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Maestri del rinnovamento

100 UNDER 30 EDUCATION

education

·GAIA ALAIMO · ALESSANDRO BUSSO TOMMASO SEITA · GIOVANNI CIOFFI FABIO FRATTIN ANTONINO GERACI EMANUELE GUSSO MAURO MUSARRA MATTEO TARANTINO · GLORIA CHIOCCI · CHRISTIAN LOCATELLI CHRISTIAN DRAMMIS

MAESTRI

del rinnovamento

I ragazzi under 30 selezionati da Forbes Italia per il 2021 nella categoria Education stanno rivoluzionando il mondo dell’istruzione e del lavoro. E per adattarlo alle esigenze delle nuove generazioni usano strumenti come intelligenza artificiale, piattaforme di gamification e spazi di mentoring dove condividere idee

ROBERTA MADDALENA

TUTOR

Uscire dalla comfort zone, abbracciando il valore della diversità. Escp, la più antica business school al mondo, forma i manager di domani. “Il nostro dovere è insegnare a essere sempre pronti alle novità”, spiega il direttore Francesco Rattalino

In un mondo in rapida trasformazione, ai manager è richiesto di essere sempre attenti alle nuove tendenze e guardare al lavoro come una continua evoluzione. Come fare quindi per stare al passo in un mercato che cambia giorno dopo giorno? La formazione gioca un ruolo fondamentale, soprattutto se calata nella pratica e capace di dare una forma mentis flessibile e aperta a nuove idee. Inoltre, proprio alla luce delle recenti trasformazioni, è bene aprirsi a percorsi formativi pensati su misura di ogni singolo studente con le sue caratteristiche specifiche. Quella trasversalità e capacità di adattamento richiesti ai manager del futuro, sono aspetti che poggiano le basi proprio in fase di apprendimento e percorso di studi. Uno studente abituato a fare esperienza con realtà consolidate, di mettersi alla prova fuori dalla propria comfort zone o di confrontarsi con coetanei provenienti da contesti e culture diversi, può contribuire allo sviluppo delle soft skill ormai considerate ugualmente fondamentali al pari delle hard skill. L’intelligenza emotiva, ad esempio, è una delle qualità più importanti per entrare nel mondo del lavoro. Per anni abbiamo pensato che parlare di emozioni potesse essere poco professionale, Francesco Rattalino mentre abbiamo imparato che può davvero fare la differenza e rafforzare le nostre capacità di leadership. La determinazione e il coraggio di mettersi alla prova sono anche frutto della combinazione di studio, confronto e pratica durante il percorso di studi di un giovane studente, probabilmente tutti elementi decisivi per la sua carriera professionale. “Le scelte fatte nella quotidianità sono sempre cruciali. Essere consapevoli ma non avere paura di osare potrà essere la marcia in più per i manager del futuro. Come business school che da oltre 200 anni forma i futuri leader e imprenditori, il nostro dovere è insegnare loro a essere sempre pronti alle novità”, spiega Francesco Rattalino, direttore della sede italiana di Escp Business School, la più antica business school al mondo, oggi tra le migliori su scala globale, che ogni anno accoglie ottomila studenti e cinquemila manager di 122 nazionalità diverse. Anche quest’anno hanno scelto di supportare i giovani della categoria Education: “Guidati da una cultura europea e dai valori universali della diversità, del multiculturalismo e dell’interdisciplinarità, quello che promuoviamo è un modello di leadership responsabile e collaborativa. L’innovazione sarà il motore in grado di guidare i manager di domani nella loro esperienza lavorativa”. F

Gaia Alaimo

GUISCARDO URSO

A lezione di futuro

GAIA ALAIMO HA CREATO SCHOOL OF WORK, UNA COMMUNITY DI JOB MENTORING CHE METTE IN CONTATTO LE NUOVE GENERAZIONI CON PROFESSIONISTI E AZIENDE. “MILLENNIALS E GEN Z DESIDERANO UNA LEADERSHIP PIÙ ATTENTA ALLA PERSONA, AMBIENTI DI LAVORO INCLUSIVI E MODELLI FLESSIBILI”

Alcuni trovano che parlare sempre di lavoro sia frustrante, persino ansiogeno. Certo è che, adeguarlo alle aspirazioni delle nuove generazioni, è diventato sempre più difficile. A 26 anni, dopo la laurea in Scienze internazionali e diplomatiche, Gaia Alaimo aveva un contratto a tempo indeterminato, un’ottima posizione nel team hr di una multinazionale a Milano e aveva accumulato diverse esperienze lavorative all’estero. Ma da tempo, ormai, capiva le difficoltà dei suoi coetanei nel muovere i primi passi nel mondo del lavoro. Così, nel 2019 ha iniziato a raccontare quel mondo sui social attraverso la community Your Millennial Mentor, intervistando giovani professionisti con percorsi diversi, dal software developer all’imprenditrice, dall’esperta di vendite allo specialista di digital pr. A fine 2020 ha lasciato il posto fisso e da lì tutto è cambiato. Oggi la community ha un nuovo nome, School of Work, ma i suoi obiettivi sono sempre gli stessi: aiutare i giovani a costruire la propria strada nel mondo del lavoro, indipendentemente dal percorso e dalla condizione di partenza. Inizialmente solo su YouTube e Instagram, poi, da gennaio 2020, anche su TikTok. “A inizio 2022 abbiamo lanciato una scuola online dove universitari e giovani laureati possono imparare come funziona il mondo del lavoro, chiedere consigli ai professionisti e acquisire gli strumenti necessari per muovere i primi passi nella carriera”, spiega Alaimo. Iscrivendosi a School of Work, non solo si ha accesso a decine di video-corsi tenuti da professionisti, ma si ha anche la possibilità di partecipare a laboratori interamente dedicati alla pratica, di entrare in contatto con aziende, startup e imprenditori, e si fa parte di una vera e propria community che cresce ogni giorno grazie alla collaborazione con realtà e imprese che vogliano comunicare il proprio brand o iniziative di valore. Oggi il progetto di School of Work conta oltre 50mila follower tra TikTok e Instagram e più di ottomila persone iscritte alla newsletter. In due anni dal lancio ha aiutato più di 200 persone tramite consulenze di carriera individuali ed è stato supportato da più di 30 professionisti che hanno condiviso le proprie esperienze. “Non si può generalizzare, ma penso che tra i Millennials e forse ancora di più nella GenZ, si senta il bisogno di un approccio diverso alla vita lavorativa. Quando si parla del desiderio di un maggiore equilibrio tra vita personale e professionale, molti fraintendono e ci rifilano l’immagine dei ‘giovani che non hanno voglia di lavorare’. Al contrario: quello che molti desiderano è avere migliori condizioni di lavoro, una leadership più attenta alla persona, una cultura di crescita, ambienti più inclusivi e modelli ibridi e flessibili. Sarà possibile?”. Per Gaia, nel nuovo scacchiere del lavoro hanno giocato un ruolo essenziale i social: “Negli ultimi due anni, complice la pandemia, sempre più aziende e professionisti hanno cominciato a sfruttare i social frequentati dai giovani per proporre una narrativa più umana”. Gli stessi social che per lei, quando era un’adolescente, sono stati una finestra sul mondo, un modo “per vedere cosa fosse possibile oltre le mura della mia cameretta affacciata sulla campagna perugina”. Ai giovani, suoi coetanei, Gaia consiglia di non fermarsi alle competenze sviluppate con gli studi: il mondo del lavoro continuerà a evolversi rapidamente e con esso le capacità richieste. “Bisogna continuare a investire nella crescita e formazione anche dopo la laurea, con un’attenzione particolare alle soft skills e alle competenze digitali, sempre più centrali in qualsiasi professione”. Per il futuro, intanto, il focus della piattaforma sarà quello di migliorare e arricchire il servizio per gli studenti di consolidare il network di collaborazioni. “E finalmente potremo anche unire la potenza del digitale alla magia del potersi incontrare di persona”. F

Roberta Maddalena

La formazione è un’impresa

WIBO È UNA STARTUP CHE SI OCCUPA DI EDUCATION E TEAM BULDING PER AZIENDE, ATTRAVERSO QUIZ ED ESPERIENZE WEB PERSONALIZZATE. È STATA FONDATA POCO PRIMA DELLA PANDEMIA DA ALESSANDRO BUSSO E TOMMASO SEITA. “AIUTIAMO I PROFESSIONISTI A MIGLIORARE LE PROPRIE COMPETENZE”

Dalle origini nell’entertainment alla corporate education. La storia di Wibo, startup attiva nel settore della formazione fondata a fine 2019 da Alessandro Busso e Tommaso Seita, è frutto dell’idea di due ragazzi con competenze e spirito imprenditoriale. Wibo è nato poco prima della pandemia. “All’inizio era una piattaforma di intrattenimento in cui era possibile vincere un vero montepremi partecipando a quiz show comodamente dal divano di casa”, dicono. Dopo i primi investimenti, Alessandro e Tommaso hanno costruito un team di sei giovanissimi, con un’età media di 25-26 anni, con nuove competenze tecniche. Poi, la svolta. “Abbiamo portato avanti questo progetto fino al primo trimestre del 2021”, raccontano, “poi abbiamo iniziato a guardare al mondo delle scuole e delle corporate education”. La pandemia infatti ha fatto nascere una serie di esigenze diverse riguardo la formazione, e tutto ciò che era fisico si è spostato sul digitale. “Ci siamo posti il problema di come rinnovare quella formazione fatta prima sui banchi di scuola, nelle aule, nelle aziende e nel digitale, rendendola più divertente”. E per farlo Alessandro e Tommaso hanno pensato di utilizzare quella modalità quiz che aveva caratterizzato i loro inizi, per rendere la formazione ‘memorabile’. Wibo è diventata quindi una web experience che si occupa di formazione e team bulding, basata su microlearning, giochi e testimonianze live con esperti dei settori di interesse. Ogni esperienza viene poi personalizzata in base all’obiettivo finale delle aziende. “Individuiamo con gli hr, nostri principali referenti, le esigenze di formazione più importanti del mondo corporate”, spiegano. Si parla in particolare di soft skill: leadership, time management, storytelling e innovazione in azienda. Dati questi bisogni, il modello di Wibo prevede inoltre una partnership con le aziende volte a creare un determinato tipo di contenuti. È una piattaforma tecnologica, ma i contenuti sono poi realizzati dalle eccellenze di diversi settori. “Per la parte di storytelling ci siamo rivolti alla Scuola Holden di Torino, mentre per il corporate innovation collaboriamo con Startup Geeks, uno dei più importanti incubatori online di startup in Italia. Insieme ai partner costruiamo un percorso formativo coinvolgente che si pone come obiettivo lo sviluppo di una specifica skill”. Il concetto di competizione è parte dell’idea iniziale alle base di Wibo e, nel corso degli anni, non è stata abbandonata. “Per arrivare a un obiettivo bisogna essere motivati. Per stimolare una persona serve prima di tutto ambizione personale. E noi la incentiviamo con un riconoscimento: un open badge che assegniamo in base ai risultati e all’impegno. Si tratta di un attestato digitale che indica l’acquisizione di certe competenze. È nominale ed è possibile condividerlo su LinkedIn e inserirlo nel proprio curriculum”. Per quanto riguarda il futuro, il team di Wibo sta cercando aziende partner con lo scopo di raggiungere un pubblico più ampio di clienti con cui aumentare il bacino di esperienze offerte. “Parallelamente, porteremo nuovi contenuti. Le prime due esperienze sullo storytelling e la corporate innovation rappresentano solo l’inizio di un catalogo che sarà molto ampio. Vogliamo arrivare a parlare di leadership, di sostenibilità ed etica del lavoro. Inoltre, vogliamo diventare il punto di riferimento nella corporate education per aziende che hanno tra i 300 e i tremila dipendenti. Vorremo diventare partner di fiducia quando si parla di formazione aziendale. E non solo, stiamo già lavorando a percorsi che aiutino i professionisti a migliorare le proprie competenze e a raggiungere gli obiettivi di crescita professionale”. F

“Ci siamo posti il problema di come rinnovare l’istruzione tra i banchi di scuola e nelle aziende. Rendendola digitale e più divertente”

Matteo Sportelli

Alessandro Busso (a sinistra) e Tommaso Seita

La sfida della conoscenza

SEI RAGAZZI HANNO FONDATO ALGOR LAB, UN PROGRAMMA DI INTELLIGENZA ARTIFICIALE CHE CREA IN AUTOMATICO MAPPE CONCETTUALI CHE FACILITANO L’APPRENDIMENTO ANCHE AI GIOVANI CON DISTURBI. “VOGLIAMO RENDERE LA DIDATTICA INCLUSIVA ED ESPORTARE IL MODELLO FUORI DALLE SCUOLE”

Il team di Algor Lab, piattaforma di edu-game in cui gli studenti duellano sulle materie del proprio corso di laurea, si è formato nelle aule del Politecnico di Torino. Nonostante i loro diversi background, Giovanni Cioffi, Emanuele Gusso, Mauro Musarra, Antonino Geraci, Fabio Frattin e Matteo Tarantino sono tutti laureandi o neolaureati del corso magistrale in Data science and engineering. Ma la loro amicizia è nata ben prima della decisione di fondare insieme una società. L’idea ha preso forma alla fine del 2020 nell’ambito di una challenge proposta dal laboratorio didattico Clik del Politecnico di Torino alla quale partecipa Mauro. Agli studenti era stato chiesto di risolvere un problema concreto utilizzando l’intelligenza artificiale, e da lì l’intuizione: sviluppare un algoritmo in grado di rielaborare un testo sotto forma di mappa concettuale, il tutto in maniera automatica. In pochi mesi è nata la prima versione dell’algoritmo che ha permesso a

Mauro di vincere la competizione e di presentare il progetto all’incubatore di imprese innovative del Politecnico di Torino. L’idea è piaciuta e Algor ha potuto accedere al percorso di pre-incubazione in I3P. Con l’arrivo degli altri membri del team, a marzo 2021, in un mese quello che all’inizio era solo un prototipo è diventata un’applicazione con più di 500 iscritti. Nell’estate 2021 sono arrivati i primi riconoscimenti e il 19 luglio 2021 è nata ufficialmente Algor Lab. La piattaforma funziona tramite Algor Maps, un’applicazione web che racchiude diversi strumenti per supportare l’apprendimento di qualsiasi testo, si tratti di un libro digitale, appunti o il contenuto di una pagina web. Il nome, Maps, fa riferimento appunto alle mappe concettuali, uno degli strumenti più efficaci nell’apprendimento, ancora più fondamentali per chi ha specifiche difficoltà nella lettura di un testo scritto come chi soffre di un disturbo specifico dell’apprendimento. Oltre a permetterne la costruzione manuale grazie a un apposito editor grafico, l’applicazione mette a disposizione l’utilizzo di algoritmi di intelligenza artificiale per accompagnare lo studente nella costruzione della mappa tramite l’estrazione automatica dei concetti chiave dal testo. Un sistema che permette di imparare grazie a strumenti come stimoli sonori, sintesi vocale o apprendimento visivo. A oggi, Algor Education conta oltre settemila iscritti, che continuano a crescere del 18% circa ogni mese. Dato ancor più significativo è che, in media, circa 450 persone utilizzano la web app ogni giorno per studiare e approfondire con le mappe concettuali. “I nostri utenti sono principalmente alunni di scuole secondarie, genitori di ragazzi con Dsa, docenti e tutor alla ricerca di strumenti innovativi per l’inclusione e la collaborazione”, spiegano i fondatori. “Algor Lab non sarebbe a questo punto senza il fondamentale supporto dell’incubatore I3P del Politecnico di Torino e il suo network. Ma innovazione e impatto sociale sono i veri fari che orientano le nostre scelte”. Lo scorso novembre, Algor ha raccolto un investimento da 180mila euro dal Club degli investitori di Torino. E anche le partnership non sono mancate. “Collaboriamo con un importante laboratorio di ricerca in intelligenza artificiale del Politecnico di Torino. Abbiamo ottenuto fin dagli inizi il supporto dell’Associazione italiana dislessia che ci ha accompagnato nel design di tutte le funzionalità della prima versione beta. Infine, abbiamo stretto legami con dirigenti, animatori digitali e docenti di scuole secondarie di tutta Italia. E siamo all’interno del network di imprenditoria sociale della Ong Ashoka e di realtà di riferimento per i giovani come Giffoni Opportunity”. Come l’obiettivo iniziale, ovvero migliorare la vita delle persone grazie all’intelligenza artificiale, anche quello futuro sembra altrettanto ambizioso. “Automatizzando alcune attività meccaniche e ripetitive, che ogni giorno portano via tanto tempo, vogliamo rendere la didattica realmente inclusiva, migliorando l’apprendimento di chi ha maggiori difficoltà. Contiamo di poter esportare il nostro modello anche fuori dal mondo della scuola e a tal proposito abbiamo già avviato un primo test con un’importante società italiana che ha particolarmente a cuore il tema che stiamo affrontando”. Con la onesta consapevolezza che non si smette mai di imparare. F

Da sinistra, Giovanni Cioffi, Emanuele Gusso, Mauro Musarra, Antonino Geraci, Fabio Frattin, Matteo Tarantino.

Roberta Maddalena

Oltre i propri limiti

LA STORIA DI GLORIA CHIOCCI DIMOSTRA CHE È POSSIBILE VINCERE QUALSIASI OSTACOLO, PERSINO LA DISLESSIA. NEL 2014 CREA UXFORKIDS, PROGETTO CHE INSEGNA L’USER EXPERIENCE DESIGN E PROMUOVE L’INCLUSIONE DI STUDENTI CON DISTURBI DELL’APPRENDIMENTO. “LE NOSTRE METODOLOGIE NON CREANO DISTINZIONI”

Ilimiti sono solo una questione di prospettiva. Perché se, partendo da quello stesso limite, si riesce a fare vincere l’intraprendenza, il limite stesso fa meno paura. Ce lo insegna la storia di Gloria Chiocci, 29 anni, che nonostante il disturbo specifico dell’apprendimento che l’accompagna fin da bambina, è riuscita a laurearsi in Comunicazione e storytelling e oggi lavora come Ux designer in una società di consulenza tecnologica, strategica e aziendale. Lo Ux designer, per chi non lo sapesse, è quella figura che si occupa di progettare la migliore esperienza di interazione uomo-macchina. “Non ho mai visto la dislessia come un limite, piuttosto, è sempre stata una caratteristica, un modo differente di apprendere, memorizzare e vivere usando la creatività, che mi ha permesso di uscire dalla mia comfort zone”, spiega. Quando era piccola, Gloria sognava di lavorare come psicologa. Poi, crescendo, come tutti i ragazzi della sua età ha cambiato idea e ha scoperto di avere una certa propensione per il mondo della comunicazione. E a soli 21 anni ha vinto nel 2013 il premio Creativity Camp per la migliore idea imprenditoriale giovanile. Grazie a quella borsa di studio-ricerca è volata in Canada, dove ha iniziato a studiare le innovazioni e le metodologie per una didattica inclusiva e tecnologica. Nello stesso anno, ha ricevuto poi la nomina di Ambasciatrice di innovazione sociale under 30 da ItaliaCamp e dall’Agenzia Nazionale per i Giovani. In seguito all’esperienza in Canada, nel 2015 ha fondato UXforKids, un progetto che ha l’obiettivo di trasmettere ai più piccoli le basi e le metodologie dell’Ux Design e dell’architettura dell’informazione, attraverso workshop e co-progettazioni creative con un focus sull’accessibilità ed usabilità. Il progetto ha anche lo scopo di sensibilizzare sul tema della dislessia e dell’apprendimento creativo nelle scuole. E proprio negli istituti e nelle università, ma anche a eventi come Expo 2015, Gloria ha portato UXforKids coinvolgendo più di mille bambini. “All’università mi sono resa conto che per studiare e memorizzare utilizzavo mappe, etichette e post-it colorati, proprio come i professionisti dell’Ux design. Il progetto è nato quindi dalla mia esperienza personale con la dislessia e con l’Ux design. Si rivolge a tutti perché le metodologie proposte non creano distinzioni ma inclusione generando empatia”. Sempre in Canada, nel 2014 per Gloria si è aperta una nuova possibilità. “In quel periodo ero super focalizzata a raccogliere quante più informazioni possibili oltreoceano sull’apprendimento innovativo e sulle nuove tecnologie e metodologie”. Una mattina, navigando su uno dei portali online dedicati agli studenti universitari, ha trovato il concorso Nòva Grant dove si cercavano giovani blogger per raccontare l’ecosistema innovativo italiano. Vince il concorso insieme ad altri giovani provenienti da tutta Italia e inizia uno stage formativo. Da quel momento è iniziata l’esperienza da blogger per Nòva100, al Il Sole 24 Ore, dove da sette anni racconta storie di giovani innovatori under 35. “Dietro ogni storia c’è un percorso di vita e di scelte. Nessuno nasce startupper, innovatore o imprenditore”, spiega con passione. “In questi anni ho raccontato ben 128 giovani innovatori. Ognuna mi ha lasciato qualcosa perché dietro a ogni racconto c’è un percorso di vita fatto di scelte e sacrifici, che spesso non vengono raccontati. Non esiste un percorso ‘giusto’ da seguire per realizzare la propria startup”. Le interviste che ha condotto finora toccano i temi di maggior interesse tra i giovani: startup, digital, imprenditoria, leadership, creatività, sostenibilità, diversity & inclusion, solo per citarne alcuni. Dal 2019, Gloria è inoltre tra gli amministratori di Ux/ Ui Designer Italia, la più grande community online del settore con oltre seimila iscritti. In questi ultimi anni la community è diventata un importante punto di riferimento online per professionisti, studenti o semplici appassionati, in uno spazio virtuale di quotidiano incontro, scambio e confronto dove condividere esperienze, know-how, porre domande o tenersi aggiornati sui trend del settore o eventi in programma. “Il mondo del lavoro è rimasto per troppi anni ancorato a vecchi schemi e procedure rigide e burocratizzate. Oggi i giovani desiderano produrre qualcosa di utile e non si accontentano più di arrivare alla fine del mese avendo completato la loro to do list: hanno voglia di cambiamento”. Lavorare per obiettivi concreti in un ambiente stimolante, con un management reattivo alle nuove sfide, che permetta loro di mantenere uno stile di vita equilibrato, saranno secondo Chiocci le chiavi per produrre innovazione e lavorare in sintonia con le nuove generazioni. “Ci sono tante opportunità per i giovani, soprattutto nel digital. Il problema, però, è che ancora tanti non sanno come orientarsi e dove cercare. Le scuole, le università hanno un ruolo centrale, per questo oggi più che mai c’è bisogno di connettersi e creare sinergia”. F

Roberta Maddalena

Gloria Chiocci

Christian Locatelli (a sinistra) e Christian Drammis

Imparare divertendosi

CHRISTIAN DRAMMIS E CHRISTIAN LOCATELLI SONO I FONDATORI DI THEFACULTY, STARTUP ATTIVA NELL’AMBITO DELL’EDUCATION CHE OFFRE A STUDENTI E IMPRESE STRUMENTI DI APPRENDIMENTO CHE SFRUTTANO LA GAMIFICATION. E PER I PROSSIMI MESI È IN ARRIVO UN GROSSO ROUND DI INVESTIMENTO

Una startup fondata da studenti per studenti che si propone di intrattenere e coinvolgere una generazione, quella Z, che spesso, oltre ai voti, non riesce a trarre altri vantaggi dallo studio. Con questo obiettivo è nata Thefaculty, startup attiva nell’ambito dell’education, fondata da Christian Drammis e Christian Locatelli, rispettivamente classe 1995 e 1999. I due si propongono di offrire degli strumenti agli universitari, dando un’alternativa alle aziende per espandersi verso nuovi target. Tra i clienti che attualmente lavorano con Thefaculty ci sono Deliveroo, Carrefour, McFit e la Feltrinelli.it. “Ho fondato la startup nel 2018 insieme a Locatelli, che adesso è responsabile degli sviluppi front end”, racconta. La realtà, come spesso accade in questi casi, è nata da un’esigenza personale, quando Drammis era al terzo anno di medicina e Locatelli all’ultimo anno di liceo. “Decisi di intervistare circa 200 universitari e chiesi loro: ‘vi piacerebbe se le vostre conoscenze universitarie oltre ai soliti voti vi dessero vantaggi esclusivi come sconti coupon o altro?’ L’idea si basava partendo da due problemi comuni per gli universitari: pochi studenti di solito lavorano e quindi, spesso, gravano sulle casse dei genitori. Lo studio è inoltre poco incentivato e limitato al solo risultato accademico”, dicono. La startup è composta da un team di dieci ragazzi. “L’età media della nostra squadra è 24 anni”, spiega Drammis. “Mi piace sempre citare le competenze ‘a T’ del mio team, ciascuno è competente e responsabile in un ambito. Ma con la capacità di comprenderne anche altri e confrontarsi efficacemente per migliorare”. In questi anni di attività Thefaculty si è affermata come startup esperta di gamification applicata all’edutainment, con due modelli di business: uno b2c e uno b2b. Il primo si concretizza con l’app dedicata agli studenti universitari: attraverso il gioco a quiz vengono aiutati gli studenti a ripassare ciò che studiano e a risparmiare grazie agli sconti offerti dalle aziende che investono nell’app come canale di marketing digitale per raggiungere la GenZ. Il modello b2b, invece, consiste nel fornire alle aziende clienti il software brevettato in licenza, così che possano creare e personalizzare innovativi canali di marketing digitale per la fidelizzazione, l’intrattenimento educativo e la profilazione dei loro clienti. Il tutto sulla base di meccaniche gamificate. “Oggi Thefaculty conta più di 150mila studenti iscritti”, dice Drammis, “con un tempo medio di permanenza giornaliera in app superiore ai 10 minuti. Sono 15 milioni le risposte date ai nostri quesiti”. Il database di domande è in costante evoluzione grazie alla partnership industriale stretta nel 2020 con Selexi, azienda italiana attiva nella creazione di test a risposta multipla per l’ammissione alle università e per i concorsi pubblici. “Selexi garantisce i più elevati standard qualitativi di tutti i quesiti che gli studenti trovano giocando in app, che sono scritti da professionisti delle varie discipline. Al momento abbiamo più di 45mila domande suddivise in 70 materie universitarie”. Per il futuro gli obiettivi sono diversi. Nel breve periodo Thefaculty si propone di aumentare il numero di partnership con le aziende. Un obiettivo sul quale il team sta già lavorando. “Una delle più importanti banche d’Italia ha inserito le nostre capacità nella loro app reward dedicata all’engagement di clienti, integrando il nostro software”. Novità anche per i finanziamenti esterni, visto che la startup è prossima alla chiusura di un grosso round di investimento”. Grazie ai nuovi investimenti si pensa poi a come valorizzare ulteriormente la partnership con Selexi e il team commerciale è già al lavoro su nuovi contatti interessanti. F

Matteo Sportelli

“Chiesi a 200 universitari: vi piacerebbe se le vostre conoscenze universitarie, oltre ai soliti voti, vi dessero vantaggi esclusivi come sconti coupon?”

SMALL GIANTS

di Piera Anna Franini

NEL PAESE DEL MOLA MIA

CON 1,1 MILIONI DI ABITANTI, LA BERGAMASCA È UNA DELLE ZONE PIÙ PRODUTTIVE D’ITALIA. QUI L’ETICA DEL FARE NON È UNO STEREOTIPO, IL LAVORO È AL VERTICE DELLE GERARCHIE VALORIALI. E GRAZIE ALLA RESILIENZA, ALLA FLESSIBILITÀ E ALLA CAPACITÀ DI RIMETTERSI IN GIOCO DEI SUOI IMPRENDITORI, IL RECUPERO DALLA PANDEMIA È STATO SENZA PARI

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