella zona limitrofa alla torre (Fig. M.6), denunciano le diverse fasi costruttive.
3 5
6
4 1
2
M.1
M.2
M.3
M.4
M.5
M.6
75
Torrione
Fenomeni di degrado: ● Umidità di risalita ● Vegetazione infestante ● Patina biologica ● Licheni ● Crosta ● Erosione della tinta ● Lacuna (affresco) ● Distacco della malta ● Deposito superficiale
76
Oltre a costituire uno degli elementi più significativi del complesso, la presenza di merli e della torre-guardiola, che sono parti integranti del muro di cinta, fanno sì che venga attribuito alla masseria l’appellativo di fortezza. L’ingresso monumentale ad androne voltato (Fig. T.7) è reso ancor più scenografico dalla linearità assiale con la residenza signorile (Fig. T.8). L’arco di ingresso presenta estese aree in cui gli strati di malta sono erosi, mettendo in luce l’utilizzo del laterizio ed una fratturazione in corrispondenza della chiave dell’arco. Con particolare accuratezza sono presenti elementi tipici delle fortificazioni, come le mensole litiche dell’ingresso, che realizzano le caditoie mascherate dai merli rettangolari; le sagome a curve concave e convesse, intervallate da brevi settori rettilinei, poggiano su una fascia circolare, anch’essa di pietra. La parte merlata presenta aree interessate dallo sviluppo di crosta e licheni (Fig. T.9). Sulla facciata d’ingresso è evidente la presenza di un affresco, non più chiaramente visibile a causa di estese lacune (Fig. T.10). Una scala in pietra, posta lateralmente, consentiva l’accesso al primo piano della torre e risulta attualmente inagibile sia perché in parte crollata, sia per la presenza di vegetazione infestante (Fig. T.11). Il carattere difensivo della masseria è conferito anche dalla presenza di merli sulle mura di cinta annessi al torrione, anch’essi ricoperti di vegetazione infestante, licheni e crosta lungo la parte sommitale (Fig. T.12), mentre una scritta vandalica si estende lungo gran parte della sua superficie.
8
7
12
9
11 10
T.7
T.8
T.9
T.10
T.11
T.12
77
Residenza signorile
Fenomeni di degrado: ● Umidità di risalita ● Vegetazione infestante ● Patina biologica ● Licheni ● Crosta ● Erosione della tinta ● Lacuna ● Distacco della malta ● Deposito superficiale ● Fessurazione ● Mancanza profonda ● Corrosione dei ferri
78
Il volume del palazzo padronale, posto in asse rispetto all’ingresso (Fig. R.13), emerge dalla cinta muraria in tutta la sua evidenza guadagnando in altezza visiva. Il palazzo venne realizzato nella prima fase di costruzione del complesso e costituisce il nucleo più antico della masseria; l’epigrafe sottostante lo stemma sanseverino, collocato sopra l’attuale porta d’ingresso del palazzo, ne enuncia la costruzione avvenuta nel 1515 (Fig. R.14). L’accesso a doppia rampa, di cui solo una attualmente praticabile (Fig. R.15) e la cui realizzazione è attribuita ad una seconda fase costruttiva, conduce alla loggia coperta; nella parte sottostante sono stati realizzati due ingressi voltati da cui è possibile accedere agli ambienti del piano terra della residenza (Fig. R.16). Nella loggia, le grandi aperture ad arco sono ornate da lesene su tutti i lati e riportano il profilo dello stemma (in scala minore) su tre diversi punti: all’intradosso del piedritto, all’imposta dell’arco e in chiave (Fig. R.17). La copertura a tre falde della loggia, con struttura portante in legno e manto in coppi, si presenta in cattive condizioni, legate alla marcescenza del legno in alcuni punti e alla perdita di parti di tavolato (Fig. R.18). Sulla facciata del palazzo e sul prospetto frontale della loggia sono presenti due sinografie vandaliche “歲万重放前” (Prima della replica) e “打倒 美帝” (Abbasso l’imperatore americano) (Fig. R.19).
15
17 14
18
16
13
R.13
R.14
R.15
R.16
R.17
R.18
79
Residenza signorile
Fenomeni di degrado: ● Umidità di risalita ● Vegetazione infestante ● Patina biologica ● Licheni ● Crosta ● Erosione della tinta ● Lacuna ● Distacco della malta ● Deposito superficiale ● Fessurazione ● Mancanza profonda ● Corrosione dei ferri
80
Il prospetto nord della residenza padronale si presenta in pessimo stato di conservazione a causa di umidità di risalita, insorgenza di croste, deposito superficiale, patina biologica e licheni, formatesi per mancanza di un appropriato sistema di smaltimento delle acque meteoriche (Figg. R.20, R.21). Le tre finestre, con infissi in legno, sono ornate da cornici di cui rimangono ormai poche tracce, presentando estese lacune (Fig. R.22). Inoltre, l’abbandono e gli interventi di consolidamento non idonei, hanno causato diffusi dissesti, soprattutto sul prospetto sud della residenza, testimoniati dall’insorgere di fessurazioni (Fig. R.23). In alcuni punti non è più presente una copertura (Fig. R.24) e attraverso una visione aerea, sono stati rilevati diversi crolli che causano l’esposizione alle intemperie e all’azione dell’acqua dei vani del primo piano della residenza, attualmente inaccessibili. Sulla linea di gronda sono presenti ampie zone danneggiate con accumuli di detriti e vegetazione infestante che hanno impedito il corretto smaltimento delle acque meteoriche nel tempo.
19
22 20 21 23
24
R.19
R.20
R.21
R.22
R.23
R.24
81
Edifici di servizio
Fenomeni di degrado: ● Umidità di risalita ● Vegetazione infestante ● Patina biologica ● Licheni ● Crosta ● Erosione della tinta ● Distacco della malta ● Deposito superficiale ● Fessurazione ● Mancanza profonda
82
Gli edifici secondari, che si articolano intorno alla corte d’accesso, risalgono alla seconda fase costruttiva della masseria (1615-1750), ciò è reso evidente dalle volumetrie e dai materiali impiegati per la loro costruzione. Alcune di queste costruzioni vengono tutt’ora utilizzate come depositi di attrezzature agricole. Il rifornimento idrico, all’interno della masseria fortificata, era garantito dalla presenza di un pozzo, che si presenta in buone condizioni, collegato ad una vasca che fungeva da abbeveratoio per il bestiame (Fig. E.25). Sul lato nord, confinante con la cinta muraria merlata, è presente un fabbricato un tempo adibito a granaio e dispensa (Fig. E.26); la facciata presenta estese aree interessate da distacco della malta ed erosione della tinta ed è presente una sinografia vandalica “救势” (Salvezza). Sul lato ovest del torrione, si trova ciò che rimane di quella che un tempo era la stalla per i muli (Fig. E.27). Un secondo fabbricato, addossato al muro che delimita le due corti, è attualmente utilizzato come deposito di attrezzature agricole in quanto, tra gli altri, è l’edificio che si presenta in miglior stato di conservazione. (Fig. E.28). Sul lato ovest, adiacente al palazzo, si trova il rudere dei magazzini utilizzati nel XIX secolo come concio per la liquirizia; gli ambienti voltati versano attualmente in cattivo stato e rimangono chiare le tracce dell’alloggio delle travi in legno (Fig. E.29). L’intradosso delle volte a botte presenta fessurazioni, mancanze e macchie dovute all’umidità, mentre all’estradosso la presenza di vegetazione infestante ne preclude la visione e la comprensione volumetrica. Risulta chiara la tecnica costruttiva (Fig. E.30).
30 29
25 28 26 27
E.25
E.26
E.27
E.28
E.29
E.30
83
Porticati e Corte interna
Fenomeni di degrado: ● Umidità di risalita ● Vegetazione infestante ● Patina biologica ● Licheni ● Crosta ● Erosione della tinta ● Distacco della malta ● Deposito superficiale ● Fessurazione ● Mancanza profonda
84
Alla seconda corte si accede attraverso due entrate: una dal lato strada (Fig. P.31) e l’altra passando per la corte principale, tramite l’ingresso in linea d’aria con la residenza signorile (Fig. P.32). I ruderi delle grandi arcate su pilastri, possono considerarsi come i resti di un peristilio o di un porticato; la presenza di ampi fori ad intervalli regolari (Fig. P.33), testimoniano che in passato travi lignee congiungevano le mura di cinta con la corte interna, coprendo gli ambienti destinati allo stoccaggio delle merci. Si distinguono due stili diversi di pilastri: quelli dell’ala nord sono quadrati e ornati da lesene su tutti i lati e presentano estese aree disgregate con una conseguente e pericolosa riduzione di sezione che ne pregiudica la stabilità (Fig. P.34); i pilastri dell’ala sud sono a semplice sezione rettangolare e presentano alla base erosioni di malta che mettono in luce l’utilizzo del laterizio (Fig. P.35). Mentre gli ambienti perimetrali fungevano da stoccaggio merci, la corte interna delimitava il grande giardino accessibile dai due ingressi. Ad oggi, queste mura, si presentano in stato di avanzato degrado e, per contrastarne il crollo, sono stati realizzati presumibilmente nel corso del XX sec., dei contrafforti murari (Fig. P.36). La corte interna presenta fenomeni di umidità di risalita, patina biologia e vegetazione infestante; le dilatazioni differenziali tra materiali di supporto e finitura, unite alle azioni antropiche, hanno portato all’insorgenza di fessurazioni e, nei casi più gravi, di cedimento dei piedritti.
35
32 36
34 33
31
P.31
P.32
P.33
P.34
P.35
P.36
85
2.4
Distribuzione dei fenomeni di degrado
Alterazione e Degradazione
Efflorescenza e Fronte di risalita
Lacuna
Mancanza
Crosta
Graffito vandalico
Disgregazione
Presenza di vegetazione
86
Documentazioni fotografiche
Alterazione e Degradazione
Documentazioni fotografiche
Colatura
Distacco
Deposito superficiale
Licheni e Patina biologica
Erosione della tinta
Corrosione
Fratturazione e fessurazione
87
Alterazione e Degradazione
Cause
Deposito stratiforme compatto e generalmente aderente al substrato, composto da sostanze inorganiche o da strutture di natura biologica.
- Umidità da risalita capillare; - Ruscellamento delle acque meteoriche; - Presenza di solfati; - Azione del vento che accelera l’evaporazione superficiale dell’acqua;
Lacuna
Caduta e perdita di parti di un dipinto murale, con messa in luce degli strati di intonaco più interni o del supporto.
- Mancanza di manutenzione; - Invecchiamenti naturale.
Mancanza lieve (fino a 2 mm dalla sup. esterna)
Caduta e perdita di parti di malta. Per “mancanza lieve” s’intende lo strato di malta di calce mancante che si trova al di sopra della “mancanza profonda”.
- Fenomeni di umidità ascendente; - Soluzioni di continuità conseguenti alla presenza di fessurazioni e/o di lesioni strutturali; - Errori di posa in opera e utilizzo di sabbie o malte poco idonee.
Efflorescenza
Mancanza profonda (dai 3 mm ai 6 mm dalla sup. esterna)
Caduta e perdita di parti di malta. Per “mancanza profonda” s’intende lo strato di malta di calce mancante che si trova al di sotto della “mancanza lieve”.
- Fenomeni di umidità ascendente; - Errori di posa in opera e utilizzo di sabbie o malte poco idonee.
Modificazione dello strato superficiale del materiale lapideo. Di spessore variabile, generalmente dura, è distinguibile dalle parti sottostanti per le caratteristiche morfologiche e spesso per il colore. Può distaccarsi anche spontaneamente dal substrato che, in genere, si presenta disgregato e/o polverulento.
- Azione di microrganismi e di inquinanti; - Ossidazione; - Circolazione d’aria scarsa o assente; - Residui della combustione di oli derivanti dal petrolio.
Fronte di risalita
Limite di migrazione dell’acqua che si manifesta con la formazione di efflorescenze e/o perdita di materiale. È generalmente accompagnato da variazioni della saturazione del colore nella zona sottostante.
- Presenza di umidità o acqua; - Risalita capillare dell’acqua proveniente dal terreno, tramite i pori e i minuscoli canali che distinguono i materiali e i leganti da costruzione. - Acqua dispersa nel terreno, presenza di falda.
Disgregazione
Decoesione caratterizzata da distacco di granuli o cristalli sotto minime sollecitazioni meccaniche.
- Agenti atmosferici; - Azione sismica.
Presenza di individui erbacei, arbustivi o arborei.
- Accumuli di umidità; - Attacco di organismi autotrofi (licheni).
Crosta
Presenza di vegetazione * Legenda mappature del degrado 88
Descrizione
(Raccomandazioni NorMaL - 1/88. Alterazioni macroscopiche dei materiali lapidei: lessi-co”, (CNR-ICR, 1990, Roma))
Retino *
Colatura
Traccia ad andamento verticale. Frequentemente se ne riscontrano numerose ad andamento parallelo.
Fenomeno causato dalla presenza di umidità interstiziale che, sfruttando la capillarità della parete, trasporta su di essa i depositi ferrosi degli elementi.
Distacco
Soluzione di continuità tra strati superficiali del materiale, sia tra loro che rispetto al sub-strato: prelude in genere alla caduta degli strati stessi. Il termine si usa in particolare per gli intonaci e i mosaici. Nel caso di materiali lapidei naturali le parti distaccate assumono spesso forme specifiche in funzione delle caratteristiche strutturali e tessi turali, e si preferiscono allora voci quali crosta, scagliatura, esfoliazione.
- Fenomeni di umidità ascendente; - Consistente presenza di formazioni saline; efflorescenze; - Dilatazioni differenziali tra materiali di supporto e finitura; - Soluzioni di continuità conseguenti agli stress termici; - Errori di posa in opera ed utilizzo di sabbie o malte poco idonee.
Deposito superficiale
Accumulo di materiali estranei di varia natura quali, ad esempio, polvere, terriccio, guano, ecc. Ha spessore variabile e, generalmente, scarsa coerenza e aderenza al materiale sottostante.
- Esposizione, scabrosità e deformazione della superficie;
Patina biologica
Strato sottile ed omogeneo aderente alla superficie costituito da microrganismi, può presentarsi dal colore verde brillante al nero.
- Azioni di microrganismi autotrofi; - Presenza di umidità o acqua; - Caratteristiche morfologiche del substrato.
Asportazione di materiale dalla superficie dovuta a processi di natura diversi.
- Erosione meccanica da pioggia battente, o dal vento.
Patina generata dall’ossidazione di un metallo esposto all’aria.
- Reazione tra il metallo e l’ossigeno con gas come l’anidride carbonica e i componenti solforosi.
Erosione della tinta Corrosione
Licheni
Fratturazione e fessaruzione Graffito vandalico
I licheni sono specie simbionti (fungo e alga microscopica) che si trovano su prati, alberi rocce. - Presenza di umidità o acqua; sono in grado di assorbire i metalli - Risalita capillare dell’acqua dispersi nell’aria. La loro presenza è proveniente dal terreno. indice di bassi livelli di inquinamento atmosferico. Degradazione che si manifesta con la formazione di soluzioni di continuità nel materiale e che può implicare lo spostamento reciproco delle parti.
- Dissesto dell’apparato murario di supporto; - Incompatibilità di tipo fisicomeccanico tra supporto e finitura; - Dilatazioni differenziali tra materiali di supporto e finitura.
Apposizione indesiderata sulla superficie di vernici colorate.
-Atti di vandalismo.
89
90
Mappatura del degrado di torrione e mura di cinta
scala 1:400
Mappatura del degrado della residenza padronale
scala 1:400 91
92
Mappatura del degraso del portico
scala 1:400
Mappatura del degrado del portico
scala 1:400 93
03
Progetto di restauro, riuso e valorizzazione
3.1
Interventi di conservazione e restauro
Il progetto di restauro conservativo della masseria San Mauro a Corigliano Calabro (CS) intende salvaguardare il manufatto e la sua accessibilità. L’intervento comprende due fasi, la prima è incentrata sul restauro puntuale di ogni fenomeno di degrado, la seconda mira ad eliminare le cause che hanno mutato significativamente le proprietà meccaniche e la volumetria del complesso, promuovendo così la manutenzione e la riqualificazione del sito. 15 Le indagini diagnostiche effettuate nella fase di analisi dello stato di conservazione, hanno messo in evidenza che si tratta di un’architettura con un percorso storico estremamente complesso, articolato in quattro diverse fasi costruttive, ognuna delle quali ha comportato una serie di interventi aggiuntivi che, senza dubbio, hanno inciso in maniera profonda sulla struttura e sui materiali che costituiscono la masseria. La disgregazione dell’intonaco offre la possibilità di indagare sulle diverse fasi e tecniche costruttive e sull’impiego dei materiali. Tale aspetto infatti, si pone come fondamento del progetto, poiché consente di valorizzare e tramandare un’architettura ricca di storia e identitaria per il territorio, mantenendo leggibile la stratigrafia della struttura. 16
Il complesso si trova in una posizione alquanto isolata, circondata da aranceti e presenta, nella parte basamentale di tutto il perimetro murario, i segni evidenti di una forte risalita capillare; a contribuire al suo dissesto si aggiungono gli effetti della pioggia battente e dei venti, la forte umidità ambientale della zona e, senza dubbio, l’azione antropica e l’incuria perpetrata per decenni. È noto che, la principale causa dei fenomeni di degrado è l’acqua meteorica, coinvolta in erosione, disgregazione, fessurazione, mancanza, patina biologica e vegetazione infestante; di conseguenza gli interventi di questo studio hanno come fine quello di impedire l’infiltrazione delle acque meteoriche, recuperando e trattando i fenomeni di degrado cercando di impedirne un’avanzata ulteriore. Ciò che preoccupa è la stabilità delle singole strutture che, pur apparendo sufficientemente solide, manifestano numerosi segni di dissesto, vista l’insorgenza di fessurazioni, cedimenti e crolli evidenti notevolmente nel porticato e nelle mura di cinta esposte ad ovest; oltre ai muri di elevazione verticale, si presentano in cattivo stato anche gli orizzontamenti, in particolare nel palazzo signorile, dove si è verificato un crollo localizzato delle travi lignee e del manto
15 S. F. MUSSO , “Recupero e restauro degli edifici storici. Guida pratica al rilievo e alla diagnostica”, EPC editore, Roma 16 S. M. MUSSO, “La conservazione programmata come sfida per una tutela innovativa del patrimonio culturale”, in A. Canziani (a cura di), “Conservare l’architettura. Conservazione programmata per il patrimonio architettonico del XX secolo”, Electa Editore, Milano, 2009 17 S. FRANCESCHINI, L. GERMANI, “Manuale operativo per il restauro architettonico. Metodologie di intervento per il restauro e la conservazione del patrimonio storico”, DEI Editore, Roma, 2010 96
di copertura. Alla luce di quanto esposto, si è deciso di provvedere alla risoluzione dei singoli fenomeni di degrado attraverso puntuali tecniche
Fenomeno di degrado
di intervento, individuate in modo da consentire un risultato il più possibile compatibile con i materiali che compongono il manufatto. 17
Intervento
Tecnica
Disinfestazione
Disinfestazione chimico-meccanica (DSZ_01)
Deumidificazione
Intercettazione capillare
Retino *
Patina biologica Presenza di vegetazione Licheni Umidità di risalita Deposito superficiale Crosta Lacuna
Plt. meccanica (PLT_01)
Pulitura Impacchi assorbenti (PLT_03)
Efflorescenza Erosione della tinta Mancanza
Integrazione
Integrazione di malta di calce con aggiunta di pigmenti (TGZ_01)
Fratturazione Biocida (MNT_02)
Presenza di vegetazione Acqua piovana
Manutenzione
Corrosione
Distacco
Pulitura e sostituzione canali di scarico (MNT_03) Convertitore di ruggine (MNT_04)
Pulitura e riadesione con iniezioni
Plt. meccanica (PLT_04) Riadesione di lenti di distacco tramite iniezioni di malta (RDN_01)
* Legenda mappatura degli interventi di conservazione e restauro
97
98
Mappatura degli interventi di torrione e mura di cinta
scala 1:400
Mappatura degli interventi della residenza padronale
scala 1:400 99
100
Mappatura degli interventi del portico
scala 1:400
Mappatura degli interventi del portico
scala 1:400 101
Disinfestazione La disinfestazione è un insieme di interventi messi in atto per la difesa di manufatti che nel tempo possono essere intaccati da agenti infestanti; per la masseria San Mauro, in seguito all’analisi del degrado, si è ritenuto opportuno procedere con i seguenti metodi: “Disinfestazione chimico-meccanica per la rimozione di agenti biodeteriogeni di natura vegetale” (DSZ_01) Presenza di vegetazione: la vegetazione infestante può comportare gravi rischi di alterazione dei materiali e dissesti di tipo strutturale, come si riscontra sulla rampa di accesso della residenza padronale e lungo le mura sul lato ovest. Per la rimozione della vegetazione si interverrà inizialmente con un biocida, allo scopo di evitare una futura ricrescita delle piante infestanti (MNT_02). Si predilige l’utilizzo di sali di ammonio quaternario, miscela di ossido tribulstagno e alcoli a basso livello di tossicità, in modo tale che le piante vengano devitalizzate. Successivamente le radici potranno essere estirpate meccanicamente attraverso l’utilizzo di utensili meccanici per una migliore fuoriuscita delle radici senza asportazione di intonaco.
Patina biologica e Licheni: Questi fenomeni si riscontrano principalmente nei punti in cui l’acqua percola formando con il tempo lo strato di patina. La disinfestazione prevede la rimozione di questi degradi mediante l’uso di biocidi (a basso livello di tossicità per evitare il danneggiamento del substrato e l’alterazione dello stato conservativo) e successivamente un’eliminazione meccanica associata anche ad un’azione di pulitura per quanto riguarda la patina biologica. I prodotti vengono applicati a spruzzo per materiali fragili e/o decoesi, a pennello o tramite impacchi. Successivamente si procede con l’utilizzo di strumenti meccanici, quali spazzole rigide necessarie ad eliminare le spore seccate dal biocida, ed infine la procedura è ultimata da una serie di lavaggi con acqua deionizzata, in modo tale da eliminare ogni possibile residuo di sostanza sul materiale (PLT_01).
Dettagio del crollo delle mura della corte interna
102
fig.47
103
Deumidificazione (DMF) La presenza di umidità provoca gravi fenomeni e comporta rischi per la tutela dell’integrità del manufatto. Detta condizione è testimoniata dalla presenza di patina biologica e vegetazione infestante, che si ritrova in maniera diffusa lungo tutta la parte basamentale della masseria. L’umidità, intesa sia come contenuto di vapore presente nell’aria, sia come acqua presente all’interno delle murature, è distinguibile nel caso della masseria San Mauro in: - risalita capillare dal terreno (o umidità di risalita): si tratta di un’umidità di tipo ascendente, causata da forze capillari che attraggono all’interno del materiale le acque contenute nel suolo impregnato; - infiltrazione: si manifesta in forza della presenza di discontinuità sulle pareti esposte all’acqua, innescando processi di degrado. “Intercettazione capillare”. Viene impedita la risalita capillare dell’acqua attraverso una barriera fisica orizzontale interna alla muratura. Questa barriera viene realizzata attraverso l’iniezione di sostanze idrofobe che, occludendo i pori presenti, impediscono l’assorbimento dell’acqua. I cicli d’iniezione devono durare 35-40 secondi ad una pressione massima di 2 atm, in modo da prevenire eventuali dissesti o fessurazioni della muratura. 104
Dettagio dell’accesso alla loggia dalla rampa
fig.48
105
Pulitura (PLT) L’intervento di pulitura è un insieme di operazioni finalizzate all’eliminazione di depositi, strati e pellicole estranee al manufatto, con lo scopo di migliorarne la conservazione. Diversi tipi di deposito e degrado richiedono differenti tecniche di pulitura, in modo da non apportare modificazioni, microfratture o abrasioni sulla superficie pulita, poiché ciò potrebbe accelerarne il deterioramento a causa dell’aumento della porosità del materiale. “Pulitura meccanica mediante spugne, spazzole e acqua nebulizzata con metodo manuale” (PLT_01) Si basa sull’azione meccanica o abrasiva di fili, setole e fibre, le cui estremità asportano materiale dalla superficie da pulire. La pulitura può essere a secco e/o a umido: -la pulitura a secco consiste nell’utilizzo di strumenti meccanici come: spugne wishab (formate da sostanza gialla che sfregata contro la superficie si sbriciola e rimuove lo sporco), spatole metalliche, bisturi (per le zone difficilmente raggiungibili con altri metodi o per punti localizzati) e spazzole di saggina o di nylon. - nella pulitura a umido si impiega uno spruzzino con acqua nebulizzata deionizzata ed additivata con tensioattivi neutri, l’azione nebulizzante 106
diretta sulla superficie da trattare, ammorbidirà le sostanze da rimuovere. Questo intervento, affiancato all’uso di biocida (MNT_02), viene impiegato per rimuovere patina biologica (DSZ_01) e deposito superficiale presente su estese aree della masseria. Per i depositi superficiali, si utilizzano spazzole, raschietti e spatole, per ultimarne la pulitura si procederà con il lavaggio. “Pulitura mediante impacchi assorbenti a base di acqua deionizzata” (PLT_03) La pulitura consiste, in un primo momento, alla solubilizzazione dei composti di deposito, e successivamente all’assorbimento di quanto disciolto nell’impacco. Per i depositi più coesi, quali crosta ed efflorescenza, localizzati principalmente sul materiale lapideo, si utilizzano impacchi di polpa di cellulosa o di speciali argille assorbenti, quali ad esempio la sepiolite o la attapulgite, che riescono ad attrarre verso l’esterno gli ioni dei sali solubili, sostanze grasse e/o oleose. In base al tipo di deposito da rimuovere, queste argille miscelate con acqua, rimangono in posa per un minimo di 24ore, riuscendo ad esplicitare un’azione di tipo fisico.
Dettagio di facciata della residenza padronale
fig.49
107
Integrazione (TGZ) Nella fase di restauro sono previsti interventi integrativi per calibrare aspetti tecnici e conservativi al fine di preservare il valore storico dell’edificio, ripristinandone al contempo la mancata efficienza strutturale e salvaguardando la muratura da possibili ulteriori fenomeni di deterioramento. Ogni fessura, ogni mancanza o discontinuità rappresenta un indebolimento del manufatto, un percorso attraverso il quale l’acqua può penetrare al suo interno, veicolando agenti inquinanti corrosivi che potrebbero innescare fenomeni di degrado futuri. “Integrazione di malta di calce con aggiunta di pigmenti” (TGZ_01) La tecnica di integrazione deve essere orientata verso la scelta di procedure e materiali idonei, selezionati in funzione della composizione chimica, della resistenza all’invecchiamento, alla luce e agli agenti atmosferici. L’integrazione è un procedimento atto a riprodurre e/o ricostruire parti di ornamento o di manufatto mancante il cui scopo è quello di preservare la muratura da possibili e ulteriori fenomeni di degrado, restituendo continuità alla tessitura muraria e impedendo infiltrazioni o attecchimenti di vegetazione infestante, rafforzandone pertanto le proprietà statiche. 108
Gli interventi tendono quindi a ricostruire l’integrità materiale, strutturale e figurativa del manufatto, colmandone le carenze, determinandone il consolidamento e la protezione. In base all’effetto finale da raggiungere, l’identificazione dell’intervento può essere prevista o mimetizzata. La masseria San Mauro presenta numerose “mancanze” localizzate, alcune più lievi e altre più profonde. Le lacune, più o meno profonde e dai bordi più o meno stabili e coesi, rendono illeggibili i decori presenti al di sopra del portone di accesso alla masseria e sugli archi delle tre facciate della loggia; nel caso del rappezzo di intonaco, questo viene eseguito con un intonaco compatibile con il supporto stesso e deve avere caratteristiche chimiche e fisiche analoghe a quelle dell’intonaco preesistente. Prima di procedere all’integrazione della malta di calce, è necessario intervenire rimuovendo i depositi incoerenti come polveri e detriti che potrebbero impedirne o renderne inefficace l’applicazione. Una volta che la parete risulta asciutta, si procede con la stesura della malta di calce, applicazione agevolata dalla presenza dell’intonaco esistente che, a margine della lacuna da integrare, favorisce un valido contributo al controllo della profondità del nuovo strato e al suo corretto livellamento. Dettaglio del portico
fig.50
109
Manutenzione (MNT) Consiste in un insieme di azioni, ripetute periodicamente, volte al mantenimento di beni di interesse culturale. Per la masseria San Mauro sono state previste le seguenti manutenzioni: “Biocida” (MNT_02) E’ una sostanza chimica che blocca le funzioni vitali di parassiti, muschi e licheni. La scelta del prodotto da utilizzare è data da tre fattori: efficacia sul tipo di vegetazione da rimuovere, tossicità che questo può rilasciare nell’ambiente e non interferenza con il substrato. È necessario essere a conoscenza del substrato sul quale si lavora per riuscire ad eliminare gli agenti biodeteriogeni senza intaccare la muratura. L’applicazione del biocida avviene attraverso l’irrogazione a spruzzo mediante annaffiatoio dotato di pompa manuale. “Pulitura e sostituzione canali di scarico” (MNT_03) E’ previsto l’inserimento di nuovi canali di scarico, in particolare nella residenza padronale, dove il cedimento parziale della copertura, ne ha compromesso l’utilizzo. Il mancato smaltimento delle acque meteoriche ha favorito nel tempo estesi fenomeni di colatura, formazione di patina biologica e licheni.
“Convertitore di ruggine” (MNT_04) Il convertitore di ruggine viene usato nella manutenzione di oggetti e strutture ferrose parzialmente o totalmente ossidate e la sua applicazione avviene secondo la seguente metodologia: 1. rimozione con una spazzola di ferro o con carta vetrata delle scaglie di calamina e delle incrostazioni di ruggine non aderenti, asportate poi con una spugna umida; 2. eliminazione dal supporto di tutte le tracce di sporco utilizzando acqua ragia; 3. applicazione di una quantità sufficiente di convertitore di ruggine con un pennello a setole dure o con rullo; 4. attesa di h 24/48 per far sì che si completi la trasformazione degli ossidi di ferro in un composto nero, lucido e asciutto; 5. applicazione, se necessario, di una mano di vernice ad elevata capacità coprente per mascherare le differenze fra zona non precedentemente arrugginita e zone trattate. Questo trattamento è previsto per le inferriate poste sul muro di cinta e sui tiranti della facciata principale della residenza padronale.
Dettaglio dell’ingresso tra le due corti
110
fig.51
111
Pulitura e riadesione tramite iniezioni (PLT, RDN) Questi interventi si propongono di fare aderire sulla facciata il distacco della malta di calce. “Pulitura meccanica” (PLT_04) Si basa sullo stesso principio di PLT_01, ovvero tramite l’utilizzo di strumenti meccanici e può essere eseguita a secco o a umido. Per intervenire sul distacco si procede con la rimozione a secco di depositi superficiali incoerenti (come terriccio, polvere, etc.) con pennellesse e piccoli aspiratori; successivamente l’area di intervento viene irrorata d’acqua con uno spruzzino ed infine viene eseguita una spazzolatura per proteggere tutte le zone limitrofe non interessate dall’operazione. “Riadesione di lenti di distacco tramite iniezioni di malta” (RDN_01) Procedimento per iniezione e successiva riadesione del distacco: - con un trapano con punta di circa 2-4 mm, si eseguono fori distanziati tra loro di circa 40-60 cm. Il numero dei fori sarà proporzionato all’entità del distacco. - dopo aver eseguito le perforazioni, si aspirano, attraverso una pipetta di gomma, gli eventuali detriti della foratura e le polveri depositate all’interno dell’intonaco; - in seguito, con una siringa, si esegue una prima iniezione all’interno dell’intonaco con una miscela di acqua/alcool con lo scopo di creare dei canali 112
e di verificare l’eventuale esistenza di fori o lesioni da cui la miscela consolidante potrebbe fuoriuscire. Nel caso fossero presenti tali lesioni, si procederà con una stuccatura (che verrà rimossa a presa avvenuta) con una malta a bassa resistenza meccanica di ancoraggio al supporto, cotone idrofilo, lattice di gomma, argilla etc.; - una volta consolidati i fori, con una siringa con punta d’ago metallico,si eseguono le iniezioni di malta, partendo dai fori posti nella parte più bassa per poi salire verso quelli situati più in alto. Le miscele dovranno essere iniettate a bassa pressione poiché, le tensioni prodotte dal fluido sotto pressione, potrebbero causare pericolosi fenomeni di precarietà statica. - terminata l’iniezione, è consigliabile tamponare il punto di innesto dell’ago, con un batuffolo di cotone imbevuto di acqua distillata, sia per favorire la riadesione del supporto e sia per asportare l’eventuale prodotto in eccesso fuoriuscito dai fori. - dopo l’indurimento del consolidante (minimo sette giorni) si rimuovono manualmente le stuccature provvisorie e le eventuali cannule in gomma e si sigillano i fori con stucco costituito da grassello di calce e polveri di marmo.
Dettaglio del crollo nel muro della corte interna
fig.52
113
3.2
Interventi di consolidamento strutturale
Lo scopo degli interventi di consolidamento strutturale è quello di completare la lettura diretta sul manufatto tenendo conto dell’analisi dei materiali e della distribuzione dei fenomeni di degrado. Per salvaguardare l’originalità architettonica e materica, si avrà cura di mantenere visibili le tracce delle unità stratigrafiche che caratterizzano la masseria fortificata San Mauro. A tal proposito deve essere garantita la documentabilità dei lavori e dei reperti presso il cantiere di restauro. Le scelte operative presentate, si propongono di massimizzare il rispetto del manufatto, in cui ogni dettaglio racconta il passato, limitando le aggiunte e cercando di preservarne la storicità. Per quanto possibile si mira a evitare un’ulteriore perdita di ciò che costituisce gran parte dell’espressione dell’oggetto architettonico, contribuendo a restituire un’immagine complessiva ricca di storia. Unica eccezione ai principi imposti, riguarda quelle zone in cui il dissesto della muratura rappresenta un pericolo per la staticità dell’intero complesso. A causa dell’inaccessibilità degli ambienti interni della residenza padronale, della torre e degli edifici di servizio, le operazioni tratteranno solamente gli ambienti esterni del complesso.
Gli interventi si attengono ai principi fondamentali introdotti da Boito18 per la stesura della Legge n° 185 del 12 giugno 1902: - Differenza di stile tra nuovo e vecchio - Differenza di materiali di fabbrica e compatibilità chimico-fisica dei nuovi materiali utilizzati - Descrizione e documentazione fotografica dei diversi periodi di lavoro, deposte nell’edificio o in un luogo prossimo ad esso - Distinguibilità delle eventuali integrazioni - Ritrattabilità degli interventi
Dettaglio del crollo del pilastro nel porticato 18 LEGGE N° 185 DEL 12 GIUGNO 1902 114
fig.53
115
Sono tre gli interventi di consolidamento proposti: Consolidamento statico delle mura. Oltre agli interventi di conservazione localizzati, descritti nel capitolo precedente, vengono ipotizzati, per le zone che presentano estese aree di dissesto della muratura, operazioni di ripristino delle parti mancanti attraverso la tecnica del “cuci-scuci”. Verranno quindi interessate da tale intervento le parti considerate più suscettibili e vulnerabili all’azione statica, in particolare le colonne del porticato, la porta a lato sinistro della loggia e parte delle mura di cinta. La procedura prevede la rimozione degli elementi ammalorati, i quali verranno scalzati avendo cura di non danneggiarne il contorno frastagliato, permettendo così l’ammorsatura tra la parete esistente e la nuova tessitura muraria. I nuovi elementi impiegati avranno caratteristiche di resistenza analoghe a quelle del sito, in modo tale da non spezzarne la funzione statica. La distinguibilità di tali integrazioni è data dall’utilizzo di materiale lapideo squadrato posto a corsi orizzontali e intervallati da malta di calce con cromia leggermente più chiara rispetto a quella preesistente, con l’ulteriore accorgimento di eseguire un sottosquadro.
Dettaglio dei serramenti della residenza padronale
116
fig.54
Restauro dei serramenti. La residenza padronale è dotata di serramenti in legno che si presentano attualmente in cattivo stato con profondi segni di deterioramento. Quelli da sottoporre a restauro devono essere smontati e trattati in un laboratorio. I telai al contrario, devono essere trattati in loco, in quanto la loro rimozione potrebbe danneggiarli ulteriormente e compromettere al contempo le finiture delle pareti adiacenti. Occorre per prima cosa smontare le cerniere e il meccanismo di chiusura in metallo, per poi procedere alla carteggiatura, alla rimozione della vecchia vernice e alla pulitura delle parti degradate con acqua, solvente e spazzole. Il trattamento utilizza un prodotto biocida per eliminare gli insetti xilofagi attraverso l’iniezione a bassa pressione in fori e cavità. Si procede alla sostituzione delle parti lignee danneggiate tramite adesioni con resina bicomponente, uso di tasselli e infine levigatura degli stessi. Nel caso dell’unico serramento con partizioni in vetro, viene predisposta la sostituzione con cristallo stratificato antinfortunistico. A seguire viene effettuata la pulizia dei manufatti da trattare, la stesura di varie mani di olio di lino cotto additivato con prodotti antifungo, antimuffa e antitarlo e successivamente una vernice ad acqua a base acrilica per impedire il degrado del telaio in legno. Infine, prima del rimontaggio dei serramenti in loco, dovranno essere rimontate le cerniere preventivamente ripulite, trattate o sostituite.
117
Nuova struttura di copertura per la residenza padronale. L’abbandono e l’azione erosiva degli agenti atmosferici hanno portato al crollo parziale del manto di copertura della residenza, nonché al crollo delle travi lignee, mettendo così a nudo il piano sottostante. Per impedire la marcescenza delle travi esposte agli agenti atmosferici, e rendere abitabile il piano attualmente inagibile, si decide di intervenire rimuovendo l’intera copertura, realizzandone una nuova con la seguente stratigrafia: - manto di copertura in coppi; - listellato in legno lamellare; - strato di isolante; - tavolato in legno lamellare; - travicelli in legno lamellare 10 x 10 cm; - travi-catena.
Le travi orizzontali che compongono le capriate, sono infatti delle travi-catena, una soluzione che consente di accogliere negli estremi del tirante della capriata una catena pre-tesa che consente alla struttura di copertura di ammorsarsi alle pareri preesistenti, in modo da aumentarne la rigidità e la resistenza alle azioni orizzontali. La sostituzione integrale della copertura è resa necessaria anche per consentire l’installazione di un sistema di regimentazione delle acque meteoriche tutt’ora inadeguato. Per la copertura della loggia, della torre e dei due edifici di servizio, che si presentano in buone condizioni e non presentano crolli, si interviene esclusivamente con la disinfestazione e la pulitura come descritto nel capitolo precedente.
A. B.
fig.55 Nuova struttura di copertura della residenza padronale 118
Copertura della loggia
fig.56
119
Strato di isolante
Manto di copertura in coppi Listellato in legno
Tavolato in legno
Arcarecci 16x22 cm
Travicelli in legno 10x10 cm
Staffa in acciaio bullonata
Puntone 20x30 cm Staffa in acciaio bullonata
Montante 20x30 cm
Saetta 20x22 cm Staffa in acciaio bullonata
Tirante 20x30 cm
A.
Manto di copertura in coppi Listellato in legno Strato di isolante
Tavolato in legno Travicelli in legno 10x10 cm Pedagnola in legno 15x15 cm Canale di gronda
Trave-catena e placca metallica di bloccaggio Malta di calce bastarda
Placca di ancoraggio della catena
Blocchi di pietra calcarea
B.
Stratigrafia e dettagli della struttura di copertura 120
fig.57
Tirante 20x30 cm
Mensola di appoggio
3.3
I criteri e le tecniche di intervento
A partire dall’ottocento il termine restauro diviene oggetto di quello che oggi viene definito “dibattito sul restauro” a livello strettamente etimologico. Sono principalmente due le fazioni che animano tale dibattito: da un lato Viollet-le-Duc, portavoce del cosiddetto “restauro stilistico e ricostruttivo”, in opposizione il “restauro conservativo” sostenuto da John Ruskin. Il fulcro della riflessione di V. le-Duc è il recupero dei principi che rendono l’architettura “autentica”, ottenuti solamente ripristinando la coerenza fisica dei monumenti storici. Fu lo stesso V. le-Duc a riassumere la propria posizione nel Dictionnaire raisonnè d’architecture, nel quale afferma che «restaurare una costruzione, non è mantenerla, ripararla o rifarla, è ristabilirla in uno stato completo che può non essere mai esistito fino a quel momento». 19 Per J. Ruskin, al contrario, «Il cosiddetto restauro è la peggiore delle distruzioni» 20; restaurare quindi avrebbe voluto dire falsificare, annullare la memoria storica di un monumento, in quanto le rovine sono espressioni di un atto congiunto tra
il tempo culturale e il tempo naturale e quindi intoccabili date le qualità di testimonianza storica. Seguendo la stessa linea di pensiero di J. Ruskin, William Morris condanna il carattere distruttivo del restauro, sostenendosi a favore della tutela.21 Questa scuola di pensiero getterà le basi per l’elaborazione della Legge n. 185 del 1902, alla cui stesura collabora Camillo Boito, il quale espresse i dettami del “restauro filologico”, ancor oggi tenuti presenti nelle teorie del restauro attuale. Nel XX secolo il termine acquisisce un’accezione doppia, che implica non solo la conservazione, ma anche la volontà a custodire un patrimonio da valorizzare attraverso “un calcolato apporto del nuovo di qualità, come auspicabile plusvalore nel segno della cultura del progetto contemporaneo”22.
19 E. E. VIOLLET-LE-DUC, “Dictionnaire raisonné de l’architecture française du XIe au XVIe siècle”, Parigi, 1875 20 J. RUSKIN, “The seven lamps of Architecture”, 1849, traduzione italiana di Pivetti, R. M., “Le sette lampade dell’Architettura”, Editoriale Jaca Book, Milano, 1982 21 D. ESPOSITO, W. MORRIS e la SPAB. In: “(da un’idea di B. Paolo Torsello) Che cos’è il restauro?”, Marsilio Editori, Venezia 2005 22 M. DEZZI BARDESCHI, “I militanti”, In: “(da un’idea di B. Paolo Torsello) Che cos’è il restauro?”, Marsilio Editori, Venezia, 2005, pagg. 37- 40 121
3.4
Opere di nuova progettazione
Lo studio condotto sulla masseria fortificata, ha portato alla progettazione di interventi che ne garantiscono la conservazione generale delle peculiarità architettoniche, prevedendone il recupero ed il risanamento. Con l’obiettivo di incrementarne la fruibilità, si è inteso, altresì, concentrare la progettazione nell’ottica di una riorganizzazione delle due corti, con ampi spazi comuni di aggregazione culturale e sociale. Per questo motivo, si è deciso di proseguire con due opere di nuova progettazione: la realizzazione di due percorsi museali, uno interno ed uno esterno, ed un’area atta ad ospitare il centro polifunzionale e il ristorante. Accedendo dalla prima corte si può intraprendere un percorso museale organizzato all’interno degli edifici di servizio e della residenza signorile. L’attività museale sarà incentrata sulla rassegna delle masserie fortificate calabresi, con contributi anche audio-visivi finalizzati alla diffusione di messaggi di valorizzazione del patrimonio storico, culturale e paesaggistico del territorio. Al piano terra della loggia sarà ubicato l’info-point. Nella corte secondaria è previsto un museo a cielo aperto, un itinerario informativo dedicato interamente alla masseria San Mauro, che guiderà
122
il visitatore a scoprire e ad approfondire la storia del complesso; tale percorso si svilupperà su passerelle in legno dotate di impianto elettrico incorporato in grado di fornire un’adeguata illuminazione, attualmente inesistente. Sono previste strisce a led segna-passo e faretti orientabili con apertura di fascio fisso o variabile, pensati per illuminare dal basso verso l’alto le aree di maggior prestigio. Il sentiero sarà inoltre dotato di pannelli informativi dotati di QR code che rimanderanno al sito ufficiale della masseria. Sempre nella corte secondaria, in quello che un tempo era il giardino interno del magazzino per il grano, è stato pensato uno spazio aggregativo nel quale poter sostare e vivere il complesso. Sorgeranno in questo punto un centro polifunzionale, a servizio di scuole e/o enti formativi, con all’interno un laboratorio, un’aula studio, una sala per conferenze ed un punto vendita; accanto sorgeranno un ristorante ed un’area ristoro, che avranno cura di servire prodotti locali a km zero.
● Installazione di opere reversibili e/o smontabili ● Utilizzo del legno lamellare ● Garanzia di possibili interventi futuri
● Riconoscibilità degli interventi di restauro ● Preventiva attenuazione o eliminazione dei fenomeni di degrado ● Messa in sicurezza delle aree
Reversibilità
Conservazione INTERVENTI GENERALI
Utilizzabilità
● Inserimento di nuova vegetazione ● Aree di aggregazione
Compatibilità
● Rispetto dell’autenticità del complesso ● Impiego di materiali idonei
● Allestimento di due percorsi espositivi ● Inserimento di prefabbricati modulari ● Inserimento di illuminazione esterna
123
124
eloce
Accessi
museo percorso espositivo punti panoramici centro didattico ristorante
museo percorso espositivo punti panoramici centro didattico ristorante
1m
Lettura approfondita dei contenuti didattici e di orientamento.
delle più salienti.
o espositivo
noramici
Lettura attenta
museo percorso espositivo centro didattico ristorante
idattico
e
125
126
Pannelli informativi 40 x 20 x 220 cm
Stemma della masseria San Mauro Lastra in pietra calcarea di forma rettangolare, racchiusa entro un’ampia cornice in stucco, il tutto scolpito a bassorilievo, e ricchiudente uno stemma accompagnato alla base da un’iscrizione incisa. L’insieme sovrasta un architrave, ed è protetto dal tetto della loggia. L’iscrizione recita: “Bernardino Sanseverino, principe di Bisignano, innalzò questa residenza dalle fondamenta nell’anno di nostra salute 1515”.
127
25m 25Identificazione m Vengono riconosciuti il segnale e la sua funzione. Identificazione
25mIdentificazione
Vengono riconosciuti Vengono riconosciuti il il seganle e la sua segnale e la sua funzione. funzione.
10m10mSguardo di passaggio Si identificano le informazioni stabilendo
un orientamento Sguardo di preliminare. passaggio Sguardo 10m di passaggio
Si identificano le Si identificano le informazioni stabilendo informazioni stabilendo un orientamento preliminare. un orientamento percorso espositivo preliminare. museo percorso espositivo centro didattico ristorante
128
percorso espositivo
do
o
museo percorso espositivo punti panoramici centro didattico ristorante
museo percorso espositivo punti panoramici centro didattico ristorante
3m
3m
Lettura veloce
3m
Studio globale delle informazioni più salienti.
Lettura veloce Lettura veloce
Lettura Letturaveloce globale dei contenuti museo Studio globale delle didattici e di Studio globale delle informazioni piùorientazmento. salienti.
3m
percorso espositivo informazioni più salienti.
1m
Lettura attenta
1m
Lettura approfondita dei contenuti didattici e di orientamento.
1m
1m
Letturaattenta attenta Lettura
Lettura attenta Studio delle aree
per approfondita un orientantodei contenuti Lettura
Lettura approfondita dei contenuti approfondito. didattici e di orientamento. didattici e di orientamento.
punti panoramici centro didattico museo museo
museo
ristorante
percorso espositivo percorso espositivo
punti panoramici percorso espositivo punti panoramici
centro didattico punti panoramici centro didattico ristorante ristorante
centro didattico ristorante
129
3.5
130
Esiti di progetto
scala 1:1000
131
132
scala 1:1000
133
134
scala 1:1000
135
136
Prospetto nord
Prospetto ovest 137
138
Prospetto sud
Prospetto est 139
140
Sezione nord
Sezione ovest 141
142
Sezione sud
Sezione est 143
144
145
146
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150
151
152
153
154
155
156
157
158
159
04
Bibliografia
4.1
Bibliografia
Storico E. MANZI, V. RUGGIERO, “La casa rurale nella Calabria, Olschki Editore”, Olschki Editore, Firenze, 1987 E. DE ALBERTIIS, La casa dei romani, Longanesi Editore, Milano, 1990 P. CUNEO, “Storia dell’Urbanistica. Il mondo islamico”, Laterza Editore, Roma-Bari, 1987 D. COLISTRA, D. MEDIATI (a cura di), “Masserie fortificate in Calabria, Saggi modelli schede”, Reggio Calabria, 2011 A. CALDERAZZI, R. CARAFA (a cura di), “La Calabria fortificata. Ricognizione e schedatura del territorio”, Vibo Valentia, 1999 M. MAFRICI, “Il sistema difensivo calabrese in età viceregale”, in “Rivista Storica Calabrese I”, 1980 G. GATTA, “Memorie topografico-storiche della provincia di Lucania”, Forni Editore, Napoli, 1732 S. DELLA VALLE, “La Platea delle terre di Corigliano e del feudo disabitato di San Mauro, Terre di Corigliano: Inventario dei Corpi Feudali, dei beni già reintegrati alla Principale Corte nel 1526 e quelli da reintegrarsi, a. 1544, fasc.7”, Archivio di Stato di Cosenza (Ascs), Archivio Saluzzo di Corigliano, Carte economichePatrimonio (1516-1769) O. MILELLA, “Torri e masserie. Nel «Giardino mediterraneo»”, Gangemi Editore,1992 F. SALVESTRINI, F. SENATORE “La signoria rurale nell’Italia del tardo medioevo. 2 Archivi e poteri feudali nel Mezzogiorno (secoli XIV-XVI)”, Firenze University Press Editore, Firenze, 2021
Storia e tecniche del restauro “Raccomandazioni NorMaL - 1/88. Alterazioni macroscopiche dei materiali lapidei: lessico”, CNR-ICR, Roma, 1990 S. F. MUSSO , “Recupero e restauro degli edifici storici. Guida pratica al rilievo e alla diagnostica”, EPC editore, Roma 162
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Sitografia
Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell’Enciclopedia Italiana https://iris.unirc.it/handle/20.500.12318/11003?mode=full.233 https://anticabibliotecacoriglianorossano.it/mostre/castello-di-san-mauro-a-cantinella/ https://fondoambiente.it/luoghi/il-castello-di-san-mauro?ldc https://www.progettostoriadellarte.it/2017/11/13/castello-di-san-mauro-di-corigliano/ https://coriglianocalabro.it/index.php/2021/03/15/castel-san-mauro-approvato-atto-di-indirizzo-per-lacquisizione-nel-patrimonio-comunale/ https://www.famedisud.it/il-castello-san-mauro-del-xvi-secolo-sta-per-diventare-patrimonio-pubblico/ https://www.agenziaentrate.gov.it/ http://comune.coriglianocalabro.cs.it/
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Ringraziamenti Ringrazio il Professore Architetto Stefano Francesco Musso per avermi appoggiata nella scelta della tematica, per il supporto ed il tempo dedicatomi. Tutta la mia gratitudine va ai miei genitori, per essere da sempre il mio sostegno e il mio faro nei momenti bui. Ai miei fratelli Cristiana e Giovanni, per essermi stati accanto nei periodi di crisi e aver festeggiato con me i piccoli successi. Ai miei nonni, per avermi tirato su il morale il giorno prima di ogni esame. A Luca, per tutto l’amore e l’aiuto incondizionato che mi ha dimostrato con piccoli e grandi gesti. Alle amiche Alessia, Chiara, Ilaria, Mariachiara e Serena per tutto l’affetto e la spensieratezza condivisa insieme. Infine, alle tre città che mi hanno accompagnata in questi due brevi lunghi anni, Granada, Genova e Crotone. A quel che sarà del futuro,
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