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Meloni, il conto del Nordest Carlo Tecce

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Cacciari

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MELONI IL CONTO PIÙ OPERAI IMMIGRATI, MENO TASSE SUL DEL LAVORO. SÌ AL REDDITO DI CITTADINANZA E IL CONTANTE NON È UN PROBLEMA. IL CUORE PRODUTTIVO D’ITALIA HA PREFERITO FDI ALLA LEGA MA HA UN’AGENDA DIVERSA DA QUELLA DEL GOVERNO DI CARLO TECCE NORDEST

asciate ogni retaggio, stereo-

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Ltipo, luogo comune, voi che entrate nel nord est d’Italia. Quello puntellato da vigneti, rimesse, botteghe, capannoni, altiforni, interporti, villette. No, sbagliato, pregiudizi dozzinali: industriali e artigiani veneti non invocano il blocco dei migranti economici, non sbraitano contro il reddito di cittadinanza, non bramano l’utilizzo illimitato dei contanti. Sì, corretto, tendenza consolidata: industriali e artigiani veneti sentono distante e cacofonica la

Lega nazionale di Matteo Salvini e più contigua e lineare Giorgia Meloni e di riflesso

Fratelli d’Italia.

La famiglia di Raffaele Boscaini, presidente di Confindustria Verona, duemila aziende associate di cui 100 multinazionali

per un totale di 73 mila addetti, campione regionale di imprese con più di 250 dipendenti, cura la cantina Masi da oltre sette generazioni. La Masi esporta il 75 per cento dei suoi iconici vini della Valpolicella - capofila l’Amarone - per un fatturato complessivo di 66 milioni di euro, eppure Boscaini parte da ciò che si osserva semplicemente sporgendosi dal balcone imbandierato del suo ufficio: «Le nostre esigenze non sono unicamente individuali o di categoria. Anzi i nostri interessi coincidono con quelli dei veronesi. Più infrastrutture funzionali al trasporto di gente e merci, e cioè l’alta velocità ferroviaria, l’autostrada del Brennero, il filobus cittadino, aiutano il nostro territorio a essere più accogliente per le imprese e i cittadini. Queste sono priorità che uniscono davvero». La ragione, e la convenienza, sta nel benessere collettivo: «Il mercato ci impone di avere uno sguardo ampio per portare fuori i nostri prodotti e importare dentro le conoscenze e gli investimenti altrui. Bisogna essere attrattivi. Come dimostra il progetto di Intel, multinazionale della tecnologia, che ha deciso di aprire un suo polo qui. Per non scoraggiare gli stranieri ci vogliono regole semplici e non flessibili». A quelli di Intel, per intenderci, non frega niente che nei portafogli ci possano entrare 5 mila euro e non più mille o duemila e neanche che gli indigenti siano assistiti dallo Stato: «Vi può sorprendere, ma noi industriali di Verona non siamo favorevoli né all’aumento del tetto del contante, misura per noi irrilevante, né all’abolizione del reddito di cittadinanza. E le dico di più: vorremmo più migranti economici, con flussi controllati e guidati certo, ma chiudere i confini non aiuta nessuno. C’è bisogno di

ABBIAMO BISOGNO DI MANODOPERA STRANIERA E DI POTERLA FORMARE. NON È UNA QUESTIONE DI ITALIANI CHE NON VOGLIONO PIÙ FARE CERTI MESTIERI. È UNA QUESTIONE DEMOGRAFICA

Carlo Tecce Giornalista

forza lavoro. Nei campi per la vendemmia e la potatura i miei prestatori d’opera sono tutti provenienti dall’est Europa o dallo Sri Lanka e sono disciplinati, preparati e professionali». Pausa. C’è un messaggio per il governo che all’Istruzione ha affiancato un equivoco “merito”: «Questo non significa - precisa - che le scuole vadano trasformate in uffici di reclutamento di operai perché i ragazzi italiani rinunciano a fare alcuni mestieri. Lasciamo ai nostri ragazzi la possibilità di ricredersi sempre e avere una terza o quarta occasione nella vita, magari si spenda di più per la formazione e si faccia in modo che cresca l’interazione tra le industrie e gli istituti tecnici». Boscaini produce il vino come si produceva due secoli e mezzo fa - anno della vendemmia d’esordio di Masi, onorato a maggio da una visita del presidente Mario Draghi - e lo vuole vendere nei mercati più esotici come lo si voleva vendere anche prima di due secoli e mezzo fa. La differenza è che adesso c’è uno Stato che può scortare e introdurre le aziende all’estero e fornire gli strumenti adeguarti per competere: «Il fisco più leggero non è un mantra degli imprenditori che vogliono MECCANICA

Lavoratori in fabbrica in un’azienda meccanica nel Veneziano aumentare i profitti. Non deve essere un fine, ma un mezzo. Il cuneo fiscale (l’insieme delle tasse sul reddito dei lavoratori, ndr), per esempio, è uno strumento per dare più soldi ai dipendenti e più agio alle imprese che devono e possono migliorarsi. Il ministero del made in Italy è una buona premessa. Vedremo. Noi abbiamo bisogno di un governo che ci accompagni e ci tuteli all’estero come accade ai nostri vicini francesi e tedeschi. I soldi per la promozione ci sono e prevedono un impegno combinato tra aziende e ministero, si faccia in modo di ridurre gli sprechi e avere una voce sola nel mondo. Com’è possibile che il vino italiano in Cina sia considerato il quinto per importanza dopo i tedeschi?». Verona è poliforme, il sindaco Damiano Tommasi è di sinistra (non centrosinistra), il presidente regionale Luca Zaia è leghista (non salviniano), il partito nazionale più votato è Fdi con circa il 30 per cento (il Carroccio ha dimezzato). Boscaini la spiega così: «I cittadini hanno un rapporto disilluso ma parecchio maturo con la politica. A Verona c’è ampio sostegno per il sindaco Tommasi e per il presidente Zaia. I cittadini approvano le loro amministrazioni, comprendono le motivazioni. Ecco la Lega nazionale ha perso invece la sua storica connessione con la città e gli elettori, che per la maggior parte frequentano il centrodestra, hanno preferito attribuire la loro fiducia a Giorgia Meloni più che al partito Fratelli d’Italia. Un credito con una data di scadenza non troppo lontana nel tempo».

Riporre le immagini bucoliche di grappoli, rovere, foliage, rametti e pensare a un panorama piatto, brumoso, essenziale. In quel tipo di posti si manifesta il nord est d’Italia con le sue ambizioni internazionali. Enrico Carraro è un duplice presidente: del gruppo Carraro, fabbrica di macchine agricole e di componenti meccanici per le automobili con 4.000 dipendenti fra Padova e la Cina, l’India, l’Argentina e di Confindustria Veneto con 8.750 imprese associate e 422.000 addetti con 70 miliardi di euro in

esportazioni. La richiesta degli industriali veneti è sempre la stessa: ci servono lavoratori formati. «Oggi il Veneto è in cammino verso una nuova dimensione che superi il piccolo e bello. Noi dobbiamo coniugare - afferma Carraro - le eccellenze del territorio e il mercato domestico con una maggiore propensione internazionale. Il fisco resta ovviamente un obiettivo, ma il nostro punto debole è la manodopera. Il crollo demografico non può essere compensato dai tagli alle tasse. La politica deve aiutare le famiglie e le donne a risollevare l’indice di natalità e soprattutto deve incentivare l’immigrazione. Non sperperiamo risorse mentali e fisiche in battaglie da campagna elettorale o in norme che ci lasciano indifferenti come quella sul contante». Per Carraro la crescita va cercata altrove assieme allo Stato: «Assodato che le bollette energetiche sono la maggiore emergenza in assoluto del periodo, la crescita va sollecitata con gli investimenti sulle persone, sulla ricerca, sulla competitività. Capita spesso di andare all’estero e avere la brutta sensazione di essere arrivati in ritardo. La Germania, per dirne una, è sempre molta attiva in Cina. Noi sbarchiamo in aeroporto e un cancellerie tedesco è già passato. Non è un caso che il presidente Xi Jinping abbia ripreso i suoi bilaterali a Pechino con il cancelliere Scholz». Altra botta alle convinzioni sbagliate che hanno ispirato diversi programmi politici di centrodestra: «Non chiediamo di abolire gli aiuti alle famiglie in difficoltà, ma chiediamo di rivedere le modalità di erogazione del reddito di cittadinanza affinché sia più efficace e svincolato dalle politiche attive del lavoro. Chi ha bisogno va sostenuto. Il reddito di cittadinanza non è il buco nero che ha inghiottito un tesoro. Al contrario chiediamo denaro per l’innovazione recuperando capitale dalle inefficienze pubbliche senza produrre ulteriore debito. Il modello di riferimento è il piano “industria 4.0”». E dunque in attesa di capire che farà il governo in carica, la Confindustria veneta è ancora irritata con la Lega per la caduta del governo precedente: «Chi ha provocato la fine del governo di Mario Draghi non ha ampliato il suo consenso fra gli industriali del Veneto. Draghi era un elemento rassicurante per chi investe in Italia e per noi italiani presenti sui mercati esteri. Spero che la presidente Meloni si avvicini ai temi di politica economica portati avanti dal governo Draghi. Dopo anni di grossa incidenza e quasi predominio anche fra gli industriali veneti, la Lega ha scontato nelle urne le decisioni avventate sul destino di Draghi».

Le necessità sono diverse, il vocabolario è simile. Le piccole imprese venete con meno di 50 dipendenti sono 388.289 e occupano 1,062 milioni di persone e contribuiscono alle esportazioni regionali con 30 miliardi di euro. Roberto Boschetto (edilizia) è il presidente del variegato sistema del Confartigianato Veneto. Il suo assillo è la disponibilità di denaro fra inflazione, interessi, debiti: «Le ripercussioni sulle imprese della stretta monetaria sono pesanti. Gli ultimi tre aumenti

LA VERA EMERGENZA SONO LE BOLLETTE E IL COSTO DEL DENARO. STIAMO A VEDERE COSA FARÀ IL GOVERNO. CHI HA FATTO CADERE DRAGHI È STATO PENALIZZATO NELLE URNE

dei tassi, per le micro e piccole imprese fino a 20 addetti, da una nostra stima, avranno già un impatto sul costo del credito di 2 miliardi e mezzo di euro e per le imprese venete si tratta di 267 milioni di euro di maggiori costi. Siamo la seconda Regione più penalizzata dopo la Lombardia (491 milioni). I nostri associati sono preoccupati anche dal costo del denaro. Con queste bollette potrebbero fermare le produzioni e ridurre il numero dei dipendenti. Una nostra rilevazione mette in evidenza che gli aumenti del prezzo dell’energia, per le piccole aziende con consumi non superiori a 2 mila Mwh, si traducono in Veneto in un maggiore costo tra settembre 2021 e agosto 2022 di 2,1 miliardi di euro. I settori più colpiti sono quelli POLITICI

Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, Federico Sboarina, ex sindaco di Verona, e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Sopra: comizio elettorale di Giorgia Meloni a Mestre. Nella foto grande: il reparto filatura in un’azienda tessile del Padovano di vetro, ceramica, cemento, carta, metallurgia, chimica, tessile, gomma, plastica e alimentare. Le richieste che riguardano le pratiche per accedere ai meccanismi di cassa integrazione iniziano a essere più frequenti. Gli artigiani veneti mettono a disposizione del governo i capannoni per impiantare i pannelli fotovoltaici. Vogliamo la transizione ecologica?».

Il superbonus 110 per cento per il cosiddetto “efficientamento energetico”, varato dal governo giallorosso di Giuseppe Conte, ha armato le opposizioni di centrodestra, ma ovviamente per Boschetto e colleghi è una fonte opulenta di guadagni che sta per spegnersi: «Il superbonus ha risollevato l’economia veneta e il 60 per cento si è concentrato sulle case singole o villette. Per il 2023 il superbonus è limitato ai condomini. Il governo deve considerare le differenze territoriali». Provocazione: gli artigiani preferiscono il contante per evadere le tasse. Boschetto è perentorio: «È falso che per gli artigiani sia necessario il contante per arricchirsi con l’evasione fiscale. Per esempio, ormai nell’edilizia il 70 per cento degli introiti deriva da lavori legati ai bonus e

perciò la fattura è obbligatoria. Più che intervenire sul contante, il governo dovrebbe portare la tassazione forfettaria da 65.000 a 100.000 euro circa». Confartigianato registra qualunque scossone politico e sociale, è un sismografo preciso. Allora la fuga dal Carroccio era prevedibile: «Questa volta gli artigiani veneti - afferma Boschetto - non hanno votato in massa la Lega perché non l’ hanno ritenuta in grado di risolvere i loro problemi. Non l’ hanno riconosciuta. Non è un addio, nulla di definitivo, ma è un messaggio. Le piccole imprese venete hanno voglia di regole, sicurezza, fermezza, coerenza. Cose che, almeno a livello nazionale, la Lega non garantisce più». Fratelli d’Italia ha preso più del doppio dei leghisti in Veneto (32,7% e 14,5) e più del triplo in Friuli Venezia Giulia (31,3% e 10,3). Per annotazione scolastica: i presidenti regionali Zaia e Fedriga sono leghisti. Anche Graziano Tilatti, presidente di Confartigianato Friuli, è un costruttore. Tilatti gestisce una struttura ancora più parcellizzata con 27.266 aziende artigiane e 64.000 impiegati che apporta 4,5 miliardi di euro al prodotto interno lordo regionale. «Per noi è urgente VIGNETI

Sant'Ambrogio di Valpolicella (Verona), vigneti nel cuore della Valpolicella Classica. Sopra: Raffaele Boscaini, presidente di Confindustria Verona. Nella foto grande: la zona Industriale di Agugliaro (Vicenza) una moratoria finanziaria e fiscale per avere più liquidità e per rateizzare le imposte e i debiti in generale. Le imprese non vanno soffocate in un contesto non gigantesco come il nostro. La pandemia ha distrutto il settore dei servizi alle persone e la carenza di manodopera ha imposto la serrata a decine di aziende di meccanica. Questo ci riguarda. Invece il contante non è un tema principale». Tilatti non dà troppa importanza alle dinamiche politiche: «Il gradimento per Draghi era alto come lo è per Fedriga. La gente ha virato su qualcosa di nuovo. È una prova per Meloni dopo averne percepito la determinazione». Insomma nulla di impegnativo. Chissà se duraturo.

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