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L’accademia del cambiamento
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di Roberto Pianta
Competenze giuridiChe, soft skill e CapaCità di visione: la 4cLegaL academy ha messo alla prova Cinque ConCorrenti in un talent show e ha deCretato il vinCitore. “vogliamo diventare una risorsa formativa per gli avvoCati di domani”, diCe aLessandro renna, ideatore del format
Trasformazione digitale, Esg, sostenibilità, soft skill. Le parole chiave che stanno inondando il mondo del lavoro e delle imprese diventano sempre più importanti anche all’interno del mercato legale. Qui, oltre alle conoscenze tecniche, i dipartimenti legal e gli studi professionali vanno cercando sempre più spesso nelle nuove leve attitudini come la leadership, il public speaking o la gestione dello stress. E accanto alla conoscenza di concetti come la prescrizione e il conflitto di interessi, i neolaureati devono essere in grado di immaginare il giurista come un project manager, lo studio legale come un’impresa e la sostenibilità come un asset imprescindibile. Proprio per risolvere questo gap nel processo formativo dei giovani e per Le Village by CA Milano, Giovanna Moschetto di Vertiv, Sonia Fernandez Lovelle di HeidelbergCement, Gian Battista Lazzarino di Bip, Alessandra Bini di Ibm, Davide Pelizzari di A2a) e momenti di training con protagonisti del mondo legale (Paolo Balboni e Luca Bolognini di Ict Legal Consulting, Christian Iannaccone e Barbara Donato di Dla Piper, Carlo Alberto Giovanardi di Giovanardi Studio Legale, Roberta De Matteo di Orrick, Isabella Fusillo del Gruppo Stratego), i giudici Alessandro Renna (ceo e founder di 4cLegal), Lorena Urtiti (legal head hunter) e Mario Alberto Catarozzo (business coach e formatore) hanno decretato il Legal talent of the year 2022. “Marco ci è sembrato il profilo più maturo e complessivamente più solido”,
dare ai neolaureati gli strumenti adeguati alla domanda del mercato, 4cLegal ha dato il via, tre anni fa, alla 4cLegal Academy, il primo talent dedicato al mercato legale. Uno show di dieci puntate che propone un format innovativo e all’avanguardia, in grado di mostrare un mercato legale diverso da quello al quale siamo generalmente abituati. Il vincitore dell’edizione 2022 è Marco Ingiulla, laureato a novembre 2020 presso la facoltà di Giurisprudenza della Luiss Guido Carli e approdato alla terza edizione dell’Academy. “Ho deciso di prendere parte alla 4cLegal Academy essenzialmente per tre motivi”, dichiara il ragazzo. “Per uscire dalla mia comfort-zone e comprendere meglio i miei punti di forza, oltre che i miei limiti dal punto di vista tecnico. In secondo luogo, per aggiungere al mio bagaglio di esperienze un progetto che avrebbe consentito a me e ai miei colleghi di entrare in contatto con professionisti altamente qualificati provenienti dalle principali realtà del panorama legale e aziendale. Da ultimo, ma non per importanza, per conoscere nuove persone e allargare il mio network socio-relazionale”. E alla fine è andata esattamente così. Cinque brillanti laureati in giurisprudenza (oltre a Marco Ingiulla, Marcella Cinquegrani, Matteo Serafini, Davide Beatrice e Francesca Pellegrini) sono stati messi alla prova su competenze giuridiche, soft skill e capacità di visione. Alla fine del percorso formativo, articolato in sette prove proposte da manager di grandi aziende (Patrizia Pasetti di Tim, Gabriella Scapicchio
Alessandro Renna
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Da sinistra a destra: Marcella Cinquegrani, finalista; Matteo Serafini, finalista; Lorena Urtiti, giudice; Marco Ingiulla, Legal talent of the year; Alessandro Renna, giudice; Mario Alberto Catarozzo, giudice; Francesca Pellegrini, finalista; Davide Beatrice, finalista.
confida Alessandro Renna, giudice e ideatore del format. “È stato comunque molto difficile scegliere il vincitore, erano tutti molto bravi e preparati tanto che, a talent in corso, abbiamo deciso di strutturare la finale in maniera diversa rispetto alle precedenti, senza un’esclusione progressiva, per intendersi, bensì determinando il vincitore soltanto alla fine”. Un primus inter pares, che ha saputo convincere i giudici sui temi legali più classici come il trattamento dei dati, il merger & acquisition e la negoziazione contrattuale, ma anche - e, forse, soprattutto - sui punti più innovativi, dall’evoluzione del ruolo del giurista alle nuove dinamiche del mondo del lavoro. Materie che non si studiano ancora abbastanza nelle aule delle università e che 4cLegal si sta impegnando ad approfondire. “Abbiamo lanciato un master in Legal tech con la Business school de Il Sole 24 Ore e vogliamo diventare una risorsa formativa per i giovani avvocati”, continua Renna. “Inoltre, con l’Academy, vogliamo offrire anche un’alternativa al modello di selezione classico utilizzato dagli studi professionali o dai dipartimenti legali: questo modello, infatti, fa emergere non soltanto le competenze tecniche dei ragazzi, ma anche le loro attitudini e soft skill, sempre più necessarie al giorno d’oggi”. Il format è stato ben accolto, riconosciuto come un’iniziativa utile per la selezione di giovani talenti, oltre che molto entusiasmante. “È stata una bellissima esperienza: per un giurista è un momento completamente diverso rispetto alla sua quotidianità. È un qualcosa che ti arricchisce sicuramente”, aggiunge Renna. In questa terza edizione la 4cProduction, la nuova casa di produzione di 4cLegal dedicata al mercato legale, ha fatto anche un salto di qualità importante. C’è stato un miglioramento visibile rispetto alle precedenti edizioni sia dal punto di vista delle prove e delle occasioni di formazione, sia dal punto di vista prettamente tecnico, legato a inquadrature, allestimenti e scenografia. “Sin dal primo giorno, tra noi colleghi è venuto a crearsi uno speciale affiatamento che si è inevitabilmente riflesso sulla competizione e sullo spirito che l’animava”, aggiunge Ingiulla. “Ci siamo confrontati intensamente fino all’ultima prova, senza tuttavia perdere mai il sorriso, la stima e il rispetto che ognuno di noi nutriva nei confronti dell’altro. Tutto ciò si è inserito all’interno di un contesto fatto di persone dotate, prima ancora che di grandi capacità tecniche nei settori di rispettiva competenza, di straordinarie doti umane”. Il feedback è stato positivo non solo da parte di chi ha partecipato al progetto, ma anche dal resto del mercato legale. Oltre alla continuità assicurata in Italia, infatti, il format originale di 4cProduction è approdato anche all’estero: ad oggi in Oman la 4cLegal Academy – Oman Edition ha avuto già la sua prima edizione e in India sarà disponibile il prossimo anno. F
Chi fermerà la musica
Data l’importanza che l’industria discografica svolge per l’economia italiana, il legislatore dovrebbe tutelare fiscalmente anche le canzoni, considerate a tutti gli effetti opere d’ingegno
Quando nel 2018 una primaria azienda di intimo italiano decise di affidare la campagna pubblicitaria della propria collezione autunno/inverno alla protagonista di Sex & The City, sulle note di una canzone italiana del 1966 dal titolo inequivocabile, penso che nessuno abbia dubitato del perfetto connubio che si era venuto a creare fra un prodotto attuale e un evergreen della musica italiana. Ma quanto appena descritto non è stato il frutto della casualità, bensì il risultato dell’attività di promozione, diffusione e valorizzazione dell’opera dell’ingegno creata dalla mente umana (nel caso specifico un brano musicale) che trova riconoscimento giuridico attraverso la tutela fornita dalla normativa riguardante il diritto d’autore. Dal 2015 si sono susseguite una serie di norme in materia fiscale tese a favorire e agevolare la creazione delle opere dell’ingegno, fondamentali per accrescere la competitività dell’economia. Non a caso le imprese ad alta intensità di diritti di proprietà intellettuale sono quelle che contribuiscono, soprattutto in Europa, a sostenere concretamente la crescita economica, sia in termini di prodotto interno lordo che di occupazione. Il legislatore nazionale, con l’introduzione del regime Patent Box aveva voluto incentivare la collocazione in Italia dei beni immateriali ovvero il mantenimento degli stessi in Italia evitandone la ricollocazione all’estero unitamente all’investimento in attività di ricerca e sviluppo, attraverso una detassazione del 50% del reddito derivante dall’utilizzo di tali beni. A partire dal 2021 tale agevolazione
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ha completamente mutato forma trasformandosi da una riduzione dell’imposizione sui redditi generati dai beni immateriali a una deduzione maggiorata del 110% dei costi finalizzati alla creazione e allo sviluppo dei seguenti beni: software protetto da copyright; brevetti industriali concessi o in corso di concessione; disegni e modelli giuridicamente tutelabili. Entrambe le normative fiscali in questione non hanno mai annoverato fra i beni immateriali beneficiari di tali agevolazioni altre opere dell’ingegno (diverse dal software) protette da copyright, quali ad esempio i brani musicali tutelati dalla legge sul diritto di autore; la quale concede a chi compone la parte musicale nonché la parte letterale di un brano di ottenere il diritto esclusivo di poterla riprodurre, incidere, commercializzare. Ciò nonostante il fatto che, anche nell’immaginario collettivo, un brano musicale rappresenti una delle espressioni più evidenti dell’opera dell’ingegno (intesa come creazione dell’intelletto umano) cui si connettono le attività necessarie per la sua realizzazione concreta ed il suo sfruttamento. Soprattutto ora che la scelta del legislatore si è orientata sul potenziamento dell’impatto dei costi di ricerca e sviluppo delle opere dell’ingegno nella determinazione del calcolo delle imposte (con una riduzione della base imponibile di 210 a fronte del sostenimento di un costo di 100) sarebbe opportuno che la platea dei beneficiari non fosse ristretta ai soli creatori di software tutelati, ma anche agli altri operatori economici che danno vita ad opere dell’ingegno aventi la caratteristiche riconosciute dalla normativa in materia di diritto d’autore. Peraltro la crescente importanza economica di tale settore e la relativa valorizzazione di tali opere dell’ingegno è dimostrata dalle recenti e numerose transazioni che hanno interessato cataloghi editoriali di grande pregio trasferiti da autori di fama mondiale alle principali società di edizioni musicale. E se uno dei risultati che si vogliono ottenere dalla realizzazione di un’opera dell’ingegno è il miglioramento della qualità della vita quotidiana, difficile trovare qualcosa di più immediato e diretto dell’ascolto di una bella canzone che permette alla mente umana di viaggiare nel tempo e nello spazio, solo grazie all’alternanza del silenzio e di sette magiche note. LEADER IN AZIONE
Mattone dopo mattone
Il 29enne Cristian Trio è il fondatore e ceo di Dyanema, realtà attiva nel settore del flipping immobiliare che si occupa di acquisto, riqualificazione e rivendita di immobili in tempi rapidi. Ma nel suo percorso professionale c’è anche l’It
Credere nel potere della scelta. La scelta di porsi degli obiettivi ambiziosi, di andare oltre gli ostacoli, di emergere con successo. Anche quando una strada sembra non esserci. È questa la filosofia di Cristian Trio, giovane imprenditore che, a 29 anni, è riuscito ad imporsi in un ambito, quello del real estate, dove un’età anagrafica avanzata è spesso considerato un requisito fondamentale per avere successo e ottenere la fiducia di investitori e clienti finali. Cristian è infatti ceo e fondatore di Dyanema, una realtà nata nel 2016 che è riuscita in pochi anni a diventare un player di primo piano nell’ambito del flipping immobiliare, vale a dire in quelle operazioni che prevedono acquisto, riqualificazione e rivendita di un immobile in tempi rapidi. Ma l’attività di Trio non è circoscritta solo all’immobiliare, anzi. Con Impact Land, fondata nel 2015, si è lanciato con successo anche nel ramo It, in particolare nella distribuzione di consumabili e componenti elettronici. L’ambito tecnologico è sicuramente tra quelli che stanno vedendo attivarsi tutta una nuova ondata di giovani imprenditori, ma anche ambiti più tradizionali – quelli che hanno basato il proprio successo sul concetto di made in Italy negli ultimi decenni – sono al vaglio delle riflessioni di Trio come possibili nuovi settori di business. "In generale sono le prospettive imprenditoriali a interessarmi, non mi precludo nessun ambito", dice. "Sono sempre aperto a nuove sfide, senza ovviamente dimenticarmi delle realtà che ho creato in questi anni e che voglio continuare a far crescere, anche su un orizzonte internazionale.” Non bisogna pensare che lo slancio verso
Cristian Trio
nuovi progetti sia dato solo dall’entusiasmo e dall’energia proprie dei giovani. Tutto parte da un’idea, un’illuminazione. Ma dietro ogni nuovo progetto di business c’è poi uno studio approfondito su fattibilità, mercato, problematiche e rendimenti attesi. Insomma, nulla viene lasciato al caso. Tutto questo avendo la possibilità di contare su soci e collaboratori più che fidati, a comporre quel team coeso che per sua stessa ammissione è fondamentale per raggiungere qualsiasi risultato. Se da una parte ci sono gli obiettivi imprenditoriali e professionali, dall’altra Trio se ne pone anche di più personali. Avendo dovuto lavorare molto per raggiungere gli attuali successi, combattendo con lo scetticismo che spesso accompagna i giovani, Trio vorrebbe poter diventare un esempio positivo per tanti ragazzi con idee imprenditoriali ma che, spesso, si lasciano cogliere dallo sconforto dei primi insuccessi. Ma i passi falsi sono – per sua stessa esperienza – passaggi fondamentali nel percorso di crescita imprenditoriale. “Tutti quanti noi nella vita lavorativa ci troviamo a dover affrontare un problema, un evento avverso inaspettato, una porta sbattuta o un insuccesso: ciò che fa la differenza è come scegliamo di affrontare una situazione del genere. Se troviamo la forza di reagire e superare questa esperienza negativa, ci scopriremo più forti e dunque pronti per le prossime sfide". Sfide che Trio si va spesso a cercare di proposito. LEADER IN AZIONE
Gestire con cautela
Il credito d’imposta governativo sugli interventi di riqualificazione energetica degli edifici è una grande opportunità, ma porta con sé profili di rischio penale significativi. Per questo sono richieste ai beneficiari attenzioni particolari
Il credito di imposta introdotto dal Superbonus è uno strumento fiscale che può generare rischi penali significativi. La disciplina è nota: la detrazione, nella misura del 110%, è prevista per le spese documentate e rimaste a carico del contribuente, sostenute dal 1° luglio 2020 al 30 giugno 2022. Tale previsione è valida per una serie di interventi di natura energetica o edilizia, espressamente previsti dal legislatore, a condizione che gli interventi stessi consentano un miglioramento di almeno due classi energetiche dell’edificio (o comunque il raggiungimento della classe più alta) e che i medesimi siano “asseverati”, sul piano tecnico, da tecnici abilitati circa il rispetto delle condizioni imposte dalla normativa. Le ragioni che hanno spinto il legislatore a questo intervento sono evidenti. Il Superbonus si pone – o meglio, vuole porsi – come un mezzo di rilancio della economia, con particolare riferimento al settore edilizio e garantendo altresì una generale riqualificazione del patrimonio immobiliare del Paese. Ma quella che è una profittevole opportunità nasconde, al tempo stesso, svariati profili di rischio in termini di responsabilità penale. L’ipotesi più intuibile e, per certi versi, ovvia è quella di un ottenimento del Superbonus senza la sussistenza dei requisiti per averne diritto, magari con la compiacenza e la correità dei professionisti e dei tecnici coinvolti nella procedura. Elemento chiave saranno le fatture emesse in corso d’opera. Criticità qualitative o quantitative nella compilazione delle fatture emesse, ad esempio, da parte del fornitore o del professionista attestatore potrebbero condurre alla contestazione di reati tributari. Variegate sono le situazioni che possono immaginarsi, quali l’indicazione di un valore di intervento ‘gonfiato’ in fattura, la fatturazione di costi ‘maggiorati’, la discrasia nella intestazione della fattura (magari ad un soggetto, legittimato ad accedere al bonus, diverso da quello nella realtà effettivamente beneficiario dell’intervento). In tutti questi casi, potrebbero facilmente essere contestate fattispecie di falsa fatturazione, oggettiva o soggettiva, totale o parziale. Ciò, tanto sul versante della emissione della fattura falsa, quanto su quello del suo utilizzo in dichiarazione. La situazione potrebbe aggravarsi o comunque ampliarsi laddove le autorità inquirenti dovessero ritenere di contestare anche ipotesi di truffa ai danni dello Stato, astrattamente configurabili in un caso del genere. Particolare attenzione dovrà essere posta anche sui visti di conformità della documentazione necessaria ai fini della cessione del credito. Si tratta, dunque, di un aspetto che interessa soprattutto i professionisti, quali dottori commercialisti, ragionieri, periti commerciali, consulenti del lavoro o responsabili dei centri di assistenza fiscale). Eventuali anomalie sul punto, infatti, potrebbero integrare gli estremi di falsità ideologiche. Ancora, il contribuente che si avvalga, fraudolentemente, di documenti “falsi” per ottenere, ovviamente in modo illegittimo, il beneficio fiscale del Superbonus, potrebbe anche esser chiamato a rispondere del delitto di frode fiscale. La normativa è ancora in evoluzione nel momento in cui questo articolo viene scritto. È pertanto possibile che il quadro dei potenziali rischi penali si modifichi nuovamente. Traendo le conclusioni: il Superbonus è una grande opportunità, ma occorre porre molta attenzione e cautela alla sua gestione, onde evitare profili di rischio non indifferenti.