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A cura di Sabina Minardi G I O C O D I O M B R E

Nel dialogo con un alter ego, la ricostruzione di un’identità in frantumi LAURA PUGNO

Ogni genere di successo, lo sappiamo, tende a produrre le proprie parodie, come accade per il mockumentary – e in qualche caso il falso documentario – per il documentario. E dato che l’autofiction, che al documentario strizza un po’ l’occhio, è il genere letterario più di successo degli ultimi tempi, proviamo a leggere “Quchi – Quello che ho ingoiato” (E/O) di Caterina Venturini come un tentativo, esplicito e dichiaratamente corrosivo, di mettere in crisi la potente forma dilagante che Loredana Lipperini in un recente articolo su L’Espresso chiamava selfie lit, attraverso un gioco di maschere, un complesso congegno di matrioske, una mise en abîme. Chi riflette lo specchio, chi contiene la forma di bambola sempre più piccola, chi dice io? Apparentemente, la Carla Longhi destrutturato alter ego dell’autrice, che continuamente mette in crisi la sovrapposizione io/non io che pure postula. Una scrittrice emigrata a Los Angeles con un groppo non masticato di infelicità rimaste in gola, conficcate nel luogo del linguaggio; e un nome, Carla Longhi, che gioca in modo parlante con Carla Lonzi, la teorica femminista di “Sputiamo su Hegel”, citata en passant come facciamo con le verità più vere, con ciò che confessiamo e allo stesso tempo cerchiamo di nascondere. Di Carla Lonzi, genealogia imponente, il personaggio dialogico Carla Longhi è l’Ombra junghiana o solo l’ombra. Madre per caso, expat per caso o per amore, studiosa in crisi con più carriere alle spalle, tutte inceppate, dall’insegnamento scolastico al percorso universitario, nei quotidiani meccanismi dell’autopromozione letteraria, della lotta di classe sotto mentite spoglie, degli ascensori sociali bloccati al piano ai tempi dei social media. Finché, in questo spietato denudarsi di quelle che sono, tutte, spoglie funebri, anche l’Altrove hollywoodiano assume il sapore di un alibi, di risposta mancata alla domanda “Che ci faccio qui?” Mentre l’identikit di Carla Longhi si consuma, e l’ultima bambolina rimasta in mano si rivela trafitta da spilloni, come in un rito voodoo, con le sembianze di ognuno di noi. Q

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“QUCHI. QUEL LO CHE HO INGOIAT O” di Caterina Venturini E / O, pp. 265, € 17

La storia di Gino Strada, attraverso l’incontro con un ragazzino tredicenne afghano, Yanis, orfano deciso a fuggire dal suo Paese e a raggiungere l’Europa. Finché non incontra il grande medico che costruisce ospedali e che dà al mondo un esempio unico di generosità e di umanità. Ne ascolterà le storie, ne seguirà le orme, sperimenterà il suo magnetismo e la straordinaria forza. Tratteggiando un emozionante ritratto del fondatore di Emergency, esaltato dalle illustrazioni di Ernesto Anderle. I diari italiani, nel tempo difficile della guerra, del grande storico dell’arte, tra inviti alla bellezza e l’aria funesta, le lotte e la paura per l’avanzata del fascismo. Berenson, americano nato in Lituania, è a Firenze, immerso nelle suggestioni di Giotto e di Ambrogio Lorenzetti. Studia Mantegna, rilegge Benedetto Croce, assapora i versi di Shelley. Come un “pellegrino della bellezza”, sospeso tra il bene e male, il sublime e l’orrore che avanza. (traduzione di Guglielmo Alberti). Il grande viaggiatore inglese si rimette in cammino a 80 anni compiuti, deciso a bordeggiare un fiume semisconosciuto, l’Amur. È il cuore dell’Asia, dalle sorgenti mongole fino all’Oceano Pacifico. E una frontiera tra le due potenze, di suggestivo valore per comprendere le relazioni tra i due Paesi. Tra steppa e foresta, a cavallo, in barca, in treno, il viaggio diventa in breve una lezione di storia, di geopolitica. Un’avvincente prospettiva per comprendere meglio i due grandi Paesi.

“IL R AG A ZZO CON T RO L A GUERR A” di Giuseppe Catozzella Mondadori, pp. 192, € 16 “ VOCI E RIFL E S SIONI” Bernard Berenson 19 41-19 4 4 L a nave di Teseo, pp. 635, € 26 “ T R A RUS SIA E CIN A” di Colin T hubron Ponte alle Grazie, pp. 336, € 18,50

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