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La parola

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Cacciari

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Una volta la sinistra si considerava l’agente del futuro nel presente. L’idea dell’anticipazione del tempo aveva a che fare non solo e non tanto con una concezione messianica della storia, quanto con la nozione del tutto mondana del progresso. Il progresso era figlio dell’Illuminismo, della convinzione che gli umani, grazie alla capacità di giudizio e alle scoperte della scienza, fossero in grado di forgiare il loro destino in modo da abolire la miseria, l’oppressione, lo sfruttamento, la disuguaglianza e la guerra. Ma il futuro, a pensarci bene non esiste, a meno che non sia costruito come azione collettiva frutto dell’immaginazione unita alla pratica di solidarietà. La solidarietà significa la trasformazione dell’empatia (un sentimento connaturato) in sostegno a chiunque si batta per la libertà e per la giustizia.

Ma oggi il progresso è in crisi. Abbiamo conosciuto - a partire dalle camere a gas, dalla bomba atomica, dalla hybris del colonialismo e del comunismo realizzato - i suoi pericoli. Avvertiamo quello che il filosofo Günther Anders chiamava la discrepanza fra l’immaginazione umana e le capacità della tecnica : siamo in grado di fare cose le cui conseguenze non possiamo immaginare. Così il futuro anziché una promessa è diventato una minaccia.

La società poi, da una società di classi è diventata di massa: individui soli, e dove i diritti sono percepiti come privilegi. Si è fatto largo un umore (più che un pensiero) reazionario, che perfino a sinistra ha i suoi adepti, con i riflessi nostalgici (per il mondo prima della caduta del Muro e per l’Uomo forte dell’Est), e con lo smarrimento dovuto alla perdita di immediato riferimento di classe.

E allora, la sinistra può rinascere? Sì. A partire dall’affermazione di linguaggi (gentili e inclusivi), valori (uguaglianza, sorellanza), sentimenti (empatia) e capacità di rivolta contro le ingiustizie. In fondo si tratta pur sempre di linguaggi e valori di stampo illuminista e della restituzione dell’idea di un futuro come Bene comune.

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