3 minute read

Le domande nel vuoto su Regeni e Zaki Lirio Abbate

Next Article
Cacciari

Cacciari

Le domande nel vuoto su Regeni e Zaki

Nell’incontro con al-Sisi l’attesa di giustizia dell’Italia è stata confinata in una nota a margine della comunicazione sulle partnership commerciali. Eppure era proprio Meloni, nel 2019, a invocare verità sul ricercatore ucciso dai pretoriani del regime

Dopo sei anni e mezzo di prese in giro, depistagg i e sfreg i istituziona li che l ’Eg itto ha riservato a ll ’Ita lia e a lla g iustizia del nostro Paese, ci aspettavamo che nel faccia a faccia fra la premier

Giorg ia Meloni e il presidente eg iziano

Abdel Fattah a l-Sisi, venisse f uori la piena collaborazione deg li eg iziani a far processare i quattro imputati per l ’omicidio di

Giu lio Regeni. E invece nu lla . Solo parole diplomatiche affidate ad un freddo comunicato. Freddo come il marmo su cui è stato adag iato il cor po martoriato di

Giu lio, nel 2016, esposto a l faticoso riconoscimento dei familiari che hanno v isto i seg ni di tutte le crudeltà che il nostro g iovane ricercatore ha subito da parte di agenti eg iziani.

A l-Sisi è responsabile di quello che è successo a l g iovane ricercatore e lo è pure per la v icenda che ha interessato lo studente Patrick Zak i.

Nell’esordio sulla scena mondiale a Sharm el-Sheikh, nella cornice della Cop27, Giorgia Meloni ha perso una grande occasione, perché ha pensato più agli affari italiani che non a fare rispettare gli italiani. E ad avere giustizia. Quella che lei stessa, nel gennaio del 2019, da leader di Fratelli d ’Italia, urlava sui social e scriveva nei comunicati: «Giustizia per Giulio Regeni. Dopo tre anni, il popolo italiano reclama il diritto di sapere la verità e conoscere chi è responsabile del sequestro, della tortura e dell ’omicidio di un nostro connazionale. Basta omertà: l ’Italia pretende risposte immediate». Così parlava Meloni. Mi chiedo se davanti al dittatore egiziano quelle parole la premier adesso le abbia ripetute, perché davanti a lei c’era proprio l ’uomo che è responsabile di quello che è av venuto a Giulio. È la persona che può rispondere a quelle domande che la leader di Fratelli d ’Italia si poneva nel 2019. Lo ha fatto adesso? E lui ha risposto? Sappiamo che il faccia a faccia tra la premier e al-Sisi «ha dato occasione al presidente Meloni di sollevare il tema del rispetto dei diritti umani e di sottolineare la forte attenzione dell ’Italia sui casi di Giulio Regeni e Patrick Zak i», come ha sottolineato una nota di Palazzo Chigi, aggiungendo che «durante l ’incontro si è parlato di approv vigionamento energetico, fonti rinnovabili, crisi climatica e immigrazione». Il comunicato stampa diffuso dalla parte egiziana ha confermato che nel colloquio tra Meloni e al-Sisi si è discusso «della cooperazione per ottenere verità e giustizia» sul caso Regeni. Ma la presidenza del Paese delle piramidi non ha menzionato Patrick Zak i, lo studente egiziano dell ’Università A lma Mater Studiorum di Bologna, a lungo detenuto in carcere in Egitto e rilasciato lo scorso dicembre, ancora sotto processo con l ’accusa di aver diffuso «false notizie». La prossima udienza sul caso Zak i, peraltro, è stata fissata al 29 novembre.

Insomma , Meloni con il presidente egiziano si è fermata a lungo a parlare. Si sono g uardati in faccia . Si sono stretti le mani. Hanno scattato foto di rito sorridenti. E di certo è emerso che i rapporti tra i due Paesi su l piano commercia le non sono mai venuti meno, compresa la collaborazione in campo energetico. E da mesi l ’Eg itto sta inv iando seg na li di distensione a ll ’Ita lia . Tranne che su lla disponibilità a far processare a Roma i quattro f unzionari eg iziani. È opportuno quindi che la presidente del Consig lio dica chiaramente come stanno le cose su l processo Regeni e su Zak i. Ma soprattutto, spieghi ag li ita liani, come si comporta il governo con i Paesi non democratici.

This article is from: